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    I principali gruppi tradizionalisti scismatici.

    Tradizionalisti e sedevacantisti



    Riporto una chiara esposizione delle varie posizioni del piccolo mondo "cattolico" tradizionalista scismatico. Si tratta dei dissidenti che hanno lasciato la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. E' bene conoscere qualcosa di loro.
    E' stata realizzata dal Cesnur: centro di studi sulle nuove religioni.
    www.cesnur.org


    Thomas





    La Fraternità San Pio X di Monsignor Lefebvre


    Fraternità Sacerdotale San Pio X

    Via Trilussa, 45
    00041 Albano Laziale (Roma)
    Tel.: 06-9306816
    Fax: 06-9305848
    E-mail: albano@sanpiox.it
    URL: www.sanpiox.it


    Monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991) diventa sacerdote missionario in Africa, poi vescovo, delegato apostolico per l’Africa francofona e arcivescovo di Dakar nel 1955. Nel 1962 è trasferito all’episcopato di Tulle, in Francia, ma rimane superiore generale di una congregazione missionaria, i Padri dello Spirito Santo, fino al 1968. Lascia questa carica non condividendo l’“aggiornamento” della congregazione ispirato al Concilio Ecumenico Vaticano II, per conto del quale era stato attivo opponendosi su molti punti alle decisioni della maggioranza. Nel 1970 apre nelle vicinanze di Friburgo, in Svizzera, un seminario per giovani alla ricerca di una formazione “tradizionale”, che dopo pochi mesi si trasferisce a Ecône, nel Vallese, con l’approvazione del vescovo di Sion.

    Nel 1970 è eretta canonicamente nella Diocesi di Losanna-Ginevra-Friburgo la Fraternità Sacerdotale San Pio X. Nel 1974, con una visita canonica, matura una reazione della gerarchia cattolica nei confronti del seminario di Ecône e della sua formazione “pre-conciliare”; e nel 1975 una commissione cardinalizia ingiunge a monsignor Lefebvre di non procedere a ulteriori ordinazioni sacerdotali. Nonostante gli ammonimenti romani, il vescovo francese ordina tredici sacerdoti, il 29 giugno 1976, e il successivo 22 luglio è sospeso a divinis. Con questo gesto la Fraternità Sacerdotale San Pio X entra in stato di “disubbidienza”, ma non ancora di scisma: fra alti e bassi, un dialogo discreto è mantenuto con le autorità romane, e – se continua a ordinare sacerdoti – monsignor Lefebvre si astiene dal consacrare vescovi. Il 5 maggio 1988 sottoscrive a Roma un accordo, che dovrebbe porre fine alle controversie consentendo ai membri della Fraternità di continuare a celebrare la messa secondo il rito detto “di san Pio V” con l’approvazione di Roma, e di essere retti da un vescovo membro della Fraternità. L’approvazione dell’accordo incontra però difficoltà, e le trattative con Roma si interrompono il 19 giugno 1988.

    Il 30 giugno monsignor Lefebvre consuma lo scisma consacrando, senza l’approvazione di Roma, quattro vescovi (Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard N. Williamson e Alfonso de Galarreta) e incorrendo così nella scomunica insieme con il vescovo brasiliano Antonio de Castro Mayer (1904-1991) che partecipa – come co-consacrante – alla cerimonia. Il 2 luglio 1988, con la lettera apostolica Ecclesia Dei, il pontefice Giovanni Paolo II (1920-2005) constata la nascita di un vero e proprio scisma, e insieme detta provvidenze perché il maggior numero di sacerdoti e fedeli interessati alla problematica sollevata da monsignor Lefebvre possano rimanere o rientrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica. In seguito a queste misure la Fraternità Sacerdotale San Pio X patisce defezioni di sacerdoti e fedeli che tornano nella comunione con Roma, ma mantiene – anche dopo la morte di monsignor Lefebvre – seminari e distretti organizzati, con celebrazione di Messe secondo il rito detto “di san Pio V”, in numerosi paesi.

