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Discussione: Pentecoste

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    Dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 261-273

    IL SANTO GIORNO DELLA PENTECOSTE

    LA VENUTA DELLO SPIRITO SANTO


    La grande giornata che compie l'opera divina sull'umanità, riluce finalmente sul mondo. "I giorni della Pentecoste, ci dice san Luca, sono compiuti" (At 2,1). Dopo la Pasqua noi abbiamo visto trascorrere sette settimane; ed ecco il giorno che ne segue e porta il numero misterioso di cinquanta. Oggi è la domenica consacrata dai ricordi della creazione della luce e della Risurrezione di Cristo; ora le dovrà essere imposto il suo ultimo carattere e riceverne "la pienezza di Dio".

    La Pentecoste ebraica.

    Già durante il regno delle figure il Signore marcò la gloria futura del cinquantesimo giorno. Israele aveva compiuto, sotto gli auspici dell'Agnello Pasquale, il suo passaggio attraverso le acque del mar Rosso. Sette settimane erano trascorse nel deserto che doveva condurre nella terra promessa, ed il giorno che le seguì, fu quello in cui si suggellò l'alleanza tra Dio e il suo popolo. La Pentecoste (il cinquantesimo giorno) fu segnata dalla promulgazione dei dieci comandamenti della Legge divina, e questo grande ricordo restò in Israele, insieme alla commemorazione annuale di tale avvenimento. Ma, come la Pasqua, la Pentecoste era profetica: vi doveva essere una seconda Pentecoste, per tutti i popoli, come vi fu una seconda Pasqua per il riscatto del genere umano. Al Figlio di Dio, vincitore della morte, la Pasqua con tutti i suoi trionfi; allo Spirito Santo la Pentecoste, che lo vede entrare come legislatore nel mondo, posto ormai sotto la sua legge.

    La Pentecoste cristiana.

    Ma quale differenza tra le due Pentecoste! La prima, sulle rocce selvagge dell'Arabia, in mezzo a fulmini e tuoni, ordinando una legge impressa su tavole di pietra; la seconda, a Gerusalemme, sulla quale la maledizione non è ancora piombata, perché, fino ad allora, ella possiede le primizie del nuovo popolo sul quale dovrà esercitarsi l'impero dello Spirito d'amore. In questa seconda Pentecoste, il Ciclo non si oscura, non si ode il fragore del fulmine; i cuori degli uomini non sono agghiacciati dallo spavento, come intorno al Sinai. Ma battono sotto l'impressione del pentimento e della riconoscenza. Un fuoco divino si è impadronito di essi, un fuoco che divamperà su tutta la terra. Gesù aveva detto: "Fuoco sono venuto a gettare sulla terra, e che desidero se non che divampi?" (Lc 12,49). L'ora è venuta, e Colui che, in Dio, è l'Amore, la fiamma eterna ed increata, discende dal Cielo per adempiere gli intenti misericordiosi dell'Emmanuele. In questo momento, in cui il raccoglimento domina il Cenacolo, Gerusalemme è piena di pellegrini, accorsi da tutte le regioni della gentilità, e qualche cosa di segreto si muove in fondo al cuore degli uomini. Sono Ebrei venuti per la festa di Pasqua e della Pentecoste, da tutti i luoghi dove Israele è andato a costruire le sue Sinagoghe. L'Asia, l'Africa, Roma stessa, hanno fornito il loro contingente. Confusi con Ebrei di razza pura, si scorgono anche dei pagani che un movimento di pietà ha portato ad abbracciare le legge di Mosè e le sue pratiche: li chiamano i Proseliti. Questa popolazione mobile, che dovrà disperdersi fra pochi giorni, e che si è riunita a Gerusalemme per il solo desiderio di compiere la legge, rappresenta, per la diversità delle lingue, la confusione di Babele; ma coloro che la compongono sono meno influenzati dall'orgoglio e dai pregiudizi di quanto lo siano gli abitanti della Giudea. Arrivati solamente ieri, essi non hanno conosciuto e ripudiato il Messia, come questi ultimi, né bestemmiato le sue opere che rendevano testimonianza di Lui. Se hanno gridato davanti a Pilato, insieme agli altri Ebrei, per domandare che il Giusto fosse crocifisso, è stato perché essi furono trascinati dall'ascendente dei sacerdoti e dei magistrati di quella Gerusalemme, verso la quale la loro pietà e la loro docilità alla legge li aveva condotti.

    Il soffio dello Spirito Santo.

    Ma è giunta l'ora; l'ora di Terza, l'ora predestinata da tutta l'eternità, ed ecco che si manifesta e si compie quel disegno che le Tre Divine Persone avevano concepito e deciso prima di tutti i tempi. Nello stesso modo che il Padre, sulla mezzanotte, mandò in questo mondo il proprio figlio, eternamente generato, per prendere carne nel seno di Maria, così il Padre e il Figlio, in questa ora di Terza, inviano sulla terra lo Spirito Santo, che procede da tutt'e due, per compiervi, sino alla fine del tempo, la missione di formare la Chiesa, Sposa e impero di Cristo, di assisterla, di mantenerla; di salvare e di santificare le anime.

    Improvvisamente un vento violentissimo che viene dal Cielo, si fa sentire; sibila al di fuori e riempie il Cenacolo col suo soffio potente. All'esterno richiama intorno all'edificio che porta alla montagna di Sion una folla di abitanti di Gerusalemme e di stranieri; dentro, tutto scuote, solleva i centoventi discepoli del Salvatore e mostra che niente gli resiste. Gesù aveva detto di Lui: "Il vento spira dove vuole, e tu ne senti la voce" (Gv 3,8); potenza invisibile, che scava fino negli abissi nel profondo del mare, e lancia le onde fino alle nubi. D'ora in avanti, questo vento percorrerà la terra in tutti i sensi, e nulla potrà arrestarlo nel suo dominio.

    Le lingue di fuoco.

    Intanto la santa assemblea, che era assisa nell'estasi dell'attesa, ha conservato il medesimo atteggiamento. Passiva sotto la forza del divino Inviato, si abbandona a Lui, ma quel soffio non è stato che una preparazione per l'interno del Cenacolo, mentre è un richiamo per il di fuori. Improvvisamente una pioggia silenziosa si spande dentro all'edificio; pioggia di fuoco dice la Santa Chiesa, "che illumina senza bruciare, che splende senza consumare" [1]; delle falde accese, che avevano la forma di lingue, vengono a posarsi sulla testa di ciascuno dei centoventi Discepoli. È lo Spirito Divino che prende possesso dell'assemblea, in ciascuno dei suoi membri. La Chiesa non è più solamente in Maria; è pure nei centoventi Discepoli. Tutti appartengono adesso allo Spirito, che è disceso sopra di essi; il suo regno è cominciato, è dichiarato, e nuove conquiste si preparano.

    Ma ammiriamo il simbolo sotto il quale si opera una tale rivoluzione. Colui che un giorno si mostrò nel Giordano, sotto la graziosa forma di colomba, appare oggi sotto quella del fuoco. Nella divina essenza, egli è amore; ora, l'amore non si trova completamente nella dolcezza e nella tenerezza; esso è ardente come il fuoco. Adesso, dunque, che il mondo è stato affidato allo Spirito Santo, bisogna che bruci; l'incendio non si arresterà più. E perché quella forma di lingue? perché la parola sarà il mezzo col quale si propagherà il divino incendio. I centoventi Discepoli non avranno che da parlare del Figlio di Dio fatto uomo e di tutti Redentore; dello Spirito Santo, che rinnova le anime; del Padre Celeste, che le ama e le adotta: la loro parola verrà accolta da un gran numero di persone. Tutti quelli che l'avranno accettata, saranno uniti in una medesima fede, e l'insieme che essi formeranno verrà chiamato Chiesa Cattolica, Universale, estesa in tutti i tempi ed in tutti i luoghi. Il Signore Gesù aveva detto: "Andate, insegnate a tutte le nazioni". Lo Spirito viene dal Cielo sulla terra, e la lingua farà risuonare questa parola, e l'amor di Dio e degli uomini che la ispirerà. Tale lingua e tale amore si sono arrestati su questi uomini e, coll'aiuto dello Spirito, essi lo trasmetteranno ad altri sino alla fine dei secoli.

    Il dono delle lingue.

    Un ostacolo, nondimeno, sembra elevarsi contro simile missione. Dopo Babele, i linguaggi dell'umanità si sono divisi, e la parola non circola più nello stesso modo tra un popolo e l'altro. Come dunque potrà essa essere lo strumento di conquista per tante nazioni, e riunire in una sola famiglia tante razze che si ignorano? Non temete: vi provvederà il potentissimo Spirito. Nella sacra ebbrezza che egli ispira ai centoventi Discepoli, ha loro conferito il dono di comprendere e di farsi capire essi stessi in tutte le lingue. Nell'istante medesimo, in un sublime trasporto, si provano a parlare tutti gli idiomi della terra, e la loro lingua, come l'orecchio, si presta, non solamente senza sforzo, ma con delizioso piacere, a questa pienezza della parola che ristabilirà la comunione degli uomini tra loro. Lo Spirito d'amore ha fatto cessare "in un momento" la separazione derivata da Babele, e l'iniziale fraternità riappare nell'unità del linguaggio. Come sei bella, o Chiesa Santa di Dio, resa sensibile da questo prodigio dello Spirito Divino, che agisce ormai senza limite! Tu ci riporti al magnifico spettacolo che ci offriva la terra, quando l'umano genere non parlava che una sola lingua. E questa meraviglia non si effettuerà solamente nel giorno della Pentecoste, né durerà soltanto quanto la vita di coloro nei quali essa si manifesta in questo momento. Dopo la predicazione degli Apostoli, la primitiva forma di questo prodigio si cancellerà a poco a poco, perché non sarà più necessaria; ma sino alla fine dei secoli, o Chiesa Santa, tu continuerai a parlare tutte le lingue; poiché non sarai confinata in un solo paese, ma abiterai in tutte le contrade del mondo. Ovunque, si sentirà predicare la medesima fede nella lingua di ogni popolo, e così, il miracolo della Pentecoste rinnovato e trasformato, ti accompagnerà sempre e resterà uno dei tuoi principali caratteri. È ciò che fa dire a sant'Agostino quelle ammirevoli parole mentre parlava ai fedeli: "La Chiesa diffusa tra le nazioni, parla tutte le lingue; che cos'è la Chiesa, se non il corpo del Cristo? In questo corpo, voi siete un membro. Essendo dunque membro d'un corpo che parla tutte le lingue, avete diritto di considerarvi come partecipe del medesimo dono" [2].

    Durante i secoli di fede, la Santa Chiesa, unica sorgente di ogni vero progresso dell'umanità, aveva fatto ancora di più: era riuscita a riunire in una stessa forma di linguaggio i popoli che aveva conquistato. La lingua latina fu molto a lungo il vincolo del mondo civilizzato. Nonostante le distanze, le relazioni di popolo a popolo, le comunicazioni della scienza, gli affari stessi dei privati le erano affidati; l'uomo che parlava quella lingua in nessun luogo era forestiero, né in tutto l'occidente, né al di là di esso. L'eresia del XVI secolo emancipò le nazioni da questo beneficio come da tanti altri, e l'Europa, a lungo scissa, cerca, senza trovarlo, questo centro comune che solo la Chiesa e la sua lingua potevano offrirle. Ma ritorniamo al Cenacolo, le cui porte non si sono ancora aperte, e seguitiamo a contemplarvi le meraviglie del divino Spirito.

    Maria nel cenacolo.

    Per prima cosa i nostri occhi cercano rispettosamente Maria; Maria, più che mai "Piena di Grazia". Poteva sembrare che, dopo i doni immensi che le vennero prodigati nella sua Concezione Immacolata, dopo i tesori di santità che riversò in Lei la presenza del Verbo incarnato durante i nove mesi che ella lo ebbe nel suo seno, dopo gli aiuti speciali ricevuti per agire e soffrire in unione col suo Figliolo nell'opera della Redenzione, dopo i favori di cui Gesù la ricolmò in mezzo agli splendori della Risurrezione, il Cielo avesse esaurito la quantità di doni che aveva da dispensare sopra una semplice creatura, per quanto alta potesse essere nell'eterno disegno. Ma non è così. Una nuova missione s'inizia per Maria: in quest'ora la Santa Chiesa viene da Lei generata; da Maria nasce al mondo la Sposa del suo Figlio e nuovi doveri l'aspettano. Gesù è ormai asceso al Cielo ed ha lasciato Maria sulla terra, affinché prodigasse le sue cure materne a questo tenero frutto. Quanto è commovente, ma quanto anche gloriosa, questa infanzia della nostra amatissima Chiesa, accolta nelle braccia di Maria, nutrita da lei, sostenuta dal suo appoggio fin dai primi passi della sua carriera nel mondo! Occorre, dunque, un aumento della grazia a questa nuova Eva, alla vera "Madre dei viventi", per rispondere ad una tale missione: e per questo ella è il principale oggetto dei favori dello Spirito Santo.

