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  1. #1
    Senatore e Magno Pilastro
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    Predefinito Il Salotto dello zio Cirno.

    Cari postatori affezionati all'antico, noibile e mai negletto Forum Senatorio, sede della sacratissima Arca amen.
    Da più parti mi si chiede di ripubblicare le lettere contenute nell'immortale Salotto, che un tempo tanto lustro diede a questo Forum e tanto onore ad indimenticabili postatori.
    Molti di loro sono dormienti, altri ormai assunti nel walhalla dei defunti immortali (non vi risentite: l'ossimoro è caratteristica, per divino arbitrio, dei Senatori presenti e assenti).
    Che commozione rileggere quelle lettere!
    Hanno il profumo di un passato glorioso, che l'irruzione di tanti postatori indegni e volgari ha offuscato ma non spento.
    Ebbene, l'intera raccolta delle lettere si trova archiviata nel Forum dell'Esegesi, pagina 5.
    Chiunque sia interessato potrà scaricarle e copiarle.
    Tuttavia sarebbe bello che i postatori storici e gli illustri Senatori ne riportassero alla luce le più significative, di loro iniziativa, commentandole e suscitando ricordi, aneddoti, particolari e quant'altro sia atto ad illustrare i meriti dei nostri Maggiori.
    Teognide, Vercingetorige, Goyassel e tanti altri...
    Laudamus tempora acta.
    Cirno.

  2. #2
    Pulchra Paucis
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    Predefinito

    Io, le lettere dello Zio Cirno, le lessi tutte al contrario. E partii da questa, capendo solo durante la lettura il gioco d'invenzione. E proprio questa l'ho sempre creduta la più compiuta, la meglio riuscita. Perché le lettere allo Zio Cirno sono empatia, sono comprensione. Sono immedesimazione a tutto tondo. E, lo dico da uomo, l'immedesimazione in una donna (e che donna per chi la ricorda!), è quanto di più inarrivabile e inaccessibile dopo la felicità. A parte, forse, per chi le ama.



    Tredicesima lettera

    Hipatia: amor sacro, amor profano

    Ricevo da Hipatia questa lettera molto singolare, molto audace. E’ tuttavia vita vissuta ed io la pubblico, su desiderio espresso della mittente. Facciano tesoro di quanto capitato alla simpatica Hipatia altre seguaci di Saffo, se ve ne sono tra le Forumiste, come è possibile.
    Non sempre le cose sono come sembrano...specie nel mondo dell’effimero e dell’illusione.
    Buona lettura!

