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    Predefinito 21 novembre - Presentazione della Beata Vergine Maria

    Il 21 novembre la Chiesa celebra la presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio. Si tratta di una festività mariana che attinge le sue origini ad un passo di un Vangelo apocrifo (il Protovangelo di Giacomo), dal momento che i testi canonici tacciono sull'infanzia della Madre di Dio.
    La Madonna, ancora in tenera età (3 anni, secondo la tradizione), fu condotta al Tempio di Gerusalemme, al servizio di Dio, similmente al profeta Samuele, dai suoi santi genitori, Gioacchino ed Anna.
    Secondo un Padre della Chiesa, S. Girolamo, la vita di Maria al Tempio era scandita dalla costante preghiera. Dall'alba sino all'ora terza (le nove del mattino) si dedicava all'orazione ed alla meditazione; seguiva, sino all'ora nona (le tre del pomeriggio), il lavoro manuale; sino al riposo, poi si dedicava nuovamente alla preghiera. Era sempre la prima nelle veglie notturne, quella più applicata agli studi, la più fervente nel canto di lode dei salmi, la più zelante negli atti di carità, la più pura trale vergini sue compagne, la più perfetta nella pratica di ogni virtù.
    La Chiesa, celebrando la Madre del Signore che si presenta al tempio, vuole esaltare in Maria il modello di ogni persona consacrata.

    Augustinus

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Presentazione della Beata Vergine Maria

    21 novembre - Memoria

    Memoria mariana di origine devozionale, si collega a una pia tradizione attestata dal protovangelo di Giacomo. La celebrazione liturgica, che risale al secolo VI in Oriente e al secolo XIV in Occidente, dà risalto alla prima donazione totale che Maria fece di sé, divenendo modello di ogni anima che si consacra al Signore. (Mess. Rom.)

    Martirologio Romano: Memoria della Presentazione della beata Vergine Maria. Il giorno dopo la dedicazione della basilica di Santa Maria Nuova costruita presso il muro del tempio di Gerusalemme, si celebra la dedicazione che fece di se stessa a Dio fin dall’infanzia colei che, sotto l’azione dello Spirito Santo, della cui grazia era stata riempita già nella sua immacolata concezione, sarebbe poi divenuta la Madre di Dio.

    Martirologio tradizionale (21 novembre): A Gerusalemme la Presentazione della beata Vergine Madre di Dio Maria al tempio.

    La memoria odierna della Presentazione della Beata Vergine Maria ha un'importanza notevole, non solo perchè in essa vien commemorato uno dei misteri della vita di Colei che Dio ha scelto come Madre del Suo Figlio e come Madre della Chiesa, nè soltanto perchè in questa 'presentazione' di Maria vien richiamata la 'presentazione' al Padre celeste di Cristo e, anzi, di tutti i cristiani, ma anche perchè essa costituisce un gesto concreto di ecumenismo, di dialogo con i nostri fratelli dell'Oriente. Questo emerge con chiarezza sia dalla nota di commento degli estensori del nuovo calendario sia dalla nota della Liturgia delle Ore, che dice: 'In questo giorno della dedicazione (543) della chiesa di S. Maria Nuova, costruita presso il tempio di Gerusalemme, celebriamo insieme ai cristiani d'oriente quella 'dedicazione' che Maria fece a Dio di se stessa fin dall'infanzia, mossa dallo Spirito Santo, della cui grazia era stata ricolma nella sua immacolata concezione'. Il fatto della presentazione di Maria al tempio, com'è, noto, non è narrato in nessun passo dei testi sacri, mentre viene proposto con abbondanza di particolari dagli apocrifi, cioè da quegli scritti molto antichi e per tanti aspetti analoghi ai libri della Bibbia, che tuttavia sempre la Chiesa ha rifiutato di considerare come ispirati da Dio e quindi come Sacra Scrittura. Or secondo tali apocrifi, la presentazione di Maria al tempio non avvenne senza pompa: sia nel momento della sua offerta che durante la permanenza nel tempio si verificarono alcuni fatti prodigiosi: Maria, secondo la promessa fatta dai suoi genitori, fu condotta nel tempio a tre anni, accompagnata da un gran numero di fanciulle ebree che tenevano delle torce accese, col concorso delle autorità gerosolimitane e tra il canto degli angeli. Per salire al tempio vi erano quindici gradini, che Maria salì da sola, benchè tanto piccola. Gli apocrifi dicono ancora che Maria nel tempio si alimentava con un cibo straordinario recatole direttamente dagli Angeli e che ella non risiedeva con le altre bambine ma addirittura nel 'Sancta Sanctorum' (che veniva invece "visitato" una sola volta all'anno dal solo Sommo Sacerdote).
    La realtà della presentazione di Maria dovette essere molto più modesta e insieme più gloriosa. Fu infatti anche attraverso questo servizio al Signore nel tempio, che Maria preparò il suo corpo, ma soprattutto la sua anima, ad accogliere il Figlio di Dio, attuando in se stessa la parola di Cristo: 'Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano'.

    Autore: Piero Bargellini

    Tiziano Vecellio, Presentazione di Maria al Tempio, 1539, Galleria dell'Accademia, Venezia


    Denys Calvaert, Presentazione di Maria, XVI sec., Pinacoteca Nazionale, Bologna

    Juan de Sevilla Romero, Presentazione di Maria al Tempio, XVII sec., Museo del Pardo, Madrid



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    Carpaccio Vittore, La presentazione della Vergine, 1504-1508, Pinacoteca di Brera, Milano

    Cima da Conegliano, La presentazione della Vergine, Gemäldegalerie, Dresda

    Albrecht Dürer, La presentazione della Vergine, 1504-1505, Staatliche Graphische Sammlung, Monaco

    Ghirlandaio Domenico, La presentazione della Vergine al tempio, 1486-1490, Cappella Tornabuoni, Santa Maria Novella, Firenze

    Pietro Testa, La presentazione della Vergine al tempio, 1640 ca, Hermitage, S. Pietroburgo

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    Predefinito 21 novembre - Presentazione della B.V. Maria al Tempio


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    Predefinito Dai Discorsi di san Bernardo

    In dominica infra Octav. Assumptionis B. Mariae Virginis Sermo N. 1-6, in PL 183, 429-432

    Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle (Ap 12, 1). Immenso danno, fratelli carissimi, ci venne dalla colpa di un solo uomo e di una sola donna. Ma, grazie a Dio, un altro uomo e un'altra donna hanno restaurato ogni cosa, in una stupenda abbondanza di grazia. Questo dono non ha nessuna proporzione con la colpa, e la grandezza del beneficio supera di gran lunga il danno subito. Cristo Signore, artefice pieno di tenerezza e di sapiente abilità, non infranse il vaso incrinato, ma lo rimodellò per noi facendolo più bello. Dal vecchio Adamo ha tratto il nuovo e ha trasfigurato Eva in Maria. Certo, poteva bastarci Cristo, perché da lui solo proviene quanto ci salva: ma non era bene per noi che l'uomo fosse solo. Fu preferibile che un uomo e una donna cooperassero alla nostra rigenerazione, cosi come un uomo e una donna avevano contribuito alla nostra rovina.

    L'uomo Cristo Gesù è il mediatore fedele e onnipotente tra Dio e gli uomini. Oggi, però, la maestà divina di Cristo polarizza il nostro rispetto, perché non vediamo più la sua umanità. Essa è stata come assorbita nella divinità, non perché abbia perduto la propria natura, ma perché è stata deificata. Quindi, non esaltiamo soltanto la misericordia di Cristo, ma temiamo i suoi giudizi. Gesù imparò a compatire le nostre infermità da tutto quello che sofferse; però ha ricevuto dal Padre il potere di giudicare l'uomo. Il nostro Dio è un fuoco divoratore: il peccatore come non dovrebbe aver paura di perire sotto lo sguardo di Dio, quando si avvicina a lui, e di fondere come la cera davanti al fuoco? Qui allora interviene colei che è la benedetta tra le donne. Ella può svolgere una missione efficace nella riconciliazione dell'uomo con il suo Dio. Nessuno meglio di Maria può attuare la necessaria mediazione presso l'unico Mediatore divino che temiamo. Eva fu mediatrice della disgrazia, giacché per mezzo suo l'antico serpente inoculò il veleno di morte nell'umanità. Maria, al contrario, è la mediatrice fedele che porta a tutti l'antidoto della salvezza. Eva fu strumento di seduzione, Maria lo è di riconciliazione. L'una incitò all'atto prevaricatore, l'altra ha inaugurato la redenzione.

    Perché la nostra fragilità dovrebbe aver paura di accostarsi a Maria? Niente di aspro o terribile in lei. La Madre di Dio è la soavità in persona, che offre a tutti il latte e la lana. Rammenta gli episodi del vangelo. Trovi forse in Maria la minima traccia d'irritazione, di durezza o un pallido cenno di sdegno? Se cosi fosse, non fidarti di lei e temi pure di avvicinarla. Ma, davvero, non troverai che grazia e bontà, dolcezza e misericordia. Ringrazia, dunque, la Provvidenza di averti dato, nella sua infinita pietà, una mediatrice degna della massima fiducia. Nell'eccesso del suo amore, Maria si fa tutta a tutti, e si dona ai sapienti come agli insensati. Ci apre il seno della misericordia di Dio, perché abbiamo parte a quella pienezza. Lo schiavo troverà la liberazione, il malato la salute, l'afflitto attingerà conforto, il peccatore incontrerà il perdono. Il giusto troverà la grazia, l'angelo la letizia, e la Trinità ne sarà glorificata. Da Maria il Figlio di Dio ha ricevuto la carne e tutti gli uomini sono scaldati dall'ardore del Sole divino.

    Si può dire che la donna vestita di sole dell'Apocalisse rappresenti Maria? Il seguito del testo indica che si tratta piuttosto della Chiesa, ma è anche possibile attribuire a Maria il significato di questa visione. Maria infatti ha il sole per manto, poiché si è rivestita di Cristo in modo eminente. L'astro creato sorge senza differenze sui buoni e sui cattivi; così Maria, senza pesare i nostri meriti, si presenta tutti indulgente, amabilissima, colma d'immensa tenerezza compassione per le nostre miserie. Maria emerge sui limiti umani, superiore com'è alla fragilità e alla corruzione di qualsiasi creatura. Per tale motivo si può dire che ha la luna sotto i suoi piedi, poiché questo elogio la pone incontestabilmente più in alto dei cori degli angeli, dei cherubini, dei serafini.

    Solitamente, la luna serve come simbolo della corruzione o della stoltezza umana, a motivo della sua mutabilità; e può anche indicare la Chiesa, in quanto ella brilla della luce riflessa che le viene da Cristo. La luna che sta sotto i piedi di Maria nel testo dell'Apocalisse sovrappone i due simboli. La Scrittura dice infatti: Lo stolto muta coma la luna.. il saggio permane come il sole (Sir 27, 12). Il sole infatti dispensa regolarmente calore e splendore, mentre la luna non ci scalda e la sua luce incerta varia continuamente di posto. E' giusto rappresentare Maria ammantata di sole, perché ella appare come immersa nella luce impenetrabile, per quanto ciò è possibile a creatura. Ella è infatti penetrata negli abissi della sapienza divina fino a profondità inaudite. Il fuoco divino, di cui ardono i serafini, avvolge Maria e ci rammenta il carbone ardente che purificò le labbra del profeta Isaia. Questi però ne fu solo sfiorato, mentre Maria è tutt'intera racchiusa entro la fiamma solare che l'ammanta.

    Il manto di sole che riveste Maria brilla di candore smagliante e irradia uno straordinario calore. La luce divina penetra cosi profondamente nella Vergine che Maria non ha più nulla in comune con la notte, con la penombra e nemmeno con una luce appena velata. Nulla di tiepido in lei, tutto è ardore. La stoltezza rappresentata dalla luna sta sotto i suoi piedi, perché Maria non ha alcun rapporto con la categoria delle donne insipienti o con il corteo delle vergini stolte. Anzi, la luna simboleggia l'insensato per eccellenza, il principe unico di ogni follia, cioè Satana. Egli infatti si mostrò mutevole come la luna. perdendo la sapienza che era la sua più grande bellezza. Ora patisce un'avvilente schiavitù, calpestato e stritolato sotto i piedi di Maria. E' lei, infatti, la donna che Dio un tempo promise, la quale con la sua virtù avrebbe schiacciato la testa all'antico serpente; questi con ogni astuzia ha tentato d'insidiarla, ma invano. Maria ha debellato tutti gli attacchi perversi sferrati contro di lei. Alcuni, infatti, pretesero che Cristo non proveniva dalla carne di Maria; altri sibilarono come serpenti che non l'aveva messo al mondo lei, ma fosse un bambino trovato; altri ancora insegnarono che Maria, dopo il parto, avesse conosciuto lo sposo; altri infine, non sopportando .di sentirla chiamare Madre di Dio, volsero in derisione il grande nome di Theotokos. Ma quei menzogneri furono atterrati, quegli usurpatori confusi, quei maestri d'errore calpestati e tutte le generazioni proclamano beata Maria.

