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    Predefinito Riferimento: Fiori sull'Altare della Madonna

    TITO CASINI (+1980) è STATO UN GRANDE ROMANZIERE TOSCANO, UN GRANDE INNAMORATO DELLA VERGINE, UN GRANDE POLEMISTA CATTOLICO CONTRO LA "messa" di Paolo VI: QUESTO FORUM GLI RIVOLGE AFFETTUOSO OMAGGIO ED UNA PRECE PER L'ANIMA SUA.

    DI LUI SI RICORDANO:

    -"LA TUNICA STRACCIATA. LETTERA DI UN CATTOLICO SULLA RIFORMA LITURGICA" CONTRO IL CARDINAL LERCARO E LA "RIFORMA LITURGICA" 1967
    -"DICEBAMUS HERI. LA TUNICA STRACCIATA ALLA SBARRA" 1968
    -"SUPER FLUMINA BABYLONIS. LETTERE DALL'ESILIO" 1969
    -"RICORSO A MARIA. DALL'ESILIO ALLE CATACOMBE" 1970
    -"L'ULTIMA MESSA DI PAOLO VI. SOGNO DI UNA NOTTE D'AUTUNNO" 1972.

    OLTRE AD UNA VITA DI SANT'ANDREA CORSINI E UNA BIOGRAFIA DEL CARDINALE ARCIVESCOVO DI FIRENZE L'EMINENTISSIMO ELIA DELLA COSTA.

    IN UN THREAD CHE VUOLE OMAGGIARE LA MADONNA COME QUESTO, UN BRANO DI TITO CASINI NON POTEVA MANCARE.

    UN CARO SALUTO

    GUELFO NERO


    LA STORIA DI UN UOMO CHE VOLEVA DANNARSI (MA NON AVEVA FATTO I CONTI CON LA MADONNA)

    Era anticamente un uomo il quale si Voleva dannare. Non dico che si fosse proprio proposto di andare all'inferno: dico che s'era messo per una strada da finire in quel brutto posto. Da buon cristiano qual era stato in principio, s'era a poco a poco voltato al male, e, facendo un giorno peggio dell'altro, dì cristiano non aveva ormai più che il battesimo. Niente più messe (figurarsi le funzioni), né per Pasqua né per Natale, niente più prediche né vangeli, niente più confessioni né comunioni, niente più vigilie né quaresime né quattro tempora, niente più divozioni, niente più preghiere, e al posto di tutto questo tutti e sette i vizi del catechismo... Dite se non è questa la strada che mena alla dannazione.
    Vero è che per dannarsi bisogna fare i conti con la Madonna, vale a dire con una mamma. Una mamma! Io mi ricordo di quand'ero piccino e, qualche volta, per un capriccio, per rabbia ch'essa m'avesse tirato via da un pericolo, levato di mano un vetro o un coltello, raccattavo un sasso o un bacchetto e facevo l'atto di andarle contro per picchiarla. Nel movermi inciampicavo, andavo in terra, piangevo, e mamma lesta a rizzarmi, pigliarmi in collo, baciarmi, picchiare e chiamar brutto, cattivo, il sasso o il bacchetto che m'aveva fatto cascare, che aveva fatto cascare il suo bambino tanto buono... La Madonna è una mamma.
    L'unica cosa di cui non si fosse proprio del tutto scordato, quest'uomo che si ricordava di Dio e dei santi soltanto per bestemmiarli, era giust'appunto la Madonna. A volerle bene e a pregarla in modo speciale lo aveva avvezzato fin da piccino la sua mamma, ripetendogli di continuo, e con discorsi e con esempi, che non sarebbe finito del tutto a male chi si fosse mantenuto in qualche maniera devoto della Madonna. La Madonna, infatti è la porta del paradiso, è il rifugio dei peccatori, è la nostra avvocata - e il tale per aver detto così, e la tale per aver fatto in quel modo, e i tali perché so io, s'erano tutti salvati... Un po' per il ricordo della sua mamma, un po' perché le cose imparate da piccini è difficile che qualche cosa non lascino, questo pover uomo, mentre faceva di tutto per andare all'inferno, pregava ancora la Madonna e teneva la sua immagine a capo del letto.
    La pregava a quel modo. Il rosario, che la Madonna ha tanto gusto a sentirselo dire, nemmen si ricordava che cosa fosse; aveva a poco a poco dimenticato le litanie, la salveregina; non sapeva più che l'avemmaria, e due o tre avemmarie borbottate fra lo svestirsi e l'addormentarsi, ogni sera, eran tutte le sue divozioni... Arrivò al punto, camminando sempre per quella strada sciagurata, di scordare anche quella, e della Madonna non gli rimase che il nome, Maria, forse perché era scritto ai piedi della sua immagine, che gli pendeva sopra il letto... Se fosse stato meno duro, avrebbe sentito, da quell'immagine, le lacrime gocciargli sul viso, mentre dormiva.
    La Madonna piangeva su quel figliolo che le tornava ogni notte con l'anima sempre più nera, col cuore sempre più chiuso alle sue ispirazioni, ai suoi amorosi rimproveri; e vegliandolo, come una mamma il suo piccino malato, perché la morte non lo venisse a pigliare mentr'era così in disgrazia di Dio, pregava, diceva per lui le divozioni, il confiteor, l'atto di contrizione.
    Ma, se la Madonna piangeva, nemmeno lui, il figliol prodigo, era contento. Eh, no, alla tavola del diavolo la vera allegrezza non si trova, per quanto possano sul principio parer dolci i suoi vini. È la dolcezza del veleno, che si converte in amarezza appena dal palato è disceso in corpo. Se tanti, Purtroppo, seguitano e seguitano a bere, è perché il diavolo li ha ormai ubriacati e credono che il rimedio consista nel bere ancora dell'altro, finché tanto ne bevono che finiscono per scoppiare.
    Se avesse dato retta ai rimorsi che sentiva in sé dopo ogni stravizio; se avesse ascoltato il cuore che gli metteva a confronto il suo stato d'ora (dico quanto a esser contento) col suo stato di prima, di quando andava alla messa, alle funzioni, alle prediche, di quando si confessava e comunicava, diceva il rosario e le divozioni, di quando insomma era un buon cristiano, l'uomo si sarebbe forse ravvisto, e la Madonna avrebbe cessato di versare quelle sue lacrime di mamma, di cui il demonio rideva. Invece, per acchetare i rimorsi, per non sentir que' paragoni, egli si buttava da un peccato in un altro, da uno stravizio in uno stravizio peggiore - e la morte intanto si avvicinava.
    Anche il pozzo dei peccati però ha un fondo, dopo il quale non c'è che tornare a galla o sprofondar senza rimedio in casa del diavolo, Che
    Dio ci guardi dall'arrivare a quel limite; e se per disgrazia ci s'arrivasse, ci guardi almeno dalla disperazion di salvarci, che sarebbe uno dei peccati contro lo Spirito Santo, il peccato che condusse Giuda a impiccarsi quando ancora poteva chieder perdono a Gesù!
    Se non era ancora arrivato a questo, l'uomo si trovava già coi piedi sulla botola dell'inferno. La disperazione era prossima, e si sarebbe buttato ormai allo sbaraglio se non era... Eh, chi poteva essere se non quella santissima Vergine, cui egli non alzava più neppure uno sguardo, ne pronunziava appena il nome, Maria, con quella stessa bocca con cui aveva per tutto il giorno bestemmiato il suo Figliolo e i suoi santi? Fatto sta che una notte, dopo essersi involtolato nel male più di un rospo nella belletta di un pantano, rientrò in casa, cotto dal vino, rovinato dal gioco, con un gran disgusto di sé, con la disperazione nel cuore e la tentazione di ammazzarsi. Figuratevi se pensò a dire le divozioni! Nell'atto però di cominciare a svestirsi, alzò, per caso o per abitudine, gli occhi all'immagine sopra il letto e cercò la parola, il nome, le cinque lettere a cui s'era ridotta la sua preghiera, la sua fede, la sua speranza: Maria. Ma gli occhi - disorientati forse dal vino? - videro in altr'ordine le cinque note che suonarono tanto dolci in bocca all'arcangelo Gabriele, e lessero, invece di Maria: Riama.
    Provvido errore - se fu errore! Al suo spirito, che, incerto fra la morte e la vita, riluttante a quella per il disgusto e a questa per il terrore, si chiedeva gemendo che cosa fare, quella parola, quel nome invertito fu la risposta, la risposta illuminante, consolante, acquietante: Riama.
    Riama: ama di nuovo, ama come una volta, come quand'eri bambino, come quando dicevi le divozioni... E le antiche divozioni rifiorirono come per miracolo prima nel cuore e poi sui labbri bruciati dalla bestemmia: Ave, Maria, gratia plena...
    Piegato a terra da una forza dolce e invisibile, l'uomo abbandonò fra le mani il viso sulla sponda del letto, sotto l'immagine, e pianse, e pianse, e pianse.
    E la Madonna cessò di piangere; la Madonna sorrise, perché quel suo figliolo era salvo.

  2. #12
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    Predefinito Riferimento: Fiori sull'Altare della Madonna



    Dal poter del crudo abisso
    salva, o Madre, i figli tuoi;
    Tu ci assisti e mostri a noi
    l'ardua via che porta al cielo.

    Dedico ai forumisti amici di "Tradizione cattolica" questo piccolo fiore posto sull'altare della Vergine.

  3. #13
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    Predefinito Riferimento: Fiori sull'Altare della Madonna

    Ho solo partecipato a un ballo

    Una giovane andata a confessarsi dal Santo Curato d'Ars si accusò di aver solo partecipato ad un ballo.

    -Non avete notato nulla, a quel ballo? - le chiese il Santo.
    -No, Padre.
    -Non c'era un giovanotto brillante, che ha fatto ballare tutte le ragazze, meno voi?
    -Mi ricordo: era molto attraente, ma mi incuteva un po' di paura.
    -E null'altro ?
    -No: quando uscì, scorsi le scintille sotto i suoi piedi.
    -Ora ci siamo, figliola mia. Quel giovanotto elegante era il diavolo. E sapete dirmi perché non vi ha invitata a ballare con lui?
    -Non so.
    -Perché portavate al collo la "Medaglia Miracolosa", che lo ha tenuto lontano.

