DIBATTITO
Mazzini è ancora attuale; no, è del tutto sorpassato... Mentre la Penisola si prepara a festeggiarne il bicentenario della nascita, torna vivo tra gli esperti il confronto sul più «sconfitto» dei padri della Patria
È vecchia la Giovine Italia?
Accame: «È moderna la sua critica al denaro» Rumi: «Ma da noi quel rigore etico è sempre stato poco popolare»
Gatto Trocchi: «Profeta liberale, odiava la Chiesa»
Di Luca Gallesi
Limpido profeta dell'ideale repubblicano o rivoluzionario esoterico e un po' menagramo? A duecento anni dalla nascita, la figura di Giuseppe Mazzini, nato a Genova il 22 giugno 1805 e morto a Pisa 67 anni dopo, suscita ancora forti sentimenti che oscillano tra l'idealizzazione aprioristica e la condanna senza appello. L'autore dei Doveri dell'uomo e il fondatore della Giovine Italia incitava gli Italiani a insorgere contro l'alleanza del Trono con l'Altare per costruire una Repubblica libera, democratica e indipendente, ma le sue idee ebbero scarso seguito popolare e non riuscirono mai a infiammare le masse. Il suo pensiero politico, però, risulta ancora attuale secondo lo studioso Giano Accame, autore insieme con Carlo Gambescia di uno saggio intitolato Mazzini antiutilitarista, di prossima pubblicazione per le edizioni Settimo Sigillo. «La sua critica al marxismo e al comunismo come sistema tirannico ha addirittura preceduto di un anno il Manifesto di Marx ed Engels, ma non è più tanto attuale, se si considera che non lo è più nemmeno il comunismo, che va scomparendo da sé… Molto più attuale, invece è la critica svolta da Mazzini nei confronti della mentalità utilitaristica, contro l'economicismo e il potere del denaro. Certe sue considerazioni coincidono con le critiche alla società capitalista mosse dal Movimento Anti Utilitarista nelle Scienze Sociali (Mauss). Forse, oggi, si potrebbe anche recuperare la sua religiosità, allora fortemente critica verso il potere temporale della Chiesa, ma che oggi potrebbe essere utilizzata come stimolo verso una maggiore idealizzazione della politica. Anche la visione mazziniana della nazione è decisamente moderna: l'Europa da lui teorizzata - non dimentichiamo che fondò anche una Giovine Europa - era un'Europa dei popoli, dove le nazioni si incontravano per unirsi e non per scomparire; Mazzini auspicava un'unione in cui ciascuna nazione man tenesse il proprio carattere e la propria identità; in cui, soprattutto, l'anima e l'individualità dei popoli non si sarebbe dissolta ma sarebbe stata moltiplicata da un'Unione che intendeva rafforzare e non spegnere le singole identità». Per lo storico Giorgio Rumi, il rivoluzionario Mazzini è «attuale nella sua inattualità». Sconfitto dal punto di vista politico da Cavour, «ed è bene che sia andata a finire così, se si voleva fare dell'Italia una nazione competitiva rispetto alle altre nazioni europee, altrimenti, chissà se e quando saremmo diventati uno Stato unitario, Mazzini lo è anche dal punto di vista etico, con la sua enfasi sul rigore, un concetto che non è mai stato tanto popolare nel nostro Paese. Ancora oggi, e forse più di ieri, tutti sono saldamente attestati nella difesa strenua dei diritti, mentre quest'uomo povero, vissuto esule e perdente, aveva una fortissima carica morale e un altrettanto marcato senso del dovere di cui bisogna dargli atto. Anche la sua religiosità contribuisce a isolarlo, e a fare di lui un vero e proprio straniero in patria, anche se dobbiamo comunque riconoscergli, in una prima fase, verso il 1848, un certo possibilismo nei confronti di Pio IX. Le sue virtù, che pur ci sono, non riuscirono però mai a diventare condivise e popolari, cosa che per un politico è grave, e che ancora oggi lo condanna a essere meno presente sulla scena storica. Del resto, Cavour ha vinto, di Garibaldi non si può tuttora parlare male, mentre lo spirito di sacrificio e l'amor di patria di Mazzini continuano a non essere affatto attuali». L'antropologa Cecilia Gatto Trocchi, autrice tra l'altro di Il Risorgimento esoterico pubblicato negli Oscar Mondadori, ritiene invece che Mazzini sia attualissimo, almeno per quanto riguarda la sua spiritualità, che lo fa annoverare tra i profeti e precursori del New Age più estremo. «Mazzini odiava la Chiesa cattolica; non accettava una religione chiara e dogmatica ma invocava un a vaga religiosità universale che cancellasse tutte le differenze; credeva alla reincarnazione e praticava lo spiritismo; era convinto che gli angeli fossero le anime dei defunti; era massone e annacquava il cristianesimo in un miscuglio esoterico molto fantasioso. E ha professato tali credenze fino alla fine, senza alcun tentennamento o conversione, tanto che prima di morire espresse il desiderio che il suo corpo fosse mummificato, in segno di spregio alla dottrina della Chiesa». E la sua attualità non si ferma alla dimensione spirituale, ma si estende anche alla politica: «Mazzini fu, ed è, un profeta perfetto per i liberali - conclude Cecilia Gatto Trocchi - e per chi voleva che i ricchi diventassero sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri…».
Avvenire - 9 giugno 2005