Introduzione
Dio chiama tutti gli uomini alla santità , indicando ad essi una via da seguire, per raggiungerla. Nonostante questa iniziativa gratuita di Dio nei nostri confronti, tuttavia, siamo anche tenuti ad un impegno concreto per seguire il suo progetto. Pertanto l’uomo liberamente sceglie di cooperare con il dono di Dio, sforzandosi attivamente nella propria vita e nelle proprie opere. L’adeguamento al progetto divino, o cooperazione morale si può considerare secondo due punti di vista. L’aspetto cosiddetto negativo, si pone l’obiettivo di “deporre l’uomo vecchio”: vecchio, appunto, nella sua condotta precedente. Nel fare ciò, questo aspetto negativo si configura come lotta contro il peccato, contro l’accidia con cui l’uomo risponde alla vocazione divina e contro la concupiscenza (che è l’indole a seguire la carne piuttosto che lo spirito. Seguire la carne da luogo a comportamenti disordinati, frutto del disordine portato alla natura dell’uomo, dal peccato originale, che ha rotto la primitiva armonia tra corpo e anima, e la naturale subordinazione del primo alla seconda). L’uomo, deposte così le cattive abitudini che lo rendevano “vecchio”, può così essere rinnovato nello Spirito, attraverso l’aspetto positivo dell’impegno morale. Questo sarà il centro del mio trattato, e in particolare, avrò cura di soffermarmi sui mezzi di santificazione, quei particolari doni cioè, che Dio ci propone per alimentare la nostra vita di santità e di comunione con Lui. I mezzi di santificazione sono i sacramenti, specialmente l’Eucaristia e la Penitenza; l’orazione, nelle sue diverse forme, innanzitutto la preghiera liturgica come la Messa e il Breviario, la lettura e meditazione della Scrittura o di alcuni libri di pietà, la meditazione contemplativa, l’orazione mentale, vocale e gli esami di coscienza; infine la Croce, che è anzitutto l’imitazione di Cristo: essa è la pia pratica della mortificazione e della penitenza volontaria, che accresce l’umiltà, e umiliando il proprio ego, permette di realizzare pienamente la persona, nell’identificazione col Signore. Infine, concludendo questa breve introduzione al lavoro, ricordo lo speciale ruolo di Maria Santissima nella santificazione del cristiano: essa è nostra madre spirituale ed esercita la sua funzione materna come mediatrice di tutte le grazie presso il suo Divino Figlio, in virtù della sua particolare unione con Lui. Giustamente è definita corredentrice dell’umanità, in quanto affidarsi a lei è la via più sicura ed indispensabile per arrivare a Cristo. Il suo ricorso, va dunque ritenuto tra i più efficaci mezzi di santificazione.
I sacramenti
I sacramenti sono segni efficaci, mezzi produttivi della grazia, istituiti da Gesù Cristo per santificarci. Sono anzitutto dei segni, poiché con la loro natura sensibile, tangibile, significano quella grazia invisibile che conferiscono . Essi vengono chiamati sacramenti, traducendo la parola greca “mysteria”, ossia le cose divine, misteriose, nascoste alla nostra intelligenza. Cristo volle istituirli al fine della santificazione delle anime, attraverso il dono della grazia., che essi conferiscono. La grazia, è un dono divino, soprannaturale, proveniente da Dio Padre, per i meriti di Cristo, la quale è comunicata attraverso i sacramenti dallo Spirito Santo. Nella grazia, pertanto scorgiamo molto bene l’azione della SS. Trinità. La grazia, conferita dai sacramenti, può essere santificante o sacramentale. Si dice santificante quel tipo di grazia abituale (ossia inerente alla nostra anima) che ci rende santi, e ci merita il Paradiso. Invece, la grazia sacramentale è quel particolare diritto alle grazie particolari, necessarie per conseguire il fine di ogni sacramento (ad es. nel matrimonio, la grazia di formare una famiglia cristiana).
