La proposta che sto per fare è seria. Non è una provocazione, ma uno spunto su cui riflettere e un modo per cominciare a discutere di iniziative che facciano parlare di noi.
La proposta nasce a margine di quanto scritto sulla patria e l'unità nazionale (v. thread "Mazzini, la patria e l'unità nazionale") e può essere compresa nella sua conseguenzialità, senza fraintendimenti, se si fa riferimento a quel testo.
Ecco in cosa consiste.
Il 25 aprile ci apprestiamo, come ogni volta da sessant'anni, a celebrare la Festa della Liberazione. Una bella festa, che abbiamo sempre sentito particolarmente nostra e che insieme alla Festa della Repubblica, ci inorgoglisce e ci fa sentire protagonisti.
Eppure questa, che dovrebbe essere una ricorrenza per tutto il Paese, è una celebrazione da sempre non condivisa allo stesso modo da tutti gli italiani.
C'è chi ancora la vive come l'esultanza dei vincitori sui vinti, chi la detesta per tradizione di famiglia, chi la snobba per partito preso. Berlusconi (ma questo è un caso a parte che nasconde un aspetto freudiano) non vi ha mai partecipato.
Il fatto è che si tratta di una festa "in negativo". Una festa cioè che celebra la liberazione dal fascismo, vale a dire la sua negazione.
Oggi anche gli ex-fascisti hanno condiviso e introiettato i valori della democrazia. Eppure, non necessariamente ritengono di dover celebrare la fine di un periodo da cui, seppur sbagliando, hanno costruito la loro storia politica.
Perché continuare a farli sentire esclusi?
Perché non aiutarli invece a trovare il modo di partecipare?
Siamo tutti figli della Resistenza, noi e loro, e in tanti anni molte cose sono cambiate.
Trasformiamola allora in un evento "in positivo", che faccia riferimento cioè a ciò che ci unisce oggi (grazie a ieri), piuttosto che a ciò che ci ha diviso: chiamiamola Festa della Democrazia.
Non toglieremmo nulla al suo significato e ai suoi principi, ma potremmo contribuire a farla sentire di tutti coloro che, a destra e a sinistra, condividono i valori scaturiti da quella data. Sarebbe un contributo ad una pacificazione che non si è mai del tutto perfezionata, e un momento di esaltazione dell'unità nazionale nel nome di un ideale democratico ormai comune. Infine, toglierebbe argomenti a chi osa ancora liquidarla come la festa dei comunisti.
Sarebbe bello se la proposta venisse dai repubblicani. Proprio da coloro che hanno storicamente a cuore l'unità del Paese e i suoi valori democratici. Se la facciamo noi, apparirebbe una proposta pulita, in buona fede, generosa.
E darebbe smalto al nostro ruolo storico e alla nostra capacità propositiva.
Vi invito a rifletterci.