  4. #14
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    Predefinito Riferimento: Fiori sull'Altare della Madonna

    San Simone Stock nella notte dal 15 al 16 luglio 1251 pregava intensamente la Madonna che, in pegno della sua protezione
    per l'Ordine Carmelitano, del quale era generale, lo distinguesse con un segno speciale. la vergine Santissima, apparendogli,
    gli disse: Ricevi, diletto figlio, questo Scapolare del tuo Ordine, come contrassegno della mia fratellanza,
    esso è il segno del privilegio che ha ottenuto a te e a tutti i figli del Carmelo: chi morrà piamente rivestito di quest'abito
    sarà preservato dal fuoco dell'inferno: esso è pegno di salute, salvaguardia nei pericoli, segno d'alleanza e di pace con voi,
    per sempre. Paolo V, riferendosi ad una visione avuta da Giovanni XXII afferma che si può piamente credere che
    la Vergine, con le sue continue e speciali intercessioni, aiuta i Confratelli del Carmelo, morti in grazia di Dio, ad uscire
    dal Purgatorio, in modo particolare il sabato dopo la loro morte. Il beato Claudio de la Colombiere diceva non esserci devozione
    tanto confermata con miracoli e prodigi come quella dello Scapolare.

    Le condizioni di detto privilegio sono.
    - ricevere lo scapolare ed essere iscritti alla confraternita del Monte Carmelo
    - portare con pietà l'abito e vivendo cristianamente, poiché nessuno può sperare di ottener l'aiuto della Vergine
    dopo una vita dissoluta.

    E' richiesta l'osservanza della castità secondo il proprio stato, la recita quotidiana del santo Rosario..

    UN CARO SALUTO
    DA GUELFO NERO

    EVVIVA LA MADONNA!

  5. #15
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    Predefinito Riferimento: Fiori sull'Altare della Madonna

    La domanda di uno scismatico orientale

    Ho sempre un sospetto che mi tormenta.
    Ma perchè voi cattolici romani quando scrivete o parlate della Santissima Madre di Dio, della Tuttasanta, della Più che benedetta ... continuate a chiamarla madonna quasi foste ancora convinti della sua medievalità ?



    Mi scuso per il ritardo con cui Le rispondo ma stavo finendo di "cesellare" questo thread di omaggio alla Vergine Addolorata.
    Il termine "Madonna" entra in uso in uno dei periodi più gloriosi della Storia della Civiltà Cristiana cioè Cattolica: il Medioevo.
    In quel periodo l'Imperium Christi (cioè la Sovranità temporale di Cristo e della Chiesa Cattolica) ha raggiunto il suo apogeo: il Papa poteva esercitare, pur con alcune riottosità laicali, la sua Potestas indirecta e ove necessaria, anche la Potestas directa su sovrani e stati.
    San Gregorio VII, Alessandro III, Innocenzo III, Innocenzo IV, Bonifacio VIII sono stati astri di prima grandezza in un cielo fittissimo di stelle: quello del Medioevo cattolico.
    Le crociate contro gli infedeli e gli eretici, i grandi Ordini religiosi, i grandi Concili ecumenici (il Laterenense quarto) rendono ancora più grandioso questo periodo, certo non privo di limiti come ogni epoca umana ma encomiabile per la fede diffusa, radicata e profonda in tutti i ceti.
    "Madonna", Domina, Signora, è termine graditissimo ai cattolici perchè mostra la Regalità Universale Mariana (strettamente associata in vincolo amoroso inscindibile a quella del Suo Divin Figlio) in maniera profonda e poetica al contempo.

    " Nostra Regina", "Vergine Immacolata", "Nostra Signora" sono in fondo modi diversi per esprimere il medesimo concetto: La Maternità divina di Maria su cui si inserisce l'immensa coorte di privilegi mariani (come le Dodici Stelle della corona mariana) di cui si è nutrita e e si nutre la teologia cattolica.

    Il cattolico di oggi non può non essere (anche) ferreamente medievalista.

    un saluto cortese e cordiale

    Guelfo Nero

  6. #16
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    Predefinito Riferimento: Fiori sull'Altare della Madonna

    ER ONORARE DEGNAMENTE LA SANTA VERGINE, UNIRCI ALLA VOCE MILLENARIA DELLA CHIESA, DEI SUOI PAPI E DEI SUOI SANTI, OPPORCI ALLA VOLGARIZZAZIONE NEO-MODERNISTICA DELLA LITURGIA E DELLA PREGHIERA, è COSA ASSAI BELLA RECITARE IL ROSARIO E LE LITANIE IN LINGUA LATINA.

    UN CARO SALUTO A TUTTI

    GUELFO NERO

    -----------------

    Kyrie, eleison.
    Christe, eleison.
    Kyrie, eleison.

    Christe, audi nos.
    Christe, exaudi nos.

    Pater de caelis, Deus, miserere nobis
    Fili, Redemptor mundi, Deus, miserere nobis
    Spiritus Sancte, Deus, miserere nobis
    Sancta Trinitas, unus Deus, miserere nobis

    Sancta Maria, ora pro nobis.

    Sancta Dei Genitrix, ora pro nobis.

    Sancta Virgo virginum, ora pro nobis.

    Mater Christi, ora pro nobis.

    Mater divinae gratiae, ora pro nobis.

    Mater purissima, ora pro nobis.

    Mater castissima, ora pro nobis.

    Mater inviolata, ora pro nobis.

    Mater intemerata, ora pro nobis.

    Mater amabilis, ora pro nobis.

    Mater admirabilis, ora pro nobis.

    Mater boni consilii, ora pro nobis.

    Mater Creatoris, ora pro nobis.

    Mater Salvatoris, ora pro nobis.

    Virgo prudentissima, ora pro nobis.

    Virgo veneranda, ora pro nobis.

    Virgo praedicanda, ora pro nobis.

    Virgo potens, ora pro nobis.

    Virgo clemens, ora pro nobis.

    Virgo fidelis, ora pro nobis.

    Speculum iustitiae, ora pro nobis.

    Sedes sapientiae, ora pro nobis.

    Causa nostrae laetitiae, ora pro nobis.

    Vas spirituale, ora pro nobis.

    Vas honorabile, ora pro nobis.

    Vas insigne devotionis, ora pro nobis.

    Rosa mystica, ora pro nobis.

    Turris davidica, ora pro nobis.

    Turris eburnea, ora pro nobis.

    Domus aurea, ora pro nobis.

    Foederis arca, ora pro nobis.

    Ianua caeli, ora pro nobis.

    Stella matutina, ora pro nobis.

    Salus infirmorum, ora pro nobis.

    Refugium peccatorum, ora pro nobis.

    Consolatrix afflictorum, ora pro nobis.

    Auxilium christianorum, ora pro nobis.

    Regina Angelorum, ora pro nobis.

    Regina Patriarcharum, ora pro nobis.

    Regina Prophetarum, ora pro nobis.

    Regina Apostolorum, ora pro nobis.

    Regina Martyrum, ora pro nobis.

    Regina Confessorum, ora pro nobis.

    Regina Virginum, ora pro nobis.

    Regina Sanctorum omnium, ora pro nobis.

    Regina sine labe originali concepta, ora pro nobis.

    Regina in caelum assumpta, ora pro nobis.

    Regina sacratissimi Rosarii, ora pro nobis.

    Regina pacis, ora pro nobis.

    Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.

    Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine.

    Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.

    Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix, ut digni efficiamur promissionibus Christi.

    OREMUS

    Concede nos famulos tuos, quaesumus, Domine Deus, perpetua mentis et corporis sanitate gaudere: et, gloriosa beatae Mariae semper Virginis intercessione, a praesenti liberari tristitia, et aeterna perfrui laetitia. Per Christum dominum nostrum. Amen

  7. #17
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    Predefinito Riferimento: Fiori sull'Altare della Madonna

    SANTA MARIA MEDIATRICE CORREDENTRICE REGINA

    Queste sono le tre fulgide gemme che rendono sovranamente bella e potente l'Immacolata Madre di Dio. La Medaglia miracolosa, che affrettò la solenne proclamazione di fede dell'Immacolata Concezione, possa far affrettare i tempi anche per la definizione dei dogmi mariani di Maria Mediatrice, Corredentrice e Regina.

    Non a caso la Medaglia fa brillare queste verità. Tocca a noi non trascurare la lezione e il richiamo così dolce e consolante che essa ci dona: la mia Celeste Mamma Immacolata è anche la mia Celeste Mediatrice, Corredentrice e Regina!

    Ogni grazia viene da Lei

    L'Immacolata con le braccia allargate verso il basso e con una miriade di raggi splendenti che partono dalle sue mani rappresenta in modo luminoso Maria SS. come Mediatrice di tutte le grazie.

    La mediazione universale fa parte della missione materna di Maria SS. verso il genere umano. Questa è una verità che fin dai primi tempi della Chiesa è stata riconosciuta alla Madonna e che speriamo di vedere presto proclamata dogma di fede, come ardentemente desiderava Padre Massimiliano Maria Kolbe in fama di santità.

    L'Immacolata è la Mediatrice di grazia presso Gesù, unico Mediatore fra Dio e l'uomo. Ella, come Madre nostra, intercede sempre in nostro favore, anche quando noi non ricorriamo esplicitamente e direttamente a Lei. Per questo, oltre che Madre nostra, è anche la "Madre della divina grazia" e tutte le grazie che gli uomini ricevono, tutte, senza eccezione, vengono dal suo Cuore, passano per le sue mani.

    Rileggiamo ora qualche punto della seconda apparizione dell'Immacolata a S. Caterina Labouré, e vedremo come la verità della Mediazione mariana appaia certa e luminosa.

    "Ella aveva gli occhi rivolti al cielo, e il suo volto diventò risplendente, mentre presentava il globo a Nostro Signore": ecco una Mamma, bella di una bellezza inesprimibile, che prega e intercede per noi, figli che Ella ama.

