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Discussione: La Didachè

  1. #1
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    La Didachè

    LA DIDACHE'

    La Didaché: la più antica costituzione ecclesiastica

    Il maggior numero di informazioni liturgiche sul cristianesimo dei primissimi tempi ci è trasmesso in un'opera intitolata Didaché, in greco Dottrina o Insegnamento (dei dodici apostoli).

    La Didachè o Dottrina dei dodici Apostoli si può considerare il più venerando ed antico catechismo cristiano, essendo stata scritta solo una sessantina di anni dopo la morte di Cristo (passi di essa si trovano infatti nella Lettera di Barnaba scritta verso l'anno 97 della nostra era).

    L'opera anonima presenta infatti tratti di grande antichità e si è giunti, per questo, a datarla anche verso la metà del sec. I, facendone addirittura un testo più antico degli stessi vangeli sinottici!

    In sintesi la Didaché può essere definita un vero e proprio abbozzo di manuale di diritto canonico e di istruzioni liturgiche, che non a caso verrà inglobato, nel corso dei secoli seguenti, in collezioni sempre più vaste di Costituzioni ecclesiastiche.

    La Didachè era tenuta in grande onore dalle prime generazioni cristiane ed è citata da Erma (circa 150 d. C.) nel Pastore, da Clemente Alessandrino (145-216 d. C.), da Origene (185-255 d. C.), da Eusebio, da Atanasio. Nella seconda metà del IV sec. essa fu incorporata nelle cosiddette Costituzioni Apostoliche.

    Consapevole del suo alto valore morale e formativo, ancora nel sec. IV Atanasio di Alessandria ne consiglierà la lettura come particolarmente utile per l'istruzione dei catecumeni.

    Forse proprio per la sua inclusione ed assimilazione in opere di tanto valore, la Didachè finì col perdere la grande notorietà che aveva in antico e dopo il XII sec. di essa non si hanno più tracce.

    Nel 1873 ne venne scoperta per caso una copia in un codice greco di Costantinopoli (ora a Gerusalemme) risalente all'anno 1056 dal Metropolita Filoteo Bryennios ed in seguito ne furono trovati larghi frammenti in papiri del IV sec., nonche una versione in georgiano fatta sul testo greco nell'anno 430 da un vescovo di nome Geremia.

    Sulla scorta di tutti questi preziosi documenti, possiamo oggi avere la sicurezza di leggere la Didaché nel suo testo originale.

    Per quanto riguarda l'autore della Didachè, il suo nome e la sua nazionalità ci sono sconosciuti, ma, quasi con certezza, deve trattarsi di un cristiano convertitosi dal giudaismo; egli infatti computa i giorni della settimana al modo ebraico e molti ebraismi usa nello scrivere in greco.

    Circa il luogo ove la Didachè sarebbe stata scritta, si pensa possa essere la Palestina o la Siria; infatti nella Didachè si legge: Come questo frammento di pane era prima sparso qua e là su per i monti e, raccolto, divenne una cosa sola... e tra i paesi del vicino Oriente di antica cristianità solo la Palestina e la Siria vedono nascere il frumento sugli altipiani.

    Il contenuto dottrinale della Didachè si raccoglie intorno a due argomenti principali: la CHIESA ed i SACRAMENTI, e la trattazione si conclude con un accenno alta consumazione dei secoli, ritenuta prossima. La parola Chiesa sta talvolta ad indicare l'adunanza dei fedeli raccolti per la preghiera, ma più spesso significa l'insieme del fedell che, sparsi nei quattro punti' della terra,. saranno un giorno riuniti nel regno di Dio (Did. 9, 4; 10, 5).

    Dei sacramenti vengono menzionati il BATTESIMO, l'EUCARISTIA e la PENITENZA: a meno di cinquant' anni dacché Cristo aveva fondato la Chiesa, si era gia costituito un cerimomale che essenzialmente è ancora quello dei nostri giorni.

    Il Battesimo doveva essere preceduto da una istruzione morale e da un digiuno di uno o due giorni da parte del catecumeno e, se possibile, da un digiuno anche del ministro e di altre persone.

    La materia del battesimo è l'acqua, la forma è espressa dalle parole: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Did. 7, 3).

    Il Battesimo si amministrava ordinariamente per immersione, ma se ciò non era possibile, si ricorreva alla infusione.

    Ripetuti sono gli accenni nella Didache alla Eucaristia. Le prime generazioni cristiane si riunivano alla domenica per spezzare il pane (fractio panis) e per fare il rendimento di grazie (eucharistia): con queste due espressioni si indicava il sacrificio eucaristico.

    In seguito con il termine Eucaristia si indicarono gli elementi con cui si rendevano grazie a Dio e cioè il pane ed il vino trasformati nel corpo e nel sangue di Cristo. Alla Eucaristia potevano partecipare i soli battezzati, i quali erano tenuti a recitare delle particolari preghiere prima e dopo la comunione.

    La Penitenza è ricordata due volte: Nella assemblea farai la confessione dei tuoi peccati e non ti recherai alla preghiera in cattiva coscienza (Did., 4, 14); nel giorno del Signore, riuniti, spezzate il pane e rendete le grazie dopo aver confessato i vostri peccati, affinche il vostro sacrificio sia puro (Did. 14, 1).

