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Discussione: Il cardinale e...

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    Predefinito Il cardinale e...

    ...gli ebrei

    Non sarebbe tra i nostri beniamini il cardinale Renato Raffaele Martino, e sapete perché.
    Spinse l’appello carismatico e profetico del Papa contro la guerra in Iraq fino a vette ideologiche e politiche capaci di equiparare la posizione della Chiesa cattolica a quelle inconsapevoli della media dei dimostranti pacifisti o addirittura alle rifritture buro-globaliste di un Kofi Annan; e ci sembrò un pessimo servizio reso alla sua stessa causa.
    Preferivamo le parole severe ma sorvegliate di un Camillo Ruini e di un Angelo Sodano, che a nostro giudizio portavano meglio il fardello della doppia verità cattolica: la pace e il perdono sopra ogni altra cosa, ma come compimento di quella giustizia che si realizza in alcuni casi anche attraverso la guerra giusta.
    Acqua passata.
    Ora il cardinale si è distinto in un puntuto e risentito attacco, del tutto giustificabile, alle posizioni ideologiche pregiudizialmente e sistematicamente anticattoliche, e dunque illiberali, che caratterizzano la guerra culturale dichiarata verso la religione e la professione pubblica del suo credo dall’esercito relativista dei laici di Stato.
    Avrebbe forse dovuto evitare di parlare in modo troppo generico di “lobby”, di “potenza”, di “denaro” per identificare gli avversari del suo gregge, al quale non apparteniamo ma che difendiamo con i suoi pastori da certi lupi che girano per il continente travestiti da agnelli e da banditori delle minoranze.
    Noi cerchiamo di imparare un nostro linguaggio clericale, come dicono, ma anche la gerarchia cattolica, che ha nel cardinale Joseph Ratzinger, solo per fare un esempio, un campione di laicità del linguaggio, dovrebbe fare attenzione a usare il discorso pubblico più efficace e persuasivo nelle sue polemiche.
    Ma per il resto Renato Martino ha semplicemente ragione:
    irrisione e intolleranza verso il credo dei cattolici sono in crescita, e in crescita allarmante.

    Anche per questo siamo stupiti dalla rispostaccia che al cardinale ha dato il professor Amos Luzzatto, presidente dell’Unione delle comunità israelitiche italiane e insieme membro militante della sinistra liberal nel nostro paese.
    Gli ebrei non ortodossi sono gente aperta, credono per chiare ragioni nella società aperta liberalcapitalistica che fino ad ora non li ha mai traditi, votano allegramente Kerry e fanno le loro scelte anche radicalmente libertarie, come dimostra oggi un articolo di Giulio Meotti sull’etica pubblica ebraica in ambito rabbinico e nella vita di Israele.
    Siamo contro ogni banalizzazione della Shoah e non apprezziamo la sciatta facilità con cui ci si paragona agli ebrei ogni volta che si ha un capello torto.
    Ma Luzzatto dovrebbe sapere che proprio l’irrisione, e il disconoscimento prima ironico e poi tragico del diritto ebraico a esistere in quanto popolo portatore di un credo e di una legge particolare, sono tra le origini dell’intolleranza antisemita, che non a caso (è il caso di dirlo) risorge in Europa insieme alla perversione della laicità in intolleranza anticattolica e anticristiana.

    saluti

  2. #2
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    Non sarebbe tra i nostri beniamini il cardinale Renato Raffaele Martino, e sapete perché. Spinse l’appello carismatico e profetico del Papa contro la guerra in Iraq fino a vette ideologiche e politiche capaci di equiparare la posizione della Chiesa cattolica a quelle inconsapevoli della media dei dimostranti pacifisti o addirittura alle rifritture buro-globaliste di un Kofi Annan; e ci sembrò un pessimo servizio reso alla sua stessa causa. Preferivamo le parole severe ma sorvegliate di un Camillo Ruini e di un Angelo Sodano, che a nostro giudizio portavano meglio il fardello della doppia verità cattolica: la pace e il perdono sopra ogni altra cosa, ma come compimento di quella giustizia che si realizza in alcuni casi anche attraverso la guerra giusta.
    Acqua passata.
    Ora il cardinale si è distinto in un puntuto e risentito attacco, del tutto giustificabile, alle posizioni ideologiche pregiudizialmente e sistematicamente anticattoliche, e dunque illiberali, che caratterizzano la guerra culturale dichiarata verso la religione e la professione pubblica del suo credo dall’esercito relativista dei laici di Stato. Avrebbe forse dovuto evitare di parlare in modo troppo generico di “lobby”, di “potenza”, di “denaro” per identificare gli avversari del suo gregge, al quale non apparteniamo ma che difendiamo con i suoi pastori da certi lupi che girano per il continente travestiti da agnelli e da banditori delle minoranze. Noi cerchiamo di imparare un nostro linguaggio clericale, come dicono, ma anche la gerarchia cattolica, che ha nel cardinale Joseph Ratzinger, solo per fare un esempio, un campione di laicità del linguaggio, dovrebbe fare attenzione a usare il discorso pubblico più efficace e persuasivo nelle sue polemiche.
    Ma per il resto Renato Martino ha semplicemente ragione:
    irrisione e intolleranza verso il credo dei cattolici sono in crescita, e in crescita allarmante.
    Anche per questo siamo stupiti dalla rispostaccia che al cardinale ha dato il professor Amos Luzzatto, presidente dell’Unione delle comunità israelitiche italiane e insieme membro militante della sinistra liberal nel nostro paese.
    Gli ebrei non ortodossi sono gente aperta, credono per chiare ragioni nella società aperta liberalcapitalistica che fino ad ora non li ha mai traditi, votano allegramente Kerry e fanno le loro scelte anche radicalmente libertarie, come dimostra oggi un articolo di Giulio Meotti sull’etica pubblica ebraica in ambito rabbinico e nella vita di Israele.
    Siamo contro ogni banalizzazione della Shoah e non apprezziamo la sciatta facilità con cui ci si paragona agli ebrei ogni volta che si ha un capello torto. Ma Luzzatto dovrebbe sapere che proprio l’irrisione, e il disconoscimento prima ironico e poi tragico del diritto ebraico a esistere in quanto popolo portatore di un credo e di una legge particolare, sono tra le origini dell’intolleranza antisemita, che non a caso (è il caso di dirlo) risorge in Europa insieme alla perversione della laicità in intolleranza anticattolica e anticristiana.

