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L’intervento di Angelo Tasca, per la destra del PCd’I, fu insolitamente diplomatico e sostanzialmente schierato con la relazione di Zinoviev, mentre Togliatti (Ercoli) intervenuto il 23 giugno, si trovò invece, su alcuni punti, più vicino a talune formulazioni di Radek. Togliatti era infatti preoccupato di rimarcare le differenze con il Bordiga e, probabilmente, ancor più preoccupato che il Bordiga stesso potesse approffittare della nuova lettura “di sinistra” della tattica internazionale, per rilegittimarsi nel partito italiano, dando battaglia alla nuova direzione “di centro”, che dell’Internazionale Comunista stessa (e non certo ancora della maggioranza dei comunisti italiani) era ormai l’espressione.
Il discorso di Togliatti non fu esente da contraddizioni, come nota anche il suo più recente agiografo, Aldo Agosti: “ Sono oscillazioni e contraddizioni di giudizio riconducibili non soltanto a una conoscenza ancora approssimativa del dibattito internazionale e degli schieramenti che lo connotano – tra l’altro intrecciati spesso strumentalmente con quelli della lotta interna al partito bolscevico – ma anche a una proiezione della situazione italiana, nell’analisi della quale Togliatti lascia intravedere la stessa divaricazione fra una nuova attenzione per le parole d’ordine transitorie e un’insistenza quasi ossessiva sulla necessità di non confondere l’opposizione proletaria con quella borghese e sul persistente pericolo rappresentato dal PSI. La *questione italiana*, in effetti, assorbe gran parte dell’impegno di Ercoli nei lavori del V Congresso. ”.
Frattanto in Italia, dopo il già illustrato trionfo dei fascisti alle elezioni politiche, era pienamente in atto la crisi conseguente al rapimento e all’assassinio del deputato socialista riformista Giacomo Matteotti che, tra l’altro, aveva accusato pubblicamente i fascisti di intimidazioni e brogli elettorali.
La notizia della scomparsa di Matteotti sopraggiunse il 14 giugno 1924, la crisi che ne seguì rischiò seriamente di travolgere il governo Mussolini, che del delitto era senz’altro ritenuto responsabile (il famoso discorso parlamentare di veemente attacco al nascente Regime da parte del Matteotti risaliva al 30 maggio 1924).
Nella sua relazione di chiusura del V Congresso del Komintern lo stesso Zinoviev non potrà fare a meno di fare cenno agli accadimenti in Italia: “ E’ un sintomo evidente dell’approssimarsi di una nuova era in Italia. Ma se veramente la democrazia borghese trionferà di nuovo, questa *democrazia* non sarà più quella del 1920: la classe operaia è cambiata. Essa ha perso le sue illusioni, si è arricchita di esperienza politica. E’ possibile che il regime Mussolini sia soppiantatato da una *democrazia* che non assomiglierà a quella del 1920 e sotto la quale si preparerà la dittatura del proletariato. .
Più in generale il capo della Terza Internazionale valutava che: “ L’era democratico pacifista è l’indice del deperimento del capitalismo, del suo declino e della sua crisi irrimediabile. Tutto quello che fanno Mussolini o Poincrè da una parte, McDonald ed Herriot dall’altra, favorisce la rivoluzione proletaria. O che essi imbocchino la via della *democrazia* oppure quella del fascismo poco importa. Essi, tutti quanti, portano acqua al mulino della rivoluzione proletaria. “.
Riguardo alle vicende interne al Partito italiano, il V Congresso della Terza Internazionale si vide ancora di fronte alla “questione Bordiga”.
Le posizioni dogmatiche e settarie del comunista napoletano, seppur nel contesto della svolta “a sinistra” dell’Internazionale, permanevano di sostanziale opposizione. Bucharin si spingerà sino a definire il Bordiga un “terrorista piccolo borghese”, suscitando l’ovvia reazione dell’italiano: “ se sono tanto antimarxista, terrorista, piccolo borghese, perché volete che prenda la direzione del movimento proletario in Italia? ”.
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