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  1. #1
    Obama for president
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    Predefinito Non Voto Chi Boicotta L'ulivo E Le Primarie

    Non Voto Chi Boicotta L'ulivo E Le Primarie

    Suez lancia una campagna di boicottaggio elettorale contro i partiti che ostacolano i cambiamenti chiesti dalla società civile e chiaramente enunciati da Prodi : unità e rinnovamento della politica.

    Chiediamo a tutti gli elettori ulivisti di NON VOTARE i partiti che stanno smontando - pezzo a pezzo - il progetto dell'Ulivo e le Primarie, rimandando continuamente la sua realizzazione.

    Qui è allegata la "Dichiarazione dell'elettore ulivista". Se vuoi opporti a chi ti giudica un elettore che subisce tutto, puoi firmarla, collegandoti a:

    www.ulivoselvatico.org/cuore/index.HTM


    SUEZ - Sezione Ulivo Extra Zone.






    DICHIARAZIONE DELL' ELETTORE ULIVISTA


    Nelle ultime elezioni del giugno 2004, un terzo dell'elettorato ha dato indicazioni precise ed importanti, aderendo al progetto della lista unitaria, lanciato da Romano Prodi.

    Con quel voto, infatti, oltre 10 milioni di uomini e donne hanno dimostrato concretamente che in Italia esistono le condizioni per la nascita di un nuovo soggetto politico e, soprattutto, che sono disponibili a mescolarsi e contaminarsi, riconoscendosi in un nuovo progetto di governo del paese, che abbandoni per sempre le antiche divisioni nate e sviluppatesi nel secolo scorso.

    Non riconoscere questa clamorosa novità da parte dei gruppi dirigenti dei partiti che hanno dato vita alla lista unitaria, è l'allarmante segno di una separazione profonda tra ceto politico e società civile.

    Ne è la conferma la recente decisione di rinviare le primarie all'autunno del 2005 e di voler andare alle elezioni regionali con i simboli dei singoli partiti, fino a svuotare il progetto costituente di ogni reale significato di innovazione.

    In relazione a questo quadro, noi elettori ulivisti riteniamo del tutto incoerente ogni proposta politica che riproponga passi indietro rispetto alla lista unitaria e alle primarie.

    Pertanto, per non assecondare alcuna forma di regressione dal progetto dell'Ulivo, noi elettori ulivisti
    PONIAMO LE SEGUENTI, IRRINUNCIABILI, CONDIZIONI PER ESPERIMERE IL NOSTRO VOTO

    1. A partire dalle prossime regionali del 2005, i candidati ad ogni elezione della Lista unitaria dovranno essere selezionati tramite elezioni primarie aperte.
    2. Alle prossime elezioni regionali, il nostro voto andrà unicamente alla Lista unitaria dell'Ulivo, perché non intendiamo più sostenere un singolo partito.
    3. Nelle prossime elezioni politiche, il leader della Lista Unitaria dovrà raccogliere il consenso tra i cittadini, in quanto la sua legittimazione non può limitarsi ai soli gruppi dirigenti dei partiti.
    4. Dovrà essere avviata fin da subito l'iscrizione diretta alla Federazione, quale costituendo soggetto politico unitario.
    5. Dovranno essere individuate al più presto le regole per svolgere le primarie e modalità per aprire la formulazione del programma al contributo dei cittadini.

    Qualora queste condizioni non si verificassero, noi cittadini non voteremo i partiti che contrastano l'Ulivo e le primarie, perché non siamo più disposti a subire l?aperta indifferenza ad ogni nostra richiesta di unità e di rinnovamento della politica.

  2. #2
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    La summa delle peggiori cazzate sentite nell'ultimo periodo. Senza offesa, eh

  3. #3
    brescianofobo
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    Non direi. Esprime esattamente l'umore nero degli ulivisti nei confronti dei nostri "fenomeni".

    Anche allo stadio lo scartina che vuole andare in rete da solo e alla fine perde sempre la palla e gli avversari ti segnano in contropiede viene fischiato.

    La gente preferisce chi gioca di prima e la palla la passa al volo al centravanti.

