Iraq, i sindacati bloccano il greggio


il manifesto , 26 marzo 2005


Uno sciopero contro gli occupanti blocca l'export di petrolio. Manifestazioni per la liberazione dei prigionieri. «Lavoravano per gli Usa», assassinate cinque addette alle pulizie. Due attacchi suicidi, ucciso generale della guardia nazionale
MI. CO.
Èun Iraq ingovernabile quello che aspetta da settimane la nascita dell'esecutivo e che ieri ha appreso dell'ennesimo rinvio della prima riunione, dopo la cerimonia d'insediamento, del Parlamento eletto il 30 gennaio scorso. Un paese dove ieri è stato assassinato il generale che comandava la guardia nazionale nella regione meridionale, dove due autobombe hanno ucciso una quindicina di poliziotti e due soldati americani, dove cinque addette alle pulizie di una base statunitense sono state ammazzate perché ritenute «collaborazioniste» e dove nove soldati del raffazzonato esercito locale sono stati vittime del fuoco amico delle milizie kurde. Ma nella Mesopotamia dove l'Amministrazione americana si vanta contro ogni evidenza di aver esportato la democrazia con le armi, la resistenza all'occupazione non è fatta solo di autobombe e lotta armata. Quella di ieri è stata una giornata che ha consegnato alle cronache due episodi di mobilitazione popolare. I sindacati del settore petrolifero hanno bloccato quasi interamente l'esportazione del greggio dalla città meridionale di Bassora con uno sciopero indetto per protestare contro le prepotenze degli occupanti e chiedere il ritiro delle truppe statunitensi e un Iraq libero e unito. I delegati sindacali hanno denunciato che nei giorni scorsi i soldati hanno effettuato un raid all'interno degli impianti, pestando alcuni lavoratori nel tentativo di fermare la protesta. La risposta è stata un inasprimento dello sciopero, che ha fermato quasi del tutto la produzione di petrolio della città dal cui porto partono circa un milione e mezzo di barili al giorno.

E nel venerdì che per i musulmani è dedicato alla preghiera, gli iracheni - guidati dai capi tribù e dai leader religiosi - sono scesi in piazza a migliaia anche nel nord, a Ramadi e Kirkuk, questa volta per chiedere la liberazione dei prigionieri detenuti dalle forze d'occupazione. Forse la resistenza popolare è già più organizzata di quanto si possa immaginare, anche perché le notizie che arrivano dall'Iraq parlano di uno scontro che va oltre il binomio occupanti-guerriglia.

Un prigioniero di trenta anni è morto ieri a Camp Charlie, la base della forza multinazionale sotto comando polacco. Lo hanno reso noto fonti irachene senza citare né i motivi del decesso né quelli del suo arresto, avvenuto una settimana fa. E l'esercito americano ha anunciato l'apertura di un'inchiesta sulla morte di Mohammed Munim al Izmerly, 65enne chimico iracheno, morto dopo nove mesi di prigionia. Cause naturali, avevano tagliato corto gli occupanti in un primo momento, ma le pressioni delle organizzazioni dei diritti umani e un'autopsia che ha rivelato segni di percosse al capo hanno costretto gli statunitensi a riaprire il caso.

L'attacco più devastante della giornata si è verificato a Ramadi, nel triangolo sunnita, dove un attentatore suicida alla guida di un'auto imbottita d'esplosivo si è scagliato contro un posto di blocco, uccidendo undici militari delle forze speciali irachene, gli stessi che mercoledì avevano vantato l'uccisione di 80 guerriglieri, circostanza mai confermata da fonti indipendenti e smentita da quelle ospedaliere. Un attacco simile ha ucciso quattro soldati a Iskandariya, a sud della capitale Baghdad. Salam Muhamad, generale dell'esercito iracheno e comandante della regione meridionale, è stato ucciso invece assieme a suo figlio mentre a Baghdad era a bordo della sua auto.

Lavoravano nella base americana di Rostamiya le cinque donne che, sempre nella capitale, sono state crivellate di colpi sparati da una macchina in corsa. Qual era la loro colpa? Fare le pulizie negli alloggi dei soldati della quarta divisione di fanteria Usa, secondo chi le ha assassinate riservando loro lo stesso trattamento toccato ieri al generale Muhamad.