    Un giorno Egli la fecondò per divenire la madre del Figlio di Dio; in questo momento forma in lei la Madre dei Cristiani. "Un fiume con i suoi canali allieta la città di Dio" (Sal 45), come dice Davide; lo Spirito d'amore compie in questo momento l'oracolo del Redentore morente sulla Croce. Egli aveva detto, indicando l'uomo: "Donna, ecco il tuo Figlio"; e adesso l'ora è arrivata, e Maria ha ricevuto con meravigliosa pienezza questa grazia materna, che fin da oggi comincerà ad esercitare e che l'accompagnerà sino al suo trono di Regina, quando la Chiesa, essendo alfine rafforzata sufficientemente, potrà essere lasciata dalla sua celeste nutrice, che, dalla terra salirà al Cielo per cingere il diadema che l'aspetta.

    Contempliamo la nuova bellezza che appare sui tratti di Colei in cui il Signore viene a dichiarare una seconda maternità: tale bellezza, oggi, è il capolavoro dello Spirito Santo. Maria brucia di un fuoco celeste; un amore nuovo si è acceso nel suo cuore; ella si dà tutta a quest'altra missione, per la quale è stata lasciata quaggiù. La grazia apostolica è discesa in Lei. La lingua di fuoco, che ha ricevuto, non parlerà per la pubblica predicazione; ma parlerà agli Apostoli, li dirigerà, li consolerà nella loro opera. Ella si esprimerà con altrettanta dolcezza che forza, all'orecchio dei fedeli che sentiranno l'attrattiva verso Colei nella quale il Signore ha suscitato ogni meraviglia. Quale latte generoso darà ai primi figli della Chiesa il vigore che li farà trionfare dagli assalti dell'inferno; e Stefano, formato da Lei, aprirà il nobile stuolo dei martiri.

    Gli Apostoli.

    Osserviamo adesso il Collegio Apostolico. Questi uomini che quaranta giorni di avvicinamento al Maestro risorto avevano risollevato, e che noi troviamo già così differenti da com'erano prima, cosa sono divenuti ora, dopo che li ha invasi lo Spirito Santo? Non sentite che si sono trasformati, che un ardore divino li trasporta e che tra poco si lanceranno alla conquista del mondo? Tutto ciò che il Maestro aveva annunciato si è adempiuto in essi; ed è veramente la Virtù dell'alto, che è discesa per armarli nella lotta. Dove sono andati quelli che tremavano di fronte ai nemici di Gesù, quelli che dubitavano della sua Risurrezione? La verità, che il Maestro ha loro insegnato, brilla ora agli occhi dell'intelligenza; tutto vedono, e tutto comprendono. Lo Spirito Santo ha loro infuso, in grado sublime, il dono della fede e il loro cuore brucia dal desiderio di diffonderla al più presto in tutto il mondo. Ben lungi, adesso, dall'aver timore, essi non aspirano che ad affrontare tutti i pericoli della predicazione, secondo quanto Gesù ha comandato di annunciare a tutte le nazioni il suo nome e la sua gloria.

    I Discepoli.

    In un piano inferiore ci appaiono i Discepoli, meno favoriti in questa visita che i dodici principi del Collegio Apostolico, ma penetrati dal medesimo fuoco; essi pure andranno alla conquista del mondo e fonderanno numerose Cristianità. Il gruppo delle pie donne non è stato meno sensibile che il resto dell'Assemblea, nella discesa di quel Dio che si è mostrato sotto l'emblema del fuoco. L'amore che le ritenne ai piedi della croce di Gesù e che le condusse, per prime, al Sepolcro nel mattino di Pasqua, si è acceso di nuovo ardore. La lingua di fuoco si è fermata sopra ciascuna ed esse pure saranno eloquenti nel parlare del Maestro agli Ebrei ed ai Gentili.

    Gli Ebrei.

    Intanto la folla degli Ebrei che aveva sentito il frastuono annunciante la venuta dello Spirito Santo, si è ammassata, numerosa, intorno al Cenacolo. Questo stesso Spirito, che ha agito nell'interno dell'edificio con tanta magnificenza, li spinge ad assediare quella casa che contiene tra le sue mura la Chiesa di Cristo, la cui nascita è avvenuta or ora. Risuona il clamore delle voci, e, ben presto, lo zelo apostolico non sopporta più di restare in quello stretto recinto. In un momento l'assemblea, seguendo l'ispirazione, si precipita alle porte del Cenacolo, e si mette in contatto con quella moltitudine avida di conoscere il nuovo prodigio operato, poco fa, dal Dio di Israele.

    Ma, o meraviglia! la folla composta da persone di tutte le nazioni, che si aspettavano di sentir parlare dei Galilei, è presa improvvisamente dallo stupore. Quei Galilei non hanno fatto altro che annunciare l'avvenuto con parole confuse ed inarticolate, eppure ciascuno li ode parlare nella sua propria lingua. Il simbolo dell'unità appare in tutto il suo splendore. La Chiesa Cristiana è mostrata a tutti i popoli rappresentati da questa moltitudine. Essa sarà una; poiché le barriere che Dio, nella sua Giustizia, mise un tempo per isolare la nazioni, sono crollate poc'anzi. Ecco i messaggeri della fede di Cristo; sono pronti, partiranno, e la loro parola farà il giro della terra. Tuttavia, tra la folla, qualche uomo, insensibile al prodigio, si scandalizza dell'ebbrezza divina nella quale vede gli Apostoli: "Questi uomini, dicono, sono pieni di vino". È il linguaggio del razionalismo che vuole spiegare tutto con il linguaggio umano. E, nondimeno, questi Galilei, che ritengono ubriachi, prostreranno ai loro piedi il mondo intero, e comunicheranno l'ebbrezza di quello Spirito che è in loro, a tutte le razze del genere umano. I Santi Apostoli sentono che il momento è venuto; bisogna che la seconda Pentecoste sia proclamata in questo giorno, anniversario della prima. Ma in tale proclamazione della legge di misericordia e d'amore, che viene a rimpiazzare quella della giustizia e del timore, quale sarà il Mosè? L'Emmanuele, prima di salire al Cielo, l'aveva designato: Pietro, il fondamento della Chiesa. È ora che tutto questo popolo lo veda e lo ascolti; il gregge si sta per formare, ed il Pastore bisogna che si mostri. Ascoltiamo lo Spirito Santo che parlerà per mezzo del suo organo principale, in presenza della moltitudine rapita e silenziosa; ogni parola dell'apostolo, che non parla che in una sola lingua, è capita da ciascuno dei suoi ascoltatori, a qualunque paese della terra appartenga, e qualunque idioma esso usi. E basterebbe questo solo discorso a dimostrare la verità e la divinità della nuova legge.

    Il discorso di san Pietro.

    "Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate in Gerusalemme, vi sia noto questo, e gli orecchi s'aprano alle mie parole. Costoro non sono già ubriachi, come voi vi pensate; siamo appena alla terza ora del giorno! Questo che avviene è quel che fu predetto dal Profeta Gioele: 'E avverrà, dice il Signore, ch'io negli ultimi giorni spanderò del mio Spirito sopra ogni carne, e i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, e i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri vecchi avranno dei sogni. Sì, in quei giorni sui miei servi e sulle mie serve spanderò dello Spirito mio e profeteranno. E farò prodigi su in Cielo, e segni giù in terra, sangue e fuoco, e vapor di fumo. Il sole si cangerà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno grande e glorioso ,del Signore. E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvo'. Uomini d'Israele, ponete mente a queste parole: Gesù Nazareno, Uomo approvato da Dio con opere potenti e prodigi e segni, che Dio ha fatto per mezzo di Lui tra voi, come voi stessi ben sapete: quest'uomo che, conformemente al determinato consiglio e alla presenza di Dio, vi fu dato nelle mani, Voi l'avete confitto per mani d'iniqui; ma Dio l'ha risuscitato, avendo rotto gli angosciosi legami del sepolcro, perché non era possibile che egli ne fosse ritenuto. Ond'è che Davide dice di Lui: 'Sempre ho avuto il Signore davanti agli occhi; ecco, egli sta alla mia destra, affinché io stia fermo. Perciò il mio cuor si rallegra, e la mia lingua giubila; e anche il mio corpo riposerà sperando, poiché tu non lascerai l'anima mia in inferno, e non permetterai che il tuo Santo vegga la corruzione! Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita; tu mi ricolmerai di gioia con la tua presenza! Uomini fratelli si può ben dirvi liberamente che il patriarca David morì e fu sepolto, tanto che la sua tomba è anche al dì d'oggi presso di noi. Ma egli essendo profeta e sapendo che Dio gli aveva promesso con giuramento che farebbe sedere uno della sua progenie sul suo trono, con tal previsione annunzio la risurrezione di Cristo, dicendo che egli non sarebbe stato lasciato nella morte e che il suo corpo non avrebbe veduto la corruzione. Questo Gesù lo ha risuscitato Iddio, e noi tutti ne siamo testimoni. Esaltato Egli dunque alla destra e ricevuta dal Padre la promessa dello Spirito Santo, ha diffuso quel che voi vedete e udite. Certo David non salì al Cielo; anzi egli dice: 'Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, sino a che io non ponga i tuoi nemici sgabello ai tuoi piedi'. Sappia dunque certissimamente tutta la Casa d'Israele, che Dio ha fatto Signore e Cristo questo Gesù che Voi avete crocifisso" (At 2,14-36).

    Così fu compiuta la promulgazione della nuova legge, per bocca del nuovo Mosè. Come avrebbero potuto gli ascoltatori non accogliere il dono inestimabile di questa seconda Pentecoste, che veniva a dissipare le ombre dell'antica ed a mettere in luce le divine realtà? Dio si rivelava, e, come sempre, lo faceva con dei miracoli. Pietro ricorda i prodigi di Gesù, di cui la Sinagoga non ha voluto tener conto, che rendevano testimonianza per Lui. Egli annuncia la discesa dello Spirito Santo, e quale prova vi unisce l'inaudito prodigio del dono delle lingue conferito ai presenti del Cenacolo e costatato da tutti gli ascoltatori.

    Le prime conversioni.

    Proseguendo la sua opera, lo Spirito Santo, che aleggiava su quella folla, feconda con la sua azione benedetta nei cuori predestinati. La fede nasce e si sviluppa improvvisamente nei Discepolo del Sinai, accorsi da ogni parte del mondo per una Pasqua e una Pentecoste ormai sterili. Pieni di timore e di dolore per aver domandato la morte del Giusto, di cui confessano la Risurrezione e l'Ascensione al Cielo, questi Ebrei di tutte le nazioni gridano a Pietro ed ai suoi compagni: "Fratelli, che dobbiamo fare?". Disposizione ammirevole per ricevere la fede! Il desiderio di credere e il fermo proposito di conformare le azioni alla fede. Pietro riprende il suo discorso: "Pentitevi, e che ciascuno di Voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, e avrete parte anche voi al dono dello Spirito Santo. La promessa è stata fatta per voi, per i vostri figli e per quelli che sono lontano ossia i gentili: in una parola per tutti quelli che chiama il Signore nostro Dio".

    Ad ogni parola del nuovo Mosè, viene cancellata la Pentecoste giudaica, e quella Cristiana risplende di una luce sempre più meravigliosa. Il regno dello Spirito è inaugurato in Gerusalemme, di fronte a quel tempio condannato a crollar su se stesso. Pietro continua a parlare..., ma il libro degli Atti non ha raccolto che queste parole che risuonano come un ultimo richiamo di salvezza: "Salvatevi, figli di Israele, salvatevi da questa generazione perversa".

    E infatti bisognava spezzare i vincoli con i propri cari, meritare, col sacrificio, i favori della nuova Pentecoste, passare dalla Sinagoga alla Chiesa. Molte lotte cominciarono nel cuore di quegli uomini; ma il trionfo dello Spirito Santo, in quel primo giorno, fu completo. Tremila persone si dichiararono discepoli di Gesù e furono, quel dì medesimo, segnate col suggello dell'adozione. O Chiesa del Dio vivente, come sono belli i tuoi progressi sotto il soffio del divino Spirito! In principio tu eri risieduta in Maria, l'Immacolata, piena di grazia e madre di Dio; il tuo secondo passo ti ha dato i centoventi Discepoli del Cenacolo; ed ecco che il terzo ti porta tremila eletti, i nostri antenati, che ben presto lasceranno Gerusalemme e porteranno nei paesi, da dove partirono, le primizie del nuovo popolo. Domani, al tempio, Pietro parlerà, e alla sua voce cinquemila persone si dichiareranno, a loro volta, discepoli di Gesù di Nazaret. Salve, dunque, o Chiesa, nobile ed ultima creazione dello Spirito Santo, società immortale, che militi qui in terra, mentre trionfi nei Cieli.

    O Pentecoste, giorno sacro della nostra Nascita, tu inizi gloriosamente la, serie dei secoli che deve percorrere in questo mondo la Sposa dell'Emmanuele. Tu ci doni lo Spirito di Dio che viene a scrivere, non più sulla pietra, ma nei nostri cuori, la legge che governerà i Discepoli di Gesù. O Pentecoste, promulgata in Gerusalemme, ma che devi estendere i tuoi benefici anche a coloro "che sono lontani", ossia ai popoli della gentilità, tu vieni a compiere le speranze che ci fece intravedere il mistero dell'Epifania. I Magi venivano dall'Oriente, noi li seguimmo presso la culla del bambino Gesù, mentre sapevamo che sarebbe venuto il nostro turno. La tua grazia, o Spirito Santo, li aveva segretamente attirati a Betlemme; ma adesso, in questa Pentecoste che dichiara il tuo impero con tanta energia, ci chiami tutti; la stella è trasformata in lingue di fuoco, e la faccia della terra si rinnovella. Possano i nostri cuori conservare i doni che tu ci hai portato, quei doni che ci destinarono il Padre ed il Figlio, che ti inviarono a noi!

