Fatima 1917

“Sono venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi ritornerò ancora qui una settima volta.” [cxxxiv]

Così disse una misteriosa Signora di straordinaria bellezza, apparsa, nella campagna di fatima, il 13 maggio 1917, a tre fanciulli portoghesi, Lucia de Jesus dos Santos, e Francisco e Giacinta Marto.

Il 13 giugno, mostratasi la seconda volta, la Vergine accennò al fine dell’apparizione: la diffusione nel mondo della devozione al Cuore Immacolato: “A chi l’abbraccia prometto la salvezza, e queste anime saranno amate da Dio come fiori posti da me ad adornare il suo trono.” [cxxxv]

Il 13 luglio i tre veggenti ricevono la comunicazione di un segreto.

“Il segreto consta di tre cose distinte, due delle quali sto per rivelare – scrive suor Lucia nel 1941 nella terza versione delle sue Memorie – la prima, dunque, fu la visione dell’Inferno.

La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco vedemmo i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o brunite, di forma umana, che ondeggiavano nell’incendio sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stessi insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti – simili al cadere delle scintille nei grandi incendi – senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento.

[…] In seguito alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza: Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole istituire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato.

Se farete quello che vi dirò, molte anime si salveranno e vi sarà la pace.

La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI ne comincerà un’altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame, e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre.

Per impedire tutto questo, sono venuta a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e vi sarà la pace, altrimenti essa diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate; infine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace. In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede…” [cxxxvi]

la Santa Vergine rammenta innanzi tutto l’esistenza dell’inferno eterno, come ultraterreno luogo di pena, stabilito da Dio per i peccatori impenitenti. La Madre di Cristo inoltre ricorda all’umanità che anche su questa terra Dio si riserva d’esercitare la sua giustizia contro i popoli prevaricatori, scatenando guerre, e permettendo alle false ideologie di pervertire i cuori degli uomini. Unico rimedio il ricorso alla Madonna, per mezzo della devozione al Suo Cuore Immacolato. Il trionfo della Vergine è scritto nelle stelle, poiché, nonostante il pervertimento dei cuori e l’abbandono della legge divina, alla fine sarà Dio a trionfare e ad instaurare la devozione al Cuore Immacolato. Prima tuttavia è necessario il castigo purificatore, unico mezzo ormai per piegare la dura cervice, sorda ad ogni ammonimento, dell’uomo contemporaneo. La punizione sarà terribile; molte nazioni saranno annientate.

il messaggio di Fatima, nella terribile semplicità delle sue parole, s’inscrive in una linea di pensiero che rimonta nei secoli, e di cui riflette nella sostanza i medesimi princìpi. Alla rivolta dell’uomo contro il suo Redentore, Dio prepara una terribile prova. Il materno intervento della madonna, tuttavia, ne attenuerà la furia distruttrice, e introdurrà l’umanità in un periodo di pace (“Infine il mio cuore Immacolato trionferà”) che, come preconizzava il Montfort, avrà nella devozione alla Madonna il suo principio distintivo.

La Consacrazione della Russia e la Restaurazione

Il ciclo di Fatima presenta molte analogie con le apparizioni del Sacro Cuore a Paray-le-Monial. Come in Francia il Sacro Cuore, così in Portogallo la Madre di Dio prescrisse simili rimedi spirituali per stornare il castigo incombente sull’umanità e accelerare l’avvento del Suo trionfo: la Comunione riparatrice nei primi cinque sabati e la Consacrazione della Russia.

“A tutti quelli che per cinque mesi, nel primo sabato, si confesseranno, ricevendo la Santa Comunione, reciteranno una corona del rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti meditando sui quindici misteri del Rosario – comunicò la Santissima Vergine a Suor Lucia il 10 dicembre 1925 – io prometto di assisterli, nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie per la salvezza di queste anime.” [cxxxvii]

come già avvenne negli avvertimenti del Sacro Cuore a S. margherita Maria Alacoque, anche nel 1925 la Comunione riparatrice è l’eccellentissimo mezzo con cui il singolo fedele può impetrare copiose grazie dal Cielo. Questo tuttavia non è ancora sufficiente. Essendo pubblico il peccato, necessita anche di pubblica riparazione, e alla pietà individuale dei singoli, come a Paray-le-Monial, deve aggiungersi un atto pubblico solenne d’espiazione nella forma ormai nota della consacrazione.

