"Il Foglio": Wojtyla per la guerra giusta e contro l´Apocalisse di Martini
di Giuliano Ferrara
(Da "Il Foglio" del 12 dicembre 2001)
Il capo della Chiesa cattolica ha parlato con linguaggio chiaro e semplice: inequivocabile. La Chiesa di Giovanni Paolo II è contro il terrorismo e, senza smarrire l´orizzonte d´amore del perdono cristiano al quale vincola innanzitutto la coscienza dei credenti, ne denuncia con inusitata durezza il retroterra ideologico fatto di fanatismo e di profanazione del nome di Dio. Per capire, basta leggere il testo integrale del messaggio pontificio per la celebrazione della giornata mondiale della pace.
Il cardinale arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini, la cui diocesi organizza per il 14 dicembre l´ennesima manifestazione di ambiguo pacifismo militante in piazza Duomo, ha parlato per Sant´Ambrogio in modo spiritualmente opposto. Il gesuita ha dato voce a una Chiesa di sinistra, a una Chiesa ideologica la quale perora valori schiettamente politici sotto il manto dell´evangelizzazione universale e all´ombra di una visione in cui uno spirito apocalittico alla Jerry Falwell, il predicatore della moral majority integrista americana, si combina con una denuncia ipocrita, priva di sbocchi morali e di afflato religioso, del capitalismo (specie nella sua versione americana). Per capire, basta leggere il testo dell´omelia del cardinale, pubblicato da "la Repubblica" venerdì 7 dicembre sotto il titolo: "Le nostre complicità".
Il fulcro del discorso di Martini è la denuncia di una "dismisura" nella risposta della coalizione agli attentati dell´11 settembre. L´arcivescovo si schiera (naturalmente) contro il terrorismo e ammette il principio della legittima difesa, ma questa affermazione preliminare, per chi sappia leggere con animo sgombro da pregiudizi, è un codicillo retorico privo di peso e di sostanza, che occupa poco spazio nella pagina nervosa e nella visione così avara del predicatore ambrosiano, mentre è assolutamente centrale nel discorso del Papa e lo nutre di una grande energia politica e religiosa. Ciò che sta a cuore al cardinale, invece, è ben altro che la denuncia del terrorismo. Il terrorismo, anzi, è da lui inteso come un accidente che cela la sostanza del momento "apocalittico" vissuto oggi dal mondo. Apocalisse è disvelamento, e gli attentati dell´11 settembre, chiamando la reazione "smisurata" degli americani e portando allo "scavalcamento" della legittima difesa in un´ansia di vendetta e di ritorsione, rivelano un mondo che Martini rifiuta con disprezzo. L´Apocalisse è la "rivelazione del male in cui siamo immersi, dell´assurdità di una società il cui dio è il denaro, la cui legge è il successo e il cui tempo è scandito dagli orari di apertura delle borse mondiali. Una società che giunge quasi al ridicolo nella sua ricerca affannosa di investimenti virtuali, di transazioni puramente mediatiche e che pretende di esportare messianicamente questo modo di vedere in tutto il mondo".
La pace di Martini è, seguendo il filo della sua omelia, il bene di una "umanità nuova" (formule rozze da propaganda cominternista latinoamericana, altro che Nuova Alleanza), che si definisce in opposizione ai beni della "famiglia, del clan, della tribù, della razza, dell´etnia, del movimento, del partito, della nazione". Niente come questo mettere sullo stesso piano nazione e tribù, famiglia e razza, dimostra le difficoltà, le aporie e il nullismo di una pedagogia che non ti spiega come si difenda la "nuova umanità" dagli agguati dei nemici della pace e dell´umanità stessa. Il Papa definisce "crimini contro l´umanità" le azioni terroristiche, nega che esse possano spiegarsi, se non con atto blasfemo, attraverso le ingiustizie del mondo, e loda apertamente le azioni umane che impongono un "risarcimento", che portano anche con la guerra giusta una "pace nella giustizia" (ricordate lo slogan della manifestazione del 10 novembre, cari amici novembristi?); il cardinal Martini, invece, vede il male, l´incomprensione, l´aggressività, il disconoscimento dei valori dell´umanità nella vita ordinaria del mondo occidentale, nelle vite di coloro che al World Trade Center vivevano l´11 settembre una "giornata scandita dall´orario di apertura delle borse", per procacciarsi il pane e per finanziare con le loro "transazioni mediatiche" il più gigantesco, per quanto squilibrato e riformabile, programma di sviluppo del mondo (chiamato "globalizzazione").
Martini, con i suoi corifei laici, non si rende conto delle cose semplici che il Papa indica a dito con parole di cristallo. La Pace non è solo una "superstoria", formula martiniana, e dunque una visione della salvezza, è bensì anche, come dice Agostino "tranquillitas ordinis", è "frutto della giustizia, virtù morale e garanzia legale che vigila sul pieno rispetto dei diritti e dei doveri e sull´equa distribuzione di benefici ed oneri". La giustizia umana è un valore dalla parte del quale la Chiesa di Giovanni Paolo II milita, al contrario di quella del cardinal Martini, ed essendo imperfetta implica di essere "completata con il perdono che risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati".
Questa sì che è una predica universale, questo sì che è il posto nel mondo di una grande Chiesa capace di messaggio, ma al tempo stesso in grado di contribuire, contro le ipocrisie politicamente corrette, a una via d´uscita per le nazioni e gli Stati, per chi ha la dolorosa responsabilità del governo e della decisione politica. Anche il Papa dubita del capitalismo come sistema e come orizzonte della storia, e meno male; ma non confonde il giudizio di valore sulla società con la denuncia del "messianesimo" imperiale degli americani che, secondo Martini, scristianizzerebbero il mondo per imporgli il loro modello con una guerra ingiusta. Follia nullista, che avrà la sua replica il 14 dicembre sul povero sagrato del Duomo di Ambrogio. Wojtyla per la guerra giusta e contro l´Apocalisse di Martini.