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    Predefinito 27 novembre - Festa della Medaglia Miracolosa

    A Liverpool, verso mezzogiorno del 15 settembre 1830, partiva il primo treno della storia in servizio pubblico regolare per merci e passeggeri. George Stephenson, l'inventore del mezzo, battezzò quella locomotiva a vapore, The Rocket, il razzo. Poco dopo di due ore dopo, il convoglio giungeva a Manchester, coprendo una distanza di una cinquantina di chilometri.
    Sembra strano, ma con questo episodio, idealmente, cominciava l'epoca moderna, con le sue speranze e le sue disillusioni.
    Nei piani misteriosi di Dio, il 27 novembre di quell'anno, alle ore 17,30 circa, nella Casa Madre Vincenziana della parigina rue du Bac, il Cielo volle munire i credenti di una sorta di scudo di difesa dinanzi ai rischi devastanti per la fede che la nuova epoca apriva.
    In quel luogo, una giovane novizia vincenziana, Catherine Labourè, vide, in una serie di apparizioni, la Vergine.





    In quella del 27 novembre - di cui oggi ricorre la festa liturgica istituita dal Papa Leone XIII e fissata in questa data - Maria apparve in piedi su un globo,, mentre dalle mani partivano dei raggi. Intorno all'immagine Caterina poté leggere le parole "O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi".



    Il quadro, poi, sembrò voltarsi, e la veggente scorse la lettera M sormontata da una croce e posta sopra i cuori di Gesù e Maria e sentì la Vergine stessa dirle "Fa' coniare una medaglia su questo modello". Era questa l'origine della c.d. MEDAGLIA MIRACOLOSA.






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    L'apparizione del 27 novembre nel racconto di S. Caterina Labourè

    "Il 27 novembre 1830, che era il sabato antecedente la prima domenica di Avvento, alle cinque e mezza del pomeriggio, facendo la meditazione in profondo silenzio, mi parve di sentire dal lato destro della cappella un rumore, come il fruscio di una veste di seta. Avendo volto lo sguardo a quel lato, vidi la Santissima Vergine all'altezza del quadro di San Giuseppe.
    Il viso era abbastanza scoperto, i piedi poggiavano sopra un globo o meglio sopra un mezzo globo, o almeno io non ne vidi che una metà. Le sue mani, elevate all'altezza della cintura, mantenevano in modo naturale un altro globo più piccolo, che rappresentava l'universo. Ella aveva gli occhi rivolti al cielo, e il suo volto diventò splendente mentre presentava il globo a Nostro Signore. Tutto ad un tratto, le sue dita si ricoprirono di anelli, ornati di pietre preziose, le une più belle delle altre, le une più grosse e le altre più piccole, le quali gettavano dei raggi luminosi.

    Mentre io ero intenta a contemplarla, la Santissima Vergine abbassò gli occhi verso di me, e si fece sentire una voce che mi disse: "Questo globo rappresenta tutto il mondo, in particolare la Francia e ogni singola persona...". Io qui non so ridire ciò che provai e ciò che vidi, la bellezza e lo splendore dei raggi così sfolgoranti!... e la Vergine aggiunse: "I raggi sono il simbolo delle grazie che io spargo sulle persone che me le domandano", facendomi così comprendere quanto è dolce pregare la Santissima Vergine e quanto Ella è generosa con le persone che la pregano; e quante grazie Ella accorda alle persone che le cercano e quale gioia Ella prova a concederle.
    Ed ecco formarsi intorno alla Santissima Vergine un quadro alquanto ovale, sul quale, in alto, a modo di semicerchio, dalla mano destra alla sinistra di Maria si leggevano queste parole, scritte a lettere d'oro: "O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te". Allora si fece sentire una voce che mi disse: "Fa' coniare una medaglia su questo modello; tutte le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie; specialmente portandola al collo. Le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia".