    Grande rilievo è dato nella Didachè alla scelta che l'uomo deve fare tra le due vie: quella che conduce al peccato ed alla morte e quella -invece che conduce alla vita. Parlando della via della vita, vengono descritti i vari doveri dell'uomo, tutti basati sul grande precetto della carità verso Dio e verso il prossimo.

    Questi cenni danno un'idea dell'importanza che per la storia del cristianesimo e per la luce interiore di ogni anima ha questo breve trattato, giunto provvidenzialmente sino a noi: esso ci offre un autentico, anche se incompleto quadro della vita di quelle prime generazioni cristiane ancora commosse per la dipartita del Figlio dell'Uomo ed ardenti del desiderio di rivederlo venire insieme con tutti gli eletti sopra le nubi del cielo (Did. 16, 7).



    Schema della Didachè

    PARTE PRIMA

    - Istruzioni morali (cc. 1-6): Le due vie.



    La via della vita: pratica dell'amore di Dio e del prossimo (c. 1), fuga del peccato (cc. 2-3), adempimento dei nostri doveri (cc. 3-4).
    La via della morte: peccati che la caratterizzano (c. 5), esortazione alla vigilanza (c. 6).
    PARTE SECONDA

    - Istruzioni liturgiche (cc. 7-10).

    Il Battesimo: forma, materia e modo d'amministrarlo, preparazione al battesimo (c. 7).
    Il digiuno: giorni di digiuno (c. 8,1).
    La preghiera: il Pater tre volte al giorno (c. 8, 2-3).
    L' Eucaristia: preghiera per il calice, per il pane spezzato, dopo la comunione, condizioni per ricevere l'eucaristia (cc. 9-10).
    PARTE TERZA

    - Istruzioni disciplinari (cc. 11-15).

    Condotta da tenere verso i ministri carismatici del vangelo, gli apostoli e i profeti (c. 11); verso i pellegrini (c. 12); verso i profeti e dottori (c. 13).
    Istruzioni sulla sinassi eucaristica domenicale, confessione dei peccati (c. 14), gerarchia locale; correzione fraterna, esortazione a vivere secondo il vangelo (c. 15).
    CONCLUSIONE ESCATOLOGICA

    - Invito a vegliare nell'attesa della seconda venuta del Signore (parusia) (c.16)

    (continua.......)
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  2. #2
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    Cap. I



    1. Due sono le vie, una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie.

    2. Ora questa è la via della vita: innanzi tutto amerai Dio che ti ha creato, poi il tuo prossimo come te stesso; e tutto quello che non vorresti fosse fatto a te, anche tu non farlo agli altri.

    3. Ecco pertanto l'insegnamento che deriva da queste parole: benedite coloro che vi maledicono e pregate per i vostri nemici; digiunate per quelli che vi perseguitano; perché qual merito avete se amate quelli che vi amano? Forse che gli stessi gentili non fanno altrettanto? Voi invece amate quelli che vi odiano e non avrete nemici.

    4. Astieniti dai desideri della carne. Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l'altra e sarai perfetto; se uno ti costringe ad accompagnarlo per un miglio, tu prosegui con lui per due. Se uno porta via il tuo mantello, dagli anche la tunica. Se uno ti prende ciò che è tuo, non ridomandarlo, perché non ne hai la facoltà.

    5. A chiunque ti chiede, da' senza pretendere la restituzione, perché il Padre vuole che tutti siano fatti partecipi dei suoi doni.
    Beato colui che dà secondo il comandamento, perché è irreprensibile. Stia in guardia colui che riceve, perché se uno riceve per bisogno sarà senza colpa, ma se non ha bisogno dovrà rendere conto del motivo e dello scopo per cui ha ricevuto. Trattenuto in carcere, dovrà rispondere delle proprie azioni e non sarà liberato di lì fino a quando non avrà restituito fino all'ultimo centesimo.

    6. E a questo riguardo è pure stato detto: Si bagni di sudore l'elemosina nelle tue mani, finché tu sappia a chi la devi fare.



    Cap. II



    1. Secondo precetto della dottrina:

    2. Non ucciderai, non commetterai adulterio, non corromperai fanciulli, non fornicherai, non ruberai, non praticherai la magia, non userai veleni, non farai morire il figlio per aborto né lo ucciderai appena nato; non desidererai le cose del tuo prossimo.

    3. Non sarai spergiuro, non dirai falsa testimonianza, non sarai maldicente, non serberai rancore.

    4. Non avrai doppiezza né di pensieri né di parole, perché la doppiezza nel parlare è un'insidia di morte.

    5. La tua parola non sarà menzognera né vana, ma confermata dall'azione.

    6. Non sarai avaro, né rapace, né ipocrita, né maligno, né superbo; non mediterai cattivi propositi contro il tuo prossimo.

    7. Non odierai alcun uomo, ma riprenderai gli uni; per altri, invece, pregherai; altri li amerai più dell'anima tua.



    Cap. III



    1. Figlio mio, fuggi da ogni male e da tutto ciò che ne ha l'apparenza.

    2. Non essere iracondo, perché l'ira conduce all'omicidio, non essere geloso né litigioso né violento, perché da tutte queste cose hanno origine gli omicidi.

    3. Figlio mio, non abbandonarti alla concupiscenza, perché essa conduce alla fornicazione; non fare discorsi osceni e non essere immodesto negli sguardi, perché da tutte queste cose hanno origine gli adultéri.

    4. Non prendere auspici dal volo degli uccelli, perché ciò conduce all'idolatria; non fare incantesimi, non darti all'astrologia né alle purificazioni superstiziose, ed evita di voler vedere e sentire parlare di simili cose, perché da tutti questi atti ha origine l'idolatria.