Data la gravità del male e non restando sulla terra altra legittima autorità che quella del Vicario di Cristo, ecco che la madonna, apparendo alla veggente il 13 giugno 1929, con il Cuore Immacolato nella mano sinistra coronato di spine e in fiamme, le rivolge queste parole:

“è giunto il momento in cui Dio chiede che il santo Padre faccia, in unione con tutti i vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato, promettendo di salvarla con questo mezzo. Sono tante le anime che la giustizia di Dio condanna per peccati commessi contro di me, e perciò vengo a chiedere riparazione…” [cxxxviii] quello stesso anno Pio XI allora regnante, venne a parte del messaggio. Sei anni dopo, il 18 maggio 1936, non avendo il Pontefice ottemperato alle voci celesti, la veggente chiese a Dio, perché non convertisse la Russia senza l’atto di Consacrazione.

Cristo rispose: “Perché voglio che tutta la mia chiesa riconosca questa consacrazione come un trionfo del Cuore Immacolato di Maria, per poi estendere il suo culto e porre la devozione a questo cuore Immacolato accanto alla devozione al mio Cuore divino.” [cxxxix]

Qualche mese dopo, in agosto, Suor Lucia ricevette una decisiva comunicazione in merito alla Consacrazione:

“Fai sapere ai miei ministri che, avendo essi scelto di seguire l’esempio del Re di Francia nel ritardare l’esecuzione della mia domanda, essi lo seguiranno anche nella disgrazia.” [cxl] “Non hanno voluto ascoltare la mia richiesta. Come il Re di Francia se ne pentiranno, e la faranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori nel mondo, provocando guerre, persecuzioni alla Chiesa: il santo Padre dovrà soffrire molto.” [cxli]

i Sommi Pontefici, che hanno conosciuto il messaggio di Fatima, non hanno corrisposto nei modi dovuti agli avvisi celesti.

Pio XI, infatti, non eseguì l’atto di consacrazione. Pio XII, il 31 ottobre 1942, consacrò la Chiesa e il genere umano al Cuore Immacolato, senza però menzionare la Russia. Dieci anni dopo, il 7 luglio 1952, Papa Pacelli rinnovò la medesima consacrazione, con la lettera apostolica Sacro Vergente. Paolo VI affidò il genere umano al Cuore Immacolato di Maria il 21 novembre 1964. Giovanni Paolo II, dopo l’attentato del 13 maggio 1981, consacrò due volte il mondo, senza citare la Russia, al Cuore di Maria, il 13 maggio 1982 e il 25 marzo 1984. Suor Lucia ha sempre considerato incomplete tutte le Consacrazioni fino al 1989. Dopo d’allora, tuttavia, si diffuse la notizia che la veggente riconoscesse per valida quella fatta da Giovanni Paolo II nel 1984.

Sia come sia, dopo quattordici anni dall’ultima Consacrazione, il messaggio di Fatima non ha perso nulla della sua attualità. I cattolici hanno in generale disatteso i pressanti inviti alla conversione della Madonna. La devozione al Cuore Immacolato, con la pratica dei primi cinque sabati, è caduta nell’oblio. La Russia non si è affatto convertita. il castigo incombe minaccioso sull’umanità, senza che i rimedi soprannaturali indicati dalla Madre di Dio possano, a causa della colpevole negligenza degli uomini, far molto per evitarlo.

Questo fosco quadro, tuttavia, non deve far dimenticare che dopo la punizione, unico strumento ormai per far rinsavire l’umanità peccatrice, la Vergine Santa ha assicurato il suo trionfo.