    "Tutto ad un tratto le sue dita si ricoprirono di anelli, ornati di pietre preziose... le quali gettavano dei raggi, gli uni più belli degli altri... Mentre io ero intenta a contemplarla, la Santissima Vergine abbassò gli occhi verso di me, ed una voce si fece intendere che mi disse queste parole "Questo globo che vedi rappresenta tutto il mondo... la Francia... e ciascuna persona in particolare". Io qui non so ridire ciò che provai e ciò che vidi, la bellezza e lo splendore dei raggi sfolgoranti ! ... e la Vergine SS. aggiunse "Sono il simbolo delle grazie che io spargo sulle persone che me le domandano", facendomi così comprendere quanto è dolce pregare la SS. Vergine e quanto Ella è generosa con le persone che La pregano; quante grazie Ella accorda alle persone che gliele cercano, quale gioia Ella prova nel concederle...".

    "Chiedimi quanto vuoi..."

    Ci pensiamo mai che ogni momento la Madonna sta in questo atteggiamento di supplica e di dono per noi? Non ricordiamo quello che la Madonna fece a Cana? Lei sola si accorse che era venuto a mancare il vino. E con tanta sollecitudine e dolcezza lo disse a Suo Figlio Gesù; "Non hanno più vino" (Gv 2,3). Gesù guardò in fondo agli occhi di quella Mamma Sua e nostra, sentì la tenerezza di quel Cuore così simile al Suo, e fece il miracolo, il Suo primo miracolo, cambiando l'acqua in vino, in anticipo con l'ora stabilita da Dio! (Gv 2,4). Veramente la Madonna è "Onnipotente per grazia".

    Lei tutto può, perché sta tra Dio e l'uomo, essendo donna ed essendo Madre di Dio. Ah, quale gioia per noi avere una simile Madre!

    Il Papa Pio IX scrisse che la Madonna, con la Sua dignità di Madre e Regina, stando alla destra di Gesù "ottiene ciò che domanda, né può restare inesaudita".

    E il numero sterminato di grazie che la Medaglia miracolosa ha ottenuto agli uomini è la conferma più certa di questa consolantissima verità.

    La nostra Corredentrice

    Ma perché Maria è stata da Dio elevata a questo ufficio di Tesoriera di tutte le grazie?

    Perché Ella con le sue sofferenze è stata da Dio associata a Gesù per salvare gli uomini; Ella cioè è la Corredentrice del genere umano.

    Afferma S. Pio X nell'Enciclica "Ad diem illum" del 2 febbraio 1904 "Da questa comunione di dolori e di volontà tra Cristo e Maria, meritò Ella di divenire degnissimamente la Riparatrice del mondo perduto, e quindi la Dispensatrice di tutti i doni che Gesù ci procurò con la morte e con il sangue".

    Anche questa verità della Corredenzione di Maria SS. La troviamo espressa nella Medaglia miracolosa. Guardiamone il rovescio: la lettera M, monogramma di Maria, sormontata da una croce; al di sotto, il Sacro Cuore di Gesù coronato di spine e il Cuore Immacolato di Maria, trafitto da una spada.

    C'è qui in compendio tutta la dottrina della Corredenzione di Maria.

    Pensiamo al Calvario Gesù sulla Croce, Maria ai piedi della Croce, uniti indissolubilmente nell'offerta del loro sacrificio che ha redento il mondo. Come ad Eva, così a Maria, nuova Eva, Dio disse: "Tu partorirai nel dolore" (Gn 3,6). Nel dolore infatti la Madonna partorì noi alla vita della grazia. Partorì nel dolore del Suo Cuore trafitto dalla spada della Passione e Morte del Figlio.

    Quanto è profondo dunque il significato di quei due Sacri Cuori effigiati sul rovescio della Medaglia!

    "Sono ebreo di razza"

    La Madonna quindi è Corredentrice e perciò stesso Mediatrice universale di tutte le grazie, come insegna San Pio X. E soprattutto per la grazia delle grazie, ossia la salvezza finale, rivolgiamoci alla Divina Corredentrice: Ella sa fare di ogni peccatore un giusto, di ogni redento un Santo.

    Ci conforti il racconto di una della tante conversioni operate dalla Madonna per mezzo della Medaglia miracolosa.

    Riportiamo l'episodio dalla vita di San Massimiliano M. Kolbe.

    Durante la degenza nel sanatorio di Zakopane, egli non pensò certamente di starsene inerte. Proprio lui amava ripetere ai suoi confratelli "Non possiamo dormire fino a quando una sola anima resterà sotto il dominio di satana". Per cui, anche ammalato a Zakopane, si diede da fare.

    Tra l'altro ogni giovedì teneva una conferenza ai giovani studenti atei del sanatorio. Dopo pochi giovedì, quattro di essi si convertirono.

    Soltanto uno, tra i più giovani, pur seguendo attentamente le conferenze del Santo, mostrava di non avere a che fare con lui, allontanandosi immediatamente alla fine di ogni riunione.

    Ma un giovedì si avvicinò e gli disse "Vorrei salutarla, padre; è l'ultima volta che ci vediamo. Le mie condizioni si sono aggravate, non potrò lasciare il letto, è la fine...".

    Poi gli confidò

    -Sono ebreo di razza e di religione.
    -Verrò a trovarti.
    -Impossibile, lei lo sa, è proibito far visita agli ammalati gravi.
    -Verrò lo stesso.

    Ed infatti non solo ci andò, ma lo battezzò, gli diede la S. Comunione, gli impartì l'Unzione degli infermi e poi gli mise al collo la Medaglia miracolosa.

    -Sei contento? ... Dimmi, che cosa ti turba ancora, ragazzo?
    -La mamma... L'arrivo della mamma.

    Sua madre era un'ebrea fanatica.

    -Non temere sarai già in Paradiso quando arriverà.

    Infatti il giovane morì alle 11, mentre la mamma arrivò soltanto a mezzogiorno. E quando venne, fece un gran baccano a causa della conversione del figlio. Immediatamente gli strappò dal petto la Medaglia miracolosa e cacciò in cattivo modo San Massimiliano.

    -Ma, post factum...-, commentava il Santo raccontando l'episodio al fratello fra' Alfonso.

    La nostra Regina

    Un'ultima importante verità ci viene insegnata dalla Medaglia miracolosa la Regalità di Maria Santissima.

    La Madonna, nell'apparizione del 27 novembre 1830 a S. Caterina Labouré, poggia vittoriosamente i suoi piedi sul globo, e sembra dirci anche Ella come Gesù Re Divino "Non abbiate timore, io ho vinto il mondo!" (Gv 16,33).

    Inoltre, l'Immacolata tiene fra le mani un altro globo più piccolo che offre a Dio Padre. Se è vero che si può offrire solo ciò che e proprio, Maria può offrire a Dio il mondo perché esso Le appartiene, essendo stata costituita Regina dell'universo.

    Infine, le dodici stelle impresse sul retro della Medaglia, indicano i Santi e in genere tutte le anime che per effetto della sua materna protezione, circondano ora il Suo trono regale lassù in cielo.

    In particolare, nelle dodici stelle si è voluto vedere simboleggiare i dodici apostoli, ossia le colonne della Chiesa stessa, che glorifica in Maria SS. la sua Divina Madre, la Madre di Cristo Capo e del Corpo mistico di Cristo.

    Guardando la Medaglina, quindi, possiamo richiamare alla mente il "segno prodigioso" della Donna dell'Apocalisse, che S. Giovanni vide avanzarsi vestita di sole, con la luna sotto i piedi e con il capo coronato da dodici stelle (Ap 12,1).

    E quale gioia non deve infondere nei nostri cuori questa sublime verità? Noi siamo i fortunati figli di una Madre onnipotente e misericordiosa, bellissima e gloriosissima, tutta amore e splendore, Madre di Dio e dell'umanità, Regina della terra e del Paradiso
    Ultima modifica di Guelfo Nero; 18-08-09 alle 01:01

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    Predefinito Riferimento: Fiori sull'Altare della Madonna

    DA "Le Glorie di Maria" di Sant'Alfonso Maria de' Liguori

    DISCORSO VIII. - Altro discorso dell'Assunzione di Maria.

    1. Quanto fu glorioso il trionfo con cui Maria andò al cielo.

    2. Quanto fu eccelso il trono nel quale fu in cielo sublimata.

    Sembrerebbe giusto che la santa Chiesa in questo giorno dell'Assunzione di Maria al cielo più presto c'invitasse a piangere, che a rallegrarci, poiché la nostra dolce Madre si parte da questa terra e ci lascia privi della sua cara presenza, siccome parla S. Bernardo: Plangendum nobis, quam plaudendum magis esse videtur (Serm. 1, de Assump.).1 Ma no, la S. Chiesa c'invita a giubilare: Gaudeamus omnes in Domino diem festum celebrantes sub honore B. Mariae Virginis.2 E con ragione: se noi amiamo questa nostra madre, dobbiamo congratularci più della sua gloria che della nostra particolar consolazione. Qual figlio non si rallegra, quantunque si divida dalla sua madre, se sente ch'ella va a prender possesso d'un regno? Maria oggi va ad esser coronata regina del cielo, e possiamo noi non far festa, se veramente l'amiamo? Gaudeamus omnes, gaudeamus. E per maggiormente consolarci della sua esaltazione consideriamo: 1. Quanto fu glorioso il trionfo con cui Maria andò al cielo.

    2. Quanto fu eccelso il trono nel quale fu in cielo sublimata.


    Punto I.

