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  1. #1
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    Predefinito Pio XII tra i giusti, lo chiede un rabbino

    Corriere della Sera, 5 agosto 2005

    In America un saggio dello storico Dalin smentisce il presunto filonazismo di Pacelli
    Pio XII tra i giusti, lo chiede un rabbino
    «Aiutò gli ebrei. Merita un posto nel sacrario della Shoah»


    Pio XII debole o addirittura compiacente verso Hitler? Macché, andrebbe anzi collocato tra i giusti nel sacrario della Shoah di Yad Vashem per la sua opera in favore degli ebrei. A pensarla così non è un devoto cattolico, ma un rabbino: David G. Dalin, storico dell’Ave Maria University (Florida) e autore del saggio The Myth of Hitler’s Pope («Il mito del Papa di Hitler») appena pubblicato negli Stati Uniti da Regnery Publishing. Un lavoro che si contrappone frontalmente, fin dal titolo, al volume di John Cornwell Il Papa di Hitler , edito in Italia da Garzanti. Nel libro Dalin riprende e amplia argomenti già esposti nel febbraio 2001 sul settimanale neoconservatore The Weekly Standard . A suo avviso, è scandaloso dipingere Pio XII come un antisemita, in quanto sin dagli anni del ginnasio Eugenio Pacelli aveva fatto amicizia con il coetaneo ebreo Fernando Mendes, futuro medico, di cui frequentava abitualmente la famiglia. Perché, chiede Dalin, Cornwell non nomina mai questa vicenda?
    Ancora più grave è un’altra accusa rivolta all’autore del libro Il Papa di Hitler . Secondo Dalin, Cornwell avrebbe tradotto in maniera scorretta e tendenziosa una lettera scritta da Pacelli quando era nunzio apostolico in Germania, in modo da far emergere nelle sue parole un inesistente sentimento antisemita. C’è da aggiungere che l’anno scorso Cornwell ha rivisto il giudizio espresso nel suo controverso saggio, ma Dalin sottolinea che la notizia è stata ignorata dagli organi di stampa, come The Sunday Times e Vanity Fair , che avevano reclamizzato Il Papa di Hitler .
    L’arringa del rabbino in favore di Pio XII si avvale di numerosi elementi. Nunzio apostolico in Baviera dal 1917, Pacelli divenne amico del grande direttore d’orchestra Bruno Walter, un ebreo che successivamente si convertì al cattolicesimo. Proprio dal diario di Walter si apprende che il nunzio fu decisivo per la scarcerazione del musicista ebreo Ossip Gabrilowitsch, ingiustamente imprigionato. Inoltre Pacelli fu l’estensore di una condanna dell’antisemitismo emessa da Benedetto XV nel 1916.
    Dalin nega che il Concordato concluso con la Germania nel 1933, dopo l’avvento al potere di Hitler si possa considerare un atto di legittimazione del nazismo, poiché esso non implicava alcuna approvazione per la politica del Terzo Reich. Diversi documenti depositati negli archivi britannici ed americani dimostrano invece che Pacelli, allora segretario di Stato, deplorava le persecuzioni ebraiche e detestava Hitler. I nazisti lo definivano «il cardinale che ama gli ebrei» e quando fu eletto Papa, nel 1939, la stampa tedesca reagì con disappunto. Dai diari di Goebbels risulta che Hitler, per tutta risposta, voleva abrogare il Concordato.
    Quanto alla guerra, Dalin ricorda le condanne delle atrocità naziste espresse dalla Radio Vaticana e dall’Osservatore Romano o personalmente dal Pontefice. Nel 1941 il New York Times commentò entusiasticamente il messaggio natalizio del Papa: «La voce di Pio XII è una voce solitaria nel silenzio e nell’oscurità che avvolgono l’Europa questo Natale. (...) Pio XII non ha lasciato dubbi che gli scopi del nazismo sono irreconciliabili con la sua concezione della pace cristiana». Lo stesso fu per il messaggio del 1942, in cui Pio XII fece un chiaro riferimento a «centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento». Il ministero degli Esteri tedesco scrisse: «Sta chiaramente parlando per conto degli ebrei».
    Dalin nota che i critici del Papa hanno sempre evitato di riportare le reazioni naziste ai suoi interventi. Hitler manifestò pubblicamente l’intenzione di entrare nel Vaticano per «spazzarlo della plebaglia puttaniera». Mussolini sapeva da Ciano che Pio XII era disposto a farsi deportare in un campo di concentramento.
    Poi ci sono le testimonianze di parte ebraica. Secondo Michael Tagliacozzo, scampato alla Shoah grazie al Vaticano, fu «Papa Pacelli che allora salvò migliaia di noi». Albert Einstein, riparato in America, scrisse durante la guerra: «Soltanto la Chiesa cattolica si erse sul percorso di Hitler per sopprimere la verità. Io non avevo mai avuto alcun particolare interesse nella Chiesa prima d’allora, ma ora provo un grande affetto ed ammirazione perché la Chiesa sola ha avuto il coraggio e la persistenza di difendere la verità intellettuale e la libertà morale». Terminato il conflitto, le maggiori personalità ebraiche, da Golda Meir al rabbino capo d’Israele Isaac Herzog, ringraziarono con calore Pio XII.
    Dalin rievoca le loro lodi e polemizza con gli studiosi cattolici (Garry Wills, James Carroll, lo stesso Cornwell) ed ebrei (David Kertzer, Susan Zuccotti, Daniel J. Goldhagen) che mettono sotto accusa Pacelli. È assurdo, a suo parere, biasimare un uomo degno invece di essere celebrato con tutti gli onori: non solo dai cattolici, ma anche dagli ebrei.