Fra tutti i sacramenti, alcuni possono essere ricevuti una sola volta, altri più volte. I sacramenti che imprimono all’anima il carattere, ossia un segno distintivo indelebile, possono essere ricevuti una sola volta. Essi sono il Battesimo, necessario alla salvezza, che imprime il carattere di cristiani, figli di Dio, la Cresima, che imprime il carattere di soldati di Cristo, e l’Ordine, che conferisce il carattere di ministri di Cristo. Il Matrimonio e l’Unzione degli Infermi, sebbene possano essere conferiti più volte, sono ordinati soprattutto a conferire particolari grazie sacramentali (la guarigione o almeno il conforto spirituale, la costituzione della famiglia, ecc.) . L’Eucaristia e la Penitenza, dunque, considerata anche la frequenza cui si può e si deve accedere, sono considerati i mezzi ordinari di santificazione per eccellenza.
Non tutti i sacramenti tuttavia, sebbene siano mezzi di santificazione, sono ugualmente necessari alla salvezza. Sono assolutamente necessari unicamente i sacramenti cosiddetti “dei morti”, ossia quei sacramenti che vengono conferiti alle anime che sono come “morte” nel peccato (Battesimo e Penitenza), e che donano la vita in Cristo, per distinguerli dai sacramenti “dei vivi”, ossia i sacramenti cui accedono coloro che già vivono nella grazia, ed hanno come effetto un incremento della stessa ed una sua confermazione. Tra i sacramenti necessari, solo il Battesimo è indispensabile, la Penitenza, invece è utile solo se si è caduti in stato di peccato mortale dopo il lavacro battesimale; il Matrimonio e l’Ordine Sacro, sono invece meramente facoltativi, e dipendono da una scelta di vita, ma è possibile anche non accedervi; la Cresima, col dono dello Spirito Santo permette di fortificarsi e di testimoniare la propria fede, e sebbene imprima il carattere, non è indispensabile alla salvezza; l’Unzione degli infermi, parimenti non è indispensabile alla salvezza (oltretutto poiché essa è comunque conferita unicamente in stato di grazia, è uno dei cosiddetti sacramenti “dei vivi”); infine, l’Eucaristia, sebbene sia inconcepibile una vita senza di essa, non è indispensabile alla salvezza.
La Chiesa, nell’amministrare i sacramenti, compie un memoriale di Cristo: ciò significa che non si limita a ricordare simbolicamente ciò che fece Cristo una volta per tutte, come sostengono ad esempio i protestanti, ma che effettivamente ogni volta che celebra un sacramento, agisce in persona Christi: è dunque Cristo stesso che celebra ogni sacramento , la Chiesa si limita a custodirne e a consegnarne fedelmente il deposito.
L’Eucaristia
L’Eucaristia è quel sacramento che contiene realmente il Corpo e il Sangue di Cristo, sotto le apparenze del pane e del vino, per nutrimento delle anime . Essa è stata istituita come cibo ed alimento spirituale , la quale nutre, conserva e accresce la grazia abituale, ovvero la vita soprannaturale che è in noi. Come il Battesimo da la vita, la Cresima la fortifica, così l’Eucaristia, come mezzo di santificazione, la nutre, la conserva e l’accresce. Cristo istituì tale sacramento perché nella Santa Messa ci fosse un perenne rendimento di grazie a Dio, che lo benedicesse e ringraziasse, proclamando le sue opere, la creazione, la redenzione e la santificazione ; inoltre perché nella Messa fosse presente il sacrificio permanente del Nuovo Testamento, memoriale della passione e resurrezione del Signore , un riproponimento, un’attualizzazione dell’unico sacrificio della Croce, non una mera ripetizione, in cui il Cristo, Sacerdote e Vittima, offre se stesso al Padre, insieme alla Chiesa e a tutto il creato, superando e compiendo tutti i sacrifici dell’Antico Testamento ; infine perché nella Comunione, il sacramento fosse cibo spirituale delle anime, a perpetuo ricordo del suo amore, che si manifesta nella sua Passione, Morte e Resurrezione. Nella Comunione ci uniamo a Cristo, che ci rende partecipi del suo Corpo e Sangue, per formare un solo corpo: il Corpo Mistico di cui egli è il capo, e noi in comunione con lui, siamo le membra, insieme coi santi e con le anime purganti. L’Eucaristia assume dunque anche uno speciale valore