User Tag List

Pagina 1 di 10 12 ... UltimaUltima
Risultati da 1 a 10 di 92
  1. #1
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Le Tif'eret Medinat Israel

    Buon Compleanno Israele.



    Shalom!!!!

  2. #2
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    da www.israele.net

    " Israele: un fotografia all'eta' di 55 anni

    Un articolo del prof. Sergio Minerbi
    7 maggio 2003

    Il 55esimo Giorno dell'Indipendenza iniziato martedi` sera e` stato preceduto come al solito dal Giorno della Rimembranza per ricordare i 21.460 caduti nelle guerre d'Israele. Questo fatto da solo toglie molta retorica alle celebrazioni e ricorda ai cittadini quanto sangue sia costata questa indipendenza, quanti morti sono sepolti nei cimiteri militari.
    Gli israeliani si precipitano nella natura; la settimana scorsa almeno mezzo milione di persone sono straripate a bordo di veicoli, possibilmente a quattro ruote motrici, fuori delle citta` attraverso i campi e le colline sotto un sole che brucia. Anche l'umore della popolazione, pessimo in seguito al terrorismo e l'incomprensione europea, e` migliorato. La Borsa di Tel Aviv e` salita del 34% negli ultimi tre mesi e il tasso di cambio del dollaro (l'altro lato della medaglia economica) e` sceso per la prima volta da 16 mesi a meno di 4,50 shekel per dollaro ossia alla quota dell'inizio del 2002.
    Secondo le piu` recenti statistiche, Israele conta oggi 6,7 milioni di abitanti, dei quali 5,4 milioni di ebrei, ossia l'81% della popolazione totale, contro 806.000 anime nel 1948 quando fu fondato lo Stato d'Israele. L'immigrazione continua e nei dodici mesi precedenti sono arrivati 31.000 nuovi immigranti, tra i quali 5.000 dall'Argentina.
    Gli Arabi sono 1,3 milioni (erano 150.000 nel 1948), in maggioranza mussulmani, ed il 9% sono cristiani. Gerusalemme e` una metropoli di 680.000 abitanti con un alto tasso di fertilita` dovuto agli ultra-religiosi ebrei e ai mussulmani arabi.
    Nei dodici mesi scorsi sono nati 140.000 neonati, dei quali almeno 15.000 all'ospedale Soroka di Beer Sheba.
    La nomina di Abu Mazen a primo ministro palestinese fa sperare che si possa arrivare quanto prima ad una tregua e successivamente a un accordo, anche se lunedi` sera il Fatah di Arafat ha ucciso un giovane israeliano a bordo di un veicolo ferendo gravemente la figlia di sei anni e un altro passeggero.
    L'attentato di Tel Aviv e` stato compiuto da due pakistani con passaporti britannici, terroristi che non sono ne` umiliati ne` disperati ma piuttosto militanti di organizzazioni mondiali che oltrepassano talvolta i palestinesi, e sono istruiti, spesso universitari, aizzati dai fondamentalisti islamici.
    La maggioranza degli israeliani, il 53%, e` soddisfatta di Sharon, sostiene Abu Mazen (46%) divenuto ormai parte dell'orizzonte politico israeliano, ed appoggia la "road map" americana col 52%. Da Damasco per la prima volta dopo molti anni arrivano per vie traverse voci che richiedono il dialogo e Sharon dichiara la sua disponibilita`.
    Tutto va bene, madama la Marchesa? Certamente no, la societa` israeliana soffre di un divario eccessivo fra i salari piu` bassi e quelli piu` alti, di un numero di disoccupati che oltrepassa i 200.000, di un livello educativo nelle scuole che lascia a desiderare. Gravi le divergenze fra laici e religiosi ebrei, e fra ebrei ed arabi che minacciano la compattezza sociale. La crescita del Pil e` per ora solo una speranza, legata al ritorno del High Tech nel quale Israele eccelle. Ma un rapido sguardo indietro al maggio 1948, quando nacque lo Stato, permette di essere soddisfatti del cammino percorso.
    (Sergio Minerbi per israele.net, 6.05.03)
    "

    Shalom !!!!!!

  3. #3
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    La Dichiarazione di Indipendenza dello Stato di Israele.

    " In ERETZ ISRAEL è nato il popolo ebraico, qui si è formata la sua identità spirituale, religiosa e politica, qui ha vissuto una vita indipendente, qui ha creato valori culturali con portata nazionale e universale e ha dato al mondo l'eterno Libro dei Libri.
    Dopo essere stato forzatamente esiliato dalla sua terra, il popolo le rimase fedele attraverso tutte le dispersioni e non cessò mai di pregare e di sperare nel ritorno alla sua terra e nel ripristino in essa della libertà politica.

    Spinti da questo attaccamento storico e tradizionale, gli ebrei aspirarono in ogni successiva generazione a tornare e stabilirsi nella loro antica patria; e nelle ultime generazioni ritornarono in massa. Pionieri, ma'apilim e difensori fecero fiorire i deserti, rivivere la loro lingua ebraica, costruirono villaggi e città e crearono una comunità in crescita, che controllava la propria economia e la propria cultura, amante della pace e in grado di difendersi, portando i vantaggi del progresso a tutti gli abitanti del paese e aspirando all'indipendenza nazionale.

    Nell'anno 5657 (1897), alla chiamata del precursore della concezione d'uno Stato ebraico Theodor Herzl, fu indetto il primo congresso sionista che proclamò il diritto del popolo ebraico alla rinascita nazionale del suo paese.

    Questo diritto fu riconosciuto nella dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917 e riaffermato col Mandato della Società delle Nazioni che, in particolare, dava sanzione internazionale al legame storico tra il popolo ebraico ed Eretz Israel [Terra d’Israele] e al diritto del popolo ebraico di ricostruire il suo focolare nazionale.

