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  1. #1
    omnia domat virtus
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    Tito 1:15 Tutto è puro per quelli che sono puri; ma per i contaminati e gli increduli niente è puro; anzi, sia la loro mente sia la loro coscienza sono impure.
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    Predefinito i fratelli maggiori criticano il Papa

    Israele, critiche a Benedetto XVI: ''Non ha condannato la strage di Netanya'' Post #1 di 3

    Convocato l'inviato vaticano al ministero degli Esteri
    Israele, critiche al Papa: ''Non ha condannato la strage di Netanya''

    Ieri il Pontefice ha menzionato gli attentati in Egitto, Gran Bretagna, Turchia e Iraq e non quello nello Stato ebraico


    Gerusalemme, 25 lug. (Adnkronos/Ign) - Israele critica Benedetto XVI per non aver condannato l'attentato suicida del 12 luglio in cui furono uccise cinque persone a Netanya e convoca l'inviato vaticano al ministero degli Esteri. ''Il Papa ha deliberatamente mancato di condannare il terribile attentato terroristico che è avvenuto in Israele la settimana scorsa'', afferma un comunicato del dicastero, citato sul sito di Ha'aretz. A provocare la reazione d'Israele è stata l'esortazione del Papa, che ieri si è rivolto a Dio perché fermi ''la mano assassina'' dei terroristi e ha menzionato gli attentati in Egitto, Gran Bretagna, Turchia e Iraq, senza parlare di quello in Israele.

    ''Ci aspettavamo che il nuovo Papa, che nell'assumere l'incarico aveva sottolineato l'importanza che pone nei rapporti fra la Chiesa e il popolo ebraico, si sarebbe comportato differentemente'', afferma il comunicato. Il documento esorta poi il Pontefice a condannare gli attacchi ''contro gli ebrei nello stesso modo in cui condanna gli attacchi terroristici contro gli altri''.

    Non vuole entrare nel merito dell'imprevisto incidente diplomatico anzi tende a sdrammatizzare Padre Federico Lombardi, direttore dei programmi di Radio Vaticana, che spiega all'ADNKRONOS: ''L'Angelus del Papa dalla Valle d'Aosta non è un documento studiato nei minimi particolari, non è un testo politico o diplomatico''.
    Tratto da: IGN - esteri
    la pena di morte minaccia il valore assoluto della vita umana! Ma anche l’esistenza del puro che subisce un oltraggio, sia pur non letale, ha valore assoluto; noi dobbiamo scegliere il male minore, e se è vero che la santità più santa, sarà sempre più estrema della malvagità più bieca, come il fuoco più fulgido lo sarà del gelo più gelido... allora, ci sarà dato raggiungere la pietà dell’altissimo, anche attraverso... il nero portale del peccato!

  2. #2
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    Mio marito.........ateo......... rifletteva ieri con noi questa notizia che girava in tutti i media:
    " Accidenti come si fa presto a cambiare idea!!! Poche settimane fa i Media ci dicevano dell'amore d'Israele nell'invitare il Papa in Terra Santa e degli elogi fatti per la continuità con Woytjla....... Ora di punto in bianco il rammarico diventerà probabilmente l'ennesima provocazione ad un arresto dei dialoghi..."

    Ciò che ulteriormente riflettevo è che Israele NON ha detto nulla però di fronte al fatto CHE LA PRIMA LETTERA DI PAPA BENEDETTO XVI da Pontefice è stata proprio al Rabbino della comunità ebraica di Roma:

    Illustrissimo Professore
    ELIO TOAFF
    Rabbino Capo emerito di Roma

    La ricorrenza del Suo novantesimo genetliaco mi offre la gradita occasione di porgerLe sentiti e cordiali auguri. Unito a Lei e alla Comunità Ebraica di Roma, benedico l'Eterno per il dono della lunga e feconda vita che Le ha concesso, durante la quale la bontà di Dio si è tante volte manifestata, e di cuore lodo l'Altissimo: "Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo" (Sal 139, 13-14).

    Con animo grato a Dio, ringrazio Lei, chiarissimo Professore, per le buone relazioni che ha intessuto con la Santa Sede, particolarmente durante il Pontificato del mio compianto predecessore, il Papa Giovanni Paolo II. Ricordo con gioia l'abbraccio con il quale Ella lo ha accolto nella Sinagoga di Roma, il 13 aprile 1986.