    All'istante mi parve che il quadro si voltasse e io vidi il rovescio della medaglia. Vi era il monogramma di Maria, ossia la lettera M sormontata da una croce e, come base di questa croce, una spessa riga, ossia la lettera I, monogramma di Gesù, Jesus. Al di sotto dei due monogrammi, vi erano i Sacri Cuori di Gesù e di Maria, circondato il primo da una corona di spine e trafitto il secondo da una spada".

    Tra le gemme ve ne erano alcune che non mandavano raggi. Mentre ella se ne stupiva, sentì la voce di Maria che diceva: "Le gemme dalle quali non partono raggi sono simbolo delle grazie che si dimentica di chiedermi".

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    Dal sito SANTI E BEATI:

    Beata Vergine della Medaglia Miracolosa

    27 novembre

    A Parigi, al numero civico 140 di Rue Du Bac, c’è un Santuario, nel quale si trova la Cappella della Medaglia miracolosa: non è molto distante dal Louvre ed è comodamente raggiungibile mediante la metropolitana che ha una delle sue fermate proprio a Rue Du Bac.
    La Cappella della Medaglia miracolosa attira ogni anno un milione di pellegrini, persone di ogni razza e colore, che vengono qui, nel cuore di Parigi, a cercare una risposta ai loro problemi esistenziali, a chiedere grazie alla Madre che tutto sa e comprende e con cui ci si può sfogare come soltanto con una madre è possibile fare, nel più assoluto silenzio, in un clima di grande fervore e raccoglimento.
    È il mistero di Rue du Bac, un mistero che nasce 174 anni fa, dalle apparizioni della S. Vergine a una giovane novizia delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’Paoli, Caterina Labourè, a cui la Madonna affidò la realizzazione di una medaglia cosiddetta “miracolosa” che, da quasi due secoli ormai, ha conquistato con le sue innumerevoli grazie e prodigi il mondo intero.
    La stessa Caterina Labourè, così racconta la storia delle apparizioni: “Venuta la festa di San Vincenzo (19 luglio 1830) la buona Madre Marta (direttrice delle novizie) ci fece alla vigilia un'istruzione sulla devozione dovuta ai Santi e specialmente sulla devozione alla Madonna. Questo mi accese un gran desiderio di vedere la Santissima Vergine, che andai a letto col pensiero di vedere in quella stessa notte la mia buona Madre Celeste: era tanto tempo che desideravo vederla. Essendoci stato distribuito un pezzettino di tela di una cotta di San Vincenzo, ne tagliai una metà e l'inghiottii. Cosi mi addormentai col pensiero che San Vincenzo mi avrebbe ottenuto la grazia di vedere la Madonna.
    Alle undici e mezzo mi sento chiamare per nome: “Suor Labouré! Suor Labouré”. Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto, tiro la cortina e vedo un Fanciullo vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice: “Vieni in cappella; la Madonna ti aspetta”.
    Il Fanciullo mi condusse nel presbiterio, dove io mi posi in ginocchio, mentre il Fanciullino rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici passassero dalla tribuna. Finalmente giunse il sospirato momento. Il Fanciullino mi avverti, dicendomi: “Ecco la Madonna, eccola!”. Sentii un rumore come il fruscio di vesti di seta venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di San Giuseppe, e vidi la Santissima Vergine che venne a posarsi sui gradini dell'altare dal lato del Vangelo.
    Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile… Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiandomi sui gradini dell'altare, appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria...Fu quello il momento più dolce della mia vita… “Figlia mia - mi disse la Madonna - Dio vuole affidarti una missione. Avrai molto da soffrire, ma soffrirai volentieri, pensando che si tratta della gloria di Dio. Avrai la grazia; dì tutto quanto in te succede, con semplicità e confidenza. Vedrai certe cose, sarai ispirata nelle vostre orazioni, rendine conto a chi é incaricato dell'anima tua...”.
    Quanto tempo restassi con la Madonna, non saprei dire: tutto quello che so è che, dopo di avermi lungamente parlato, se ne andò scomparendo come ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna, per quella parte da cui era venuta. Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più il sonno”.
    Il 27 Novembre dello stesso anno, alle 17,30, Caterina ha una nuova visione durante la meditazione in cappella: vede come due quadri animati che le passano davanti in dissolvenza incrociata. Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (il globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente. Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice: “Questi raggi sono il simbolo delle grazie che Maria ottiene per gli uomini”.
    Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta, in lettere d’oro: “O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te”.
    Subito dopo l’ovale della medaglia si gira e Caterina ne vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole:”Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie”.
    Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, la richiesta fatta dalla Madonna circa la medaglia, ma il sacerdote reagisce negativamente ed intima alla novizia di non pensare più a queste cose.
    Qualche mese più tardi, pronunciati i voti, Caterina Labourè viene inviata al ricovero di Enghien per curare gli anziani. La giovane suora si mette al lavoro,. ma una voce interiore l’assilla continuamente: “Si deve far coniare la medaglia”.
    Caterina ne riparla al suo confessore. Intanto nel febbraio del 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti. In giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel. Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni prodigiose e le conversioni spirituali. Il popolo di Parigi comincia a chiamare la medaglia “miracolosa”.
    Nell’autunno 1834 c’erano già più di 500.000 medaglie. Un anno dopo soltanto ne circolavano più di un milione. Nel 1839 la medaglia veniva diffusa in più di dieci milioni di esemplari, e alla morte di suor Caterina, nel 1876, si contavano più di un miliardo di medaglie!

