Dai "lefebvriani" all'"indulto": stessa liturgia, ma diversi rapporti con le gerarchie ecclesiastiche
MILANO - È sempre più forte l'abbraccio fra
tradizione cattolica e identità padana: un legame naturale motivato dalla comune difesa dei veri valori della nostra civiltà cristiana, dall'identica avversione al progetto di società multirazziale e multireligiosa, dalla medesima adesione ai principi del federalismo in antitesi al modello statale centralista realizzato dalla massoneria calpestando i legittimi (e cattolicissimi) Stati preunitari. Un'unità d'intenti che, di fronte alla deriva cattocomunista e farisaico-buonista che affligge la Chiesa, sta portando molti fedeli cattolici a ritrovare le ragioni profonde della loro fede nella riscoperta dell'autentica dottrina e della buona liturgia.
Chi intende fare il "grande passo", tornando alla sacralità della messa dei nostri padri e al vigore spirituale del magistero che ha temprato per secoli i difensori dell'Europa cristiana, scopre di dover compiere una scelta fra le tre sensibilità che caratterizzano il mondo del tradizionalismo cattolico. Tra quanti condividono e praticano la stessa messa e gli stessi valori si riscontra infatti una significativa differenza nel modo di rapportarsi alle attuali gerarchie ecclesiastiche. Si tratta di una diversità di atteggiamento che va dalla collaborazione (pur tra mille difficoltà), alla critica aperta (pur nel riconoscimento della legittimità gerarchica), alla dissociazione completa con il rifiuto di considerare cattolica (e quindi legittima) l'autorità ecclesiastica "modernista". questa posizione, estrema e invero minoritaria è sostenuta da un gruppo di sacerdoti sostanzialmente "sedevacantisti" che fanno capo a un istituto religioso piemontese e dispongono di diversi luoghi di culto nell'Italia del Nord. La scelta intermedia è invece quella praticata dalla Fraternità sacerdotale San Pio X, la congregazione fondata dall'Arcivescovo francese Marcel Lefebvre, un'autentica forza del cattolicesimo tradizionale presente in tutti i continenti con i suoi quattro vescovi, parecchie centinaia di sacerdoti e di chiese, sette seminari, ottantotto priorati, settantuno scuole, persino due istituti universitari nonché sette case di riposo...
L'ultima delle tre opzioni è invece rappresentata principalmente da due associazioni cattoliche: Una Voce e Una Vox, che non dispongono, per così dire, di sacerdoti propri, ma che si attivano per ottenere dai vescovi la concessione della messa tradizionale, secondo i dettami dell'indulto sancito col motu proprio Ecclesia Dei da Giovanni Paolo II.
L'ECCLESIA DEI
Nel tentativo di arrestare la diaspora dei fedeli verso i lefebvriani, il Papa sancì che gli ordinari del luogo avrebbero dovuto assecondare la richiesta dei cristiani di avvalersi della liturgia preconciliare. Una disposizione rimasta a lungo inattuata, nonostante le petizioni e le proteste. La stragrande maggioranza dei vescovi (gli stessi che all'insegna dell'ecumenismo modernista offrono moschee ai musulmani, predicano il pacifismo e organizzano ammucchiate interreligiose), ostentano una feroce avversione per tutto ciò che appartiene alla tradizione cattolica. Si registrano poi diversi casi in cui il vescovo concede la messa tradizionale ma designa come celebrante un prete progressista allo scopo di "rieducare" i fedeli al modernismo con prediche propagandistiche e persino eretiche. Tuttavia i militanti di Una Voce e di Una Vox non demordono e sovente ingaggiano dure battaglie con le curie per ottenere anche sacerdoti di sensibilità tradizionale. Un importante punto a loro favore è stato segnato dalla recente svolta del Vaticano: nel tentativo di compiere un altro passo verso la ricomposizione della frattura con i lefebvriani, il cardinale Castrillon Hoyos ha celebrato una messa solenne in rito antico nella basilica pontificia di Santa Maria Maggiore. Si è trattato di una piena legittimazione della liturgia preconciliare che fornisce un decisivo argomento a chi rivendica un diritto troppo spesso calpestato.
Una Voce delle Venezie:
via Rolando da Piazzola, 28 Padova.