    All’interno o accanto alla Fraternità sono sorti vari ordini religiosi femminili sia attivi sia contemplativi, anch’essi – evidentemente – non riconosciuti. Può essere utile citare alcuni dati sulla diffusione internazionale della Fraternità: 453 sacerdoti, 178 seminaristi, 70 fratelli, 108 suore, 68 oblate, 7 seminari (Svizzera, Germania, Francia, USA, Argentina, Australia e Filippine), 26 distretti, 88 priorati, 496 chiese e cappelle, 124 centri di Messa, 2 istituti universitari, 71 scuole, 6 case di formazione, 7 case di riposo. In Italia la Fraternità Sacerdotale San Pio X – retta internazionalmente dal superiore generale Bernard Fellay, uno dei quattro vescovi consacrati da monsignor Lefebvre nel 1988 – è presente con i priorati di Albano Laziale, Spadarolo di Rimini e Montalenghe (Torino); messe sono regolarmente celebrate, inoltre, nei centri di Agrigento, Chiaravalle (Ancona), Albino (Bergamo), Bologna, Spinga (Bolzano), Ferrara, Firenze, Lucca, Seregno (Milano), Napoli, Parma, Pavia, Pescara, Roma, Torino, Trento, Lanzago di Silea (Treviso), Trieste, Verona. Il superiore del Distretto Italia – da cui dipende una missione in Albania, e al quale sono legati gli istituti di suore Consolatrici del Sacro Cuore, a Vigne di Narni (Terni), e le Discepole del Cenacolo, a Velletri (Roma) – è don Marco Nély, affiancato da una dozzina di sacerdoti.

    Rispetto a quanto precede, l’opinione pubblica ritiene spesso che il nodo centrale che spiega la separazione della Fraternità Sacerdotale San Pio X da Roma sia il rifiuto della riforma liturgica successiva al Concilio Vaticano II, e il desiderio di conservare la liturgia detta “di san Pio V” (che per i meno informati diventa semplicemente “la Messa in latino”, mentre il mondo lefebvriano ha sempre fatto questione di testi più che di lingua, pure attribuendo importanza anche al secondo aspetto). È vero che la cosiddetta “Messa antica” rimane una bandiera della Fraternità Sacerdotale San Pio X e una ragione di adesione e di attaccamento per molti seguaci dello scisma. I problemi, tuttavia, sono più complessi e più profondi, tanto che la disponibilità della Santa Sede a concedere alla Fraternità l’uso della liturgia preferita (naturalmente in lingua latina e secondo le rubriche pre-conciliari) non ha evitato lo scisma.

    Il disagio nei confronti del Concilio Vaticano II, nell’ambiente “lefebvriano”, ha il suo centro nella nozione di libertà religiosa. Secondo la Fraternità Sacerdotale San Pio X, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II la Chiesa cattolica predicherebbe, attraverso l’idea di “libertà religiosa”, la tesi secondo cui tutte le religioni sono più o meno uguali, con un progressivo scivolamento verso il relativismo che porta fuori dalla fede cattolica e dalla stessa nozione naturale di verità. L’ecumenismo e il dialogo interreligioso sono interpretati come ulteriori manifestazioni di relativismo. In questa stessa chiave sono criticati: il codice di diritto canonico del 1983, che non riconoscerebbe più la Chiesa cattolica come l’unica vera Chiesa; la riforma liturgica, in quanto avrebbe lo scopo di sfumare le differenze con il mondo protestante; la politica concordataria della Santa Sede, che non rivendicherebbe più per i cattolici i diritti che spettano ai seguaci dell’unica religione vera. Queste obiezioni di fondo al modello di relazioni fra la Chiesa cattolica, la società contemporanea, le altre comunità religiose e i moderni Stati laici trascendono, evidentemente, le semplici controversie liturgiche. Nel marzo 2001 la Santa Sede ha confermato che sono stati avviati “contatti formali” in vista di una auspicata riconciliazione, i quali peraltro risultano allo stato attuale ancora fermi a una fase preliminare.