espiatorio, giacché l’offerta e il sacrificio vengono presentati da tutta la Chiesa, a beneficio di tutta la Chiesa. L’Eucaristia assume un particolare valore nell’economia della salvezza, poiché nelle specie consacrate vi è la presenza reale di Nostro Signore. Egli è presente sostanzialmente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, in ogni Particola e nel Calice. Egli volle donarsi nel SS. Sacramento dell’Altare, affinchè potesse essere sempre presente in mezzo a noi, e potesse esserci sempre di aiuto e di conforto, oltre che di esempio, affinchè, contemplando il Suo Corpo, potessimo meditare come Egli si sia donato a noi per amore, e in comunione con lui, formando un sol corpo, potessimo seguirne l’esempio, donandoci anche noi interamente a Lui, e per amor suo, ai fratelli. E’ con la Comunione che l’Eucaristia si fa alimento spirituale, conservando, accrescendo e rinnovando la grazia ricevuta col Battesimo . La crescita della vita cristiana necessita pertanto di tale alimento, il pane del nostro pellegrinaggio: “Ecce panis Angelorum, factus cibum viatorum” . Infatti la Comunione ci separa dal peccato, purificandoci dai peccati commessi e preservandoci da quelli futuri. L’Eucaristia, infatti è alimento della carità, che tende ad indebolirsi nella vita di ogni giorno: vivificata dalla Comunione, la carità si fortifica e cancella i peccati veniali. Allo stesso tempo, il medesimo ardore di carità che ci suscita, ci preserva per il futuro dal peccato mortale. L’Eucaristia però, non è ordinata al perdono del peccato. Tale compito è proprio del sacramento della Penitenza, in quanto chi riceve le Sacre Specie, deve già essere in comunione colla Chiesa.
Va infine menzionato l’aspetto ecclesiale dell’Eucaristia. Come col Battesimo siamo stati incorporati nell’unica Chiesa di Cristo, e siamo chiamati a formare un solo corpo, così con la Comunione realizziamo tale vocazione : “Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10,17). Giustamente dunque, l’Eucaristia è stata definita il sacramento dell’Unità dei cristiani.
Possiamo infine vedere nella comunione col Corpo Mistico di Cristo, un presagio ed un pegno di quella che sarà la beatitudine del Cielo, in cui finalmente potremo vedere il Signore faccia a faccia, e non più solo sotto le apparenze del pane e del vino.
La Penitenza
La Penitenza (o Riconciliazione) è il sacramento che Cristo ha istituito, per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo. E’ un sacramento detto di “guarigione”, poiché lenisce le ferite dell’anima, prodotte dal peccato mortale. Chi pecca, infatti ferisce se stesso, tradisce la propria dignità umana, che trova il suo naturale compimento nell’essere figli di Dio, rompe la comunione con la Chiesa e con Cristo. Poiché dunque non vi è male spirituale superiore al peccato, e considerata la fragilità umana, successiva al peccato originale, Dio ha voluto, nel colmo della misericordia, donarci la grazia della riconciliazione con Lui, attraverso questo sacramento. Tale dono di grazia, è da richiedersi, sia per sé, che per gli altri, poiché il peccato è dannoso non solo per gli stessi peccatori, ma anche per la Chiesa ed il mondo intero.
Il sacramento è composto di tre parti essenziali: il pentimento o conversione, il quale può essere perfetto (se nasce dall’amore di carità verso Dio, ed è chiamato contrizione) oppure imperfetto (se nasce da altri motivi, come la paura delle conseguenze del peccato, dei castighi, il dispiacere di avere violato un comandamento, ecc., e si chiama attrizione), in cui il peccatore prova un vivo dolore ed una repulsione per i peccati commessi, impegnandosi per quanto possibile, ad evitare il peccato anche per il futuro; la confessione vera e propria dei propri peccati, al sacerdote, per quanto possibile, specificando le circostanze ed il numero, in forma di “confessione giudiziale”: il sacramento rappresenta un vero e proprio tribunale, in cui il sacerdote è giudice, e il penitente è l’accusato e l’accusatore di se stesso; il proposito di compiere la penitenza, ovvero le opere di soddisfazione per i peccati commessi, che vengono proposte dal confessore.