    Quando Maria dette alla luce Cristo, il drago infernale per mezzo di Erode tentò di divorare il Figlio appena nato, perché c'era guerra tra la discendenza della donna e quella della bestia. Si è detto che il simbolo della luna indica di preferenza la Chiesa, che non brilla di luce propria, ma la riceve da colui che ha detto: Senza di me non potete far nulla (Gv 15, 5). Abbiamo però anche menzionato che la luna è simbolo evidente di Maria mediatrice, questa donna che, vestita di sole, ha la luna sotto i suoi piedi. Attacchiamoci ai passi di Maria, fratelli, e prostriamoci ai suoi piedi con supplica fervidissima. Teniamola stretta e non lasciamola finché non ci avrà benedetti: ella è potente. Come il vello di Gedeone sta tra la rugiada e l'aia, come la donna apocalittica sta fra il sole e la luna, cosi Maria è tra Cristo e la Chiesa. Quando si vuole raffigurare l'unione strettissima tra Maria e Cristo, l'immagine del vello ricoperto di rugiada forse desta meno stupore di quella della donna vestita di sole. Eppure medesima è l'idea.

    Il rapporto tra il sole e la donna ci lascia stupiti, perché si tratta di una comunanza strabiliante. Come può una fragile creatura resistere in una simile fornace? Hai ragione, Mosè, di meravigliarti e di voler contemplare più da vicino. Prima, però, togliti i sandali dai piedi, deponi cioè i tuoi pensieri carnali. Egli dice: Voglio avvicinarmi a vedere questo meraviglioso spettacolo (Es 3, 3). Stupendo è il roveto che arde e non brucia, straordinario prodigio la donna illesa nel fuoco del sole. Non è naturale che un roveto in fiamme non arda; ma neppure una donna ha il potere di portare il sole come mantello e non soffrirne danno. Ne l'uomo ne l'angelo ne sono capaci, ma ci vuole l'intervento dell'alto. Quando l'angelo dice a Maria: Lo Spirito Santo scenderà su di te (Lc 1, 35), ella sembra rispondere: "Lo Spirito Santo è Dio, ma il nostro Dio è un fuoco divoratore". Allora l'angelo le dice: "Una potenza, ne mia ne tua, ma dell'Altissimo su di te stenderà la sua ombra" (Lc 1, 35). Cosi protetta dall'ombra dell'Altissimo, Maria può essere vestita di sole, senza che ciò ci sbalordisca. Che rappresenta questo manto di luce? L'uomo carnale non capisce nulla di quello che è spirituale e che gli sembra senza senso. Ma non pensava cosi l'Apostolo che disse: Rivestitevi del Signore Gesù Cristo (Rom 13, 14).

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    Predefinito Dal Trattato sulla verginità di sant'Ambrogio

    De inihus, II, 6.10-15.17-18, in PL 16, 208.210.211.

    La vita di Maria sia per voi come l'immagine della verginità; in essa, come in uno specchio, rifulgono il modello della castità e la forma ideale della virtù. Prendete perciò la vita di Maria come esempio esistenziale, come il modello perfetto di ciò che dovete correggere, evitare, custodire in voi. Maria fu scelta dallo Spirito Santo, visitata dall'angelo e descritta dall'Evangelista. Perché indugiare sopra i singoli punti? Amata dai genitori, esaltata dagli estranei, sappiamo che fu degna di generare il Figlio di Dio. Quando l'angelo entrò, la trovò in casa, nella stanza interna, senza compagnia, perché nessuno distogliesse la sua attenzione, nessuno facesse chiasso. Infatti non desiderava nemmeno la compagnia di donne, lei che aveva la compagnia dei buoni pensieri. Anzi, appariva tanto meno sola quanto più era sola; e come poteva essere isolata, se aveva con se tanti libri, tanti arcangeli, tanti profeti?

    Quando l'angelo saluta Maria, ella rimane in silenzio; ma quando la chiama ad essere madre, risponde. In un primo momento rimane turbata nei suoi sentimenti, poi promette di fare secondo la parola dell'angelo. La Scrittura ci mostra Maria piena di dedizione verso le sue parenti. E diventa anche più umile, quando si accorge di essere stata eletta da Dio e subito si reca da sua cugina in una zona montagnosa. Ella non ci va per verificare la prova addotta dall'angelo, poiché aveva già creduto alla sua profezia. Il testo sacro dice infatti: Beata colei che ha creduto (Lc 1, 45). Maria rimane con Elisabetta tre mesi. In un tempo cosi lungo, ovviamente, non cerca un sostegno per la propria fede, ma testimonia il suo affetto alla cugina. E ciò, dopo che il bambino ha trasalito di gioia in seno a Elisabetta per salutare la Madre del Signore. Cosi Giovanni manifesta di nutrire un affetto che supera quello naturale. Poi, tanti segni prodigiosi si succedono: la sterile partorisce, la vergine concepisce, il muto riacquista la parola; c'è l'adorazione dei magi, l'attesa di Simeone, l'annuncio delle stelle. Maria che si era turbata all'ingresso dell'angelo non è affatto scossa da questi prodigi. Il testo infatti dice che serbava tutte queste cose nel suo cuore (Lc 2, 19).

    Sebbene sia la Madre del Signore, Maria desidera imparare i precetti del Signore; lei che ha generato Dio, brama conoscere Dio. Tutti gli anni andava a Gerusalemme per la Pasqua con Giuseppe. Perché vi andava con lui? Per una vergine il pudore accompagna sempre tutte le virtù. Esso è cosi inseparabile dalla verginità, che questa non può esistere senza quello. Dunque, Maria non si recava nemmeno al tempio, senza il custode del suo pudore. In Maria brilla l'autentica immagine della verginità. Da sola, la sua vita, è insegnamento per tutti. C'è un proverbio che dice: "Se l'autore non dispiace, approviamone l'opera". Se desideri per te il premio che ottenne Maria, imitane l'esempio. Quanti modelli di virtù brillano condensati in questa vergine! La riservatezza del pudore, l'emblema della fede, la dedizione rispettosa; ella vive da vergine dentro casa, da compagna quando occorre servire, da madre quando va al tempio.

    Quale trionfo in cielo, quale grande letizia di angeli osannanti, quando l’anima vergine meriterà di abitare in paradiso, dopo aver vissuto una vita celeste in questo mondo. Allora anche Maria, con il tamburello in mano, inciterà i cori delle vergini che cantano al Signore, poiché hanno attraversato il mare di questo mondo senza subirne le tempeste. Allora ognuna esulterà dicendo: Verrò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia (Sal 42, 4); offrirò a Dio un sacrificio di lode scioglierò all'Altissimo i miei voti (Sal 49, 14). Beate vergini, non esiterò a dire che avete accesso al vero altare di Dio perché voi stesse siete l'altare su cui ogni giorno Cristo è immolato per la redenzione del suo corpo che è la Chiesa. Infatti il corpo di una vergine e il tempio di Dio e quando il sacerdote eterno ne scuote la cenere, ossia l'involucro di carne, l'anima vergine erompe come fiamma divina. Beate vergini, voi effondete una grazia immortale, come i giardini profumano di fiori, come la religione rende sacri i templi, come i sacerdoti nobilitano l'altare.

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    Predefinito Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo. Disc. 25, 7-8

    Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo la mano verso i suoi discepoli: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12, 49-50). Forse che non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede, fu scelta come colei dalla quale doveva nascere la nostra salvezza tra gli uomini, fu creata da Cristo, prima che Cristo in lei fosse creato? Ha fatto, sì, certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima, e perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo. Lo ripetiamo: fu per lei maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo che esser stata madre di Cristo. Perciò Maria era beata, perché, anche prima di dare alla luce il Maestro, lo portò nel suo grembo.
    Osserva se non è vero ciò che dico. Mentre il Signore passava, seguito dalle folle, e compiva i suoi divini miracoli, una donna esclamò: «Beato il grembo che ti ha portato!» (Lc 11, 27). Felice il grembo che ti ha portato! E perché la felicità non fosse cercata nella carne, che cosa rispose il Signore? «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28). Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l’ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente di ciò che è portato nel grembo.
    Santa è Maria, beata è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa: un membro santo, un membro eccellente, un membro che tutti sorpassa in dignità, ma tuttavia è sempre un membro rispetto all’intero corpo. Se è membro di tutto il corpo, allora certo vale più il corpo che un suo membro. Il Signore è capo, e il Cristo totale è capo e corpo. Che dire? Abbiamo un capo divino, abbiamo per capo Dio.
    Perché, o carissimi, badate bene: anche voi siete membra di Cristo, anche voi siete corpo di Cristo. Osservate in che modo lo siete, perché egli dice: «Ecco mia madre, ed ecco i miei fratelli» (Mt 12,49). Come potrete essere madre di Cristo? Chiunque ascolta e «chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,50).
    Quando dico fratelli, quando dico sorelle, è chiaro che intendo parlare di una sola e medesima eredità. Perciò anche nella sua misericordia, Cristo, essendo unico, non volle essere solo, ma fece in modo che fossimo eredi del Padre e suoi coeredi nella medesima sua eredità.

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    Paolo Uccello, Presentazione di Maria al Tempio, 1435 circa, Duomo, Prato

    Maestro di Budapest, Presentazione di Maria al Tempio, 1500 circa, Museum of Fine Arts, Budapest

    Taddeo Gaddi, Presentazione di Maria al Tempio, 1327-30, Cappella Baroncelli, Basilica di Santa Croce, Firenze

    Bernardino Lucadello, Presentazione di Maria al Tempio, XVIII sec., Basilica dei SS. Geremia e Lucia, Venezia

    Tintoretto, Presentazione di Maria al Tempio, 1552, Chiesa della Madonna dell' Orto, Venezia

    Nicholas Dipre, Presentazione di Maria al Tempio, 1500, Musee du Louvre, Parigi

    Franz Anton Maulbertsch, Presentazione di Maria al Tempio, 1794, Residenza arcivescovile, Szombathely

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    GIOVANNI E. ANASTASSÌU

    LA PRESENTAZIONE DELLA VERGINE

    Trad. a cura dell'Archimandrita Timòtheos Moschòpulos

    Da Simposio Cristiano, edizione dell'Istituto di Studi Teologici Ortodossi San Gregorio Palamas, Milano 1987, pp. 59-66