Il Terzo Segreto finalmente rivelato (26 giugno 2000)

Il 13 maggio 2000, Giovanni Paolo II ha annunciato a Fatima, in occasione della beatificazione dei due pastorelli, Jacinta e Francisco Marto, la prossima pubblicazione della terza parte del segreto.

Il 26 giugno, durante una conferenza dalla sala-stampa del Vaticano, trasmessa in diretta mondovisione, il Cardinal Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, rendeva finalmente noto, dopo quarant'anni dalla data prevista dal Cielo, il famoso e misterioso terzo segreto.

Lo scritto venne steso da Suor Lucia a Tuy, il 3 gennaio 1944, su ordine del Vescovo di Leiria. Ecco il testo nella traduzione italiana:

“…Dopo le due parti [cxlii] che ho già esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo, indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza. E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi, come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraverso una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.” [cxliii]

Un commento al commento

Secondo l’interpretazione del Card. Ratzinger, come si espresse già durante la conferenza stampa di presentazione del segreto, il Vescovo vestito di bianco, colpito dai soldati è Giovanni Paolo II. Egli però non è morto, poiché ogni profezia è condizionata dalla libera adesione al bene o al male da parte degli uomini. Quindi, stando alla Chiesa Conciliare, il segreto di Fatima si sarebbe già avverato nel 1981, quando Giovanni Paolo II fu “come morto”, per usare la curiosa espressione del Cardinal Sodano, sotto i colpi del terrorista turco Ali Agcà. In questa maniera il ciclo di Fatima sarebbe concluso, e quindi, il trionfo del Cuore Immacolato già avvenuto, magari con la caduta del Muro di Berlino nel 1989.

Occorre dire con forza che l’esegesi ratzingeriana del terzo segreto di Fatima, lascia molto perplessi. Siamo, infatti, del parere che gli avvenimenti indicati nella visione non si siano ancora verificati. In generale dalla lettura del testo di commento, pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, e intitolato semplicemente Il Messaggio di Fatima (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2000) si ricavano le seguenti indicazioni:

1) il messaggio celeste è, per così dire, piegato a strumento propagandistico a vantaggio della figura del regnante Pontefice, e suona come una sorta di beatificazione ante mortem di Giovanni Paolo II.

2) Il fine del commento sembra quello di svuotare la valenza e portata reale del segreto di Fatima.

3) Si pretende che il terzo segreto, a costo di cadere in parecchie contraddizioni, si sia attuato in Giovanni Paolo II.

4) Sono omessi inspiegabilmente alcuni elementi e fatti importanti.

Vediamo più attentamente però lo scritto stilato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede a commento del segreto.

Il piccolo volume si apre con una Presentazione a firma di Mons. Tarcisio bertone, Segretario della medesima Congregazione. In essa sono già tracciate le linee interpretative del messaggio celeste. Vi si fa una breve storia del testo della terza parte del segreto, scritta il 3 gennaio 1944, di cui esiste un solo manoscritto. La busta contenente il manoscritto, fu consegnata il 4 aprile 1957 all’Archivio Segreto del Sant’Uffizio. Il 17 agosto 1959, la busta fu portata dal Commissario del medesimo, il domenicano P. Pierre Paul Philippe O.P., a Giovanni XXIII. Il Papa decise, dopo alcune esitazioni, di rinviare la busta al Sant’Uffizio e di non rivelare il segreto. Anche Paolo VI lesse il contenuto della busta il 27 marzo 1965 e non si discostò dalla linea del suo predecessore, rinviando il plico al mittente. Giovanni Paolo II richiese invece la busta all’indomani dell’attentato del 13 maggio 1981. infatti, tra il 18 luglio 1981 e l’11 agosto dello stesso anno, la busta contenente il segreto rimase a disposizione del Papa presso la Segreteria di Stato.