    Dopo che Gesù Cristo nostro Salvatore ebbe compiuta l'opera della Redenzione colla sua morte, anelavano gli angeli di averlo nella loro patria del cielo; onde continuamente pregando gli ripetevano le parole di Davide: Surge, Domine, in requiem tuam tu et arca sanctificationis tuae (Ps. CXXXI, 8): Su via, Signore, or che già avete redenti gli uomini, venite al vostro regno con noi e conducete con voi ancora l'arca viva della vostra santificazione, cioè la vostra Madre, che fu l'arca da voi santificata con abitar nel suo seno. Così appunto S. Bernardino fa dire agli angeli: Ascendat etiam Maria tua sanctissima Mater, tui conceptione sanctificata (Serm. de Ass.).3 Volle perciò finalmente il Signore compiacere il desiderio di quei celesti cittadini, con chiamare Maria al paradiso. Ma s'egli volle che l'arca del Testamento fosse con gran pompa introdotta nella città di Davide: Et David et omnis domus Israel ducebant arcam testamenti Domini in iubilo et [in] clangore buccinae (II Reg. VI, [14]); con altra pompa più nobile e gloriosa ordino che la sua Madre entrasse in cielo. Il profeta Elia fu trasportato in cielo in un cocchio di fuoco,4 che, come vogliono gl'interpreti, non fu altro che un gruppo d'angeli, che lo sollevarono dalla terra. Ma a condur voi in cielo, o Madre di Dio, dice Ruperto abbate, non bastò un sol gruppo d'angeli, ma venne ad accompagnarvi il medesimo re del cielo con tutta la sua corte celeste: Ad transferendum te in caelum non unus tantum currus igneus, sed totus cum rege suo Filio tuo venit atque occurrit exercitus angelorum.5

    Dello stesso sentimento è S. Bernardino da Siena, che Gesù Cristo per onorare il trionfo di Maria egli medesimo venisse dal paradiso ad incontrarla e accompagnarla: Surrexit gloriosus Iesus in occursum suae dulcissimae Matris.6 E appunto a tal fine dice S. Anselmo che il Redentore volle ascendere al cielo prima che vi pervenisse la Madre, non solo per apparecchiarle il trono in quella reggia, ma ancora per far più gloriosa la sua entrata nel cielo, con accompagnarla esso stesso unito a tutti gli spiriti beati: Prudentiori consilio illam praecedere volebas, quatenus in regno tuo ei locum praeparares, et sic comitatus tota curia tua festivus ei occurrens, sublimius, sicut decebat, tuam Matrem ad te exaltares (Vid. de exc. V., c. 8).7

    Quindi S. Pier Damiani, contemplando lo splendore di quest'Assunzione di Maria al cielo, dice che la troveremo più gloriosa dell'Ascensione di Gesù Cristo, perché al Redentore solamente gli angeli vennero ad incontrarlo, ma la B. Vergine andò alla gloria coll'incontro e corteggio dello stesso Signor della gloria e di tutta la beata compagnia de' santi e degli angeli: Invenies occursum huius pompae digniorem quam in Christi Ascensione; soli quippe angeli Redemptori occurrere potuerunt, Matri vero Filius ipse cum tota curia tam angelorum quam sanctorum occurrens, duxit ad beatae consistorium sessionis (Serm. de Ass.).8 Onde Guerrico abbate fa così parlare su ciò il Verbo divino: Ego ut Patrem honorarem ad terram descendi; ut Matrem honorarem ad caelum reascendi:9 Io per dar gloria al mio Padre discesi dal cielo in terra; ma poi per render onore alla Madre mia ascesi di nuovo in cielo, per poter così venire ad incontrarla e accompagnarla colla mia presenza al paradiso.

    Andiamo dunque considerando come venne già il Salvatore dal cielo ad incontrar la Madre, e al primo incontro le disse per consolarla: Surge, propera, amica mea, columba mea, formosa mea, et veni. Iam [enim] hiems transiit... et recessit (Cant. II, 10): Su Madre mia cara, mia bella e pura colomba, lascia questa valle di pianti, dov'hai tanto sofferto per amor mio: Veni de Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni: coronaberis (Cant. IV, 8). Vieni e coll'anima e col corpo a godere il premio della tua santa vita. Se hai molto patito in terra, assai maggiore è la gloria ch'io t'ho preparata in cielo. Vieni ivi a sedere a me vicina; vieni a ricever la corona, che ti darò di regina dell'universo.

    Ecco già Maria lascia la terra, e ricordandosi di tante grazie ivi ricevute dal suo Signore, la guarda con affetto insieme e compassione, lasciando ivi tanti poveri figli tra tante miserie e pericoli. Ecco Gesù le porge la mano, e la beata Madre già s'alza in aria, già passa le nubi e passa le sfere. Eccola già arrivata alle porte del cielo. Allorché entrano i monarchi a prendere possesso del regno, non passano essi per le porte della città, ma o si tolgono affatto le porte, oppure passano per sopra le porte. Perciò siccome gli angeli, quando entrò Gesù Cristo al paradiso, dicevano: Attollite portas, principes, vestras, et elevamini, portae aeternales, et introibit rex gloriae (Ps. XXIII, [7]); così ancora, or che va Maria a prender possesso del regno de' cieli, gli angeli che l'accompagnano gridano agli altri che stan di dentro: Attollite portas, principes, vestras, et elevamini, portae aeternales, et introibit regina gloriae: Presto, o principi del cielo, alzate, togliete le porte, perché deve entrarvi la regina della gloria.

    Ecco già entra Maria nella beata patria. Ma in entrare e in vederla quei spiriti celesti così bella e gloriosa, dimandano agli angeli che vengono di fuori, come contempla Origene: Una omnium in caelo erat laetantium (vox): Quae est ista quae ascendit de deserto, deliciis affluens, innixa super dilectum suum? (Can. VIII, 5):10 E chi mai è questa creatura così vaga, che viene dal deserto della terra, luogo di spine e di triboli; ma questa viene sì pura e sì ricca di virtù, appoggiata al suo diletto Signore, che si degna egli stesso accompagnarla con tanto onore? Chi è? rispondono gli angeli che l'accompagnano: Questa è la Madre del nostro re, è la nostra regina, è la benedetta fra le donne: la piena di grazia, la santa de' santi, la diletta di Dio, l'immacolata, la colomba, la più bella di tutte le creature. E quindi tutti quei beati spiriti cominciano a benedirla e a lodarla cantando, meglio che nol dicevano gli Ebrei a Giuditta: Tu gloria Ierusalem, tu laetitia Israel, tu honorificentia populi nostri (Iud. XV, 10). Ah Signora e regina nostra, voi siete dunque la gloria del paradiso, l'allegrezza della nostra patria, voi siete l'onore di tutti noi; siate sempre la benvenuta, siate sempre benedetta; ecco il vostro regno, eccoci tutti noi siamo vostri vassalli, pronti a' vostri comandi.

    Quindi vennero a darle il benvenuto e a salutarla come loro regina tutti i santi che allora stavano in paradiso. Vennero tutte le sante vergini: Viderunt eam filiae et beatissimam raedicaverunt... et laudaverunt eam (Cant. VI, 8). Noi, dissero, o beatissima signora, siamo regine ancora di questo regno, ma voi siete la regina nostra; poiché voi siete stata la prima a darci il grand'esempio di consagrare la nostra verginità a Dio; noi tutte ve ne benediciamo e ringraziamo. Indi vennero i santi confessori a salutarla come loro maestra, che loro aveva insegnate tante belle virtù colla sua santa vita. Vennero ancora i santi martiri a salutarla come loro regina, perché colla sua gran costanza ne' dolori della Passione del Figlio avea loro insegnato ed anche impetrato coi suoi meriti la fortezza a dar la vita per la fede. Venne ben anche S. Giacomo, che solo degli Apostoli allora si trovava in paradiso, a ringraziarla da parte di tutti gli Apostoli, di quanto conforto ed aiuto aveva ella dato loro stando sulla terra. Vennero poi i profeti a salutarla, e questi le dicevano: Ah signora, voi siete stata l'adombrata dalle nostre profezie. Vennero i santi patriarchi e le dicevano: O Maria, voi dunque siete stata la nostra speranza, tanto e per sì lungo tempo da noi sospirata. Ma fra costoro con affetto maggiore vennero a ringraziarla i primi nostri padri Adamo ed Eva: Ah figlia diletta, questi dicevano, voi avete riparato al danno da noi fatto al genere umano; voi avete ottenuta al mondo quella benedizione perduta da noi per nostra colpa; per voi noi siam salvi, siatene sempre benedetta.

    Venne poi a baciarle i piedi S. Simeone, e le ricordò con giubilo quel giorno nel quale egli ricevé dalle sue mani Gesù bambino. Vennero S. Zaccaria e S. Elisabetta, e di nuovo la ringraziarono di quell'amorosa visita, che con tanta umiltà e carità loro fece nella loro casa, e per cui ricevettero tanti tesori di grazie. Venne S. Giovan Battista con maggior affetto a ringraziarla di averlo santificato per mezzo della sua voce. Ma che dovettero poi dirle, quando vennero a salutarla i suoi cari genitori S. Gioachimo e S. Anna? Oh Dio con qual tenerezza la dovettero benedire, dicendo: Ah figlia diletta, e qual fortuna è stata la nostra di avere una tal figlia? Ah che tu sei ora la regina nostra, perché sei la Madre del nostro Dio: per tale noi ti salutiamo e ti adoriamo. Ma chi può comprendere poi l'affetto con cui venne a salutarla il suo caro sposo S. Giuseppe? Chi mai potrà spiegare l'allegrezza che provò il santo patriarca in vedere la sua sposa giunta in cielo con tanto trionfo, e fatta regina di tutto il paradiso? Con qual tenerezza dovette egli dire: Ah signora e sposa mia, e quando mai potrò giungere a ringraziar quanto devo il nostro Dio di avermi fatto sposo di voi, che siete sua vera Madre? Per voi io meritai in terra di assistere alla fanciullezza del Verbo Incarnato, di averlo tante volte fra le braccia e di riceverne tante grazie speciali. Sian benedetti i momenti che spesi in vita a servire Gesù e voi, mia santa sposa. Ecco il nostro Gesù; consoliamoci, ch'ora non giace steso in una stalla sul fieno, come noi lo vedemmo nato in Betlemme; non vive già povero e disprezzato in una bottega, come un tempo visse con noi in Nazarette; non già sta affisso in un patibolo infame, com'egli morì per la salute del mondo in Gerusalemme; ma siede alla destra del Padre, qual re e signore del cielo e della terra. Ed ecco che noi, regina mia, non ci separeremo più da' suoi santi piedi a benedirlo ed amarlo in eterno.