  2. #2
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Incredibile amici...l'autore CONFESSA PUBBLICAMENTE DI ESSERSI SBAGLIATO...MA IL LIBRO DELLA MENZOGNA NON VIENE RITIRATO......

    PIO XII: lo storico John Cornwell ritratta le accuse (gennaio 2005)

    (Corrispondenza romana) Lo storico inglese John Cornwell, noto per aver scritto il libro Il Papa di Hitler, ampiamente pubblicizzato in tutto il mondo, ha ritrattato le accuse che aveva rivolto a Pio XII di essere stato succube di Hitler fin da quando era nunzio apostolico in Germania.
    In un articolo pubblicato su "The Economist", Cornwell ha ammesso di essersi sbagliato sostenendo che Pio XII, per quanto avrebbe potuto fare di più contro Hitler, non può essere accusato di simpatie o connivenze col regime nazista, né prima né dopo la sua ascesa al Pontificato.

    Lo storico ha tentato di scusare il proprio errore sostenendo che i documenti che smentiscono le sue accuse, e che erano stati messi ben in evidenza da numerosi storici che avevano polemizzato contro di lui, non erano all'epoca reperibili dagli studiosi.

    **************
    Ma già il responsabile dell'Archivio Segreto Vaticano aveva comunicato :
    come ......John Cornwell, che tanto ha criticato Pacelli, qui non ha mai messo piede........cioè...non era mai entrato negli Archivi del Vaticano per documentarsi seriamente....
    Ci chiediamo che razza di credibilità possano avere "storici" come il Cronwell...e ci chiediamo come mai però....NON ABBIA FATTO RITIRARE IL SUO LIBRO DALLE LIBRERIE.....

    dunque:

    Matteo Luigi Napolitano, analista degli Archivi Vaticani, in un articolo su "Il Giornale" (14 dicembre 2004) ha invece obiettato che quei documenti erano da molto tempo non solo consultabili ma anche ben noti agli studiosi del problema e che se Cornwell li ha ignorati è stato semplicemente perché il suo libro intendeva dimostrare una tesi preconcetta, scartando quei documenti che la smentivano.

    Ora l'accusatore ha ritrattato, ma nel frattempo la figura di Pio XII è stata infangata e c'è da temere che la sua riabilitazione non avrà la pubblicità che è stata concessa alla calunnia. (CR 883/04 del 01/01/05)
    .......

    MATTEO 5:

    11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
    13 Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
    14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15 né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

    LUCA 6:

    Beati voi che ora piangete,
    perché riderete.
    22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
    ..........

    Preghiamo anche per coloro che comprando quel libro credevano di scoprire..."l'uovo di colombo".....
    Avranno mai il coraggio di ammettere la confessione dell'autore del libro tra i più venduti dell'anno?
    Quanti hanno sostenuto queste false accuse...avranno l'umiltà di riconoscere lo sbaglio?

