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" Dopo Istanbul

Alcuni commenti dalla stampa israeliana
17 novembre 2003

Scrive il Jerusalem Post: Nei prossimi giorni si discutera' a lungo se i micidiali attentati contro le due sinagoghe di Istanbul rappresentino la continuazione della crescente campagna di odio verbale contro gli ebrei e Israele, oppure la continuazione del terrorismo che ha colpito Stati Uniti, Israele, Indonesia, Marocco, Giordania, Arabia Saudita e Iraq. Ma in fondo si tratta di un dibattito sterile. Se da una parte, infatti, questi attentati scaturiscono ovviamente dall'antisemitismo, tuttavia non si fermano a questo. Questi attentati illustrano piuttosto l'indivisibilita' del terrorismo. La questione non e' se sono rivolti contro gli ebrei, contro la Turchia o contro l'Occidente, perche' sono chiaramente rivolti contro tutte queste cose. Il tentativo di scomporre questi attentati spesso rappresenta il tentativo, piu' o meno consapevole, di chiamarsi fuori da parte di coloro che sperano di potersi tenere fuori dal raggio d'azione del terrorismo. Se le principali democrazie del mondo si unissero, invece, per isolare e imporre pesanti sanzioni contro quel pugno di stati che albergano il terrorismo, come fecero contro il Sudafrica dell'apartheid, allora quegli stati sarebbero costretti ad abbandonare il terrorismo come strumento di politica nazionale. La rete terrorista vede che questo non sta accadendo e ne deduce, non del tutto a torto, di poter allargare e intensificare le divisioni tra europei e americani ricorrendo ad altri atti terroristici. Quanto piu' i paesi d'Europa aspetteranno a unirsi sul serio alla lotta, tanto piu' metteranno a repentaglio non solo la loro stessa sicurezza, ma anche cio' che sembra esser loro piu' caro: la reputazione di autoproclamati arbitri di moralita'.

Scrive Ha'aretz: Il duplice attentato terroristico alle sinagoghe Neve Shalom e Beth Israel di Istanbul rappresenta un ulteriore anello nella catena degli atti terroristici rivolti contro gli ebrei in qualunque parte del mondo, e un'ulteriore testimonianza del comune destino che unisce gli ebrei in Israele e gli ebrei all'estero. Questo comune destino e' cio' che sta portando migliaia di ebrei in questi giorni a Gerusalemme per partecipare all'assemblea generale delle comunita' ebraiche unite del Nord America, intitolata: "Plasmare il nostro futuro comune". Questo titolo non e' solo uno slogan. Il nostro futuro e' davvero comune e dobbiamo plasmarlo tutti insieme.

Scrive Yediot Aharonot: Un tempo il terrorismo era al servizio di una causa e veniva utilizzato come metodo di lotta per conseguire specifici obiettivi. Oggi coloro che commettono attentati terroristici non sentono nemmeno il bisogno di rivendicarli. Non hanno degli scopi da imporre all'attenzione dell'opinione pubblica, non hanno degli obiettivi che, una volta raggiunti, faranno dire loro: "adesso basta". Cio' che perseguono e' la distruzione totale, cio' che vogliono e' rendere impossibile la vita creativa e pacifica in un mondo che a loro e' completamente estraneo.

(Jerusalem Post, Ha'aretz, Yediot Aharonot, 16.11.03)
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Shalom