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Con il compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, Ratzinger ascrive nei peccati gravi contro la castità (adulterio, masturbazione, fornicazione, pornografia, prostituzione, stupro) anche gli atti omosessuali.

Una gerarchia celibe, sessuofobica, intimamente sregolata, cerca di ricostruirsi una verginità da tempo perduta, illudendosi che i più dimentichino quante tragedie storiche ha procurato l’intromissione della Chiesa nelle camere da letto dei cittadini e delle cittadine.

Il compendio, per stessa affermazione del pastore tedesco Benedetto XVI, non vuole parlare solamente ai cattolici, ma fornire una guida sicura per tutta la società moderna secolarizzata e senza più valori.

E’ il tentativo di imporre quella visione religiosa, cara anche a tanti laici italiani folgorati sulla via di Damasco, contrapposta al supposto relativismo etico di cui sarebbero affette le democrazie occidentali.

Il riferimento poi, contenuto nel compendio, che questi peccati contro la castità sarebbero più gravi se commessi su minori, dovrebbe far riflettere la comunità dei fedeli, che assiste impotente ai numerosi delitti sessuali compiuti da una casta sacerdotale astinente in teoria e nei fatti ossessionata dal sesso.

Infine, la gerarchia cattolica parifica offensivamente gli atti omosessuali allo stupro e alla pornografia, in un crescendo di delirio omofobico, che si prefigura come una vera e propria avversione nei confronti dei gay e delle lesbiche. La Chiesa cattolica con questi reiterati pronunciamenti d’odio verso la dignità e la pienezza della vita delle persone omosessuali, aiuta la preoccupante proliferazione, nella società italiana, di gruppi, siti internet, pubblicazioni, che professano la difesa dei valori cristiani collegata all’esclusione e alla persecuzione (in alcuni casi anche violenta) dei gay e delle lesbiche.