Il centro esatto del Paradiso terrestre è la Fontana della vita, imponente e spettrale come un monumento gotico, che con il suo congegno minerale-vegetale ricorda certe concrezioni del fondo marino (per Jacques Combe, tema eretico della vita sessuata della materia). In alto una mezzaluna, simbolo diabolico. Al centro del disco di base, un occhio con una civetta appollaiata. Secondo lo storico dell’arte tedesco Wilhelm Fraenger, il disco, l'occhio e la civetta formano uno dei "punti di concentrazione" dei mistici per raggiungere l'ascesi.
In fondo al Giardino delle delizie, il labirinto della voluttà, con lo stagno su cui galleggia, enorme globo grigio-azzurro, la Fontana dell'adulterio, le cui escrescenze minerali e vegetali a base di corna, palmette, coni, cilindri e mezze lune, sono emblemi del mercurio. Tutto il dipinto è pervaso dal senso della trasmutazione perpetua d'impronta alchemica e dallo snaturato lussureggiare delle forme: le teste degli amanti diventano roridi frutti, strane vegetazioni fioriscono dai deretani nudi, agavi gigantesche sbocciano dal duro corallo. Frutti, pesci, uccelli riflettono una simbologia erotica d'estrazione onirica, alchemica, mistica. (Combe)
Al centro del Giardino, la cavalcata della libidine intorno alla Fonte della giovinezza (Combe richiama il motivo alchemico dell'elisir di vita), dove si bagnano donne che hanno sul capo corvi, emblema dell’ incredulità, pavoni, metafora della vanità, e ibis, ritenuti divoratori di pesci morti e simboli della fugacità delle gioie carnali e degli amori passati.
La bolla trasparente, secondo Combe, è la camera nuziale per l'unione alchemica dei principi maschile e femminile, così come le cucurbitacee, i coralli e le uova dentro cui si rifugiano gli amanti sono simboli del crogiolo alchemico: è significativo che il centro geometrico del quadro sia segnato da un uovo, portato in bilico sulla testa da uno dei cavalieri.
I simboli alchemici si incontrano ovunque, con i pettirossi che rappresentano la lascivia, le farfalle simbolo di incostanza, le civette identificate con l’eresia, l’upupa che al pari dell’ibis si nutre di rifiuti, e quindi si ciba dell’anima preda delle false dottrine, o meglio di quel che ne rimane, e il martin pescatore, immagine simbolica dell’ipocrisia.
Anche i colori usati hanno precisi significati secondo la tradizione alchemica: il rosso identifica il processo creativo, l’azzurro simboleggia la frode e la malvagità, mentre la vegetazione lussureggiante, improbabile ed esotica, con piante che sembrano carnivore, esseri umani che si trasformano in creature antropomorfe, e ibridi di formazioni a metà rocciose e a metà vegetali, stanno a indicare la continua trasformazione della materia e la completa inaffidabilità di tutto ciò che è carnale.
Nell’Inferno, il momento figurativo culminante è l’immagine del mostro centrale che, secondo Combe, rappresenta l’uomo alchemico. I colori (dal basso verso l'alto: nero, bianco e rosso), riflettono gli stadi della cottura del mercurio. Le gambe ad albero cavo richiamano il tema del crogiolo alchemico e sono posate sui due vascelli dell’Arte e della Natura, che portano alla Grande Opera.
Nel cavo dell'uomo è una bettola, in cui demoni e streghe gozzovigliano (critica ai costumi della società). Sulla testa, probabilmente un autoritratto, intorno ad una cornamusa rosa, simbolo sessuale, danzano diavoli e peccatori. L'arpa, il liuto e la ghironda, diventati strumenti di supplizio, sono simboli sessuali della punizione del peccato carnale per alcuni, ricordi dell'armonia del Paradiso per altri (secondo l'interpretazione adamitica). L'orecchio gigantesco trafitto dalla freccia e trapassato dalla lama è ritenuta l'emblema dell'infelicità. O, forse, allude al detto evangelico: “Chi ha orecchie per udire, oda”.
Il mostro in trono, con testa di uccello e piedi nelle brocche è Satana: inghiotte i dannati e li passa sottoforma di escrementi in una bolla trasparente, contrappasso delle bolle voluttuose del Giardino. Il dannato che snocciola monete d’oro potrebbe alludere alla trasmutazione alchemica, quello che vomita al “nero”, il primo stadio di cottura (Combe). Ma la nausea e l’espulsione di cose non assimilabili sono anche un aspetto del demoniaco, della separazione dell’essere.
Ma forse il vero inferno, dannazione eterna dei peccatori, è lo sfondo di fuoco. Fraenger vi scorge la simbologia dei quattro Elementi: la Terra, rappresentata dal villaggio, l’Acqua sotto la veste del fiume infernale, l’Aria identificata con il mulino a vento dalle pale luminose, e infine il fuoco, raffigurato dal vulcano, che consumerà tutti i peccatori nel rogo divino.