"Mal'aria": come la Rai Fiction alimenta la paranoia antifascista
Chiunque s'interessi di storia con onestà intellettuale, non può fare a meno di registrare che alla fine del novecento l'Italia era un Paese ad economica prevalentemente rurale. La popolazione che viveva nelle aree più povere e degradate, era spesso colpita da malattie come la pellagra e la tubercolosi, mentre la malaria costituiva un flagello endemico che colpiva nelle paludi pontine, nelle valli del Comacchio ed in genere nelle zone acquitrinose. Nel sud d'Italia l'analfabetismo era diffuso perché i figli dei proletari erano costretti a lavorare la terra anziché frequentare la scuola. In tale contesto di ostilità ambientale, milioni d'italiani furono costretti ad emigrare per cercare fortuna all'estero.
Poi venne il fascismo ed una prorompente ventata di modernità investì il Paese: per risollevare l'agricoltura fu avviata la battaglia del grano; contestualmente l'IRI promosse l'avvio e lo sviluppo di quel tessuto industriale dal quale, ancor oggi, l'economia nazionale trae giovamento; l''aviazione, arma littoria, conquistò l'ammirazione del mondo con le prime trasvolate transoceaniche di Italo Balbo; l'attività dei cantieri navali divenne frenetica: furono così costruite le prime corazzate ed i primi sommergibili per potenziare la marina militare, ma fu anche incrementata la flotta di navi da trasporto. Furono inoltre varate le più belle navi da crociera che fossero mai state costruite, vere regine dei mari, che conquistarono tutti i record del settore. Furono inaugurate le prime autostrade al mondo e furono costituiti i primi istituti di previdenza ed assistenza per la tutela dei lavoratori (INPS; INAM, Opera maternità ed infanzia; presidi Antitubercolari, colonie montane e marine per la gioventù e quant'altro). Una delle opere più meritorie del fascismo, fu senz'altro la realizzazione in tempi record del piano urbanistico nazionale più grandioso e spettacolare che l'Italia abbia mai concepito, rimasto tuttora unico ed irripetibile. La riqualificazione della zona dell'Eur a Roma, ad esempio, fu portata avanti con criteri innovativi di maestosità ineguagliabile, senza produrre alcun danno ambientale. Mussolini, infatti, fu il primo ecologista del nostro Paese e gli urbanisti di tutto il mondo ancora oggi restano meravigliati a fronte di un'impresa di così vaste dimensioni.
Tutte queste opere di riassetto del territorio furono salutate dalla nazione con una entusiastica partecipazione emotiva: l'impresa, infatti, fu interamente finanziata con i prestiti che gli italiani accordarono al fascismo, sottoscrivendo le obbligazioni emesse dallo Stato. Erano gli anni del consenso, inteso come la forma più nobile di libertà.
La sinistra mal tollera il ricordo di tali trionfi e, non potendo brillare di luce propria, tenta goffamente di offuscare la luce altrui, senza badare troppo alla liceità dei mezzi (calunniate, calunniate, qualcosa resterà).
Il film "Mal'aria", nasce da questo desiderio di rivincita da parte di un'ideologia che ha collezionato solo fallimenti e prodotto milioni di vittime. Al di là delle suggestioni che la narrativa suscita, la mistificazione della storia è l'unico vero ed occulto obiettivo perseguito dalla fiction, andata in onda il 14 e 15 aprile su Raiuno.
Degna di nota è la circostanza che la Rai Fiction è gestita da uomini di Berlusconi i quali, per l'occasione, hanno opportunamente arruolato due scenografi di sicura fede comunista come Giovanna Koch, allevata nella scuola di partito (Cinema democratico) e Stefano Sollima, appartenente per tradizione di famiglia, alla stessa area ideologica.
E così, in odio ai successi ottenuti dal fascismo, storicamente documentati, le truppe d'assalto con stella rossa in fronte, offrono agli italiani come programma di svago di prima serata, la mistificazione degli eventi con l'intento dissimulato di riscrivere la storia a proprio uso e consumo, come si usava durante lo stalinismo. Tutti gli opportunisti senza scrupoli, infatti, hanno capito che per fare una rapida carriera nei carrozzoni di regime è sufficiente denigrare i fasci con qualunque strumento ed è sicuro che le gazzette, in ogni caso, attribuiranno all'opera un iperbolico valore artistico. Vale la pena di analizzare i metodi attraverso i quali il servizio pubblico della Rai (sic) accredita le menzogne comuniste.