    Caro zio Cirno.
    Essere lesbiche a Falconara. Peggio: essere lesbiche fasciste. E’ stata dura, durissima. I “compagni” mi dicono che se sono omosessuale non posso non essere di sinistra. E così mi accusano, mi dileggiano, affermano che sono una lesbica...omologata. Una diversa uguale, che per farsi sdoganare si prostra al machismo della destra più retriva.
    Stronzi. Dire che omo è di sinistra ha la stessa validità politica e morale di affermare che etero è di destra. Il ragionamento è da bar sport: ne consegue che tutti i compagni sono froci.
    Io sono fascista (fascista, notate bene, niente a che vedere con alleanza nazionale) anche e soprattutto per non essere, non sentirmi omologata, prigioniera di schemi dialettici. Il Fascio è fiamma, è libertà, è passione. Omo ed Etero possono conviverci, se non si sono appiattiti sulla codificazione di una ritualità che non lascia spazio all’impulso.
    Essere lesbica a Falconara, cittadina mezzo monte e mezzo mare, provinciale quanto basta per renderti le cose difficili.
    Rammento le mie inquietudini di fanciulla che cominciava a realizzare la sua diversità senza ancora capirla.
    Cercavo la solitudine, in bicicletta e poi a piedi raggiungevo i mesti ruderi del castello di Barcaglione. Mi piaceva e mi piace ancora quel posto. Antico, misterioso, solitario. Mi stendevo sull’erba a pensare. Avevo sentito la storia del conte Lucio che, nel 1373, assediava il castello. Ne accettò la resa ma, irrispettoso dei patti, si rese responsabile di uno dei più efferati stupri collettivi...”le persone fonno poste in preda, et le robbe ad saccomanno”, racconta Oddo di Biagio.
    Odio lo stupro, odio la violenza in amore. L’amore (si fa per dire) del maschio è violento, anela alla penetrazione, gode della sofferenza. E’ un amore sadico. Non tutte le donne però sono masochiste. La maggior parte non lo è. Le donne vogliono essere amate con i fiori, non con la clava. Il piacere delle donne è poesia, è fremito, è carezza, è gioco. Il sesso della donna è un fiore, quello dell’uomo è randello. I fiori non amano il bastone, preferiscono la rugiada alla tempesta, il tocco leggero alla randellata sudata ed ansimante.
    Ho cercato di sublimare, di sviare il mio istinto in tutti i modi. Ho pensato di darmi al volontariato. Mi piaceva l’idea di far parte dell’Associazione “Anita”, quella che a Falconara si dedica alla raccolta e all’assistenza dei cani randagi e abbandonati. Ho provato a fare l’amore con un ragazzo. Ne ho tratto solo disperazione e ribrezzo.
    Mi sono accettata, alla fine. Ho trovato un grande amore, una donna sensibile ed esperta, sposa infelice, più anziana di me. Mi ha dato tutto, mi ha insegnato tanto, mi ha fatto provare piaceri tenui ed appaganti. Ci davamo appuntamento al mulino Santinelli, sull’Esino, sotto l’antico porticato cadente. Il luogo, romantico e abbandonato, è bellissimo. Poi, tutto è finito.
    Ho imparato da lei l’arte di distinguere le donne, l’abilità di scoprire, di individuare quelle che, consciamente o ancora inconsciamente, sono “diverse”, diverse in senso saffico, con tesori d’amore e poesia da dischiudere. Sono spesso nascoste, sotto il pesante chador della paura e del pregiudizio.
    Le donne si distinguono in due grandi categorie: le vaginali e le clitoridee. Le prime sono votate all’etero, sono basicamente masochiste, spesso non sono intellettuali. Desiderano la penetrazione e si sottomettono volentieri ai voleri del dio Priapo, al Totem volgare dell’amore profano.
    Solo eccezionalmente una vaginale è disponibile a rapporti lesbici, e in questo caso si tratta sovente di bisessualità.
    Le clitoridee no. Sono quelle che il maschio definisce spessi “frigide”. La turpe penetrazione non è per loro. Sono intellettuali, intelligenti, sensibili, amano la poesia, i fiori, i tocchi leggeri. Sanno distinguere tra Eros e Pornos. Preferiscono il primo.
    Tra loro si celano i fiori nascosti, le amiche di Saffo.