    Il mistero della Pentecoste.

    Non dobbiamo meravigliarci che la Chiesa abbia assegnato, nella Liturgia, un posto così privilegiato alla Pentecoste, quanto quello conferito alla stessa Pasqua, essendo l'importanza di questo mistero sì considerevole nell'economia del Cristianesimo. La Pasqua è il riscatto dell'uomo per mezzo della vittoria di Cristo: nella Pentecoste lo Spirito Santo prende possesso dell'uomo redento! L'Ascensione è il mistero intermedio. Da una parte essa da il completamento alla Pasqua, stabilendo l'Uomo-Dio vincitore della morte e capo dei fedeli, alla destra del Padre; dall'altra, determina la venuta dello Spirito Santo sulla terra.

    Questa discesa non poteva aver luogo prima della glorificazione di Gesù, come ci dice san Giovanni (7, 39), e i Padri ce ne danno numerose ragioni che ci aiutano a comprendere. Bisognava che il Figlio di Dio, che col Padre è il principio della processione dello Spirito Santo nell'essenza divina, inviasse anche personalmente questo Spirito sulla terra. La missione esteriore di una delle divine persone non è che una successione ed una manifestazione della produzione misteriosa ed eterna che ha luogo in seno alla divinità. Così il Padre non è inviato ne dal Figlio ne dallo Spirito Santo, perché non è da essi prodotto. Il Figlio è stato mandato agli uomini dal Padre, essendo stato generato da Lui eternamente. Lo Spirito è inviato dal Padre e dal Figlio perché procede dall'uno e dall'altro. Ma perché la missione dello Spirito Santo si compisse in modo di dare maggior gloria al Figlio, era giusto che non avesse luogo soltanto dopo l'intronizzazione del Verbo incarnato alla destra del Padre, ed era, per la natura umana, sommamente glorioso che al momento di questa missione essa fosse indissolubilmente unita alla natura divina nella persona del Figlio di Dio, onde con ragione si potesse dire che l'Uomo-Dio ha inviato lo Spirito Santo sulla terra.

    Questa augusta missione non doveva essere data allo Spirito che quando gli uomini avessero perduto la visione dell'umanità di Gesù. Come abbiamo detto, bisognava, d'ora in avanti, che gli occhi e i cuori dei fedeli, s'innalzassero verso il divino assente con un amore più puro e più spirituale. Ora, a chi apparteneva di portare agli uomini questo nuovo amore, se non al potentissimo Spirito che è il vincolo tra il Padre e il Figlio in un amore eterno? Questo Spirito che infiamma ed unisce, viene chiamato nella Sacra Scrittura il "Dono di Dio"; ed è oggi che il Padre e il Figlio ce lo inviano. Ricordiamoci le parole dell'Emmanuele alla donna di Samaria presso l'orlo del pozzo di Sichar: "Se tu conoscessi il dono di Dio" (Gv 4,10). Ma non era sceso ancora! non si manifestava ancora agli uomini che con parziali benefici. A partire da oggi, è un'effusione di fuoco che copre la terra: lo Spirito Santo anima tutto, agisce in ogni luogo. Noi conosciamo il dono di Dio; non abbiamo più che accettarlo, che offrirgli l'ingresso nei nostri cuori, come i tremila fedeli ascoltatori che furono presenti alla parola di Pietro. Ma osservate in quale momento dell'anno lo Spirito Santo viene a prendere possesso del suo dominio. Abbiamo visto il Sole della giustizia elevarsi timidamente in mezzo alle ombre del solstizio d'inverno, e salire con una corsa lenta fino al suo Zenit. In un sublime contrasto, lo Spirito del Padre e del Figlio ha voluto altre armonie. Egli è fuoco, fuoco che consuma! (Dt 4,24). Ed appare sul mondo nel momento in cui il sole brilla in tutto il suo splendore, in cui questo astro contempla la terra coperta di fiori e di frutti nascenti che carezza con i suoi raggi. Accogliamo nello stesso modo il calore vivificante del divino Spirito, e chiediamogli che non diminuisca più in noi. In questo momento dell'Anno Liturgico, per mezzo del Verbo Incarnato, siamo in pieno possesso della verità! Vegliamo a mantenere fedelmente in noi quell'amore che lo Spirito Santo è venuto, a sua volta, a portarci.

    La Liturgia della Pentecoste.

    Fondata su un passato di quattromila anni, durante l'epoca delle figure, la Pentecoste cristiana, la vera quinquagenaria, è nel numero delle feste istituite dagli stessi Apostoli. Abbiamo visto che anticamente essa divise con la Pasqua l'onore di condurre i catecumeni al sacro fonte, riconducendoli poi neofiti e rigenerati. La sua Ottava, come quella di Pasqua, non sorpassa il sabato, per una ragione identica all'altra. Il battesimo si conferiva nella notte tra il sabato e la Domenica, e per i neofiti la solennità della Pentecoste s'iniziava al momento stesso del loro battesimo. Come era avvenuto a Pasqua, essi rivestivano allora la veste bianca, deponendola il sabato seguente che era contato come l'ottavo giorno.

    Il medio evo dette alla festa di Pentecoste il grazioso nome di Pasqua delle rose: noi abbiamo già visto quello della Domenica delle rose imposto nei medesimi secoli di fede alla domenica dopo l'Ascensione. Il colore vermiglio della rosa ed il suo profumo rammentavano ai nostri padri le lingue ardenti che discesero nel Cenacolo su ciascuno dei centoventi discepoli, come fossero stati i petali sfogliati della rosa divina, che spandessero l'amore e la pienezza della grazia sulla Chiesa nascente. La Liturgia è entrata nella stessa idea, scegliendo, per il Santo Sacrificio, il colore rosso durante tutta l'Ottava. Durando di Mende, nel suo Razionale, così prezioso per gli usi liturgici nel medio evo, c'insegna che nel tredicesimo secolo nelle nostre Chiese, alla Messa della Pentecoste, si liberavano alcune colombe che volteggiavano al di sopra dei fedeli, a ricordo della prima manifestazione dello Spirito Santo sul Giordano; e che, dalla volta, si buttavano giù dei battuffoli di stoppa infiammata, e dei fiori, a ricordo della seconda nel Cenacolo.

    A Roma la Stazione si tiene nella Basilica di S. Pietro. Era giusto che si rendesse omaggio in questo giorno al principe degli Apostoli, la cui eloquenza, ispirata dallo Spirito Santo, conquistò alla Chiesa quei tremila Cristiani di cui noi siamo i discendenti.

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    NOTE

    [1] Responsorio del giovedì della Pentecoste.

    [2] XXII Trattato su san Giovanni.

    Fray Juan Bautista Maíno, Pentecoste, Museo del Prado, Madrid


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    Augustinus

  3. #13
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  4. #14
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    Gustave Doré, Pentecoste

    Tiziano, Pentecoste, 1541, Chiesa di Santa Maria della Salute, Venezia

  5. #15
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    Joseph Ritter Von Führich, Der Triumph Christi (Il trionfo di Cristo), XIX sec., Collezione privata. Cristo e la Vergine che lo contempla sono trainati su un carro dai simboli dei Quattro Evangelisti e dai Quattro Dottori della Chiesa Occidentale

    Jacob Jordaens, I quattro Padri della Chiesa Latina, XVII sec., Collezione privata

  6. #16
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    Predefinito Dalla "Mistica Città di Dio" della Ven. Suor Maria di Gesù Agreda

    Libro VII, Cap. V, §§ 58-72

    CAPITOLO 5

    La discesa dello Spirito Santo sopra gli apostoli e gli altri discepoli. Maria santissima ne ebbe la visione intuitiva. Gli altri eventi imperscrutabili che accaddero in quel giorno.


    58. Nel cenacolo, i dodici apostoli e gli altri discepoli perseveravano lieti aspettando l'adempimento della promessa del Signore, confermata dalla grande Regina del cielo lì presente, di mandare lo Spirito consolatore che avrebbe insegnato e chiarificato loro quanto avevano ascoltato dal Maestro. Saldamente uniti nella carità, in quei giorni nessuno ebbe pensieri, sentimenti o gesti in contrasto con gli altri: erano tutti un cuor solo ed un'anima sola nel giudicare e nell'operare. Tra questi nuovi figli della Chiesa non si manifestò un minimo principio o segno di discordia, neppure quando ebbe luogo l'elezione di san Mattia. In occasioni simili la diversità dei pareri può muovere la volontà in modo da creare dissapori anche tra persone in grande armonia, perché ciascuno è intento a seguire il proprio punto di vista e non ad accogliere l'opinione altrui. In quella santa riunione invece non si infiltrò divisione, poiché i presenti furono corroborati dalla preghiera, dal digiuno e dall'attesa concorde della visita dello Spirito Santo, il quale non dimora nei cuori in conflitto. Per conoscere quanto la comunione che li animava fosse forte e potente, tale non solo da renderli idonei a ricevere il Paraclito, ma anche da vincere e mettere in fuga i demoni, avverto che questi ultimi dall'inferno, dove stavano sprofondati fin dal momento della morte di Gesù, si sentirono colpiti da una nuova oppressione e furono presi da terrore per le virtù di coloro che erano nel cenacolo. Essi ignoravano di che cosa si trattasse, ma comprendevano che era lì la fonte della forza sconosciuta che li abbatteva. Intuivano che il loro impero stava per andare in rovina proprio a causa di ciò che i discepoli di Cristo cominciavano ad operare nel mondo con la parola e con l'esempio.

    59. La Regina degli angeli, piena di scienza e di grazia, conobbe il momento preciso stabilito dalla divina volontà per inviare lo Spirito Santo sopra il collegio apostolico. Mentre stavano per compiersi i giorni della Pentecoste, cioè i cinquanta giorni dopo la risurrezione del Redentore nostro, la beatissima Madre vide che, in cielo, l'umanità della persona del Verbo presentava all'eterno Padre la promessa che il medesimo Salvatore aveva fatta ai suoi apostoli mentre era nel mondo. Vide inoltre che era imminente il tempo fissato dalla sua infinita sapienza per ricolmare di questa grazia la Chiesa, radicandola nella fede obbediente alla parola annunciata da suo Figlio ed elargendole i doni che egli le aveva ottenuto. Cristo ricordò i meriti da lui acquistati nella carne mortale con la sua santissima vita, passione e morte, e le sue opere in favore degli uomini, dei quali era mediatore, avvocato, intercessore al cospetto dell'Altissimo; tra di essi, inoltre, viveva la sua dolcissima Madre, in cui le divine Persone si compiacevano. Sua Maestà chiese che il Consolatore scendesse nel mondo visibilmente, oltre che in forma invisibile attraverso la grazia, poiché ciò era conveniente per onorare la legge del Vangelo agli occhi di tutti, per confortare ed incoraggiare ancor più gli apostoli e quanti dovevano predicare la parola di Dio, per infondere terrore nei nemici di Cristo che durante la sua vita nel tempo lo avevano perseguitato e disprezzato sino alla morte di croce.

    60. La Vergine santissima, quale pietosa madre dei fedeli, accompagnò dalla terra questa richiesta presentata in cielo dal nostro Salvatore. Stando umilmente prostrata in forma di croce, conobbe che la beatissima Trinità accettava tale preghiera; per attuarla - a nostro modo di intendere - le due Persone del Padre e del Figlio, principio dal quale lo Spirito Santo procede e a cui se ne attribuisce l'invio, ordinavano alla terza Persona la missione attiva. Maria vide inoltre che la terza Persona, lo Spirito Santo, accettava la missione passiva e acconsentiva a venire nel mondo. Quantunque tutte le Persone divine e le loro operazioni esprimano una medesima volontà infinita ed eterna, senza differenza alcuna, tuttavia le facoltà, che in tutte e tre le Persone sono indivise ed uguali, hanno in una Persona alcune operazioni "ad intra" che non hanno in un'altra: così, l'intelletto genera nel Padre e non nel Figlio, perché questi è generato; la volontà spira nel Padre e nel Figlio e non nello Spirito Santo, il quale è spirato. Per questa ragione si attribuisce al Padre e al Figlio, come a principio attivo, l'invio "ad extra" dello Spirito Santo, al quale viene attribuito l'essere inviato in modo passivo.

    61. In seguito a tali richieste, il giorno di Pentecoste, di buon mattino, sua Altezza esortò gli apostoli, gli altri discepoli e le donne - in tutto centoventi persone – ad invocare l'Onnipotente più fervidamente e a ravvivare la speranza, poiché ben presto sarebbero stati visitati dall'alto. Mentre stavano pregando con la celeste Signora, all'ora terza si sentì nell'aria un fragore di tuono ed un vento impetuoso accompagnato da un grande splendore, come di baleno e di fiamma, che riempì di luce il cenacolo; e sopra coloro che erano riuniti si diffuse il Fuoco divino. Comparvero sul capo di ognuno alcune lingue dello stesso fuoco, nel quale veniva lo Spirito Santo, colmando tutti e ciascuno di doni sublimi, con effetti assai diversi, nel cenacolo e in Gerusalemme, a seconda dei soggetti.