    L'espresso

    All'Ulivo serve un dittatore democratico


    Giampaolo Pansa


    Due settimane fa, alla Festa nazionale dell'Unità di Genova, un po' di lettori del Bestiario mi aspettavano al termine del dibattito con Massimo D'Alema. Una lettrice mi ha assalito: «Lei ha parlato bene di Berlinguer, ma scrive sempre delle cosacce sui capi Ds e sul centro-sinistra!». Stavo per replicarle, quando un'altra è saltata su a difendermi: «Il Bestiario dice ancora poco! Guarda come siamo ridotti noi dell'Ulivo: non facciamo che bastonarci a vicenda». Ecco un dibattito che vedo riprodursi sempre più spesso nelle lettere che ricevo. Lettere che oscillano fra due estremi: il Bestiario fa del male all'Ulivo, il Bestiario fa bene a essere critico, anzi deve esserlo ancora di più. Volete sapere come la penso? Osservando sgomento il disastro di questi ultimi giorni, mi dico che la mia immaginazione, forse un po' carogna, è sempre stata al disotto della realtà. Ho scritto che l'Ulivo era malato, e invece sta in agonia. Ho sostenuto che il centro-sinistra rischiava la babele, e invece l'alleanza è un groviglio di serpenti velenosi, vogliosi soltanto di mordersi. Questo, almeno, è quel che vede anche l'ulivista senza potere, ma in grado di leggere i giornali, d'interpretare il bla-bla intossicato dei capì dell'Ulivo e di riflettere sui loro marchingegni (primarie, patti federativi, costituenti programmatiche e via elencando).
    A forza di leggere, d'interpretare e di riflettere, l'ulivista qualunque è arrivato ad alcune conclusioni molto semplici che riassumo così. Punto pri rmo: allo stato delle cose, esiste un'alternativa a Romano Prodi come candidato premier? Assolutamente no. Dunque Prodi sarà il nostro leader nella battaglia elettorale. Lasciamo perdere primarie, investiture dal basso o dall'alto e tutte le baracconate proposte soltanto per far sentire potente qualche ras partitico.
    Non servono a nulla, visto che il candidato c'è già e sull'orizzonte non se ne intravvede un altro.
    Punto secondo: posto che sarà Prodi il comandante in capo, bisogna riconoscergli dei poteri eccezionali, come accade in tutte le emergenze. Il programma dell'Ulivo, o iella cosiddetta Grande Alleanza Democratica, lo deve fare lui, con una squadra minima di consiglieri. Prodi sa benissimo che cosa è utile all'Italia. Non ha bisogno di assemblee che gli schiariscano le idee. Quello che deciderà, dovrà essere accettato dagli altri capi, in base al principio che vale nei momenti di grande rischio: prendere o lasciare.
    Prodi deve anche poter contare su un gruppo dì candidati dì assoluta fiducia, scelti, da lui e collocati in collegi sicuri o in testa alle liste della proporzionale. Deve anche poter dire l'ultima parola sulle altre candidature, che andranno rinnovate il più possibile, per far cessare lo sconcio di gente che siede in Parlamento da tre, quattro legislature e più. Deve infine poter disporre del 100 per cento dei soldi che l'Alleanza raccoglierà per sostenere le spese della campagna.
    A questo punto qualcuno osserverà: ma con tutti questi poteri, Prodi diventerà il dittatore dell'Ulivo o dell'Alleanza! Certo che si, rispondo. Se il centrosinistra non vuole dissolversi nel disastro, deve affidarsi a un Dittatore Democratico. Spetterà poi a Prodi interpretare con equilibrio questo ruolo. Ossia, dovrà smussare gli spigoli più fastidiosi del carattere. Mettendo a tacere il diavoletto permaloso che abita anche in lui. Sforzandosi di unire invece che dividere. Rendendosi conto di aver bisogno di tutti, ma senza essere soggetto a nessuno, E dando spazio a energie fresche, ossia a donne e a uomini onesti, capaci di batrersi per la vittoria comune e non per gli interesse di qualche bottega politica. Ma il nostro Dittatore Democratico dovrà essere soprattutto una calma forza tranquilla. Noi ulivisti di strada vogliamo un leader che tenga conto di una realtà sempre ignorata dai capi partito. E che emerge con grande forza dal sondaggio Demos-Eurisko pubblicato domenica 26 settembre da "Repubblica". Il 51 per cento degli italiani pensa che il centro-destra e il centro sinistra dovrebbero cercare una maggiore intesa su tutti i problemi. E un altro 33 per cento ritiene che questa intesa dovrebbe esserci almeno su temi di grande importanza, come la guerra e le riforme costituzionali. Sommando i due dati, scopriamo che l'84 per cento del paese rifiuta la guerra civile di parole che ci affligge. E chiede (cito Ilvo Diamanti) che sia " superata, o almeno ricucita la frattura politica che rende il nostro bipolarismo simile a una dualismo irriducibile, fra due Italie incomunicabili".
    E' quel che ha sempre domandato il Bestiario. Al nostro Dittatore Democratico toccherà di riuscìre anche ìn questa impresa. Se non ce la fa lui, non ce la farà nessuno. E l'unica nostra alternativa sarà il finale di un film di Federico Fellini, "Prova d'orchestra". Dove i musicanti litigano, i muri della sala crollano e al termine emerge un dittatore per niente democratico.