    5. Figlio mio, non essere bugiardo, perché la menzogna conduce al furto; né avido di ricchezza, né vanaglorioso, perché da tutte queste cose hanno origine i furti.

    6. Figlio mio, non essere mormoratore, perché ciò conduce alla diffamazione; non essere insolente, né malevolo, perché da tutte queste cose hanno origine le diffamazioni.

    7. Sii invece mansueto, perché i mansueti erediteranno la terra.

    8. Sii magnanimo, misericordioso, senza malizia, pacifico, buono e sempre timoroso per le parole che hai udito.

    9. Non esalterai te stesso, non infonderai troppo ardire nel tuo animo; né l'animo tuo si accompagnerà con i superbi, ma andrà insieme ai giusti e agli umili.

    10. Tutte le cose che ti accadono accoglile come dei beni, sapendo che nulla avviene senza la partecipazione di Dio.



    Cap. IV



    1. O figlio, ti ricorderai notte e giorno di colui che ti predica le parole di Dio e lo onorerai come il Signore, perché là donde è predicata la (sua) sovranità, è il Signore.

    2. Cercherai poi ogni giorno la presenza dei santi, per trovare riposo nelle loro parole.

    3. Non sarai causa di discordia, ma cercherai invece di mettere pace tra i contendenti; giudicherai secondo giustizia e non farai distinzione di persona nel correggere i falli.

    4. Non starai in dubbio se (una cosa) avverrà o no.

    5. Non accada che tu tenda le mani per ricevere e le stringa nel dare.

    6. Se grazie al lavoro delle tue mani possiedi (qualche cosa), donerai in espiazione dei tuoi peccati.

    7. Darai senza incertezza, e nel dare non ti lagnerai; conoscerai, infatti, chi è colui che dà una buona ricompensa.

    8. Non respingerai il bisognoso, ma farai parte di ogni cosa al tuo fratello e non dirai che è roba tua. Infatti, se partecipate in comune ai beni dell'immortalità, quanto più non dovete farlo per quelli caduchi?

    9. Non ritirerai la tua mano di sopra al tuo figlio o alla tua figlia, ma sin dalla tenera età insegnerai loro il timor di Dio.

    10. Al tuo servo e alla tua serva che sperano nel medesimo Dio non darai ordini nei momenti di collera, affinché non perdano il timore di Dio, che sta sopra gli uni e gli altri. Perché egli non viene a chiamarci secondo la dignità delle persone, ma viene a coloro che lo Spirito ha preparato.

    11. Ma voi, o servi, siate soggetti ai vostri padroni come a una immagine di Dio, con rispetto e timore.

    12. Odierai ogni ipocrisia e tutto ciò che dispiace al Signore.

    13. Non trascurerai i precetti del Signore, ma osserverai quelli che hai ricevuto senza aggiungere o togliere nulla.

    14. Nell'adunanza confesserai i tuoi peccati e non incomincerai mai la tua preghiera in cattiva coscienza. Questa è la via della vita.

    (continua........)
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  3. #3
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    Cap. V



    1. La via della morte invece è questa: prima di tutto essa è maligna e piena di maledizione: omicidi, adultéri, concupiscenze, fornicazioni, furti, idolatrie, sortilegi, venefici, rapine, false testimonianze, ipocrisie, doppiezza di cuore, frode, superbia, malizia, arroganza, avarizia, turpiloquio, invidia, insolenza, orgoglio, ostentazione, spavalderia.

    2. Persecutori dei buoni, odiatori della verità, amanti della menzogna, che non conoscono la ricompensa della giustizia, che non si attengono al bene né alla giusta causa, che sono vigilanti non per il bene ma per il male; dai quali è lontana la mansuetudine e la pazienza, che amano la vanità, che vanno a caccia della ricompensa, non hanno pietà del povero, non soffrono con chi soffre, non riconoscono il loro creatore, uccisori dei figli, che sopprimono con l'aborto una creatura di Dio, respingono il bisognoso, opprimono i miseri, avvocati dei ricchi, giudici ingiusti dei poveri, pieni di ogni peccato. Guardatevi, o figli, da tutte queste colpe.



    Cap. VI



    1. Guarda che alcuno non ti distolga da questa via della dottrina, perché egli ti insegna fuori (della volontà) di Dio.

    2. Se infatti puoi sostenere interamente il giogo del Signore, sarai perfetto; se non puoi fa' almeno quello che puoi.

    3. E riguardo al cibo, cerca di sopportare tutto quello che puoi, ma comunque astieniti nel modo più assoluto dalle carni immolate agli idoli, perché (il mangiarne) è culto di divinità morte.



    Cap. VII



    1. Riguardo al battesimo, battezzate così: avendo in precedenza esposto tutti questi precetti, battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo in acqua viva.

    2. Se non hai acqua viva, battezza in altra acqua; se non puoi nella fredda, battezza nella calda.

    3. Se poi ti mancano entrambe, versa sul capo tre volte l'acqua in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

    4. E prima del battesimo digiunino il battezzante, il battezzando e, se possono, alcuni altri. Prescriverai però che il battezzando digiuni sin da uno o due giorni prima.



    Cap. VIII



    1. I vostri digiuni, poi, non siano fatti contemporaneamente a quelli degli ipocriti; essi infatti digiunano il secondo e il quinto giorno della settimana, voi invece digiunate il quarto e il giorno della preparazione.