    Nella Chiesa Ortodossa orientale e nella Chiesa Cattolica romana che mantengono le tradizioni antiche, la persona sacra più importante alla quale i cristiani attribuiscono un onore e un rispetto profondo è la Vergine Maria, madre del Signore. Nei paesi ortodossi sono state costruite molte chiese in onore della Madonna e si costruiscono ancora. Ci sono molte feste in Suo onore «i Theomitorikès», gli innografi hanno composto una quantità di inni in lode della Vergine, gli oratori ecclesiastici hanno composto un gran numero di omelie per lodare la Vergine e i pittori hanno dipinto infinite icone avendo per modello e fonte d'ispirazione la Madre di Dio.
    Alla Vergine Maria non si fa riferimento nei Vangeli tanto spesso come ci si aspetterebbe, perché i Vangeli raccontano le opere e gli insegnamenti del Cristo durante i tre anni della Sua vita pubblica, mentre per le persone che non sono collegate immediatamente a questo periodo le informazioni sono poche e sporadiche. Lo stesso succede per quanto riguarda la Madre di Dio anche se ha svolto un ruolo importante nella salvezza degli uomini per aver portato al mondo Cristo il Salvatore. I Vangeli citano la Madre di Dio nella genealogia di Gesù, nel brano dell'Annunciazione della Vergine, da dove apprendiamo che abitava a Nazaret, e viene citata la visita della Vergine Maria alla sua parente Elisabetta. Poi abbiamo i racconti sulla nascita di Gesù, la presentazione al Tempio, la tremenda profezia di Simeone che afferma che l'anima della Vergine sarà trapassata da una spada e inoltre siamo a conoscenza della fuga in Egitto, il ritorno in Palestina e il suo insediamento a Nazaret di Galilea. Sappiamo poi che Gesù a dodici anni visitò Gerusalemme con sua madre e con Giuseppe, e qui finiscono i racconti dell'età infantile di Gesù.
    Quando ha inizio il racconto della vita pubblica di Gesù, sappiamo che sua madre un giorno andò a cercarlo dove insegnava, e poi che era stata insieme con Gesù e i discepoli alle nozze di Cana, e ancora ci viene riferito che si trovava vicino alla croce nell'ora del Suo martirio. Prima di consegnare lo Spirito, Gesù affidò sua madre al suo amato discepolo Giovanni che la prese a vivere nella sua casa. Un'ultima volta viene citata negli Atti degli Apostoli, dove è scritto che dopo l'Ascensione di Cristo i discepoli «con le donne e Maria madre di Gesù» stavano pregando nella sala superiore. Dopo questo riferimento non si parla più nel Nuovo Testamento della Madre di Gesù.
    Come abbiamo visto le informazioni sono minime e lasciano molti vuoti e interrogativi al lettore: non riferiscono, per esempio, niente sui suoi genitori, sulla sua origine, sul suo aspetto, sulla sua educazione. All'improvviso si presenta la Vergine della casa di Davide per generare il Cristo. Questo fatto certamente la elevò all'onore e al rispetto dei cristiani durante il tempo della sua vita e questi sentimenti sono stati ereditati dalla Chiesa e trasmessi alle generazioni successive. Queste informazioni però non erano sufficienti e i cristiani non solo per curiosità ma anche per una pia disposizione volevano saperne di più sulla Madre del Signore. Così allora, da una parte la disposizione e dall'altra la mancanza di informazioni nei Vangeli, hanno sollecitato a scrivere racconti immaginari che completavano i vuoti esistenti nei Vangeli. Alcuni di questi racconti sono chiamati "Vangeli" e sembra che i loro autori li abbiano scritti per essere usati dalla Chiesa come veri Vangeli. Però esiste anche un altro gruppo di questi racconti che sono stati composti da scrittori eretici per diffondere le loro idee. Tutte queste narrazioni, chiamate "Vangeli apocrifi", sono state messe in disparte dalla Chiesa e di esse non è stato fatto uso ufficiale. Non hanno però cessato di esistere tutti quei racconti che appartenevano alla prima categoria, cioè quelli che non erano stati scritti dagli eretici. I cristiani li leggevano e sono passati nella Chiesa in un modo diverso, cioè sono passati nel calendario, nell'innologia e nella pittura.
    Un apocrifo è il cosiddetto Protoevangelo di Giacomo che probabilmente è stato scritto verso la fine del II secolo. Si chiama così perché l'autore stesso dichiara il suo nome e non sappiamo nient'altro di questo Giacomo. Quest'opera era conosciuta dagli antichi scrittori ecclesiastici e tra questi alcuni la respingevano e altri facevano uso delle sue informazioni.
    Girolamo che visse molti anni in Oriente definisce questo libro DELIRAMENTA APOCRYPHORUM. Esiste anche una trascrizione libera del libro con il titolo INCIPIT LIBER DE ORTU MARIAE ET INFANTIA SALVATORIS A BEATO MATHEO EVANGELISTA HEBRAICE SCRIPTUS ET A BEATO HIERONYMO PRESBYTERO IN LATIUM TRANSLATUS DE NATIVITATE MARIAE.
    Conformemente al racconto del Protoevangelo, Gioacchino era un ricco allevatore di bestiame, sposato da venti anni con Anna, sfortunatamente però non avevano figli e per questo erano molto addolorati. Tutt'e due pregavano con calore Dio di donare loro un figlio. Un Angelo del Signore promise loro che avrebbero avuto un figlio ed essi in seguito fecero la promessa che se ciò si fosse avverato avrebbero dedicato il loro figlio a Dio. Nell'apocrifo dello pseudo Matteo si dice che dopo che ai coniugi fu annunciato che avrebbero avuto un figlio, Gioacchino andò per incontrare Anna e l'incontro avvenne alla «PORTAM QUAE AUREA VOCATUR», e mentre nel Protoevangelo si dice che «Anna rimarrà in cinta», cioè nel futuro, nel Vangelo dello pseudo Matteo si dice: «et jam concepi». Quando furono completati i nove mesi, Anna mise al mondo una figlia e la chiamò Maria, un nome che significa, come hanno detto i sapienti, la salvezza del genere umano. Secondo la narrazione di un altro vangelo apocrifo, questo nome era stato dato dall'angelo a Gioacchino e ad Anna quando promise loro che avrebbero avuto un figlio. Quando la piccola Maria compì sei mesi, sua madre provò a vedere se poteva camminare e Maria fece sette passi andando verso sua madre. Da allora Anna creò uno spazio particolare, come un «santuario» in cui doveva vivere Maria per non venire in contatto con qualsiasi cosa impura, fino al suo ingresso nel tempio del Signore.
    Quando Maria compì tre anni, i suoi genitori decisero di dedicarla al tempio. Il numero tre è un numero simbolico e oratori ecclesiastici bizantini di epoche successive citano tanti casi dalla Sacra Scrittura dove si usa il numero tre.
    L'entrata di Maria nel Tempio avvenne in modo solenne, perché Gioacchino aveva inviato delle vergini ebree e ognuna di esse era venuta tenendo in mano una candela e così con questo accompagnamento solenne, entrarono nel tempio. Lì fu ricevuta dal sacerdote che la baciò e la benedisse, la mise sul terzo gradino dell'altare e Maria «danzò trionfalmente». Secondo le fonti latine Maria fu affidata al CONTUBERNIUM delle vergini nel tempio per essere educata da queste. Nel Protoevangelo non viene riferito il nome del sacerdote che ricevette la Vergine nel Tempio, i posteri dissero che questo era Zaccaria, profeta e parente di Anna. Nel tempio Maria si comportava con grande attenzione e prudenza, insisteva nelle preghiere, dando l'impressione di essere molto più grande della sua età e non una bambina piccola. Passava il suo tempo tessendo e studiando la Bibbia. Era irreprensibile nella sua condotta, umile e perfetta in ogni virtù. La registrazione delle virtù e della condotta della Vergine nel tempio, secondo le fonti latine, ci dà l'impressione che costituisca un codice e un modello di comportamento per le monache dei conventi che nella loro vita comunitaria dovevano imitare le virtù della Vergine Maria.
    Ma anche le fonti greche mettono l'accento sui buoni costumi della Vergine e sulla sua grande virtù. Prendeva il suo cibo dalla mano degli angeli e tutto ciò che i sacerdoti le davano per la sua sopravvivenza lo distribuiva ai poveri. Rimaneva costantemente nel tempio, custodiva l'altare e serviva i sacerdoti. Dopo qualche tempo i suoi genitori morirono in età avanzata, e allora, siccome non poteva più rimanere nel tempio avendo raggiunto l'età di quattordici anni, i sacerdoti decisero di affidarla ad un vedovo anziano perché la proteggesse e non «perché vivessero uniti», come dice sant'Epifanio. La scelta illuminata cadde sul vedovo Giuseppe carpentiere, già di una certa età, che aveva avuto quattro maschi e due femmine dalla moglie morta precedentemente, Giuseppe all'inizio non voleva ricevere la Vergine Maria nella sua casa, alla fine però i sacerdoti lo convinsero ed egli accettò.
    In generale potremmo osservare che la narrazione sulla sterilità e l'acquisizione di figli in età avanzata con l'intervento di Dio è nota nell'Antico e nel Nuovo Testamento. A quel tempo la sterilità era considerata una vergogna perché ritenevano che i figli fossero un dono di Dio fatto agli sposi e consideravano la sterilità come una punizione di Dio ad alcune donne. In questi racconti esiste la tendenza generale a credere che i figli che nascevano da queste coppie di sposi, prima senza figli, erano predestinati a compiere una missione. E qui ricordiamo Isacco, Sansone, Samuele e Giovanni Battista. Maria quindi giocherebbe un ruolo significativo perché genererà il Salvatore del mondo. E come nel caso di Samuele in cui la madre promise di dedicare il figlio a Dio, così anche Anna, la madre di Maria, fece la stessa promessa e la mantenne. La storia della dedicazione della Vergine assomiglia alla storia della dedicazione di Samuele sl servizio del tempio. Esisteva un libro che i cristiani leggevano, in cui c'era il racconto della nascita della Vergine e la sua entrata al Tempio ed era tanto conosciuto che gli scrittori ecclesiastici bizantini lo usavano nelle prediche che si riferivano alla ergine Maria.
    Come succede di solito nelle prediche che hanno un carattere retorico, gli oratori abbellivano il racconto aggiungendo alcuni elementi, e pochi di loro consideravano il Protoevangelo come una scrittura divina prendendo informazioni da questo come da un testo autentico. Questa storia così divenne più nota nella Chiesa ai fedeli che via via la leggevano di quanto non lo fosse nei primi secoli e continuò ad essere diffusa fino ad ora a Bisanzio.
    E' noto che questo e altri avvenimenti della vita della Vergine sono stati consacrati nella Chiesa come feste e sono stati scritti per la prima volta nel Calendario nel 681, anno del VI Concilio Ecumenico. Dato che la storia del Protoevangelo era così gradevole e nota, la narrazione della dedicazione della Vergine al Tempio costituisce l'argomento della festa con il nome "L'entrata della Madre di Dio", "La presentazione della Vergine" o "L'entrata nel Tempio della Vergine" e si festeggia il 21 novembre. Contenuto della festa è la narrazione esatta come si trova nel Protoevangelo, come viene ripetuta nelle varie Vite dei Santi, come viene sviluppata nelle omelie che sono state pronunciate dopo la consacrazione dai pittori della Chiesa. E infine molte chiese sono state costruite con il nome della festa.
    Per capire come sia cominciata la celebrazione della festa dobbiamo riportarci a Gerusalemme, la città che dall'epoca di Costantino il Grande e di sua madre sant'Elena, occupava una posizione importante nel pensiero e nella devozione dei cristiani. Nella città erano state costruite chiese meravigliose e si facevano pellegrinaggi alla città sacra per venerare i luoghi sacri. Così con il passare del tempo anche la Chiesa di Gerusalemme si era elevata ed aveva acquistato un'autorità più grande nel mondo cristiano.
    A Gerusalemme esisteva un tempio consacrato alla Madre di Dio vicino alla Porta delle Pecore e questo tempio viene collegato con la festa della Nascita della Madre di Dio (8 settembre) e della Concezione della Madre di Dio (9 dicembre).
    L'imperatore Giustiniano costruì un altro magnifico tempio in forma di basilica sulla cima della collina Moria dove era stato il tempio di Salomone, lo edificò in onore della Madre di Dio e lo chiamò Tempio di Maria Novella. Questo tempio era molto grande e fu costruito con difficoltà. La sua inaugurazione ebbe luogo il 21 novembre 543. Fu stabilito che la festa della sua dedicazione venisse celebrata ogni anno in questa data. La posizione di questo tempio, però, che era situato nel luogo dove prima si trovava il tempio di Salomone, portava nella memoria del popolo la narrazione della presentazione e la permanenza della Vergine nel Tempio, e così, in seguito, la festa della dedicazione di quella chiesa fu collegata con la dedicazione della Vergine al Tempio e da questo collegamento proviene la festa della Presentazione. Sofronio, Patriarca di Gerusalemme, in una sua omelia per l'Annunciazione della Madre di Dio, riferisce anche sulla permanenza della Vergine nel Tempio.
    Gli arabi quando conquistarono Gerusalemme distrussero quel tempio e siccome così venne a mancare la festa della sua dedicazione è naturale che sia stato dato maggior risalto alla festa della Presentazione. E' molto probabile che in questo modo la festa della Presentazione sia stata istituita a Gerusalemme nella seconda metà del settimo secolo. Si è pensato perciò che la Festa della Presentazione fosse stata fatta conoscere a Costantinopoli da Andrea il Cretese che era vissuto prima a Costantinopoli, spostandosi poi a Gerusalemme e vivendo infine a Creta come arcivescovo. Questa supposizione però non può essere verificata, anche se Andrea conosceva l'argomento della festa e lo citava nelle sue omelie e negli inni di cui era compositore. Per la festa a Costantinopoli abbiamo le omelie del patriarca Germano I (715-730). Esistono due sue omelie pronunciate prima della Iconoclastia perché su questa non ci riferisce nulla (715-725). Tutte e due le omelie erano state pronunciate neo giorno della festa che viene chiamata "artiìmniton". Dato che la festa aveva avuto inizio a Costantinopoli al principio del secolo VIII, doveva essere nota a Gerusalemme fin dal secolo precedente, come abbiamo accennato più sopra. Dopo Germano I la festa ebbe una sua consacrazione ufficiale perché anche il patriarca Tarasio nell'ultimo quarto del secolo compose un'omelia sulla festa della Presentazione al Tempio. Anche Tarasio si muove nel quadro della narrazione del Protoevangelo e osserva per primo che «per volontà della carne e per volontà dell'uomo Anna partorì l'immacolata Vergine Madre di Dio, Maria, essendo a conoscenza che il tempo della sua gestazione era stato superiore a sei mesi». Pare che allora alcuni dicessero che la Vergine era nata in un tempo più breve e non in nove mesi; il patriarca riteneva queste, chiacchiere di impudenti e invenzioni di eretici contrari ed estranei agli ortodossi. Nel IX secolo visse il metropolita di Nicodemia Giorgio, amico del patriarca Fozio, il quale contribuì alla diffusione e alla divulgazione della festa. Scrisse tre omelie che pronunciò nel giorno della Festa e compose diversi inni. Queste omelie erano gradevoli e perciò di esse vennero salvati molti manoscritti.
    Giorgio, come gli altri, prende l'argomento della Festa dal Protoevangelo, e lo stesso succede con il Menologio (Calendario) dell'imperatore Basilio II, dove è chiaro che il compositore del calendario copiò il testo del Protoevangelo tralasciando solo alcune frasi. Manuele II Comneno (1143-1180) stabilì che il giorno della Festa doveva essere «àpraktos», cioè giorno di riposo. In Occidente la narrazione del Protoevangelo era conosciuta perché fin dal IV secolo circolava una tradizione latina della storia apocrifa con il titolo «INCIPIT LIBER DE ORTU BEATÆ MARIÆ ET INFANTIA SALVATORIS A BEATO MATHEO EVANGELISTA». La traduzione viene attribuita a san Gerolamo. Siccome il libro era stato collegato con l'evangelista Matteo e con san Gerolamo, fu ben accolto e molto letto. Anche altre storie apocrife che circolavano in Occidente venivano utilizzate dagli oratori ecclesiastici. Così Fulberto, vescovo di Chartres, nel X secolo usò la narrazione del Protoevangelo parlando della festa dell'Annunciazione.
    La festa fa la sua comparizione in Occidente sporadicamente in luoghi diversi e la LEGENDA AUREA ne ripete il racconto nel XII secolo. La festa della Presentazione fu introdotta ufficialmente nella Chiesa occidentale nel XIV secolo dal nobile Philippe de Mazières, amico del re Carlo V di Francia. Philippe aveva prestato servizio a Cipro dove venne a conoscenza di questa festa e della sua innografia. Quando tornò in Occidente, andò prima a Venezia dove egli stesso la celebrò e inviò una lettera ai vescovi dell'Occidente, nella quale riferiva particolari sulla festa e sul modo come questa si festeggiava in Oriente fin dall'epoca dei Padri della Chiesa. Da Venezia Philippe andò ad Avignone dove risiedeva Carlo V, re di Francia e a lui raccontò tutto quanto aveva relazione con la festa della Presentazione. Il re chiese al papa Gregorio XI (1370-1378) che pure risiedeva ad Avignone, il permesso di celebrare questa festa ed egli diede il permesso di celebrarla non solo alla corte di Carlo, ma anche nella curia papale, e così lo stesso giorno, nel 1372, la festa della Presentazione fu celebrata con grande splendore ad Avignone. La festa fu così istituita ufficialmente in Francia, nel secolo seguente in Germania e nel XVI secolo in Spagna. Il papa Sisto V (1585-1590) la prescrisse di nuovo nel 1588 con rito liturgico doppio, assieme alla festa della nascita della Madre di Dio in tutta la Chiesa romana. Clemente VIII, alla fine del XVI secolo (1602) elevò il grado della festa a «rito doppio maggiore».
    Siccome l'argomento della festa si appoggia sui Vangeli apocrifi, per questo motivo a volte si pensò di abolire la festa dal calendario ecclesiastico. Alla fine però rimase con il significato di Consacrazione della Vergine a Dio. Dopo che la festa fu istituita, sia in Oriente che in Occidente, gli agiografi dipinsero varie scene della festa secondo la narrazione del Protoevangelo che offriva materiale in abbondanza. La più antica rappresentazione iconografica risale alla fine del X o all'inizio dell'XI secolo e appare nel calendario dell'imperatore Basilio II dove viene rappresentata la scena della Presentazione, icona determinante per la sua rappresentazione nel futuro. Tra le più antiche immagini c'è il mosaico del monastero di Dafni del secolo XI. Poi incontriamo spesso tali rappresentazioni in mosaici, affreschi e icone portatili. In Italia Giotto è uno tra i primi pittori a creare un ciclo di raffigurazioni sulla vita della Madre di Dio., prendendo le informazioni dai Vangeli apocrifi. Dopo di lui altri pittori hanno formato modelli di icone e questo divenne un soggetto abituale nella pittura dell'Occidente. L'immagine viene collegata anche con il tempio che di solito viene dipinto con magnificenza e l'abbigliamento dei sacerdoti è splendido e lussuoso.
    La festa acquistò presto anche la sua innografia e a questo contribuì molto Giorgio metropolita di Nicomedia, il quale compose anche i primi inni. Dopo di lui ci furono anche altri innografi che arricchirono il vespro e il mattutino della festa con inni di carattere lieto, perché la piccola Vergine viene consacrata a Dio per servire nel disegno della salvezza degli uomini.
    Abbiamo seguito la narrazione della Presentazione della Madre di Dio, l'istituzione della festa nella Chiesa orientale e in quella occidentale e brevemente abbiamo riferito sulla pittura sacra e sull'innografia della festa. Certamente la festa discende dalla narrazione degli Apocrifi, però la Chiesa la consacrò perché sia la narrazione che la festa hanno un significato più profondamente morale e simbolico. La festa ha come simbolo la purezza e la santità della Madre del Salvatore e dimostra che queste qualità potevano essere custodite solo se la Vergine fosse vissuta nel Tempio del Signore, in un luogo sacro, lontano dal mondo profano.
    La Vergine Maria era per eccellenza lo strumento eletto di Dio e diventò cielo e palazzo e trono di Dio, Tempio sacro, nuovo, inaccessibile, superiore in tutto al tempio legale di Salomone. Così abbiamo un confronto fra il tempio della legge e quello della grazia, cioè la Vergine Maria, che si esprime con questa festa. Il Tempio di Dio, la Madonna, era degna di santificare il Tempio della legge e rimanere in questo. La consacrazione a Dio e l'umile servizio alla sua volontà in ogni modo, è l'insegnamento morale della festa. La custodia dell'anima e del corpo e la consacrazione a Dio con la santità sono elementi della devozione dell'uomo a Dio. E tale devozione e consacrazione a Dio furono dimostrate dalla Vergine Maria anche con la sua permanenza nel Tempio e in seguito, quando divenne madre del Salvatore, fu strumento eletto e l'organo della salvezza degli uomini. La Chiesa poteva annunciare tutto questo e insegnarlo al popolo, però una festa con l'innografia, la pittura sacra, con il suo carattere liturgico e solenne, insegna, ispira e diffonde le informazioni meglio e più efficacemente di un insegnamento teorico.

