Il discorso di Berlino di Medvedev

Discorso di Dmitrij Medvedev a Berlino, 5 giugno 2008



Signore e signori, colleghi,

Vi prego di essere pazienti perché il mio discorso sarà piuttosto lungo, anche se spero non noioso.

Vi ringrazio per avermi dato questa possibilità di rivolgermi alle autorità civili e politiche tedesche. Oggi sono qui presenti persone che hanno alle proprie spalle anni di cooperazione con la Russia, persone che con progetti creativi, iniziative personali e qualità professionali stanno sviluppando lo spirito di cooperazione e collaborazione tra i nostri popoli e i nostri paesi.

È in gran parte grazie al vostro impegno che oggi abbiamo contatti così ampi, regolari e sostanziosi. Spero che la mia prima visita in Germania come Presidente della Federazione Russia contribuirà alla crescita e allo sviluppo di questi rapporti.

La Russia e la Germania sono due paesi europei che hanno attraversato momenti storici difficili, Passo dopo passo abbiamo costruito un clima di fiducia reciproca e così facendo abbiamo costituito un esempio unico per l'Europa, e abbiamo fatto molto per l'instaurazione di un clima di crescente fiducia in tutto il continente europeo.

Nonostante la tragedia di due guerre mondiali siamo riusciti a risolvere la complessa questione della riconciliazione tra i nostri due paesi. Per questo serviva tempo, ma è stato molto importante il ruolo degli ideali e dei valori democratici condivisi da tutta l'Europa e parte integrante della cultura russa e della Germania unita. Concordo con il mio collega, il vice cancelliere Steinmeyer, sul fatto che le relazioni tra Russia e Germania rappresentano in larga misura le relazioni tra la Russia e l'Europa.

Molti oggi si chiedono quale linea politica sia possibile aspettarsi dalla Russia. Ho risposto in molte diverse occasioni a questa domanda. Voglio dire da subito che sia negli affari internazionali che in quelli interni noi mettiamo al di sopra di tutto lo stato di diritto e il rispetto del diritto internazionale come obbligo di tutti i paesi, soprattutto delle grandi potenze. Non può esserci alcun dubbio che questa sia la condizione essenziale per gestire e conservare lo sviluppo mondiale. Ed è tanto più importante ora che il sistema artificiale bipolare cede il passo a un sistema internazionale policentrico imperniato sulle Nazioni Unite.

I fondatori delle Nazioni Unite hanno dimostrato grande lungimiranza quando hanno concepito l'ONU come un'organizzazione in cui i paesi potessero cooperare alla pari. Non c'è un'altra organizzazione simile al mondo, e questo probabilmente vale anche per il futuro. I tentativi di sostituire l'ONU con gruppi “esclusivi” (come si propone talvolta) avrebbe un effetto disastroso sull'attuale ordine mondiale.

Naturalmente le Nazioni Unite devono modernizzarsi per riuscire a rispondere meglio alle realtà dell'attuale mondo multipolare. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite va riformato sulla base di un ampio consenso tra i paesi membri dell'ONU. E noi valutiamo positivamente i tentativi della Germania di cercare soluzioni di compromesso che non producano divisioni all'interno dell'organizzazione.

Il futuro ordine mondiale è direttamente collegato al futuro dell'Europa, dell'intera regione euro-atlantica e della civiltà europea nella sua interezza.

Sono certo che non potremo risolvere i problemi dell'Europa finché non riusciremo ad acquisire un senso di identità e un'unità organica tra tutti i suoi componenti, compresa la Federazione Russa. Dopo aver messo da parte il sistema sovietico e ogni velleità di restaurarlo, la Russia ha gettato le basi di uno stato che è completamente compatibile con il resto dell'Europa, o per meglio dire con il meglio di tutto ciò che costituisce il patrimonio comune della civiltà europea.

Per citare John Le Carré, la Russia è “venuta dal freddo” dopo quasi un secolo di isolamento e di auto-isolamento. La Russia sta ora tornando attivamente alla politica e all'economia globali, portando con sé tutte le sue risorse e possibilità naturali, finanziarie e intellettuali.

La Russia scommette il proprio futuro sull'innovazione. Gli indicatori macroeconomici e l'alto livello di stabilità politica schiudono nuovi orizzonti per gli investimenti affidabili degli partner europei e mondiali.