    IL BUON PANSA HA INTERPRETATO ALLA LETTERA IL PENSIERO DEL BRUNIK: ABBIAMO IL LEADER, SEGUIAMOLO SENZA TANTE PALLE.

    E BASTA.

    COMPLIMENTI, PANSA.

  4. #4
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    Citazione da Intervento Principale di by brunik
    Non direi. Esprime esattamente l'umore nero degli ulivisti nei confronti dei nostri "fenomeni".

    Anche allo stadio lo scartina che vuole andare in rete da solo e alla fine perde sempre la palla e gli avversari ti segnano in contropiede viene fischiato.

    La gente preferisce chi gioca di prima e la palla la passa al volo al centravanti.
    [/B]
    L'esempio non calza.
    Nessuno vuole andare a rete da solo, qui si vuole fare gioco di squadra, nel rispetto dei ruoli. Si gioca a zona, ciascuno a presidio della propria fetta di campo e con le proprie doti e caratteristiche individuali, per mandare a segno il centravanti Prodi.
    Il problema è che il centravanti vuole fare l'allenatore e pensa di avere a che fare con le pedine del Subbuteo. Tutte sull'attenti, tutte uguali, tutte agli ordini. Solo Sacchi aveva una concezione del calcio simile, e si è rivelato vincente solo quando, contronatura, nelle sue squadre giocavano gli odiati campioni: il Milan di Gullit e Van Basten, e l'Italia di Baggio. Per il resto, rovina totale.

  5. #5
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    Pur essendo, in linea di massima, favorevole alle primarie, devo dire che gli argomenti di coloro che sostengono che, per la scelta del candidato alla Presidenza del Consiglio, le primarie finirebbero solo per confondere le acque, mi hanno convinto.
    Tuttavia, Alberich, mi spieghi perché sarebbe sbagliato scegliere i candidati con il metodo delle primarie?
    Ti faccio un esempio.
    Qui nelle Marche si sta profilando l'ennesimo, estenuante tira-e-molla per la scelta del candidato alla presidenza della Regione nelle elezioni dell'anno prossimo.
    A quanto pare, non è chiaro se il presidente uscente D'Ambrosio, che viene da due mandati, e il cui secondo mandato non è stato esaltante, sarà ricandidato oppure no.
    A parte questo, i DS già avanzano la candidatura dell'ex sindaco di Pesaro Giovanelli, forti, oltre che del fatto che sono nettamente il primo partito della sinistra nelle Marche, anche del fatto che Giovanelli è risultato il primo dei non eletti alle elezioni europee, avendo ottenuto un buon successo in termini di preferenze.
    La Margherita, invece, sostiene la candidatura di Gianmario Spacca (non ricordo quale carica detenga costui in questo momento).
    Non sarebbe il caso che a decidere fossero gli elettori? Certo, se alle primarie partecipassero solo gli iscritti ai partiti, i candidati dei DS vincerebbero a mani basse. Tuttavia, se potessero votare anche i semplici simpatizzanti, e se costoro fossero in numero sufficiente, non sarebbe questo un modo migliore di selezionare le candidature?

  6. #6
    brescianofobo
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    il Riformista 04-10-2004

    ISTRUZIONI PER L'USO 1. COME RISOLVERE I PROBLEMI TECNICI E ORGANIZZATIVI
    DI GIANFRANCO PASOUINO
    Primarie aperte a tutti, diluite in un paio di mesi con dibattiti tv e ballottaggio finale fra i più votati
    Mille firme per la presentazione dei candidati e 10 euro per votare (in date diverse a seconda delle province)