    Pio XII non ha bisogno di essere riabilitato....grazie a Dio TUTTA la Chiesa lo sapeva INNOCENTE....ma come accade sempre chi faceva la voce grossa ha avuto la meglio...ora che la voce si è fatta piccola....ci auguriamo che chi ha creduto vere quelle storie, abbia la grazia di rammaricarsi...

    Lode a Dio nell'alto dei Cieli.....

    Fraternamente Caterina LD
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  3. #3
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Ritornando a Pio XII....segnalo il libro del quale abbiamo accennato in un messaggio precedente:

    "Sui presunti silenzi di Pio XII, leggete padre Blet", così Giovanni Paolo II ai giornalisti che lo incalzavano ancora una volta a proposito di Pio XII e la seconda guerra mondiale. Ed ecco finalmente pubblicato il volume che raccoglie il meglio delle ricerche condotte negli Archivi Segreti Vaticani e che documenta in modo convincente l’azione di papa Pacelli. Pio XII e il suo agire diplomatico sono stati oggetto di un imponente studio storiografico da parte di quattro gesuiti incaricati da Paolo VI. L’ultimo di loro rimasto oggi in vita, ha deciso di pubblicare in un volume unico i risultati della ricerca cui hanno lavorato per decenni lui e i suoi confratelli. Il risultato è un libro di grande leggibilità che rende finalmente accessibili a tutti i fatti, i documenti delle nunziature europee e mondiali, le testimonianze dei protagonisti e anche le più nascoste azioni diplomatiche. Un documento originale e prezioso per la comprensione di una questione storica ancora oggi aperta alla discussione.

    Destinato al grande pubblico appassionato della storia contemporanea, il pubblico classico della saggistica storica di divulgazione.



    ed. san Paolo euro 19,63

    *****************************


    ed. san Paolo euro 12,50



    Il 13 febbraio 1945, in una Roma liberata da poco più di sei mesi, in una cappella della basilica di Santa Maria degli Angeli, Israel-Italo Zolli, rabbino capo della Città Eterna, riceve il battesimo. La moglie e la figlia lo seguiranno poco dopo. Come nuovo nome cristiano, Zolli sceglie quello di Eugenio, in riconoscenza verso Eugenio Pacelli, papa con il nome di Pio XII, per ciò che la Chiesa ha fatto in favore degli ebrei durante la persecuzione.

    Una vicenda sconvolgente e inaudita, che mise a rumore gli ambienti ebraici come quelli cristiani ma sulla quale è calato il silenzio, rotto oggi finalmente da un’ebrea di New York che ha rivissuto l’esperienza del rabbino capo di Roma, diventando una cattolica convinta.

    Un libro di grande spessore storico, adatto al grande pubblico. Una testimonianza di prima mano sull’azione della Chiesa durante la persecuzione degli ebrei a Roma.

    Judith Cabaud è nata a Brooklyn da una famiglia israelita di ascendenza polacca e russa. Dopo una prima laurea in Scienze nell’università della sua New York, ha continuato gli studi a Parigi, dove ha deciso di chiedere il battesimo cattolico. Sposata a un intellettuale francese, insegnante, madre felice di una famiglia numerosa, ha pubblicato alcuni libri tra cui il diario del suo passaggio (che giudica “ovvio e obbligato per un ebreo che approfondisca davvero la sua fede”) dal giudaismo al cristianesimo cattolico.



    I NEMICI DELLA CHIESA...terranno onestamente conto di questi fatti??

    Fraternamente Caterina LD

    (poichè non ho molto tempo da oggi che sono in partenza, prego i moderatori del forum di copiare i due libri nella sezione della libreria cattolica Grazie)
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  4. #4
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    La leggenda nera di Pio XII l’ha inventata un cattolico: Emmanuel Mounier
    E con lui un altro grande cattolico, Mauriac. La propaganda comunista non fu la sola a creare l’immagine di papa Pacelli filo-nazista. Due saggi su due autorevoli riviste gettano nuova luce su come è nata

    di Sandro Magister





    ROMA, 20 giugno 2005 – Sull’ultimo numero di “La Civiltà Cattolica” lo storico gesuita Giovanni Sale ricostruisce con documenti anche inediti la nascita della “leggenda nera” di un Pio XII filo-hitleriano.

    “La Civiltà Cattolica” è la rivista dei gesuiti di Roma i cui articoli sono previamente letti e autorizzati dalla segreteria di stato vaticana.