    62. Solo chi abita nei cieli potette ammirare ciò che accadde in Maria: la nostra capacità è troppo inferiore per riuscire ad intenderlo e spiegarlo. La gran Regina fu elevata e trasformata in Dio: vide la terza divina Persona chiaramente e per intuizione; godette della visione beatifica, anche se in modo transeunte, e ricevette più doni dello Spirito lei sola di tutti i santi considerati insieme. In quel lasso di tempo ebbe una gloria superiore a quella degli angeli e dei beati. Dette lode e rese grazie al Signore più di quanto tutti coloro che vivono in paradiso non facciano per aver egli mandato il Paraclito sulla santa Chiesa ed essersi così obbligato ad inviarlo ad essa molte altre volte, governandola e assistendola per suo mezzo fino alla fine dei secoli. In questa occasione, la beatissima Trinità gradì le opere della Vergine e se ne compiacque al punto da trovarvi pieno compenso per la grazia effusa sul mondo. E non solo: l'Altissimo si considerò come costretto a elargire tale beneficio a motivo della presenza sulla terra di questa singolare creatura che il Padre considerava come figlia, il Figlio come madre, lo Spirito Santo come sposa, e che pertanto - a nostro modo di intendere - doveva visitare e arricchire dopo averla innalzata a una dignità tanto sublime. Nella degna e felice sposa furono rinnovati tutti i carismi del Consolatore, con nuove operazioni che noi non siamo in grado di comprendere.

    63. Anche gli apostoli, come dice san Luca, furono riempiti del Fuoco divino che accrebbe in loro in sommo grado la grazia giustificante, nella quale essi soli furono confermati così da non poterla più perdere. Vennero loro infuse rispettivamente, in misura appropriata, le caratteristiche specifiche dei sette doni: sapienza, intelletto, scienza, pietà, consiglio, fortezza e timore. I Dodici conservarono questa elezione rigeneratrice dovuta a tale grande, meraviglioso ed inusitato beneficio, affinché fossero ministri idonei della nuova alleanza e fondatori della comunità cristiana. Difatti ricevettero una forza divina che li orientava in modo efficace e soave all'eroicità nelle virtù e nella santità, come pure li animava a pregare ed agire con prontezza e facilità quando affrontavano imprese ardue e difficili, e ciò non con tristezza o sotto l'impulso della necessità, ma con gioia e letizia.

    64. I medesimi effetti furono operati anche negli altri discepoli presenti nel cenacolo, sui quali discese lo Spirito Santo; tuttavia costoro non furono confermati in grazia come gli apostoli, ma ebbero i doni con maggiore o minore abbondanza in base alla disposizione dei singoli e in vista dei diversi ministeri ecclesiali che sarebbero stati loro affidati. Anche tra i Dodici ci fu una proporzione: san Pietro e san Giovanni, infatti, a motivo degli alti uffici che assunsero - l'uno di governare la Chiesa come capo, l'altro di assistere e servire la sua Regina e signora del cielo e della terra - si distinsero in modo particolare nel ricevere queste grazie. La sacra Scrittura afferma che il Soffio divino riempì tutta la casa, non solo a motivo del dono in essa ricevuto dai discepoli ivi felicemente riuniti, ma perché l'edificio stesso fu inondato di luce ammirabile e di splendore. Una tale abbondanza di meraviglie e di prodigi traboccò fuori del cenacolo e si comunicò agli abitanti di Gerusalemme, producendo vari e diversi effetti. Tutti quelli che, mossi da qualche sentimento di pietà, avevano interiormente condiviso la sofferenza del nostro Redentore durante la sua passione e morte, dolendosi per i suoi acerbi tormenti e provando riverenza verso la sua persona, furono illuminati interiormente dalla grazia, la quale li dispose ad accettare in seguito la dottrina predicata dagli apostoli. Tra coloro che si convertirono in seguito al primo discorso di san Pietro vi furono molti di questi, i quali così ottennero gran frutto dalla compassione provata per la morte di Gesù. Ugualmente ad altri giusti, che si trovavano in Gerusalemme fuori del cenacolo, fu donata una grande consolazione interiore, grazie alla quale il cuore di ciascuno divenne disponibile a tal punto da permettere allo Spirito Santo di operarvi nuovi prodigi.

    65. In seguito all'effusione del Paraclito, in questo giorno nella città si verificarono altri fenomeni straordinari, contrari ai precedenti ma non meno portentosi, anche se più nascosti; ad esempio, il fragore di tuono e i lampi, che accompagnarono la venuta dello Spirito, turbarono e intimorirono gli abitanti di Gerusalemme che erano nemici del Signore, ognuno nella misura della propria malevolenza e perfidia. Gli artefici della morte del nostro Salvatore, distintisi per cattiveria e crudeltà, subirono una punizione del tutto singolare: caddero in terra picchiando la testa e vi rimasero tre ore. Coloro che avevano flagellato sua Maestà morirono immediatamente affogati nel proprio sangue che, per la forte pressione del vento, era fuoriuscito dai vasi sanguigni fino a soffocarli; con ciò pagarono il fio per quel sangue che con tanta malvagità avevano sparso. Il temerario che aveva schiaffeggiato Gesù non solo morì repentinamente, ma fu cacciato all'inferno in anima e corpo. Altri giudei, pur non morendo, furono puniti con atroci sofferenze e con alcune orribili infermità che, insieme alla colpa volontariamente addossatasi per l'uccisione del Redentore, si sono trasmesse ai loro discendenti, i quali ancor oggi ne sono resi impuri e deformi. Questo fatto ebbe notevole risonanza in Gerusalemme, benché i sommi sacerdoti e i farisei facessero di tutto per nasconderlo, come già avevano fatto riguardo alla risurrezione di Cristo. Dal momento che non si trattava di un avvenimento molto importante, però, gli apostoli e gli evangelisti non ne scrissero e fu subito dimenticato, a motivo del subbuglio che si era creato tra i numerosi abitanti.

    66. Il castigo raggiunse anche l'inferno, dove i demoni per tre giorni provarono un disorientamento e un'oppressione mai avvertiti prima, così come i giudei erano rimasti stesi al suolo per tre ore. Durante quei giorni, Lucifero e i suoi diavoli emisero urla fortissime, per cui i dannati furono presi da uno strazio e da un abbattimento indescrivibili, che li gettarono in una dolorosa confusione. Oh, Spirito ineffabile ed onnipotente! La santa Chiesa ti chiama "dito di Dio" perché procedi dal Padre e dal Figlio, come il dito dal braccio e dal corpo. In questa occasione ho compreso chiaramente che partecipi dello stesso potere infinito del Padre e del Figlio. Per la tua presenza regale, cielo e terra si mossero nel medesimo istante, con esiti assai diversificati in tutti i loro abitanti, molto simili però a quelli del giorno del giudizio. Ricolmasti i santi e i giusti della tua grazia, dei tuoi doni e delle tue consolazioni inesprimibili, mentre punisti gli empi e i superbi riempiendoli di angoscia. In ciò riconosco veramente adempiuta la parola da te pronunciata per bocca di Davide, cioè che tu sei il Dio delle vendette e che liberamente operi dando la degna ricompensa ai malvagi, affinché non si glorino della loro malizia, né pensino che non puoi vederli e scrutare il loro cuore per riprenderli e castigarli.

    67. Intendano, dunque, gli sciocchi del mondo e sappiano gli stolti della terra che l'Altissimo conosce i vani pensieri degli uomini e che, se con i fedeli è generoso e soave, con gli empi, al contrario, è rigoroso e giusto. La terza divina Persona in questa circostanza doveva mostrare l'uno e l'altro aspetto, dal momento che procedeva dal Verbo incarnatosi per amore degli uomini e morto per redimerli patendo offese e tormenti innumerevoli senza aprire bocca o contraccambiare le umiliazioni e le ingiurie. Era giusto, dunque, che lo Spirito, venendo nel mondo, assumesse la difesa dell'Unigenito del Padre. I nemici del Signore non furono tutti puniti, ma il castigo dei più empi rimase di esempio per gli altri che lo avevano disprezzato con perfidia: se costoro non si fossero arresi alla verità facendo penitenza, approfittando del tempo che veniva loro concesso, avrebbero subito una punizione simile. Al contrario, era conforme a giustizia che venissero premiati e resi idonei al ministero di impiantare la Chiesa e diffondere la buona novella quei pochi che avevano accolto il Salvatore, lo avevano ascoltato e seguito riconoscendolo Messia, e che avrebbero dovuto predicare la sua dottrina. Alla divina Madre, poi, la visita del Paraclito in un certo senso era dovuta. Come disse l'Apostolo, l'uomo che - conforme all'insegnameno di Mosè - lascia il padre e la madre per unirsi con la sposa è sacramento di Cristo, il quale venne dal seno del Padre per unirsi alla Chiesa sua sposa nell'umanità ricevuta da Maria. Analogamente, lo Spirito Santo doveva scendere per stare con la Vergine, che non è meno sposa sua di quanto la Chiesa lo sia di Cristo, e che egli non amava meno di quanto il Verbo incarnato ami la Chiesa.

    Insegnamento della Regina del cielo

    68. Figlia mia, i cristiani sono poco attenti e grati all'Altissimo per il beneficio loro elargito con l'invio dello Spirito Santo. Fu tanto grande l'amore con cui il Padre volle attirarli a sé che, per renderli partecipi della sua perfezione, mandò prima il Figlio, la sapienza, quale redentore e maestro degli uomini, poi lo Spirito Santo, cioè il suo stesso amore, affinché i credenti venissero arrichiti di questi attributi in proporzione alla propria capacità interiore. Benché la prima volta il Soffio divino fosse effuso solo sugli apostoli e sugli altri che stavano con loro, ciò fu pegno e testimonianza dei carismi e delle grazie che in seguito tutti i seguaci di Cristo, figli della luce e del Vangelo, avrebbero ricevuto se fossero stati disponibili. Venne dunque il Consolatore, in forma e con effetti visibili, sopra quei credenti che veramente erano servi fedeli, umili, sinceri, puri di cuore, pronti ad accoglierlo. Anche oggi egli viene in molte anime giuste, sebbene non con segni così appariscenti, poiché non è più necessario né opportuno. Tuttavia la qualità della sua azione è la stessa e penetra in ciascuno nella misura della sua docilità.

    69. Felice è l'anima che brama e sospira di partecipare di questo munifico Fuoco divino che accende, illumina e consuma quanto trova in lei di terreno e carnale; dopo averla purificata, la eleva ad una nuova condizione mediante l'unione con Dio stesso. Tale felicità, figlia mia, io desidero per te da vera ed amorevole madre e, affinché tu la consegua in pienezza, ti esorto nuovamente a preparare il cuore, impegnandoti a conservarlo in una inalterabile tranquillità qualunque cosa ti accada. La divina clemenza vuole porti in alto, in una dimora eccelsa e sicura, dove abbiano fine le tempeste del tuo spirito e non giungano le forze nemiche del mondo e dell'inferno, dove l'Altissimo riposi nella tua quiete e trovi in te un'abitazione e un tempio degni della sua gloria. Non mancheranno assalti e tentazioni, che il demonio escogiterà con somma astuzia: tu sii pronta e accorta, affinché nella tua anima non vi sia turbamento né inquietudine. Custodisci interiormente il tuo tesoro e godi le delizie del Signore, i dolci frutti del suo casto amore e della sua sapienza, dal momento che proprio in questo egli ti ha eletta ed esaltata tra molte generazioni, aprendo generosamente la sua mano verso di te.

    70. Considera dunque la tua vocazione: sta' sicura che l'Onnipotente ti offre di nuovo la partecipazione e la comunicazione dello Spirito e dei suoi doni. Sappi però che quando egli li concede non coarta la libertà, perché lascia sempre in potere di chi li riceve la possibilità di volgersi, a proprio arbitrio, al bene o al male; perciò, confidando nella grazia, conviene che tu decida di imitarmi in tutto, non ostacolando l'opera del Consolatore. Per farti intendere meglio questa dottrina, ti insegnerò come trarre profitto dai sette doni.

    71. Il primo, cioè la "sapienza", ti fa conoscere e gustare le cose divine, affinché il tuo cuore sia riscaldato con l'amore che ti deve animare per esse, ricercando attivamente in ogni cosa buona ciò che è più accetto al Signore. Collabora con questa mozione e abbandonati interamente al beneplacito divino, disprezzando quello che può esserti di impedimento, per quanto possa sembrare amabile alla volontà e desiderabile ai sensi. In questo ti aiuta il secondo dono, l`intelletto, dandoti una luce speciale per penetrare profondamente l'oggetto rappresentato all'intelligenza. Da parte tua, devi cooperare distogliendoti dalle false notizie che il demonio ti presenta, direttamente o per mezzo di altre creature, al fine di distrarre la mente. In realtà, ciò procura grande imbarazzo all'intelletto umano, perché si tratta di due intelligenze incompatibili e la scarsa capacità umana, divisa tra molti oggetti, pone in ciascuno di essi minor attenzione di quella che vi metterebbe se si occupasse di uno solo. Si fa allora esperienza della verità proclamata nel Vangelo: Nessuno può servire a due padroni. Quando l'anima tutta intenta al bene lo comprende, allora le è necessaria la "fortezza", il terzo dono, per eseguire risolutamente quello che all'intelletto è stato manifestato come migliore e più gradito a Dio. Le difficoltà e gli ostacoli che incontrerà saranno vinti con tenacia ed essa si esporrà a qualunque sofferenza, pur di non privarsi dello splendido tesoro che ha scoperto.

