Di fronte alle ripugnanti dichiarazione antisemite pronunciate il 16 ottobre dal Premier malese, Mahatir Mohammed, in qualità di Presidente del summit, alla Conferenza plenaria dei Paesi islamici, tra gli applausi dell’uditorio, le prese di distanza e le condanne verbali, da parte del mondo civile, si rivelano del tutto insufficienti, quando non si accopagnino a un minimo di consapevolezza riguardo al significato evidente dell’episodio. Il Premier malese si duole che un miliardo e trecento milioni di musulmani non riescano a sopraffare definitivamente pochi milioni di ebrei, colpevoli, a suo dire, di volere ‘dominare il mondo’ e di avere inventato, per sopravvivere, socialismo, comunismo, diritti dell’uomo, democrazia ecc. Quante volte, avendo denunciato che dietro l’odio per Israele non si cela nient’altro che il più puro antisemitismo, ossia un odio pregiudiziale e radicale verso gli ebrei in quanto tali, ci siamo sentiti rispondere che l’antisemitismo non c’ entra niente con la politica, che le critiche a Israele nascono soltanto dalla riprovazione per la condotta dei governi israeliani ecc. ecc. Quante volte abbiamo dovuto denunciare, quasi sempre inascoltati, o peggio, la cecità e la sordità dell’Occidente, tenace nel non volere prendere atto di ciò che in tantissimi proclami, in tantissimi sermoni, in tantissime vignette, in tantissimi slogan urlati nelle piazze di mezzo mondo viene detto e scritto con la massima chiarezza e semplicità: ossia che Israele è odiato in quanto patria del popolo ebraico, che l’odio è rivolto ‘anche’ contro lo stato di Israele, ma non solo contro di esso, e che, soprattutto, questo sentimento non c’entra niente con la politica (la quale, anzi, è essa a essere continuamente avvelenata e intossicata da tale torbido veleno).

Continuerà, anche ora, tale cecità? Si continuerà a non volere ascoltare, a non volere vedere? Qualcuno si vorrà interrogare sul senso delle parole pronunciate dal Presidente della Conferenza islamica? Forse il suo malanimo era dovuto a un contenzioso territoriale con Israele? Forse in Malesia ci sono colonie, soldati israeliani, qualcosa che ha portato il Primo Ministro malese a ‘estendere’, impropriamente, la sua opposizione ‘politica’ a Israele a tutti gli ebrei del mondo? Bisogna essere ciechi, davvero ciechi per continuare a non vedere la realtà. Bin Laden, ‘punta di diamante’ del terrorismo antioccidentale, ha sempre parlato, nei suoi proclami, di una guerra contro ‘gli ebrei’, non (non soltanto) contro Israele. E, anche in questo, non è solo.

Certo, c’è da compiacersi per le parole di biasimo pronunciate dal Presidente di turno dell’Unione Europea, così come c’è da rammaricarsi del fatto che l’oppposizione francese abbia impedito la formalizzazione di un esplicito documento di condanna. E’ motivo di grande tristezza constatare che proprio il Paese che ha donato al mondo i sacri valori di ‘libertè, egalitè, fraternitè’ debba distinguersi per un atteggiamento debole e ambiguo nei confronti dei nemici giurati di tali stessi valori. Quanto all’ assordante silenzio del mondo arabo, purtroppo, esso non stupisce. Non scadremo nelle stesse brutali semplificazioni del Premier malese, non diremo che ‘gli arabi’ sono tutti antisemiti, ma è una triste realtà il fatto che l ’antisemitismo dilaghi nei loro Paesi, nell’entusiastica adesione di molti e, al massimo, nella totale indifferenza di tutti gli altri.

Ancora una volta, la battaglia a difesa di Israele, della sua democrazia, dei suoi diritti umani (non sappiamo se sono stati ‘gli ebrei’ a inventarli, come dice il Presidente malese, ma è vero che essi li hanno molto a cuore: grazie, Presidente, per averlo ricordato) si conferma una lotta per la civiltà e la tolleranza, contro l’ignoranza, l’ottusità, l’oscurantismo. Il giorno che Israele vivrà in pace tra tutti i suoi vicini, uguale tra uguali, sarà davvero un bel giorno, per gli arabi forse ancora più che per gli ebrei, perché sarà il giorno in cui anche sotto i minareti si respirerà un’ aria pulita, e i tanti Mahatir Mohammed saranno stati gettati, come meritano, nella pattumiera della storia.

Dovrebbe essere preciso dovere di ciascun uomo amante della libertà far sì che quel giorno si avvicini e non appaia invece, come oggi, così disperatamente lontano.



22/10/03



Il Consiglio Direttivo della Federazione delle Associazioni Italia-Israele