    Stando alla ricostruzione di p. Sale, a generare la leggenda nera fu, sul finire della seconda guerra mondiale, la stampa comunista internazionale guidata da Mosca.

    Negli stessi giorni, però, sull’ultimo numero di "Archivum Historiae Pontificiae" – la rivista annuale della facoltà di storia ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana, anch’essa affidata ai gesuiti – è uscito un articolo dello storico Giovanni Maria Vian che sulle origini della leggenda nera di Pio XII dà una ricostruzione differente.

    Secondo Vian, a dar vita all’accusa contro i “silenzi” di Pio XII, oltre che la propaganda sovietica, furono dei cattolici francesi e polacchi, e in particolare due intellettuali di spicco, Emmanuel Mounier e François Mauriac.


    * * *

    P. Sale richiama l’attenzione sul primo discorso importante pronunciato da Pio XII dopo la fine della seconda guerra mondiale: il messaggio ai cardinali pronunciato il 2 giugno 1945.

    In esso papa Eugenio Pacelli condannò con parole molto forti “le rovinose e inesorabili applicazioni della dottrina nazinalsocialista, che giungevano fin a valersi dei più raffinati metodi scientifici per torturare e sopprimere persone spesso innocenti”.

    Queste parole del papa riprendevano quasi alla lettera un suggerimento a lui fatto pochi giorni prima dall’allora ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, il filosofo cattolico Jacques Maritain. Sia nel suggerimento di Maritain sia nel discorso del papa gli ebrei non erano nominati esplicitamente, ma p. Sale vi vede una trasparente “allusione alla soluzione finale posta in esecuzione dai gerarchi nazisti contro gli ebrei”.

    Subito dopo, nel suo discorso, Pio XII ricordò l’uccisione di migliaia di sacerdoti cattolici nei campi di concentramento nazisti, con “in prima linea per il numero e per la durezza del trattamento i sacerdoti polacchi”.

    Quel discorso di Pio XII ebbe una vasta eco nel mondo. Riportando i commenti della stampa internazionale, p. Sale fa notare che “la parola del papa fu interpretata secondo gli orientamenti ideologici e politici che nei vari paesi si andavano prefigurando, agli esordi della guerra fredda”.

    A dettare la linea alla stampa comunista di tutto il mondo fu un commento di Radio Mosca del 7 giugno 1945, nel quale p. Sale vede “già sviluppati alcuni motivi che diventeranno centrali nei decenni successivi nella polemica antipacelliana”.

    Radio Mosca accusò Pio XII di farsi vanto tardivamente e a torto della sua opposizione al nazismo, perché invece “aveva taciuto quando operavano le macchine tedesche della morte, quando fumavano i camini dei forni crematori”. Nemmeno da Radio Mosca, in questo commento, gli ebrei furono chiamati per nome. In ogni modo – scrive p. Sale – da lì “iniziò la leggenda nera, la quale in qualche misura è arrivata fino ai giorni nostri, di un Pio XII amico e alleato dei nazisti”.

    Nella conclusione del suo saggio, p. Sale ricorda che cinque mesi dopo quel discorso Pio XII “ebbe modo di rilevare tutto l’orrore per le atrocità naziste quando, il 29 novembre 1945, ricevette una delegazione di profughi ebrei venuti a ringraziarlo per l’opera della Chiesa cattolica in loro favore durante la seconda guerra mondiale”. E aggiunge:

    “In ogni caso non c’era ancora in quel periodo la percezione esatta (sia psicologica, sia culturale, sia storico-conoscitiva) di ciò che nel cuore dell’Europa era accaduto agli ebrei negli ultimi anni della guerra. [...] Lo stesso concetto di Olocausto e di unicità della Shoah non era ancora stato elaborato neppure in ambiente ebraico”.


    * * *

    Su "Archivum Historiae Pontificiae" Vian non contraddice la ricostruzione di p. Sale. La integra però gettando luce su accuse contro i “silenzi” papali provenienti in quegli stessi anni anche da cattolici francesi e polacchi. Accuse di cui Pio XII mostrò di essere al corrente nei passaggi sopra citati del suo discorso del 2 giugno 1945.

    Ecco qui di seguito l’articolo di Vian apparso su "Archivum Historiae Pontificiae", n. 42, 2004, pp. 223-229. L’articolo (qui senza le note) ricostruisce la genesi e lo sviluppo della leggenda nera di Pio XII dal 1939 fino agli inizi del pontificato di Paolo VI. L’autore è docente di filologia patristica all’università di Roma La Sapienza e membro del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.