    2. E neppure pregate come gli ipocriti, ma come comandò il Signore nel suo vangelo, così pregate:
    Padre nostro che sei nel cielo,
    sia santificato il tuo nome,
    venga il tuo regno,
    sia fatta la tua volontà,
    come in cielo così in terra.
    Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
    e rimetti a noi il nostro debito,
    come anche noi lo rimettiamo ai nostri debitori,
    e non ci indurre in tentazione,
    ma liberaci dal male;
    perché tua è la potenza e la gloria nei secoli.

    3. Pregate così tre volte al giorno.






    Cap. IX



    1. Riguardo all'eucaristia, così rendete grazie:

    2. Dapprima per il calice: Noi ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la santa vite di David tuo servo, che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli.

    3. Poi per il pane spezzato: Ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli.

    4. Nel modo in cui questo pane spezzato era sparso qua e là sopra i colli e raccolto divenne una sola cosa, così si raccolga la tua Chiesa nel tuo regno dai confini della terra; perché tua è la gloria e la potenza, per Gesù Cristo nei secoli.

    5. Nessuno però mangi né beva della vostra eucaristia se non i battezzati nel nome del Signore, perché anche riguardo a ciò il Signore ha detto: Non date ciò che è santo ai cani.



    Cap. X



    1. Dopo che vi sarete saziati, così rendete grazie:

    2. Ti rendiamo grazie, Padre santo, per il tuo santo nome che hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la conoscenza, la fede e l'immortalità che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli.

    3. Tu, Signore onnipotente, hai creato ogni cosa a gloria del tuo nome; hai dato agli uomini cibo e bevanda a loro conforto, affinché ti rendano grazie; ma a noi hai donato un cibo e una bevanda spirituali e la vita eterna per mezzo del tuo servo.

    4. Soprattutto ti rendiamo grazie perché sei potente. A te gloria nei secoli.

    5. Ricordati, Signore, della tua chiesa, di preservarla da ogni male e di renderla perfetta nel tuo amore; santificata, raccoglila dai quattro venti nel tuo regno che per lei preparasti. Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli.

    6. Venga la grazia e passi questo mondo.
    Osanna alla casa di David.
    Chi è santo si avanzi, chi non lo è si penta.
    Maranatha. Amen.

    7. Ai profeti, però, permettete di rendere grazie a loro piacimento.



    Cap. XI



    1. Ora, se qualcuno venisse a insegnarvi tutte le cose sopra dette, accoglietelo;

    2. ma se lo stesso maestro, pervertito, vi insegnasse un'altra dottrina allo scopo di demolire, non lo ascoltate; se invece (vi insegna) per accrescere la giustizia e la conoscenza del Signore, accoglietelo come il Signore.

    3. Riguardo agli apostoli e ai profeti, comportatevi secondo il precetto del Vangelo.

    4. Ogni apostolo che venga presso di voi sia accolto come il Signore.

    5. Però dovrà trattenersi un giorno solo; se ve ne fosse bisogno anche un secondo; ma se si fermasse tre giorni, egli è un falso profeta.

    6. Partendo, poi, l'apostolo non prenda per sé nulla se non il pane (sufficiente) fino al luogo dove alloggerà; se invece chiede denaro, è un falso profeta.

    7. E non metterete alla prova né giudicherete ogni profeta che parla per ispirazione, perché qualunque peccato sarà perdonato, ma questo peccato non sarà perdonato.

    8. Non tutti, però, quelli che parlano per ispirazione sono profeti, ma solo coloro che praticano i costumi del Signore. Dai costumi, dunque, si distingueranno il falso profeta e il profeta.

    9. Ogni profeta che per ispirazione abbia fatto imbandire una mensa eviterà di prendere cibo da essa, altrimenti è un falso profeta.

    10. Ogni profeta, poi, che insegna la verità, se non mette in pratica i precetti che insegna, è un falso profeta.

    11. Ogni profeta provato come veritiero, che opera per il mistero terrestre della chiesa, ma che tuttavia non insegna che si debbano fare quelle cose che egli fa, non sarà da voi giudicato, perché ha il giudizio da parte di Dio; allo stesso modo, infatti, si comportarono anche gli antichi profeti.

    12. Se qualcuno dicesse per ispirazione: dammi del denaro o qualche altra cosa, non gli darete ascolto; ma se dicesse di dare per altri che hanno bisogno, nessuno lo giudichi.



    Cap. XII



    1. Chiunque, poi, viene nel nome del Signore, sia accolto. In seguito, dopo averlo messo alla prova, lo potrete conoscere, poiché avrete senno quanto alla destra e alla sinistra.

    2. Ma se colui che giunge è di passaggio, aiutatelo secondo le vostre possibilità; non dovrà però rimanere presso di voi che due o tre giorni, se ce ne fosse bisogno.

    3. Nel caso che volesse stabilirsi presso di voi e che esercitasse un mestiere, lavori e mangi.

    4. Se invece non ha alcun mestiere, con il vostro buon senso cercate di vedere come possa un cristiano vivere tra voi senza stare in ozio.

    5. Se non vuole comportarsi in questo modo, è uno che fa commercio di Cristo. Guardatevi da gente simile.





    Cap. XIII



    1. Ogni vero profeta che vuole stabilirsi presso di voi è degno del suo nutrimento.

    2. Così pure il vero dottore è degno, come l'operaio, del suo nutrimento.

    3. Prenderai perciò le primizie di tutti i prodotti del torchio e della messe, dei buoi e delle pecore e le darai ai profeti, perché essi sono i vostri Sommi Sacerdoti.

