Il Movimento umanistico contemporaneo ha indirizzi filosofici e scientifici molto più vasti di questi, di mera contingenza politica, da noi sommariamente indicati; ma solo alla politica vogliamo attenerci nel valutarlo. Esso può assumere una singolare importanza nell'espandersi dell'idea fascista nel mondo; perciò dobbiamo prender posizione nei suoi confronti.
Tra individualismo puro e astratto universalismo, il Fascismo inserisce una propria visione umanistica, che si diversifica in modo assoluto e irrimediabile dalla teoria liberale. Questa pone i diritti naturali dell'individuo al disopra dello stesso principio di sovranità: il cittadino, per il fatto d'essere uomo, ha molteplici diritti di libertà, che costituiscono nel suo complesso la personalità umana. Difendere questa per il liberale significa difendere quei diritti, quelle libertà, all'infuori d'ogni regola, in una felice ed equilibrata coesistenza dell'arbitrio degli uni con l'arbitrio degli altri. Ci sono, è vero, molte gradazioni di liberalismo; ma una è l'idea animatrice.

Orbene, il Fascismo, confutandola e respingendola, non misconosce il valore della personalità umana; ma i diritti che a questa fanno capo considera, da uomo a uomo, collegati in sistema. L'uomo, secondo il Fascismo, è uomo intiero nella famiglia, nel gruppo professionale, nella corporazione economica, nella nazione, nello Stato; è uomo integrale nella regola che sopprime l'arbitrio, nella soggezione che dà un senso concreto alla libertà, nella gerarchia che riconosce ed esalta la funzione classificatrice dello spirito. L'uomo liberale è tutto rivolto all'individualità e in casa si rinchiude. L'uomo fascista è tutto indirizzato alla totalità, risale dal proprio particolare all'unità dello Stato; e in questa ascesa, nonché lasciare lembi della sua libertà per i gradi intermedi, acquista consapevolezza di sé, della sua personalità.

Ci sovvengono altre parole di Mussolini, del 1929: «Lo Stato così come il Fascismo lo concepisce e lo attua è un fatto spirituale e morale, poiché concreta l'organizzazione politica, giuridica, economica della nazione e tale organizzazione è, nel suo sorgere e nel suo sviluppo, una manifestazione dello spirito».

Non uno Stato, dunque, che ciecamente subordina a sé, come a duro meccanismo amministrativo, l'uomo, uniformandone caratteri e valori nell'astrazione e nell'anonimato, ma uno Stato ch'è il trionfo stesso dell'uomo, del suo spirito ordinatore, della sua capacità di costruire, di dare una norma alle cose e a sé medesimo. E questa “umanità” dello Stato si avvera nel complesso e in ogni particolare organo della sua costituzione. Il sindacato, la corporazione, il partito unico, che furono, e possono ancora essere, in altri sistemi, stromenti di dominio della massa sull'uomo, sono mezzi giuridici dati dallo Stato Fascista all'uomo per riscattarsi dalla tirannia della massa, dal brigantaggio dei grossi feudatari dell'economia capitalistica, dalla concorrente omertà delle fazioni, fondando una gerarchia autentica e naturale di valori individuali e collettivi.

Il Fascismo è più che una rivoluzione politica o sociale o economica; è una rivoluzione dello spirito umano. È la rivoluzione, che immette la personalità dell'uomo al centro stesso dell'organizzazione statale; che dal contrasto tra diritti dei singoli e diritti della collettività trae nuove leggi di armonia e di giustizia. Essa non mortifica l'uomo, ma lo fa uomo al punto che la sua coscienza sente come proprie le esigenze della comunità.

(Appelli all'uomo, in “Critica Fascista”, 1° gennaio 1934, pp. 1-5).