    Fonte: HELLENISMOS

    Jacques Stella, S. Anna conduce Maria Bambina al Tempio, 1640, Musée des Beaux-Arts, Rouen

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    Predefinito Da "Vita della Santa Vergine Maria" della Beata Anna Katharina Emmerick

    Dal Capitolo II

    36 - La festa della vestizione della Santa Vergine


    Il 28 ottobre 1821, in stato estatico, la Veggente così descrisse le sue visioni sulla piccola Maria: Alcuni anni dopo la Fanciulla era già preparata per essere condotta al tempio di Gerusalemme: Anna sedeva in una stanza della sua casa di Nazareth e istruiva Maria Santissima alla preghiera, mentre si attendevano i sacerdoti che dovevano esaminare la Fanciulla per ammetterla al tempio. Nella casa di Anna si festeggiava la festa della preparazione e presso di lei vedevo raccolti tutti gli ospiti, parenti, uomini, donne e perfino ragazzi. Vidi tre sacerdoti, tra i quali Sephoris, un nipote di Anna, un altro di Nazareth e l'ultimo di un paese di montagna distante circa quattro ore da Nazareth. Erano venuti per esaminare se Maria Santissima fosse stata idonea per essere presentata al tempio ed anche per istruire i genitori sui dettagli della vestizione prescritta per quest'occasione dal tempio. Tre erano gli abbigliamenti di differenti colori e consistevano ciascuno in una piccola giubba, in una tunica e in un mantello. Si aggiungevano due ghirlande aperte, una di seta e l'altra di lana e una corona con sopra piccoli archi. il sacerdote tagliò alcune parti degli abiti e le adattò insieme secondo la prescrizione di rito.

    Alcuni giorni dopo il 2 novembre, la narrazione della mistica continuò.