    Il silenzio di Pio XII: alle origini della leggenda nera

    di Giovanni Maria Vian


    La polemica sul silenzio di Pio XII durante la seconda guerra mondiale – di fronte soprattutto all’orrendo tentativo genocida dei nazisti di sterminare gli ebrei in Europa, una delle maggiori tragedie del Novecento – fa parte ormai della storia. Su questo argomento molto si è scritto e si continua a scrivere, per la sua indubbia rilevanza, per l’interesse sempre vivissimo suscitato anche oltre le cerchie ristrette degli specialisti e per il suo innegabile uso strumentale, che s’intreccia anche con l’introduzione della causa di canonizzazione del pontefice.

    Soprattutto questa strumentalizzazione ha finito per creare una vera e propria leggenda nera, al di là delle diverse possibili valutazioni dell’atteggiamento del papa negli anni tragici del conflitto. Ricordare le origini, spesso trascurate, delle accuse al pontefice – formulate dapprima da ambienti cattolici e poi amplificate, già durante gli anni di guerra, dalla propaganda sovietica e poi comunista – è lo scopo di questa nota.

    A interrogarsi sui “silenzi di Pio XII” fu per primo Emmanuel Mounier, addirittura poche settimane dopo l’elezione a papa del cardinale segretario di stato Eugenio Pacelli, il 2 marzo 1939. E lo fece a proposito dell’aggressione dell’Italia all’Albania, avvenuta agli inizi di aprile di quell’anno, e dell’assenza di reazioni di condanna da parte del nuovo pontefice.

    In un articolo scritto immediatamente dopo, l’intellettuale cattolico francese, pur premettendo di avvertire “il ridicolo che vi sarebbe per un fedele nel sostituirsi alla coscienza pontificale”, sottolineava “che lo scandalo, a causa di questo silenzio” era entrato “in migliaia di cuori”. E aggiungeva: “Non sono in grado di giudicare se questo non era che l’inevitabile tributo di una diplomazia riuscita […]. Io non ho chiesto che alcune parole. Perché capita anche che la Parola vivifichi” .

    Il problema delle parole non pronunciate, e già allora invocate da Mounier, avrebbe tormentato la coscienza del pontefice durante i lunghissimi e tremendi sei anni della guerra, scatenata soltanto pochi mesi più tardi dall’aggressione alla Polonia da parte della Germania nazionalsocialista alleata con la Russia sovietica. In questo contesto, ha scritto lo storico gesuita Burkhart Schneider, “il papa venne accusato per il suo apparente silenzio che sembrava indifferenza di fronte ad indicibili sofferenze”. E queste accuse vennero soprattutto da “ambienti dei polacchi in esilio”, dunque di nuovo da parte cattolica.

    La linea politica e diplomatica della Santa Sede nei decenni precedenti e soprattutto durante la spaventosa guerra del 1914-1918 aveva cercato di perseguire, senza troppi consensi nemmeno tra i cattolici, una sorta di neutrale imparzialità tra le parti in conflitto. Questa linea aveva incluso la condanna, da parte di Benedetto XV, dell’“inutile strage” e una vera e propria “diplomazia dell’assistenza”, di cui in Germania era stato protagonista lo stesso Pacelli, allora nunzio a Monaco.

    Nella nuova tragedia bellica – provocata dai totalitarismi nazista e sovietico che la Santa Sede aveva condannato nel 1937 con le encicliche “Mit Brennender Sorge” e “Divini Redemptoris” – Pio XII intese seguire la stessa linea, anche se invece nei fatti il pontefice compì scelte che non è possibile classificare come neutrali.

    Così il papa, con una decisione senza precedenti, appoggiò tra l’autunno del 1939 e la primavera del 1940, già nei primi mesi del conflitto, il tentativo – presto abortito – di rovesciare il regime hitleriano da parte di alcuni circoli militari tedeschi in contatto con i britannici, mentre dopo l’attacco della Germania all’Unione Sovietica a metà del 1941 Pio XII dapprima si rifiutò di schierare la Santa Sede con quella che era presentata come una crociata contro il comunismo e poi si adoperò per smussare l’opposizione di moltissimi cattolici statunitensi all’alleanza degli Stati Uniti con la Russia staliniana.