    saluti

  3. #3
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    Roma. “Comprendo le motivazioni psicologiche che hanno spinto Amos Luzzatto a quel tipo di reazione, ma non condivido le conclusioni”.
    Giorgio Israel, saggista e docente all’Università La Sapienza, giustifica in parte l’intervista al Corriere del Presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche sul caso Buttiglione e sulla “nuova inquisizione anticristiana” denunciata dal cardinale Renato Martino: “Pesa un senso d’invadenza che la Chiesa ha spesso dimostrato e che può far sembrare curiosa la protesta di sentirsi perseguitati”.
    Secondo Israel c’è una “difficoltà psicologica di molti ebrei di mettersi dalla stessa parte. Ci vuole molta lucidità per farlo. Ma è una lucidità obbligatoria”.
    Tuttavia, la vicenda Bottiglione non ha niente a che fare con l’insofferenza per il clericalismo, “non è stato accusato di aver avanzato progetti di gestione inficiati da un simile atteggiamento, ma è stato bocciato per le sue opinioni. Sarebbe come bocciare un commissario alle questioni alimentari perché pensa che mangiare maiale è peccato”.
    Secondo Israel è difficile negare che Buttiglione sia rimasto vittima di un pensiero “politically correct”, che guarda con sospetto alle religioni salvo una, quella islamica: “In Spagna, cassata l’ora di religione nelle scuole, il governo ha assunto un centinaio d’insegnanti islamici”.
    Anche il figlio di Israel, esentato dall’ora di religione, ha dovuto subire un corso alternativo di lettura del Corano:
    “E’ un laicismo servile che si inginocchia davanti alle nuove culture. E quando dico nuove intendo quelle che non fanno parte delle radici storiche dell’Occidente”.
    E’ una manifestazione di quell’odio di sé tipico dell’Europa fuoriuscita dai totalitarismi di cui parla Furet. Non sbaglia Luzzatto quando cita le altre culture, oltre a quella cristiana:
    “Ma sono marginali nella nostra storia, incluso l’Islam. Diciamolo a costo di sollevare i clamori dei beoti e degli ignoranti. L’Europa si è fondata sui pilastri greco – latino ed ebraico– cristiano. Certamente l’Islam ha contribuito alla scienza e alla filosofia, ma come ha osservato Koyré, ‘la rivoluzione scientifica è avvenuta nell’ambito dell’occidente cristiano e non nell’Islam, che è regredito e questo è quel che conta davvero’”.
    E’ l’Europa del laicismo postmoderno, che rifiuta se stessa, improntata alla derisione dei valori forti, il politically correct che secondo lo storico Chartier altro non è che “una forma di marxismo debole delle società opulente”. Ha raccolto i rottami del marxismo perdendone però i connotati forti, riducendosi a una filosofia relativista.

    Un nuovo maccartismo
    Si tratta di lobby, come dice Martino? Difficile dirlo per Israel. Quello che sa è che due suoi libri sono stati respinti con la motivazione che esprimevano una forma di riscoperta religiosa:
    “Si trattava invece di una critica del materialismo e del meccanicismo”. Ricorda poi quei colleghi francesi che gli davano del criminale perché si rifiutava di giustificare i kamikaze. Un collega lo ha invitato ad una conferenza chiedendogli di presentarlo come contrario al Muro israeliano: “Gli ho risposto di no ed è caduto l’invito.
    E’ il nuovo maccartismo o piuttosto il nuovo stalinismo”.
    Campioni di quest’ideologismo spoglio sono Spagna e Francia:
    “La prima è il laboratorio di un ritorno a forme di anticlericalismo da anni trenta. La Francia vive un repubblicanesimo svuotato, è un guscio vuoto. Dentro l’uovo è entrato il comunitarismo, che sgretola il tessuto sociale ed è abilmente manipolato da intellettuali islamici come Tariq Ramadan”.
    Edmund Burke lo chiamava “gergo dell’ipocrisia”. Si confonde il rispetto delle minoranze con una società aggregato di minoranze libere di fare quello che vogliono:
    “Chi vuole fare procreazione la faccia come gli pare, se Tor Bella Monaca diventa a maggioranza islamica perché non lasciare che viga la sharia?”.
    Si rischia di cestinare l’intero liberalismo occidentale: “Se passa questa linea abbiamo chiuso”.
    Nella generale ondata anticattolica anche l’ebraismo può essere colpito: “Ha ragione Ferrara, il nuovo antisemitismo si sta sviluppando in questo contesto. Bisogna riconoscere l’esistenza di un comune pericolo che rischia di affondare la speranza stessa di vivere liberamente, che gli ebrei si sono conquistati dalla fine del ‘700 in avanti, negli Stati Uniti e nell’Europa illuminista”.

    saluti

 

 

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