Le 22 pagine dell'esposto di Gazzoni: accuse a Roma e Capitalia
Le norme a favore delle grandi; "Campionato irregolare"
"Quei giocatori pagati in nero"
ecco il dossier sul calcio truccato
Deroga per spostare il bilancio del Milan al 31 dicembre
Assegni post-datati mai onorati, stipendi da testimonial
di CORRADO ZUNINO


Il presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara

ROMA - Sono ventidue pagine create su un programma Word '95, il più diffuso. Parlano di stipendi in nero erogati a fantasisti dalla corsa lenta e conflitti d'interesse che legano le banche italiane al palazzo del calcio. Sono secretate, le ventidue pagine, in un fascicolo creato da due sostituti procuratori di Roma con ufficio al terzo piano di piazzale Clodio e, in copia, sono nella disponibilità del nucleo operativo della Guardia di finanza che tra mercoledì e giovedì ha realizzato sequestri in tutta Italia. Quelle ventidue pagine, conosciute come il "Dossier Gazzoni", rappresentano l'architrave della più importante inchiesta sull'indebitato calcio italiano, quinta azienda del paese. Repubblica è in grado di pubblicarle.

I detective di Gazzoni Frascara. Nella seconda metà di novembre, con il suo Bologna in pessima classifica e la voglia di vendere la società, il presidente Giuseppe Gazzoni Frascara chiamò il legale bolognese Mattia Grassani, un'esperienza rodata in estate dal "caso Catania", per chiedergli un parere "pro veritate" sui guai del calcio italiano. Gazzoni Frascara era infuriato con la Roma di Sensi che, senza onorare scadenze fiscali né, spesso, gli stipendi alla fine del mese, veleggiava in alta classifica grazie a un calciomercato estivo sontuoso. "Sensi non mi ha neppure pagato i biglietti concessi ai suoi tifosi in trasferta".

Commercialisti e fiscalisti hanno iniziato a studiare i diciassette bilanci di serie A. Giovani avvocati hanno setacciato camere di commercio e tribunali civili cercando riscontri su Internet. E un pool di detective ha tentato di superare, qui con scarsi risultati, i segreti bancari dei presidenti del calcio. Tutto questo in totale silenzio, fino a quando Repubblica non ha scoperto l'inchiesta privata. Da lì, il clamore e l'intervento dei magistrati.

Nel tempo i dossier prodotti dagli uffici investigativi del Bologna calcio sono diventati tre. Il primo, trenta pagine, è stato consegnato al pm Enrico Cieri della Procura di Bologna, che lo ha sottovalutato, e al pm Silverio Piro della Procura di Roma, che ha subito attivato intercettazioni telefoniche e interrogatori. Le carte di denuncia dicono che sono sette le squadre di serie A con bilanci "eccessivamente sintetici, lacune informative, compensazioni, aggregazioni e strane manovre contabili".

Roma, Lazio e Parma sull'orlo del crack. Patron Gazzoni, amico di Massimo Moratti, in stretti rapporti con Antonio Giraudo e Adriano Galliani, ha sempre informato i poteri forti del calcio dei suoi movimenti. Presto il dossier è diventato un chiavistello per scardinare le squadre romane e interrompere le loro brevi stagioni di gloria (due scudetti nel 2000 e nel 2001 in mezzo a un lungo e soporifero derby d'Italia Juve-Milan, cinque titoli a testa negli ultimi dodici anni). Delle sette società sotto la tenda a ossigeno, tre, infatti, sono grandi club: la Roma, la Lazio e il Parma. Contro la Roma, il dossier mette in evidenza l'irregolarità dell'iscrizione al campionato in corso a causa di fideiussioni false, debiti erariali, liberatorie non ottenute dai calciatori, plusvalenze fittizie (i guadagni del calciomercato).

Sulla questione l'Atalanta, non ripescata, ha chiesto un risarcimento danni. In queste ore il collegio arbitrale della Lega ha sancito che la Roma calcio deve pagare all'attaccante Fabio Junior lo stipendio di gennaio 2003: 238.732 euro. E venti giorni fa Sensi ha dovuto saldare una stagione d'ingaggio non onorato al mediano Diego Fuser, oggi al Torino.

Un metodo per ottenere liberatorie fittizie è stato quello di consegnare ai calciatori in credito, pochi giorni prima dell'iscrizione, assegni post-datati che poi non sono stati pagati. Segnala il dossier: "Nel 2002 grazie a plusvalenze incrociate la Roma ha avuto benefici per 95,38 milioni chiudendo in utile di 787.000 euro. L'anno dopo, senza finte plusvalenze, la passività è balzata a 104,7 milioni". Plusvalenze a gettone sono state fatte tra Juventus e Parma per il calciatore Brighi, trattato a prezzi da stella.

Stipendi pagati in nero. Ampio è il capitolo dedicato ai club che pagano parte degli stipendi esentasse. Sei le squadre citate: cinque in serie A, di cui una big, una in serie B. Per metà del parco giocatori a disposizione, i sei club hanno depositato il contratto del calciatore, fosse una star, fosse un ronzino, in Lega calcio. Nello specifico, la vecchia star di una squadra di provincia ha ottenuto un ingaggio da due milioni di euro per quattro anni. Dopo venti giorni lo stesso contratto è stato dimezzato: il club oggi paga metà stipendio in regola e metà in nero attraverso società controllate dal presidente.

Gli assegni versati ai giocatori sono stati giustificati dalle voci "testimonial", "cena di rappresentanza", "diritti d'immagine" e i club hanno così dimezzato le passività in bilancio. Duro il dossier: "Un campionato nel quale dovesse essere accertato che uno o più atleti sono stati retribuiti attraverso dazioni in nero dimostrerebbe un'assoluta irregolarità tecnica".

Figc a favore delle big, il conflitto Carraro-Capitalia. Covisoc e Consiglio federale vengono considerati omissivi controllori, "mentre l'applicazione dei regolamenti sportivi avviene secondo convenienza". Il 19 marzo 2003 le nuove norme "Noif" sono entrate in vigore, ma di queste è stato applicato solo l'articolo 86 sul decreto spalmadebiti, "con il quale si sono volute salvaguardare ragioni e aspettative di alcuni club tra i più rappresentativi". Votato, mai è stato applicato l'articolo che prevede un rapporto tra patrimonio netto contabile e attivo patrimoniale non inferiore allo 0,5: "Nel 2003 il rapporto della Roma, pari a 0,212, sarebbe stato ampiamente fuori regola".

Per aiutare le big in crisi economica, sono stati spostati in avanti di otto mesi anche i debiti maturati nel 2003. Su richiesta del presidente della Lega e del Milan Adriano Galliani, e deroga speciale del presidente federale Franco Carraro, si è cambiato lo statuto per consentire al Milan la chiusura del bilancio al 31 dicembre invece che al 30 giugno: necessario per essere in sintonia con la controllante Fininvest. Tutto scritto lì dentro.

"Il sistema", chiude duro il dossier, "è affetto da insanabili conflitti d'interesse nonché da promiscui legami tra finanza e dirigenza sportiva. L'istituto di credito romano Capitalia controlla una banca d'affari, Mediocredito Centrale, di cui è presidente Carraro, consigliere d'amministrazione di Capitalia. E Capitalia ha in pegno il 99,5% delle azioni del Perugia e la Telemarket di Giorgio Corbelli che ancora possiede il 60% del Napoli. Quote di Capitalia sono in mano all'Inter di Moratti, allo stesso Milan di Berlusconi e fino a poche settimane fa al Parma che fu di Tanzi".