    La Shoà [catastrofe] che si è abbattuta recentemente sul popolo ebraico, in cui milioni di ebrei in Europa sono stati massacrati, ha dimostrato concretamente la necessità di risolvere il problema del popolo ebraico privo di patria e di indipendenza, con la rinascita dello Stato ebraico in Eretz Israel che spalancherà le porte della patria a ogni ebreo e conferirà al popolo ebraico la posizione di membro a diritti uguali nella famiglia delle nazioni.

    I sopravvissuti all'Olocausto nazista in Europa, così come gli ebrei di altri paesi, non hanno cessato di emigrare in Eretz Israel, nonostante le difficoltà, gli impedimenti e i pericoli e non hanno smesso di rivendicare il loro diritto a una vita di dignità, libertà e onesto lavoro nella patria del loro popolo.

    Durante la seconda guerra mondiale, la comunità ebraica di questo paese diede il suo pieno contributo alla lotta dei popoli amanti della libertà e della pace contro le forze della malvagità nazista e, col sangue dei suoi soldati e il suo sforzo bellico, si guadagnò il diritto di essere annoverata fra i popoli che fondarono le Nazioni Unite.

    Il 29 novembre 1947, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione che esigeva la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel. L'Assemblea Generale chiedeva che gli abitanti di Eretz Israel compissero loro stessi i passi necessari da parte loro alla messa in atto della risoluzione. Questo riconoscimento delle Nazioni Unite del diritto del popolo ebraico a fondare il proprio Stato è irrevocabile.


    Questo diritto è il diritto naturale del popolo ebraico a essere, come tutti gli altri popoli, indipendente nel proprio Stato sovrano.

    Quindi noi, membri del Consiglio del Popolo, rappresentanti della Comunità Ebraica in Eretz Israele e del Movimento Sionista, siamo qui riuniti nel giorno della fine del Mandato Britannico su Eretz Israel e, in virtù del nostro diritto naturale e storico e della risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dichiariamo la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel, che avrà il nome di Stato d'Israele.

    Decidiamo che, con effetto dal momento della fine del Mandato, stanotte, giorno di sabato 6 di Iyar 5708, 15 maggio 1948, fino a quando saranno regolarmente stabilite le autorità dello Stato elette secondo la Costituzione che sarà adottata dall'Assemblea costituente eletta non più tardi del 1 ottobre 1948, il Consiglio del Popolo opererà come provvisorio Consiglio di Stato, e il suo organo esecutivo, l'Amministrazione del Popolo, sarà il Governo provvisorio dello Stato ebraico che sarà chiamato Israele.

    Lo Stato d’Israele sarà aperto per l'immigrazione ebraica e per la riunione degli esuli, incrementerà lo sviluppo del paese per il bene di tutti i suoi abitanti, sarà fondato sulla libertà, sulla giustizia e sulla pace come predetto dai profeti d'Israele, assicurerà completa uguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso, garantirà libertà di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura, preserverà i luoghi santi di tutte le religioni e sarà fedele ai principi della Carta delle Nazioni Unite.

    Lo Stato d’Israele sarà pronto a collaborare con le agenzie e le rappresentanze delle Nazioni Unite per l'applicazione della risoluzione dell'Assemblea Generale del 29 novembre 1947 e compirà passi per realizzare l'unità economica di tutte le parti di Eretz Israel.

    Facciamo appello alle Nazioni Unite affinché assistano il popolo ebraico nella costruzione del suo Stato e accolgano lo Stato ebraico nella famiglia delle nazioni.

    Facciamo appello - nel mezzo dell'attacco che ci viene sferrato contro da mesi - ai cittadini arabi dello Stato di Israele affinché mantengano la pace e partecipino alla costruzione dello Stato sulla base della piena e uguale cittadinanza e della rappresentanza appropriata in tutte le sue istituzioni provvisorie e permanenti.

    Tendiamo una mano di pace e di buon vicinato a tutti gli Stati vicini e ai loro popoli, e facciamo loro appello affinché stabiliscano legami di collaborazione e di aiuto reciproco col sovrano popolo ebraico stabilito nella sua terra. Lo Stato d'Israele è pronto a compiere la sua parte in uno sforzo comune per il progresso del Medio Oriente intero.

    Facciamo appello al popolo ebraico dovunque nella Diaspora affinché si raccolga intorno alla comunità ebraica di Eretz Israel e la sostenga nello sforzo dell'immigrazione e della costruzione e la assista nella grande impresa per la realizzazione dell'antica aspirazione: la redenzione di Israele.

    Confidando nell'Onnipotente, noi firmiamo questa Dichiarazione in questa sessione del Consiglio di Stato provvisorio, sul suolo della patria, nella città' di Tel Aviv, oggi, vigilia di sabato 5 Iyar 5708, 14 maggio 1948.
    "

    Shalom!!!

  4. #4
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    al sito dell'ambasciata Israeliana a Roma:
    " Saluto del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi in occasione del 55 Anniversario dell’indipendenza dello Stato d’Israele



    Sono particolarmente lieto di celebrare insieme a voi i 55 anni di indipendenza dello Stato d’Israele e sono al tempo stesso consapevole che la breve storia del vostro Paese, densa di avvenimenti a volte tragici, rappresenta la concreta realizzazione storica di un grande sogno ideale che il popolo ebraico ha saputo custodire nel suo cuore con incrollabile tenacia per migliaia di anni.

    Anche per questa ragione, sono sinceramente orgoglioso di poter affermare che in questi anni l’Italia non ha fatto mancare il suo sostegno e la sua vicinanza al popolo israeliano. La forza e la costanza di tali sentimenti, rafforzate dalla comune fede nei valori della democrazia e dello Stato di diritto, riposano su un principio fondmentale e irrinunciabile: il diritto di Israele a esistere in piena sicurezza.

    A vivificare questo comune sentire vi e’ inoltre la grande amcizia e solidarieta’ - al di la’ dei trattati e delle alleanze - che Italia e Israele nutrono per gli Stati Uniti d’America.

    Con questi sentimenti, largamente maggioritari nell’opinione pubblica italiana, il mio Governo ha posto la ripresa attiva del “Processo di Pace” al primo posto fra le questioni cui intende dare il proprio convinto contributo, anche nella prospettiva della prossima presidenza di turno dell’Unione Europea.