    Oggi ho visto di nuovo una gran festa in casa dei genitori della Santa Vergine. Non posso dire se questa fosse una continuazione della festa che vidi o solo una ripetizione della mia visione, perché già da tre giorni mi si presenta la stessa immagine dinanzi agli occhi. Ho visto ancora i tre sacerdoti, numerosi parenti e molti figli, come per esempio Maria Heli con la figlia di sette anni, Maria di Cleofa, molto più forte e robusta della Madonna. Maria Santissima infatti aveva un fisico molto delicato, aveva i capelli biondi, un po' rossicci e ricci. La Santa Fanciulla sapeva già leggere e tutti si meravigliavano della sapienza delle sue risposte. Era presente anche la sorella di Anna, Maraha, venuta da Sephoris con le sue figlie; vidi altri parenti con le loro figliole. Dopo che i sacerdoti ebbero tagliato le vesti di Maria Santissima, le donne le ricucirono insieme. Quegli abiti furono fatti indossare alla Fanciulla in differenti occasioni. Mentre si abbigliava delle sacre vesti le furono poste varie domande. La cerimonia fu solenne. I vecchi sacerdoti guardavano sorridendo con santa soddisfazione la saggia Fanciulla ed i suoi genitori che piangevano di gioia. La funzione si svolgeva in una camera quadrata, vicino alla sala dei banchetti, ed era illuminata da un'apertura praticata nel soffitto e ricoperta da un velo. Un tappeto rosso era steso al suolo dove s'ergeva l'altare addobbato di rosso e bianco. Una specie di tenda nascondeva un piccolo armadio in cui stavano gli scritti sacri e le pergamene delle preghiere. Sulla tenda era ricamata o cucita un'immagine. Oltre ai tre abbigliamenti liturgici, dinanzi all'altare erano state offerte molte stoffe donate dai parenti per la vestizione della Santa Vergine. Una specie di piccolo trono su alcuni gradini si vedeva quasi al centro della sala e intorno vi erano radunati Gioacchino, Anna e tutti gli altri parenti; le donne stavano ritirate da un lato, ma le ragazzine invece circondavano Maria Santissima e la guardavano ammirate. I sacerdoti camminavano a piedi scalzi. Adesso erano cinque, ma tre soli vestivano paramenti sacerdotali durante la cerimonia. Uno di questi prendeva i singoli pezzi del vestiario di Maria Santissima, e dopo averne indicato l'uso e il suo significato li passava alla sorella di Anna, giunta da Sephoris, la quale vestiva la piccola Maria. Prima di tutte le altre vesti la donna porse alla Santa Vergine una tunica gialla con piccoli fiocchi e con uno scapolare o un ornamento sul petto guarnito di nastri. Quest'abbigliamento veniva infilato prima intorno al collo, quindi scivolava sul corpo coprendolo. Quindi Maria indossò un mantello scuro che aveva fori per passarvi le braccia. Calzava dei sandali di colore marrone che avevano le suole alte di color verde. I capelli, arricciati alle estremità, erano ben pettinati. Si pose poi attraverso la testa della pia Bambina un gran panno di forma quadrangolare di color cenere che poteva passare fin sotto i gomiti, permettendo alle braccia di riposare fra le due grandi pieghe. Sembrava che fosse un mantello da utilizzare in viaggio o per la preghiera o da penitenza. Quando Maria Santissima fu così completamente abbigliata, i sacerdoti la istruirono e le rivolsero varie domande sul metodo di vita che dovevano tenere le ancelle del tempio, fra le altre cose le dissero: "Quando i tuoi genitori ti hanno consacrata al tempio, hanno fatto voto per te che non avresti assaggiato né vino, né aceto e nemmeno uva o fichi; vuoi aggiungere tu stessa a questo voto un altro? Pensaci durante il banchetto". Bisogna sapere che gli Ebrei e specialmente le donne amavano assai l'aceto, e Maria pure lo gradiva moltissimo. Perciò la rinuncia al medesimo costituiva da parte di un ebreo un vero sacrificio. Dopo simili interrogazioni fecero cambiare a Maria il primo abbigliamento e le si fece indossare il secondo. Questo consisteva in una veste color celeste, un corpetto molto più pesante del primo e un mantello di colore azzurro-chiaro, un altro di seta scintillante e formato a pieghe era assicurato sulla testa da una coroncina di foglie verdi. Poi i sacerdoti la rivestirono di un velo bianco, annodato superiormente come un cappuccio. Tre fibbie lo tenevano unito in modo che il cappuccio si fosse potuto alzare dal viso per un terzo, per una metà o interamente. La Bambina venne istruita sull'uso che doveva fare di questo velo: doveva alzarlo mentre mangiava ed abbassarlo quando rispondeva alle domande dei sacerdoti, e così via. Inoltre venne istruita su tutte le altre pratiche da osservarsi durante il pranzo; poi tutti passarono in una sala vicina dove avrebbero pranzato. Durante il banchetto il posto di Maria Santissima fu in mezzo a due sacerdoti, l'altro le sedeva dirimpetto. Le donne e le fanciulle sedevano separate dagli uomini all'altra estremità del tavolo. Durante il pranzo Maria fu interrogata più volte sull'uso del velo, poi le dissero che poteva gustare ogni cibo e le presentarono diverse vivande per tentarla, ma la pia fanciulla non cadde nell'inganno e prese solo una piccola porzione di alcune vivande. Con i suoi assennati ragionamenti fece meravigliare tutti. Vidi che durante il banchetto fu ispirata dagli Angeli. Più tardi tutti ritornarono dinanzi all'altare. Maria indossò allora il terzo indumento, che era il paramento solenne. Questo consisteva in una veste di color violetto scuro a fiori gialli, e un corsetto ricamato a vari colori. Sopra indossava un mantello color violaceo, più adorno e pomposo degli altri, che terminava nella parte posteriore con uno strascico ricurvo. Le falde del manto avevano sul davanti tre strisce in argento e tra queste si vedevano rose dorate come bottoni. All'altezza del petto il manto era tenuto da una sciarpa che passava per un nodo del corsetto. Degli uncini tenevano unito il manto nella parte inferiore del corpo, e lungo i lembi si scorgevano cinque linee di ricami. Anche l'orlo era adorno di ricami. Lateralmente nella direzione delle braccia il manto pendeva in ricche pieghe. Infine le si pose sul capo un gran velo scintillante, bianco da una parte e violaceo dall'altra. La corona questa volta consisteva in un cerchio piccolo e leggero di cui l'arco superiore, che era più ampio di quello inferiore, era formato a punte ed adornato di nodini lucenti e da cinque pietre preziose. il cerchio risplendeva internamente d'oro. Superiormente alla corona si congiungevano cinque piccoli fili di seta che la chiudevano sul capo formando un nodo piuttosto grande. Così solennemente abbigliata, e dopo essere stata sufficientemente istruita sull'uso speciale di ciascuna parte dell'abbigliamento, Maria fu condotta sul piccolo palco dinanzi all'altare. Le altre giovinette rimasero vicino a lei. Allora Ella manifestò le rinunce che intendeva sostenere nel tempio. Disse che mai avrebbe mangiato carne né pesce e non avrebbe bevuto latte, che sarebbe stato sostituito da una bevanda consistente in succo di canna palustre con acqua e qualche volta si sarebbe permessa di aggiungere a quella pozione un po' di succo di terebinto. Le famiglie povere nella Terra Promessa usano quella bevanda pressappoco come da noi si usa l'acqua di orzo. Il succo di terebinto è una specie di olio glutinoso assai rinfrescante, sebbene non sia pregevole come il balsamo. Maria rinunciò a qualunque specie di radice e alla frutta, con la sola eccezione di alcune bacche gialle, le quali crescono in grappoli e servono di nutrimento alla povera gente. La pia fanciulla disse che avrebbe voluto dormire sulla terra nuda, e che tre volte ogni notte si sarebbe alzata per pregare. Le altre novizie non si alzavano che una volta per notte. I genitori di Maria furono intimamente commossi dalle sue parole. Gioacchino l'abbracciò esclamando: "Oh! Mia diletta figliola, questa vita è per te troppo severa ed il tuo vecchio padre forse non ti rivedrà più". I sacerdoti le dissero che bastava si alzasse una sola volta per notte come tutte le altre. Inoltre mitigarono anche i suoi proponimenti mistici, per esempio permettendole di mangiare pesce nei giorni di grande solennità. A questo punto vidi il grande mercato del pesce situato in uno dei quartieri più bassi di Gerusalemme. Vidi pure un rivolo d'acqua proveniente dal lago di Bethseda che forniva l'acqua al quartiere. Quando una volta il rivolo si essiccò, Erode il grande pensò di costruire una fontana ed un acquedotto; per sostenerne le spese pensò di vendere i paramenti sacri ed i vasi del tempio; quando si diffuse tra il popolo la notizia poco mancò che non scoppiasse una sommossa. Gli Esseni, che avevano gran considerazione e devozione per gli abiti sacerdotali, si riunirono e si recarono a Gerusalemme per opporsi chiaramente al disegno di Erode. Dopo queste visioni rividi Maria in mezzo ai sacerdoti. Essi le dissero: "Molte novizie che non possono sostenersi e non hanno corredo vengono ugualmente ricevute al tempio, devono però corrispondere alle spese di mantenimento lavando i sacri abbigliamenti cosparsi dal sangue sacrificale delle vittime. Inoltre, in un'età più matura e appena le loro forze lo concederanno, devono lavare le altre ruvide stoffe di lana. Quest'ultimo è un lavoro molto duro e faticoso, spesso le mani sanguinano, ma tu non hai bisogno di farlo poiché i tuoi parenti hanno la possibilità di mantenerti al tempio". Maria allora, senza esitazione alcuna, dichiarò che si sarebbe assunta volentieri anche quell'incarico se i sacerdoti l'avessero creduta degna di adempierlo. Con questi colloqui, ai quali Maria partecipò con molta umiltà e saggezza, si concluse la festa della vestizione. Durante la sacra cerimonia, l'immagine di Maria Santissima appariva al mio sguardo gigantesca in mezzo ai sacerdoti che la circondavano. Ciò mi parve un simbolo della sapienza e della grazia di cui Dio la colmava. Vidi i sacerdoti pieni di santa ammirazione. Appena la cerimonia ebbe termine, il loro superiore imparti a Maria la benedizione. Due sacerdoti stavano ai fianchi della Santa Vergine che sedeva su un piccolo alto trono. Mentre costoro pregavano, secondo le pergamene su cui erano scritte le preci, il capo dei sacerdoti benedisse la Santa Vergine stendendo su di lei la mano. Nello stesso momento ebbi un'altra visione in cui vidi le condizioni dello spirito della Santa Fanciulla. Fu uno spettacolo meraviglioso: la benedizione del sommo sacerdote penetrò di luce la futura Madre del Redentore e sotto il suo cuore vidi che le si manifestò, circondato da una luce indescrivibile, quello splendore che avevo già veduto nell'Arca dell'Alleanza. Ebbi poi una visione in cui il frumento ed il vino, la carne ed il sangue si fondevano insieme. Vidi infine il cuore della Madre di Dio aprirsi a questa fusione, come la porta di un tempio. L'apertura del suo cuore era circondata da pietre preziose di ogni genere. Fu come se avessi visto l'Arca entrare nel santuario del tempio. Vidi infine il cuore della divina Fanciulla chiudersi dopo aver raccolto in sé il supremo bene della terra. Mi restò dinanzi agli occhi la divina Fanciulla penetrata dal favore della Grazia e mi parve che, illuminata da Dio, s'alzasse aleggiante dal suolo. Nello stesso momento vidi cadere su uno dei sommi sacerdoti un raggio di quella Grazia ricevuta dalla Vergine. Così egli fu convinto che Maria Santissima fosse l'eletto Vaso della salvezza. Quando Maria fu abbigliata solennemente, i sacerdoti la condussero alla presenza dei suoi genitori. Anna strinse la figlioletta al petto materno e la baciò con fervore devozionale. Gioacchino, profondamente commosso, le strinse con rispetto la mano. La sorella maggiore di Maria abbracciò la Santa Vergine con molta più vivacità di Anna, che era in tutte le cose prudente e moderata. Maria di Cleofa, la piccola nipote, anch'essa piena di spontaneità, le gettò le braccia al collo. Quando tutti gli astanti se ne andarono, la Fanciulla si spogliò delle sacre vesti ed indossò il suo solito abbigliamento. Gli ospiti, e fra questi alcuni sacerdoti, prima di ritornarsene alle proprie abitazioni presero un piccolo pasto con frutta e pane e bevvero tutti da un solo bicchiere in segno di fraternità; le donne, come era d'uso, erano rimaste separate dagli uomini.

    37 - Partenza di Maria Santissima per il tempio e il simbolismo dei profeti

    Vidi alcuni parenti nella casa di Maria Santissima immersi nel sonno, era notte fonda. La santa Famiglia era già pronta per intraprendere il viaggio verso Gerusalemme. Vicino al focolare una lampada con numerose piccole luci illuminava la sala. Tutti si svegliarono e si posero lentamente in movimento. il giorno prima Gioacchino aveva già inviato per mezzo dei servi al tempio le bestie per il sacrificio. La spiegazione del racconto si riferiva tutta a Mosè. il fanciullo minore portava nelle mani il rotolo con lo scritto e lo faceva saltare di qua e di là come un giocattolo. Mai potrei descrivere la profonda e sincera simpatia che sentivo per quei fanciulli; erano ben diversi da tutti gli altri che si trovavano in quel luogo.

    Senza poter stabilire veramente chi fossero costoro, la Veggente continuò a parlare con loro con un interesse ingenuo. Dopo un certo tempo, quando si sentì intimamente convinta, così si espresse:

    "Ho compreso finalmente chi fossero quei ragazzi, essi non erano realmente presenti, ma erano simboli dei profeti. il maggiore portava il suo rotolo con estrema serietà. Mi mostrò quel passo del secondo libro di Mosè, quando questi vede nel roveto ardente il Signore, il quale gli ordina di levarsi i sandali. Il fanciullo mi spiegò come mai il roveto ardesse senza consumarsi e mi disse che similmente ardeva in Maria Santissima, era il fuoco dello Spirito Santo, che Lei portava innocentemente in sé, senza averne la minima coscienza. Il fanciullo-profeta mi parlò della prossima fusione della divinità con l'umanità. Il fuoco si riferiva a Dio, il roveto di spine agli uomini. Mi spiegò anche quale fosse il significato del levarsi i sandali di Mosè. Sebbene non mi rammento tutto, credo avesse detto che l'ora in cui "il velo" sarebbe caduto era prossima e con questa si sarebbe manifestato l'Essere superiore a Mosè e a tutti i profeti: Colui che avrebbe compiuto la Legge. L'altro fanciullo più semplice, che agitava il rotolo, simbolizzava la purezza e l'innocenza della Vergine Santissima ed il prossimo compimento della promessa divina.

    A questo punto la Veggente, mentre era scossa dai dolori e dalle intime sofferenze, esclamo:

    "Quanto è semplice e bello tutto ciò che mi riveli! Come distintamente tu ti manifesti a me! Eppure io non posso raccontare bene tutto quello che vedo, dimentico molto a causa delle dolorose e tristi vicende di questa vita terrena".