    72. Molte volte succede che, per l'ignoranza e i dubbi insiti nella natura umana e per il sopraggiungere della tentazione, la creatura non riesca a capire il fine e le conseguenze della verità divina conosciuta. Mentre aspira al meglio, ella resta confusa tra le diverse possibilità presentatele dalla prudenza della carne. In tal caso, le occorre il dono della "scienza", il quarto, che illumina opportunamente per distinguere le cose buone dalle altre, per imparare ciò che è sicuro ed anche per comunicarlo, se necessario. A questo, segue il dono della "pietà", il quinto, che con forte dolcezza orienta l'anima verso quello che veramente piace al Signore e le è di vantaggio spirituale, affinché compia il bene solo per motivazioni virtuose e non sotto l'impulso di qualche passione naturale. Inoltre, perché si governi in tutto con singolare prudenza, occorre il sesto dono, il "consiglio", che dirige la ragione ad agire con accortezza e audacia, dando con discrezione suggerimenti riguardo a sé e al prossimo, scegliendo i mezzi consoni al raggiungimento di obiettivi onesti e degni di un seguace di Cristo. L'ultimo dei doni, il "timore", custodisce tutti gli altri e predispone il cuore a fuggire e a tenersi lontano da ogni cosa imperfetta, pericolosa, in contrasto con la santità dell'anima per la quale costruisce come un muro di difesa. Bisogna divenire pienamente consapevoli della materia e della modalità proprie dell'azione del santo timore, perché la creatura non ecceda in esso temendo senza fondamento, come tante volte ti è successo per l'astuzia del diavolo, il quale ha inoculato in te la paura disordinata perfino dei benefici di Dio. Il mio insegnamento ti renderà prudente nel mettere a frutto i doni dell'Altissimo e nel porti di fronte ad essi. Tieni presente che la scienza del temere è proprio l'effetto dei favori concessi dall'Onnipotente: egli la comunica all'anima con dolcezza e pace affinché sappia stimare ed apprezzare le sue grazie, che non sono di breve durata se provengono dalla mano dell'eterno Padre. In tal modo il timore non le impedirà di rendersi conto del beneficio divino, ma anzi la indirizzerà ad essere grata al Signore con tutte le forze e ad umiliarsi fino alla polvere. Conoscendo tali verità senza inganno e lasciando la vigliaccheria del timore servile, ti resterà il timore filiale, con il quale, quasi fosse la tua stella polare, navigherai sicura in questa valle di lacrime.

  7. #17
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    Libro VII, Cap. VI, §§ 73-95

    CAPITOLO 6

    Si narra come gli apostoli uscirono a predicare alla moltitudine accorsa al cenacolo e cominciarono a parlare in varie lingue, convertendo circa tremila persone, nonché ciò che in tale occasione operò Maria santissima.


    73. Di fronte ai segni tanto manifesti che accompagnarono la discesa del Paràclito, ci fu agitazione in tutta Gerusalemme per la meraviglia davanti a un evento così straordinario e, appena si fu sparsa la notizia di quanto si era osservato sul cenacolo, la folla si radunò per informarsi dell'accaduto. In quel giorno si celebrava una delle feste degli ebrei e, sia per questo motivo sia per una speciale decisione celeste, c'erano numerosi forestieri e stranieri di tutte le nazioni, ai quali l'Altissimo voleva rivelare quel prodigio e l'inizio dell'annuncio della legge evangelica, che il Verbo incarnato, nostro maestro, aveva disposto per la salvezza dell'umanità.

    74. Gli apostoli, che con la pienezza dei doni dello Spirito Santo erano infiammati di carità, sapendo che la città accorreva alle porte della casa dove si trovavano domandarono licenza alla loro Regina di uscire a predicare, perché tanta grazia non poteva rimanere oziosa nemmeno per un istante senza ridondare a beneficio delle anime e a nuova gloria del suo Autore. Apparsi dinanzi alla moltitudine, incominciarono a proclamare i misteri della fede e della vita eterna con inaspettato coraggio e con parole simili a raggi di luce e di fuoco, che penetravano gli ascoltatori, i quali restarono tutti sorpresi e come attoniti poiché sino ad allora erano stati timidi e ritirati. Questi si guardavano e si dicevano gli uni gli altri: «Cos'è ciò che vediamo? Costoro non sono forse tutti galilei? Come dunque li sentiamo ciascuno esprimersi nella nostra lingua nativa? Siamo giudei e proseliti, romani, latini, greci, cretesi, arabi, parti, medi e di ogni regione del mondo, e tutti li intendiamo. Oh, grandezza del Signore! Quanto è mirabile nelle opere sue! ».

    75. Il fatto che gente proveniente dai luoghi più disparati udisse Pietro e gli altri nel proprio idioma fu causa di singolare stupore, insieme alla dottrina che era presentata; ma essi, sebbene con l'effusione della scienza e delle elargizioni superne avessero ricevuto la capacità di comunicare in tutti i linguaggi, che era loro necessaria per portare ovunque la lieta novella, in tale occasione impiegarono esclusivamente l'aramaico. Il sommo sovrano compì questo portento affinché fossero meglio capiti, per la ragione che non traducevano quello che asserivano poiché altrimenti avrebbero avuto bisogno di ripetersi almeno diciassette volte, per le altrettante popolazioni che secondo Luca erano lì, con enorme dispendio di tempo e immensa confusione e molestia.

    76. Se il testo narra che i Dodici si misero a parlare in varie lingue, è perché in un momento le compresero tutte e poi le utilizzarono e perché furono percepite dagli astanti, con effetti differenti in base ai sentimenti contrari che le diverse disposizioni provocarono in questi. Chi era animato da pietà afferrava molto riguardo a Dio e alla redenzione, di cui essi trattavano con sublimità e fervore: era acceso e mosso dalla forza dei loro discorsi a vivi desideri di conoscere la verità, nonché rischiarato e spinto a compunzione dall'illuminazione divina per piangere le proprie colpe e chiedere clemenza, implorando perciò tra le lacrime di essere istruito su che cosa avrebbe dovuto fare. Chi era duro di cuore, invece, si sdegnava privandosi delle ricchezze che venivano dischiuse e, piuttosto che prestar loro attenzione, li definiva fautori di novità e falsi devoti. Parecchi dei più empi, nella loro perfidia e invidia, li biasimavano con maggiore asprezza sostenendo che erano ubriachi e fuori di senno; ed alcuni di loro erano tra quelli che avevano ripreso l'uso dei sensi dopo essere caduti al rombo di tuono, perché si erano rialzati addirittura più ostinati e ribelli.

    77. Per combattere una simile bestemmia, il capo della comunità ecclesiale dichiarò a voce elevata: «Uomini di Giudea e voi tutti che siete in Gerusalemme, vi sia ben noto che questi al mio fianco non sono ebbri di vino come immaginate, non essendo passato il mezzogiorno, ora in cui generalmente si commette tale disordine. In essi si è adempiuto ciò che l'Altissimo assicurò per mezzo di Gioèle: "In futuro riverserò il mio Spirito su ogni persona: i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i giovani e i vecchi avranno visioni e sogni; anche ai miei servi e alle mie serve lo donerò, realizzerò meraviglie nel cielo e segni sulla terra prima che giunga il giorno della mia manifestazione, e chiunque mi invocherà sarà salvo". Considerate quanto affermo: voi avete ucciso per mano di iniqui Gesù di Nazaret, mentre egli era perfetto, accreditato dal Padre con, gli ammirevoli miracoli dei quali siete consapevoli e testimoni; tuttavia è stato risuscitato come aveva predetto Davide, che evidentemente non si riferì a se stesso, giacché il suo sepolcro è ancora fra voi, ma appunto a lui. Noi attestiamo di averlo incontrato risorto e di averlo osservato quando veniva innalzato per sedersi alla destra dell'Eterno. Apprendano gli increduli quello che la loro malizia pretende di negare, malizia a cui si opporranno i prodigi che opererà in noi, suoi ministri».

    78. «Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che quel Gesù che voi avete crocifisso è stato costituito Signore e Cristo». Tanti si sentirono trafiggere dalle sue parole e tra i gemiti domandarono come avrebbero potuto avere rimedio. Quindi, egli proseguì: «Pentitevi e fatevi battezzare nel suo nome per la remissione dei vostri peccati; dopo discenderà su di voi lo Spirito Santo, perché tale promessa è per voi, per i vostri figli e per tutti coloro che sono lontani e che l'Onnipotente chiamerà a sé. Approfittate di ciò che vi è offerto e separatevi da questa generazione perversa». Gli apostoli continuarono a diffondere il loro annuncio: i più malvagi e diffidenti furono sconcertati e, non trovando nulla da replicare, se ne andarono; quelli, però, che abbracciarono la fede e si unirono a loro furono quasi tremila, con profondo timore e spavento dell'intera città.

    79. Questi ultimi erano di ogni nazione allora lì presente, affinché il frutto della redenzione arrivasse subito a tutte le genti, da tutte si formasse un'unica Chiesa universale e a tutte si estendesse l'effusione della grazia, senza l'esclusione di nessuno. Molti erano tra quanti avevano seguito con compassione il nostro Maestro e avevano riflettuto sulle sue sofferenze e sulla sua morte. Aderirono al Vangelo pure alcuni che avevano collaborato ad essa, pochi solo poiché pochi si disposero, dal momento che altrimenti tutti sarebbero stati perdonati. Alla sera Pietro e i suoi compagni si ritirarono al cenacolo con gran parte dei nuovi discepoli per rendere conto dell'accaduto alla Regina della misericordia e perché questi la conoscessero e venerassero.

    80. Ella non era all'oscuro di niente, avendo inteso tutto dal suo oratorio e avendo penetrato fino ai minimi pensieri e sentimenti degli ascoltatori. Era stata ininterrottamente con il viso nella polvere, impetrando nel pianto che si convertissero quelli che difatti lo fecero e che i rimanenti cooperassero con gli aiuti superni. Per sostenere i Dodici e gli astanti, aveva invitato parecchi dei suoi custodi ad assistere gli uni e gli altri con buone ispirazioni e ad infervorare e incoraggiare la predicazione; i suoi comandi erano stati eseguiti ed aveva agito con il suo potere e la sua eccellenza, nella misura appropriata a una simile occasione, nonché alla causa e alla materia di cui si trattava. Allorché entrò al suo cospetto quella copiosa primizia, accolse tutti con gioia inesprimibile e con la dolcezza di una tenera madre.

    81. Il vicario di sua Maestà proclamò: «Fratelli miei e servi dell'Altissimo, ecco colei che ha generato il nostro Salvatore, che confessate vero Dio e vero uomo: gli ha dato la forma umana concependolo nel suo grembo ed è restata vergine durante il parto e dopo il parto come lo era prima del parto. Ricevetela come madre, protettrice e mediatrice, e grazie a lei noi e voi riceveremo luce, consolazione e rifugio dalle nostre colpe e dalle nostre miserie». Questa esortazione e la vista di Maria purissima produssero in essi mirabili effetti, perché il privilegio di procurare benefici interiori e di illuminare in modo particolare chi la contemplava con ossequio e riverenza le era stato rinnovato e accresciuto quando era stata nell'empireo accanto al suo Unigenito. Tutti, avendo avuto tale favore, si prostrarono ai suoi piedi e tra le lacrime la implorarono di stendere la mano e di impartire loro la benedizione; però ella, nella sua umiltà, si schermiva poiché c'erano i sacri ministri e addirittura il loro capo, che dovette sollecitarla: «Signora, non privateli di ciò che la loro pietà richiede per il loro conforto». Obbedì e accondiscese con serenità.

    82. L'amore che li infiammava li muoveva a bramare che tenesse loro un discorso, mentre il rispetto e la soggezione li trattenevano dal supplicarla, ma avendo ponderato la sua docilità nei confronti del principe degli apostoli ricorsero a lui, affinché la pregasse di non licenziarli senza aver rivolto loro qualche parola che li animasse maggiormente. Egli, pur ritenendo opportuno rafforzare tutti costoro, che erano appena rinati in Cristo, sapendo bene che la nostra prudentissima sovrana non ignorava che cosa fosse conveniente fare, non ardì dire altro che questo: «Signora, prestate attenzione alle attese dei vostri devoti». Immediatamente ella affermò: «Carissimi, ringraziate di cuore l'Onnipotente perché fra tutti ha attratto e chiamato voi alla via della vita con l'annuncio della fede. Siate saldi in essa, professandola e credendo tutto quello che contiene la legge evangelica, come la ordinò Gesù, e stando sottomessi a questi sacerdoti, che vi istruiranno; poi, per mezzo del battesimo sarete contrassegnati con l'impronta e con il carattere di figli dell'Eterno. Io mi offro come vostra ancella per soccorrervi in ogni vostro bisogno e intercederò per voi presso il Redentore, domandandogli che vi guardi con clemenza, vi manifesti lo splendore del suo volto nell'autentico gaudio e fin d'ora vi comunichi la sua grazia».