    B.: Bernard Tissier de Mallerais (uno dei quattro sacerdoti ai quali mons. Lefebvre ha conferito la consacrazione episcopale nel 1988) è autore della più accurata biografia disponibile del vescovo francese: Marcel Lefebvre, Clovis, Étampes 2002. Fra i diversi libri di monsignor Marcel Lefebvre, alcuni sono stati tradotti in lingua italiana; fra questi: Un vescovo parla, Rusconi, Milano 1975; Il colpo da maestro di Satana, Società Editrice Il Falco, Milano 1978; Accuso il Concilio, Il Borghese, Roma 1977; Lettera aperta ai cattolici perplessi, Fraternità San Pio X - Priorato Madonna di Loreto, Spadarolo (Rimini) 1987; e Un vescovo cattolico, Edizioni San Francesco di Sales, Montalenghe (Torino) 1989. Una raccolta di documenti in Mons. Lefebvre e il Sant’Uffizio, Giovanni Volpe Editore, Roma 1980; sulle consacrazioni episcopali del 1988 e il conseguente scisma, una raccolta di documenti in Fideliter, numero fuori serie, 29-30 giugno 1988. La rivista ufficiale della Fraternità Sacerdotale San Pio X in Italia – oltre alla lettera mensile di informazioni Roma felix (dal 1999) – è La Tradizione Cattolica.



    I sedeprivazionisti: l’Istituto Mater Boni Consilii

    Istituto Mater Boni Consilii
    Località Carbignano, 36
    10020 Verrua Savoia (Torino)
    Tel.: 0161-839335
    Fax: 0161-839334
    E-mail: info@sodalitium.it
    URL: www.sodalitium.it

    Il padre Michel Guérard des Lauriers (1898-1988, religioso domenicano con il nome di frà Louis-Bertrand), già docente presso la Pontificia Università del Laterano e professore a Ecône, nel seminario della Fraternità Sacerdotale San Pio X, abbandona monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991) – che aveva raggiunto alla fine del 1970 – nell’autunno 1977 ed è consacrato vescovo il 7 maggio 1981 dall’arcivescovo emerito di Hué, il vietnamita Pierre-Martin Ngô-Dinh Thuc (1897-1984), che si trova alle origini – direttamente o indirettamente – di oltre un centinaio di consacrazioni episcopali illecite nel mondo ultra-tradizionalista (ma che muore dopo essere rientrato in comunione con Roma).

    Nel frattempo, monsignor Guérard des Lauriers ha già elaborato, nel 1979, la cosiddetta “tesi di Cassiciacum” – dalla rivista in cui la tesi è pubblicata, Les Cahiers de Cassiciacum – secondo la quale almeno a partire dal 7 dicembre 1965, con la promulgazione della dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa Dignitatis humanæ, ritenuta in contrasto col magistero precedente, Paolo VI (1897-1978) e i suoi successori, pur occupando legalmente la sede di Pietro in seguito a una valida elezione, non godrebbero più della autorità pontificia e non sarebbero più divinamente assistiti. In altre parole, essi sarebbero Papi solo “materialmente” ma non “formalmente” (e, in parallelo, quanto al potere di giurisdizione, i vescovi nominati dagli “occupanti della Sede Apostolica” – da Paolo VI in poi – non hanno l’autorità, esattamente come non hanno l’autorità i suddetti occupanti). Spetterebbe allora ai cardinali o ai vescovi residenziali rivolgere all’occupante della Sede Apostolica (attualmente Benedetto XVI, che l’Istituto Mater Boni Consilii ha reputato non potere essere “vero successore di Pietro” in un comunicato emanato il giorno successivo l’elezione al soglio pontificio, e il cui nome non è dunque menzionato dai sacerdoti dell’Istituto nel canone della Messa) delle “monizioni canoniche”. Se il Papa persiste nel suo errore, non lo è più neppure materialmente e il “concilio generale imperfetto” (cardinali o vescovi residenziali) dovrebbe procedere a un nuovo conclave. Nel caso abiuri i suoi errori, egli diverrebbe Papa anche formalmente.