Risulta evidente la necessità del sacramento, come mezzo di santificazione ordinario, ogniqualvolta dopo il Battesimo si sia caduti nel peccato mortale. La Chiesa suggerisce tuttavia anche di confessare con frequenza le colpe veniali (sebbene esse non privino della grazia di Dio, ma siano piuttosto delle cattive abitudini, che possono portare al peccato mortale), come mezzo efficace di direzione spirituale, anche perché così facendo, si ottiene più facilmente la grazia sacramentale della Riconciliazione, che consiste in uno speciale aiuto ad evitare il peccato.
Pertanto, con la Riconciliazione, si recupera la grazia di Dio, riconciliandosi con Lui e con la Chiesa, viene rimessa la pena eterna, meritata col peccato mortale, e almeno in parte la pena temporale, che è conseguenza del peccato. Inoltre si ottengono la pace e la tranquillità interiori, la consolazione spirituale, e la grazia sacramentale, che consiste nell’accrescimento della forza spirituale per un positivo combattimento cristiano.
L’orazione
L’orazione costituisce il mezzo impetrativo della grazia. Mentre i sacramenti producono essi stessi, con le debite disposizioni, la grazia, santificante e sacramentale, l’orazione invece è il mezzo privilegiato con cui chiediamo a Dio di ottenerci una grazia, in virtù del detto evangelico “Chiedete e vi sarà dato”(Lc 11,9). In sé, l’orazione (o preghiera), è un atto della virtù di religione, col quale ci si distacca dalle cose terrene, per elevare l’anima a Dio e dialogare con Lui, come figli col Padre.
Il fine della preghiera è multiforme. Non si prega solo per domandare qualche cosa al Signore, ma anche e soprattutto, per dialogare con Lui, e facendo ciò conoscerlo meglio, grazie alla fede che illumina la preghiera, adorarlo come conviene, ringraziarlo della Sua bontà.
Pregare frequentemente è necessario, non solo poiché è un suo espresso comando, ma anche poiché Egli dispensa le grazie spirituali e temporali solo se gli vengono chieste con la preghiera, in quanto Egli è fedele alle proprie promesse. E’ bene pregare con umiltà e devozione, meditando di essere al cospetto della maestà divina. La preghiera effettuata nel nome di Cristo, che in quanto uomo-Dio è l’unico mediatore tra l’Uomo e il Padre, in stato di grazia, domandando cose utili alla nostra salute eterna, è efficace, ottiene ciò che viene chiesto, e produce i seguenti effetti: un effetto meritorio, essendo una delle più eccellenti opere buone, che ci merita un aumento di carità e grazia sulla terra, la vita eterna, ed una maggior gloria in Cielo; effetto satisfatorio, che sconta la pena temporale dovuta ai nostri peccati o alle anime purganti; effetto impetratorio, che ci ottiene con certezza le grazie necessarie alla nostra salvezza, poiché Dio si è obbligato solennemente con noi, ad esaudire le nostre richieste. Sull’esempio dell’orazione dominicale, occorre domandare al Dio che venga glorificato dalle sue creature, così come si fa nelle prime tre petizioni del Pater, e che ci doni la salvezza eterna, e le grazie necessarie per conseguirla, così come si fa nelle ulteriori petizioni.
Quanto alla forma della preghiera, essa può essere sia mentale che vocale. Nell’orazione mentale, preghiamo con la mente e col cuore, sia meditando, ovvero sforzandoci attivamente con le nostre facoltà intellettuali, i nostri propositi, la nostra volontà, oppure contemplando, ovvero quando, spiritualmente elevati dalle cose terrene e più vicini a Dio, lasciamo che l’anima subisca e segua passivamente e con docilità, l’iniziativa di Dio. Nell’orazione vocale, invece i pensieri più intimi sono espressi mediante parole. E’ assolutamente necessario che vi sia una reale corrispondenza tra ciò che si pensa e ciò che si dice, ed una adesione dell’anima alle formule utilizzate, altrimenti, la preghiera è sterile, come dice Isaia: “Questo popolo mi adora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me.” (Is 29, 13). Grandi esempi di orazione vocale sono soprattutto l’orazione liturgica, come ad esempio la recita coscienziosa delle preghiere della S. Messa riservate al popolo, o la recita del Breviario, oppure anche il canto sacro.