    Autore: Maria Di Lorenzo

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    Una diffusione rapida e prodigiosa

    Per quasi due anni, Caterina insistette con il suo confessore affinché la richiesta della Madonna venisse attuata, ma invano. La veggente ne soffriva molto. Ella infatti diceva che "la Beata Vergine non è apparsa per me, ma per il bene della Chiesa e della nostra Congregazione"; ogni rifiuto, anzi ogni ritardo nell’adempierne le richieste l’angosciava enormemente. Nel gennaio 1832, tuttavia il confessore di Caterina venne ricevuto in udienza dall’arcivescovo di Parigi, monsignor de Quélen. Approfittando dell’occasione, egli raccontò la faccenda delle apparizioni di rue du Bac, tacendo però il nome della veggente. L’arcivescovo vide di buon occhio l’iniziativa delle medaglie e ne incoraggiò il conio. Il padre Aladel si decise allora a far coniare le prime ventimila medaglie. Esse cominciarono a essere distribuite nel giugno 1832, proprio quando Parigi veniva colpita da una terribile epidemia di colera, che in poco tempo aveva già fatto almeno 18.400 vittime. Le figlie della carità diffusero le medaglie soprattutto ai malati. Inspiegabilmente quell’epidemia si estinse rapidamente. Fu questo il primo di una lunga serie di prodigi sia privati che pubblici, sia materiali che spirituali, attribuiti alla Medaglia Miracolosa. Anche l’arcivescovo di Parigi ne ottenne una grazia straordinaria per mezzo di essa e ne diventò quindi un entusiasta propagandista. Il celebre e santo Curato di Ars la diffuse fra i suoi parrocchiani e i suoi numerosissimi penitenti. Perfino Papa Gregorio XVI ne fu conquistato e la distribuiva alle persone che gli facevano visita. Già nel 1836, più di 15 milioni di medaglie erano state coniate e distribuite in tutto il mondo. Nel 1842 la cifra salì a 100 milioni. Da tutti i continenti giungevano notizie di conversioni, guarigioni, scampati pericoli, protezioni ricevute. Nel 1876, quando santa Caterina morì, più di un miliardo di medaglie diffondevano ormai grazie in tutto il mondo.

    FONTE



    Santa Caterina distribuisce Medaglie miracolose durante la rivoluzione di Parigi nel 1871

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    La medaglia miracolosa

    di Rosanna Brichetti Messori

    Rendono viva e palpabile l'esperienza della fede. Sono le devozioni popolari, dettate dal Cielo, che resistono al tempo e alla derisione. E alle accuse di superstizione.
    La "Medaglia miracolosa": piccola, bellissima icona che rappresenta l'intera storia della salvezza.