    Indi tutti gli angeli vennero a salutarla, ed ella la gran regina tutti ringraziò dell'assistenza che le avevano fatta nella terra; ringraziando singolarmente l'arcangelo S. Gabriele, che fu ambasciatore felice di tutte le sue fortune, allorché venne a darle la nuova d'esser fatta Madre di Dio. Indi genuflessa l'umile e santa Vergine adora la divina Maestà, e tutta inabissata nella cognizione del suo niente, la ringrazia di tutte le grazie a lei per sua sola bontà concedute, e specialmente d'averla fatta madre del Verbo Eterno. Quindi comprenda chi può con quale amore la SS. Trinità la benedisse. Comprenda quali accoglienze fe' l'Eterno Padre alla sua figlia, il Figlio alla sua madre, lo Spirito Santo alla sua sposa. Il Padre la corona con parteciparle la sua potenza, il Figlio la Sapienza, lo Spirito Santo l'amore. E tutte tre le divine Persone collocando il di lei trono alla destra di Gesù, la dichiarano regina universale del cielo e della terra, e comandano agli angeli e a tutte le creature che la riconoscano per loro regina, e qual regina la servano e ubbidiscano. - E qui passiamo a considerare quanto fu eccelso questo trono, in cui Maria fu in cielo sublimata.

    Punto II.

    Ma se mente umana, dice S. Bernardo, non può arrivare a capire la gloria immensa, che Dio ha preparata in cielo a coloro che in terra l'hanno amato, come ci avvisò l'Apostolo, chi mai giungerà a comprendere quid praeparavit gignenti se?11 qual gloria abbia egli apparecchiata alla sua diletta Madre, che in terra l'ha amato più di tutti gli uomini, anzi sin dal primo momento ch'ella fu creata l'amò più di tutti gli uomini e di tutti gli angeli uniti insieme? Ha ragione dunque la santa Chiesa di cantare, avendo Maria amato Dio più di tutti gli angeli, ch'ella sia stata sopra tutti gli angeli sublimata in cielo: Exaltata est sancta Dei Genitrix super choros angelorum ad caelestia regna (In festo Ass.).12 Sì, esaltata, dice Guglielmo abbate, sopra degli angeli, in modo ch'ella non veda sopra di sé collocato altri che 'l suo Figlio, ch'è l'Unigenito di Dio: Matrem dico exaltatam super choros angelorum, ut nihil contempletur super se Mater, nisi Filium suum (Ser. IV, de Ass.).13

    Ond'è che asserisce il dotto Gersone che distinguendosi tutti gli ordini degli angeli e de' santi in tre gerarchie, come insegna l'Angelico (Qu. 108) con S. Dionisio,14 Maria costituisce in cielo una gerarchia a parte, la più sublime di tutte e la seconda dopo Dio: Virgo sola constituit hierarchiam secundam sub Deo hierarcha primo (Sup. Magn., tr. 4).15 E siccome, soggiunge S. Antonino, senza paragone differisce la padrona da' servi, così senza paragone è maggiore la gloria di Maria da quella degli angeli: Virgo est domina angelorum, ergo et improportionabiliter est supra omnem hierarchiam angelorum exaltata (IV p., tit. 15, c. 20).16 E per intendere ciò basta sapere quel che ci disse Davide, che questa regina fu collocata alla destra del Figlio: Astitit regina a dextris tuis (Ps. XLIV, [10]). Il che appunto di Maria lo spiegò sant'Atanasio, dicendo: Collocatur Maria a dextris Dei (De Ass. B.V.).17

    L'opere di Maria, come parla sant'Idelfonso, è certo che superarono incomparabilmente nel merito l'opere di tutti i santi, e perciò non può comprendersi il premio e la gloria ch'ella si meritò: Sicut est incomparabile quod gessit, ita et incomprehensibile praemium et gloria inter omnes sanctos quam meruit (Serm. 2, de Ass.).18 E s'è certo che Dio rimunera secondo il merito, siccome scrisse l'Apostolo: Reddet unicuique secundum opera eius (Rom. II, 6), certamente ancora, dice S. Tommaso, la Vergine, che superò il merito di tutti ed uomini ed angeli, dovette esser innalzata sopra tutti gli ordini celesti: Sicut habuit meritum omnium et amplius, ita congruum fuit ut super omnes ponatur ordines caelestes (Lib. de sol. sanct.).19 In somma, soggiunge S. Bernardo, si misuri la grazia singolare ch'ella acquistò in terra, e quindi si misuri la gloria singolare ch'ella ottenne in cielo: Quantum enim gratiae in terris adepta est, tantum et in caelis obtinet gloriae singularis.20

    La gloria di Maria, considera un dotto autore (il P. La Colombiere, pred. 28) che fu una gloria piena, gloria compiuta, a differenza di quella che hanno in cielo gli altri santi.21 È vero che in cielo tutti i beati godono una perfetta pace e pieno contento; nulladimeno sempre sarà vero che niun di loro gode quella gloria che avrebbe potuto meritare, se con maggior fedeltà avess'egli servito ed amato Dio. Ond'è che sebbene i santi in cielo niente più desiderano di quel che godono, nulladimeno in fatti avrebbero che desiderare. È vero altresì che ivi non apportano pena i peccati fatti e 'l tempo perduto; ma non può negarsi che dà sommo contento il bene maggiore fatto in vita, l'innocenza conservata e 'l tempo meglio impiegato. Maria in cielo niente desidera e niente ha che desiderare. Chi de' santi in paradiso, dice S. Agostino (De nat. et grat., to. VII, c. 36), dimandato se ha commessi peccati, può rispondere di no, fuor di Maria?22 Maria è certo, come ha dichiarato23 il sacro Concilio di Trento (Sess. VI, can. 23), non commise mai alcuna colpa, alcun minimo difetto:24 non solo ella non perdé mai la divina grazia, né mai l'offuscò, ma non la tenne mai oziosa; non fe' azione che non meritasse; non disse parola, non ebbe pensiero, non diè respiro che non lo dirigesse alla maggior gloria di Dio: in somma non mai si raffreddò o si fermò un momento di correre a Dio, niente mai perdé per sua negligenza; sicché sempre corrispose alla grazia con tutte le sue forze ed amò Dio quanto lo poté amare. Signore, ella ora gli dice in cielo, se io non vi ho amato quanto voi meritate, almeno v'ho amato quanto ho potuto.

    Ne' santi le grazie sono state diverse, come dice S. Paolo: Divisiones... gratiarum sunt.25 Sicché ciascuno di loro corrispondendo poi alla grazia ricevuta, si è renduto eccellente in qualche virtù, chi in salvare anime, chi nel far vita penitente, chi nel soffrire i tormenti, chi nel contemplare; che perciò la santa Chiesa in celebrar le loro feste dice di ciascuno: Non est inventus similis illi.26 E secondo i meriti sono in cielo distinti nella gloria: Stella enim a stella differt (I Cor. XV, 41). Gli apostoli si distinguono da' martiri, i confessori dalle vergini, gl'innocenti da' penitenti. La S. Vergine, essendo stata ripiena di tutte le grazie, fu ella sublime più di ciascun santo in ogni sorta di virtù: ella fu apostola degli apostoli, fu regina de' martiri mentre patì più di tutti: fu la confaloniera delle vergini, l'esempio delle coniugate, unì in sé una perfetta innocenza con una perfetta mortificazione; unì in somma nel suo cuore tutte le virtù più eroiche, che avesse mai praticate alcun santo. Onde di lei fu detto: Astitit regina a dextris tuis in vestitu deaurato, circumdada varietate (Ps. XLIV, [10]); poiché tutte le grazie, i pregi, i meriti degli altri santi, tutti si trovano congregati in Maria, come le dice l'abbate di Celles: Sanctorum omnium privilegia, o Virgo, omnia habes in te congesta.27

    In modo tale che siccome lo splendore del sole eccede lo splendore di tutte le stelle insieme unite, così, dice S. Basilio, la gloria della divina Madre supera quella di tutti i beati: Maria universos tantum excedit, quantum sol reliqua astra (Or. de Ann.).28 Ed aggiunge S. Pier Damiani che siccome la luce delle stelle e della luna scomparisce, quasi queste non più vi siano, al comparire del sole; così Maria oscura talmente nella gloria lo splendore degli uomini e degli angeli, che quasi in cielo questi non compariscono: Sol ita sibi siderum et lunae rapit positionem, ut sint quasi non sint. Similiter et virga Iesse utrorumque spirituum habet dignitatem, ut in comparatione Virginis nec possint apparere (Serm. de Ass.).29 Quindi asserisce S. Bernardino da Siena con S. Bernardo che i beati partecipano in parte della divina gloria, ma la Vergine in certo modo n'è stata talmente arricchita, che par che una creatura non possa più unirsi a Dio di quel ch'è unita Maria: Divinae gloriae participatio ceteris quodammodo per partes datur, sed secundum Bernardum B. Virgo Maria penetravit abyssum, ut, quantum creaturae conditio patitur, illi luci inaccessibili videatur immersa (T. 1, ser. 61, a. 2, c. 10).30 Al che si unisce ciò che dice il B. Alberto Magno, che la nostra regina contempla Dio molto da vicino e incomparabilmente più che tutti gli altri spiriti celesti: Visio Virginis Matris super omnes creaturas incomparabiliter contemplatur maiestatem Dei (De laud. Virg., c. 69).31 E dice di più il sopranominato S. Bernardino che siccome gli altri pianeti sono illuminati dal sole, così tutti i beati ricevono luce e gaudio maggiore dalla vista di Maria: Quodammodo sicut cetera luminaria illuminantur a sole, sic tota caelestis curia a gloriosa Virgine laetificatur (Loc. cit., art. 3, c. 3).32 E in altro luogo similmente asserisce che la Madre di Dio salendo al cielo ha accresciuto il gaudio a tutti i suoi abitanti: Gloriosa Virgo cum caelos ascendit, supernorum gaudia civium cumulavit (Serm. de Ass.).33 Onde disse S. Pier Damiani che i beati non hanno maggior gloria in cielo dopo Dio, che di godere la vista di questa bellissima regina: Summa gloria est post Deum te videre (Serm. 1, de Nat.).34 E S. Bonaventura: Post Deum maior nostra gloria et maius nostrum gaudium ex Maria est.35