Il nostro obiettivo oggi non è solo quello di conseguire una crescita economica di alta qualità ma anche di trasformare l'intera struttura sociale, offrendo supporto a una classe media in rapida crescita. Sarà la classe media a fornire le solide basi su cui costruire la democrazia e assicurare uno sviluppo sostenibile.

Le linee guida della nostra nuova politica economica a lungo termine sono chiare. Questa politica si incentra su un'ampia e complessa modernizzazione di tutte le aree-chiave dell'industria e delle infrastrutture. Quello di cui stiamo parlando è una rivoluzione tecnologica e in questo contesto una delle nostre chiare priorità è cooperare con i paesi europei in questo settore.

Oggi mi dilungherò maggiormente su questi aspetti, ma ora voglio dire che una cosa è chiara: la scelta del libero mercato e l'apertura al mondo esterno garantiscono che i nostri cambiamenti non sono reversibili.

La fine della Guerra Fredda ha reso possibile costruire un rapporto di collaborazione alla pari tra la Russia, l'Unione Europea e l'America del Nord come tre diramazioni della civiltà europea.

Sono convinto che l'atlantismo come principio storico unico abbia fatto il suo tempo. Oggi dobbiamo parlare di unità tra l'intera area euro-atlantica da Vancouver a Vladivostok. Sono i fatti a dettare la necessità di questo tipo di cooperazione.

Ma guardando alla futura costruzione di relazioni tra i paesi europei vediamo una preoccupante tendenza ad assumere un atteggiamento selettivo e politicizzato nei confronti della nostra storia comune.

Sotto questo aspetto penso che serva semplicemente un normale e onesto dibattito accademico. Il significato della riconciliazione russo-tedesca è chiaramente sottovalutato. È importante per il futuro pacifico dell'Europa quanto, per esempio, la riconciliazione tra Francia e Germania.

In particolare, dobbiamo essere consapevoli delle conseguenze dell'emarginazione e dell'isolamento di alcuni paesi, con la creazione di zone con diversi livelli di sicurezza e la rinuncia a creare sistemi inclusivi di sicurezza collettiva. Sfortunatamente questo è ciò che si osserva oggi in Europa.

Inoltre non possiamo lasciare che ci privino del patrimonio spirituale e morale comune che è stato la grande vittoria sul nazismo. Non possiamo dimenticare che la conservazione della cultura materiale dell'Europa in quegli anni di guerra è costata molti milioni di vite sacrificate dai popoli dell'Unione Sovietica e dell'Europa.

Esaminiamo più attentamente l'attuale situazione dell'Europa. È difficile non concludere che l'attuale architettura europea porti ancora il marchio di un'ideologia ereditata dal passato. Un'organizzazione come l'OSCE potrebbe, a quanto sembra, incarnare la ritrovata unità della civiltà europea, ma le si impedisce di farlo, le si impedisce di diventare un'organizzazione unitaria a tutti gli effetti.

Ciò non è dovuto solo all'incompleto sviluppo istituzionale dell'organizzazione, ma anche all'ostruzionismo di altri gruppi intenti a perseguire la vecchia linea della politica dei blocchi.

Neanche la NATO è riuscita finora a dare un nuovo scopo alla propria esistenza. Oggi sta cercando di trovare questo scopo globalizzando le proprie missioni, anche contro le prerogative delle Nazioni Unite, che ho citato poco fa, e allargandosi a nuovi membri. Ma neanche questa è la soluzione.

Si parla di scambiare l'ulteriore espansione della NATO verso est con “qualcos'altro”, ma credo che siano solo illusioni. Penso che in questo caso le nostre relazioni con la NATO sarebbero completamente compromesse, e lo resterebbero a lungo. Naturalmente non si arriverebbe a uno scontro, ma il prezzo sarebbe comunque molto alto e produrrebbe gravi danni.

L'Afghanistan fornisce uno degli esempi più chiari di come la NATO e la Russia condividano gli stessi fondamentali interessi in materia di sicurezza. Stiamo attivamente aiutando i nostri partner in questo paese. Al summit Russia-NATO di Bucarest abbiamo preso l'importante decisione di concedere il transito attraverso il territorio della Federazione Russia di rifornimenti non militari. Stiamo concludendo i lavori sull'impiego dei nostri velivoli militari da trasporto. La Russia sta ampliando le possibilità formative per il personale da impiegare in operazioni anti-droga e anti-terrorismo in Afghanistan. Sono tutte aree in cui dobbiamo continuare a lavorare insieme.