    Il Concilio Vaticano II ha giustamente richiamato alla centralità del mistero della salvezza imperniato su Gesù Cristo, nel culto liturgico e in quello privato. Questo ha fatto guardare talvolta con sospetto alle tante "devozioni" che caratterizzano da sempre le espressioni concrete della vita di fede. Eppure, se bene intese, esse non solo non ostacolano il giusto rapporto con il Dio trinitario nel Quale crediamo, ma anzi, esprimendolo in simboli, rendono viva, palpabile, l'esperienza stessa del nostro credere. Il ruolo delle devozioni è così rilevante che spesso esse ci sono state suggerite dall'Alto nei corso di apparizioni o di rivelazioni private, poi approvate e riconosciute dalla Chiesa. Per questo vale la pena di rivisitarne alcune.

    Cominciamo da quella che viene chiamata la "Medaglia miracolosa". Questo piccolo oggetto è stato "commissionato" a Caterina Labouré, allora novizia delle Figlie della Carità di s. Vincenzo de' Paoli da Maria stessa La veggente riceve l'incarico di far realizzare una medaglia che riproduce esattamente la visione avuta nel corso dell'apparizione del 27 novembre 1830, in Rue du Bac, a Parigi. Sulla facciata anteriore è effigiata Maria poggiante i piedi su un globo raffigurante il mondo, nell'atto di schiacciare la testa a un serpente che tenta di divincolarsi. Dalle sue mani aperte scendono verso il basso fasci di raggi luminosi prodotti dalle pietre degli anelli che ingioiellano le sue dita. L'ovale della medaglia è circondato dalla scritta: "O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi". Sul retro della medaglia, trova invece posto il monogramma di Maria, cioè un M maiuscola, al quale si intreccia e si appoggia una croce che si erge fino a sovrastarlo. Sotto di esso, affiancati, due cuori: l'uno coronato di spine, l'altro trafitto da una spada. Tutt'attorno, nell'ovale, un arco di dodici stelle. Pur tra le inevitabili difficoltà che accompagnano eventi così straordinari, il desiderio della Vergine aveva trovato esecuzione e la medaglia aveva ben presto preso le vie del mondo in una miriade di esemplari. Nel 1894 papa Leone XIII istituirà per il 27 novembre, ricorrenza dell'apparizione, la festa liturgica detta appunto della Medaglia miracolosa, mentre nel 1947 Pio XII proclamerà santa la veggente Caterina Labouré. Grande, aveva assicurato Maria, sarebbe stata la protezione e copiose le grazie per chi avesse indossato la medaglia. E così di fatto era avvenuto. Ne restano numerosissime testimonianze tra cui quella clamorosa della conversione improwisa dell'ebreo Ratisbonne in S. Andrea delle Fratte a Roma.

    Ma cos'è, dunque, questa Medaglia miracolosa? Forse una specie di magico talismano da indossare contro il malocchio e altri mali affini? Dice al proposito Jean Guitton: "La frontiera della fede, della devozione, della superstizione si può tracciare difficilmente, per il fatto che qualsiasi atto religioso diventa 'superstizioso' agli occhi di chi lo guarda senza credere". Tuttavia, per chi sappia percorrere le ardite ma insieme semplici vie del simbolo, sia esso un intellettuale o un illetterato, quel piccolo oggetto diventa una bellissima seppure minuscola icona in cui viene racchiusa e rappresentata tutta intera la storia della salvezza. Per dirla sempre con Guitton: "In essa si trova riassunta l'essenza del mistero di Cristo rifratto nel cuore di Maria".