    L'attuale Suo genetliaco diventa così occasione per rinnovare l'impegno a continuare il dialogo tra noi, guardando con fiducia al futuro.

    Con sentimenti di sincera stima, rinnovo gli auguri per questo giorno di festa unendomi alla Sua Comunità, ai Suoi amici e a tutti coloro che Le vogliono bene.

    Dal Vaticano, 30 Aprile 2005

    BENEDICTUS PP. XVI



    ..................

    Insomma come dire......... qualcsiasi cosa facesse Benedetto XVI.non andrà mai bene..... che tristezza!!!!

    Fraternamente Caterina LD
    Fraternamente Caterina
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  3. #3
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    Originally posted by Caterina63
    Mio marito.........ateo......... rifletteva ieri con noi questa notizia che girava in tutti i media:
    " Accidenti come si fa presto a cambiare idea!!! Poche settimane fa i Media ci dicevano dell'amore d'Israele nell'invitare il Papa in Terra Santa e degli elogi fatti per la continuità con Woytjla....... Ora di punto in bianco il rammarico diventerà probabilmente l'ennesima provocazione ad un arresto dei dialoghi..."

    effettivamente... ha molto ragione.
    E' evidente che il governo Israeliano pensa solo a cementare un'alleanza possibile con il Vaticano inteso come potenza di governo. più che a rinsaldare rapporti con un capo religioso.

  4. #4
    INNAMORARSI DELLA CHIESA
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    ISRAELE CON QUALCHE ECCESSO

    MESTIERE DIFFICILE FARE IL PAPA


    Elio Maraone www.avvenire.it

    Fare il Papa - come ha osservato lo stesso Pontefice - non è facile; e proprio negli ultimi giorni sembra che Benedetto XVI lo stia assaggiando in maniera particolare. Non hanno atteso che varcasse la soglia dei primi cento giorni di pontificato per bersagliarlo di intimazioni, o comunque per strattonarlo per la veste, nella convinzione che il Papa si possa indirizzare a piacere.

    Questo non è possibile, ma commentatori anche sottili, cristiani anche teologi, politici anche stolidi non hanno mancato - soprattutto nei giorni del terrorismo montante - di sommergerlo con le loro adulazioni o le loro critiche, ugualmente interessate. I più attivi sono stati coloro che hanno tentato di arruolarlo nella guerra di religione fra cristianità e terrorismo islamico (anzi: Islam e basta) e nello scontro di civiltà.

    Impresa vana, sia perché oggi non esistono né quella guerra né quello scontro sia per l'altra e risolutiva ragione che il Papa sente e agisce come pastore dell'umanità, dunque sfugge a ogni tentativo di strumentalizzazione. Egli si rivolge a tutti, e nemmeno quando, nella costituzione di un magistero che già si va delineando, affronta un tema particolare, ne trascura la valenza universale.

    Per esempio è l'Europa, ma non soltanto l'Europa l'interlocutore al quale parla perché sia «fermento di un rinnovato umanesimo, nel quale fede e ragione cooperino in fecondo dialogo alla promozione dell'uomo e all'edificazione della vera pace».

    Parole dense, figlie di una linea sapienziale che si è espressa nel forte invito al dialogo con l'Islam, anche nella convinzione che in esso vi siano «elementi che possono favorire la pace». Una linea sapienziale che tra l'altro risale - notiamo di passata - all'incontro di Giovanni Paolo II con i giovani musulmani a Casablanca, vent'anni fa. Insomma, ce n'è abbastanza per riflettere, approfondire. Invece, alcuni insistono nell'adulazione che all'improvviso si tramuta in critiche superficiali, quando non scadono nel risentimento. Esemplare, a quest'ultimo riguardo, l'accusa mossa l'altro giorno dal governo israeliano al Papa, «reo» di non aver incluso Israele, all'Angelus di domenica, nell'elenco dei Paesi citati come vittime degli attentati terroristici.


    Con una procedura insolitamente dura, accompagnata da parole dure, il Nunzio monsignor Pietro Sambi è stato convocato al ministero degli Esteri di Gerusalemme, per ricevervi una protesta per l'omissione. Non c'è dubbio che questa omissione, vista anche la limpida, affettuosa posizione del Papa nei confronti dell'ebraismo e di Israele, possa, al più, essere considerata una incolpevole concisione, di quelle che la diplomazia risolve con tocco felpato.