    Naturalmente, allo stato attuale delle cose, nessun cardinale o vescovo residenziale è disposto a iniziare il processo canonico ipotizzato da padre Guérard des Lauriers, per cui i sostenitori della sua tesi (sedeprivazionisti) si oppongono sia a chi riconosce la legittimità del Papa (è la posizione della Fraternità San Pio X), sia a chi non lo considera Papa neppure materialmente (sedevacantisti), sia ancora a chi vuole convocare un conclave ed eleggere un Papa senza previe monizioni canoniche (conclavisti). Conseguentemente, “l’Istituto Mater Boni Consilii, sostenendo che la Sede Apostolica è formalmente (…) vacante almeno dal 7 dicembre 1965, ritiene che tutti i libri liturgici promulgati dopo quella data non sono libri liturgici della Chiesa cattolica e pertanto (…) che la Messa celebrata secondo il nuovo rito e i sacramenti confezionati e amministrati secondo il rito post-conciliare sono da considerarsi (…) come praticamente nulli e invalidi. Questo vale anche per il nuovo rito di consacrazione episcopale” (Sodalitium, anno XXI, n. 58, aprile 2005, p. 42).

    Il 25 novembre 1987, a Raveau (in Francia), monsignor Michel Guérard des Lauriers conferisce la consacrazione episcopale a don Franco Munari (dopo averla già conferita a Gunter Storck, il 30 aprile 1984, e a Robert McKenna, il 22 agosto 1986), un sacerdote italiano che – assieme a don Curzio Nitoglia, don Giuseppe Murro e don Francesco Ricossa – ha lasciato la Fraternità Sacerdotale San Pio X, il 18 dicembre 1985, considerando le sue posizioni dottrinali (all’epoca: “Giovanni Paolo II [1920-2005] è realmente Papa, ma può sbagliare e gli si deve disobbedire”) ambigue e nocive. Intorno a don Munari e i suoi collaboratori sorge così l’Istituto Mater Boni Consilii – con sede prima a Nichelino, poi a Verrua Savoia, entrambi in provincia di Torino –, che riunisce i seguaci italiani della “tesi di Cassiciacum”. Per ragioni personali, don Munari abbandona l’istituto – e, a quanto è dato di sapere, il sacerdozio – il 26 ottobre 1990.

    Dopo oltre un decennio di assenza di un proprio vescovo, avendo perciò fatto ricorso per le ordinazioni sacerdotali e le cresime a vescovi stranieri (a loro volta non in comunione con il Papa), che condividono posizioni analoghe sul “problema dell’autorità nella Chiesa” e del Papa e che periodicamente visitano l’Italia, il 16 gennaio 2002 il vescovo statunitense domenicano Robert McKenna – come abbiamo visto, elevato all’episcopato da Michel Guérard des Lauriers, nel 1986 – ha conferito la consacrazione episcopale a un giovane membro dell’Istituto, il sacerdote belga Geert Stuer – nato a Gand il 14 maggio 1964 e ordinato al sacerdozio dallo stesso McKenna nel 1996 –, residente a Dendermonde (Belgio), da dove svolge il suo ministero per conto dell’Istituto Mater Boni Consilii anche in Francia e nei Paesi Bassi.

