Eurispes: ''Italia, un paese senza progetto''
Presentato il 'Rapporto 2005': aumenta la povertà e il ceto medio rischia seriamente di scivolare nel gradino più basso della scala sociale
Il rapporto Eurispes 2005
Alemanno: ''Rapporto a tinte troppo fosche''
Roma, 28 gen. - (Adnkronos) - ''Un Paese senza progetto''. E' questa l'immagine dell'Italia tratteggiata dal Rapporto 2005 dell'Eurispes. Una situazione, quella del Belpaese, che come afferma il presidente dell'Eurispes Gian Maria Fara "non è particolarmente rosea: l'economia è in affanno, l'industria in grande difficoltà, la perdita di competitività è sotto gli occhi di tutti, il calo della produzione generalizzato''. Il rapporto Eurispes dipinge questa fase economica con il termine di 'reflazione'. Che, spiega ancora Fara, "è caratterizzata da inflazione più recessione''.
Si evidenziano in particolare due fenomeni, in parte collegati: aumenta la povertà e cresce l'economia sommersa (ormai vicina al 28% del pil, pari a 302 miliardi di euro) e quella criminale; inoltre, parallelamente, sale l'evasione fiscale, che lo scorso anno ha raggiunto i 134 miliardi e si stima arriverà a quota 145 nell'anno in corso. Così, se la società resta nel complesso divisa in tre spicchi di uguale grandezza -quasi un terzo di ricchi (29,9% con reddito superiore a 35.000 euro), un terzo di poveri (32,1% con meno di 17.500 euro), un terzo 'allargato' di ceto medio (38%)- chi sta nel mezzo rischia seriamente di scivolare nel gradino più basso della scala sociale, dove si trovano già ben 14 milioni di cittadini italiani.
''E' la cosiddetta povertà fluttuante -sottolinea Fara - che colpisce quelli che potremmo definire come i nuovi poveri 'in giacca e cravatta', ben conosciuti anche nelle mense della Caritas''
Poi, dal presidente, una puntualizzazione e un nuovo attacco all'Istituto nazionale di Statistica. Innanzi tutto sull'attendibilità della ricerca Eurispes, ''compiuta in collaborazione con cinque università -Modena/Reggio Emilia, Roma Tre, Salerno, Napoli Due e Malta''. A seguire la frecciata all'Istat. ''Oggi - spiega Fara - nessuno può negare l'aumento dei prezzi, riscontrato dal 96,7% degli italiani nel 2004 e dall'85,6% all'inizio 2005. Eppure, l'Istat continua a produrre dati ottimistici. Ma le cose stanno in modo diverso". "Il presidente Luigi Biggeri - conclude Fara - mi ricorda tanto il barone di Munchausen, che diceva di tirarsi fuori dallo stagno tenendosi per il codino dei capelli...''.