Giovanni Paolo II, cercando di ottemperare alle richieste espresse dalla Madonna e già note, in particolare quella di consacrare la Russia al Suo Cuore Immacolato, compose un Atto di affidamento, che avrebbe dovuto essere celebrato nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 7 giugno 1981. Questa consacrazione venne effettivamente compiuta, ma non dal Pontefice, che era assente per uno dei suoi viaggi. Inoltre, cosa ben più rilevante, nell’Affidamento non viene fatta alcuna chiara menzione della Russia. Si parla, infatti, soltanto di “coloro il cui affidamento Tu pure attendi in modo particolare” [cxliv] . Giovanni Paolo II ripeté la preghiera il 7 giugno 1981, e di nuovo, a fatima, il 13 maggio 1982, nel primo anniversario del suo attentato. Tuttavia, il 25 marzo del 1984, l’atto di consacrazione venne rinnovato, ancora però senza un’esplicita menzione della Russia: “Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolare bisogno” [cxlv] .

Giovanni Paolo II, volendo ottemperare ad un’altra condizione indicata espressamente dalla Madonna per la validità della consacrazione, invitò tutti i vescovi del mondo intero, non si sa con quale esito, ad unirsi a lui nell’atto d’affidamento. Suor Lucia, per alcuni anni, giudicò l’atto di consacrazione del 1984 come insufficiente. La mancata menzione della Russia rispondeva ovviamente ai dettami della fallimentare Ostpolitik vaticana nei confronti del comunismo orientale. Suor Lucia, tuttavia, nel 1989, continua Bertone, giudicò quella consacrazione, prima stimata insufficiente e incompleta, come corrispondente ai desiderata della Madre di Dio. la caduta del muro di Berlino, evidentemente, e le forti pressioni vaticane aveva spinto la suora carmelitana a mutar parere.

Sul finire della Presentazione, il Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede avanza già “un’indicazione per l’interpretazione della terza parte del segreto” [cxlvi] come era stata offerta da Suor Lucia in una lettera a Giovanni Paolo II del 12 maggio 1982:

“La terza parte del segreto si riferisce alle parole di Nostra Signora: ‘Se no [la Russia] spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte.’ (13-VII-1917)

La terza parte del segreto è una rivelazione simbolica, che si riferisce a questa parte del Messaggio, condizionato dal fatto se accettiamo o no ciò che il Messaggio stesso ci chiede: ‘Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno la pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, ecc.’

Dal momento che non abbiamo tenuto conto di questo appello del Messaggio, verifichiamo che esso si è compiuto, la Russia ha invaso il mondo con i suoi errori. E se non constatiamo ancora la consumazione completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi…” [cxlvii] . Si noti, en passant, che nel 1982, un anno dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, Suor Lucia non credeva che la terza parte del segreto di Fatima riguardasse il pontefice allora vivente, laddove dice che “non constatiamo ancora la consumazione completa del finale” della profezia, e cioè l’assassinio del Pontefice e di gran parte del clero. Insomma, conclude Bertone, che a quanto pare non teme le contraddizioni, “la decisione del Santo Padre Giovanni Paolo II di rendere pubblica la terza parte del ‘segreto’ di Fatima chiude un tratto di storia…” [cxlviii] ossia noi vivremmo già, secondo l’interpretazione ufficiale, nel periodo storico segnato ed inaugurato dal Trionfo del Cuore Immacolato, promesso a Fatima dalla Madre di Dio!

Alla Presentazione vergata da Mons. Bertone (pp. 3-10), segue la pubblicazione integrale delle tre parti del messaggio di Fatima con la riproduzione anastatica del testo originale manoscritto di Suor Lucia (pp. 13-21). Si noti che il testo pubblicato delle due parti già conosciute è quello della terza memoria scritta da Suor Lucia il 31 agosto 1941. L’aver trascurato la memoria quarta del messaggio, scritta dalla veggente l’8 dicembre del medesimo 1941, e da lei giudicata più precisa e completa, ha una sua ragione. In quest’ultimo scritto, infatti, la suora aggiunge, a conclusione della seconda parte del segreto, la frase: “In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede…” Nel testo pubblicato dalla Congregazione, quest’inciso viene ricordato in nota a piè della pagina 16, evidentemente come elemento trascurabile, nonostante alluda chiaramente ad una generale crisi della fede cattolica durante il secolo XX!