    Siamo peraltro consapevoli che la premessa indispensabile per tale ripresa e’ data dalla cessazione degli atti terroristici da parte delle organizzazioni arabo-palestinesi.

    Nell’incontro del dicembre scorso con il Presidente dello Stato d’Israele, Moshe Katsav, ho reiterato l’offerta italiana di ospitare in una localita’ italiana, la bella cittadina di Erice in Sicilia, la futura Conferenza di pace per il Medio-Oriente e ho espresso la convinzione che sara’ possibile riavviare positivamente il negoziato quando saranno completati la rifondazione democratica e il cambiamento della dirigenza paelstinese, di cui i primi significativi passi sono ora in corso.

    Tutti sappiamo quanto l’integrazione economica, nella misura in cui comporta la difesa di interessi condivisi, favorisca la pace fra i popoli. Per tale motivo ho proposto ai nostri Partners europei un “Piano economico per la ricostruzione della Palestina”, incentrato nella promozione di un forte settore economico privato attraverso una rete di piccole e medie aziende, cui l’Italia, che ha una consolidata tradizione nel settore, potra’ dare un particolare impulso con interventi mirati.

    Questo intervento economico dovra’ naturalmente tenere conto delle esigenze israeliane e puntare alla creazione di un mercato economico integrato a livello regionale: molte saranno quindi le possibili sinergie con lo Stato d’Israele.

    Con questo atteggiamento - fermo sui principi e concreto sui mezzi - l’Italia intende mantenere all’attenzione dell’Unione Europea la questione israelo-palestinese.

    Se l’atteggiamento italiano sulla questione mediorientale e’ parte fondamentale degli ottimi rapporti fra Italiae Israele, la cooperazione economica e culturale fra i due Paesi ne costituisce la trama tradizionale, sempre piu’ ricca di sviluppi promettenti.

    Voglio anche ricordare, per citare solo uno dei piu’ recenti episodi di positiva collaborazione bilaterale in campo economico, il cofinanziamento di progetti di ricerca industriale. L’apposita Commissione mista ha di recente approvato il finanziamento di ben otto progetti pilota di cooperazione in settori ad altrissima tecnologia, che - per i noti effetti a cascata - contribuiranno a creare ultreiori occasioni di collaborazione ecomomico-industriale fra i nostri Paesi.

    Sulla base di questa positiva realta’ di fondo e nella certezza dei comuni valori che ci uniscono, sono pertanto sinceramente lieto di far pervenire al Governo e a tutto il popolo israeliano attraverso le pagine di questa rivista felicemente edita dall’Ambasciata d’Israele a Roma, il mio piu’ cordiale augurio nel 55 anniversario della fondazione dello Stato d’Israele.popolo israeliano attraverso le pagine di questa rivista felicemente edita dall’Ambasciata d’Israele a Roma, il mio piu’ cordiale augurio nel 55 anniversario della fondazione dello Stato d’Israele.
    "

    Shalom!!!

  5. #5
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    " Israele e la sinistra italiana
    di Piero Fassino, Segretario Generale Democratici di Sinistra

    Il rapporto tra l’ebraismo e la sinistra è un rapporto storico e culturale molto profondo. Si può - anzi, si deve - affermare che una della radici culturali della sinistra, quanto meno di quella europea, è la cultura ebraica. Basterebbe pensare come alla fine dell’Ottocento il movimento socialista e quello sionista nascano insieme. E l’identità comune non sia solo temporale, ma riguardi anche le persone, che spesso sono le stesse, in un caso e nell’altro. Il sionismo contiene dentro di sé una carica di liberazione che non è soltanto nazionale e religiosa, ma anche sociale. Nel testo fondamentale di Teodoro Herzl Lo Stato ebraico, si ipotizza che la bandiera del movimento sionista possa essere una bandiera azzurra con sette stelle, che Herzl motiva come le sette ore di lavoro. D’altra parte, i dirigenti dei partiti socialisti all’inizio del Novecento in molti paesi dell’Europa centrale erano molto spesso personalità di cultura e di religione ebraica. E lo stesso accadde dopo la Rivoluzione d’ottobre per molti partiti comunisti dell’Europa centrale e orientale.

    Il Bund, l’organizzazione socialista ebraica, era riconosciuta dall’Internazionale Comunista. Per non menzionare quanto la comune lotta contro il nazismo e il fascismo, e la tragedia della shoah, avessero cementato il rapporto tra ebraismo e sinistra. Per decenni, d’istinto, un ebreo si sentiva sicuro a sinistra, e la sinistra si sentiva naturalmente vicina agli ebrei. Se guardo dentro casa mia, tra gli amici di mio padre ricordo molti ebrei - i Finzi, i Donini, i Levi, i Fubini, i Bedarida - uniti a noi dalla comune esperienza della lotta antifascista che aveva creato rapporti di fratellanza fortissimi.

    Negli archivi della federazione torinese del Pci ho ritrovato una locandina del 1948, illustrata con quello stile di verismo tipico dell’epoca, sulla quale era disegnato di un piroscafo in partenza da Livorno verso la Palestina: era una locandina per promuovere una sottoscrizione di fondi alla Fiat, organizzata dal Pci per pagare il viaggio degli ebrei che volevano andare a vivere in Israele.

    Come mai “sinistra” e “Israele”, che subito dopo la seconda guerra mondiale erano quasi sinonimi - tanto che l’Unione Sovietica non solo fu uno dei primi paesi a votare all’Onu a favore del piano di spartizione dell’ex mandato britannico della Palestina che fece nascere Israele, ma anche gli fornì, attraverso la Cecoslovacchia, le armi per combattere gli eserciti arabi entrati in Palestina il 15 maggio 1948 - sono successivamente diventati termini così lontani?