    Fermo restando che le elezioni primarie non sono un fatto tecnico, ma un grande fenomeno politico, di partecipazione e di decisione collettiva, è tuttavia imperativo risolvere in maniera efficace un insieme non irrilevante di problemi che hanno irrinunciabili elementi di tecnicità. I problemi sono: chi si può candidare e come; chi vota e dove; come si fa la campagna elettorale dei candidati alle primarie; chi viene dichiarato vincente. Naturalmente, la letteratura, empirica e teorica. esistente su questi problemi, sugli inconvenienti, sulle controindicazioni e sulle modalità con le quali costruire primarie feconde è molto ampia e, spesso, molto convincente. Argomenterò per punti, con una premessa: le primarie servono a scegliere bene i candidati alle cariche elettive. Sono primarie su persone non su programmi. ma le persone, lo sappiamo tutti, sono portatrici di programmi. Dunque, la smettano tutti coloro che dicono «prima i programmi poi le persone» (e sfruttano in maniera indecente la loro persona). I programmi camminano sulle gambe delle donne e degli uomini, anche nelle primarie.

    Primo: chiunque può candidarsi alle primarie. aperte, libere, universalistiche, Tuttavia, per evitare candidature folcloristiche, opportunistiche, cabarettistiche. è giusto stabilire che ciascun candidato debba essere presentato/sponsorizzato da almeno un migliaio di elettori, né molti di meno né molti di più (che sarebbe un inutile show di sostegno preventivo) che firmano per introdurre il suo nome nella competizione. Naturalmente, i partiti saranno in questo modo ìn grado di presentare, se lo vogliono, anche più di un candidato, ma quel che conta è che molte associazioni potranno.. se lo vogliono, presentare esse stesse dei candidati, e persino candidati senza sostegno precostituito, veri candidati della società civile, avvocati, medici, professori, calciatori, attori, avranno la possibilità di entrare in lizza.

    Secondo: sono ammessi a votare nelle primarie tutti coloro che hanno titolo a votare nelle elezioni politiche e amministrative. Volendo è, naturalmente, possibile ampliare la platea degli elettori, includendovi, ad esempio, anche i più giovani: sedicenni e diciassettenni che, in prospettiva più o meno lunga, saranno elettori in quelle particolari consultazioni. Conosco l'obiezione: ma se si presentassero a votare anche gli elettori del partito e della coalizione nemica, che mirassero a fare prevalere il candidato da loro giudicato più debole nei confronti del candidato del loro partito/coalizione, verrebbero accettati? Ovvero come respingerli? Anzitutto, bisognerebbe che questi elettori informati e «strategici» fossero davvero molti molti per influenzare l'esito di un voto che dovrebbe dipendere da centinaia di migliaia di elettori. In secondo luogo, il nome di chi vota dovrà essere scritto in appositi registri che potrebbero essere resi pubblici e quindi gettare discredito sugli elettori furbacchioni. In terzo luogo, si potrebbe anche imporre un costo minimo, ad esempio 10 euro, non scoraggiante, ma insomma neppure incentivante, per esercitare il voto. In definitiva, l'apertura massima delle primarie sarebbe un rischio da correre per avere una partecipazione ampia e, ne sono convinto, non facilmente oppure non assolutamente manipolabile. Le votazioni si dovrebbero svolgere, provincia per provincia, non nello stesso giorno, ma, un po' come per le primarie Usa in una sequenza prestabilita che, nel complesso, duri un mese o due. Questo consentirebbero agli elettori di acquisire maggiori conoscenze sui candidati, ai mass media di produrre maggiori e migliori informazioni e ai candidati di diffondere in massimo grado il proprio programma.

