Ritorno sul tanto discusso derby romano e vi propongo un articoletto molto breve del mitico Tim Parks, personaggio che ho avuto modo di "conoscere" leggendo il suo libro QUESTA PAZZA FEDE (tradotto da "A Season with Verona") e che apprezzo molto per la sua schiettezza. Lui è inglese, lo ricordo...
Il commento di Tim Parks alle vicende del derby Lazio-Roma
Roma 24 marzo 2004
NOI TIFIAMO NOI, dice lo striscione. Questa dichiarazione, insieme ironica e autistica, offre un punto di partenza per chi vuole capire piuttosto che semplicemente condannare il mondo degli ultras. Avverte che è un movimento che mette la propria esistenza al di sopra di ogni altra considerazione. Per gli ultras, infatti, il club e i grandi campioni/mercenari del calcio moderno, altro non sono che un male necessario che permette lo svolgersi del delirio collettivo domenicale nello stadio.
Nell'ambito della nostra nostalgia moderna per qualche tipo di comunità che ci possa restituire un senso di forte e agguerrita solidarietà, gli ultras hanno evitato i peggiori degli eccessi. Non sono una associazione criminale, né, se si esclude qualche sgradevole coreografia, hanno qualcosa a che spartire con il nazismo. Hanno inventato invece una forma di fondamentalismo part-time, dentro il quale si possono godere tutte le emozioni di una comunità in guerra, ma senza la necessità di una causa reale riconducibile al mondo della politica o del lavoro. E' proprio questo agire senza causa (al di là dei colori di una bandiera) che infonde a certi gruppi di ultras la loro corrosiva ironia. Sono l'opposto del politically correct.
Ma per fare i Talebani del fine settimana ci vogliono nemici. "Voi esistete in quanto noi vi odiamo", scrive un ultrà veronese alla sua controparte vicentina sul net. E aggiunge: "Dovreste ringraziarci!". Ha ragione. I vari gruppi di ultras che si picchiano a vicenda sono dei falsi nemici. Sotto sotto hanno bisogno l'uno dell'altro. Come si fa a sentirsi profondamente milanista senza quelli dell'Inter da odiare?
Invece, da quando si è deciso che bisogna metter fine a questi scontri con l'intervento massiccio della polizia, ecco che tutti gli ultras acquistano un nemico nuovo, e per lo più ben armato ed equipaggiato, cosa che rende più intenso il conflitto e che apre la strada a un fronte comune tra tifoserie nemiche, una nuova e più cupa identità.
La polizia merita tutto il nostro sostegno e simpatia. Ma non sempre gestisce bene la faccenda. Ci sono atteggiamenti aggressivi anche quando la situazione è delle più calme. Mi ricordo di un poliziotto fuori di San Siro che ha sputato sul tifoso davanti a me, per nessun motivo. Dal momento che il tifoso più mite può sentirsi vittima, si è creato un clima favorevole alla violenza.
Ma neanche la polizia è il vero nemico degli ultras. Che è la televisione. E' in questa chiave che va letto quello che è successo a Roma domenica sera. Per presentare il calcio a un vasto pubblico rispettabile, la tv richiede l'eliminazione degli spettacoli sgradevoli. Gli ultras devono scomparire per proteggere un business. Aver guastato il piacere sedentario a milioni di spettatori attraverso la fantasia di un tifoso vittima della polizia, ecco una grande vittoria per gli ultras.
Ma perché non distruggerli con la repressione e basta? Gli inglesi ci sono riusciti. Pochi però fanno notare che negli anni in cui Highbury e Anfield sono diventati sicuri come dei cinema e costosi quanto l'opera lirica, la violenza delle gang nella periferia di Londra è aumentata in modo vertiginoso. Si va sicuri allo stadio il sabato, ma certe strade di notte bisogna proprio evitarle. Meno male, però, che questa violenza, meno spettacolare e ritualizzata, miete le sue vittime lontano dall'attenzione delle telecamere.