Tutto ciò è estremamente importante per conseguire gli obiettivi che la comunità internazionale stabilisce attraverso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ha senso mettere a rischio questa cooperazione con una politica dei blocchi che continua per inerzia?

Penso che solo condividendo apertamente e onestamente le nostre preoccupazioni potremo fare progressi nella costruzione di un'Europa davvero più grande. I nostri predecessori durante gli anni della Guerra Fredda sono riusciti a stilare l'Atto Finale di Helsinki (che, come base legale del sistema europeo, ha superato la prova del tempo malgrado tutte le difficoltà incontrate), e dunque perché oggi non dovremmo essere in grado di fare il passo successivo? E cioè stilare e firmare un trattato reciprocamente vincolante sulla sicurezza europea a cui possano partecipare le organizzazioni che attualmente agiscono nell'area euro-atlantica.

In passato si è già tentato di concludere un accordo di questo tipo. Basti ricordare il Patto Briand-Kellogg del 1928. Ma quel patto non funzionò e seguì il triste destino della Lega delle Nazioni. Nel mondo attuale, in cui nessuno vuole la guerra in Europa e siamo stati resi tutti più saggi dalle lezioni del XX secolo, un tale accordo ha maggiori speranze di successo.

Potremmo pensare a un patto regionale basato naturalmente sui principi della Carta delle Nazioni Unite, che definisse chiaramente il ruolo della forza come fattore delle relazioni all'interno della comunità euro-atlantica. Questo patto potrebbe dare una risposta complessa e unitaria alle questioni dell'indivisibilità della sicurezza e del controllo delle armi in Europa, questioni che stanno a cuore a tutti noi.

Propongo anche di prendere in considerazione la possibilità di tenere un summit europeo per avviare la stesura di questo patto. Dovrebbero assolutamente prendervi parte tutti i paesi europei, ma come paesi a sé stanti, lasciando da parte l'appartenenza a blocchi o altri raggruppamenti. Gli interessi nazionali liberi dalle distorsioni delle motivazioni ideologiche dovrebbero essere il punto di partenza per la partecipazione di tutti i paesi.

Ritengo che se non tagliamo la spesa militare non saremo in grado di trovare le risorse necessarie a rispondere alle vere sfide che dobbiamo affrontare, come l'immigrazione illegale, i cambiamenti climatici e la povertà globale.

Queste sfide non possono essere risolte con l'uso della forza. Vanno risolte alla fonte, affrontando innanzitutto i problemi che causano queste minacce.

Mi riferisco anche alla crisi alimentare mondiale, che non solo influisce sull'esistenza materiale delle persone ma solleva anche questioni etiche quando con scarsa efficienza energetica i raccolti vengono usati per produrre combustibile.

Mi riferisco anche alla sicurezza energetica, che possiamo assicurare solo attraverso l'impegno collettivo di tutti i partecipanti alla filiera dell'energia.

È stata la Russia a sollevare la questione al summit dei paesi del G8 a San Pietroburgo. Ma oggi dobbiamo andare oltre e procedere dai principi su cui ci siamo trovati d'accordo allora. Siamo pronti a lavorare con l'Unione Europea per creare un meccanismo di allarme preventivo nel settore energetico, naturalmente con la partecipazione dei paesi di transito.

Siamo anche pronti a esaminare la possibilità di creare consorzi internazionali che gestiscano rotte di transito con la partecipazione di compagnie della Russia, dell'Unione Europea e dei paesi di transito. È un esempio dell'interdipendenza in Europa e nel mondo globalizzato della quale parlavamo.

Insieme a questo lavoro, per mettere a punto una strategia europea comune dobbiamo anche collaborare al progresso innovativo, sviluppare insieme uno spazio tecnologico comune.

L'integrazione europea non deve fermarsi sulle sponde del Baltico o ai confini dell'Europa Orientale. Sono necessari maggiori investimenti nei settori delle alte tecnologie.

L'Europa unita ha un interesse oggettivo ad aumentare il volume e la qualità degli investimenti russi. Offriremo un serio sostegno alle compagnie che intendono esportare capitali in modo serio e civile e partecipare nell'organizzazione congiunta di nuovi e importanti progetti produttivi. Abbiamo già esempi di cooperazione riuscita perfino in aree sensibili come l'energia nucleare, lo spazio, l'aviazione e la costruzione di mezzi di trasporto.