    Quando una donna mi piace, mi attira, cerco sempre con molta diplomazia di capire se è vaginale o clitoridea. Nel secondo caso, lascio che l’amicizia trascenda in complicità, in gioco sottile ed eccitante. Spesso ho successo.
    Si tratta però quasi sempre di rapporti fugaci, che durano poco. Le lesbiche inconfessate sono volubili, si pentono, prigioniere del pregiudizio, dei complessi di colpa.
    Io cerco il vero amore, la relazione stabile.
    Essere lesbiche non ti aiuta sul lavoro. Appena ti individuano, i machi ti boicottano, ti dileggiano, ti fanno la guerra.
    A pena di inenarrabili difficoltà, a prezzo di durissimo lavoro, sono riuscita a divenire Area Manager. Non vi dirò un che settore, mi limito a dire, per ovvia riservatezza, che si tratta di un lavoro di produzione.
    Come Area Manager ho un ufficio, una segretaria, e rispondo al Capo Settore.
    La segretaria. La chiamerò Diana, un nome apocrifo. Di norma evito di instaurare rapporti personali sul lavoro, ma nel suo caso non ho potuto resistere. Una cerbiatta, flessuosa ed affascinante, i lineamenti della madonna del Lippi, gli occhi viola dallo sguardo romantico e innocente, la boccuccia scintillante, i piccoli seni appena evidenti sotto la camicetta leggera.
    Fummo subito amiche, mi convinsi presto che era clitoridea. Divenni la sua confidente, si confidava volentieri con me, mi rivelava i suoi turbamenti, le sue incertezze. Aveva un ragazzo, più un’amicizia che un amore, mi disse che non aveva mai avuto rapporti completi, solo qualche bacio, qualche toccamento. Voleva troncare, non sapeva come fare per non ferirlo.
    Mi sentivo in completa sintonia con lei eppure esitavo a rivelarmi, per una sorta di inspiegabile timore. Amor sacro, amore inaccessibile.
    Il mio Capo Settore, uomo villoso e volgare, l’aveva adocchiata e le rivolgeva complimenti pesanti. Diana arrossiva, io ribollivo.
    Sul lavoro era perfetta, cercava di apprendere rapidamente ed in profondità, come volesse impadronirsi di tutta la mia esperienza.
    Un giorno mi confidò, piangendo, che il Capo Settore l’aveva molestata, aveva cercato di baciarla. Ci abbracciammo stretto stretto, avvertii il turgore dei suoi capezzoli sotto la camicetta leggera, sentii la vibrazione del suo corpo flessuoso.
    Capii che era giunto il momento. Il giorno dopo era sabato, l’ufficio rimaneva chiuso. Le proposi un appuntamento al Mulino Santinelli, sotto i portico antico. Avremmo parlato, avremmo fatto un pic-nic noi sole. Accettò. Il mio cuore scoppiava di gioia.
    Il giorno dopo l’attesi a lungo sotto il portico, l’attesi inutilmente.
    Disperata, rientrai in città, e non sapendo che fare, andai in ufficio per sbrigare del lavoro arretrato, avevo la chiave.
    Mi sedetti alla scrivania, gli occhi chiusi, il cuore in tumulto. Pensavo a ciò che poteva essere successo. Udii dei rumori, un rantolo strozzato provenire dall’ufficio del Capo Settore, dall’altra parte del corridoio.
    Allarmata, mi avvicinai, socchiusi la porta. E vidi.
    Il Capo Settore era steso sul tappeto, gli occhi stralunati, la camicia sollevata sul petto grasso e villoso, le brache abbassate a coprire le scarpe. E Diana, sopra di lui, lo possedeva selvaggiamente, il bel viso innocente deformato dal rictus della lascivia, la bocca sbavante dalla quale fuoriusciva un ansimare osceno.
    D’improvviso capii tutto. Riaccostai con attenzione la porta e me ne andai in silenzio. Mi aveva ingannata, mi aveva sfruttata.
    Il successivo lunedì scambiammo solo poche parole, ufficiali. Nessuna spiegazione, né richiesta né offerta, per l’appuntamento mancato.
    Dopo pochi giorni ci separammo: era stata nominata Manager per l’Area Ovest. Aveva ottenuto quello che voleva.
    Non è facile essere lesbiche a Falconara, caro Zio, non è facile esserlo sul lavoro.
    Però mi è servito di lezione. Ora ho una segretaria vaginale, sposata e madre di due figli. Meglio così.
    Ho anche una compagna, una donna placida e sensibile, non bella, più anziana di me, che mi fa da amante e da mamma.
    Un’insegnante in pensione.
    Fascista però lo sono ancora. Lo sarò sempre.