    Rallegriamoci dunque con Maria dell'eccelso trono in cui Dio l'ha sublimata in cielo. E rallegriamocene anche con noi, poiché se la nostra Madre ci ha lasciati colla sua presenza, salendo gloriosa in cielo, non ci ha lasciati coll'affetto. Anzi ivi stando più vicina e unita a Dio, maggiormente conosce le nostre miserie, e di là più ci compatisce e meglio ci può soccorrere. E che forse, le dice S. Pier Damiani, o Vergine beata, perché voi siete stata così innalzata in cielo, vi sarete scordata di noi miserabili? Numquid, o B. Virgo, quia ita glorificata es, ideo nostrae humilitatis oblita es? (Serm. 1, de Nat. V.). No, ci guardi Dio dal pensarlo; non può un cuore così pietoso non compatire le nostre miserie così grandi: Absit, soggiunge, non convenit tantae misericordiae tantae miseriae oblivisci.36 Se grande fu la pietà ch'ebbe Maria verso di noi quando vivea sulla terra, assai più grande, dice S. Bonaventura, è in cielo
    dove ella regna: Magna fuit erga miseros misericordia Mariae exsulantis in mundo, sed multo maior est regnantis in caelo. (Spec., c. 8).37

    Dedichiamoci intanto a servire questa regina, ad onorarla ed amarla quanto possiamo; mentr'ella non è, dice Riccardo di S. Lorenzo, come gli altri regnanti che aggravano di pesi e dazi i loro vassalli, ma la nostra regina arricchisce i suoi servi di grazie, di meriti e di premi: Regina Maria non gravat tributis, sed largitur servis suis divitias, dona gratiarum, thesauros meritorum et magnitudinem praemiorum (De laud. Virg., lib. 6).38 E preghiamola con Guerrico abbate: O madre di misericordia, voi già sedete sì vicina a Dio, regina del mondo in trono così sublime, satollatevi pure della gloria del vostro Gesù, e mandate a noi vostri servi le reliquie che vi avanzano. Voi godete già alla mensa del Signore, noi sotto la mensa qui in terra quai poveri cagnolini vi domandiamo pietà: O mater misericordiae, saturare gloria Filii tui, et dimitte reliquias parvulis tuis. Tu ad mensam Domini, nos sub mensa catelli (Serm. 4, in Ass. Virg.).39


    Esempio.

    Riferisce il P. Silvano Razzi (Lib. 3, Mir. B. Virg.) che un divoto chierico molto amante della nostra regina Maria, avendo inteso così lodare la sua bellezza, ardentemente desiderava di vedere una volta la sua signora; onde con umili preghiere le cercò questa grazia. La pietosa Madre gli mandò a dire per un angelo che volea compiacerlo di farsi da lui vedere, ma con questo patto, che dopo averla veduta egli restasse cieco. Accettò il divoto la condizione. Ecco un giorno già l'apparve la B. Vergine; egli per non restare affatto cieco volle sul principio rimirarla con un sol occhio; ma poi invaghito della gran bellezza di Maria volle contemplarla con tutti due, ed allora la Madre di Dio disparve. Perduta ch'ebbe la presenza della sua regina, afflitto non si saziava di piangere non già l'occhio perduto, ma per non averla veduta con ambedue. Perlocché ritornò a supplicarla che di nuovo se gli fosse fatta vedere, e non si curava di perdere la vista dell'altro occhio rimasto, con restare affatto cieco. Felice e contento, diceva, io resterò, o mia signora, se diventerò in tutto cieco per sì bella cagione, che mi lascerà più innamorato di voi e della vostra bellezza. Ecco di nuovo volle contentarlo Maria, di nuovo lo consolò colla sua vista; ma perché quest'amorosa regina non sa far mai male ad alcuno, apparendogli la seconda volta, non solo non gli tolse l'altr'occhio rimasto, ma gli restituì anche l'occhio perduto.40

    Preghiera.

    O grande, eccelsa e gloriosissima Signora, prostrati a' piedi del vostro trono noi vi adoriamo da questa valle di lagrime. Noi ci compiacciamo della gloria immensa, di cui v'ha arricchita il Signore. Or che sedete già regina del cielo e della terra, deh non vi scordate di noi poveri vostri servi. Non isdegnate da cotesto eccelso soglio nel quale regnate, di volgere gli occhi vostri pietosi verso di noi miserabili. Voi quanto più siete vicina alla sorgente delle grazie, tanto più ce ne potete provvedere. In cielo voi meglio scorgete le nostre miserie, onde bisogna che ci compatiate e più ci soccorriate. Fate che in terra siamo vostri servi fedeli, acciocché così possiamo venire a benedirvi in paradiso. In questo giorno in cui voi siete fatta regina dell'universo, noi ancora ci consacriamo alla vostra servitù. In tanta vostra allegrezza consolate oggi ancora noi con accettarci per vostri vassalli. Voi dunque siete la nostra madre.

    Ah madre dolcissima, madre amabilissima, i vostri altari son circondati da molta gente che vi dimanda chi d'esser guarito da qualche male, chi d'esser provveduto ne' suoi bisogni, chi vi cerca una buona raccolta, chi la vittoria di qualche lite. Noi vi domandiamo grazie più gradite al vostro cuore: otteneteci l'esser umili, distaccati dalla terra, rassegnati alla divina volontà; impetrateci il santo amor di Dio, la buona morte, il paradiso. Signora, mutateci da peccatori in santi: fate questo miracolo, che vi darà più onore che se illuminaste mille ciechi e risuscitaste mille morti. Voi siete così potente appresso Dio, basta dire che siete la sua Madre, la sua più cara, piena della sua grazia; che cosa mai egli vi potrà negare?

    O regina bellissima, noi non pretendiamo di vedervi in terra, ma vogliamo venire a vedervi in paradiso; e voi ce l'avete da ottenere. Così certo speriamo. Amen. Amen.

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    NOTE BIBLIOGRAFICHE

    1 «Nobis vero, carissimi, quae in eius Assumptione solemnitatis occasio, quae causa laetitiae, quae materia gaudiorum?... Merito... resonat in excelsis gratiarum actio et vox laudis; sed plangendum nobis quam plaudendum magis esse videtur.» S. BERNARDUS, In Assumptione B. V. M., sermo 1, n. 1. ML 183-415.

    2 In festo Assumptionis, Introitus.

    3 «Secundus status gloriosae Virginis Mariae positus a Propheta (con queste parole: Surge, Domine, in requiem tuam, tu et arca sanctificationis tuae: Ps. CXXXI 8), est amorosissimae obviationis, ita quod verbum Prophetae sit vox una omnium Beatorum iubilantium, exsultantium et applaudentium, atque exhortantium Dominum ire obviam suae benedictae Matri, ac dicentium: Domine, in requiem tuam, scilicet, obvius vade tu cum omni exercitu beatorum. Vocant enim beatam Virginem requiem Christi, non tamen (leggi: tantum) quia in ea novem mensibus requievit, verum etiam quia plus per quietum amorem requievit in ea, quam in tota alia rationali creatura: sicut Eccli. XXIV, 12, ipsa beata Virgo testatur dicens: Et qui creavit me, requievit in tabernaculo meo.» S. BERNARDINUS SENENSIS, De Assumptione gloriosae Virginis Mariae Sermo, art. 2, prooemium. Opera, Venetiis, 1745, IV, p. 121, col. 1. - Tractatus de B. Virgine, Sermo 11, In festo Assumpt. gloriosae Virg. Mariae, art. 2, prooemium, Opera, Venetiis, 1591, III, pag. 127, col. 1, 2.

    4 IV Reg. II, 11.

    5 «Quid ergo tu cum hominibus, quamvis sanctis? Cur non potius... solitudinem expetisti remotior quam Ioannes Baptista, secretior quam Elias, ut solite scirent, tibique famularentur angeli sancti... donec tuis completis diebus, ad transferendum te in caelum aethereum non unus tantum currus igneus, sed totus cum rege suo Filio tuo veniret atque occurreret angelorum exercitus?» RUPERTUS Abbas, Comm. in Cantica Cant., lib. 5. ML 168-911, 912.

    6 «O quis exprimere posset caelestis curiae iucunditatem atque solemnitatem, quando surrexit Rex gloriosus Iesus festinus et laetus, et regali decore laureatus, et totam beatorum civitatem commovit, ut omnes caeli cives occurrerent Virgini Matri ascendenti... Surrexit igitur gloriosus Iesus in occursum suae dulcissimae Matris.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Ord. Min. Sermones pro festivitatibus B. M. V., sermo 12, De Assumptione gloriosae Virginis Mariae, art. 2, prooemium. Opera, IV, Venetiis, 1745, pag. 121, col. 1. - Cf. ibid., cap. 2, pag. 121, col. 2. - Opera, Venetiis, III, 1591, Tractatus de B. V., Sermo 11 et ultimus, In festo Assumptionis, art. 2, prooemium, pag. 127, col. 2. - Cf. cap. 2, pag. 128.

    7 «Sed, o bone Iesu, istius tuae dulcissimae Matris piissime fili, quomodo potuisti pati ut, te in regnum gloriae tuae remeante, illam quasi orbatam in miseriis mundi relinqueres, et non eam statim tecum regnaturam assumeres?... Prudentiori... et digniori consilio usus, praecedere illam volebas, quatenus ei locum immortalitatis in regno tuo praeparares, ac sic comitatus tota curia tua festivius ei occurreres, eamque sublimius, sicut decebat tuam Matrem, ad teipsum exaltares.» EADMERUS, Cantuariensis monachus, Liber de excellentia Virginis Mariae, cap. 7. Inter Opera S. Anselmi. ML 159-571.

    8 «Attolle iam oculos ad Assumptionem Virginis, et, salva Filii maiestate invenies occursum huius pompae non mediocriter digniorem (quam in Ascensione Domini). Soli quippe angeli Redemptori occurrere potuerunt; Matri vero caelorum palatia penetranti Filius ipse, cum tota curia tam angelorum quam iustorum solemniter occurrens, evexit ad beatae consistorium sessionis.» NICOLAUS Monachus, S. Bernardi aliquando notarius, Sermo in Assumptione B. M. V. Inter Opera S. Petri Damiani, Sermo 40. ML 144-717, 718.