Ma oggi nelle compagnie e nei progetti europei si pongono restrizioni agli investimenti russi che sono ingiustificate da un punto di vista economico e politico. Vogliamo stabilire regole chiare e creare le condizioni più favorevoli per gli imprenditori stranieri che vogliano sviluppare la produzione ad alta-tecnologia nel nostro paese, e vorremmo lo stesso atteggiamento dai nostri interlocutori europei.

Signore e signori, nel mondo di oggi la Russia non ha bisogno di caos e di incertezza. Non abbiamo interessi che debbano essere garantiti attraverso mezzi così perversi.

Spesso Mosca si sente invitare alla moderazione. Abbiamo tutti la necessità di mostrare moderazione per impedire l'escalation su qualsiasi questione e spezzare il circolo vizioso dell'azione unilaterale e della conseguente reazione. Dobbiamo smettere di cercare di forzare gli eventi e di perseguire la politica del fatto compiuto. Come inizio sarebbe già qualcosa se ci limitassimo semplicemente a concederci una pausa per considerare a che punto siamo arrivati e in cosa stiamo sprofondando, che si tratti del Kosovo, dell'allargamento della NATO o della difesa anti-missile.

È altamente sintomatico che le divergenze attuali con la Russia siano interpretate da molti, in Occidente, come una necessità di rendere le posizioni della Russia più vicine a quelle dell'Occidente. Ma noi non vogliamo essere “abbracciati” in questo modo. È necessario trovare soluzioni comuni. A volte si limitano a dirci: se la smettete di essere così caustici, così scontrosi negli affari internazionali, le questioni legate allo sviluppo democratico e ai diritti umani diventeranno secondarie. Ci fanno capire che possono chiudere un occhio su queste cose, e ci citano gli esempi di altri paesi che si comportano esattamente così e con i quali vanno d'amore e d'accordo.

Ma vorrei dirvi che questo atteggiamento non ci va bene, soprattutto perché anche noi pensiamo che i diritti umani siano valori fondamentali e basilari. I diritti umani non dovrebbero essere merce di scambio. Ciò che auspichiamo dunque è una pacata e onesta discussione su una base comune e paritaria.

Al proposito vorrei osservare ancora una volta che la democrazia russa e quella europea condividono radici comuni. Condividiamo gli stessi valori e le stesse fonti giuridiche: il diritto romano, germanico e francese. Ho detto in passato che la democrazia è sempre plasmata dalla storia e dal contesto nazionale. Noi abbiamo una storia comune e condividiamo gli stessi valori umanitari. Tale pensiero comune è il fondamento che oggi ci permette di parlare la stessa lingua non solo nel diritto e nella finanza, ma anche nella politica.

Egregi colleghi, con riferimento a quanto ho appena detto c'è un'altra serie di questioni che vorrei approfondire, e precisamente le questioni riguardanti lo sviluppo del sistema politico russo. È un argomento che attualmente suscita molto interesse, e credo che sia comprensibile.

Sfortunatamente, tuttavia, osserviamo anche una comprensione incompleta e a volte perfino distorta di ciò che sta accadendo nel nostro paese.

Attribuiamo un significato enorme al miglioramento del nostro sistema politico e allo sviluppo delle istituzioni della nostra società civile.

Vorrei dire alcune parole sul nostro operato, che mira a creare un sistema partitico maturo ed efficace. È stato uno degli obiettivi fin dall'inizio della trasformazione del nostro paese. La strada non è stata facile. Siamo passati da tanti piccoli partiti, partiti di un solo giorno, partiti costruiti attorno a una sola persona, alla creazione di ampie, influenti e responsabili organizzazioni di partito.

Questo processo è naturalmente ancora in corso. Quando parliamo della creazione di partiti politici dimentichiamo che in molti paesi, compresa la Germania, questo processo è durato decenni. Noi ci siamo lavorando solo da dieci anni. Ma il fatto che negli ultimi due Parlamenti quattro partiti politici abbiano rappresentato i loro elettori è già motivo di ottimismo.

La riforma della legge elettorale ha avuto un ruolo immenso, contribuendo a creare un sistema partitico stabile e prevedibile. Questo risultato è stato ottenuto soprattutto per mezzo di elezioni basate su liste di partito e su soglie di sbarramento più alte. Si è trattato di decisioni consapevoli mirate a rafforzare il sistema partitico del nostro paese e a impedirgli di polverizzarsi.

Ritengo che questi passi non fossero solo giustificati, ma anche necessari. Sono in sintonia con i nostri obiettivi, con i valori internazionali e con le esigenze del sistema politico russo.