    83. Tutti furono sollevati, rischiarati e colmati di ammirazione e sorpresa per quanto erano giunti a comprendere della Regina del mondo. Ottenuta ancora la sua benedizione, si congedarono da lei migliorati e riempiti di straordinari influssi. I Dodici e i discepoli da allora continuarono senza interruzione a diffondere la lieta novella e a compiere prodigi, e in quell'ottava catechizzarono non solo i tremila che si erano convertiti a Pentecoste, ma pure tanti altri che giorno per giorno si univano a loro, avvalendosi della capacità di insegnare a ciascuno nella sua lingua. Sebbene essi l'avessero avuta in grado superiore, questa, per le necessità legate all'enorme numero dei nuovi membri della comunità ecclesiale, era stata elargita a tutti i centoventi che si erano trovati con loro nel cenacolo, incluse Maria di Màgdala e le sue compagne. Queste ammaestravano parecchie donne, che andavano a loro dopo avere udito la predicazione, e ne attiravano altre con la fama dei miracoli che anch'esse realizzavano, benché in misura minore; infatti, guarivano tutte le infermità con la semplice imposizione delle mani, facevano vedere i ciechi, parlare i muti, camminare gli storpi e risuscitare molti morti. Nell'intera Gerusalemme c'era grande stupore e non si discorreva di altro che di quello che stava accadendo.

    84. La notizia della novità si sparse nella stessa maniera fuori dalle sue mura, giacché nessuno vi arrivava con qualche malattia senza tornare libero e sano. Tali meraviglie furono indispensabili, non soltanto per confermare il messaggio che era divulgato, ma anche perché il desiderio naturale che gli uomini hanno della salute del corpo li stimolasse a recarsi dai ministri del Signore e così, spinti dalla ricerca di questa, ascoltassero la loro proclamazione e conseguissero parimenti quella dell'anima, come generalmente avveniva. Si moltiplicavano dunque i cristiani, i quali erano ardenti e ferventi al punto che incominciarono tutti a imitare la povertà del Salvatore: disprezzavano le ricchezze e deponevano quanto avevano ai piedi degli apostoli, senza riservare niente per sé e facendo parte di ogni cosa a tutti, decisi ad affrancarsi dai rischi del possesso e a vivere nella sobrietà, nell'onestà, nella modestia e nell'orazione incessante, non preoccupandosi che delle realtà superne. Si reputavano fratelli e figli di uno stesso Padre che è nel cielo e, siccome avevano in comune la fede, la speranza, la carità, i sacramenti e la beatitudine cui tendevano, giudicavano pericolosa la disuguaglianza tra chi era erede dei tesori divini e confessava le medesime verità. Stimavano una dissonanza che, essendovi tra loro tanta unione in ciò che era principale ed essenziale, vi fossero poi alcuni facoltosi e alcuni nell'indigenza, senza che i beni materiali venissero condivisi come gli altri, dal momento che procedevano entrambi dallo stesso Padre a vantaggio di tutti i suoi figli.

    85. Fu il secolo aureo e il felice principio della Chiesa, in cui l'impeto del fiume rallegrò la città di Dio e la corrente della grazia e dei doni dello Spirito fertilizzò quel paradiso appena piantato da sua Maestà, in mezzo al quale stava l'albero della vita, Maria santissima. La fede era desta, ferma la speranza, infiammata la carità, pura la sincerità, schietta l'umiltà e integra la giustizia; i credenti non erano toccati dall'avarizia, non si curavano della vanità, calpestavano il fasto, ignoravano la cupidigia, la superbia e l'ambizione, vizi che successivamente si sono estremamente sviluppati fra coloro che si dichiarano seguaci di Gesù e con le azioni lo negano. Noi siamo soliti addurre a nostra discolpa che essi erano meno ed erano i primi frutti del Paràclito, che i tempi erano differenti e che la Signora della sapienza li difendeva e rinvigoriva con la sua vicinanza, la sua preghiera e la sua protezione perché si comportassero eroicamente.

    86. A questa obiezione ribatterò più avanti, quando dalla narrazione risulterà palese che i suddetti peccati si sono introdotti per responsabilità dei battezzati, conferendo al demonio un tale potere che nemmeno nella sua tracotanza e malizia egli immaginava di conquistare. Intanto, affermo unicamente che la forza dello Spirito non si è esaurita e sarebbe ugualmente efficace in molti sino alla fine come lo fu in pochi all'inizio, se ci fossero disposizioni simili. Le situazioni sono effettivamente cambiate; però, il passaggio dalla virtù alla corruzione non dipende dai pianeti o dagli astri, bensì da quanti hanno abbandonato il retto sentiero e si sono avviati verso la rovina. Non mi riferisco ora ai pagani e agli eretici, che sono impazziti del tutto deviando non solo dalla luce della fede ma anche dalla ragione; mi riferisco piuttosto a chi si pregia di essere un discepolo mentre di discepolo non ha che il nome, e talvolta ne approfitta per mascherare e nascondere le trasgressioni.

    87. In questa terza parte non sarà possibile scrivere che qualcuna delle innumerevoli opere mirabili che la nostra Regina compì, ma quello che racconterò e la durata della sua permanenza nel mondo dopo l'ascensione saranno sufficienti per dedurre parecchio, perché non si arrestò né si riposò, e non perse mai l'occasione di concedere eccezionali benefici alla comunità primitiva nel suo insieme o a qualche suo membro in particolare, sia intercedendo presso il suo Unigenito senza che nulla le fosse rifiutato, sia insegnando, ammonendo, consigliando e diffondendo in vari modi le elargizioni celesti, delle quali era dispensatrice. Tra gli arcani misteri che mi sono stati svelati, uno è che in quegli anni coloro che si dannavano erano ben rari in confronto a ciò che è avvenuto in seguito.

    88. Tale fortuna potrebbe provocare salutare invidia in noi che ci troviamo in un'epoca peggiore se fossero andate diminuendo la sua autorità, la sua benevolenza e la sua clemenza. Sicuramente non abbiamo la gioia di vederla, parlarle e udirla corporalmente, ed in questo i cristiani di allora furono senz'altro favoriti rispetto a noi; tuttavia, consideriamo che nella sua scienza e nel suo amore fummo già tutti presenti, poiché ci ravvisò uno per uno nell'ordine in cui avremmo avuto in sorte di nascere ed elevò suppliche per noi come per loro. E adesso nell'empireo non è meno potente di quanto lo fosse quaggiù ed è madre nostra come lo fu di quei figli, ma - ahimè - il nostro ardore e la nostra devozione sono assai diversi. Non è mutata, e il suo patrocinio e il suo soccorso non sarebbero minori se anche noi ricorressimo a lei pentiti, umiliati e ferventi, sollecitando il suo intervento e lasciando il nostro destino nelle sue mani con speranza certa del rimedio; infatti, indubbiamente l'intera Chiesa cattolica nel suo declinare sperimenterebbe la medesima assistenza che ebbe al suo sorgere.

    89. Torniamo alla cura che la tenera Vergine aveva degli apostoli e delle persone che si erano appena convertite, attendendo alla consolazione e ai bisogni di tutti e di ciascuno. Ella animò e incoraggiò i Dodici e gli altri predicatori, ricordando l'attenzione che dovevano prestare alle dimostrazioni prodigiose con le quali sua Maestà cominciava a fondare la legge evangelica, la forza che lo Spirito Santo aveva comunicato loro per renderli ministri idonei e l'aiuto del braccio dell'Altissimo che avevano sempre riscontrato; inoltre, inculcò loro che lo confessassero e magnificassero come autore di tutte quelle meraviglie e che per tutte lo ringraziassero umilmente, e li invitò a continuare con profonda fiducia ad annunciare la buona novella, ad esortare i credenti e ad esaltare il Salvatore affinché fosse lodato, conosciuto e adorato da tutti. Fu la prima a mettere in pratica ciò che raccomandava con genuflessioni, mortificazioni e cantici, con tanta pienezza che per nessuno dei battezzati omise di innalzare intense preghiere e di manifestare gratitudine all'Eterno, perché li teneva distintamente impressi nella sua mente.

    90. Per di più accoglieva, ascoltava e accarezzava tutti con parole di vita. Nei giorni dopo la Pentecoste molti conversarono con lei in segreto aprendole il proprio intimo, sebbene quanto le palesavano le fosse già noto, giacché scrutava i cuori, i sentimenti e le inclinazioni; con questa sapienza si adattava alle necessità e al temperamento di ognuno, applicandogli la medicina appropriata. In tale maniera accordò grazie così singolari che non si possono intendere finché siamo viatori.

    91. Nemmeno uno dei fedeli che la nostra Maestra istruì e catechizzò si perse, benché fossero numerosissimi quelli che ebbero un simile privilegio, poiché per tutto il tempo del loro pellegrinaggio fece per essi speciali orazioni e furono scritti nel libro della vita. Per obbligare Gesù, gli diceva: «Mio Signore e mio unico bene, per vostra volontà sono ridiscesa sulla terra per occuparmi dei miei fratelli. Non riesco a sopportare che il vostro preziosissimo sangue risulti privo di frutti in coloro che implorano la mia intercessione, e non è giusto che divengano infelici per essersi avvalsi di questo vile verme per ottenere da voi pietà. Ammetteteli tra gli eletti, vostri amici, per vostra gloria». Le fu subito risposto che sarebbe stata esaudita e sono convinta che lo stesso succeda oggi con quanti si meritano la sua mediazione e la cercano con sincerità; invero, se ella si rivolge al suo Unigenito con siffatte domande, come le negherà tanto poco colui che le diede tutto il suo essere affinché lo rivestisse della carne e della natura umana, e in questa lo allevasse e alimentasse al suo castissimo petto?

    92. Parecchi dei nuovi discepoli, stimandola enormemente per averla vista e sentita parlare, le portavano gioielli, ricchezze e grandi regali, e particolarmente le donne si spogliavano dei loro più pomposi ornamenti per offrirglieli. Maria non accettava niente e, qualora fosse stato opportuno prendere qualcosa, disponeva occultamente gli animi perché i donatori si dirigessero dagli apostoli e perché questi dispensassero il tutto ripartendolo con carità ed equità tra i più poveri, senza comunque tralasciare di essere riconoscente come se il beneficio fosse stato ricevuto da lei. Usava ineffabile bontà con gli indigenti e gli infermi, che sovente guariva da vecchi mali, e tramite Giovanni provvedeva a molteplici mancanze nascoste, non trascurando nulla. Inoltre, poiché i Dodici e gli altri erano impegnati per l'intera giornata nella proclamazione del lieto messaggio, aveva premura di preparare il cibo per il loro sostentamento, e lo serviva personalmente stando in ginocchio e chiedendo con inesprimibile riverenza di baciare la mano di ciascuno, anzitutto dei sommi sacerdoti e fondatori della Chiesa; infatti, ponderava la dignità di questi ultimi nonché le loro anime confermate in grazia e nobilitate dall'azione dello Spirito, e a volte li osservava nel radioso splendore che effondevano, accrescendo ulteriormente la sua venerazione.

    Insegnamento della Regina del cielo

    93. Figlia mia, in quanto hai appreso degli avvenimenti riferiti nel presente capitolo troverai contenuto molto riguardo al mistero della predestinazione. Considera che la redenzione fu efficace per tutti, perché fu assolutamente sovrabbondante. La dottrina della verità fu proposta a tutti quelli che l'udirono direttamente o ne ebbero notizia per gli effetti della venuta di Cristo nel mondo, e per di più l'annuncio esterno del rimedio fu accompagnato da impulsi interiori ed aiuti affinché lo accogliessero e se lo assicurassero. Ti meravigli allora che il primo discorso di Pietro abbia convertito solo tremila uomini tra l'immensa folla che vi era in Gerusalemme? Eppure, sarebbe causa di maggiore stupore il fatto che adesso ben pochi intraprendano il cammino della salvezza, mentre il Vangelo si è ampiamente diffuso, la predicazione è frequente, i ministri sono numerosi, la luce della fede è più chiara, la penetrazione degli arcani superni più profonda. Ciò nonostante, gli occhi sono più ciechi, i cuori più induriti, la superbia è più gonfia, l'avarizia senza alcun velo e ogni vizio senza alcun timore di Dio e senza ritegno.

    94. In questa degenerazione e tristissima sorte nessuno ha diritto di recriminare contro l'altissima equità del Signore, che a tutti e a ciascuno accordò e accorda la sua paterna misericordia indicando così la via della vita e della morte, ed è rettissimo nei confronti di coloro ai quali permette di essere insensibili. I reprobi piangeranno irreparabilmente su se stessi quando, non esistendo più nel tempo, conosceranno quello che avrebbero potuto e dovuto conoscere nel momento appropriato. Se nel breve pellegrinaggio che viene loro dato di compiere per guadagnarsi il gaudio perenne si chiudono a sua Maestà e ascoltano il demonio sottomettendosi alla sua empissima volontà e non giovandosi della benignità divina, che cosa addurranno a loro discolpa? E se non sanno scusare un'ingiuria ma per qualsiasi lieve offesa intentano crudelissime vendette, se per accumulare beni e possessi pervertono l'ordine della ragione e della fratellanza naturale, se per un turpe diletto si dimenticano della pena eterna, e soprattutto non tengono conto degli avvertimenti e dei suggerimenti che sono inviati loro affinché abbiano paura della perdizione e non si abbandonino ad essa, come si lamenteranno del tribunale celeste? Escano dunque dall'inganno i peccatori e si persuadano che senza penitenza non vi è assoluzione, senza ravvedimento non vi è remissione, e senza perdono non vi è gloria; questa, però, come non sarà certamente concessa a chi ne è indegno, neppure sarà negata a chi ne è degno, e non è mai mancata né mai mancherà la clemenza per chi vorrà meritarla.