    Ti ho fatto queste confidenze anche per liberarmi di quel dolore, di quella umiliazione.
    Non è facile la vita per le lesbiche, caro Zio.

    Tua Hipatia.

  3. #3
    Senatore e Magno Pilastro
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    ...con quanta grazia, quanta profondità, quanta intelligenza hai scelto e presentato questa lettera!!
    Me l'ero scordata.
    Quanti ricordi e quanti rimpianti per quello che era POL e per i personaggi entusiasmanti che la popolavano.
    Chissà dove è finita Hipatia, se pure è mai esistita.
    Come rispose l'oracolo di Delfi (e fu l'ultima volta che parlò) agli emissari di Giuliano l'Apostata che si accingeva ad intraprendere la gloriosa e sfortunata campagna partica, "dite al re che la bella casa è distrutta, e che il Dio non vi abita più".
    Così è POL.
    I migliori postatori (quelli storici intendo) non vi compaiono o vi compaiono poco.
    Bande di plebei volgari e ideologicizzati la scorrono e la rendono inospitale.
    Da cenacolo di intellettuali è divenuta gargotta da trivio.
    Noi però resistiamo, ed ecco la validità di un Senato che taluni vogliono sopprimere o clonare.
    Grazie, Mr.

  4. #4
    Serenity is the devil
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    Non ti ha mai cagato nessuno
    Fattene una ragione

  5. #5
    Senatore e Magno Pilastro
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    In Origine postato da DD
    Non ti ha mai cagato nessuno
    Fattene una ragione
    ...ecco cosa intendevo per bande volgari.
    Comunque hai ragione. Per usare il tuo "linguaggio" è vero: a me non mi ha mai cagato nessuno.
    Il tuo caso invece è l'opposto. Tu sei stato sicuramente "cagato".
    Anzi, per dirla alla veronese (Mr mi capirà) "malcagato".

  6. #6
    fiorirà l'aspidistra
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    Questo Senato decadente e svuotato, di cui restano le vestigia e le suppellettili in luogo di coloro che lo fondarono e che se ne sono (quasi) tutti andati, che vive dei ricordi offuscati più che della assidua e chiassosa frequentazione dei suoi iscritti, defilato e dimenticato, è certo quello più autentico. Cirno è perfetto, un po' ectoplasma pure lui, perchè vive del passato, per quanto glorioso, perchè si aggira inascoltato e appena percettibile nell'oceano forumistico che è diventata POL. Il senato è stata l'esperienza più singolare di tutta le Rete, perchè andava contro i suoi stessi principi, le sue stesse regole. E' stato l'anti-Illuminismo! Tuttavia, un'esperienza abbastanza estetica da fagocitare anche chi con la senescenza - esteriore ed interiore - non c'entrava un fico secco.

  7. #7
    Senatore e Magno Pilastro
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    In Origine postato da Franci
    Questo Senato decadente e svuotato, di cui restano le vestigia e le suppellettili in luogo di coloro che lo fondarono e che se ne sono (quasi) tutti andati, che vive dei ricordi offuscati più che della assidua e chiassosa frequentazione dei suoi iscritti, defilato e dimenticato, è certo quello più autentico. Cirno è perfetto, un po' ectoplasma pure lui, perchè vive del passato, per quanto glorioso, perchè si aggira inascoltato e appena percettibile nell'oceano forumistico che è diventata POL. Il senato è stata l'esperienza più singolare di tutta le Rete, perchè andava contro i suoi stessi principi, le sue stesse regole. E' stato l'anti-Illuminismo! Tuttavia, un'esperienza abbastanza estetica da fagocitare anche chi con la senescenza - esteriore ed interiore - non c'entrava un fico secco.
    ...belle parole, Franci. Una visione un po' pessimistica la tua, però orientata a quel determinismo escatologico che è sempre stato la celata essenza dell'Universo Senatoriale.
    Senescenza intellettuale, ma perciò non men viva: il destino dopo la morte è determinato dagli avvenimenti occorsi in vita.
    Morte apparente dunque non-morte: i Senatori sono coloro che sono, motori immobili ma immanenti. Dall'Empireo del ricordo di ciò che POL poteva essere e non fu noi scrutiamo, saggiamo, valutiamo e interveniamo e, quandanche disatteso dal volgo, il nostro intervento è sempre tagliente, definitivo, nobilmente ironico.
    Chiaro che non veniamo capiti dai più. Ciò è giusto e bello. L'orda ircina che da qualche tempo scorre POL non è strutturata a capirci, a capire l'essenza del Senato. Per essere da loro compresi, dovremmo scendere al loro livello: sarebbe blasfemo.
    Ma ectoplasmi no. L'ectoplasma viene evocato dalla pitonessa, assisa in seduta spiritica con creduli farlocchi. Noi evochiamo noi stessi. Quando vogliamo e come vogliamo. Questo privilegio non potrà mai esserci tolto, perché rappresentiamo la storia di POL e senza di noi POL diverrebbe irrimediabilmente ciò che molti vorrebbero che fosse: comizio da trivio.
    Noi siamo i Lari, i Penati viventi. Alcuni silenti (ma sono certo attenti: in primis il divino Teognide che sicuramente leggerà queste righe) altri loquaci: io appartengo alla seconda variante. Se non mi ascoltano, peggio per loro.
    Franci, noto nelle tue parole il rimpianto.
    So bene che fosti considerato per la cooptazione, che ambivi a divenir Senatore.
    I tempi sono maturi per nuove cooptazioni. Dipende da te.
    Sen. Cirno