    Certamente, non per questo cambiò il giudizio del papa e dei suoi più stretti collaboratori sul comunismo, giudizio che restò sempre radicalmente negativo, accentuandosi dal 1943 e culminando nel decreto di condanna emanato nel 1949 dal Sant’Uffizio. L’immagine di un Pio XII “al soldo degli Americani” – diffusa e sempre sostenuta dai sovietici a causa dell’indubbio anticomunismo del papa – è però dal punto di vista storico insostenibile.

    Proprio in questa polemica – frutto della propaganda sovietica e più in generale comunista, ripresa presto anche da esponenti della Chiesa ortodossa russa – trovarono posto, fin dal 1944, le accuse a papa Pacelli e al Vaticano, che s’innestavano così sugli interrogativi espressi da Mounier e che si ritrovano nei diplomatici accreditati presso la Santa Sede, ma questa volta a proposito della politica nazista di sterminio degli ebrei.

    Nel quadro del progressivo distanziamento e irrigidimento dei due blocchi vittoriosi che avrebbe portato negli anni del dopoguerra all’imposizione dell’egemonia sovietica in quasi tutti i paesi dell’Europa orientale e centrale e quindi alla guerra fredda, a Pio XII fu imputato di avere sostenuto la Germania nazista e il fascismo, di averli perdonati, di avere nascosto criminali di guerra tedeschi, di non aver condannato la barbarie hitleriana, di avere taciuto e di essersi schierato con l’Occidente capitalista.

    Già durante la guerra, il 13 giugno 1943, il pontefice replicò alle accuse “che il papa ha voluto la guerra, che il papa mantiene la guerra e fornisce il denaro per continuarla, che il papa non fa nulla per la pace. Mai forse fu lanciata una calunnia più mostruosa e assurda di questa”.

    Dopo la guerra, il 24 dicembre 1946, Pio XII alluse esplicitamente alla propaganda contro la Santa Sede: “Noi ben sappiamo che tutte le nostre parole, le nostre intenzioni rischiano di essere male interpretate e svisate a scopo di propaganda politica”.

    E nel 1951 l’interrogativo che Mounier aveva sollevato una dozzina d’anni prima a proposito dell’aggressione italiana all’Albania diveniva, nelle parole di un altro intellettuale cattolico francese – François Mauriac, che l’anno dopo sarebbe stato insignito del premio Nobel per la letteratura – un duro rimprovero a Pio XII per non aver condannato la mostruosa persecuzione degli ebrei.

    Nella prefazione al “Bréviaire de la haine. Le IIIe Reich et les Juifs” di Léon Poliakov, dopo aver sottolineato che il libro era in primo luogo diretto ai tedeschi, Mauriac scriveva:

    “Questo breviario è stato scritto anche per noi francesi, il cui tradizionale antisemitismo è sopravvissuto a quegli eccessi di orrore nei quali Vichy ha avuto la sua timida e ignobile parte; per noi cattolici francesi, soprattutto, che, se abbiamo salvato l’onore, senza dubbio ne andiano debitori all’eroismo e alla carità di molti vescovi, preti e religiosi verso gli ebrei braccati, ma che non abbiamo avuto il conforto di sentire il successore del Galileo, Simone Pietro, condannare con parola netta e chiara, e non con allusioni diplomatiche la crocifissione di questi innumerevoli ‘fratelli del Signore’. Al tempo dell’occupazione, chiesi un giorno al venerando cardinale Suhard, che d’altra parte tanto aveva fatto, nell’ombra, a favore dei perseguitati: ‘Eminenza, comandateci di pregare per gli ebrei’, ed egli per tutta risposta levò le braccia al cielo. Certamente, la potenza occupante aveva mezzi di pressione cui non si poteva resistere, e il silenzio del papa e della gerarchia altro non era che un repugnante dovere; si trattava di evitare sciagure peggiori. Ciò non toglie che un crimine di tanta ampiezza ricada in parte non indifferente su tutti i testimoni che hanno taciuto, quali siano state le ragioni del loro silenzio”.