    Vediamo dunque di ripercorrere anche noi questo itinerario spirituale. L'Immacolata, promessa ai nostri progenitori caduti nel peccato, quella Donna che avrebbe schiacciato la testa al serpente, non è solo venuta, ma ora è stata assunta in Cielo da dove, gloriosa, intercede per noi come mediatrice di luce e di grazie divine. La sua umanità pienamente realizzata aiuta a sorreggere le nostre, ancora in faticoso cammino fra i mali del mondo. Dobbiamo rendercene conto, ricorrere a Lei e invocarla come Lei stessa ci ricorda di fare.

    Il resto della medaglia ci fa penetrare ancor più profondamente nel mistero da cui trae origine tutto questo. Maria è divenuta tale perché ha saputo aderire al progetto divino di salvezza. Così, in Lei il Verbo divino si è incarnato e poi, accettando di morire in croce, ha portato su di sé l'intero peccato del mondo riscattandolo e vincendolo definitivamente nella risurrezione. Quel sì di Maria è stato dunque decisivo: per questo la croce si intreccia al monogramma del suo nome e da esso si innalza. Una salvezza per l'umanità concepita e voluta anzitutto come dono d'amore: ce lo indicano i due cuori, quello di Gesù che ha accettato di immolare se stesso, e quello di Maria che ha accettato di partecipare senza riserve a questo mistero di morte e risurrezione. Così, il peccato delle origini è stato riscattato; così, il regno di Dio è già presente in mezzo a noi. Anche se sarà pienamente svelato con il ritorno glorioso di Cristo descritto nell'Apocalisse: ma già anticipato nel simbolo all'interno della medaglia. Maria mediatrice della luce che irradia dalle pietre preziose che ornano le sue dita, è già infatti il simbolo della Gerusalemme celeste, è la Donna dell'Apocalisse vestita di sole. Le dodici stelle che sul retro incorniciano il mistero della Madre e del Figlio illuminano al contempo tutta la storia della salvezza: la promessa di redenzione annunciata nel Genesi, si mantiene viva nella fede dei dodici Patriarchi e nell'alleanza con le dodici tribù di Israele. Questa promessa realizzatasi con la morte e la risurrezione di Gesù diffusa nel mondo dai dodici Apostoli e dalla Chiesa loro erede, risplende ora alla luce delle dodici stelle che ne disvelano il compimento. Sono quei nuovi cieli e quelle nuove terre che consacrano Gesù Re dell'universo e glorificano pienamente anche la Madre sua.

    Nell'attesa, noi possiamo intanto pregare e, con fondamento, sperare: sollecitati, confortati e aiutati anche da una piccola "miracolosa" medaglia.

    Il Timone Marzo/Aprile 2001, fasc. n. 12

    Fonte: Contro la leggenda nera

  7. #7
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    La Madonna della ‘Medaglia Miracolosa’

    di MARIA DI LORENZO

    Un "salvacondotto" per tutti i popoli della terra

    Fai coniare una medaglia su questo modello: le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie…". – È la promessa della Vergine all’umile Suora vincenziana Caterina Labourè, apparendole nella Cappella di Rue du Bac a Parigi.


    Al numero civico 140 di Rue du Bac in Parigi, c’è un Santuario con la Cappella della "Medaglia miracolosa": non è molto distante dal Louvre ed è comodamente raggiungibile con la metropolitana che ha una delle sue fermate proprio a Rue du Bac.

    La Cappella della "Medaglia miracolosa" attira ogni anno un milione di pellegrini, persone di ogni razza e colore, che vengono qui, nel cuore di Parigi, a cercare una risposta ai loro problemi esistenziali, a chiedere grazie alla Madre che tutto sa e comprende e con cui ci si può sfogare come soltanto con una madre è possibile fare, nel più assoluto silenzio, in un clima di grande fervore e raccoglimento.

    È il mistero di Rue du Bac, un mistero che nasce 174 anni fa, dalle Apparizioni della Santa Vergine a una giovane Novizia delle ‘Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli’, Caterina Labourè, a cui la Madonna affidò la realizzazione di una medaglia cosiddetta "miracolosa" che, da quasi due secoli ormai, ha conquistato con le sue innumerevoli grazie e i tanti prodigi il mondo intero.