Tel. 347 3665840; www.unavoce-ve.it
Una Vox: via Cesare Battisti, 2 Torino
Tel. 011 9722321; www.unavox.it
LA FRATERNITÀ SAN PIO X
Il problema delle difficili relazioni con le curie e con i vescovi progressisti non appartiene invece ai "lefebvriani". La fraternità sacerdotale San Pio X (FSSPX) si gestisce in piena autonomia facendo riferimento solo al proprio vescovo (Mons. Bernard Fellay, giovane prelato successore del compianto arcivescovo Marcel Lefebvre). In Italia la congregazione tradizionalista non risulta diffusa come in altri Paesi, ma conta comunque tre priorati, tre istituti di suore e diversi luoghi di culto. I lefebvriani si sono spesso schierati al fianco della Lega Nord, offrendo il loro apporto spirituale a iniziative di contrasto dell'islamizzazione.
Un altro cavallo di battaglia della FSSPX, è la denuncia dell'influenza massonica, questione approfondita in vari importanti convegni organizzati dalla congregazione. Lo scopo principale della Fraternità è però quello di formare buoni sacerdoti e buoni cristiani: impegno fruttuoso: a giudicare dal costante aumento del numero dei suoi luoghi di culto. Il vero freno all' espansione dei lefebvriani è nella scomunica fulminata da Giovanni Paolo II a mons. Lefebvre e a mons. De Castro Mayer, per il caso delle ordinazioni contestate. L'arcivescovo, infatti, consacrò quattro vescovi per mantenere in vita la tradizione cattolica. Lefebvre aveva ovviamente l'autorità per compiere quel passo e persino l'autorizzazione del Vaticano, il dissidio nacque sui nomi dei nuovi vescovi: le gerarchie romane avrebbero voluto delle persone più malleabili, ma il fondatore della Fraternità San Pio X sapeva che da quella scelta sarebbe dipesa la sopravvivenza della messa e della dottrina di sempre. Così tirò avanti per la sua strada, convinto di agire in stato di necessità. Dal Vaticano partì la scomunica per scisma, ancora oggi considerata assai dubbia, in quanto né a Lefebvre né ai suoi sacerdoti si possono imputare errori dottrinali o di aver disconosciuto il Papa. Inoltre, le gerarchie vaticane hanno più volte attestato che sia le ordinazioni, sia i sacramenti dei lefebvriani sono perfettamente seppur non pienamente leciti.
Nel 2000, poi, è stato concesso anche ai vescovi e ai sacerdoti della FSSPX di prendere parte ufficialmente al grande Giubileo. Proseguono, intanto, trattative e contatti per sanare il presunto scisma: la prospettiva è quella di strutturare la Fraternità come una prelatura personale, sul modello dell'Opus Dei, che le garantisca di continuare a professare la tradizione cattolica in autonomia ma in piena comunione con la Chiesa.
Fraternità Sacerdotale San Pio X, Sede del Distretto Italia: via Trilussa, 45 Albano Laziale (Roma). Tel. 069306816. Priorato San Carlo: Via Mazzini, 19 Montalenghe (TO).
Tel. 011 9839272.
Priorato Madonna di Loreto: via Mavoncello, 25 Spadarolo di Rimini.
Tel. 0541 727767; www.sanpiox.it
L'ISTITUTO MATER BONI CONSILII
Rientrare in sintonia con le gerarchie vaticane è l'ultimo pensiero dei sacerdoti appartenenti all'Istituto Mater Boni Consilii, almeno sin quando Roma non avrà fatto ammenda delle "deviazioni" che, a loro giudizio, hanno portato gli attuali vertici della Chiesa fuori dalla fede cattolica di sempre. Non molto numerosi ma attivissimi questi preti hanno sempre dimostrato la massima condivisione verso le iniziative identitarie e anti-islamiche, offrendosi con grande disponibilità per messe tradizionali, convegni, dibattiti, iniziative culturali e manifestazioni. Dispongono di diversi luoghi di culto quasi esclusivamente al Nord.
Istituto Mater Boni Consilii: località Carbignano, 36 - Verrua Savoia (TO)
Tel. 0161839335; www.sodalitium.it.
Gi.Fer.
--------------------------------------------------------------------------------
[Data pubblicazione: 30/12/2003]