    Meno severi invece erano gli accenti dell’ebreo Poliakov che – a proposito della tradizione antiebraica e dell’atteggiamento di Pio XII, e appena prima di alcuni acuti cenni sull’“essenza anticristiana dell’antisemitismo” – esprimeva un giudizio ben più sfumato:

    “Non spetta a uno scrittore israelita pronunciarsi in merito a dogmi secolari di un’altra religione; ma, di fronte all’immensità delle conseguenze, non si può non essere profondamente turbati. Che il senso del nostro turbamento non vada frainteso. Noi non ammettiamo che vi sia stato anche soltanto una traccia di antisemitismo nel pensiero del papa. Se, contrariamente a tanti vescovi francesi, egli non fece sentire la sua voce, ciò fu dovuto senza dubbio al fatto che la sua giurisdizione si estendeva all’Europa tutta intera e che egli doveva tener conto non soltanto delle gravi minacce sospese sulla Chiesa, ma anche della condizione di spirito dei suoi fedeli di tutti i paesi”, che erano influenzati dalla tradizione antiebraica del cristianesimo.

    In questo contesto si colloca la svolta nella questione del silenzio di Pio XII, quando il pontefice era morto (il 9 ottobre 1958) da più di quattro anni.

    Questa svolta fu avviata dal dramma teatrale “Der Stellvertreter” di Rolf Hochhuth, che venne rappresentato per la prima volta a Berlino il 20 febbraio 1963 e che, per le sue tesi estreme avverse a papa Pacelli e per le forti polemiche da subito suscitate, ha da allora esercitato un influsso enorme sulla formazione dell’immagine di Pio XII e della Santa Sede nell’opinione pubblica e nello stesso dibattito storiografico.

    Particolarmente significativa, nel divampare immediato della polemica, fu quasi subito la difesa del pontefice da parte di uno dei suoi più stretti collaboratori, Giovanni Battista Montini, che dalla fine del 1954 era arcivescovo di Milano e nel 1958 era stato creato cardinale da Giovanni XXIII.

    Occasione dell’intervento di Montini fu un articolo in difesa di Pio XII – pubblicato dalla rivista cattolica inglese “The Tablet” nel numero dell’11 maggio 1963 – che tra l’altro sottolineava la vicinanza del lavoro teatrale di Hochhuth a una “pubblicazione comunista” sul Vaticano e la seconda guerra mondiale.

    Il cardinale di Milano – in una lettera giunta a “The Tablet” lo stesso giorno della sua elezione al pontificato, il 21 giugno 1963, quando assunse il nome di Paolo VI – difendeva il comportamento di Pio XII di fronte alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti, crimini di cui il papa sarebbe stato corresponsabile per non averli condannati, secondo la tesi di Hochhuth.

    “Un atteggiamento di condanna e di protesta, quale costui rimprovera al papa di non avere adottato, sarebbe stato, oltre che inutile, dannoso; questo è tutto”, scriveva tra l’altro l’antico collaboratore di papa Pacelli, e concludeva:

    “Non si gioca con questi argomenti e con i personaggi storici che conosciamo con la fantasia creatrice di artisti di teatro, non abbastanza dotati di discernimento storico e, Dio non voglia, di onestà umana. Perché altrimenti, nel caso presente, il dramma vero sarebbe un altro: quello di colui che tenta di scaricare sopra un papa, estremamente coscienzioso del proprio dovere e della realtà storica, e per di più d’un amico, imparziale, sì, ma fedelissimo del popolo germanico, gli orribili crimini del nazismo tedesco. Pio XII avrà egualmente il merito d’essere stato un ‘Vicario’ di Cristo, che ha cercato di compiere coraggiosamente e integralmente, come poteva, la sua missione; ma si potrà ascrivere a merito della cultura e dell’arte una simile ingiustizia teatrale?”.

    Gli stessi accenti e spunti critici contro la tesi propagandistica del drammaturgo tedesco si ritrovano quasi due anni più tardi in un articolo dello storico liberale Giovanni Spadolini, pubblicato il 18 febbraio 1965 dopo le prime rappresentazioni del testo teatrale di Hochhuth a Roma, che furono subito proibite e seguite da aspre polemiche.

    L’articolo dell’autorevole intellettuale e uomo politico laico esordiva con un attacco diretto alla posizione assunta dai partiti di sinistra e soprattutto dai comunisti: “Il partito che propugna il dialogo coi cattolici ha bandito una specie di crociata per la libertà di pensiero sulla base di questo libello di diffamazione anticlericale e di autodifesa nazionalista”.