    La frattura fra sinistra ed ebraismo comincia con lo stalinismo, ed il suo indegno uso dell’antisionismo come una delle forme con cui reprimere i dirigenti delle nascenti repubbliche popolari dell’est Europa, utilizzando il fatto che molti di essi fossero ebrei. In Unione Sovietica negli anni Cinquanta, nell’epoca delle purghe staliniane più dure, fu frequente l’accusa di essere sionisti rivolta a coloro che venivano giustiziati o mandati nei lager. Nel gennaio del 1953 addirittura si inventò, per scatenare una delle ricorrenti ondate repressive contro gli oppositori, il “complotto dei camici bianchi” contro Stalin, accusando un gruppo di medici ebrei di avere tramato per ucciderlo. La frattura tra sinistra e ebraismo nasce dunque nel blocco sovietico negli anni ’50. E tuttavia, è solo nel 1967 che si allarga all’Europa occidentale come riflesso dello scontro bipolare. Nella guerra dei Sei giorni nel 1967 Israele viene infatti sostenuta dagli Stati Uniti, mentre tutta la sinistra sostiene i paesi arabi, in quegli anni guidati dall’Egitto di Nasser e sostenuti dall’Urss. Una lacerazione che si ripetè nel ’73, in occasione della guerra del Kippur.

    Dunque, a dividere sinistra e Israele fu più la guerra fredda e la forzata riduzione di tutte le posizioni ad essere o di qua o di là che un vero e proprio “divorzio” irrimediabile.

    Ciononostante, e forse proprio per questo, la lacerazione fu un dramma soprattutto in tantissimi ebrei di sinistra. Il Pci in Italia si sforzò di contenerne la frattura e - al contrario di tutti gli altri partiti comunisti dell’Europa occidentale - non interruppe mai i rapporti con Israele. Naturalmente in quegli anni la sinistra italiana sosteneva soprattutto la causa palestinese e si schierava in modo acritico con il mondo arabo, ma mantenendo tuttavia sempre un filo di rapporti con Israele e la sinistra israeliana e con la comunità ebraica italiana, parte della sua carne viva.

    Il primo momento di svolta avvenne nel 1982 con la guerra in Libano. Al contrario di quelle del ’67 e del ’73, la guerra in Libano sollevò molti dubbi nella società israeliana. Dopo i massacri di Sabra e Chatila la società israeliana manifestò la sua protesta e sdegno - con la grande manifestazione di 400mila persone a Tel Aviv, il che significa che un israeliano su dieci era fisicamente in quella piazza -rendendo evidente ciò che si sarebbe già dovuto sapere, anche da parte della sinistra italiana: che Israele è un paese profondamente democratico - il che non vuol dire che non sbagli o non commetta torti, è ovvio, ma semplicemente che opera attraverso il consenso della maggioranza dei suoi cittadini - nel quale esiste una estesa ed autentica dialettica politica. Ogni caricatura compiacente di questo piccolo, ma grande paese cominciò così a essere messa in discussione.

    Iniziò lì una marcia di riavvicinamento e di interlocuzione sempre più intensa tra sinistra e Israele e sinistra e ebraismo, che porterà il principale partito della sinistra - prima come Pci e poi come Pds e Ds - a stabilire intensi e forti rapporti di collaborazione con le forze politiche israeliane e, in Italia, con le comunità ebraiche.

    Oggi il rapporto tra Israele e la sinistra italiana è intenso, solido ed amichevole, perché cresce e si rafforza nella chiarezza e nella lealtà. Noi ci sentiamo vicini ad Israele nella sua aspirazione a vivere sicuro. Anche per questo siamo molto preoccupati per la guerra che si sta combattendo in Iraq e per l’escalation drammatica di violenza che sta travolgendo il Medio Oriente, insanguinando ogni giorno con nuove vittime la terra d’Israele e i Territori Palestinesi. Per questo siamo pieni di orrore per gli attentati kamikaze che fanno strage di innocenti civili israeliani, e per gli innocenti morti palestinesi di tutte le età coinvolti dagli interventi dell’esercito israeliano. “La guerra è come la notte: copre tutto” ha scritto nel suo bellissimo “L’alba” il premio Nobel per la pace Elie Wiesel.

    Siamo figli dell’Europa e sappiamo, lo abbiamo appreso dai nostri genitori e dalla nostra storia, quanto sia forte - a volte quasi irresistibile - la tentazione di porre mano alle armi in contese con il proprio vicino. Però sappiamo anche che è possibile un’altra strada
    "

    Cordiali saluti

  6. #6
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    " Perche' dalla parte di Israele




    di Giuliano Ferrara, Direttore Il Foglio
    Ci sono molti motivi per amare Israele. Ciascuno ha il proprio. Ma c’è una ragione che dovrebbe essere comune a tutti per difendere il diritto di Israele a esistere in pace e sicurezza accanto ai suoi vicini. Israele è una democrazia accerchiata, una democrazia con molte anime laiche e profonde passioni religiose. Gli ebrei hanno fatto del loro focolare nazionale, del loro Stato, l’avamposto di molte cose belle che il Novecento aveva rinnegato e ha poi, a un costo molto alto, salvato e ricostruito nella tragedia del nazifascismo.
    Bisogna rovesciare in un paradosso il semplice sostegno a quel che Israele rappresenta nel mondo. Certo che noi difendiamo Israele. Ma lo facciamo perché sappiamo che Israele ci difende. La sua esistenza, i suoi progressi oltre il confine oscuro delle minacce, sono testimonianza della nostra forza e del nitore, magari caotico e contraddittorio, con cui difendiamo le nostre idee. Quando penso all’amoroso lavorio filosofico e scientifico dell’Università ebraica di Gerusalemme, da Gershom Scholem a oggi, penso che vorrei nel mio paese una scuola altrettanto appassionata e severa. Quando penso alla veemenza di tratto dell’Ambasciatore Ehud Gol, e alla sottigliezza della macchina diplomatica israeliana che egli rappresenta e fa funzionare con il suo lavoro, provo invidia per la serietà di quel piccolo e imponente Stato. Quando penso all’integrazione progressiva delle culture e delle etnie e delle culture diverse che in Israele si fondono, dura e impietosa integrazione ma piena di speranza, scorgo in quel paese i tratti della giovane America e della giovane Europa, due avvisaglie del XXI secolo.
    Israele è anche dolore e contraddizione. E’ la necessità dell’autodifesa e della repressione del terrorismo. I meschini pensano che quello sia un costo che l’esistenza di Israele fa pagare a noi, le persone generose sanno che gli israeliani sono costretti dal ‘48 a pagare loro il costo politico, civile e morale che l’ignavia della comunità internazionale non vuole saldare. Insomma, mettiamola così: finché c’è Israele come paese libero e sicuro, ci sono anch’io, e finché ci sono io deve esserci anche Israele. Uno Stato che è la più alta manifestazione della politica nel Novecento e la più ingegnosa e contagiosa costruzione della libertà umana da cent’anni a questa parte.
    "