    L'attacco a Benedetto XVI è stato invece «sorprendente e pretestuoso», per dirla con il portavoce pontificio Navarro-Valls. Difficile sapere da che cosa nasca questo attacco: se dai nervi scoperti di Israele in vista del ritiro da Gaza, o da un vero e proprio irrigidimento, oppure dal desiderio - come si sussurra - di bloccare l'Accordo bilaterale, che era a buon punto, fra Israele e Santa Sede.

    Tra i commenti italiani merita una segnalazione quello di Pierluigi Battista. Il vicedirettore del Corriere della sera scrive che «certamente non è stata un'omissione voluta», però annota che «Israele protesta ancora una volta contro un doppio standard morale e interpretativo» e aggiunge che «nell'oblio collettivo, allo Stato di Israele si fa fatica addirittura a riconoscere lo status di vittima...». Conclusione (di Battista): «Israele non può essere accusato di un eccesso di suscettibilità». A noi pare, al contrario, che stavolta quell'eccesso potrebbe essere invocato come attenuante.

    *****************
    Fraternamente Caterina
    Laica Domenicana

  5. #5
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    ma non è il giornale di blondet

  6. #6
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    pubblico qui la risposta del cardinale Silvestrini a queste accuse:

    Dichiarazioni del Card Silvestrini

    Il cardinale Achille Silvestrini ha espresso il suo giudizio sul caso israeliano: Non è vero che la Santa Sede abbia un atteggiamento filo-palestinese che non le permette di vedere la minaccia terroristica che assedia Israele". In questo modo il cardinale Achille Silvestrini, in passato responsabile della diplomazia vaticana, commenta 'il caso' nato tra il Vaticano e il governo di israeliano in seguito alla mancata citazione da parte di Papa Ratzinger degli attentati che colpiscono il Paese mediorientale. "Non è necessario dire tutto ogni volta - spiega intervistato dal 'Corriere della Sera'- Quello dell'Angelus è un appuntamento settimanale e dunque il riferimento primario è ai fatti correnti, tant'è che il Santo Padre ha usato l'espressione 'in questi giorni'. Di certo non intendeva misconoscere la sofferenza per atti terroristici che da tempo sperimenta Israele". Quindi Silvestrini torna indietro con la memoria e rievoca le 'mosse' di papa Wojityla nello scacchiere mediorientale. "Se Giovanni Paolo II è andato a Betlemme e lì ha incontrato l'Autorità palestinese, è andato anche a Yad Vashem e al Muro del Pianto. Ha voluto un 'Accordo' con lo Stato di Israele e ha stabilito con esso relazioni diplomatiche, ha parlato instancabilmente della minaccia che può costituire anche oggi l'antisemitismo. Sono sicuro che questa sarà anche la linea di Benedetto XVI.

    tratto da Le nostre Radici

  7. #7
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    25 Luglio 2005

    Ministro israeliano degli esteri attacca il papa Benedetto XVI in modo "violento e volgare"
    di Arieh Cohen

    Gerusalemme (AsiaNews) - Il Ministro isareliano degli esteri ha inviato delle istruzioni ai giornali dello stato d'Israele per lanciare un attacco crudo e violento contro la persona del papa Benedetto XVI. Nelle sue istruzioni - senza precedenti - indirizzate agli uffici editoriali con data "Lunedì 25 luglio" il ministero degli esteri accusa il Santo padre di aver escluso Israele dalla lista delle nazioni affette da terrorismo, citate ieri nell'Angelus del 24 luglio. Secondo il Ministero l'esclusione è deliberata e immorale e tenderebbe a legittimare attacchi contro gli ebrei.

    Le istruzioni, scritte in modo aspro e violento, sono violente anche nella formulazione: secondo epserti ebrei di linguaggio esse sono scritte con molti errori di grammatica e di sintassi.

    Un simile gratuito, violento, volgare attacco a un pontefice vivente - affermano osservatori - è senza precedenti nei 57 anni di storia dello stato d'Israele.

    tratto da asianews.it

  8. #8
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    un'ulteriore analisi:

    Israele contro il Papa. Le ragioni di una crisi
    Mattia Bianchi

    Tensione improvvisa, dopo mesi a ciel sereno, fra Israele e il Vaticano sulla spinosa questione della lotta al terrorismo. Dietro lo scontro diplomatico, problemi legati ai negoziati bilaterali tra Israele e Santa Sede.