Per concludere l’argomento dell’orazione, è indispensabile ricordare che la preghiera a Maria, corredentrice dell’umanità e mediatrice di tutte le grazie presso il suo Divino Figlio, è indispensabile per la vita cristiana, oltre ad essere lo strumento più efficace per ottenere le grazie che si richiedono: “Ad Christum per Mariam”.
La Croce
Il cammino della perfezione cristiana, passa attraverso la croce. Infatti, non c’è santità se non c’è rinuncia e combattimento spirituale. Il progresso dello spirito comporta l’ascesi e la mortificazione, che portano a vivere nella pace e nella gioia delle beatitudini evangeliche.
La mortificazione cristiana è l’identificazione con Cristo: prendere la sua croce significa rinunciare a se stessi e morire con Lui, partecipare alla sua Passione. Solo chi porta volontariamente la croce, è un vero ed autentico cristiano.
La croce è anche il modo corretto di professare la fede: il discepolo di Cristo deve dare prova della testimonianza della fede passando attraverso la croce, la persecuzione, la sofferenza e l’incomprensione . Prendere la propria croce accettando in nome di Cristo le sofferenze, le fatiche, è la via più sicura della penitenza.
La mortificazione volontaria sarà più efficace, se mirata a contrastare le concupiscenze più forti con le quali il diavolo ci tenta, ossia le lusinghe del mondo (seguire un mondo impoverito dal peccato, separandosi da Dio), del demonio stesso (che spinge a contrastare Dio, per odio verso di Lui), e della carne (la concupiscenza dovuta alla natura dell’uomo, corrotta dopo il peccato originale).
La Chiesa, per agevolare una corretta vita penitenziale, e permettere a tutti di santificarsi attraverso la mortificazione della croce, ha istituito degli speciali periodi in cui meglio esercitare la penitenza, finalizzandola alla preparazione spirituale. La Quaresima, l’Avvento, le Tempora, le Vigilie, sono tradizionalmente sempre state dedicate alla mortificazione per il regno dei cieli. Tuttavia è bene ricordare che la croce di Cristo si può e si deve abbracciare anche nella vita quotidiana, nell’esercizio del lavoro, ad esempio, ascendendo mediante il lavoro quotidiano ad una santità sempre più alta, associandosi nella propria fatica, alle fatiche di Gesù sofferente, in modo da rendere l’attività lavorativa di esempio per gli altri, connotandole una valenza missionaria ed apostolica .
Conclusione
Dio, dunque chiama tutti alla santità. Consapevole che dopo il peccato originale, l’uomo sarebbe impossibilitato ad ascendere ad una vita di perfezione morale, con le sue sole forze, Dio dona all’uomo, in modo del tutto gratuito ed amorevole, i mezzi necessari e sufficienti per salvarsi. Essi sono tutti necessari alla salvezza, e non possono essere trascurati, poiché sia ricorrendo ai sacramenti, sia nella preghiera, sia nella pratica penitenziale, obbediamo a dei comandi di Cristo, che Egli ha voluto per la nostra eterna salute.
Bibliografia
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Catechismo della Chiesa Cattolica, ed. LEV, 1992, Città del Vaticano
C.E.I., La Verità vi farà liberi – Catechismo degli adulti, ed. LEV, 1995, Città del Vaticano
S. Pio X, Catechismo della Dottrina Cristiana, ed. Paoline, 1950, Alba
Concilio Vaticano II:
· Costituzione “Lumen Gentium”;
· Costituzione “Sacrosantum Concilium”
· Costituzione “Gaudium et Spes”.