    Shalom!!!!

  7. #7
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    " La collaborazione italo-israeliano nel settore delle telecomunicazioni

    di Maurizio Gasparri, Ministro delle Comunicazioni

    Nel contesto del felice salto di qualità e quantità impresso con l’avvento del Governo di centro-destra in Italia, ai rapporti bilaterali italo - israeliani in generale, la collaborazione nel settore delle telecomunicazioni occupa oggi un posto di tutto rispetto.

    Tale sviluppo non sorprende in quanto Italia e Israele sono fermamente convinti che il mondo delle telecomunicazioni nel quale operiamo debba innanzitutto aiutarci a costruire una nuova prospettiva di sviluppo e sicurezza.

    Mercato, competizione, servizi innovativi e nuove regole costituiscono le grandi traiettorie che guidano in tutti i Paesi industrializzati il cambiamento indotto dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

    In Italia il Governo Berlusconi ha avvertito pienamente l’importanza strategica della priorità da attribuire alla crescita ed al rafforzamento delle reti di telecomunicazioni nel più ampio quadro di sviluppo e di modernizzazione del Paese, ed ha definito il Piano nazionale di sviluppo del settore con la finalità di individuare i livelli minimi di interattività che devono essere garantiti alla fascia più ampia possibile della popolazione entro il 2005.

    In questo contesto, le richieste che proverranno dal settore pubblico potranno avere un ruolo rilevante e di sostegno, difatti l’Italia ha approvato nella primavera del 2001 una nuova legge che prevede la fine delle trasmissioni televisive analogiche e il passaggio definitivo al digitale entro l’anno 2006.

    Il digitale terrestre consentirà di potenziare le risorse trasmissive e il superamento delle barriere che hanno finora diviso i vari comparti della comunicazione.

    Al dilemma se portare la Tv nel computer o inserire il computer nella televisione si risponderà nei fatti con un modello industriale, produttivo, tecnologico e culturale fondato su applicazioni multimediali.

    In sostanza, la televisione non sarà più solo televisione.

    Davanti a noi si sta aprendo un nuovo scenario della comunicazione, complesso e strutturalmente differente rispetto al passato. Uno scenario che impone una nuova coniugazione tra regole e mercato, tra domanda e offerta, tra industrie e cittadini consumatori. Uno scenario che sollecita nuove responsabilità da parte dei referenti politici, nuove responsabilità della cui necessità il nostro Governo è ben consapevole.

    L’Italia ha davanti a sè poco più di 3 mesi per riscrivere le regole della competizione sul mercato delle telecomunicazioni e dei nuovi media e ciò perchè per la definizione delle nuove regole è già fissata la scadenza del 24 luglio 2003.

    E’ una data che coincide con l’inizio della nostra Presidenza del semestre europeo e rappresenta un’occasione ed un’opportunità per l’Italia. L’obiettivo è far si che i risultati concreti effettivamente conseguiti in ambito domestico offrano soluzioni originali replicabili anche in altre realtà europee e pertanto anche Mediterranee. Come Paese rivierasco di tale mare, l’Italia è particolarmente interessata allo sviluppo di una strategia di cooperazione tra le nazioni della sponda nord e della sponda sud centrata sulle tecnologie dell’Informazione e della comunicazione, come è dimostrato dal rilancio di Med-Net, un progetto panmediterraneo promosso dal mio Ministero e centrato su vari temi applicativi: dalla cooperazione tecnologica alla telemedicina, dalla formazione a distanza allo scambio tra le culture del bacino.

    Parte rilevante di Med-Net è il Mediterranean Nautilus, un’importante iniziativa che vede impegnanti Telecom Italia e società israeliane come Aurec, Clalcom, Globescom e Kama, unitamente alla presenza di Grecia e Turchia, per la realizzazione di una rete capace di trasportare oltre 3.000 miliardi di bit di traffico al secondo, pari a 45 milioni di convenzioni telefoniche contemporanee oppure a 300 ore di video digitale al secondo.

    In tal senso, l’ulteriore sviluppo dell’interscambio economico, scientifico e culturale con Israele diventa una grande opportunità di crescita reciproca. Vorrei sottolineare come il mio Paese abbia già sviluppato nel corso degli anni un interscambio complessivo con lo Stato di Israele di tutto rispetto: l’Italia è infatti il terzo partner commerciale dello Stato d’Israele.

    Ma ciò che assume significato crescente è la grande potenzialità di rapporto tra i settori dell’alta tecnologia italiani e israeliani, un vero e proprio motore, quest’ultimo, che è cresciuto del 300% negli ultimi sei anni, con una forte base produttiva (oltre 4.000 aziende impegnate in software, bioinformatica e biotecnologie) e con un fatturato che copre la metà del valore delle esportazioni.

    Israele guarda con attenzione all’Europa e in particolare all’Italia, per cercare accordi ed alleanza con le aziende del nostro continente e l’Italia guarda con pari attenzione ad Israele.

