Zakariya Zubeidi, caporione delle Brigate Martiri di Al Aqsa a Jenin, si è detto disposto a dare ordine di cessare gli attentati contro Israele in cambio della fine delle incursioni israeliane nella città e del ritiro dalle zone circostanti. E’ un’ottima notizia, alla quale il governo israeliano è bene che risponda aumentando le operazioni militari contro i terroristi a Jenin e dintorni.
L’offerta di Zubeidi non è un ramoscello di pace. Non è una manifestazione di pragmatismo, di moderazione o di buona volontà. E’ solo il riconoscimento indiretto di una imminente sconfitta del terrorismo. Le Brigate Al Aqsa e altre fazioni terroristiche palestinesi sono state devastate dalle continue azioni delle Forze di Difesa e dei servizi di sicurezza israeliani contro esecutori e mandanti del terrorismo. Intere leve di terroristi sono state arrestate, eliminate o costrette a nascondersi impiegando le loro energie per salvare la loro vita più che attentare a quella altrui. La loro capacità di raggiungere e colpire obiettivi israeliani è stata drasticamente ridotta dalla costruzione della barriera difensiva. L’uccisione di capi Hamas come Ahmed Yassin e Abdel Aziz Rantisi non è stata seguita, di fatto, dai fiumi di sangue minacciati, quanto piuttosto da uno dei periodi più lunghi di (relativa) calma che Israele abbia conosciuto negli ultimi quattro anni. Se l’intifada sembra quasi finita, come qualcuno oggi osa sussurrare, è perché le Forze di Difesa israeliane stanno vincendo, nonostante da diversi anni ci sentiamo ripetere la predica che le operazioni militari non servono per vincere in un conflitto, che qualunque “escalation” da parte di Israele non fa che innescare la reazione terroristica da parte palestinese, che muri e barriere sono inutili, e che ai palestinesi (anche ai terroristi?) bisogna non incutere paura ma dare speranza. (…)
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La barriera funziona, ma i pregiudizi sono duri a morire, ieri a pranzo ho parlato con un prete delle mie parti, che ha organizzato una vacanza in italia insieme per due gruppi di ragazzi uno israeliano ed uno palestinese. Si lamentava delle difficoltà imposte della presenza del muro all'espatrio dei ragazzi palestinesi che per venire in italia dovranno passare da amman e non da tel aviv (dal suo punto di vista, organizzare due viaggi è più complicato che uno, sia logisticamente che economicamente). quando gli ho detto che anche grazie al muro, il numero di attentati riusciti e persino dei furti è diminuito drasticamente è letteralmente caduto dalle nuvole.....
Cordiali Saluti