Avvenire
Lombroso e Tolstoj: alle origini del secolarismo
Di Lucetta Scaraffia
Ci sono pensatori che segnano un'epoca, che per un po' sono molto alla moda
e s'impongono all'attenzione delle élites intellettuali. Poi scompaiono,
nessuno ci pensa più, com'è successo a Tolstoj, in quanto pensatore sociale
e religioso, e a Lombroso, scienziato positivista. Ma anche se il loro
insegnamento sembra datato, in realtà la loro influenza continua a farsi
sentire sotterraneamente, tanto più forte quanto più se ne è dimenticato l'
autore. Per questo due recenti volumi - Cesare Lombroso di Delia Frigessi
(Einaudi) e Tolstoj di Henry Gifford (il Mulino) - sono particolarmente
interessanti, permettendoci di ricostruire l'apporto dei due personaggi alla
nostra cultura.
Le biografie, soprattutto se ben fatte, costituiscono una via preferenziale
per ricostruire un ambiente e approfondire autori di cui si conoscono solo i
libri: purtroppo la biografia di Lombroso da questo punto di vista è
deludente. Si legge con fatica, ammassa materiali e problemi senza farne
uscire il carattere dell'uomo e della sua epoca. Detto questo, bisogna però
aggiungere che - grazie al ricchissimo materiale presentato - il volume
offre la possibilità di fare scoperte interessanti: la partecipazione dello
scienziato alle guerre d'indipendenza (nel 1859 e nel 1866) e alla
repressione del banditismo nel Sud ci danno la misura dello stretto legame
esistente fra la nuova cultura e la classe dirigente politica
risorgimentale.
Legame confermato dalle iniziative dei primi ministri della Pubblica
istruzione, che invitano a insegnare nelle università italiane scienziati
stranieri sostenitori di nuove idee, come Moreschott, esponente di spicco
del materialismo, chiamato a insegnare a Torino. Se positivismo e
materialismo nascono fuori d'Italia, infatti, è la classe dirigente
risorgimentale, ansiosa di modernizzare il Paese e priva di scrupoli
confessionali, a importarne alcuni esponenti di spicco, che influenzeranno
fortemente la cultura accademica italiana.
Lombroso si forma in questo contesto e con intelligenza vivace si volge ad
affrontare tutti i temi scientifici allora al centro del dibattito europeo,
a partire dall'antropologia criminale per arrivare a un'originale teoria
dell'arte, ed entrando nei territori allora così "à la page" dello
spiritismo e dell'ipnotismo.
«Il delinquente al posto del delitto»: è questa la grande innovazione di
Lombroso, che caratterizza tutt'ora la criminologia moderna. La nuova
scienza criminale - scrive la Frigessi - "si basa sul concetto di
responsabilità sociale che sostituisce quello di responsabilità morale",
fino ad arrivare alla negazione del libero arbitrio. Rimane aperta una
contraddizione: la scienza positivista e il materialismo, entrambi frutto
dell'illuminismo che aveva voluto liberare l'uomo dall'ipoteca del peccato
originale, gli negano il libero arbitrio, cioè proprio quella prerogativa
che nella tradizione cristiana lo nobilita. Lombroso ha così non poco
contribuito a radicare una versione deterministica del mondo e a sostituire
la morale con la scienza.
All'opposto c'è Tolstoj, che vive con difficoltà la sua vocazione letteraria
proprio perché pensa di doversi dedicare con tutte le forze a un nobile
scopo sociale: creare un mondo nuovo, rinnovato moralmente e spiritualmente.
Ma la religione tradizionale non risponde alle sue esigenze di semplicità e
chiarezza, al suo bisogno di liberarsi da riti e cerimonie delle quali vede
solo l'aspetto esteriore di esibizione fastosa. Nonostante la sua
professione di cristianesimo, Tolstoj crede - come Rousseau - che l'uomo sia
per natura buono e che nei rappresentanti del popolo ancora incorrotto si
possa trovare la naturale bontà.
Come Lombroso anche Tolstoj cercava una via per rigenerare l'umanità, ma non
attraverso il progresso scientifico e tecnico. Questa continua, e per certi
aspetti affannosa, ricerca spirituale lo portò a incontrare le religiosità
orientali, anticipando per molti versi la New Age.
I due pensatori sono all'opposto, ma solo in apparenza: in realtà entrambi
contribuiscono a indebolire la religiosità cristiana tradizionale e ad
affrettarne la decadenza, per fare avanzare un pensiero secolarizzato che è
al tempo stesso basato su convinzioni scientifiche e sulla certezza di poter
fondare nuovi valori sociali al di fuori della religione.