    4. Se però non avete un profeta, date ai poveri.

    5. Se fai il pane, prendi la primizia e dà secondo il precetto.

    6. E così, se apri un'anfora di vino o di olio, prendi le primizie e dalle ai profeti.

    7. Del denaro, del vestiario e di tutto quello che possiedi, prendi poi le primizie come ti sembra più opportuno e dà secondo il precetto.

    Cap. XIV



    1. Nel giorno del Signore, riuniti, spezzate il pane e rendete grazie dopo aver confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro.

    2. Ma tutti quelli che hanno qualche discordia con il loro compagno, non si uniscano a voi prima di essersi riconciliati, affinché il vostro sacrificio non sia profanato.

    3. Questo è infatti il sacrificio di cui il Signore ha detto:In ogni luogo e in ogni tempo offritemi un sacrificio puro, perché un re grande sono io - dice il Signore - e mirabile è il mio nome fra le genti.



    Cap. XV



    1. Eleggetevi quindi episcopi e diaconi degni del Signore, uomini miti, disinteressati, veraci e sicuri; infatti anch'essi compiono

    per voi lo stesso ministero dei profeti e dei dottori.

    2. Perciò non guardateli con superbia, perché essi, insieme ai profeti e ai dottori, sono tra voi ragguardevoli.

    3. Correggetevi a vicenda, non nell'ira ma nella pace, come avete nel vangelo. A chiunque abbia offeso il prossimo nessuno

    parli: non abbia ad ascoltare neppure una parola da voi finché non si sia ravveduto.

    4. E fate le vostre preghiere, le elemosine e tutte le vostre azioni così come avete nel vangelo del Signore nostro.



    Cap. XVI



    1. Vigilate sulla vostra vita. Non spegnete le vostre fiaccole e non sciogliete le cinture dai vostri fianchi, ma state preparati perché non sapete l'ora in cui il nostro Signore viene.

    2. Vi radunerete di frequente per ricercare ciò che si conviene alle anime vostre, perché non vi gioverà tutto il tempo della vostra fede se non sarete perfetti nell'ultimo istante.

    3. Infatti negli ultimi giorni si moltiplicheranno i falsi profeti e i corruttori, e le pecore si muteranno in lupi, e la carità si muterà in odio;

    4. finché, crescendo l'iniquità, si odieranno l'un l'altro, si perseguiteranno e si tradiranno, e allora il seduttore del mondo apparirà come figlio di Dio e opererà miracoli e prodigi, e la terra sarà consegnata nelle sue mani, e compirà iniquità quali non avvennero mai dal principio del tempo.

    5. E allora la stirpe degli uomini andrà verso il fuoco della prova, e molti saranno scandalizzati e periranno; ma coloro che avranno perseverato nella loro fede saranno salvati da quel giudizio di maledizione.

    6. E allora appariranno i segni della verità: primo segno l'apertura nel cielo, quindi il segno del suono di tuba e terzo la resurrezione dei morti;

    7. non di tutti, però, ma, come fu detto: "Verrà il Signore e tutti i santi con lui. Allora il mondo vedrà il Signore venire sopra le nubi del cielo."


    (fine)
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  4. #4
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    Già nel primo secolo c'era la «Didaché»


    Di Antonio Giuliano www.avvenire.it


    L'uomo è sempre di fronte a un bivio. Può scegliere tra due strade. L'una conduce alla vita. L'altra reca morte e sofferenza.

    È questa l'immagine ricorrente della «Didaché» o «Dottrina degli apostoli», l'opera scritta in greco solo una sessantina d'anni dopo la morte di Cristo che viene considerata il più antico «catechismo» cristiano.


    Il nome dell'autore è sconosciuto, così come la sua nazionalità. Ma deve trattarsi di un cristiano convertitosi dal giudaismo. Circa il luogo, si pensa possa essere la Palestina o la Siria. E data la quasi contemporaneità con i Vangeli, si pensa che l'autore sia qualcuno che aveva seguito le predicazioni di Gesù.

    Il testo è una sintesi dell'insegnamento (il significato appunto del termine greco didaché) di Cristo alle genti per mezzo degli Apostoli. Un ottimo compendio nel I secolo per coloro che chiedevano il Battesimo, i catecumeni, al fine di orientare la propria vita e quella della comunità secondo lo schema delle due vie.

    È scritto all'inizio della «Didaché»: «Due sono le vie, una della vita e una della morte, e la differenza è grande fra queste due vie. Ora questa è la via della vita: innanzi tutto amerai Dio che ti ha creato, poi il prossimo tuo come te stesso...».

    Da qui si dipanano i precetti di un'opera che, sebbene dall'aspetto frammentario (quasi una raccolta di appunti), presenta una sua organicità. Già nei sedici capitoli che la compongono è possibile dividere tre tipi di istruzioni: morali, liturgiche e disciplinari.


    Il contenuto dottrinale fa riferimento a due argomenti principali: la Chiesa e i sacramenti. Risaltano le parti dedicate al Battesimo, all'Eucaristia e alla Penitenza.

    A meno di cinquant'anni dall'inizio della Chiesa, il cerimoniale dei sacramenti ricalca quello dei giorni nostri. È facile intuire come questo breve trattato offra uno spaccato di vita di quelle prime generazioni di cristiani ancora stupite dalla partenza del Figlio di Dio.