Alla pubblicazione integrale del Messaggio celeste, segue una sezione intitolata significativamente: Interpretazione del ‘segreto’ (pp. 25-43). Questa sezione contiene una lettera di Giovanni Paolo II, datata 19 aprile 2000, e diretta a Suor Lucia, con cui si comunica alla veggente che Mons. Bertone verrà ad interrogarla in nome del Pontefice “per fare qualche domanda sull’interpretazione della ‘terza parte’ del segreto.” [cxlix]

Segue, infatti, alle pagine 28-29 il Colloquio avuto con Suor Lucia de Jesus e do Coração Imaculado. L’incontro ha avuto luogo giovedì 27 aprile 2000, nel Carmelo di Santa Teresa di Coimbra. Suor Lucia – si legge nel testo – “condivide l’interpretazione secondo cui la terza parte del ‘segreto’ consiste in una visione profetica, paragonabile a quelle della storia sacra. Essa ribadisce la sua convinzione che la visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta del comunismo ateo contro la Chiesa e i cristiani, e descrive l’immane sofferenza delle vittime della fede nel XX secolo.” [cl]

Le viene domandato da Mons. Bertone, in maniera un po’ sibillina, se il personaggio principale della visione è il Papa? Suor Lucia risponde affermativamente. Il ‘vescovo vestito di bianco’ che campeggia nella visione è un Papa, ma quale? Bertone continua scrivendo che Suor Lucia “condivide pienamente l’affermazione del Papa: ‘fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte’ (Giovanni Paolo II, Meditazione dal Policlinico Gemelli ai Vescovi Italiani, 13 maggio 1994) [cli] . Suor Lucia afferma quindi che il Papa, o meglio un Papa, è il principale attore del segreto, e aggiunge di condividere l’interpretazione che Giovanni Paolo II ha dato del suo attentato, cioè che è soltanto grazie all’intercessione della Madonna cui deve la sua salvezza. Il testo gioca ambiguamente e furbescamente sull’accostamento di queste due affermazioni, come se l’una fosse la premessa e la seconda la sua logica conclusione e come se dal semplice accostamento delle due affermazioni ne scaturisse la prova che la suora creda nell’avveramento del segreto in Giovanni Paolo II.

Bertone pone alla suora un’altra fondamentale domanda. Perché la scadenza del 1960? Ed ancora: è stata la Madonna a fissare quella data per la pubblicazione del terzo segreto? Suor Lucia risponde: “Non è stata la Signora, ma sono stata io a mettere la data del 1960, perché secondo la mia intuizione, prima del 1960 non si sarebbe capito, si sarebbe capito solo dopo…” [clii]

Anche in questo caso Bertone ciurla nel manico. Dal testo si deduce che la Madonna avrebbe chiesto la pubblicazione del segreto dopo il 1960 e non proprio nel 1960. o meglio non è la Madonna, ma Suor Lucia, che per sua intuizione, avrebbe arbitrariamente fissato quella data. Da queste tormentate righe, il cui intento è giustificare la tesi di Giovanni Paolo II come coincidente con il ‘vescovo vestito di bianco’ e di glissare sul ritardo spaventoso con cui il segreto è stato reso noto, viene inferto, senza che forse Bertone se ne avveda, un duro colpo alla credibilità di Suor Lucia, se non come custode del segreto, almeno come sua interprete. Essa avrebbe fissato, per sua intuizione, e non per ordine della Madonna, la data del 1960 come scadenza per la pubblicazione del segreto. La sua intuizione è palesemente errata, visto che il segreto è stato pubblicato 40 anni dopo. D’altronde l’inattendibilità di Suor Lucia in riferimento alle date, si rileva anche in merito ai suoi giudizi sui tentativi di consacrazione operati da Giovanni Paolo II. Così la Consacrazione del 1984 fu dalla suora giudicata incompleta fino al 1989, anno in cui Suor Lucia cambiò opinione giudicandola buona! Comunque sia, non si evince rigorosamente dal testo, riportante il colloquio tra Suor Lucia e Mons. Bertone, che il Papa del segreto è Giovanni Paolo II, ma solo che la suora è convinta che il Pontefice fu salvato dalla Madonna nel tragico attentato del 1981, e che il protagonista della visione ‘il vescovo vestito di bianco’ è il Papa, ovvero, meno ambiguamente, un Papa, e non per esempio un vescovo missionario, indossante cioè una talare bianca.