    Nello scorso mese di novembre ho avuto il privilegio di essere invitato dall’allora Ministro delle Comunicazioni, e attuale Speaker della Knesset, Reuven Riulin , a partecipare a Telecom - Israel 2002, con una folta e qualificata delegazione di operatori italiani del settore delle telecomunicazioni.

    Dai colloqui avuti è emerso il grande interesse comune ad intensificare ulteriormente le relazioni commerciali italo-israeliane nel campo dell’alta tecnologia, che vede appunto Italia e Israele in posizioni di primo piano. Mi rallegro vivamente che in seguito a tale visita si siano registrati concreti positivi sviluppi di collaborazione tra gruppi italiani e israeliani, a testimonianza di come il settore delle telecomunicazioni si confermi particolarmente ricco di prospettive per i rapporti commerciali bilaterali e per i ritorni di tecnologia.
    "

    Shalom!!!

  8. #8
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    " Italia e Israele dal 1948 ad oggi

    di Francesco Cossiga, Presidente Emerito della Repubblica


    Tracciare i rapporti che, dalla proclamazione dello stato d'Israele sino ad oggi, sono intercorsi tra quel Paese e l'Italia, significa ripercorrere una tracciato storico variegato e multiforme che non può esaurirsi nei rapporti ufficiali tra due governi, ma deve, per forza di cose, prendere in considerazione l'atteggiamento dell'opinione pubblica italiana e dei partiti che in varia misura la rappresentavano e la rappresentano.

    La storia delle relazioni italo-israeliane consiste in due fasi ben distinte, di cui la prima ha le sue radici nel periodo successivo al termine della Seconda Guerra Mondiale. Sin dal 1945, l'Italia appoggiò, sebbene ufficiosamente, il trasferimento dei profughi ebrei, confluiti numerosi entro i suoi confini, in Palestina, nonché il traffico d'armi destinate ai gruppi sionisti impegnati nella creazione di uno stato ebraico al termine del Mandato britannico in Medio Oriente.

    Le motivazioni che stanno alla base di tale appoggio sono da attribuirsi certamente ad sentimento di rivalsa per il trattamento riservato dalla Gran Bretagna all'Italia alla fine della seconda guerra mondiale; all'innegabile "senso di colpa" che doveva opprimere l'Italia per l'emanazione delle leggi razziali e per il suo protratto silenzio in merito alla persecuzione degli ebrei in Europa; ma anche e soprattutto alla natura stessa di un popolo che aveva in larga parte disobbedito alle leggi antiebraiche e che poteva annoverare tra i suoi rappresentanti uomini coraggiosi, se non eroici, di cui Giorgio Perlasca è uno degli esempi più fulgidi. Al di là delle posizioni ufficiali delle autorità, i grandi personaggi della storia italiana del dopoguerra, da Alcide De Gasperi, a Giulio Andreotti, al generale Ligobbi, medaglia d'oro per la Resistenza ed in seguito insignito di un'onorificenza militare dello stato d'Israele, si impegnarono a favorire il trasferimento dei profughi e a chiudere un occhio sul traffico delle armi dirette in Palestina.
    All'indomani della proclamazione dello stato d'Israele, l'appoggio ufficioso delle autorità italiane al passaggio dei profughi e delle armi gruppi di profughi dovettero si trasformò nel rapporto, ormai, di necessità, formale, di un governo nei confronti di un altro.

    Non appartenendo all'ONU e non avendo dunque preso parte al voto della risoluzione per la spartizione della Palestina, l'Italia si trovava in una situazione in qualche modo privilegiata nei suoi rapporti sia con il mondo arabo che con quello del nascente stato israeliano. Come ben chiarisce una nota di palazzo Chigi all'ANSA all'indomani della fine del Mandato britannico, l'atteggiamento italiano era "di imparzialità nei riguardi sia degli arabi che degli ebrei". Se la delicata situazione politica interna italiana dopo le elezioni elettorali del 15 aprile del 1948 richiedeva, da parte del Governo, una cauta presa di posizione, il dibattito all'interno dei partiti e sulla stampa assumeva toni di discussione vivace e talvolta aspra. La parte più moderata mostrava freddezza nei confronti del nuovo stato ebraico che non solo nasceva su basi marcatamente socialiste, ma aveva l'appoggio dell'Unione Sovietica, e si opponeva, spesso in modo deciso, al sionismo mostrando un'ostilità di stampo decisamente anticomunista. I gruppi di sinistra, dal canto loro, e proprio per quegli stessi motivi che causavano l'avversione dei moderati, rivelavano una maggiore simpatia per l'appena nato Paese che simboleggiava, in un certo senso, la sconfitta dell'egemonia britannica in Medio Oriente e la fine del colonialismo.

    Ma con il mutare della situazione politica italiana, mutò anche l'atteggiamento ufficiale dell'Italia nei confronti di Israele. Tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60 si passa dunque alla seconda fase dei rapporti tra i due paesi, caratterizzata, da una parte, dall'atteggiamento di socialisti, liberali e repubblicani che continuarono a dare sostegno allo stato ebraico, sottolineandone la democraticità rispetto alle dittature arabe; e, dall'altra, da un marcato atteggiamento filo-arabo sia degli esponenti di maggior spicco della Democrazia Cristiana, da Aldo Moro, ad Amintore Fanfani, allo Giulio Andreotti, sebbene, quest'ultimo, con maggiore prudenza, sia degli esponenti di una parte della sinistra e in particolare del Partito Comunista, allineato con Mosca nell'appoggio a Nasser. Le posizioni dei governi italiani, seppur sempre improntate a mantenere ufficialmente un basso profilo sulla questione mediorientale derivavano, in gran parte, da questioni economiche ed in special modo da quelle legate all'ENI che, in vista dello sfruttamento dei giacimenti petroliferi in Medio Oriente, necessitava di un rafforzamento dei rapporti con gli stati arabi. Ma è innegabile che causa del mutato atteggiamento fu anche il rifluire dell'anti-ebraismo cattolico che, mentre i tragici ricordi della Shoah divenivano man mano più sfocati e lontani, riaffiorava tra gli italiani e tra la loro classe dirigente. A poco, in questo senso, sono serviti i coraggiosi documenti del Concilio Vaticano II che hanno ufficialmente cancellato l'ignobile condanna del popolo ebraico quale uccisore di Cristo, ma che ben poco hanno potuto operare sulle coscienze individuali!