    Verso la metà del novembre 1820, l'estatica parlando delle visioni che aveva avuto sulla resentazione di Maria Santissima al tempio, tornò a discorrere della comparsa di quei fanciulli, simboli dei profeti. La sera del 16 novembre, mentre la Emmerick dormiva, le fu posta vicino una cintura penitenziale, una larga fascia di cuoio con dei chiodi acuti. Questa cintura era stata fatta da una persona che usava grandi mortificazioni, però, mancando di una vera e illuminata direzione spirituale, passò all'esagerazione con la conseguenza che non riuscì più a portare lo strumento della penitenza. Quando la Veggente si svegliò, gettò via la cintura di mortificazione con queste parole:

    "È irragionevole! Nei primi anni di gioventù ho portato una cintura di penitenza per mortificarmi, ma era fatta di piccoli pungiglioni di filo d'ottone. La persona che portava questa cintura avrà sofferto molte pene e poi alla fine non avrà potuto sopportarla più nemmeno un paio di minuti. Non possiamo assolutamente fare queste cose senza il permesso di una guida spirituale".

    Il giorno dopo la Veggente così disse:

    "Arrivai a Gerusalemme guidata dal mio Angelo custode, penso che fosse l'epoca degli antichi re Ebrei. Mentre peregrinavo alla ricerca della casa della Santa Madre Anna in Nazareth, incontrai i due fanciulli-profeti che facevano lo stesso cammino. Mostrai loro quella cintura di penitenza ed Elia-fanciullo mi disse: "Questo è uno strumento di penitenza che non è lecito adoperare. Io ho portato una cintura penitenziale, poi l'ho lasciata sul monte Carmelo ai Carmelitani che sono discendenti del mio Ordine. La cintura che ho usato però non era così severa e mi ha giovato". Mi mostrò quindi la sua cintura larga come il palmo di una mano, era segnata con linee e simboli che si riferivano alle lotte e mortificazioni con il sé medesimo, al numero dei giorni per portarla indicati secondo la struttura degli uomini. Giungemmo all'abitazione di Anna, ma non potei entrare, il mio Angelo custode mi disse che per farlo dovevo ritornare all'età di nove anni, cioè prima dell'epoca in cui avevo trascorso tre anni a curarmi dell'abbigliamento e a farmi apprezzare vanamente dagli altri. Mentre riflettevo sulle parole dell'Angelo mi sentii spiritualmente di avere nove anni. Mi vidi nella casa di Anna e Maria Santissima mentre mi veniva incontro una vispa fanciulla di tre anni della mia stessa statura. Non mi meravigliai di avere in questa visione della mia vita spirituale nove anni, come non si meravigliavano i due profeti di essere presenti con lo spirito di fanciulli in quel luogo."

    38 - In viaggio verso il tempio

    Sull'arco della porta della casa di Anna vedemmo il gruppo partire alla volta di Gerusalemme. Era ancora notte. La Santissima Vergine indossava quell'abito gialliccio ricevuto dai sacerdoti per la prima fase d iniziazione, e si era avvolta nel suo gran velo che circondandole strettamente il corpo formava due rigonfiamenti in cui manteneva le braccia distese. Gioacchino conduceva l'asino dov'era seduta Maria Santissima, mentre si appoggiava ad un alto bastone alla cui sommità aveva un gran nodo di forma circolare come il classico bastone dei pellegrini. Anna lo precedeva di alcuni passi con la piccola Maria di Cleofa e una serva. Altre donne e ragazzi, tutti parenti, accompagnarono Anna per un tratto di cammino; poi, man mano, li vidi prendere la loro strada. Era con loro anche uno dei sacerdoti. Il piccolo corteo illuminava il tragitto tenendo le fiaccole accese. il chiarore delle fiamme si perdeva nello splendore della sacra Famiglia. Mi sembrò di camminare a fianco di Maria Santissima e dei fanciulli-profeti che spesso intonavano il salmo: Eructavit cor meum verbum; ed il nono: Deus deorum dominus locutus est, che dovevano essere cantati da due cori quando la fanciulla sarebbe entrata nel tempio. Quando si affacciò l'alba, la comitiva si fermò ai piedi di una collina, nei pressi di una fonte che dava vita ad un ruscelletto vicino ad un prato. In questo luogo i viaggiatori si riposarono presso un cespuglio di erbe balsamiche, che dopo raccolsero in alcuni vasi. Mangiarono col pane della frutta o bacche che crescevano sulle vicine siepi. Frattanto i fanciulli-profeti erano scomparsi dalla mia vista interiore. Compresi però che la piccola Vergine continuava a vederli con la fantasia propria di tutti i fanciulli, o come alcuni casi di adulti che vedono comparire le immagini dei Santi e delle Sante senza che siano visibili agli altri. il gruppo entrò in una casa isolata nella campagna, abitata dai parenti che accolsero i viaggiatori affettuosamente, offrendo loro cordiale accoglienza e rinfreschi. La piccola Maria di Cleofa fu rimandata indietro alla sua abitazione; non ne conosco il motivo. Dopo poco i viaggiatori ripresero il faticoso cammino sui monti e attraverso le valli nebbiose e ingombre di vapore, dove non si conserva traccia alcuna di vegetazione, al di fuori di alcuni rari luoghi su cui splende la luce del sole. Essi tennero durante il viaggio la stessa direzione che avrà Gesù tempo dopo, quando nel settembre del suo trentesimo anno partirà da Nazareth alla volta di Betania per farsi battezzare da Giovanni. Sempre la stessa direzione terrà anche la Sacra Famiglia nella fuga da Nazareth verso l'Egitto. Questo tragitto è disseminato da numerosi paesi sparsi nella vastità del paesaggio. La Famiglia si riposò a Nazara, un piccolo villaggio fra Massaloth ed una città posta sopra un alto monte. Questa fu la prima tappa. La città aveva mancanza d'acqua e perciò gli abitanti erano costretti a portarla dalla pianura con delle vasche legate da funi. L'ospizio dove i viaggiatori chiesero alloggio era posto ai piedi del monte.

    Il 4 novembre 1821 Suor Emmerick proseguì il suo raccontò.

    Questa sera vidi giungere ad una locanda non molto distante da Gerusalemme Gioacchino, Anna e la Beata Vergine Maria, erano preceduti da un'ancella e dal servo. Quest'albergo era solito ospitare i mandriani che conducevano al tempio le offerte sacrificali di Gioacchino. Vidi Maria Santissima dormire insieme con la madre. In questo giorno fui tanto occupata nel pensare alle anime infelici dei peccatori che dimenticai molte cose relative al viaggio di Maria.

    Il 5 novembre 1821, Anna Caterina disse:

    "Questa sera ho veduto i santi Viaggiatori giungere nella città di Bethoron che si trova vicinissima a Gerusalemme. La città sorge ai piedi di un monte. Prima di arrivarvi attraversarono un fiume che sbocca in mare, in vicinanza di un paese dove Pietro predicherà poco dopo la discesa dello Spirito Santo. Questa città è a sei ore di cammino da Gerusalemme. Bethoron è abitata da leviti; nei suoi dintorni vegetano rigogliose viti e piante da frutta. La santa Famiglia fu ospitata da amici; il padrone era un maestro che teneva nella sua casa una scuola di leviti. Fu grande il mio stupore nel veder qui riuniti nuovamente tutti i parenti di Anna e molte di quelle donne partite da Nazareth, Sephoris e Zabulon; essi, dopo aver assistito all'esame della Santa Vergine, si erano affrettati per vie più brevi a raggiungere Gerusalemme per preannunciarvi e prepararvi l'arrivo della santa Famiglia. Vidi pure la sorella maggiore della Madonna con Maria di Cleofa, partite da Sephoris, altre persone e numerosi fanciulli. Maria fu fatta sedere su una specie di trono e venne interrogata dal maestro della scuola e da altri astanti su diversi argomenti, dopo di che le posero una corona sul capo. Ascoltai che discorrevano anche di un'altra fanciulla molto savia di nome Susanna, che poi sarà tra le pie donne che seguiranno il Redentore. Questa ragazza aveva lasciato il tempio proprio in quei giorni per ritornare dai suoi genitori, Maria Santissima l'avrebbe sostituita coprendo il numero ammesso delle fanciulle. Susanna aveva lasciato il tempio all'età di quindici anni, aveva circa dodici anni più di Maria; era entrata nel tempio come Anna all'età di cinque anni. La Santa Vergine si sentiva molto felice di trovarsi così vicina al tempio. Suo padre piangeva e se la stringeva al petto continuando a dire: "Oh! Figlia mia, forse non ti rivedrò più". Frattanto il banchetto era pronto e tutti presero posto, vidi la piccola Maria che correva per la sala e spesso cingeva al collo sua madre con le sue deliziose manine".

    Il 6 novembre Anna Caterina comunicò il seguito delle sue visioni:

    "La santa Famiglia riparti per Gerusalemme, muovendo da Bethoron. Ad essa si associarono i parenti con i rispettivi figli, portando con loro i doni per Maria, vestiti e frutta. Mi sembrò che in quei giorni si svolgesse a Gerusalemme una grande festa. Nel viaggio non passarono né da Ussen Scheera e neppure da Gofria, bensì nelle vicinanze di questi luoghi".

    ... continua ...

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    39 - Arrivo a Gerusalemme: la città e il tempio L'abitazione dei sacerdoti - La casa di Zaccaria

    La stessa sera la Veggente riprese il racconto.

