VATICANO
Il papa contro Israele: «accuse pretestuose»
FAUSTO DELLA PORTA
La bordata è arrivata violentissima e rischia di compromettere le future relazioni tra Israele e il Vaticano. In risposta alle accuse formulate dal governo israeliano lo scorso lunedì - in cui al papa Benedetto XVI si rimproverava di non aver menzionato gli attentati di Netanya nella generale condanna delle ultime azioni terroristiche pronunciata all'Angelus - la Santa sede ha diramato ieri una lunga nota di risposta. Una nota in cui vengono abbandonate le usuali perifrasi del linguaggio diplomatico per dare spazio a una presa di posizione durissima. Nel comunicato, in effetti, il Vaticano non solo non ritratta, ma ribadisce e rilancia. La nota inizia con una chiara precisazione: «Così come il Governo israeliano comprensibilmente non si lascia dettare da altri ciò che esso deve dire - dice il Vaticano - nemmeno la Santa Sede può accettare di ricevere insegnamenti e direttive da alcun'altra autorità circa l'orientamento e i contenuti delle proprie dichiarazioni».
Nel ricordare quanto gli interventi del precedente papa Giovanni Paolo II per condannare gli attentati contro Israele siano stati «numerosi e pubblici», il comunicato della Santa sede provvede poi ad aggiungere una notarella di non scarso rilievo: «Non sempre ad ogni attentato contro Israele è stato possibile far seguire subito una pubblica dichiarazione di condanna, e ciò per diversi motivi, tra l'altro per il fatto che gli attentati contro Israele talora erano seguiti da immediate reazioni israeliane non sempre compatibili con le norme del diritto internazionale. Sarebbe stato pertanto impossibile condannare i primi e passare sotto silenzio le seconde». I rapporti tra lo stato vaticano e lo stato ebraico - rimasti tumultuosi fin dalla nascita di Israele, nel 1948 - avevano subìto un netto miglioramento durante il pontificato di Karol Wojtyla, che compì la storica visita a Gerusalemme nel marzo 2000, in cui chiese scusa per i crimini perpetrati contro gli ebrei in nome della Chiesa.
Gli inizi del pontificato di Benedetto XVI lasciavano credere che, rispetto ai rapporti con lo stato ebraico, il papa avrebbe seguito la linea indicata dal predecessore, tanto che il passato 6 luglio il premier israeliano Ariel Sharon ha invitato Joseph Ratzinger in Israele. In quell'occasione, il papa ha risposto che Israele è in cima alla lista dei luoghi che visiterà. Dopo le ultime esternazioni incrociate, è probabile che abbia cambiato idea.