  8. #8
    fiorirà l'aspidistra
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    In Origine postato da Cirno
    ...belle parole, Franci. Una visione un po' pessimistica la tua, però orientata a quel determinismo escatologico che è sempre stato la celata essenza dell'Universo Senatoriale.
    Senescenza intellettuale, me perciò non men viva: il destino dopo la morte è determinato dagli avvenimenti occorsi in vita.
    Morte apparente dunque non-morte: i Senatori sono coloro che sono, motori immobili ma immanenti. Dall'Empireo del ricordo di ciò che POL poteva essere e non fu noi scrutiamo, saggiamo, valutiamo e interveniamo e, quandanche disatteso dal volgo, il nostro intervento è sempre tagliente, definitivo, nobilmente ironico.
    Chiaro che non veniamo capiti dai più. Ciò è giusto e bello. L'orda ircina che da qualche tempo scorre POL non è strutturata a capirci, a capire l'essenza del Senato. Per essere da loro compresi, dovremmo scendere al loro livello: sarebbe blasfemo.
    Ma ectoplasmi no. L'ectoplasma viene evocato dalla pitonessa, assisa in seduta spiritica con creduli farlocchi. Noi evochiamo noi stessi. Quando vogliamo e come vogliamo. Questo privilegio non potrà mai esserci tolto, perché rappresentiamo la storia di POL e senza di noi POL diverrebbe irrimediabilmente ciò che molti vorrebbero che fosse: comizio da trivio.
    Noi siamo i Lari, i Penati viventi. Alcuni silenti (ma sono certo attenti: in primis il divino Teognide che sicuramente leggerà queste righe) altri loquaci: io appartengo alla seconda variante. Se non mi ascoltano, peggio per loro.
    Franci, noto nelle tue parole il rimpianto.
    So bene che fosti considerato per la cooptazione, che ambivi a divenir Senatore.
    I tempi sono maturi per nuove cooptazioni. Dipende da te.
    Sen. Cirno
    Grazie, Cirno, ma io non ho mai chiesto l'adesione al Senato e tuttora non ho intenzione di farlo. Non perchè mi ritenga estraneo alle sue vicende, no, e tantomeno perchè mi consideri superbamente superiore ad esso. E' che sono borghese, di sangue e di mentalità, lo sono per vocazione, irrimediabilemnte ma anche irrinunciabilmente. Borghese, filoliberale e filocapitalista, ottimista, positivo e positivista. Felice di esserlo, per giunta. C'è chi tuttora possiede i numeri per far parte del vostro stimato consesso, molto più di me, io mi limito ad osservarlo dall'esterno, a leggerlo e gustarlo con autentica passione, e ad augurarmi che resti in vita (non solo nello spirito, certo, ma anche nella materia...). Ciao e grazie.

  9. #9
    SENATORE di POL
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    up!

  10. #10
    Senatore e Magno Pilastro
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    ...grazie. E' una esternazione sentita e vibrante, che credo mi sia venuta bene. Dovrebbero leggerla tutti per capire cosa è il nostro Senato.
    Cirno

 

 
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