    A vent’anni dalla propria nascita, l’Istituto Mater Boni Consilii – che oltre alla casa di Verrua Savoia dispone di residenze di propri sacerdoti a Roma e San Martino dei Mulini (Rimini), oltre che in Francia e Belgio – dispone di una decina di sacerdoti e complessivamente di ventiquattro membri, e svolge il proprio apostolato in diverse città italiane – Bologna, Chieti, Ferrara, Loro Ciuffenna (Arezzo), Maranello (Modena), Milano, Modugno (Bari), Padova, Potenza, Roma, Rimini, Rovereto (Trento), Torino, Valmadrera (Lecco) – e straniere. Dal 2004, inoltre, l’Istituto segue la cura pastorale di un distaccamento italiano delle suore francesi di Cristo Re a Moncestino (Alessandria), presso le quali è ospitata la prima novizia del ramo femminile dell’Istituto Mater Boni Consilii.

    B.: La “tesi di Cassiciacum” è esposta da padre Guérard des Lauriers in “Le Siège Apostolique est-il Vacant?”, Cahiers de Cassiciacum, n. 1, Association St. Herménégilde, Nizza 1979; un numero monografico dedicato alla memoria del religioso domenicano in Sodalitium, anno V, n. 18, novembre-dicembre 1998. L’Associazione Mater Boni Consilii pubblica a Verrua Savoia il periodico Sodalitium (dal 1983 al 1985 bollettino del Distretto Italia della Fraternità Sacerdotale San Pio X), e negli anni 1990 ha iniziato anche attività editoriali nel settore librario, pubblicando fra gli altri titoli: don Anthony Cekada, Non si prega più come prima..., Cooperativa Editrice Sodalitium, Verrua Savoia (Torino) 1994. Sul fenomeno del sedevacantismo in generale, cfr. l’articolo di Massimo Introvigne, “The Pope's Question in Fringe Catholicism: A Note on ‘Sedevacantism’, ‘Sedeprivationism’, and ‘Antipopes’”.



    I sedevacantisti: l’Associazione Santa Maria “Salus Populi Romani”

    Associazione Santa Maria “Salus Populi Romani”
    Via Luigi Chiala, 8
    10080 Feletto (Torino)
    E-mail: info@osservatorecattolico.com
    URL: www.osservatorecattolico.com

    Nel 1991 Stefano Filiberto, già seminarista a Ecône, in Svizzera, della Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), fonda a Torino – assieme ad altre persone – l’Associazione Santa Maria “Salus Populi Romani” e la rivista Il Nuovo Osservatore Cattolico, che intende distinguere la sua posizione da quella di altri gruppi con cui pure condivide la convinzione che l’attuale Papa e i suoi predecessori da Paolo VI (1897-1978) – se non da Giovanni XXIII (1881-1963) – siano formalmente eretici e apostati dalla dottrina cattolica tradizionale. L’Associazione si riferisce all’insegnamento teologico secondo cui “chi è fuori della Chiesa non può esserne il capo” (così san Roberto Bellarmino, 1542-1621); quindi, non solo il Papa non è più tale quando cade in eresia, ma chi è già eretico prima del conclave non può essere validamente eletto al pontificato. Un eretico che non condivide la fede cattolica – come una donna, o un bambino – non può validamente ricevere la forma del pontificato. Paolo VI – con qualche dubbio – e Giovanni Paolo II (1920-2005) – con certezza – hanno, secondo l’Associazione, professato eresie già prima della loro elezione, dunque non sono mai diventati veramente Papi.