    Ma la «Didaché», considerata anche un vero abbozzo di manuale diritto canonico, è stata nel tempo inglobata in collezioni sempre più grandi di Costituzioni ecclesiastiche fino a essere inserita nel IV secolo nelle cosidette «Costituzioni apostoliche».

    E forse proprio per queste continue assimilazioni la «Didaché» smarrì la notorietà del passato e dopo il XII secolo se ne persero le tracce.

    Solo per caso venne scoperta nel 1873 dal metropolita Filoteo Bryennios una copia redatta a Costantinopoli in codice greco. Così oggi quello scritto dal linguaggio estremamente semplice è tornato a riproporre alla coscienza di ogni uomo quel bivio. E nella scelta della strada giusta a ribadire la forza del cristianesimo: la libertà di Cristo e la vera vita.

    ***************
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  5. #5
    Arjuna
    Ospite

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    E' un documento molto interessante,oltre che molto bello.
    I punti che mi lasciano più curiosità sono quelli relativi ai "profeti",sarei grato se qualcuno spiegasse meglio cosa si intendesse in quel tempo,dopo l'incarnazione,col termine profeti. Forse mistici? o cosa?

  6. #6
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Originally posted by Arjuna
    E' un documento molto interessante,oltre che molto bello.
    I punti che mi lasciano più curiosità sono quelli relativi ai "profeti",sarei grato se qualcuno spiegasse meglio cosa si intendesse in quel tempo,dopo l'incarnazione,col termine profeti. Forse mistici? o cosa?

    PROFEZIA deriva dal greco che vuol dire: PROFERIRE....CIOE' RIFERIRE COSE (PRO: PRIMA, DAVANTI, PARLARE ) ANNUNCIATE.........certamente....il profetare....innescato nel termine profetizzare....PUò...ANCHE SIGNIFICARE ANNUNCIARE eventi futuri...MA ATTENZIONE.......l'apostolo ci dice che NULLA PUO' ESSERE AGGIUNTO ALLE SCRITTURE che costituiscono TUTTA LA RIVELAZIONE DI DIO COMPLETA.......
    Dunque il profetare, l'annunciare eventi futuri riguardano essenzialmente UNA DIRETTA ISPIRAZIONE DIVINA GIA' CONTENUTA NELLE SCRITTURE.......e non da aggiungere ad esse.....

    Atti 2:17-18
    Negli ultimi giorni, dice il Signore,
    Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona;
    i vostri figli e le vostre figlie profeteranno,
    i vostri giovani avranno visioni
    e i vostri anziani faranno dei sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi
    profeteranno.

    .................

    questa RIVELAZIONE deve tenere conto dell'avvertimento di Gesù: il Lc.22,31.......CONFERMA GLI ALTRI NELLA FEDE.....perchè questa raccomandazione? Perchè abbiamo i...FALSI MAESTRI..... e se abbiamo FALSI MAESTRI...vuol dire che ci sono anche VERI MAESTRI...ma come distinguerli? Lc.22,31 ci da una indicazione come ce la dona Att.15,22 o come Gal.1 e 2......

    Dunque..."QUALCUNO" E' STATO POSTO PER ESSERE NEL MONDO CREDIBILE...diversamente e come stiamo assistendo...i "profeti" si sono moltiplicati..... e molti NON attendono nessuna conferma, seminando contese, divisioni e zizzania.....

    2Tess.2:

    1 Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, 2 di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. 3 Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, 4 colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio.
    5 Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? 6 E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. 7 Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. 8 Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, 9 la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, 10 e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi. 11 E per questo Dio invia loro una potenza d'inganno perché essi credano alla menzogna 12 e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità.
    ............

    Paolo è chiarissimo:
    di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra,........e si esprime AL PLURALE.....quante "lettere" vengono invece fatte "passare come nostra(=cioè della Chiesa)??

    Profeta è colui che, ispirato da Dio ANNUNCIA GLI EVENTI DELLA RIVELAZIONE.....
    Profetare, profetizzare è segno della presenza di Dio in mezzo agli uomini nel mondo......

    Ma questa realtà NON può portare alla divisione NELLA CHIESA..... non può relativizzare tutte le fedi presenti nel mondo come aspira la New-Age.......perchè il "nostro Dio è un Dio di ordine e di COMUNIONE "......

    Si abbia perciò un campanello d'allarme quando, sentendo di profeti e profezie....qualcosa ivi contenuta tenderà ad allontanarvi dalla Dottrina bimillenaria della Chiesa...almeno per quanto riguarda le dottrine principali contenute nel...CREDO APOSTOLICO......

    dice il Catechismo:

    186 Fin dalle origini, la Chiesa apostolica ha espresso e trasmesso la propria fede in formule brevi e normative per tutti. (228) Ma molto presto la Chiesa ha anche voluto riunire l'essenziale della sua fede in compendi organici e articolati, destinati in particolare ai candidati al Battesimo.

    « Il simbolo della fede non fu composto secondo opinioni umane, ma consiste nella raccolta dei punti salienti, scelti da tutta la Scrittura, così da dare una dottrina completa della fede. E come il seme della senape racchiude in un granellino molti rami, così questo compendio della fede racchiude tutta la conoscenza della vera pietà contenuta nell'Antico e nel Nuovo Testamento ». (San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses illuminandorum, 5, 12: Opera, v. 1, ed. G.C. Reischl (Monaco 1848) p. 150 (PG 33, 521-524).)