    Il vero e proprio catalizzatore per il mutamento delle posizioni della sinistra, e del partito comunista in particolare, fu la Guerra dei Sei Giorni del 1967. Se Togliatti aveva addirittura definito la nascita dello stato d’Israele come "una grande vittoria antimperialista", una sconfitta per "l'imperialismo inglese filoarabo", dopo lo scoppio di quella guerra parteggiare per Israele significò immediatamente dare sostegno "alle potenze capitaliste contro i popoli arabi". La spaccatura in seno al partito comunista riecheggia sulla stampa del periodo, mentre si profila nel "caso Benedetti", fondatore dell'Espresso tacciato di "razzismo antiarabo" e costretto a dimettersi, uno schieramento alquanto ambiguo di cui facevano parte comunisti, appartenenti al PSIUP e una certa frangia cattolica.

    Corsi e ricorsi storici, diceva Gian Battista Vico. Oggi, come allora, vediamo manifestare sotto la stessa bandiera multicolore rappresentati della sinistra, dell'estrema sinistra e di un certo cattolicesimo (un tempo li chiamavamo cattocomunisti!) che ha dimenticato -o forse non ha mai conosciuto!- gli storici ed illuminati progressi compiuti dalla Chiesa nei rapporti con il mondo ebraico e con lo stato d'Israele. L'antiebraismo di stampo "vetero-cattolico" e l'antisionismo di sinistra stanno alla base dell'antiamericanismo oggi dilagante che trasforma la causa per la pace, scelta etica e legittima, in un atteggiamento meramente fazioso; ed anzi, ormai, antiamericanismo ed antiebraismo sembrano diventati sinonimi ed intercambiabili, per cui ogni marcia contro la guerra in Iraq è diventata anche marcia contro Israele.

    Forse, in questo momento, una parte d'Italia dovrebbe fermarsi e riflettere: sul suo inconscio -ma nemmeno troppo!- atteggiamento di odio e rivalsa contro gli Stati Uniti e sulla sua convinzione che un legittimo stato Palestinese non possa esistere senza l'eliminazione di Israele.

    L'antisionismo, diceva Jean Paul Sartre, è una forma velata e più moderna di antisemitismo. E su questo dovremmo riflettere tutti.
    "

    Shalom!!!!!

  9. #9
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    da www.ilmanifesto.it

    " 'Ebrei contro' oggi a Roma
    La rete europea «European Jews for a Just Peace», di cui per l'Italia fa parte la rete «Ebrei contro l'Occupazione» è costituita da 18 gruppi di ebrei per la pace in Medio Oriente provenienti da nove Paesi europei. Dopo un primo incontro svoltosi ad Amsterdam nel settembre del 2002, questa rete europea si è strutturata nel convegno tenuto a Bruxelles dal 13 al 15 marzo 2003 e sta presentando in questi giorni in tutti i Paesi dove è rappresentata, il testo della risoluzione politica approvata a Bruxelles nella quale si richiede l'applicazione della decisione della commissione europea dell'aprile 2002 di sospendere l'accordo di associazione tra Israele e la Comunità Europea. Tale richiesta origina da due constatazioni: in primo luogo la clausola 2. dell'accordo impegna Israele al rispetto dei diritti umani e dei principi democratici che sono invece quotidianamente violati. In secondo luogo, l'impossibilità di distinguere tra prodotti provenienti da Israele e quelli prodotti negli insediamenti all'interno dei territori occupati costituisce di per sé un'applicazione irregolare dell'accordo stesso.

    Oggi, 8 maggio, dopo un apposito incontro con un rappresentante del Ministero degli Esteri, alle ore 12.30, è convocata una conferenza stampa aperta al pubblico presso la Sala delle Bandiere del Parlamento Europeo (Via 4 novembre, 149) alla quale sono invitate le forze politiche ed i movimenti. Seguirà un dibattito per la presentazione delle campagne di solidarietà getsitite da «Rete ebrei contro l'occupazione» insieme al «Movimento palestinese per la cultura e la democrazia».

    "

    Cordiali saluti

  10. #10
    SENATORE di POL
    Data Registrazione
    05 Mar 2002
    Località
    Alessandria
    Messaggi
    23,784
     Likes dati
    2
     Like avuti
    10
    Mentioned
    1 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito

    da www.shalom.it

    " Gli israeliani hanno molte riserve sulla stesura della Road Map statunitense
    Una "mappa stradale" piena di incognite


    di Herb Keinon e Khaled Abu Toameh dal Jerusalem Post


    --------------------------------------------------------------------------------



    Pare che gli Stati Uniti abbiano garantito agli israeliani che potranno avanzare le loro riserve alla cosiddetta "road map" (mappa stradale) per la pace in Medio Oriente prima che essa venga resa pubblica ufficialmente. Lo ha dichiarato un alto funzionario della diplomazia israeliana.
    Dov Weisglass, capo dell'ufficio del Primo ministro israeliano Ariel Sharon, discuterà a Washington il piano con l'amministrazione Bush. Gli Stati Uniti hanno detto che pubblicheranno la "mappa" quando il parlamento palestinese approverà il nuovo governo guidato da Abu Mazen. Weisglass, che è il principale referente israeliano presso l'amministrazione americana e si reca a Washington circa una volta al mese per discutere un'ampia serie di questioni bilaterali, ha dichiarato in un'intervista alla Israel Radio che lo Stato ebraico avvierà negoziati con Mazen una volta che questi sarà effettivamente diventato Primo ministro dell'Autorità Palestinese. Uno dei passi che Israele prenderebbe in considerazione in questo senso sarebbe il ritiro delle forze da una città palestinese se Mazen garantirà che verranno sostituite da forze di sicurezza palestinesi capaci e disposte a contrastare il terrorismo. Circa la questione insediamenti, tema su cui ci si attendono forti pressioni internazionali dopo la conclusione della campagna militare in Iraq, Weisglass ha definito una "questione interna israeliana" quella degli avamposti che, secondo le bozze della "mappa stradale", dovrebbero essere rimossi "immediatamente". La "mappa" prevederebbe inoltre che, "a seguito di un cessate il fuoco globale", Israele dovrà congelare tutte le attività di insediamento, compresa la loro crescita naturale, e progetti specifici che minaccerebbero la continuità territoriale delle aree abitate palestinesi, come quelle attorno a Gerusalemme. Nell'intervista Weisglass ha chiarito che ciò non accadrà finché i palestinesi non adotteranno le misure cui sono tenuti nella prima fase della "mappa stradale", e cioè lo smantellamento delle strutture del terrorismo.