    Terzo: sicuramente, una primaria nazionale sul candidato alla presidenza del Consiglio vedrebbe fra i partecipanti esclusivamente o quasi candidati che sono già ampiamente noti. Tuttavia, è utile che espongano in pubblico le ragioni per le quali ritengono di dovere essere prescelti e per le quali pensano non soltanto di avere la possibilità di vincere la carica, ma anche di esercitame il potere meglio degli altri e di tenere insieme la coalizione in maniera soddisfacente per i componenti della coalizione e per i suoi elettori. Comunque, un surplus di informazioni continua ad essere gradito. E, anche in questo caso, prevengo un'obiezione, appare utile regolamentare la campagna personale di candidati che sìano ìn partenza meglio finanziati. Costoro potrebbero inondare il loro elettorato di opuscoli, libretti di storia di vita, gadgets, eccetera, ma non si dimentichi che l'elettorato delle primarie è mediamente parecchio meglio informato dell'elettorato generale, più attento alle persone e alle loro priorità, meno influenzabile da trucchetti luccicanti. Semmai, anche come momento importante per i media, la cui influenza nell'accrescere l'informazione e, eventualmente, anche la partecipazione, non va in nessun modo sottovalutata, si potrebbero prevedere alcuni momenti di confronto fra i candidati: in quattro o cinque zone del paese. Questi momenti, chiaramente regolamentati nei tempi, governati da specialisti della comunicazione, assolutamente pubblici, potrebbero essere diffusi attraverso tutte le modalità disponibili. Credo che molte televisioni farebbero a gara per trasmettere i confronti; diventerebbe possibile «passare» su Internet; se ne potrebbero fare delle videocassette. Insomma, la fantasia può giustamente sbizzarrirsi con la conseguenza che l'effetto di coinvolgimento informativo anche di elettori/trici che non vanno a votare, per una varietà di ragioni, verrebbe conseguito. Potrebbe anche essere che candidati sonoramente sconfitti in due o tre primarie decidessero di ritirarsi e che, se così verrà stabilito, altri candidati decidessero di entrare in lizza a primarie già avviate. Last but not at all least, è imperativo che tutti i candidati firmino un impegno d'onore a lasciare il passo al candidato vincente e a sostenerlo in tutti i modi possibili.

    Infine, l'esito. Se alla fine del procedimento un candidato ha conquistato la maggioranza assoluta dei voti espressi, allora senza nessuna discussione ulteriore, sarà il candidato del partito o della coalizione. Altrimenti, si procederà al ballottaggio fra i due primi candidati. In alternativa, ma non sarei favorevole, i candidati potrebbero fare convergere, attraverso scambi e sulla base di reali affinità politiche e programmatiche, i voti da loro ottenuti sul candidato preferito. Il ballottaggio fra i due candidati più votati avrebbe come effetto addizionale un'ulteriore crescita di attenzione e di partecipazione.

  7. #7
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    Caro Jan,
    perchè non credo nelle primarie? Perchè c'è già un candidato.
    Mi sembra la cosa più semplice del mondo. Il metodo delle primarie ha serve a scegliere un candidato, non ad investirlo. Altrimenti è una buffonata.
    Poi si può dire che generalizzare le primarie in un paese dove esistono dei partiti radicatissimi che si coalizzano è quantomeno azzardato, visto che risulterebbe vincente il candidato appoggiato dal partito maggiore, rendendo, qindi, inutili le primarie.
    Pasquino, sulle primarie, ha storicamente una visione oltremodo arcadica.

  8. #8
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    Citazione da Intervento Principale di by Alberich
    Caro Jan,
    perchè non credo nelle primarie? Perchè c'è già un candidato.
    Mi sembra la cosa più semplice del mondo. Il metodo delle primarie ha serve a scegliere un candidato, non ad investirlo. Altrimenti è una buffonata.
    Poi si può dire che generalizzare le primarie in un paese dove esistono dei partiti radicatissimi che si coalizzano è quantomeno azzardato, visto che risulterebbe vincente il candidato appoggiato dal partito maggiore, rendendo, qindi, inutili le primarie.
    Pasquino, sulle primarie, ha storicamente una visione oltremodo arcadica.
    Quindi, se ho ben capito, la tua è un'opposizione dettata da motivi contingenti, da perplessità simili alle mie.
    Sono d'accordo che fare primarie per investire un candidato che c'è già sia una buffonata; e che farle in una situazione come quella attuale, in cui i DS hanno molti più iscritti degli altri partiti della lista unitaria messi insieme, non serva a granché.
    Tuttavia, mi pare che, da parte tua, non ci sia un'obiezione di principio ad un metodo che consenta ai militanti dei partiti di scegliere i candidati, giusto?

  9. #9
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    Da parte mia c'è un'obiezione anche su questo punto.
    Non mi piacciono le democrazie plebiscitarie. Vorrei vivere in uno Stato serio. Di banane ne abbiamo già ingoiate tante, negli ultimi tre anni.

  10. #10
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    Citazione da Intervento Principale di by Paolo Arsena
    Da parte mia c'è un'obiezione anche su questo punto.
    Non mi piacciono le democrazie plebiscitarie. Vorrei vivere in uno Stato serio. Di banane ne abbiamo già ingoiate tante, negli ultimi tre anni.
    Ma un'elezione non è un plebiscito.

 

 
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