    E ricordando la difesa di Pio XII da parte di Montini – nel 1963 appena prima di essere eletto papa e poi durante lo storico viaggio del pontefice in Terra Santa nel gennaio del 1964 – Spadolini insisteva sugli elementi di propaganda politica presenti nel dramma appena rappresentato a Roma: così l’allora cardinale di Milano “era insorto, con la lealtà del collaboratore e del discepolo che non dimentica, contro le assurde e inique requisitorie di una propaganda politica appena ammantata di moralismo”, mentre quando “Paolo VI pose piede in terra israeliana, in quella che fu la tappa più significativa e rivoluzionaria della sua missione palestinese, tutti avvertirono che il pontefice intendeva rispondere, dallo stesso cuore del focolare nazionale ebraico, ai sistematici attacchi del mondo comunista che non mancavano di trovare qualche complicità o qualche condiscendenza anche nei cuori cattolici – o almeno in certi cattolici non ignoti neppure all’Italia”.

    Nell’articolo di Spadolini chiarissima risulta dunque la percezione dell’origine delle accuse a papa Pacelli: dapprima, tra il 1939 e il 1951, in due intellettuali cattolici francesi come Mounier e Mauriac, e poi soprattutto nella propaganda sovietica degli anni di guerra e più in generale in quella comunista durante il dopoguerra e la guerra fredda.

    Accentuatasi dopo la morte di Pio XII e durante il pontificato così diverso di Giovanni XXIII, la polemica esplose definitivamente al tempo di Paolo VI e s’intrecciò con la contrapposizione dei pontificati pacelliano e roncalliano che, tra l’altro, indusse nel 1965 papa Montini a introdurre simultaneamente le cause dei due predecessori:

    “Sarà così assecondato il desiderio, che per l’uno e per l’altro è stato in tal senso espresso da innumerevoli voci; sarà così assicurato alla storia il patrimonio della loro eredità spirituale; sarà evitato che alcun altro motivo, che non sia il culto della vera santità e cioè la gloria di Dio e l’edificazione della sua Chiesa, ricomponga le loro autentiche e care figure per la nostra venerazione e per quella dei secoli futuri”.

    Con il trascorrere del tempo la questione del silenzio di Pio XII si è molto complicata perché le reiterate accuse a papa Pacelli si sono trasformate in una leggenda nera. Questa non facilita certo i nuovi positivi rapporti tra Chiesa cattolica ed ebraismo, mentre si sono dimenticate le origini delle accuse, nate in ambienti cattolici e amplificate soprattutto dalla propaganda sovietica e comunista e dai suoi nostalgici, che non perdonano a Pio XII il suo anticomunismo.

    __________


    Il link alla rivista della facoltà di storia ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana su cui è uscito l’articolo di Giovanni Maria Vian:

    > “Archivum Historiae Pontificiae”
    http://www.unigre.it/aph/index.htm

    __________


    Il saggio di p. Giovanni Sale è invece uscito su “La Civiltà Cattolica” del 4 giugno 2005, pp. 419-432, con il titolo “Pio XII e la fine della seconda guerra mondiale”:

    > “La Civiltà Cattolica”
    http://www.laciviltacattolica.it/
    __________


    In questo sito, una valutazione della figura di Pio XII in un saggio di Pietro De Marco:

    > Un figlio della Chiesa di Pio XII rompe il silenzio sulla sua santità (27.1.2005)
    http://www.chiesa.espressonline.it/d...o.jsp?id=22038
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  5. #5
    torquemada
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    PIO XII SANTO SUBITO

  6. #6
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    PIO XII SANTO SUBITO!!

  7. #7
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    Originally posted by Dreyer
    PIO XII SANTO SUBITO!!

  8. #8
    Cattolico Tradizionalista
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    Originally posted by Dreyer
    PIO XII SANTO SUBITO!!
    Dreyer....non è che stai diventando cattolico?...

    Ogni tanto dici una cosa giusta....
    Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui.

  9. #9
    «Mi honor se llama fidelidad»
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    PIO XII SANTO SUBITO!!
    Quoto

  10. #10
    Vox Populi
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    Originally posted by torquemada
    PIO XII SANTO SUBITO
    E' quello che mi auguro anch'io. tuttavia mi rimetto umilmente alla decisione della Santa Madre Chiesa, nei confronti della quale rinnovo la mia obbedienza.

 

 
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