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La storia è ambientata nel 1925, nel periodo, cioè, in cui il fascismo avvia la battaglia del grano (celebre la foto che ritrae il duce a petto nudo mentre lavora alla trebbiatura). Il programma politico prevede la bonifica dei terreni paludosi per ampliare l'area di coltivazione del grano e l'operazione, tra l'altro, è necessaria per debellare la malaria diffusa dalle zanzare infette che infestano gli acquitrini.
In piena campagna per la bonifica, giunge notizia a Roma che nella zona del delta del Po e nelle Valli del Comacchio la mortalità infantile ha ormai raggiunto livelli preoccupanti a causa di una epidemia di malaria che si sta diffondendo rapidamente. Urge intervenire per isolare il focolaio che sembra abbia colpito anche il medico condotto. Il Ministero invia in veste d'ispettore sanitario un giovane e timido medico, Carlo Rambelli, il quale, giunto in zona tra nebbie, acquitrini e zanzare, si trova subito frastornato ed immerso in un'atmosfera ostile di mistero e d'oscure leggende.
Un misterioso e tragico evento rende l'atmosfera ancor più inquietante: il medico del paese, infatti, viene trovato morto nella palude, ucciso verosimilmente da una misteriosa belva feroce. Sul collo della vittima, infatti, vengono rilevati i segni evidenti di un morso animale.
L'uccisione del medico è avvenuta a Spinaro, una località isolata in mezzo alla palude, dove la superstizione popolare e l'ignoranza tramandano oscure leggende di morte. In un ambiente così culturalmente arretrato, la suggestione popolare attribuisce la morte del medico al sortilegio di un'entità malefica, la Borda, la cui esistenza nella palude è più immaginata che reale: la sua orrenda effige, peraltro, è scolpita in un bassorilievo in pietra conservato nella chiesa del paese quale simbolo emblematico del male, temuto da tutti, ed in grado di alimentare suggestioni e leggende. Il ghigno della Borda assume l'aspetto minaccioso di una belva feroce nell'atto di aggredire con le fauci spalancate ed i denti acuminati. Gli abitanti di Spinaro, temono che la bonifica della palude minacci il potere della strega, scatenandone le ire. Questa, infatti, per vendetta, diffonderebbe la malaria con il suo alito mefitico. La credenza popolare, peraltro, viene rafforzata proprio dall'oscura uccisione del medico ad opera di una misteriosa belva che riesce a sfuggire a tutte le battute di caccia organizzate dalle autorità (carabinieri e gerarchie della Milizia). A fronte di ciò, l'azione dell'ispettore Rambelli che vorrebbe curare gli ammalati con il chinino, viene osteggiata da tutto il paese perché i loro familiari - suggestionati dalle leggende - preferiscono ricorrere ai metodi empirici (ed inutili) tramandati dalla cultura contadina.
Nel corso degli eventi, altri due personaggi, un medico ed il prete (colpevole di aver tentato di distruggere l'effige della Borda), subiscono l'attacco della misteriosa belva, rimanendone vittime con le medesime modalità.
Sin qui gli autori della fiction, per attirare l'attenzione del pubblico, si sono limitati a rappresentare uno spaccato di etnoantropologia, capace di ricreare antiche atmosfere di paura e di suggestione in un ambiente contadino malsano, diffidente, poverissimo ed arcaico. A questo punto, però, scende in campo, inaspettata, la paranoia antifascista, con la sua indiscussa capacità di trasformare in sterco tutto ciò che tocca.