L'appoggio offerto alle organizzazioni non governative è una delle nostre priorità. Fino al 2006 molte di queste organizzazioni sono state prevalentemente finanziate dall'estero. Dubito che qualsiasi paese occidentale sviluppato potesse tollerare un tale afflusso di capitali stranieri nel proprio “settore terziario”. Abbiamo dunque deciso di mettere a disposizione le nostre risorse per finanziare le organizzazioni della società civile russa. È stato un passo logico. Adesso spendiamo sempre più per appoggiare l'attività delle organizzazioni non governative, anche con soldi del bilancio. Vorrei anche citare il buon lavoro della Camera Pubblica. I fatti hanno dimostrato che c'era bisogno di questa organizzazione, che sta essenzialmente gettando le basi per lo sviluppo della società civile russa.

Siamo profondamente interessati alla nascita di quante più organizzazioni non governative possibili che lavorino su questioni come l'autogoverno locale e una maggiore tolleranza e armonia interetnica.

Il dialogo in corso tra le diverse religioni sta svolgendo un ruolo molto positivo. Al proposito, il numero delle organizzazioni religiose registrate in Russia negli ultimi anni si è quintuplicato.

Ma siamo anche consapevoli che questioni come le tensioni interetniche stanno assumendo una natura sempre più globale e sono già un problema concreto in molti paesi europei. Ritengo dunque che dovremmo unire le forze per identificare approcci comuni nella ricerca di soluzioni a questi complessi problemi.

Ora vorrei spendere alcune parole su un altro argomento oggi alla ribalta: quello dei mezzi di informazione di massa e della libertà di stampa. Concordo pienamente sul fatto che la libertà di stampa va protetta, che questa protezione va sancita dalla legge. Anni fa la stampa andava protetta dall'asservimento a compagnie private, e ora va protetta dalla pressione amministrativa a vari livelli.

Ma nel complesso, come ho discusso oggi con il Cancelliere Federale, siamo già sulla soglia di una completa libertà di stampa – qui non parlo della situazione russa ma di quella mondiale – che deriva dal progresso tecnologico e soprattutto dallo sviluppo inarrestabile di internet. Per fare solo un esempio, in Russia nel 2000 c'erano circa 3 milioni di utenti internet. Lo scorso anno questa cifra era già salita a 30-35 milioni di persone – un russo su tre o quattro – e secondo gli esperti è destinata a crescere rapidamente.

Questa situazione porta in primo piano non solo l'idea della libertà di stampa, che è già garantita dalla moderna e inarrestabile tecnologia digitale, ma la necessità di conservare i valori culturali e morali in questo spazio comune. Non è solo una questione nazionale ma un problema che tutta l'Europa e il mondo devono affrontare. È una delle sfide più serie per tutta la civiltà.

Signore e signori, avete preso parte alla discussione sui piani di sviluppo a lungo termine della Russia e sul suo posto in Europa e nel mondo, e continuerete a farlo, anche nel Forum Economico di San Pietroburgo. Spero di rivedere molti di voi proprio domani nella nostra capitale del nord.

Lo sottolineo: sappiamo bene quanto sarà difficile la strada dello sviluppo innovativo che abbiamo scelto per il nostro paese. Non è una strada facile neanche per una grande potenza economica come la Germania. Per questo cerchiamo di intensificare la nostra cooperazione scientifica, tecnologica e formativa, a sostegno delle piccole e medie imprese come nell'operato delle nostre grandi compagnie.

Un operato coerente, di sistema, per migliorare il nostro clima imprenditoriale, abolire le barriere amministrative eccessive, prevenire la corruzione (che nel nostro paese è un grave problema), fornire il massimo sostegno alle piccole imprese (le mie prime decisioni hanno riguardato proprio tali questioni), rafforzare il ruolo della legge nella nostra società e nel nostro stato e creare un sistema giudiziario efficace: tutto questo costituisce la base del nostro programma economico.

Oggi stiamo lavorando attivamente su questi e altri obiettivi complessi ed estremamente importanti. La soluzione di questi problemi, lo ripeto, è legata all'avanzamento del ruolo della legge, che serve a proteggere gli interessi delle persone e a difendere il loro onore e la loro dignità.