    95. Da tutto ciò, o carissima, bramo che tu raccolga gli ammaestramenti salutari che ti sono utili. Innanzitutto, bisogna che tu sia attenta ad ogni santa ispirazione e ad ogni ammonimento e insegnamento che sentirai anche dal più vile sacerdote o da chiunque altro, pensando prudentemente che non ti arava a caso e in assenza di un disegno della Provvidenza, giacché indubbiamente tutto è stabilito perché tu sia avvisata. Ricevilo pertanto con umile gratitudine e medita intimamente per discernere quale virtù tu possa e debba mettere in pratica con la sollecitazione che ti è stata donata, senza disprezzarla benché ti sembri piccola, poiché con tale opera buona ti prepari per altre di più grande valore. In secondo luogo, pondera il danno che procura alle anime la noncuranza di tanti benefici, villania che motiva la giustizia con cui l'Onnipotente lascia molti nell'errore. Se poi il pericolo è terribile in tutti, quanto lo sarebbe in te qualora sprecassi i cospicui favori che ti sono stati elargiti più che a parecchie generazioni? Il mio Unigenito dispone questo a vantaggio tuo e di tutti, e quindi ambisco infine che a mia imitazione nasca in te un cordialissimo desiderio di aiutare come ti sarà possibile i figli della Chiesa e gli altri, invocandolo fervorosamente e supplicandolo di guardarli con benevolenza e di salvarli. Affinché essi conseguano una simile fortuna, offriti di patire se sarà necessario, ricordandoti che sono costati al tuo sposo lo spargimento del proprio sangue e il sacrificio della propria vita e a me innumerevoli travagli. Domanda continuamente il frutto della redenzione, e io te lo impongo sotto precetto di obbedienza.

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    Libro VII, Cap. VII, §§ 96-117

    CAPITOLO 7

    Si racconta come gli apostoli e i discepoli si riunirono per risolvere alcuni dubbi, in particolare riguardo al battesimo, come poi essi amministrarono tale sacramento ai nuovi catecumeni e come san Pietro celebrò la prima Messa, nonché quello che in tutto questo operò Maria santissima.


    96. Non appartiene all'intento di questa Storia seguire l'ordine degli Atti né riferire tutto quello che gli apostoli compirono dopo la venuta dello Spirito Santo poiché, sebbene sia certo che la grande Maestra della Chiesa ebbe notizia e conoscenza di ogni cosa, essi operarono sovente in sua assenza, e non è nemmeno possibile illustrare il suo concorso in ogni loro azione, dal momento che sarebbe indispensabile comporre parecchi volumi di considerevole mole. Per tessere il mio discorso, basta prendere quanto è necessario dal testo di Luca, e così si capirà molto di ciò che egli omise perché non era utile al suo scopo o non era opportuno che fosse scritto allora.

    97. Dunque, mentre continuava la predicazione e la realizzazione di prodigi in Gerusalemme, aumentava il numero dei credenti, i quali presto arrivarono ad essere cinquemila. Tutti venivano via via catechizzati e in questo erano impegnati specialmente i discepoli, giacché i Dodici annunciavano il Vangelo ed avevano alcune controversie con i farisei e con i sadducei. Nel settimo giorno dopo la Pentecoste la Regina degli angeli, trovandosi ritirata nel suo oratorio e considerando come andasse crescendo il piccolo gregge, intensificò le preghiere e supplicò sua Maestà di dare luce ai suoi ministri affinché disponessero il governo occorrente per la sua più sicura direzione. Prostrata a terra lo adorò e gli disse: «Altissimo, io, vile verme, vi lodo e vi esalto per il vostro immenso amore verso il genere umano e per la larghezza della misericordia di Padre che dimostrate con il chiamare tanti uomini, dilatando l'onore del vostro nome nel mondo. Vi imploro di illuminare i vostri servi, perché siano capaci di fare le scelte adeguate».

    98. Subito, egli le rispose apparendole in visione assai propizio: «Maria, sposa mia, che cosa mi domandate? La vostra voce e le vostre ansietà, infatti, sono risuonate dolci ai miei orecchi. Esponetemi le vostre richieste, poiché vi esaudirò». Ella proclamò: «Dio mio, padrone di tutto il mio essere, i miei desideri e i miei gemiti non sono nascosti alla vostra infinita sapienza. Cerco e sollecito il vostro maggior compiacimento e la vostra maggior gloria ed esaltazione. Vi presento i figli con i quali così rapidamente avete moltiplicato la comunità ecclesiale e la mia brama che ricevano il battesimo, essendo già pronti. Se è vostro beneplacito, inoltre, i sacerdoti comincino a consacrare il corpo e il sangue del vostro e mio Unigenito, affinché con questo mirabile sacrificio vi rendiamo grazie per il beneficio della redenzione e per tutti gli altri che ci avete elargito per mezzo di essa, come anche affinché questo alimento di salvezza eterna nutra quelli tra noi che ne riterrete degni. Io sono polvere e cenere, misera ancella e per di più donna, e conseguentemente non oso proporlo; ispirate voi al vostro vicario di determinare quanto volete».

    99. Per la sua prudentissima attenzione e per la sua intercessione si celebrò la prima Messa dopo l'ascensione e la discesa del Paràclito, ed era conveniente che il pane della vita iniziasse ad essere distribuito per la sua diligenza, poiché ella era la nave ricca e prospera che lo aveva tratto dal cielo. Pertanto, il supremo sovrano dichiarò: «Colomba mia, si adempiano i vostri aneliti: gli apostoli vi parleranno e tramite loro ordinerete tutto». Immediatamente essi entrarono al cospetto della Vergine, che li accolse in ginocchio con la consueta riverenza e li supplicò di darle la benedizione. Il capo del sacro collegio gliela impartì e quindi le sottopose la proposta di battezzare i catecumeni, ormai ben istruiti nei misteri del Signore, contrassegnandoli come cristiani ed aggregandoli al grembo della Chiesa, e la esortò a stabilire ciò che fosse più saggio e gradito al Creatore. La Madre replicò: «Voi state al posto del Maestro: la sua volontà approverà ogni vostro comando e la mia è la sua insieme alla vostra».

    100. Allora, egli fissò che l'indomani, domenica della Santissima Trinità, si amministrasse tale sacramento a coloro che si erano convertiti nella settimana, e tutti furono d'accordo. Sorse poi un ulteriore dubbio sul battesimo, se cioè bisognasse conferire quello di Giovanni o quello di Gesù: alcuni erano orientati verso il primo, che era di penitenza, ritenendo che fosse necessario accedere per questa porta alla fede e alla giustificazione delle anime; altri, invece, sostenevano che esso, servito a preparare i cuori per l'avvento di sua Maestà, era venuto meno con la passione e con il nuovo, che lavava i peccati a chi era ben disposto e andava dunque subito introdotto.

    101. Pietro e Giovanni giudicarono buono quest'ultimo parere e la Regina lo confermò. Riguardo alla materia e alla formula del battesimo, non vi furono divergenze, perché tutti convennero che, tenendo conto di quello che aveva fatto e insegnato il Salvatore, la materia dovesse essere semplice acqua pura e la formula la seguente: «Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Così è sempre stato sino ad oggi e, quando negli Atti si invita ad un battesimo nel nome di Gesù Cristo, si intende esclusivamente indicarne l'autore, poiché erano espressamente menzionate le tre Persone divine come fondamento e principio delle verità cattoliche. Deciso questo, fu decretato che i settantadue discepoli si incaricassero dei catecumeni e il giorno successivo li riunissero tutti nella casa del cenacolo.

    102. Maria beatissima, avendone ottenuta licenza, disse: «Miei signori, a motivo del suo amore per gli uomini il mio diletto donò il suo sacratissimo corpo e sangue consegnando se stesso sotto le specie eucaristiche, nelle quali scelse di rimanere tra i suoi perché avessero il nutrimento di vita eterna e un pegno sicurissimo di quella che sperano in paradiso. L'Altissimo va placato per mezzo di questo sacrificio incruento, che contiene i misteri del mio Unigenito, ed in esso e per esso sarà ringraziato e lodato come gli spetta. Voi siete i sacerdoti, i soli che possono offrirlo: è mio desiderio, con il vostro consenso, che cominciate a consacrare il pane e il vino, affinché ci mostriamo riconoscenti del nostro riscatto e dell'invio dello Spirito, come pure affinché i devoti godano di un simile cibo e dei suoi effetti. Di coloro che saranno battezzati, è opportuno che siano ammessi alla comunione quanti sembreranno più capaci e pronti».

    103. Tutti si conformarono al suo volere, manifestandole gratitudine per il beneficio dei suoi consigli, e deliberarono che dopo i battesimi Pietro, come sommo pontefice, celebrasse la Messa. Egli acconsentì e quindi sollevò un'altra questione, sollecitando una risoluzione circa le modalità di distribuzione delle elemosine e delle ricchezze che erano portate da chi aderiva al Vangelo.

    104. Si rivolse così ai suoi compagni: «Carissimi, già vi è noto che il nostro Redentore con l'esempio e con i precetti ci educò all'autentica povertà, nella quale ci è chiesto di essere liberi e sciolti dalla preoccupazione dei soldi e della roba, senza averne cupidigia e senza accumulare tesori quaggiù. Oltre a questo, abbiamo ancora fresca nella memoria la terribile fine di Giuda, che era uno di noi e si è perso infelicemente per la sua avidità, precipitando dalla dignità che gli era stata concessa nell'abisso della malvagità e della dannazione. È importante che ci guardiamo da un pericolo tanto spaventoso e che nessuno tra noi possieda o maneggi denaro, perché imitiamo colui che è per noi capo e guida. Tutti voi bramate lo stesso, sapendo che per allontanarci da questo contagio ci è stato posto innanzi agli occhi il rischio e il castigo. Perché dunque restiamo privi dell'impedimento di cui sono causa le elargizioni che ci sono fatte, è indispensabile stabilire per il futuro una forma di amministrazione per gestirle. Determinate ora l'ordine da osservare nel ricevere e nel dare».

    105. Ci fu alquanta difficoltà nel prendere una misura adeguata e furono avanzate varie proposte. Alcuni suggerirono di nominare un economo, che incassasse e spendesse rispondendo ai differenti bisogni, ma ciò fu immediatamente scartato per il ricordo della sorte del traditore. Ad altri parve bene che si depositasse tutto nelle mani di una persona di fiducia esterna al loro collegio, che ne fosse assolutamente padrona e soccorresse i fedeli con i frutti, e anche su questo furono in dubbio, come sulle idee che seguirono. La Regina dell'umiltà ascoltò in silenzio, sia per prestare riverenza agli apostoli sia perché, qualora avesse illustrato la sua opinione, essi non avrebbero esposto le proprie, ed ella, pur essendo maestra di tutti, si comportava come una discepola che ode ed apprende. Pietro e Giovanni, però, scorgendo la diversità degli espedienti che erano presentati, la supplicarono di rischiararli comunicando loro che cosa fosse più gradito a suo Figlio.

    106. Obbedì subito e proclamò: «Signori e fratelli miei, sono stata alla scuola del nostro vero Maestro dall'istante in cui fu generato nel mio grembo sino alla sua crocifissione e alla sua ascensione al cielo e, nell'intero corso della sua esistenza terrena, non ho visto o udito che toccasse monete o accettasse niente di prezioso. Se appena nato non rifiutò i doni che i re dell'oriente gli porsero adorandolo, decise così per il mistero che significavano e per non frustrare la pia intenzione di tali primizie delle genti; ma senza indugio, stando sul mio petto, mi comandò di ripartirli tra gli indigenti e il tempio. Sovente mi rivelò che, fra gli altri scopi della sua incarnazione, uno era quello di innalzare la povertà e di farla imparare ai mortali, che la aborrivano. Con il suo modo di agire e con le sue parole, sempre mi palesò che la perfezione che veniva a indicare andava fondata sul disprezzo degli averi e sull'estrema povertà volontaria, e che quanto più questa fosse stata grande nella Chiesa tanto più sarebbe stata sublime la santità che non sarebbe mai mancata».