    187 Tali sintesi della fede vengono chiamate « professioni di fede », perché riassumono la fede professata dai cristiani. Vengono chiamate « Credo » a motivo di quella che normalmente ne è la prima parola: « Io credo ». Sono anche dette « Simboli della fede ».

    188 La parola greca “symbolon” indicava la metà di un oggetto spezzato (per esempio un sigillo) che veniva presentato come un segno di riconoscimento. Le parti rotte venivano ricomposte per verificare l'identità di chi le portava. Il « Simbolo della fede » è quindi un segno di riconoscimento e di comunione tra i credenti. “Symbolon” passò poi a significare raccolta, collezione o sommario. Il « Simbolo della fede » è la raccolta delle principali verità della fede. Da qui deriva il fatto che esso costituisce il primo e fondamentale punto di riferimento della catechesi.

    .........

    Diceva Paolo VI di venerata memoria nell'Udienza del 1966:

    Noi dicevamo: la Chiesa è un «segno». Cioè chi la guarda con occhio limpido, chi la osserva, chi la studia si accorge ch’essa rappresenta un fatto, un fenomeno singolare; vede ch’essa ha un «significato». Segno di che? quale significato? Il Concilio ce lo ha ricordato e ripetuto: segno di Cristo; la Chiesa significa Cristo. Dove e come la Chiesa significa Cristo? Perché possiamo dire che la Chiesa è il «sacramento», cioè il segno sacro di Cristo?

    I DONI DELLO SPIRITO SANTO A TUTTI I CREDENTI

    Figli carissimi! abituatevi ad osservare. Alla scuola del Signore bisogna essere vigilanti ed intelligenti, per non meritare il rimprovero che un giorno Gesù fece ai suoi discepoli: «Siete anche voi privi d’intelligenza?» (Matth. 15, 16). Ecco: noi sappiamo che Gesù è la Parola di Dio fatta uomo; Egli è il Rivelatore, Egli è il Maestro. E sappiamo che Gesù ha trasfuso Se stesso, come Parola di Dio, nei suoi discepoli e ne ha fatto degli apostoli; ha impresso in loro la virtù dinamica della sua stessa missione; ne ha fatto dei «testimoni», li ha incaricati di diffondere l’annuncio del regno di Dio, di continuare la sua evangelizzazione; li ha inebriati, a Pentecoste, di Spirito Santo; e se li ha qualificati come portatori della sua parola (cfr. Act. 14, 11), autorizzati a promuovere e a guidare l’espansione del Vangelo, Egli, il Signore, ha dato a tutti i credenti il medesimo dono dello Spirito col medesimo obbligo, subordinato e moderato dalla gerarchia responsabile della comunità dei fedeli, di «profetare» («I vostri figli e le vostre figlie profeteranno», ricorda S. Pietro nel discorso di Pentecoste, Act. 2, 17), cioè di annunciare il Vangelo, di testimoniare Gesù Cristo, di allargare la Chiesa. È un fatto caratteristico, indice d’un’essenziale ragione d’essere, della Chiesa nascente, quello della sua innata forza espansiva. Dicono, ad esempio; gli Atti degli Apostoli, narrando la dispersione dei primi fedeli fuggiti da Gerusalemme dopo l’uccisione di Stefano e l’assalto della prima persecuzione, che «coloro che s’erano dispersi, andavano di luogo in luogo evangelizzando la parola di Dio» (Act. 8, 4). È caratteristico, diciamo, e indicativo: la Chiesa è una società in movimento, è un corpo religioso che deve espandersi; la Chiesa è mandata; la Chiesa è missionaria.

    Questa è una verità fondamentale, che il Concilio ha così chiaramente e fortemente riaffermata, e che certo tutti voi avrete sentito cento volte ripetere, e con maggiore insistenza domenica scorsa, in occasione della giornata missionaria.

    L'ORIGINARIA VIRTÙ DI PERSUASIONE DI APOSTOLATO DI SACRIFICIO

    Ma è appunto qui che dobbiamo fermare l’attenzione. Che cosa ci dice questo rinato fervore missionario? che cosa significa questa moderna maturazione della coscienza missionaria? che cosa indica l’estensione d’una vocazione missionaria a tutti i credenti? che cosa manifesta questa imputazione, o meglio questa onorifica attribuzione dell’obbligo dell’apostolato a ogni singolo figlio della Chiesa? Tutto questo significa che nella Chiesa persevera il mandato iniziale conferitole da Cristo; anzi persevera Cristo stesso. Dove la Chiesa è missionaria, essa diventa segno di Cristo (cfr. Decr. Ad Gentes, nn. 15, 20, 21, 40).