    Il governo Sharon ha protestato ieri formalmente con il Vaticano dopo le parole pronunciate domenica all'Angelus da Benedetto XVI. Il papa aveva condannato i recenti attentati terroristici in diversi paesi, citandone esplicitamente quattro, l'Egitto, la Turchia, l'Iraq e il Regno Unito, ma non Israele. Ieri mattina il nunzio apostolico a Gerusalemme monsignor Pietro Sambi è stato convocato al ministero degli esteri per ricevere una ''protesta verbale''. In segno di protesta Israele ha inoltre annullata la riunione che rappresentanti israeliani e del Vaticano avrebbero dovuto tenere oggi a Gerusalemme sulla questione delle proprietà della Chiesa in Terrasanta.


    Immediata la risposta della Santa Sede. ''Sorprende che si sia voluta distorcere così pretestuosamente l'intenzione del Santo Padre, - ha detto il direttore della Sala Stampa Joaquin Navarro-Valls - essendo ben noti i numerosissimi interventi della Chiesa, del magistero dei sommi pontefici e da ultimo del papa Benedetto XVI a condanna di ogni forma di terrorismo, da qualsiasi parte essa venga e contro chiunque sia rivolta''.

    L'agenzia del Pime Asianews è andata oltre. 'L'attacco senza precedenti lanciato ieri dal Ministero israeliano degli esteri contro la persona di Benedetto XVI - si legge in una nota - è una cortina fumogena per nascondere la decisione dello stesso ministero di abbandonare i negoziati con la Santa Sede, in programma lo stesso giorno''. Tali negoziati – esplicitamente richiesti dall’Accordo Fondamentale fra Israele e Santa Sede del 1993, il trattato internazionale che è la “magna charta” di tutti i rapporti fra lo stato ebraico e la Chiesa cattolica – hanno lo scopo di giungere a un nuovo trattato per confermare il diritto della Chiesa all’esenzione dalle tasse (un diritto che dura da secoli) e quelli di proprietà, entrambi erosi dallo stato israeliano fin dalla sua fondazione.

    I negoziati erano cominciati in modo ufficiale l'11 marzo 1999. Ma negli ultimi anni, ricorda Asianews, Israele è stato riluttante perfino a incontrare la delegazione della Santa Sede e dialogare sui termini degli accordi. Il 28 agosto 2003 la delegazione israeliana ha abbandonato in blocco il tavolo dei negoziati e vi è tornato solo un anno dopo, in seguito a pressioni della Chiesa e del governo degli Stati Uniti. Dopo essersi accordati per alcuni, pochi incontri nel 2005, Israele si è detta d'accordo a incontrarsi il 19 luglio scorso; all'ultimo momento ha cancellato l'incontro per fissarlo al 25 luglio. Fonti ecclesiali a Gerusalemme, spiega l'agenzia cattolica, affermano che con ogni evidenza i rappresentanti di Israele ''temevano le conseguenze di una nuova cancellazione all'ultimo momento e così hanno pensato di inscenare una critica all'Angelus del papa, solo per nascondere le loro impreparazioni e mancanze sulle obbligazioni da loro prese riguardo ai negoziati con la Santa Sede''.

    Di recente, alcune personalità vaticane hanno parlato apertamente delle continue mancanze di Israele nel mettere in atto le obbligazioni prese con la Santa Sede. In tutto questo periodo, né l'Accordo Fondamentale del 1993, né l'Accordo sulla Personalità giuridica del 1997 sono stati ancora tramutati in legge. L'anno scorso il governo ha ufficialmente informato la Corte suprema di Israele che esso non si considerava per nulla vincolato all'Accordo Fondamentale. Nonostante tutte le proteste da parte della Santa Sede, la posizione di Israele non è cambiata. Esperti sulle relazioni fra stato e Chiesa affermano che la crisi delle relazioni fra Israele e Santa Sede diviene sempre più profonda e rischia di oscurare le celebrazioni del 40/mo anniversario della dichiarazione Nostra Aetate, programmate in tutto il mondo. La dichiarazione conciliare Nostra Aetate (pubblicata il 28 ottobre 1965) ha dato un nuovo impulso ai rapporti fra Chiesa cattolica ed ebraismo.
    _________________
    [Fonte: korazym.org - 26 luglio 2005]

