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  1. #1
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    Predefinito La Difesa Della Costituzione

    Amici,
    mi sembra che i veri repubblicani siamo noi dell'MRE che, anche se piccoli, abbiamo le idee chiare sul "separatismo" della lega e le idee "malsane" che questa enuncia, non le facciamo passare senza osservazioni mentre altri....si adeguano...

    Apriamo un dibattito?


    11 Ottobre 2004

    di Giorgio Frasca Polara

    Un giorno Giorgio La Malfa, presidente di quell’ala repubblicana che si è fatta inglobare nel centrodestra, rilascia una intervista di fuoco a “La Stampa”. “Cose come il premierato e il Senato federale – sostiene – non mi sembrano altrettanto mature” rispetto al federalismo. E quindi, “votato il federalismo, fermiamoci”, magari istituiamo una ”assemblea redigente”. Insomma, “non siamo ancora maturi per riforme a 360 gradi”. Parla al vento, La Malfa: Lega e Forza Italia ignorano bellamente le invocazioni del partner, e lui non solo si sta zitto ma continua a votare come ordina la Lega.
    Ciceruacchio

  2. #2
    laico progressista
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    Predefinito

    Della riforma approvata condivido solo l'istituzione di un Senato delle Regioni che sostituisca la ridondanza del Senato attuale e snellisca il processo legislativo, improntando il Paese ad una struttura più sensibile alle istanze regionali. In un'Italia così diversa da nord a sud, questa mi sembra un'esigenza insopprimibile.

    Resta il fatto che qualsiasi riforma istituzionale non può in alcun modo essere concepita da un gruppo e portata avanti a colpi di maggioranza. Lo fece l'Ulivo con l'acqua alla gola al crepuscolo del suo quinquennio, e sbagliò due volte. Perché lo fece, e perché concesse la patente per farlo anche a questa maggioranza irrispettosa e sovversiva.
    Tu poi parli di La Malfa, ma sinceramente non me ne può fregare nulla di cosa fa e dice quel pover'uomo.

  3. #3
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    Predefinito

    Caro Arsena,
    sono preoccupato perchè il "senatur" ha ricominciato a parlare, il Berluskaiser vuole le riforme e il popolino è distratto...

    Allego articolo apparso sul GIORNO di oggi

    "
    RIFORME COSTITUZIONALI

    Prodi all'attacco: 'Preparano
    una dittatura del premier'



    Roma, 11 marzo 2005 - Il progetto di riforma costituzionale della Casa delle libertà "potrà funzionare solo a costo di concentrare di fatto tutti i poteri in capo al presidente del Consiglio, creando così le premesse per una moderna e pericolosissima dittatura di maggioranza, anzi del primo ministro stesso".
    Lo ha detto il leader dell'Unione Romano Prodi nel suo intervento alla riunione in corso al Senato con il leader del centrosinistra e i capigruppo per discutere del ddl sulle riforme.

    "Per questo - ha aggiunto Prodi - questa riforma è un pericolo grave e imminente per la nostra convivenza democratica".

    Prodi, parlando del ddl di riforma all'esame del Senato, ha sottolineato che "il numero degli articoli coinvolti, la quantità di settori della Costituzioni toccati, il contenuto delle modifiche, sono tali da obbligare a dire che siamo di fronte a un mutamento radicale della nostra Carta costituzionale. Si mira di fatto a imporre una nuova Costituzione nella quale all'ampliamento dei poteri del governo e del Primo ministro fa riscontro una umiliazione del Parlamento, una emarginazione del Presidente della Repubblica, una forte limitazione del ruolo delle istituzioni di garanzia, una assoluta mancanza di rispetto per i diritti dell'opposizione e per la necessità, vitale in una moderna democrazia, di garantire una informazione e un sistema televisivo liberi e pluralisti".

    Per il leader dell'Unione un progetto simile rappresenta "tutto il contrario di quel sistema ordinato di pesi e contrappesi, incentrato intorno al ruolo forte del Parlamento e al ruolo altissimo di garanzia del Presidente della Repubblica che i nostri costituenti hanno collocato al centro della Costituzione . È un atto di arroganza da parte di una maggioranza che non esita a mettere le mani sulla Costituzione con il solo intento di sanare le proprie tensioni interne. Allo stesso tempo si rinvia a data da destinarsi - conclude Prodi - la approvazione della ratifica della Costituzione europea perché così vuole una forza politica della maggioranza".


    "Sarà inevitabile per noi ricorrere al referendum, chiamare tutto il popolo a raccolta, chiedere a tutti un atto di orgoglio e un atto di unione di tutti i cittadini di fronte a tanta protervia" ha detto poi Romano Prodi.

    Prodi ritiene però che si debba reagire anche prima del referendum: "Deve cominciare per noi - spiega - una forte risposta. Una risposta che deve sempre mantenere una forma democratica, come è nostro costume, una forma pacata nei toni e forte nei ragionamenti, come noi crediamo debba essere l'azione politica in democrazia. Ma deve essere una risposta forte - precisa il leader dell'Unione - non più confinata solo alle aule parlamentari o alle iniziative, pur importantissime che molti amici in questi mesi hanno organizzato".


    Attenteranno alla COSTITUZIONE e noi siamo distratti da troppe elezioni!!!!
    Ciceruacchio

  4. #4
    l'Edera del Cugino è sempre...
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    Le praterie del dubbio - Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno
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    Predefinito la stamppa 10/03/05

    A tappe forzate, con tempi di discussione contingentati, prosegue il cammino della riforma che darà vita ad una nuova Costituzione e dunque ad un nuovo disegno delle istituzioni della Repubblica. Tenacemente voluta dalla maggioranza di centro-destra, ed ora altrettanto tenacemente contrastata dall’opposizione, la riforma avrà quale suo capitolo conclusivo un referendum popolare necessariamente caratterizzato da forti contrasti. Anche se la riforma sarà approvata, avremo una nuova Costituzione nata a prezzo di una divisione profonda e senza quell’ ampio consenso che ha sempre sostenuto, quella prodotta dall’Assemblea Costituente. Quali che siano i suoi pregi e le esigenze legittime alle quali risponde, la nuova Costituzione mancherà il primo requisito delle buone costituzioni politiche che è quello di unire un popolo attorno alle istituzioni.

    L’altra vera e propria ragione di esistere delle costituzioni politiche, insegnano i classici del costituzionalismo, è realizzare un equilibrio armonico fra le diverse istituzioni dello Stato, al fine di impedire che una prevalga sulle altre. Nella nostra Costituzione elemento fondamentale dell’equilibrio dei poteri è il Presidente della Repubblica, in quanto, soprattutto è il Capo dello Stato, “rappresenta l’unità nazionale” (art. 87) e può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le camere. (art. 88).

    Nella nuova costituzione che sta nascendo in questi giorni, il Presidente della Repubblica rimane Capo dello Stato, ma non ha più il potere di sciogliere le camere, che passa al Primo Ministro “che ne assume la esclusiva responsabilità” (art. 88). In questo modo, il delicatissimo potere di sciogliere la Camera dei Deputati e di indire nuove elezioni, passa da un potere super partes ad una delle parti in gioco, qual’è appunto il Primo ministro. Libero dal freno del Presidente della Repubblica, il Primo ministro, o meglio la maggioranza “espressa dalle elezioni”, diventa arbitro del Parlamento.

    Benché sia presentata come una riforma che rafforza i poteri del Primo ministro in parlamento, essa rafforza il potere della maggioranza sul parlamento. La “maggioranza espressa dalle elezioni” è il vero signore del nuovo Stato. Essa può costringere il Primo ministro alle dimissioni e designarne un altro (art. 94), o può impedire lo scioglimento della Camera anche nel caso in cui il Primo ministro si dimetta per effetto di una mozione di sfiducia. L’opposizione, invece, non può salvare il Primo ministro perché se il voto dei suoi deputati è “determinante” per respingere una mozione di sfiducia, il primo Ministro deve ugualmente dimettersi.

    In questo modo si crea all’interno della Camera una diseguaglianza di potere fra i deputati della “maggioranza espressa dalle elezioni” e quelli dell’opposizione che contrasta con il principio della rappresentanza democratica che impone l’eguaglianza di tutti i partecipanti alle deliberazioni sovrane. Al tempo stesso l’assemblea legislativa nel suo insieme perde il potere effettivo di controllo per cederlo alla “maggioranza espressa dalle elezioni”, con evidente diminuzione della sua autorevolezza e della sua capacità di produrre deliberazioni che sappiano tenere conto del bene comune.

    I fautori della riforma difendono il nuovo disegno dello Stato invocando l’esigenza sacrosanta della stabilità dei governi e della continuità della legislatura. Ma questa esigenza può essere soddisfatta, senza avvilire il Parlamento, con l’istituto della sfiducia costruttiva e con leggi di sbarramento che rendono più omogenei i governi.
    Ai cittadini resterà il potere di cambiare con il loro voto la maggioranza, ma quale che sia la maggioranza eletta sarà sempre una maggioranza che avrà per tutta la durata della legislatura un potere enorme sul parlamento.

    La storia insegna che la libertà moderna, è bene ricordarlo, è nata ed è rimasta viva grazie ai parlamenti, non contro i parlamenti, e la prova più evidente è che tutti i governi autoritari hanno sono nati e si sono conservati riducendo o annullando i poteri di controllo dei parlamenti. Insegna anche che i popoli sono diventati meno liberi proprio quando hanno creduto di diventare più potenti. Dimenticare la storia non ha mai aiutato la saggezza politica, soprattutto se si tratta della Costituzione.
    viroli@princeton.edu

  5. #5
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    Per una volta che Prodi ha colpito nel segno (ed erano mesi che non lo faceva) gli hanno dato addosso.

  6. #6
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    ECCO I VERI PERICOLI.

    Con le modifiche "malefiche" che tentano di portare...


    1. Non esiste più Il Parlamento, come rappresentanza del popolo dotata
    del potere di fare leggi, controllare l'operato del potere esecutivo, dargli e togliergli la fiducia. Il governo assume in proprio anche il potere legislativo poiché decide
    quali provvedimenti ritiene indispensabili alla propria azione e su di essi chiede la fiducia. Qualora non l'ottenesse scioglie la Camera. La Camera, può in teoria votare la sfiducia al governo a patto però di aver già individuato - rigorosamente nell'ambito della maggioranza parlamentare - un nuovo premier in grado di ereditare il consenso della maggioranza stessa senza che vi sia aiuto e partecipazione da parte dell'opposizione.

    2. Il "premier" è eletto direttamente dal popolo in collegamento con i deputati candidati nei collegi. Ed ecco spiegato il comportamento elettorale del Sig. Berlusconi. Il Capo dello Stato gli deve affidare automaticamente la formazione del governo. Il premier presenta al Parlamento il ministero senza bisogno di chiedere alla Camera il voto di fiducia.

    Faccio notare che non esiste in nessun Paese europeo l'elezione diretta del primo ministro né esiste la sfiducia costruttiva
    limitata all'ambito della maggioranza parlamentare.

    3. Il Capo dello Stato è semplicemente un notaio. Serve a certificare come autentici gli atti che il "premier" sottopone alla sua firma. Ogni controllo di legalità e di costituzionalità di tali atti gli è precluso, vanificando così la possibilità di intervento come ha recentemente fatto per ben due volte (.) La sua firma di certificazione è un atto dovuto. Sta scritto nella legge che egli è il garante dell'unità federale dello Stato. Ma i modi e i poteri attraverso i quali possa esercitare quella garanzia non sono previsti. Il solo modo possibile che ha è di dimettersi dalla carica che ricopre. Chi sta al Quirinale avrà dunque soltanto diritto al picchetto d'onore e poteri di tagliar nastri, portare corone d'alloro al Milite ignoto e inviare telegrammi d'auguri o di condoglianze a seconda dei casi.

    4. Il Senato federale non si sa che cosa sia e non lo sanno, credo, nemmeno coloro che ne hanno proposto l'istituzione. Esamina solo le leggi regionali e quelle che interessino le regioni. Qualora vi sia conflitto di competenza tra Senato e Camera, la decisione viene presa da una Commissione paritetica che configura una sorta di terza Camera.

    5. Sulla devoluzione di poteri alle Regioni non mi SOFFERMO, è materia già spiegata fino alla noia. Il fatto che, ciò nonostante, nessuno ci capisca niente vuol dire semplicemente che si tratta di materia non comprensibile.

    Esempio: l'organizzazione delle istituzioni sanitarie è di esclusiva competenza regionale ma la tutela della salute è di competenza dello Stato.

    Così per la scuola e per i suoi programmi. Lo Stato comunque ha il potere di avocare a sé in qualunque momento poteri devoluti qualora la situazione lo richieda. Si tratta insomma d'una devoluzione-fisarmonica che si allarga o si restringe a capriccio e secondo gli umori.

    6. I Comuni sono in coda alla gerarchia amministrativa, fiscale e politica. Sopra di loro non c'è più soltanto il bieco Stato centralista, ma anche l'amorevole regione neo-centralista. E le province? Nebbia e mistero.

    7. Le regioni possono accorparsi fondendosi tra loro. Ma possono anche cambiare confini. Se i COMASCHI volessero uscire dalla Lombardia e aggregarsi al Piemonte potrebbero farlo senza che la Lombardia abbia potere di opporsi. E viceversa se i NOVARESI volesse trasmigrare in lombardia. Anche qui fisarmonica, che si porta dietro ospedali, imprese, gettito tributario, risorse bancarie e professionali.

    INSOMMA UNO SPACCAMENTO DELL’UNITA’ D’ITALIA CHE CI PORTEREBBE A SCIMIOTTARE LA EX JUGOSLAVIA CON GLI STADI DI CALCIO CHE DIVENTEREBBERO ARENE CON SCONTRO DI ETNIE MOLTO SUPERIORI ALL’ATTUALE CAMPANILISMO.

    Dobbiamo metterci in evidenza per l’inevitabile referendum che si dovrà proporre alla Nazione e questo è il momento di rivendicare la nostra lungimiranza e primogenitura con orgoglio nell’aver tentato di raccogliere le firme per la blindatura della Costituzione. Blindatura che non è avvenuta perché siamo stati ignorati anche dagli altri Partiti dell’ALLEANZA e che ora con i cambiamenti che vorrebbero “varare” CI DEVE SERIAMENTE PREOCCUPARE.
    Con le modifiche "malefiche" che tentano di portare...
    Ciceruacchio

  7. #7
    laico progressista
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    Predefinito

    Ciceruacchio fa benissimo a suonare la campana.

    E' vero, siamo forse un po' distratti su una questione esiziale per la sopravvivenza del nostro stato democratico.
    Berlusconi sta mettendo in pratica quella dittatura silenziosa e graduale che molti avevano paventato sin dall'inizio.
    Se pensiamo che questa riforma costituzionale, che stravolge gli equilibri esistenti totalmente a favore del premier e del governo, annichilendo il parlamento e relegando (come evidenzia Ciceruacchio) il Presidente della Repubblica a mera funzione notarile, si accoppia con una riforma elettorale dai contorni poco chiari, con l'intento di avantaggiare la destra, lo scenario diventa chiarissimo.
    Lo dico anche se ritengo che non sbagli D'Alema quando esorta prudenza e moderazione nel linguaggio, perché termini come "regime", "dittatura", "deriva autocratica", rischiano di diventare parole spuntate se non sono avallate da una presa di coscienza reale e tangibile dei pericoli. E diventerebbero deboli, perché logore e inflazionate, nel momento in cui dovessero servire davvero.
    Il fatto è che forse le abbiamo usate troppo in passato. Oggi dovrebbero poter risvegliare le coscienze.
    Bisogna organizzare qualche forma di mobilitazione e di sensibilizzazione sull'argomento. E soprattutto trovare forme efficaci di comunicazione.
    In questo clima di sostanziale anestesia, infatti, lo strumento referendario, risorsa ultima e in questo caso determinante per fermare questo processo, rischierebbe di non dare risultati, certificando inesorabilmente questa follia. La gente mastica poco di questioni istituzionali, e rischia di non comprendere davvero la portata delle iniziative in atto, mentre basterebbe il solo fatto che siano state concepite e portate avanti unicamente da una parte politica, senza il doveroso coinvolgimento bipartisan che merita la discussione delle regole di una democrazia, a far capire che le cose stanno prendendo una brutta piega.

    L'importante è che la sinistra combatta una battaglia per demolire queste proposte e denunciare il metodo, ma non si metta a difendere o contrapporre suoi modelli alternativi, altrimenti la cosa apparirebbe all'opinione pubblica come un braccio di ferro tra visioni contrapposte. Focalizziamo l'attenzione sui principi e sui contenuti aberranti di questa riforma, reclamando la necessità di discuterli con l'opposizione. Non facciamo battaglie per contrapporre modelli precostuiti, perché la nostra protesta perderebbe davvero il senso della difesa democratica.

  8. #8
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    Citazione da Intervento Principale di by Jan Hus
    Per una volta che Prodi ha colpito nel segno (ed erano mesi che non lo faceva) gli hanno dato addosso.
    invece io trovo che Prodi abbia detto una cazzata di quelle colossali, e che abbia, tanto per cambiare, sbagliato clamorosamente i tempi

  9. #9
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    ALBERICH,
    SPIEGACI LA "C......"
    Ciceruacchio

  10. #10
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    Predefinito Neanche a farlo apposta...

    ...ti rispondo con un articolo della stampa di oggi.

    La riforma delle leggi impossibili

    16 marzo 2005

    di Michele Ainis

    Noi italiani vantiamo solidi primati nella fiera delle assurdità legislative. Nostro il record mondiale dei commi stipati all'interno d’un solo articolo di legge (593, per effetto della finanziaria 2005). Nostra l’invenzione del burocratese, la lingua che trasforma cuscini e lenzuola in «effetti letterecci» (secondo il testo unico delle leggi sanitarie). Nostra la pretesa di vestire con i panni del diritto ogni sorta d’accidente, dalle ruote dei veicoli (che il vecchio codice della strada voleva «senza spigoli») al potere di stabilire «le modalità per la sosta dei cadaveri in transito» (consegnato al sindaco dal regolamento di polizia mortuaria).

    E tuttavia, coraggio: con la riforma costituzionale all’esame del Senato queste sciagure non potranno più ripetersi. Infatti approvare una legge diverrà una tale fatica di Sisifo che dovremo giocoforza rinunciarvi. Del resto chi mai dovrebbe provvedere alla bisogna? Oggi la potestà legislativa spetta ad ambedue le Camere in modo paritario; domani, vattelapesca. Per alcune materie s’affaccia la competenza solitaria della Camera; per altre quella del Senato; per altre ancora la titolarità è congiunta; senza dire poi delle eccezioni alla competenza principale, o senza dire inoltre del balletto fra una Camera e l’altra quando l’una vuol ficcare il naso sugli affari che la seconda ha già deciso. Anche perché non è affatto chiaro il perimetro delle rispettive attribuzioni. La riforma s’affida a un doppio elenco, che però aggiunge ulteriore confusione: così, sulla valorizzazione dei beni culturali mette mano il Senato, sulla loro protezione la Camera, che a sua volta è competente sulla tutela del risparmio, mentre il Senato ha il monopolio delle casse di risparmio. E gli esempi potrebbero dilatarsi ulteriormente.

    Sarà per questo che l’architetto d’un tale condominio labirintico ha messo in conto liti e baruffe tra i condomini. Che succede se scoppia un diverbio sul concetto di bene culturale o di risparmio? E che succede se una proposta di legge tratta le due cose insieme, come peraltro avviene quasi sempre in virtù di leggi omnibus? T’aspetteresti un fiume di ricorsi alla Consulta; l’architetto invece se la cava dichiarando insindacabile la scelta, ma rendendola impossibile. Il conflitto è infatti devoluto al giudizio di una, anzi di due bicamerali paritarie; e lì o qualcuno rinnega le ragioni della propria Camera, o non si deciderà mai nulla. E l’officina delle leggi verrà chiusa per assenza di meccanici.

    micheleainis@tin.it
    da: lastampa.it

 

 
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