    Caterina Labourè, "l’umile Santa del dovere e del silenzio", come la definì Papa Pio XII.

    Una Novizia scelta dal Cielo


    Nata a Fain-les-Moutiers, un villaggio della Borgogna, il 2 maggio 1806, Caterina Labourè era rimasta orfana di madre a nove anni, con sette fratelli e due sorelle. Non le fu perciò possibile frequentare la scuola; ma presto dovette rendersi utile in famiglia e prenderne le redini.

    La sua vocazione religiosa venne preparata da un sogno avuto a diciotto anni: le sembrava di stare in una chiesa nella quale un vecchio sacerdote la chiamava; spaventata, pensava di scappare, ma quel sacerdote le aveva detto: "Figlia mia, ora tu mi sfuggi, ma un giorno mi cercherai. Dio ha dei progetti su di te. Non te ne dimenticare!".

    Questo sogno le sembrò a primo avviso incomprensibile. Qualche tempo dopo, però, vedendo un quadro raffigurante San Vincenzo de’ Paoli, riconobbe in lui il misterioso personaggio che le aveva parlato. Comprese allora che il fondatore delle ‘Figlie della Carità’ la chiamava per entrare nella sua Congregazione.

    All'età di ventiquattro anni, il 21 aprile 1830, entrò come Novizia dapprima a Chatillon-sur-Seine e poi nel Convento parigino di Rue du Bac. In quei giorni Parigi onorava solennemente San Vincenzo de' Paoli, in occasione della traslazione delle sue reliquie, che per molto tempo erano state nascoste a causa dei torbidi rivoluzionari. In quella circostanza la giovane Novizia ebbe per tre giorni consecutivi l'apparizione del cuore di San Vincenzo sopra un piccolo reliquiario nella Cappella delle Suore in Rue du Bac.

    Caterina Labourè si distinse subito per il suo fervore religioso e ben presto, nel corso del suo noviziato, specialmente durante le adorazioni del Ss. Sacramento, cominciò ad avere altre visioni, da lei scrupolosamente raccontate al suo Confessore, il padre Jean-Marie Aladel, come quelle di Gesù Eucaristico e di Cristo Re [Giugno 1830].

    Le più importanti, tuttavia, furono le Apparizioni dell'Immacolata della "Medaglia miracolosa" avvenute nella Cappella parigina di Rue du Bac.

    "Figlia mia, Dio vuole affidarti una missione"

    La stessa Caterina Labourè così racconta la storia delle Apparizioni: '"Venuta la festa di San Vincenzo (19 luglio 1830) la buona Madre Marta (direttrice delle Novizie) ci fece alla vigilia un'istruzione sulla devozione dovuta ai Santi e specialmente sulla devozione alla Madonna. Questo mi accese un gran desiderio di vedere la Santissima Vergine, tanto che andai a letto col pensiero di vedere in quella stessa notte la mia buona Madre Celeste: era tanto tempo che desideravo vederla.

    Essendoci stato distribuito un pezzettino di tela di una cotta di San Vincenzo, ne tagliai una metà e l'inghiottii. Cosi mi addormentai col pensiero che San Vincenzo mi avrebbe ottenuto la grazia di vedere la Madonna.

    Alle undici e mezzo mi sento chiamare per nome: "Suor Labourè! Suor Labourè!". Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto, tiro la cortina e vedo un Fanciullo vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice: "Vieni in Cappella; la Madonna ti aspetta".

    Il Fanciullo mi condusse nel presbiterio, dove io mi posi in ginocchio, mentre lui rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le Suore vegliatrici passassero dalla tribuna.

    Finalmente giunse il sospirato momento. Il Fanciullino mi avvertì, dicendomi: "Ecco la Madonna, eccola!". Sentii un rumore come il fruscio di vesti di seta venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di San Giuseppe, e vidi la Santissima Vergine che venne a posarsi sui gradini dell'altare, dal lato del Vangelo.

    Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile… Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiandomi sui gradini dell'altare, appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria... Fu quello il momento più dolce della mia vita.

    "Figlia mia - mi disse la Madonna - Dio vuole affidarti una missione. Avrai molto da soffrire, ma soffrirai volentieri, pensando che si tratta della gloria di Dio. Avrai la grazia; dì tutto quanto in te succede, con semplicità e confidenza. Vedrai certe cose, sarai ispirata nelle tue orazioni: rendine conto a chi è incaricato dell'anima tua…".

    Quanto tempo restassi con la Madonna, non saprei dire: tutto quello che so è che, dopo avermi lungamente parlato, se ne andò scomparendo come ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna, per quella parte da cui era venuta. Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più il sonno".

    L’Immacolata apparsa a Caterina Labourè e riproduzione della "Medaglia Miracolosa".

    Una diffusione rapida e prodigiosa


    Il 27 Novembre dello stesso anno, alle 17.30, Caterina ha una nuova visione durante la meditazione in Cappella: vede come due quadri animati che le passano davanti in dissolvenza incrociata. Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (il globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente. Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce che dice: "Questi raggi sono il simbolo delle grazie che Maria ottiene per gli uomini".

    Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta, in lettere d’oro: "O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te".

    Subito dopo, l’ovale della medaglia si gira e Caterina ne vede il rovescio: in alto una croce sormonta la ‘M’ di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole: "Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie".

    Caterina riferisce al suo Confessore, il Padre Aladel, la richiesta fatta dalla Madonna circa la medaglia, ma il sacerdote reagisce negativamente ed intima alla Novizia di non pensare più a queste cose.

    Qualche mese più tardi, pronunciati i Voti, Caterina Labourè viene inviata al ricovero di Enghien per curare gli anziani. La giovane suora si mette al lavoro, ma una voce interiore l’assilla continuamente: "Si deve far coniare la medaglia".

    Cappella di San Giuseppe nella Cripta di Casa-Madre delle "Figlie della Carità", in Rue du Bac a Parigi.

    Caterina ne riparla al suo Confessore. Intanto, nel febbraio del 1832, scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti. In Giugno le ‘Figlie della Carità’ cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel. Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni prodigiose e le conversioni spirituali. Il popolo di Parigi comincia a chiamare "miracolosa" la medaglia.

    Nell’autunno 1834 c’erano già più di 500.000 medaglie. Un anno dopo soltanto, ne circolavano più di un milione. Nel 1839 la medaglia veniva diffusa in più di dieci milioni di esemplari, e alla morte di Suor Caterina, nel 1876, se ne contavano più di un miliardo!

    Dopo i fatti straordinari di cui era stata protagonista nel 1830, la Suora vincenziana seppe tenere nascosto il segreto delle Apparizioni della Madonna per ben 46 anni, ossia fino alla sua morte, rivelandolo soltanto al suo Confessore. Nessuno, tranne il Padre Aladel e i Superiori, seppe mai delle visioni celesti avute da Caterina, dell’importante missione che la Madonna le aveva affidato.

    Suor Caterina Labourè visse nella più grande umiltà e nel più assoluto silenzio per altri 46 anni, servendo i poveri dell’Ospizio di Enghien a Reuilly, nella zona est di Parigi, in incognito.

    Tra gli operai e gli ammalati, fra i soldati e i poveri, per oltre 40 anni, l’umile e nascosta ‘Figlia della Carità’, fu una straordinaria apostola della "Medaglia miracolosa".

    Morì il 31 dicembre 1876 e fu beatificata da Pio XI il 28 maggio 1933, quindi canonizzata da Pio XII il 27 luglio 1947.

    Nella ricognizione del suo corpo, fatta in occasione del Processo di beatificazione e canonizzazione, le mani della Santa che avevano toccato la Madonna e gli occhi che l’avevano contemplata con amore apparvero straordinariamente incorrotti.

    Maria Di Lorenzo

    Fonte: Madre di Dio, 2004, fasc. n. 12

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