    107. «Dovendo noi ricalcare le sue orme ed edificare la comunità sulla sua dottrina e sul suo modello, occorre che tutti l'abbracciamo e la veneriamo come legittima madre delle virtù. Allora, mi sembra che sia giusto distaccare il cuore dall'amore delle ricchezze ed evitare che ci siano consegnati regali di considerevole valore. Affinché l'avarizia non giunga a infettare alcuno si possono eleggere sei o sette uomini retti e di buona reputazione, che custodiscano le offerte e i beni di cui i convertiti vorranno spossessarsi per essere più sicuri e mettersi senza nulla che li ostacoli sulla strada tracciata dal mio Unigenito. Tutto questo sia chiamato elemosina e non rendita né provento, e sia utilizzato per le necessità comuni e per quelle dei miseri e degli infermi; e non ci sia chi dica sua proprietà quanto gli apparteneva. Nel caso che non sia sufficiente, si recheranno a questuare in nome di Dio coloro che saranno stati destinati a ciò, e persuadiamoci che dobbiamo dipendere dalla provvidenza di sua Maestà e non dall'avidità o dall'acquistare e dall'ammassare con il pretesto del sostentamento, che va procurato con la confidenza ed eventualmente con il moderato mendicare».

    108. Tutti accolsero senza replicare il suo consiglio, riconoscendo che ella era l'unica ed eccellente discepola di Gesù e la maestra dei cristiani. La prudentissima Vergine, per beneplacito superno, non affidò ai Dodici l'insegnamento della povertà e il consolidamento di questo saldo basamento, giacché un'opera tanto ardua esigeva il ministero e l'esempio del Redentore e della sua stessa genitrice, che furono i suoi inventori e artefici, come pure i primi a stimarla e professarla, e che poi furono seguiti da costoro e dagli altri. Un simile stile perseverò per numerosi anni, ma successivamente, per la fragilità umana e per la malizia del nemico, essa non si conservò più in tutti e finalmente si restrinse al solo stato ecclesiastico. Il tempo rese difficile o impossibile viverla anche all'interno di questo e l'Onnipotente fece sorgere vari ordini religiosi, dove, con qualche differenza tra l'uno e l'altro, risuscitò e si rinnovò in tutto o quasi. Per tale via sussisterà sino alla fine, e godrà dei suoi privilegi colui che la sceglierà e onorerà in misura maggiore o minore. Nessuna condizione di vita approvata è esclusa dalla perfezione proporzionata, per cui nessuno ha scusanti per non cercare la più alta alla quale possa arrivare; come nella casa del Padre vi sono molti posti` così vi sono molti gradi, affinché ciascuno abbia quello che gli spetta. Convinciamoci che il primo passo nell'imitazione del Salvatore è la povertà volontaria, e chi sarà più libero camminerà più speditamente per avvicinarsi a lui e partecipare con abbondanza delle altre virtù.

    109. La riunione terminò e furono designate sei persone avvedute per interessarsi delle donazioni. La nostra Regina domandò la benedizione agli apostoli, che andarono a continuare la loro missione, mentre i settantadue andarono a dedicarsi a quanti sarebbero stati battezzati l'indomani. Quindi, con l'aiuto dei suoi angeli e delle Marie, ordinò e adornò la sala in cui il Signore aveva celebrato le cene, spazzandola e pulendola di sua propria mano perché vi potesse nuovamente aver luogo la consacrazione, e ottenne dal padrone, che aveva sommo ossequio per lei, che fosse addobbata come il giovedì santo. Preparò il pane azzimo e il vino, nonché il piatto e il calice che erano stati usati in tale occasione, portò acqua pura e sistemò vasche nelle quali i catecumeni avessero modo di immergersi con decoro e facilità. Quando tutto fu pronto, si ritirò e passò la notte in ardentissimi slanci, in genuflessioni, in ringraziamenti e in altri esercizi, stando in profondo raccoglimento e offrendo all'Eterno tutto quello che nella sua sublime sapienza comprese essergli gradito, per disporsi convenientemente alla comunione che aspettava e perché anche gli altri lo compiacessero nel farlo.

    110. Al mattino del giorno dopo, che era l'ottava della Pentecoste, si radunarono tutti presso il cenacolo e Pietro predicando spiegò ai convertiti la natura e il valore del battesimo, la necessità che ne avevano e gli effetti che avrebbero conseguito venendo contrassegnati come membra del corpo mistico della Chiesa, con il carattere di figli di Dio e di eredi della sua gloria, per mezzo della grazia giustificante e della remissione dei peccati. Li esortò al rispetto della legge divina, a cui si obbligavano spontaneamente, e all'umile gratitudine per questo e per gli altri favori che erano loro elargiti. Illustrò inoltre la verità del mistero dell'eucaristia, affinché tutti lo venerassero e quelli che erano chiamati a ciò vi si accostassero.

    111. I catecumeni, che avevano ascoltato con cuore aperto e sincero e nei quali la grazia interiore era assai copiosa, furono infervorati dalle sue parole, vive e penetranti. Incominciò quindi il rito battesimale, con ammirevole compostezza e devozione: entravano da una porta e uscivano da un'altra già rigenerati in Cristo, guidati senza confusione dai discepoli e dagli altri fedeli. A tutto era presente Maria beatissima, benché appartata in un angolo ad innalzare suppliche e cantici di lode. Ella intendeva il grado maggiore o minore di virtù che era infuso nelle anime e osservava che esse, rinnovate e lavate nel sangue dell'Agnello, diventavano candide e immacolate. A testimonianza di questo, a tutti era visibile su ciascuno una luce vividissima proveniente dall'alto. Con una simile meraviglia sua Maestà volle autorizzare il principio di tale sacramento e consolare quei primi figli che mediante esso furono introdotti nella Chiesa, come pure noi che siamo giunti ad avere questa fortuna, che consideriamo e apprezziamo molto meno di quanto dovremmo.

    112. Furono infine battezzate tutte quelle cinquemila persone e, mentre erano occupate nel rendimento di grazie per un così mirabile beneficio, gli apostoli con gli altri adorarono prostrati al suolo il Signore infinito e immutabile e confessarono la propria indegnità di riceverlo nell'augustissimo sacramento dell'altare. Con questa pietà e umiltà fecero la preparazione prossima per la comunione e ripeterono le orazioni e i salmi che il Maestro aveva recitato durante l'ultima cena, imitando in tutto ciò che gli avevano visto compiere. Pietro prese nelle sue mani il pane azzimo e, alzati gli occhi al cielo, con straordinaria riverenza pronunciò su di esso le parole consacratorie. In quell'istante la stanza si riempì di un'innumerevole moltitudine di angeli e di un grande splendore, che si diresse specialmente verso la Regina dell'universo. Poi egli, consacrato anche il vino, sollevò il sacratissimo corpo e sangue affinché tutti lo onorassero. Comunicò dunque se stesso e subito i suoi undici compagni, precedentemente convinto dalla Vergine, che seguì immediatamente dopo assistita dai ministri superni e che avvicinandosi si abbassò per tre volte con la faccia a terra.

    113. Ella tornò al suo posto e non è possibile esprimere quello che accadde in lei: fu totalmente trasformata, elevata e rapita nell'incendio dell'amore del suo Unigenito, di cui divenne partecipe con l'assunzione del suo corpo. Rimase sublimata e assorta, ma per sua volontà i custodi la coprirono perché nessuno prestasse troppa attenzione a quanto avrebbe potuto ravvisare. Si comunicarono quindi i discepoli, coloro che per primi avevano abbracciato il Vangelo e mille dei cinquemila battezzati, non essendo tutti sufficientemente pronti. Agli apostoli, alla Signora e ai centoventi sui quali era disceso lo Spirito furono date entrambe le specie, mentre gli altri ebbero soltanto il pane. Tale differenza non fu fatta perché questi fossero meno degni di una delle due specie che dell'altra, bensì perché, essendo stato ammesso che in qualsiasi specie c'era una medesima cosa per intero, non era necessario agire diversamente con loro, e altrimenti nell'avvenire per la gente ci sarebbe stato pericolo di mancanza di riguardo e di ulteriori inconvenienti gravissimi. Nella comunità primitiva c'era il costume che esclusivamente i celebranti si comunicassero sotto le due specie, anche se per qualche tempo ci furono delle eccezioni; però, quando la lieta novella si fu diffusa in tutto il mondo, fu opportunamente stabilito per ispirazione divina che i laici ricevessero solo il sacro corpo. Tanta è la circospezione della santa Chiesa cattolica romana!

    114. Il vicario di Cristo concluse la Messa con alcune preghiere di ringraziamento e implorazione, poiché non ne era ancora stato fissato con esattezza il rito, definito successivamente in modo estremamente felice e saggio. Dopo un momento di raccoglimento, essendo ormai passato mezzogiorno, i Dodici uscirono per dedicarsi ad altro e per nutrirsi. Maria manifestò a nome di tutti gratitudine al sommo sovrano, che se ne compiacque ed accettò le richieste che ella gli rivolse per i devoti presenti e futuri.

    Insegnamento della Regina del cielo

    115. Carissima, sebbene finché sei viatrice tu non sia in grado di ponderare il mio enorme affetto per l'umanità, oltre a quanto hai appreso voglio palesarti per tua maggiore istruzione che l'Onnipotente, allorché nell'empireo mi conferì il titolo di Madre e maestra dei credenti, mi infuse una partecipazione ineffabile della sua infinita benignità e misericordia nei confronti dei figli di Adamo. Essendo io una semplice creatura e il beneficio immenso, per la forza che esso esercitava in me avrei sovente perso la vita se non mi fosse stata conservata miracolosamente. Sperimentavo frequentemente questi effetti nella riconoscenza per l'ingresso delle anime nel gregge del Redentore e poi nella gloria, perché ero l'unica a intendere pienamente una simile fortuna e ad attribuirle il giusto peso, con profondo fervore e con umiltà. Perciò, sarei venuta meno soprattutto quando domandavo la conversione dei peccatori e quando qualcuno dei fedeli andava verso la rovina. Fra il giubilo e la pena pativo assai più dei martiri in tutti i loro tormenti, giacché operavo per ciascuno in maniera eccellente e soprannaturale. Tanto mi devono gli uomini, essendomi spesso offerta di morire per loro! Nello stato in cui sono ora non mi è più possibile, ma la carità con la quale sollecito la loro salvezza non è minore, ed anzi è più alta e più perfetta.

    116. Se provavo questo per il prossimo, ti sarà evidente l'intensità del mio ardore per Gesù nell'accoglierlo in me sotto forma di sacramento. Al proposito ti rivelerò un segreto in ordine a ciò che mi successe la prima volta che mi fu donata l'eucaristia dalle mani di Pietro: in quell'occasione sua Maestà concesse così grande spazio alla violenza dei miei sentimenti che il mio cuore realmente si aprì perché secondo il mio desiderio egli entrasse come re nel suo legittimo trono e tabernacolo. Ti sarà quindi chiaro che, qualora nel gaudio perenne si potesse avvertire sofferenza, niente me ne procurerebbe di più della spaventosa villanìa e audacia di coloro che si accostano ad essa gli uni immondi e impuri, gli altri senza riverenza e rispetto e quasi tutti senza discernere il valore di quel boccone che è lo stesso Dio, o per l'eterna vita o per l'eterna morte.

    117. Guardati dunque da questa temerarietà, commiserala in innumerevoli cristiani supplicandone il rimedio e tramite gli insegnamenti che ti sto dando renditi degna di penetrare tale mistero di amore. Per riceverlo, scaccia dalla tua mente ogni immagine di cosa terrena e non prestare attenzione ad altro che al medesimo Signore incommensurabile ed incomprensibile. Spingiti al di là delle tue capacità nella carità, nell'umiltà e nella gratitudine, poiché tutto sarà meno del dovuto. Per disporti meglio, ti serva da esempio e da specchio il mio comportamento, e particolarmente in questo imitami interiormente come fai esteriormente con le tre umiliazioni corporali. Mi è anche gradita la quarta che hai aggiunto per venerare nelle sacre specie la parte della mia sostanza che vi si trova, avendo il mio Unigenito preso carne e sangue dalle mie viscere ed essendo egli cresciuto con il mio latte. Se ti affliggeresti molto vedendo calpestare con disprezzo e per ignominia il pane e il vino consacrati, bisogna che ti rattristi e gema pure sapendo che oggi parecchi membri della Chiesa li trattano senza alcun timore e decoro. Piangi questa sciagura, piangi perché sono in pochi a piangerla e piangi perché restano frustrati i fini così bramati dalla sconfinata tenerezza del tuo Maestro. E affinché tu pianga più amaramente, ti comunico che, come nella comunità primitiva erano tanti quelli che giungevano alla beatitudine, adesso lo sono quelli che si dannano; non ti manifesto, però, quanto accade ogni giorno, dal momento che ne moriresti di dolore. Ciò avviene poiché si seguono le tenebre, si ha cara la vanità, si cercano le ricchezze e generalmente si appetisce il diletto sensibile e ingannevole, che acceca e oscura l'intelletto in modo tale che questo poi non conosce la luce, né distingue il bene e il male, né capisce la verità e la dottrina evangelica.

  9. #19
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    Caro Augustinus,
    seppure in ritardo mi piacerebbe sapere se è ancora previsto il digiuno per la vigilia di Pentecoste.

    Cordiali saluti

    Idefix

  10. #20
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    Originally posted by Idefix
    Caro Augustinus,
    seppure in ritardo mi piacerebbe sapere se è ancora previsto il digiuno per la vigilia di Pentecoste.

    Cordiali saluti

    Idefix
    Caro Idefix,
    il digiuno non è più previsto per la vigilia di Pentecoste.
    Cordialmente

    Augustinus

 

 
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