L'ispettore sanitario Carlo Rambelli, è uomo di scienza e non crede alle streghe. Egli, pertanto, non si fa fuorviare dalle apparenze ed indaga sugli eventi finché scopre, guarda caso, che i responsabili di tutte le nefandezze e di tutte le morti sono proprio loro, gli abominevoli fascisti, rappresentati per l'occasione nei loro aspetti più squallidi e ripugnati: il conte Ruggeri, impersonato da Francesco Salvi, ad esempio, è un ufficiale della Milizia in camicia nera e fa di tutto per attirare su di se il disprezzo del pubblico. E' un latifondista, padrone del paese, e come tale si comporta: raggiunge a cavallo le risaie dove, a prurito, sceglie la mondina da palpeggiare pubblicamente contro la sua volontà, per dar libero sfogo alla sua lascivia: un vero maiale (no, non il conte, ma l'autore che in qualche sentina di partito ha concepito la sceneggiata proiettando nella sua opera le sue personali turbe sessuali). Ma non basta. Il conte Ruggeri ed i suoi complici in camicie nera sono anche quei bastardi che hanno ucciso i due medici ed il prete per eliminare pericolosi testimoni. E per far ciò, hanno costruito un orribile marchingegno di morte: si tratta di una tagliola per catturare le volpi cui è stato innescato e sovrapposto il teschio di un orso fossile, restituito dalla palude dalla notte dei tempi ed utilizzato per stringere la gola delle vittime, lasciando i segni delle zanne. Con quest'artificio gli assassini in camicia nera, sperano di farla franca, attribuendo le morti alla Borda, che, com'è noto, non è giuridicamente perseguibile.
A questo punto bisogna porsi una domanda: quale verità oscura e tremenda i fascisti assassini hanno inteso occultare seminando la morte ed alimentando la superstizione popolare ? La motivazione che gli autori della fiction propongono è la seguente: i fasci - sabotando il piano di bonifica che essi stessi avevano promosso - hanno alimentato la superstizione popolare perché, così facendo, gli ammalati, avrebbero rifiutato le cure, consentendo l'accumulo delle eccedenze per alimentare il mercato occulto del chinino. La sinistra che abitualmente spaccia droga, proietta sui fascisti le sue turbe, attribuendo ad essi un, quanto mai improbabile, contrabbando di chinino. Il diavolo, però, fa le pentole, ma non i coperchi: la paranoia antifascista, infatti, non ha tenuto conto che non è mai esistito, né poteva esistere un mercato nero del chinino, perché il farmaco era prodotto dai Monopoli di Stato e veniva fornito capillarmente sottocosto ed in libera vendita, in qualsiasi spaccio di sali e tabacchi. La vendita del chinino, pertanto, non avrebbe garantito alcun lucro. Sarebbe come accusare i fascisti di speculare alimentando ....il contrabbando di sale.
Quos Juppiter perdere vult dementat prius (quando Giove vuole sbarazzarsi di qualcuno, prima lo fa andar fuor di senno). E fuori di senno sono andati gli autori con la scena finale della fiction: durante una processione notturna, al lume delle fiaccole, tutti gli abitanti del paese, in preda ad un delirio collettivo e blasfemo, sospingono frotte di bambini verso le sabbie mobili con l'intento dichiarato di offrire un sacrificio umano alla Borda per placarne l'ira, come già avevano fatto in passato. Capita la furbizia degli autori ? La malaria, alimentata e diffusa dalla strega, minaccia la vita dei bambini ed allora i genitori, furbescamente, uccidono i propri figli in anticipo, così fregando la strega sul tempo: é la storia del marito cornuto che per punire la moglie, se lo taglia. Per non essere da meno un fascista, colpito da tardivo ravvedimento, si fa saltare in aria con una bomba a mano, assieme ad un camerata, meritevole anche lui, come tutti i fascisti. di essere esposto al pubblico ludibrio. Il conte Ruggeri, per somma perversione, si suicida con la rivoltella per sottrarsi alle responsabilità, così fregando anche gli autori della fiction.
Per rendere digeribile quest'osceno polpettone televisivo, gli autori qua e là introducono scene di sesso, che non guasta mai, e tra le brume degli acquitrini, di tanto in tanto, fanno intravedere la figura misteriosa di una vecchia fuggita dal manicomio (si tratta evidentemente di una reminiscenza personale degli autori): l'unico commento che si può fare, infatti, a fronte di cotanta impudenza, sarebbe quello riportare gli autori nell'ospedale psichiatrico da cui evidentemente sono fuggiti. E già che ci siamo, dovremmo rinchiudere negli stessi padiglioni anche i tanti onorevoli di dichiarato orientamento nazionalpopolare che fingono di non vedere alcunché, per inconfessabili interessi di bottega.
Ugo Fabbri
All'opera praticamente:
http://www.beppegrillo.it/iniziative...liamoilcanone/