Ritengo che dovremmo prendere in considerazione anche progetti congiunti nei settori che ho appena nominato. Uno di questi potrebbe consistere nell'organizzazione di stage per avvocati e giuristi nei reciproci paesi. Oppure la formazione dei funzionari pubblici. Il decennale contributo tedesco al Programma Presidenziale di formazione dei funzionari dell’Amministrazione pubblica è una buona base da cui partire. In questo periodo la Russia ha formato circa 3500 specialisti con questo programma, e dal 2006 cento stagisti tedeschi vengono ogni anno in Russia a imparare nuove competenze attraverso i programmi di cooperazione Russia-Germania.

Nelle regioni russe questi specialisti sono molto richiesti. Anche la creazione in Russia di macroregioni ha aperto nuove prospettive di cooperazione con gli stati federati della Germania. Le nostre regioni devono imparare a parlare una lingua comune, come hanno fatto con successo San Pietroburgo e le regioni di Novgorod, Kaliningrad, Kaluga e le regioni tedesche corrispondenti.

Vogliamo anche continuare a collaborare concretamente in aree importanti per lo sviluppo globale. La Russia appoggia coerentemente l'impegno della Germania nell'ambito della Comunità Europea in questioni ambientali come la riduzione delle emissioni di carbonio. Siamo pronti al dialogo su tutta una serie di tematiche ambientali, comprese quelle relative all'Artico. Oggi molti paesi, comprese la Germania e la Russia, celebrano la Giornata Mondiale dell'Ambiente. Il nostro paese celebra per la prima volta anche la Giornata dell'Ecologia. Dunque vorrei approfittare di questa occasione per congratularmi con tutti coloro che lavorano in questi settori. Solo due giorni fa ho presieduto un incontro su questo tema e firmato un decreto speciale che emana istruzioni sulla difesa dell'ambiente.

Signore e signori, il commercio bilaterale tra la Russia e la Germania negli ultimi sei anni si è quadruplicato. Lo scorso anno ha registrato la cifra record di più di 52 miliardi di dollari. La Germania è per la Russia il maggiore fornitore di beni importati, il 90% dei quali è costituito da veicoli, macchinari e prodotti metallici. Il nostro paese si appresta nei prossimi anni a diventare il secondo maggiore importatore dalla Germania dopo gli Stati Uniti, superando perfino la Cina. La Germania è anche leader in Russia nel settore degli investimenti, che già ammontano a 28 miliardi di euro.

Sono evidenti anche le eccellenti prospettive di progetti congiunti tra scienziati e ricercatori russi e tedeschi. Particolarmente importanti sotto questo aspetto saranno la diffusione degli sviluppi applicati e l'uso efficace della proprietà intellettuale comune.

Spetterà ai giovani di entrambi i paesi continuare la cooperazione russo-tedesca e arricchirla con nuove iniziative. Come sapete i contatti tra i giovani sono già diventati una parte importante della nostra cooperazione. Come scrisse il poeta e pensatore tedesco Schiller, la crescita di una persona è legata alla crescita dei suoi obiettivi.

E tutto ciò che oggi noi diamo ai giovani, naturalmente, ci ripagherà nel futuro. Sono certo che il nostro contributo alla loro formazione e allo sviluppo delle loro menti, dei loro talenti e della loro ricchezza spirituale sia un contributo al progresso e al futuro sicuro non solo dei nostri due popoli ma dell'Europa tutta.

Un'altra ovvia risorsa che può avvicinarci è quella dei nostri connazionali, soprattutto i tedeschi russi. Le loro idee e opinioni sullo sviluppo delle nostre relazioni sono una sorta di cartina di tornasole della cooperazione tra i nostri paesi e possono contribuire a disfarci di vecchi stereotipi.

Sotto questo aspetto sono molto favorevole alla modernizzazione dei nostri legami umanitari. Naturalmente su questo dobbiamo lavorare insieme, e abbiamo bisogno dell'appoggio dell'opinione pubblica, dell'interesse dei mezzi di informazione e dell'infrastruttura delle relazioni tra le diverse regioni e religioni che abbiamo alle spalle.

Egregi collegi, qui a Berlino si sente acutamente quanto si intreccino storia e modernità, ricordi del passato e visioni del futuro. Berlino è una città che tutti i russi conoscono, e molti russi qui hanno i loro reconditi luoghi speciali.

Berlino è oggi una città vivace ed eccitante che guarda avanti. In questo senso è simile a Mosca, che ha anch'essa una propria natura specifica, una dinamica e un'energia caratteristiche. Qui si ha la sensazione tangibile che la storia ci unisce, più che dividerci. Sono convinto che chi capisce questa verità è destinato a non essere mai sconfitto.

Vi ringrazio.

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