    Ho visto l'arrivo a Gerusalemme della Beata Vergine e di tutto il suo seguito; era verso mezzogiorno. Gerusalemme era una città straordinaria: profonde vallate e colline circondavano le mura, alle quali si appoggiavano gli alti edifici che rivolgevano al centro le loro facciate. I quartieri venivano costruiti a ritmo accelerato, l'uno dopo l'altro, occupando a poco a poco tutte le colline circostanti fuori della città antica, lasciando però sussistere le antiche mura. Le valli erano collegate da ponti di pietra alti e massicci. Le stanze che davano nei cortili interni, protetti dall'ombra di grandi pergolati, erano quelle più abitate delle case. Gli abitanti di Gerusalemme lasciavano le loro dimore ed i cortili solo per recarsi al tempio o per i loro affari, perciò le strade non erano molto affollate. Infatti nelle contrade regnava un profondo silenzio, ad eccezione dei luoghi pubblici di mercato ed i palazzi del governo in cui vi era un movimento di guardie e di viaggiatori. Quando la popolazione veniva chiamata al tempio in occasione delle solennità religiose, alcuni quartieri si spopolavano e diventavano senza vita. Gesù poteva aggirarsi tranquillo con i suoi seguaci per quelle stradine, appunto per la vita silenziosa e tranquilla che vi regnava e per la solitudine assoluta in cui si trovavano molte vie che percorrevano le valli. Gerusalemme mancava d'acqua; lunghi acquedotti la conducevano in città e veniva inviata nelle alte torri per mezzo di pompe. Nel tempio c'era bisogno di molta acqua per abluzioni o per lavare i vasi sacri, perciò si prestava ogni attenzione per moderarne il consumo. Molti negozianti abitavano a Gerusalemme e tenevano depositata la merce sotto i portici che circondavano i mercati o in leggere capanne costruite sulle pubbliche piazze. Vicino alla "porta delle pecore" si trovavano molti negozianti di gioielli, oro e pietre preziose; essi pure vivevano in piccole capanne di forma rotonda e nere, come se fossero tinte di pece o resina. Sebbene queste fossero costruite con materiale leggero, erano assai solide. Contenevano tutto quello che occorreva per gli usi domestici, mentre la merce veniva esposta fra una capanna e l'altra. Il tempio sorgeva su un monte, ad un lato del quale c'era un lieve declivio con case e stradine. I sacerdoti ed i servi abitavano in questa zona della città. I rifiuti che venivano gettati dal tempio, come per esempio gli avanzi e le ossa degli animali sacrificati, venivano trasportati dai servi giù per questo declivio fino ad una grande fossa fuori dalle mura della città e poi bruciate per giorni e giorni. Alla sommità del monte dove sorgeva il tempio si vedeva vegetazione, i sacerdoti ne avevano fatto un giardino. Sotto il tempio si trovavano molte gallerie, sotterranei e fonderie di metalli. Nell'edificio tutto era massiccio e poderoso ma io non vi rinvenni alcun buon luogo. I numerosi cortili del tempio erano angusti ed oscuri, con molte panche e scanni esposti allo sguardo pubblico. I continui sacrifici cruenti ed il sangue che scorreva incessantemente, erano cosa davvero spiacevole, sebbene tutti i sacrifici venissero eseguiti con una grande precisione. Vidi i viaggiatori al seguito di Maria entrare in città, ma nonostante la porta nord fosse più vicina al loro cammino non entrarono da quel lato, bensì si diressero verso i giardini ed i palazzi di Gerusalemme verso la porta meridionale. Attraversarono una parte della valle di Giosafat, e lasciando a sinistra il monte degli Ulivi e la via di Betania, entrarono per "la porta delle pecore", che conduce al mercato delle bestie. Presso la porta c'era lo stagno nel quale si lavavano le pecore prima del sacrificio; questo non era lo stagno di Bethesda. Il corteo si inoltrò nelle strette vie della città fino al mercato del pesce, dove si trovava la casa paterna di Zaccaria di Hebron. In questa casa vi abitava un vecchio, forse lo zio di Zaccaria. Nonostante avesse finito il suo servizio sacerdotale al tempio, Zaccaria vi si era soffermato per assistere e preparare la presentazione della Santa Vergine. Molti parenti di Gioacchino erano rimasti ad attendere fuori della casa il gruppo di viaggiatori. Il sole picchiava rovente sul capo di quella gente: donne, uomini, giovani e fanciulle, adorne con ghirlande e ramoscelli, andarono impazienti incontro alla comitiva in arrivo. Vidi tra questa gente che attendeva anche due fanciulle nipoti di Elisabetta, giunte da Betlemme e da Helbron con i loro genitori. Elisabetta non era intervenuta. Tutti accolsero gli stanchi viaggiatori con grida di gioia e di indicibile allegrezza e li condussero nella casa di Zaccaria, dove ci fu un vero tripudio universale. Più tardi rientrò Zaccaria che volle accompagnare gli ospiti all'alloggio provvisorio presso il tempio. Allora tutti si disposero come in processione: Zaccaria, Anna e Gioacchino guidavano il folto gruppo di parenti e conoscenti della fanciulla consacrata al tempio, seguiva Maria Santissima che, in mezzo a tre o quattro fanciulle vestite di bianco, indossava il secondo abbigliamento solenne col mantello color azzurro, poi venivano i parenti delle quattro fandulle-ancelle con le loro famiglie. Passarono dinanzi al palazzo di Erode e poi alla futura abitazione di Pilato e per molte altre contrade. Avanzarono così, sfidando i raggi prepotenti del sole, verso il lato del tempio tra levante e settentrione, lasciandosi dietro la fortezza Antonia. Salirono molti gradini fino ad un alta muraglia. Vidi la Santa Fanciulla piena di vivacità salire rapidamente da sola i gradini, sotto lo sguardo ammirato ed attonito degli astanti. L'alloggio era un edificio vastissimo; numerosi locali simili si trovavano nelle vicinanze del tempio ed erano adibiti ad ospitare i visitatori giunti da lontano. Zaccaria aveva affittato quest'alloggio per la sacra Famiglia. Il locale era formato da quattro camere da letto, una sala grande per accogliere gli ospiti ed una cucina. Il mobilio consisteva in basse tavole. Vicinissimo si trovava l'altro cortile dove stavano le stalle con il gregge e le mandrie destinate ai sacrifici. Le due ali dell'edificio erano abitate dai servi del tempio. Quando la comitiva prese dimora in quest'appartamento, vennero dei servi a lavare i piedi agli uomini e delle serve alle donne, poiché questa era l'usanza tradizionale con i nuovi arrivati. Dopo questa cerimonia passarono in una sala al cui centro pendeva una gran candeliere a più luci, sotto il quale si trovava un largo bacino di bronzo colmo d'acqua nel quale ciascuno si lavò il viso e le mani. Gli asini liberati dai loro pesi, furono condotti nelle scuderie da un servo. Gioacchino annunziò di essere venuto per il sacrificio e, nel vicino cortile, lasciò esaminare ai servi del tempio le bestie. Dopo alcune ore, Gioacchino, Anna e Maria si recarono nell'abitazione di un sacerdote. Questa era posta in una posizione elevata. Maria Santissima, vivificata da un'energia incredibile e come spinta da uno spirito interiore, salì i gradini in pochi secondi. In quella casa vidi due sacerdoti: uno assai vecchio e l'altro più giovane. I prelati salutarono cortesemente i nuovi ospiti che erano già attesi. Ambedue erano tra quei sacerdoti che avevano partecipato all'esame di Maria a Nazareth. Li sentii parlare del viaggio e della prossima iniziazione della pia Fanciulla. Essi dissero che al tempio si trovavano delle celle in cui le vergini consacrate all'altare si ritiravano per la preghiera e la meditazione, inoltre potevano guardare inosservate l'interno del santuario. Quindi fecero chiamare un'anziana vedova addetta al luogo sacro che era incaricata di vegliare sulla piccola Maria. La matrona abitava con le altre donne in una casa vicino al tempio, ma alquanto discosta, si occupava dei lavori femminili e dell'educazione delle fanciulle. Si potrebbe paragonare nei tempi moderni ad una "maestra" dei nostri paesi, cioè a quelle donne dallo spirito devoto che riuniscono intorno alla loro esperienza le fanciulle del luogo che vogliono imparare il ricamo, a scrivere e a leggere per prepararsi alla vita coniugale. La donna arrivò quindi avvolta nella sua veste, e le si poteva scorgere a malapena parte del volto. Dai genitori e dai sacerdoti le fu presentata la futura allieva. Vidi il suo viso illuminarsi dalla gioia per quel nuovo compito che lei sentiva molto importante. La Santa Vergine l'accettò con un contegno umile e rispettoso. La matrona venne istruita sulla nuova pupilla e sulla consacrazione di quest'ultima al tempio, quindi accompagnò in silenzio la Vergine e i suoi genitori al loro alloggio per prendere in consegna gli effetti più preziosi della pia Fanciulla, poi se ne ritornò al tempio a disporre l'accoglienza della nuova arrivata.

    Il 7 novembre Suor Emmerick continuò.

    In tutto il giorno ebbi visioni che riguardavano i preparativi di Gioacchino per il sacrificio e l'accettazione di Maria al tempio. Allo spuntar dell'alba, Gioacchino ed alcuni altri condussero il bestiame al luogo sacro. I sacerdoti lo esaminarono di nuovo, le bestie che rifiutarono furono subito inviate al mercato mentre quelle accettate furono condotte nel cortile del macello, dove vidi eseguire alcune operazioni. Di queste ricordo solo che Gioacchino, prima che le bestie fossero uccise, poneva una mano sul loro capo. Poi vidi alcuni pezzi degli animali uccisi che furono salati e messi da parte per l'offerta sacrificale all'Altissimo. Sacerdoti e leviti si muovevano a due per volta regolarmente e con molta precisione. Nell'abitazione provvisoria di Anna e Gioacchino frattanto si teneva una festa solenne alla quale partecipavano ben cento persone. Tra queste vidi più di ventiquattro fanciulle di diverse età, anche la giovinetta Seraphia di dieci anni; costei, dopo la morte di Gesù, fu chiamata Veronica. Si erano preparate e disposte ghirlande e corone di fiori per Maria e per le persone che l'accompagnavano. Sette fiaccole adornate ardevano rendendo l'ambiente molto solenne. Vidi molti leviti e sacerdoti entrare ed uscire dalla stanza. Anche alcuni sacerdoti presero parte al banchetto mostrandosi stupiti per la generosità di Gioacchino, il quale dichiarò che la sua riconoscenza verso l'Altissimo era assai grande. Erano veramente lontani i tempi in cui egli si era visto rifiutare la sua offerta al tempio. Vidi Maria passeggiare nei pressi della casa in compagnia di altre fanciulle.

    40 - Maria Santissima viene presentata e accolta al tempio: passaggio della Santa Vergine attraverso la "porta d'oro" - Il sacrificio di Gioacchino - Maria portata all'altare sacrificale Le cerimonie di presentazione - La cella di Maria nel tempio

    L '8 novembre 1821, La Veggente così narrava:

    "Di buon mattino Gioacchino, Zaccaria ed altri si avviarono al tempio, erano seguiti a poca distanza da Anna, Maria di Heli, la nipotina Maria di Cleofa e la Santa fanciulla Maria. La Vergine indossava la veste dal manto color azzurro, mentre le braccia e il collo erano ornate di corone; portava in mano una fiaccola ornata di fiori. Tre giovinette la accompagnavano, erano vestite di bianco con ricami d'oro e si coprivano con un mantello azzurro; tra le mani portavano fiaccole come quella della Santissima Vergine. Ghirlande di fiori ornavano le braccia ed il collo delle giovinette. Seguivano uno stuolo di fanciulle con lampade accese, erano le altre vergini consacrate al tempio vestite tutte a festa e con i mantelli sugli omeri. Dietro a loro seguiva ancora una lunga fila di donne. Alle prime luci dell'alba furono viste queste simpatiche persone snodarsi in corteo. Nell'andare dalla casa al tempio, la compagnia fece un largo giro attraversando diverse contrade cittadine. La gente, nel vedere quella santa processione, si prostrava e qualcuno aveva esposto degli addobbi in segno di riverenza devozionale. Nel contegno e nell'aspetto di Maria Santissima si notava la santità e l'emozione per il vicino evento solenne".

    Dio ha colmato Maria delle grazie e dei doni soprannaturali più grandi, infatti l'Angelo la saluterà: "Ave Maria, piena di grazia”, come sede di tutte le grazie e i doni di Dio. La Santa Vergine si preparava così ad essere l'annuncio della primavera del mondo, Luce della salvezza di tutti gli uomini della terra.

