t(r)itolo:
UNA FORMICA SULLA MANO
Una formica
mi camminava sulla mano.
"Ma che bella!" esclamai.
e tosto con l'altra
la schiacciai.
Vaffanculo le formiche.
t(r)itolo:
UNA FORMICA SULLA MANO
Una formica
mi camminava sulla mano.
"Ma che bella!" esclamai.
e tosto con l'altra
la schiacciai.
Vaffanculo le formiche.
Originally posted by DrugoLebowsky
t(r)itolo:
UNA FORMICA SULLA MANO
Una formica
mi camminava sulla mano.
"Ma che bella!" esclamai.
e tosto con l'altra
la schiacciai.
Vaffanculo le formiche.
E nel suo piccoloOriginally posted by DrugoLebowsky
t(r)itolo:
UNA FORMICA SULLA MANO
Una formica
mi camminava sulla mano.
"Ma che bella!" esclamai.
e tosto con l'altra
la schiacciai.
Vaffanculo le formiche.
quella s'incazza
con quei che scopa
solo se spazza.
perfetta metrica A-B-A-BOriginally posted by pcosta
E nel suo piccolo
quella s'incazza
con quei che scopa
solo se spazza.
TI AMO
Ti amo disse lui a lei
Ti amo gli rispose lei
si guardavano negli occhi.
Tu sei la mia vita, disse lui
Tu sei il mio amore disse lei
Senza di te non... ma vaffanculo ho pestato una merda, tu e le tue passeggiate romantiche del cazzo era meglio se rimanevo a casa a sentire le partite alla radio chissà che ha fatto 'u Salierno
Micropoesia
Titolo:"Così finisce l'amore"
e
Originally posted by DrugoLebowsky
t(r)itolo:
UNA FORMICA SULLA MANO
Una formica
mi camminava sulla mano.
"Ma che bella!" esclamai.
e tosto con l'altra
la schiacciai.
Vaffanculo le formiche.
Micro-poetare non è da tutti, rassegnati
www.interamala.it - Visitatelo che ci tengo
Originally posted by DrugoLebowsky
t(r)itolo:
UNA FORMICA SULLA MANO
Una formica
mi camminava sulla mano.
"Ma che bella!" esclamai.
e tosto con l'altra
la schiacciai.
Vaffanculo le formiche.
Alle europee io voto Codacons...e tu?
Ed anche il fascino del vernacolo nella micropoesia....
Chiova
'na musca vola
a guardu
a viu
a piu
e 'lle dicu
va...va....
va scasciaci u cazzu a 'nata parte
Aaaah, il brivido creativo...
Micropoesia dialettale e Filosofia di vita
Tonino o' Pacchiano mi ha insegnato cos'è la vita.
Basso e rotondetto, faceva il pizzaiolo sulle rive del lago di Levico: la pizzeria era annessa ad un locale da ballo dove ho abitato per un mese, in un settembre di quelli che l'estate si affievolisce piano piano e sembra mai finire.
Arrivava due ore prima dell'apertura per impastare a mano la pizza, lanciandola in aria da maestro; intanto ascoltava noi che si provava il repertorio per la sera.
Poi a tarda sera, quando il lavoro dietro il bancone calava, saltava sul palco per cantare 'O Sole Mio. Con una voce a pieno petto, sgarbata e un po' stonata ma che pareva davvero 'na jurnata 'e sole.
Mi raccontava di Napoli, della sua appartenenza alla cosca della "paranza" e dell'arte di fare la pizza: impastare, impastare, impastare.
Raccontata così, mi direte che gli mancava solo il mandolino per essere un stereotipo fatto e finito della napoletanità, ma invece a conoscerlo era davvero speciale.
Così, Tonino o' Pacchiano, un bel giorno mi ha preso per il braccio e in due parole mi ha insegnato cos'è la vita (la traduzione - se servisse - la lascio ai partenopei, che non mancano...):
a vita è 'na briosc',
na rraputa e cosc',
na 'nfilata e pesc',
e tutt' 'a sfaccimme fernesc'
In quattro righe mi ha condensato il "De Rerum Natura" di Tito Lucrezio Caro...