    Questa tesi contrasta sia con quella della Fraternità San Pio X (secondo cui Paolo VI e i successivi Pontefici sono cattivi Papi, ma rimangono formalmente veri Papi), sia con la cosiddetta “tesi di Cassiciacum” del religioso domenicano mons. Michel Guérard des Lauriers (1898-1988) secondo cui il Pontefice è Papa materialmente anche se non formalmente. Siccome Giovanni Paolo II non è mai stato Papa, né lo è diventato Benedetto XVI, la sede è vacante (da molto tempo, giacché l’Associazione ritiene che Paolo VI sia caduto comunque in eresia almeno dal 7 dicembre 1965, quando ha promulgato la dichiarazione conciliare Dignitatis humanae sulla libertà religiosa), a nulla rilevando l’occupazione “materiale” da parte di chi deve essere considerato un usurpatore. L’obiezione più seria a questa tesi – integralmente sedevacantista – è, riconosce la stessa Associazione, quella secondo cui la Chiesa avrebbe così perso la sua visibilità. La risposta di Filiberto e dei suoi sostenitori è che la visibilità si esprime ordinariamente, ma non obbligatoriamente, attraverso il Sommo Pontefice e può permanere nei vescovi e sacerdoti fedeli (sedevacantisti) che ancora esistono nel mondo. Rimane il problema di come uscire da questa situazione.

    L’Associazione rigetta la soluzione di un conclave futuro da parte dei cardinali oggi “ratzingeriani”, pure se (come altri ipotizzano) si ravvedessero, perché la loro stessa valida successione apostolica è dubbia. Accusata di “conclavismo” dai suoi critici, manifesta in realtà molti dubbi su chi potrebbe costituire un valido conclave (non necessariamente, comunque, un corpo di cardinali) e ritiene la convocazione di un conclave allo stato non opportuna – iniziative recenti sono giudicate “inconcludenti” – finché nella Chiesa i tempi non saranno maturi, non si sarà – cioè – manifestato un diffuso consenso sull’esistenza di una situazione di sede vacante. Anche sulla prassi di ordinare vescovi al solo scopo di perpetuare l’amministrazione dei sacramenti, diffusa in alcuni gruppi sedevacantisti, l’Associazione è perplessa: un vescovo, afferma, non è una semplice “macchina” per produrre sacramenti, e non è opportuno consacrare vescovi che non vogliano avere alcuna autorità (né altri che, in forza di una semplice consacrazione episcopale, ne pretendano al contrario una su tutta la Chiesa).

    In periodo di sede vacante i vescovi dovrebbero avere poteri reali ma limitati (con esclusione del potere giudiziario, che non potrebbe che rimanere sospeso in assenza di conferma pontificia) e potrebbero essere eletti dal clero e dal popolo fedele (il che è cosa diversa dall’affermare che la loro autorità proviene dal basso, dal “gregge”, posizione che, beninteso, l’Associazione considera eretica). I candidati dovrebbero essere quindi non solo persone pie e di buona dottrina, ma anche dotate di capacità giuridiche e di gestione. Alla domanda su “dov’è dunque [oggi] la vera Chiesa?” l’Associazione risponde che “c’è una notevole difficoltà nel trovare la risposta” e che “vi è del misterioso in ciò che sta accadendo”; comunque “la Chiesa è visibile in coloro che si oppongono all’eresia e che hanno ancora la fede” (Un paladino della Fede, “La questione dell’autorità”, Il Nuovo Osservatore Cattolico, anno IV, n. 2 [6], ottobre-novembre 1994, pp. 3-7 [p. 7]). Quanto al futuro, la convocazione del conclave essendo “praticamente inopportuna”, si afferma che “lasciamo alla Divina Provvidenza trovare la soluzione pratica” per il problema di come porre fine alla situazione di sede vacante (don Francesco Maria Paladino, “Obiezioni al sedevacantismo. Don Paladino e la Tesi di Cassiciacum”, Il Nuovo Osservatore Cattolico, anno IX, n. 1 [16], novembre-dicembre 1999, pp. 4-11 [p. 8]).