    9 «Ego sum qui patrem et matrem filiis honorandos commendavi; ego ut facerem quod docui, et exemplo essem aliis, ut Patrem honorarem, in terram descendi; nihilominus, ut Matrem honorarem, in caelum reascendi. Ascendi, et praeparavi ei locum... Veni igitr, electa mea...» GUERRICUS, Abbas, In Assumptione B. Mariae, sermo 2, n. 6. ML 185-193.

    10 Delle omilie di Origene sulla Cantica, due sole rimangono; che vanno fino al cap. II, v. 14. - PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, In Ps. 86, Excitatio 15, n. 8: «Una omnium in caelo erat laetantium (vox) atque dicentium: Quae est ista quae ascendit de deserto, deliciis affluens, innixa super dilectum suum? Transfert Origenes: «Super pectus recumbens dilecti.» Ac si amoris pondus eam totam inclinasset, ubi sedes erat amoris, nempe ad cor sui dilectissimi dulcissimique Filii.»

    11 «Quod si oculus non vidit, nec auris audivit, nec in cor hominis ascendit, quae praeparavit Deus diligentibus se: quod praeparavit gignenti se, et, quod omnibus est certum, diligenti prae omnibus, quis loquatur?» S. BERNARDUS, In Assumpt. B. V. M., sermo 1, n. 4. ML 183-416, 417.

    12 In officio Assumptionis B. M. V.: V). et R). ad utrasque Vesperas et ad Laudes; Ant. 1 in Noct. 1; R). et V). ad Tertiam.

    13 «Mariam dico exaltatam super choros angelorum, ut nihil contempletur supra se Mater nisi Filium solum; nihil miretur supra se Regina nisi Regem solum; nihil veneretur supra se Mediatrix nostra nisi Mediatorem solum.» (Non Guglielmo, ma) GUERRICUS Abbas, In Assumptione B. Mariae, sermo 1, n. 7. ML 185-190.

    14 S. THOMAS, Sum. Theol., I, qu. 108, art. 1 et 6. -DIONYSIUS AREOPAGITA, De caelesti hierarchia, c. 6, § 1, 2. MG 3, col. 199-202.

    15 «Constituit ipsa sola hierarchiam secundam, sub Deo trino et uno, Hierarcha primo et summo; apud quem Hierarcham humanitas Filii sui sola sublimata, sedet a dextris virtutis Dei per unitatem suppositi.» Ioannes GERSONIUS, Tractatus quartus super «Magnificat». Opera, Antverpiae, 1706, IV, col. 286.

    16 «Plus improportionabiliter differt dominus a servo, quam servus a servo. Omnes angeli sunt administratorii spirtitus, id est servi, dicit Apostolus ad Hebr. I, 14; B. Maria est Domina angelorum. Seraphin ergo se habet ad Cherubin ut servus ad servum; B. Maria ut Domina ad servos; ergo improportionabiliter est super Seraphin, qui est ultimus ordo in suprema hierarchia: unde super omnem hierarchiam exaltata.» S. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, tit. 15, cap. 20, § 15. Veronae, 1740, IV, col. 1065.

    17 «Hincque decet nos eam respicientes, nec non ex ea genitum carniferum Filium dicere: Nunc «astitit a dextris tuis in vestitu deaurato, circumamicta, circumdata varietate»... Dicamus igitur iterum atque iterum semper et in perpetuum, cum ad ipsum Regem Dominum et Deum, tum ad ipsam Reginam, Dominam et Deiparam respicientes, ex motu quodam contemplationis spiritualis ac perspicacis oculi nostri: «Astitit Regina a dextris tuis in vestitu deaurato, circumamicta, varietate circumdata.» Sermo in Annuntiationem Deiparae, n. 14. Inter Opera S. Athanasii, MG 28-938. Sospetta Baronio, Epistola apologetica, VIII, ibid., col. 918 che questo Sermone sia «Anastasii, episcopi Antiocheni, sanctitate et eruditione clarissimi.»

    18 «Sicut incomparabile est quod gessit et ineffabile donum quod percepit, ita et inaestimabile atque incomprehensibile praemium et gloria, non dico inter ceteras sacras virgines, verumetiam ultra omnes sanctos, quam promeruit.» Inter Opera dubia S. Hildefonsi, Sermo 2 De assumptione B. Mariae. ML 96-251.

    19 S. THOMAS, Sermones pro dominicis diebus et pro Sanctorum solemnitatibus, qui ex Bibliotheca Vaticana nunc primum in lucem prodeunt. Opera, Romae, 1570, XVI. Fol. 40, col. 2, 3: In Assumptione B. M. V. ex epistola. «Quasi cedrus exaltata sum in Libano, etc. Eccli. XXIV (17 et seq.). Per sex arbores quibus comparatur exaltatio Beatae Virginis in ista epistola, intelligi possunt sex ordines beatorum... Est ergo sensus, quod Virgo est exaltata sicut angeli, patriarchae et prophetae, apostoli, martyres, confessores et virgines: et est liptote, qui pauca dicit, significatque magna. Fuit enim exaltata super choros angelorum et super omnes sanctos; nec mirum si est sicut angeli, pattriarchae, etc. Habuit enim meritum angelorum angelice vivendo... Habuit enim meritum prophetae prophetando: Luc. I, 48: Beatam me dicent omnes generationes: vidit enim spiritu prophetico, et prophetavit quod debebat beatificari ad omnibus gentibus, et quod omnes gentes debebant recipere Filium Dei, et suum. Habuit meritum apostolorum et evangelistarum docendo. Multa enim scripta sunt et praedicata, quae non potuerunt sancti nisi per revelationem eius scire, sicut de ingressu angeli in conceptione, et aliis pluribus. Habuit meritum martyris, mortem crucis cum Filio patiendo. Lucae II, 35: Et tuam ipsius animam pertransibit gladius. Habuit meritum confessorum, devote Domino confitendo. Luc. I, 47: Magnificat anima mea Dominum. Habuit meritum virginum, inchoando virginitatem, et conservando. Luc. I, (26, 27, 28): Ingressus est angelus Gabriel ad Mariam virginem. Et sicut habuit meritum omnium et amplius, ita congruum fuit ut super omnes ponatur... ordines caelestium.» - Cf. HURTER, S. I., Sermones S. Thomae, qui circumferuntur, Oeniponte, 1874, Sermo 200.

    20 «Quantum enim gratiae in terris adepta est prae ceteris, tantum et in caelis obtinet gloriae singularis.» S. BERNARDUS, In Assumpt. B. M. V., sermo 1, n. 4. ML 183-416.

    21 B. Claude de LA COLOMBIÈRE, Sermons prêchés devant S. A. R. Madame la Duchesse d'York, Lyon, 1692, II, Sermon 31, pour le jour de l'Assomption de la Sainte Vierge, exorde, pag. 272, 273: «De tous les éloges qui ont été donnés à Marie, lorsqu'elle était encore parmi les hommes, le plus magnifique sans doute, fut celui qu'elle reçut de Dieu même par la bouche de Gabriel, lorqu'il l'appela pleine de grâce: Ave, gratia plena. Mais présentement, qu'elle est élevée au-dessus des Anges, on doit ajouter quelque chose à cet éloge; et ce que l'on peut dire de plus grand en sa faveur, si je ne me trompe, c'est qu'elle est pleine de gloire. Gloria Domini plenum est opus eius. (Eccli. XLII, 16). Je n'ignore pas que cette plénitude, prise en un certain sens, est commune à tous les saints... Mais il s'en faut beaucoup que la plénitude de leur félicité n'égale le comble de la gloire de la Sainte Vierge: leurs richesses, comparées à celle de leur Reine, peuvent passer pour indigence... Il est certain qu'elle est, dans le paradis, ce qu'elle a été sur la terre, la choisie, la bien-aimée; il est certain qu'entre les Bienheureux mêmes, elle est la Favorite et la Bienheureuse.»

    22 «Excepta itaque sancta virgine Maria, de qua propter honorem Domini nullam prorsus, cum de peccatis agitur, haberi volo quaestionem... hac ergo Virgine excepta, si omnes illos sanctos et sanctas, cum hic viverent, congregare possemus et interrogare utrum essent sine peccato, quid fuisse responsuros putamus?... Rogo vos, quantalibet fuerint in hoc corpore excellentia sanctitatis, si hoc interrogari potuissent, nonne una voce clamassent: Si dixerimus quia peccatum non habemus, nos ipsos seducimus, et veritas in nobis non est.» S. AUGUSTINUS, De natura et gratia lib. unus, cap. 36. ML 44-267.

    23 Le ediz. precedenti al 1776 hanno: definito.

    24 «Si quis hominem semel iustificatum dixerit amplius peccare non posse, neque gratiam amittere...aut contra, posse in tota vita peccata omnia, etiam venialia, vitare, nisi ex speciali Dei privilegio, quemadmodum de beata Virgine tenet Ecclesia, anathema sit.» CONCILIUM TRIDENTINUM, Sessio VI, De iustificatione, canon 23.

    25 I Cor. XII, 4.

    26 Commune Confessoris Pontificis, Antiphona 2 ad Laudes et per Horas; capitulum ad Sextam.

    27 RAYMUNDUS IORDANUS, sapiens Idiota, Can. Reg. O. S. Aug., ex praeposito Uticensi abbas Cellensium apud Biturigas, (+ dopo l'anno 1381: RAYNAUDUS, Opera, XI, pag. 43, 44), Contemplationes de B. V., pars 2, Contemplatio 3, n. 2, Migne-Bourassé, Summa aurea, IV, col. 877: «Non defuit tibi puritas angelorum, non fides patriarcharum, non scientia prophetarum, non zelus apostolorum, non patientia martyrum, non sobrietas confessorum, non innocentia aut humilitas virginum. In summa, nullo genere vacasti virtutum, o Virgo plusquam beata. Quodcumque donum alicui sanctorum umquam datum fuit, tibi non fuit negatum, sed omnium sanctorum privilegia omnia habes in te congesta.»