    Secondo una fonte diplomatica, vi è la possibilità che l'amministrazione Bush ascolti educatamente le riserve presentate da Weisglass, e poi pubblichi la "mappa" senza cambiamenti offrendo a entrambe le parti la possibilità di presentare di nuovo le proprie riserve. Gli europei, dal canto loro, non vogliono esporre il piano a lunghi negoziati. D'altra parte il segretario di stato Colin Powell, durante la recente visita a Bruxelles, ha affermato che il piano semplicemente non potrà funzionare se verrà imposto alle parti. Secondo il Washington Post, sia fra i Repubblicani che fra i Democratici americani sta montando una crescente opposizione verso ciò che sembra profilarsi come un tentativo di imporre il piano a Israele. Il quotidiano lascia intendere che peserebbe in questo senso l'approssimarsi dell'anno elettorale. La "mappa stradale" sarà probabilmente una delle questioni sul tappeto nel prossimo incontro in Irlanda fra il presidente Usa George W. Bush e il primo ministro britannico Tony Blair: quest'ultimo ha chiesto infatti la pubblicazione immediata del piano così com'è. La posizione di Blair viene generalmente attribuita a preoccupazioni di politica interna, ma vari osservatori a Gerusalemme fanno notare che anche Bush ha problemi al suo interno che spingono invece contro l'idea di esercitare una pressione eccessiva su Israele.

    Nel frattempo è stata messa in agenda una prossima riunione fra il Primo ministro israeliano Ariel Sharon, il ministro degli Esteri Silvan Shalom e quello della Difesa Shaul Mofaz per discutere la bozza della "mappa" e la posizione israeliana. Israele avanza infatti una serie di riserve. Le principali sono:

    - il calendario previsto dalla "mappa" non è realistico;

    - deve essere messo in chiaro che i palestinesi devono fare uno sforzo al cento per cento per fermare il terrorismo prima che Israele faccia altre concessioni;

    - il piano di pace saudita (con il suo riferimento al cosiddetto "diritto al ritorno" dei profughi palestinesi all'interno di Israele) deve essere tolto dalla "mappa";

    - i palestinesi devono riconoscere il diritto di Israele a esistere come Stato ebraico, cioè devono abbandonare la pretesa di un "ritorno" in massa all'interno di Israele, prima che venga loro riconosciuto uno Stato entro confini provvisori.

    Non c'è alcuna ragione per discutere adesso la questione insediamenti: essa sarà discussa nel quadro dei negoziati con i palestinesi sullo status finale, come previsto dagli accordi di Oslo. Questa la posizione espressa da Sharon nella riunione di governo di domenica. Sharon ha anche detto che non intende divulgare adesso i dettagli sulle riserve che Israele ha presentato agli americani circa la "mappa stradale", e che la mappa verrà sottoposta al governo israeliano, per avere la sua approvazione, solo nella sua versione definitiva.

    Il ministro degli Esteri Shalom ha specificato che Israele intende appoggiare la "mappa" nella misura in cui essa rispecchierà in modo fedele la prospettiva indicata dal Presidente Bush nel suo discorso sul Medio Oriente del 24 giugno scorso. In questo senso, secondo Shalom, Israele respinge l'interpretazione palestinese che vede la "mappa" come due binari di impegni paralleli, israeliani e palestinesi. "La lotta contro il terrorismo è la prima condizione per ogni ulteriore progresso" ha spiegato Shalom, aggiungendo che Israele non è più disposto ad accettare che il terrorismo palestinese accompagni lo svolgimento di negoziati. Israele inoltre vuole che l'applicazione della "mappa" avvenga sotto la guida degli Usa più che degli altri tre membri del "quartetto" (Ue, Russia, Onu).

    Durante la discussione di gabinetto, il ministro Tzipi Livne ha chiesto che fosse messo in chiaro che la questione dei profughi palestinesi deve essere affrontata fin dalla prima fase. Secondo la Livne, Israele deve insistere affinché sia sancito il principio che la nascita di uno Stato palestinese estinguerà la questione dei profughi palestinesi. Sharon ha detto che queste preoccupazioni sono tenute presenti nelle riserve che Israele sottoporrà agli Stati Uniti.
    "

    Shalom!

 

 
Pagina 1 di 10 12 ... UltimaUltima

Discussioni Simili

  1. Le Tif'eret Medinat Israel
    Di Pieffebi nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 98
    Ultimo Messaggio: 11-05-08, 12:26
  2. Long live Israel! Vive Israel!
    Di Monsieur nel forum Centrosinistra Italiano
    Risposte: 65
    Ultimo Messaggio: 21-11-07, 20:10
  3. B&H Israel
    Di Spartacus74 nel forum Destra Radicale
    Risposte: 59
    Ultimo Messaggio: 18-03-06, 22:17
  4. Israel
    Di Pedro (POL) nel forum Padania!
    Risposte: 7
    Ultimo Messaggio: 18-01-04, 20:36
  5. Le Tif'eret Tsabar ( nelle intenzioni: Buon Compleanno Tsabar)
    Di DrugoLebowsky nel forum Centrodestra Italiano
    Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 04-07-03, 16:44

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito