Roma. Erano arrivati a centocinquanta firme, alla fine. Centocinquanta parlamentari allora Gad adesso Unione, che chiedevano al centrosinistra l’accordo con i radicali.
L’iniziativa era stata promossa dai diessini Franco Grillini e Lanfranco Turci. Fu un grosso successo. E oggi, probabilmente, una grossa delusione. O no?
“Certo che è una delusione – ribatte Grillini – Ci sono rimasto malissimo. E le motivazioni con cui è stato detto di no ai radicali, su temi come la laicità e i diritti civili, mi preoccupano. E non vorrei che ciò costituisse un precedente, e si finisse col porre dei veti non solo all’esterno, ma anche all’interno della coalizione”.
Pure l’ex ministro Katia Bellillo, dei Comunisti italiani, aveva messo la sua firma: “In questo paese la laicità sta andando da qualche altra parte. Il veto ai radicali è stato messo solo perché portatori di una visione laica dello Stato. E’ una spaccatura trasversale”.
E un altro diesse, Giovanni Lolli: “Mi dispiace. E mi pare che si sia detta la parola definitiva. Ma sui referendum sarò in prima fila, qualunque cosa si decide”.
E qui, ci risiamo. La Margherita, il partito che ha in pratica posto il veto, su pressioni del mondo cattolico, all’accordo, ieri faceva finta di niente, “stanno nascosti come sorci”, sbottava un dirigente dei Ds. E Fassino, che insieme a Franco Marini, molto si è esposto nella trattativa con Pannella, rischia di ritrovarsi al centro del ciclone.

La Velina rossa attacca anche Prodi
Nei Ds risuonano tamburi di guerra. L’epilogo della vicenda con i radicali ha lasciato l’amaro in bocca. Fassino e i suoi, è noto, avrebbero preferito un altro sbocco. Ma Prodi si è messo paura e si è sfilato. Rutelli, da parte sua, ha cercato di defilarsi durante tutta la vicenda. Un atteggiamento che però non è sfuggito ai suoi maggiori alleati. Così ieri la Velina rossa dalemiana prendeva di mira “i vari Castagnetti, Rutelli, Bindi e lo stesso Prodi”, per avvertire: “Speriamo che di fronte a un’eventuale sconfitta alle regionali, specie in Piemonte e nel Lazio, questi personaggi non debbano poi spargere lacrime di coccodrillo”. Molti, nel partito di Fassino, intendono muovere battaglia all’ultima impuntatura di Prodi e Rutelli.
Lanfranco Turci vuole che se ne occupi il Consiglio nazionale del partito che si riunisce oggi, giudicando “inaccettabili” le motivazioni usate per chiudere la partita con Pannella. E chiede ai Ds di impegnarsi fin da ora per la battaglia referendaria,
“battaglia di umanità e di libertà”.
Dice Giuseppe Giulietti, un altro firmatario dell’appello pro-radicali: “Non si può liquidare la faccenda con un’alzata di spalle, dicendo che Pannella e Bonino sono un po’ strani. E comunque, dopo il 3 aprile non potremo fare a meno di affrontare il tema referendario”. “E un veto sarebbe duro da digerire”, precisa Turci.
Giulietti, a questo punto, propone al partito “di trovare una soluzione, magari offrire noi come Ds l’ospitalità ai radicali”, al di là dell’Unione.
Una proposta simile avanza Cesare Salvi, vicepresidente del Senato. “Sono scandalizzato”, dice, difendendo “il principio della libertà di ricerca”. E propone: “che i Ds offrano ospitalità a candidati radicali nelle liste di partito”.
Dovrà faticare, Fassino, se vuol far digerire al partito la retromarcia della Margherita.
Il segretario dei Ds avrebbe certo voluto un dopo congresso più tranquillo.
Ma per l’occasione torna a tuonare, su Aprile, persino il correntone: “Il veto su Coscioni è stupido e antidemocratico”.

Il Foglio

saluti