  9. #9
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    questa è invece l'analisi che ne fa IL GIORNALE:

    27-07-2005
    Israele e Benedetto XVI sempre più lontani
    - di Antonio Signorini -

    da Roma

    Il ministero degli Esteri di Gerusalemme: «Da anni la Santa sede non aiuta i moderati in Medio Oriente». Ma c’è chi getta acqua sul fuoco

    Gli unici che hanno cercato di buttare acqua sul fuoco sono stati gli italiani Rocco Buttiglione e il rabbino Riccardo Di Segni. Per il cattolicissimo ministro dei Beni culturali lo scontro tra il Vaticano e Israele è «un incidente da chiudere e basta», mentre per il capo della comunità ebraica romana si è solo consumata una polemica tra due Stati. Ma gli scontri sull'Angelus di domenica non si sono smorzati. Ieri la stampa israeliana ha dato conto di altre pesanti critiche rivolte dal governo di Gerusalemme a Benedetto XVI, accusato di non aver citato Israele tra i paesi colpiti dal terrorismo islamico. Sull'altro fronte ambienti cattolici hanno replicato mettendo in dubbio le reali motivazioni del governo Sharon. «L'attacco senza precedenti lanciato ieri dal ministero israeliano degli Esteri contro la persona di Benedetto XVI è una cortina fumogena per nascondere la decisione dello stesso ministero di abbandonare i negoziati con la Santa Sede in programma lo stesso giorno», ha scritto l'agenzia cattolica Asianews, citando fonti ecclesiali di Gerusalemme.
    Il riferimento è agli incontri per rinnovare l'Accordo Fondamentale fra Israele e Santa Sede del 1993 che prevede, tra le altre cose, il diritto della Chiesa all'esenzione dalle tasse e il diritto di proprietà. Israele ha abbandonato il tavolo nel 2003 per poi tornare alla trattativa con la Santa Sede su pressioni internazionali, ma il governo di Gerusalemme - accusa Asianews - è ancora riluttante a incontrare la controparte. Le stesse fonti citate dall'agenzia stampa sostengono che i rappresentanti di Israele «temevano le conseguenze di una nuova cancellazione all'ultimo momento e così hanno pensato di inscenare una critica all'Angelus del Papa, solo per nascondere le loro impreparazioni e mancanze sulle obbligazioni da loro prese riguardo ai negoziati con la Santa Sede».
    Dai giornali israeliani arrivano altre accuse del governo a Benedetto XVI, dettagli che delineano uno scenario diverso da quello di Asianews e chiariscono quanto profondo sia il fossato. Il direttore del ministero degli Esteri Nimrod Barkan ha detto che il Vaticano «deve aiutare i moderati in Medio Oriente, non gli estremisti. Non condannare il terrorismo in Israele è stata la politica del Vaticano per anni e ora che c'è un nuovo Papa, abbiamo deciso di affrontare la questione», ha affermato, aggiungendo che «ci sono forze in Vaticano che premono in una direzione diversa per quanto riguarda Israele: dato che non hanno mai pagato un prezzo per la mancanza di condanna, hanno continuato in questo senso». Le accuse sono «pretestuose», ha ribadito il portavoce Vaticano Joaquin Navarro-Valls. «Il Papa stava menzionando testualmente eventi recenti, mediatici, di questi giorni. Non voleva fare una storia di tutti gli attentati del mondo» è la spiegazione della Santa Sede.
    Le polemiche internazionali sono arrivate attutite in Italia. Ieri il ministro Buttiglione ha partecipato alla giornata ebraica europea e ha cercato di sdrammatizzare: «A tutti può capitare di dimenticare il nome della propria morosa quando si va in giro a parlare con la gente: questo non vuol dire che non le si vuole bene» ha sottolineato sorridendo il ministro, dopo essersi complimentato per «le parole intelligenti» usate dal rabbino di Roma Riccardo Di Segni per commentare l'incidente.

    tratto da Il Giornale

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    ... e la storia continua.....
    sempre da IL GIORNALE, però di oggi:



    28-07-2005
    Israele, nuovi attacchi contro il Papa - di SILVIA MARCHETTI -
    La stampa di Gerusalemme: «Benedetto XVI scredita le vite ebree»

    Silvia Marchetti

    da Roma

    Dopo Ken il rosso, arriva il Papa rosso. Insieme al sindaco di Londra - reo di aver giustificato i kamikaze di Hamas e accusato Israele di «crimini contro l'umanità» - viene reclutato nelle file pro palestinesi anche Benedetto XVI. Per la stampa israeliana di destra «l'incidente diplomatico» tra Gerusalemme e Città del Vaticano è tutt'altro che chiuso. Il caso, apparentemente risolto tra i due protagonisti, si sta amplificando sui media, dal Jerusalem Post e Yedioth Ahronoth a Israel Insider. I maggiori quotidiani sembrano aver intrapreso una «crociata» personale contro il pontefice, reo di aver «omesso» dall'Angelus proprio Israele tra i paesi recentemente colpiti dal terrorismo. Un «lapsus» che smaschererebbe la vera natura di Benedetto XVI, confermando i dubbi espressi da una fetta del mondo ebraico all'indomani della sua elezione al pontificato: Ratzinger non compirà nessuna svolta nei rapporti con Gerusalemme. Nonostante le aperture di Giovanni Paolo II e l'avvio del dialogo interreligioso, non è un mistero che gran parte dell'opinione pubblica ebraica, specie quella che si rifà ai teo-con, creda in un Vaticano «filo-palestinese». Lo stesso governo Sharon ha accusato il Papa di aver fatto il gioco dei terroristi di Hamas «dimenticandosi» le vittime israeliane e di usare così due pesi e due misure nella lotta al terrorismo. Nei forum dei quotidiani on line impazziscono le invettive di ebrei israeliani e provenienti da tutto il mondo contro il «Papa-nazi». In quello di Yedioth Ahronoth che titola emblematicamente «E Israele? », Tahl scrive che «simpatizzare con il terrore israeliano non è bon ton. Il messaggio del Vaticano, come quello di Livingstone, è che il terrore in Europa è sbagliato, quello in Israele è ok». E nel forum di Israel Insider tutti i partecipanti sostengono che «Ratzinger non è amico di Israele». Insomma, è bastata la prima «scivolata» diplomatica del pontefice a far riaffiorare le critiche post concilio, quando la stampa israeliana aveva intrapreso una campagna contro il Papa tedesco arruolato da bambino nella Gioventù hitleriana. Il Jerusalem Post insinua che «forse, lo stillicidio quotidiano di civili per lui non ha nessuna importanza». E la risposta del Vaticano, che ha precisato come la «lista» dell'Angelus includesse solo gli attentati di questi giorni, non ha che peggiorato le cose: «Il massacro di Netanya è avvenuto l'11 - puntualizza il giornale - quindi quattro giorni dopo gli attentati di Londra». Ma il JP si spinge oltre e fa un macabro confronto tra le vittime: «Le perdite umane a Netanya furono maggiori rispetto a quelle in Turchia». L'omissione del Papa rientrerebbe così in una «tendenza inconscia a screditare le vite ebree». Dunque, «l'inevitabile messaggio lanciato ai terroristi è che gli attacchi agli ebrei non provocano lo stesso sdegno morale». Il Vaticano è insomma accusato di discriminazione. Ma la delusione è grande: «Ci si aspettava di più da un Papa che voleva tendere la mano all'ebraismo e che sembrava favorevole a una linea più dura del predecessore contro i militanti islamici». Oltre al sindaco «anti-israeliano» di Londra - bacchettato martedì dal ministro degli esteri Jack Straw davanti a Silvan Shalom - il pontefice è paragonato tout court al segretario generale della Lega Araba Amr Moussa. In peggio. Dopo anni di «sabotaggio», Moussa avrebbe finalmente dato l'ok alla bozza Onu sulla definizione del terrorismo fortemente voluta da Kofi Annan dopo l'11 settembre, che riconosce Israele tra le nazioni-obiettivo. L'auspicio finale del JP è che il «Papa trovi presto un modo per correggere l'errore, se errore è stato. Altrimenti, avrà spostato la Santa sede più vicina a Livingstone che all'Onu e alla Lega Araba».
    tratto da Il Giornale

 

 
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