    28 «Si de aliis sanctis Paulus asserit: Quibus dignus non erat mundus (Hebr. XI, 38); quid dicemus de Deipara, quae tanto super omnes martyres exsplenduit, quanto stellas praefulgurat sol?» BASILIUS Seleuciensis, Oratio 39, In SS. Deiparae Annuntiationem, n. 5. MG 85-442.

    29 «Electa ut sol. Hanc attende similitudinem, qua nulla in rebus mundi potest esse sublimior. Nihil enim habuit Spiritus in visibilibus creaturis excellentius, cui excellentiam Virginis compararet. Multo enim altius aliquid habet claritas solis quam lunae; quia, etsi illa minores stellas obscurat , non tamen penitus occultat; hic vero lucidius incandescens, ita sibi siderum et lunae rapit positionem, ut sint quasi non sint, et videri non possint.» NICOLAUS monachus, quondam notarius S. Bernardi, Sermo in Assumptione B. M. V., sermo 40, inter Opera S. Petri Damiani. ML 144-720.

    30 «Secundo autem data est illi largitas gloriae; nam in paradiso divinae gloriae participatio ceteris quodammodo per partes datur: sed, secundum Bernardum, beata Virgo Maria divinae sapientiae profundissimum, ultra quam credi valeat, penetravit abyssum: ut quantum sine personali unione creaturae conditio patitur, illi luci inaccessibili videatur immersa.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus B. M. V., Sermo 13, De exaltatione B. V. in gloria, art. 1, cap. 10. Venetiis, 1745, IV, pag. 128, col. 2. - Ed. Veneta, 1591, I, pag. 522 col. 1, 2: Quadragesimale de religione christiana, Sermo 61, De superadmirabili gratia et gloria B. V., art. 2, cap. 10. - «Stultus ut luna mutatur: sapiens autem permanet ut sol (Eccli. XXVII, 12). In sole nimirum et fervor, et splendor stabilis; in luna solus splendor atque is omnino mutabilis et incertus, qui numquam in eodem statu permanet. Iure ergo Maria sole perhibetur amicta, quae profundissimam divinae sapientiae, ultra quam credi valeat, penetravit abyssum: ut quantum sine personali unione creaturae conditio patitur, luci illi inaccessibili videatur immersa. Illo nimirum igne prophetae labia purgantur (Is. VI, 7), illo igne Seraphin accenduntur. Longe vero aliter Maria meruit, non velut summatim tangi, sed operiri magis undique, et circumfundi, et tamquam ipso igne concludi. Candidissimus sane, sed et calidissimus huius mulieris amictus: cuius omnia tam excellenter irradiata noscuntur, ut nihil in ea, non dico tenebrosum, sed ne subobscurum saltem, vel minus lucidum, sed ne tepidum quidem aliquid, aut non gerventissimum, liceat supsicari.» S. BERARDUS, Dominica infra octavam Assumpt. B. V. M., Sermo «in Signum magnum», n. 3. ML 183-431.

    31 S. ALBERTUS MAGNUS, Quaestiones super «Missus», Quaestio 61, Praemittenda ad solutionem praecedentium quaestionum, § 5, Lugduni, 1651, XX, pag. 54, col. 2.: «Illi autem qui elevantur secundum statum patriae, vident per speciem, et faciunt tres gradus... Tertius gradus visionis patriae est visio gloriosae Virginis Matris Dei, quae super omnes creaturas improportionabiliter et limpidissime et propinquissime contemplatur maiestatem Dei, utpote super omnes choros Angelorum exaltata; et ideo tres hierarchias supergressa, in quarta a dextris cum Filio eius, id est in potioribus bonis, collocata.» - Il Mariale, cap. 96, pag. 355, col. 1, 2, ha lo stessissimo testo, con qualche leggerissima differenza verbale: levantur per elevantur; gloriosissimae per gloriosae.

    32 «Tantum enim differt gloria Virginis a gloria aliorum beatorum, quantum sol a ceteris luminaribus caeli: et quodammodo sicut cetera luminaria irradiantur a sole, sic tota caelestis curia a gloriosa Virgine laetificatur et decoratur. Unde Bernardus in sermone de Assumptione ait: Itaque gloriosa Virgo dum caelos ascendit, etiam supernorum gaudia civium copiosis augmentis cumulavit.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivit. B. V. M., sermo 13, De exaltatione B. V. in gloria, art. 1, cap. 3. Venetiis, 1745, IV, pag. 126, col. 2. - Ed. Veneta, 1591, I, pag. 519, col. 1, 2: Quadragesimale de christiana religione, sermo 61, De superadmirabili gratia et gloria B. V., art. 2, cap. 3. - S. BERNARDUS, In Assumptione B. V. M., sermo 1, n. 1, ML 183-415: «Virgo hodie gloriosa caelos ascendens, supernorum gaudia civium copiosis sine dubio cumulavit augmentis.»

    33 Vedi la nota precedente.

    34 «Summa gloria est post Deum te videre, adhaerere tibi, et in tuae protectionis munimine demorari.» NICOLAUS monachus, notarius aliquando S. Bernardi, Sermo in Nativitate B. V. M.. Inter Opera S. Petri Damiani, sermo 44. ML 144-740.

    35 «Gloriosum gloriae Mariae privilegium est, quod quidquid post Deum pulchrius, quidquid dulcius, quidquid iucundius in gloria est, hoc Maria, hoc in Maria, hoc per Mariam est. Gloriosum omnino gloriae Mariae privilegium est, quod post Deum maior gloria nostra, maius nostrum gaudium de Maria est.» CONRADUS DE SAXONIA, Speculum B. M. V., lectio 6. Inter Opera S. Bonaventurae, Lugduni (iuxta ed. Vaticanam et Moguntinam), 1668, VI, pag. 439, col. 1, CD.

    36 «Numquid quia ita deificata, ideo nostrae humanitatis oblita es? Nequaquam, Domina. Scis in quo discrimine nos reliqueris, ubi iaceant, quantum delinquant servi tui; non enim convenit tantae misericordiae tantam miseriam oblivisci.» NICOLAUS monachus, S. Bernardi iam notarius, Sermo in Nativitate B. V. M. Inter Opera S. Petri Damiani, sermo 44. ML 144-740.

    37 «Magna enim erga miseros fuit misericordia Mariae adhuc exsulantis in mundo, sed multo maior erga miseros est misericordia eius iam regnantis in caelo.» CONRADUS DE SAXONIA, Speculum B. M. V., lectio 10. Inter Op. S. Bonav., ed. ut supra, VI, pag. 444, col. 2, C.

    38 «Maria regina propter... largitatem: largitur enim servis suis dona gratiarum, vestes virtutum, thesauros meritorum, et magnitudinem praemiorum.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 6, cap. 13, n. 3. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651, pag. 200, col. 2; Parisiis, XXXVI, 354.

    39 «O mater misericordiae, saturare gloria Filii tui; et dimitte reliquias tuas parvulis tuis. Tu iam ad mensam, Domina; nos, sub mensa catelli. Sicut oculi ancillae in manibus dominae suae, ita familia haec famelica de te praestolatur alimoniam vitae.» GUERRICUS, Abbas Igniacensis, In Assumptione B. Mariae, sermo 4, n. 5. ML 185-200.

    40 Silvano RAZZI, Monaco Camaldolese, Raccolta di miracoli operati ad intercessione della Beatissima Vergine Maria Nostra Signora, lib. 3, miracolo 5, Venezia, 1757, pag. 235-237. - Ioannes HEROLT, O. P., Sermones Discipuli de tempore et de Sanctis, 3 vol., Venetiis, 1598. Alla fine del 1° vol., pag. 619-624: Exempla de B. Virgine. Alla fine del 2° vol., con paginazione a parte: Promptuarium exemplorum Discipuli, 205 pag., non compreso l'Indice. Poi, con nuova paginazione: Pomptuarium Discipuli de miraculis B. M. V., 40 pag., non compreso l'Indice. Dopo viene il 3° vol., Venetiis, 1599, Sermones Discipuli in Quadragesima. - Promptuarium Discipuli de miraculis B. M. V., Exemplus 78, pag. 34: «Quidam clericus Parisiensis, beatissimae Virgini valde devotus, qui ardenti animo diu desiderabat videre pulchritudinem Virginis Mariae. Post multa tempora, angelus Domini ex parte Virginis Mariae destinatus, salutavit clericum, ei dicens: «Domina mea Maria... exaudivit orationiem tuam, et mandat tibi quod tali die et hora veniet ad te, et videbis eam. Sed scias, si eam videbis, amplius caecus eris.» Ad quod clericus: «Libenter volo perdere lumen, ut ipsam semel videre merar.» Cum autem audisset angelum, coepit ille sollicitus esse, et cogitare: «Quid ultra facies, postquam oculos amittes? Tuc non poteris lucrari scribendo panem tuum, sed oportebit te esse amplius miserum et mendicum.» Et postmodum cogitavit in seipso, et dixit: «Quando beata Maria venerit, unum oculum aperiam ad videndum eam, et alium claudam, et sic unum oculum tantum amittam...» Cum autem postea gloriosa Virgo apparuisse... et cum manum alteri oculo superposuisset... et cum postea manum deponeret ut eam ambobus oculis inspiceret, beata Virgo disparuit, et eam ultra non vidit. Tunc... ipse se acriter arguens... dicebat: «Heu miser, quare unum oculum clausi, et ambos oculos non aperui? Utinam caeus essem, ut eam plenius vidissem.» Cumque diu beatam Virginem Mariam exorasset, ut eam videre posset iterum, quia altero oculo libenter carere vellet, tunc iterum misit angelum, qui dicebat: «Mandat tibi Domina angelorum adventum suum, ex quo vis et altero oculo orbari.» Cui ille: «Etiam, domine, si mille oculos haberem, optarem perpetuo perdere, dummodo eam possem secundario praesentem videre.» Cui angelus: «Ipsa clementissima Domina mandat tibi quod videbis eam, et superstitem oculum non amittes, et insuper recuperabis oculum perditum.»... Non multo tempore post... et beata Virgo Maria apparens ei, se videndam exhibuit, et amissum oculum ei restituit. Ex quo possumus perpendeere quanta sit pulchritudo Virginis Mariae, et quam delectabile est eam oculis videre.»


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