    Peraltro, pur non mancando un interesse per profezie apocalittiche, è criticato anche chi attende fatalisticamente gli eventi. Occorre invece operare per preservare e diffondere la fede; in questa chiave, l’Associazione diffonde le sue pubblicazioni e quelle della collegata Éditions Delacroix di Chateauneuf (Francia) e mantiene contatti con una rete di centri sedevacantisti in Francia, Belgio, Germania, Stati Uniti, Canada e Messico, il più importante dei quali è il Seminario Maggiore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a Hermosillo (Sonora, Messico), fondato dal vescovo Moisés Carmona-Rivera (1912-1991) – consacrato il 17 ottobre 1981, a Tolone, dall’arcivescovo emerito di Hué, il vietnamita Pierre-Martin Ngô-Dinh Thuc (1897-1984), che si trova alle origini, direttamente o indirettamente, di oltre un centinaio di consacrazioni episcopali illecite nel mondo ultra-conservatore (ma che muore dopo essere rientrato in comunione con Roma) –, e fondatore dell’Union Católico Trento insieme a un altro vescovo della “linea Thuc”, Adolfo Zamora Hernandez (1910-1987) – e oggi diretto da Martin Davila Gandara (nato nel 1965), a sua volta consacrato vescovo l’11 maggio 1999 da Mark Anthony Pivarunas (nato nel 1958), che era stato consacrato il 24 settembre 1991 dallo stesso Carmona Rivera ed è l’attuale superiore generale della Congregatio Mariae Reginae Immaculatae, un ordine di sacerdoti, religiosi e suore sorto nel 1967 e su posizioni sedevacantiste.

    B.: Si consulterà la collezione de Il Nuovo Osservatore Cattolico, e – per la critica alla tesi detta di Cassiciacum – Don Francesco Maria Paladino, Petrus es tu?, Éditions Delacroix, Chateauneuf 1997. Sul fenomeno del sedevacantismo in generale, cfr. l’articolo di Massimo Introvigne, “The Pope's Question in Fringe Catholicism: A Note on ‘Sedevacantism’, ‘Sedeprivationism’, and ‘Antipopes’”.



    I sedevacantisti apocalittici: Seibo no Mikuni

    Seibo no Mikuni – Il Regno di Nostra Signora
    33-2 Aza Ubasaku Oaza, Matuzuka, Sukagawa-shi
    Fukushima 969-04 – Giappone
    Tel. e fax: (0081) 248-76-

    Seibo No Mikuni è fondato in Giappone l’11 febbraio 1970 per opera di Yukio Nemoto (1925-1988) e costituisce un caso particolare di movimento sedevacantista che insiste particolarmente sul carattere di segno apocalittico dell’attuale diffusione dell’aborto (un tema che si ritrova peraltro anche in nuove religioni giapponesi non cristiane). Non si conoscono molti particolari della vita del fondatore: convertitosi alla fede cattolica all’età di venticinque anni, nel 1965 aderisce alla Milizia di Maria Immacolata, prima di dare vita al nuovo sodalizio – la cui autentica fondatrice è considerata la Madonna (il motto del movimento è “Vittoria della Beata Vergine Maria”) –, nel quale diventa noto come Giuseppe di Gesù e Maria Yukio Nemoto.

    Le cinque condizioni considerate necessarie per appartenere a Seibo No Mikuni – e che almeno in parte descrivono la peculiare dottrina del gruppo – possono essere così sintetizzate: credere ai dogmi dei tre privilegi mariani dell’Immacolata Concezione, Assunzione e Mediazione di tutte le grazie (il 6 gennaio 1981, infatti, Giuseppe di Gesù e Maria Yukio Nemoto ha proclamato il dogma della “Beata Vergine Maria mediatrice di tutte le grazie”, la cui festività è onorata nella seconda domenica di maggio); riconoscere in Seibo No Mikuni la vera Chiesa cattolica dei tempi ultimi; professare che dal Concilio Vaticano II la Chiesa di Roma è diventata la “grande prostituta” di cui è detto nell’Apocalisse (Ap 17, 1); dichiarare che i Papi (da Giovanni XXIII [1881-1963] in poi) sono l’Anticristo e la “bestia” apocalittica (Ap 13, 11); uscire dall’attuale Chiesa cattolica.