    Quando la processione giunse al tempio, vidi i servi indaffarati per aprire un'altissima e pesante porta scintillante, come se fosse d'oro. Infatti questa era proprio la “porta d'oro" sotto la quale passarono Anna e Gioacchino al tempo della Concezione. Per passare sotto questa porta bisognava salire una scala di quindici gradini. Si voleva condurre Maria per mano, ma Lei non volle, anzi piena di fervore salì rapidamente tutti i gradini senza mai inciampare; allora tutti la guardarono di nuovo ammirati e commossi. Vidi il banchetto già disposto e la pia Fanciulla che fu ricevuta da alcuni sacerdoti, i quali la condussero a destra dell'entrata, in un andito che si divideva in parecchie sale. In una di queste i sacerdoti sottoposero la Santa Fanciulla all'ultima prova con alcune domande. Frattanto le donne e i fanciulli si erano recati nell'oratorio e Gioacchino e Zaccaria preparavano il sacrificio. Infine, rimasti soddisfatti della saggezza di quella Bambina, i religiosi del tempio furono convinti in modo definitivo. Allora Anna la vestì del terzo abbigliamento solenne, quello violetto con il manto, il velo e la corona. Vidi Gioacchino, con due sacerdoti ai suoi lati, prendere il fuoco con una specie di braciere e porlo dinanzi ad un altare. I riti che accompagnarono l'offerta sacrificale della Santa Vergine all'Onnipotente e al tempio furono molto commoventi: all'altare si poteva accedere solo da tre lati, i pezzi degli animali sacrificati erano collocati circolarmente in vario modo. Mentre l'offerta di Gioacchino ardeva già sulla fiamma, Anna con Maria, accompagnate dalle donne, si erano recate all'atrio delle dimore femminili nel tempio. Una muraglia separava quest'atrio dal luogo del sacrificio, le donne potevano assistere al sacrificio da una porta semiaperta che dava direttamente sull'altare. In un luogo appartato si trovava uno stuolo di fanciulli, erano novizi biancovestiti, addetti al tempio; essi suonavano flauti ed arpe. Dopo il sacrificio fu collocata davanti alla porta che comunicava con l'atrio delle donne una specie di tavola ricoperta come un altare. Vidi poi Gioacchino, Zaccaria e un sacerdote che lasciarono il cortile per recarsi dinanzi all'altare dove li attendevano un altro sacerdote e due leviti, i quali tenevano in mano i sacri papiri e l'occorrente per scrivere. Anna vi condusse pure la figlia adornata con gli abiti cerimoniali. Le altre fanciulle che avevano accompagnato Maria Santissima si ritirarono in un angolo dell'immensa sala del tempio. La Santa Vergine, avvolta da un bagliore luminoso, s'inginocchiò mentre i genitori le imposero le mani sul capo; allora il sacerdote, tagliata una ciocca di capelli, la bruciò su un braciere. I genitori pronunciarono alcune parole rituali che accompagnarono l'offerta al tempio della Fanciulla. Queste parole venivano scritte dai leviti su una grande pergamena. Allora le fanciulle che stavano in disparte iniziarono a intonare il salmo quarantaquattresimo: Eructavit cor meum verbum bonum, ed i sacerdoti a loro volta il salmo quarantanovesimo: Deus deorum dominus locutus est. mentre dall'altra sala si levava la musica soave dei fanciulli. Vidi la Madonna infusa in una trascendenza di simboli celesti. Due sacerdoti, i più anziani, la presero per mano e, salendo alcuni gradini, la fecero sedere su una specie di trono fatto a nicchia dal quale Lei poteva dominare tutta l'immensa sala. I due preti rimasero ai suoi fianchi, mentre gli altri si erano disposti lungo i gradini e leggevano a voce alta le preghiere nei loro libri. Al di là della parete divisoria si vedeva un vecchio sacerdote che stava dinanzi all'ara delle oblazioni, aveva una statura così alta che metà del corpo era visibile al di sopra della parete stessa. Il fumo delle sue oblazioni saliva in nuvole e si disperdeva nell'etere dinanzi a Maria. Mentre si svolgeva la cerimonia vidi apparire un simbolo sotto il cuore della Vergine che, a poco a poco, pareva invadere il tempio intero. L'aureola sotto il cuore della Santa Fanciulla consacrata al tempio era certamente l'annuncio dell'Evento, la benedizione più grande tra tutte le grazie divine. L'arca di Noè stava per trasformarsi nell'Arca della nuova Alleanza. Poco dopo quelle immagini scomparvero e vidi comparire nell'aureola sotto il cuore di Maria, il Calice della santa Cena. Un pane segnato da una croce apparve sul Calice davanti alla bocca di Maria. Vidi quindi la Beata Vergine circondata da innumerevoli raggi di luce che mostravano alle loro estremità i misteri e i simboli a lei relativi, come quelli delle Litanie lauretane. Dalla spalla destra e sinistra della Vergine Santa si incrociavano due rami diversi, quello dell'ulivo e l'altro del cipresso i quali si appoggiavano ad una bella palma che, con un piccolo fiocco di foglie, vidi spuntare pure dietro il suo dorso. In mezzo a quelle verdi foglie si mostravano in piccola dimensione gli strumenti della Passione di Gesù. Poi lo Spirito Santo, in forma umana e di colomba assieme, si librò su Maria Santissima e i suoi simboli. Il Cielo era aperto e scorsi la Gerusalemme celeste, la città di Dio, con tutti i suoi giardini, i palazzi e le dimore, pronta per accoglière i futuri Santi e Martiri del Cristianesimo. Angeli giubilanti e l'aureola che circondava la Vergine riempivano la luminosissima visione. Questa visione è stata simile a quella del santo Rosario. I simboli che fanno riferimento alla Santa Vergine nell'Antico, nel Nuovo Testamento e nell'eternità, si tramutavano di continuo. Molte persone che sembrano sagge ne parlano con poca riverenza, mentre gente ignorante pratica la devozione del santo Rosario con sincero amore e spontaneità, ricevendone le grazie. Durante questa visione il tempio mi era apparso spoglio, come se avesse perduto ogni magnificenza e ornamento, perfino la meravigliosa e immensa sala dell'altare e del trono adesso mi sembrava una cosa rozza e meschina. Tutto cadeva nell'ombra e sembrava dissolversi dinanzi alla luce della magnificenza di Maria Santissima. Adesso io non avevo più dinanzi agli occhi Maria fanciulla, bensì la Vergine adulta, la Madonna. Il sacerdote del tempio esortò infine tutti i fedeli a ringraziare il Signore per aver loro concesso la presenza di quella Vergine, portatrice di grazie di inestimabile valore. Anche se nessuno degli astanti vedeva ciò che circondava la Santa Fanciulla, molti però ne percepivano la spiritualità sublime, per questo motivo li vidi assorti in solenne raccoglimento e profondo rispetto. A poco a poco tutto scomparve, rimase solo l'aureola splendente attorno al cuore di Maria Santissima. La promessa divina che si adempiva. Vidi allora la fine della cerimonia d'iniziazione: la Fanciulla abbigliata solennemente e circondata dai sacerdoti. Essi avevano ricoperto Maria con un velo bruno, e dopo averle tolto le corone dalle braccia e la fiaccola dalla mano, la fecero discendere dal trono e la condussero in una sala. Qui erano ad attenderla sei vergini adulte del tempio, appena la videro le andarono incontro spargendo dei fiori ai suoi piedi, davanti a Lei. Dietro stavano la maestra Noemi, zia di Lazzaro, la profetessa Anna ed un'altra matrona. Consegnata Maria a quelle donne, i sacerdoti, come anche i genitori ed i parenti, si ritirarono, mentre i canti e i cori cessarono lentamente. Tutto cadde nel profondo silenzio delle misteriose volte del tempio. Prima di allontanarsi, Gioacchino strinse al petto Maria e la pregò con le lacrime agli occhi di voler raccomandare a Dio l'anima sua. Dopo ciò Maria e le maestre, con le altre fanciulle, si ritirarono nella parte settentrionale dell'edificio riservata alle donne. Esse dimoravano in celle scavate nelle profondità delle mura del tempio e per mezzo di corridoi e di scale a chiocciola potevano salire in piccole stanze dove recitavano le loro preghiere vicine al Sancta Sanctorum. I parenti della Santa Vergine mangiarono nella sala vicina alla "porta d'oro" insieme ai sacerdoti. Sentii allora Anna dire entusiasta alle altre che l'attorniavano: "Adesso entra nel tempio il vero Spirito dell'Arca dell'Alleanza, il Vaso della Promessa divina". Non tutte capirono, ma quelle che compresero ebbero il concreto presentimento della predestinazione della Vergine. Finito il breve pasto, alcuni seguirono Anna e Gioacchino all'uscita del tempio, altri invece rimasero assorti in preghiera. Vidi che Anna, nonostante fosse di condizioni agiate, viveva nell'astinenza e senza prendere cibo caldo. Forse si limitava per far più elemosine ai poveri. La servitù invece era trattata e nutrita bene. Anna, Gioacchino ed i parenti partirono alla volta di Bethoron. Più tardi vidi le donne del tempio celebrare il rituale della "festa dell'accoglienza", nella quale Maria chiese alla maestra e alle condiscepole di essere ammessa tra loro. Poi seguì un banchetto e alcune danze sul tipo del minuetto. Talvolta, il ritmo delle danze richiedeva l'inchino del corpo come usano gli Ebrei durante la preghiera. Alcune vergini suonavano flauti, timpani ed altri strumenti, fra cui uno che era graditissimo all'orecchio e consisteva in una cassetta sulla quale erano stese le corde musicali. Lo strumento era tenuto sulle ginocchia della suonatrice. Infine Noemi condusse Maria nella piccola cella a Lei assegnata. Questa non era perfettamente quadrata e le pareti erano adorne di figure triangolari a vari colori. Il mobilio consisteva in uno scanno e un tavolino. In un angolo si trovava un giaciglio e un piccolo spazio per riporvi gli abiti. Maria Santissima pregò Noemi affinché le concedesse il permesso di alzarsi frequentemente la notte, ma quest'ultima per il momento non glielo permise. Le vergini del tempio erano velate e portavano vesti lunghe e larghe con maniche molto larghe. Tutte avevano delle cinture alla vita. All'epoca in cui Maria Santissima entrò al servizio del tempio, circa dodici anni prima della nascita di Gesù, erano in corso i restauri di quest'edificio.

    21 novembre.

    Oggi ho visto la cella abitata da Maria, era posta nella parte settentrionale della muraglia del tempio che si affaccia sul Santo, alla parete sinistra vidi un tappeto arrotolato che, steso sul pavimento, formava il suo giaciglio. Nella parte superiore vidi i piccoli oratori che comunicavano con le celle delle vergini. Quello di Maria era uno dei più vicini al Santissimo. Un corridoio era separato da una tenda, che formava una specie di anticamera con la sua cella. Vidi degli armadi dove si conservavano abiti e arnesi. Dalla parte laterale, vicino alla porta della cella di Maria, c'erano dei gradini che conducevano al piccolo oratorio, nel quale un'apertura praticata nel muro e ricoperta da un velo permetteva di vedere la sala del tempio. Una torcia era accesa in una nicchia nel muro della cella, vidi Maria aureolata di luce ed assorta nella lettura di alcune pergamene e rotoli con fiocchi rossi. La Santa Vergine portava una veste a righe bianche e celesti coperte di fiori gialli. Era veramente commovente vedere quella fanciulla così piccola e innocente immolarsi per la salvezza dell'umanità. Vidi Anna, l'addetta al tempio, che entrò e pose su un tavolino rotondo una piccola bottiglia e un piatto con della frutta dalla forma simile ai fagioli.

    41 - Visioni intorno alla vita di Maria nel tempio Noemi, la maestra delle vergini del tempio

    Nel corso di undici anni, nella ricorrenza della solenne presentazione della Santa Vergine al tempio, la Veggente rivelò le sue contemplazioni sul soggiorno di Maria in questo luogo.

    Maria era per la sua età abbastanza abile nei servizi al tempio, vidi che trascorreva i suoi giorni nel luogo sacro lavando e tessendo esili bende attaccate a lunghi bastoni e adoperate dai sacerdoti, o la vidi intenta a lavare i vasi dei fiori e delle offerte. Spesso la scorsi solitaria nella sua cella, assorta nella preghiera e nella meditazione, immersa nello studio dei Sacri Testi e nel lavoro. Qualche volta la vidi in compagnia delle altre vergini nelle loro celle. Mai la vidi punita corporalmente o con la mortificazione, non ne aveva bisogno. Come tutte le sante persone si nutriva solo per conservarsi in vita, non usava altri cibi al di fuori di quelli che aveva scelto ed era tutta dedita alla continua offerta dei suoi voti fervidi. Alzava al cielo le più ferventi preghiere, e mentre tutti dormivano si alzava dal suo giaciglio e pregava, mentre abbondanti lacrime scorrevano, irrorandola di divino splendore. Quando divenne adulta, la sua veste mi apparve sempre più azzurra e scintillante. Durante la preghiera si teneva velata e così pure quando parlava con i sacerdoti o quando andava nella sala terrena del tempio a prendervi o a recarvi il lavoro. Il tempio aveva dai tre lati vasti locali in cui vi si conservavano molti arredi custoditi dalle ancelle; questi locali mi riportano alla mente le nostre sagrestie. Vidi la Beata Vergine passare i suoi giorni in contemplazione ed astinenza, rapita dall'entusiasmo della preghiera, sembrava quasi che non fosse sulla terra ma vivesse in una condizione spirituale di abnegazione assoluta. Compresi che spesso veniva consolata dalle benedizioni celesti. Immenso era il suo desiderio di vedere avverata la Profezia, nella sua umiltà osava appena accennare al desiderio di divenire un giorno l'infima serva della Madre del Salvatore. Non pensava nemmeno lontanamente di essere Lei la predestinata da Dio. Noemi aveva circa cinquant'anni e come le altre inservienti del tempio proveniva da famiglie essene. Da costei Maria Santissima imparò a tessere i nastri. La Vergine l'aiutava a ripulire i vasi e gli altri arredi sacri dal sangue delle vittime; l'aiutava inoltre in cucina nella preparazione dei pasti per le donne del tempio ed i sacerdoti. I pasti consistevano spesso in alcune parti della vittima sacrificata. Quanto più Noemi diventava anziana tanto più la Santa Fanciulla si affaccendava per soddisfare le esigenze della comunità religiosa. Zaccaria la visitava spesso quando era di servizio al tempio. Anche Simeone la conosceva. Ai sacerdoti non era ignota la predestinazione della Santa Vergine. La sua sapienza, la sua bontà, e tutto il suo contegno non erano passati inosservati agli attenti religiosi, nonostante Lei avesse cercato di velarli col più profondo senso di umiltà. In seguito ai loro vaticini e alle profonde meditazioni, i preti del tempio avevano saputo perché Costei viveva nel mondo pur senza prendere parte al mondo. Essi, specialmente i più anziani, scrissero molte cose intorno alla Madre di Dio. Infatti, se ben mi rammento, una volta mi vennero mostrati quegli scritti che giacevano polverosi in mezzo ad antichissime pergamene.

 

 
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