    E che cosa ci dice questo segno missionario di Cristo? Ci dice che la fede, oggi, con tutte le opposizioni, le critiche, le sfavorevoli condizioni che la minacciano, non è spenta, ma conserva la sua originaria virtù di persuasione, di apostolato, di sacrificio. Ci dice che Cristo sta tuttora operando il suo misterioso lavoro di attrattiva delle anime, di risposta alle loro insaziate aspirazioni, di vocazione alla testimonianza e alla santità. Ci dice che Cristo mantiene la sua solenne promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo» (Matth. 28, 20). Ci dice che l’abbandono del cristianesimo da parte di tanti uomini, figli della civiltà cristiana, trova compensi in altre parti dell’umanità; e a questo riguardo risuona terribile la voce del Signore: «Io vi dico . . . che molti verranno dall’Oriente e dall’Occidente, e sederanno a convito con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno gettati nelle tenebre esteriori, dove sarà pianto e stridore di denti» (Matth. 8, 11). Ci dice ancora che questa presenza di Cristo nel mondo, nella storia, nelle anime ci è significata senza clamore e senza gloria, ma con insuperabile bellezza umana e spirituale, da umili uomini e donne: che percepiscono la voce arcana del Maestro invitante e incitante: «Vieni!»; e che si strappano alle loro famiglie, alle loro occupazioni, alle loro terrene speranze, e partono, alla ventura, nel sogno paradossale e sublime di convertire il mondo, e nella previsione di dover faticare, soffrire, morire, senza lode mondana, senza premio umano, senza sapere che cosa sarà di loro; anime eroiche votate a Cristo, votate all’amore! Ora l’opera missionaria è prudente, è organizzata, è sostenuta; ma, a bene osservarla, rimane tuttora quella follia, che solo la stoltezza della Croce rende sapiente.

    NEL CIELO SFOLGORANTE DELLA STORIA LA CHIESA CI PRESENTA IL SIGNORE

    Oh, salutiamo insieme la Chiesa missionaria; questa Chiesa sparsa per i quattro venti (cfr. Didaché, 10, 5), cui solo la fede e la carità tengono insieme; questa Chiesa dei valorosi sacerdoti, laici, suore, catechisti, collaboratori (di tutti i ceti, di tutte le razze, di tutte le lingue), tutti operanti nella pazienza e nella bontà per «piantare» la Chiesa medesima; salutiamola nelle sue nuove formazioni indigene, intente al mutuo arricchimento: della Chiesa, con le espressioni autoctone della loro civiltà, e di questa civiltà, con i tesori della verità e della grazia proprie del cristianesimo; salutiamola nelle sue retrovie, nelle sue organizzazioni, che la generano e la sostengono; salutiamola nel coro dell’intera cattolicità, che di essa si gloria, ad essa guarda in esempio, per essa si riconosce vivente e progrediente, e dietro ad essa ammira,come in segno e come in sogno, Chi appare sull’immenso cielo della storia, maestoso e misterioso, il Figlio dell’uomo e Figlio di Dio, Gesù eterno, che dice: «Non temere. Io sono il Primo e l’Ultimo, ed il Vivente: e fui morto, ed ecco sono vivo per i secoli dei secoli» (Apoc. 1, 17-18).

    Ringraziamo la Chiesa missionaria, che fa balenare davanti ai nostri spiriti questa meravigliosa ed esaltante visione di Cristo; promettiamole di esserle solidali con le nostre preghiere e con la nostra collaborazione; mentre a lei, la Chiesa missionaria, ed a voi, Figli carissimi, diamo la Nostra Apostolica Benedizione.

    ***************

    Diffidiamo dunque...delle imitazioni...... e abbiamo veramente il coraggio di essere autentici TESTIMONI DELLA FEDE DEI PADRI....

    Fraternamente Caterina LD
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  7. #7
    Arjuna
    Ospite

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    Grazie della risposta Caterina,mi era chiaro che i profeti a cui allude la Didachè non potessero naturalmente esser identici a quelli dell'antico testamento,perchè questi non potevano aggiungere nulla alle scritture

    La mia curiosità deriva dal fatto che la didachè ne parla come di qualcosa di comune,in quel tempo...magari si intendeva solamente "persona che annunciava la buona novella",più che profeta nel senso vetero testamentario...

  8. #8
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Originally posted by Arjuna
    Grazie della risposta Caterina,mi era chiaro che i profeti a cui allude la Didachè non potessero naturalmente esser identici a quelli dell'antico testamento,perchè questi non potevano aggiungere nulla alle scritture

    La mia curiosità deriva dal fatto che la didachè ne parla come di qualcosa di comune,in quel tempo...magari si intendeva solamente "persona che annunciava la buona novella",più che profeta nel senso vetero testamentario...
    Indubbiamente credo la tua intuizione sia giusta....del resto all'epoca le catechesi che si svolgevano erano appunto orali, ossia si TRASMETTEVA il messaggio e l'annuncio predominante era ed è il ritorno del Cristo. Immaginiamo anche una certa spinta che tale annuncio (il Kerigma di Pentecoste) deve aver dato se in solo quel giorno cinquemila persone (dice Atti 2) si convertirono......
    Con il tempo la Chiesa ha vissuto periodi più o meno forti ma nei quali il Signore non fece mai mancare i "profeti" coloro appunto che erano animati dall'innamoramento dell'annuncio.......
    Il problema è che da subito bisognava valutare i profeti veri da quelli che, non prettamente cattivi, ma animati forse da troppo zelo, finivano per seminare una profezia diversa dall'originale.....

    i due aspetti si intrecciano: annunzio e salvaguardia dell'annuncio originale......

    Fraternamente Caterina LD
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  9. #9
    Arjuna
    Ospite

    Predefinito

    Si oltretutto dagli interessanti documenti da te riportati si deduce che la Didachè sia fondamentalmente ebraica e mediorientale quindi probabilmente la parola profeti nel mondo ebraico a quel tempo aveva un raggio d'applicazione più ampia,come a volte si vede anche da certi passi veterotestamentari.

    Resta un documento bellissimo comunque.

 

 

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