    Una parte cospicua delle dottrine di Seibo No Mikuni hanno origine nell’interpretazione al libro giovanneo dell’Apocalisse fornita da Giuseppe di Gesù e Maria Yukio Nemoto, il quale ha pure realizzato un’opera in più volumi a proposito. Da questa Spiegazione dell’Apocalisse si evince, fra l’altro, il ruolo messianico del movimento che, con il fondatore, sono considerati i “due testimoni” che rendono testimonianza alla verità negli ultimi tempi (Ap 11, 3). Questo genere di interpretazioni bibliche, unite al fermo e spesso virulento attacco all’attuale gerarchia ecclesiale e a speculazioni apocalittiche sulla fine dei tempi, caratterizzano un movimento che non gode di ampia diffusione: i membri ufficiali di Seibo No Mikuni – riuniti in una congregazione religiosa femminile guidata dal successore di Giuseppe di Gesù e Maria Yukio Nemoto (la giapponese suor Maria Immacolata), e alla quale appartiene anche la figlia del fondatore, suor Maria Assunta – non sono più di una decina, tutti dislocati a Fukushima, nella zona settentrionale del Giappone; a queste religiose si affianca l’apostolato di un sacerdote che vive in Guatemala. Sembra potersi dire che il movimento abbia qualche penetrazione nel contesto latino-americano, come dimostra un comunicato emesso da Guadalajara l’11 settembre 2002 – a un anno di distanza dalla tragedia dell’attentato alle Twin Towers –, nel quale il movimento puntualizza la propria posizione in merito alle cronache recenti del terrorismo ultra-fondamentalista islamico.

    Seibo No Mikuni non conta fedeli in Italia, ma il materiale illustrativo è regolarmente inviato a tutti i sacerdoti cattolici e a quanti hanno preso contatto con il movimento; visite periodiche al nostro paese sono compiute dalla giapponese suor Maria Passione, al secolo Nobuko Hojo.

    B.: Seibo No Mikuni stampa periodicamente la rivista The Morning Star (due numeri usciti: 1989 e 1992) e il bollettino anti-abortista Abortion in the World, oltre a volantini in varie lingue, compreso l’italiano. L’opera in quattro volumi di Giuseppe di Gesù e Maria Yukio Nemoto Spiegazione dell’Apocalisse circola solo in versione privata in lingua giapponese, e sono in preparazione edizioni in lingua inglese, francese, spagnola e portoghese. In lingua inglese, cfr. l’articolo di PierLuigi Zoccatelli, “Seibo No Mikuni, a Catholic Apocalyptic Splinter Movement from Japan”.

  2. #2

  3. #3
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    Predefinito

    Ovviamente qui per Tradizionalismo non si intende il giusto amore per la Sacra Tradizione, giusto e in sè necessario, ma l'ideolgia di coloro che, col pretesto di una falsa concezione della tradizione, diventano disubbidienti e ribelli alla Chiesa e al Papa.

    Chi si sente vicino alla sensibilità tradizionalista non ha bisogno di unirsi a questi gruppi scismatici; è invece tutelato dalla Chiesa stessa nella propria sensibilità.

    Di seguito riporto qualche 3d dedicato ai cattolici tradizionalisti fedeli a Roma:

    Il tradizionalismo buono fedele a Roma.

    Fraternità Sacerdotale di San Pietro: il giusto amore per la Tradizione.

    Tradizionalismo autentico e cattolico: nasce il movimento Juventutem, messa in antico rito a Colonia.

  4. #4
    Lefevriano in attesa
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    Predefinito

    ecco, se la mettiamo così mi sa che io mi riavvicinerò molto presto a Roma.

    Motto: se voglio seguire un concerto rock vado allo stadio, non in chiesa)
    †Extra Ecclesia nulla salus†

 

 

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