Nonostante Movimento Ultras non mi sia mai stata troppo simpatica come organizzazione, devo ammettere che il suo fondatore, il leader di Progetto Ultrà Carlo Balestri, si è dimostrato un vero signore cercando di difendere la Sud di Roma nonostante tutti gli striscioni, talvolta anche cattivelli, che la stessa curva giallorossa gli ha dedicato negli ultimi mesi.
Intervista breve ma che secondo me colpisce nel segno.


Parla Carlo Balestri, responsabile di Progetto Ultrà
"All'Olimpico non c'è stata nulla di preordinato"
"Se ci fosse stato il morto si parlerebbe di una prova di civiltà"



ROMA - "Nel momento in cui c'è un sistema calcio che si autoassolve sempre e in cui gli unici a pagare sono gli ultras, diventa difficile nelle curve ascoltare i vertici del pallone che stigmatizzano la violenza". Carlo Balestri, responsabile di Progetto Ultrà, a due giorni del derby dell'Olimpico, legge così il clima che si respira negli stadi italiani.

Per farlo Balestri ricorda come alcune tifoserie abbiano espresso con striscioni e cori la loro opposizione al cosidetto "decreto spalmadebiti". Un ragionamento che potrebbe essere sintetizzato così: società, dirigenti e Lega trovano sempre "una scappatoia" per autoassolversi dopo aver commesso errori e illegalità. Una scappatoia che agli ultras è negata.

E sulla serata dell'Olimpico, il responsabile di Progetto Ultrà afferma: "Diciamo la verità, se il morto ci fosse stato davvero, i giornali di questi giorni parlerebbero di una grande prova di civiltà dei tifosi".

Che impressione ha avuto vedendo le immagini dell'Olimpico?
"C'era un ambiente molto teso, con alle spalle un conflitto tra tifosi e forze dell'ordine che dura da tempo. A questo, poi, vanno aggiunte le tensioni per la situazione societaria della Roma e le polemiche sul decreto spalmadebiti. Insomma un mix che ha creato una situazione esplosiva".

Un terreno fertile dove ha preso piede la notizia, falsa, della morte di un ragazzo ad opera delle forze dell'ordine?
"Direi di sì, e in quel clima uno stadio intero, dalla curva alla tribuna ha creduto che quelle notizia potesse essere vera e ha invocato la sospensione".

Ma come mai non ha avuto uguale credito la smentita della questura?
"Perchè in certe situazioni uno si fida più del vicino di posto che di un annuncio al megafono. Passa l'idea che le autorità non la raccontino giusta, magari per far continuare la partita".

Qualcuno parla di un piano preordinato. Lo ritiene possibile?
"No, se fosse stata una cosa decisa a tavolino, sarebbe stata rivendicata in qualche modo. E invece non è accaduto".

C'è chi punta l'indice sui rapporti troppo stretti tra società e gruppi ultras.
"Non credo si possa generalizzare. Certo in alcuni casi ci sono e servono alle prime per avere meno problemi con la tifoseria, e ai secondi per ottenere favori e agevolazioni".