Riflettendo sul movimento dei movimenti ho avuto una grossa delusione, mi sono accorto cioè di come i temi sociali all'interno delle proposte del movimento dei movimenti siano praticamente assenti. Mi spiego meglio. Un paio di giorni fa mi sono trovato a riflettere sulla proposta di bilancio partecipatecipativo, e ho trovata ottima l'idea che tutti ma proprio tutti i cittadioni abbianom il sacrosanto diritto di decidere personalmente sulle cose che riguardano la cosa pubblica cioè loro. Mi è sembrato un ottimo esempio di democrazia reale cioè di democrazia dal basso ed è proprio quello che abbiamo sempre chiesto. Quindi mi sono chiesto se un modello del genere un modello di democrazia dal basso in cui tutti prendessero parte al processo decisionale, fosse stato proposto anche per l'amministrazione della fabbrica( intesa nel senso piùlato di qualsiasi azienda o impresa, nel senso postfordista del termine, ovviamente, questo per non urtare i toninegriani di turno). Infatti questo modello sembrerebbe fatto apposta per la fabbrica, basta che al posto del termine cittadino si inserisce il termine "dipendente"o operaio(che poi alla luce di quel modello non sarebbe tanto "dipendente") e il gioco è fatto.
Purtroppo vedo che su questo terreno non sono state avanzate affatto proposte, cioè le varie proposte di democrazia diretta non sono state estese sul terreno del lavoro. E vedo anche che se in alcuni terreni come quello della pace o quello della cittadinanza globale sono state avanzate proposte che rasentano l'utopia ( e questo è bene perchè è solo l'utopia che spinge gli uomini a sognare, a adoperarsi per cambiare le cose) nel fronte dei diritti sociali ci si limita a choedere un elemosina al capitalismo, si chiede al datore di lavoro di essere clemente e di non sfruttarci troppo (come per esempio sulla proposta dell'articolo 18) ma non si rimette in discussione il ruolo stesso del datore di lavoro e la sua funzione all'interno dell'azienda,come una proposta radicale dovrebbe fare non si mette in discussione il modo di funzionamento e di produzione della fabbrica ma ci si limita ad accettare quello del capitalismo, mantenendo comunque il modo di produzione capitalistico. Vi sembra giusto? Vi sembra radicale tutto ciò? perchè quando si parla di pace o di diritti di cittadinanza si fanno delle proposte (giustamente) radicali innovatrici e destabilizzanti, mentre quando si va sul sociale si ha il coraggio di chiedere solo le briciole? Sindrome da caduta del muro, che nello sforzo di condannare gli orrori dello stalinismo(giustamente) finiamo per condannare(erroneamente) tutto il marxismo(che nulla c'entra con lo stalinismo). Vogliamo esser veramente radicali o appiattirci a una squallida proposta socialdemocratica, fuori tempo daltronde visto che in tempi di neoliberismo è impossibile realizzare proposte sociademocratiche ? Allora ci decidiamo a osare o no?
Sennò dopo non lamentiamoci se gli operai votano a destra.

Saluti

Thematrix