Le pagine 30-31 sono dedicate alla Comunicazione di Sua Eminenza il Card. Angelo Sodano Segretario di Stato di Sua Santità. È il testo dove più esplicitamente si accredita la tesi della coincidenza tra Giovanni Paolo II e il ‘vescovo vestito di bianco’ della visione. Giovanni Paolo II, pellegrino a Fatima per beatificare i due pastorelli che con Suor Lucia condivisero la visione del 1917 - scrive il presule - vuole dare al pellegrinaggio “anche il valore di un rinnovato gesto di gratitudine verso la Madonna per la protezione a Lui accordata durante questi anni di pontificato. È una protezione che sembra toccare anche la cosiddetta terza parte del ‘segreto’ di Fatima […] La visione di fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani e descrive l’immane sofferenza dei testimoni della fede dell’ultimo secolo del secondo millennio. È un’interminabile Via Crucis guidata dai papi del ventesimo secolo.” [cliii] Notiamo di sfuggita che, se è vero che i Papi della prima metà del secolo fino a Pio XII, hanno certamente guidato, con il buon esempio e soprattutto il rigore dottrinale, la Via Crucis della Chiesa perseguitata dai ‘sistemi atei’ della modernità, questo merito non si può certo attribuire a Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, i papi conciliari dell’Ostpolitik e del dialogo ad oltranza con il mondo comunista.

Sodano, tuttavia, continua: “Secondo l’interpretazione dei pastorinhos, interpretazione confermata anche recentemente da Suor Lucia, il ‘Vescovo vestito di bianco’ che prega per tutti i fedeli è il Papa. Anch’egli, camminando faticosamente verso la Croce tra i cadaveri dei martirizzati (vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici) cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco.” Anche qui si noti la stessa ambiguità di Bertone. Che il ‘vescovo vestito di bianco’ sia il Papa, o meglio, un Papa, nulla quaestio. Più problematica l’interpretazione di Sodano, quando, per adattare il segreto alla figura di Giovanni Paolo II, vede nel ‘vescovo vestito di bianco’ descritto nel segreto, forzando la bruta semplicità delle parole di Suor Lucia (che parlano di Papa morto ammazzato dai soldati) un “come morto”, un quasi morto. Per uscire dall’evidente incongruenza, tra il ‘vescovo vestito di bianco’ morto ammazzato, e il ‘quasi’ morto, ma vivo Giovanni Paolo II, Sodano cita lo stesso Giovanni Paolo II, che nella Meditazione con i Vescovi italiani, sopra richiamata, vede un intervento della Madonna nel suo scampato pericolo. Giovanni Paolo II è quindi il ‘vescovo vestito di bianco’ descritto da Suor Lucia.

E il trionfo del Cuore Immacolato?

Sodano ha una risposta anche per questo. Se infatti il ‘quasi’ morto Giovanni Paolo II, è il ‘vescovo vestito di bianco’ morto ammazzato dai soldati nel segreto, allora deve essersi verificato anche il ‘quasi’ Trionfo del Cuore Immacolato. Così è, infatti, per l’ineffabile Segretario di Stato: “I successivi avvenimenti del 1989 hanno portato, sia in Unione Sovietica che in numerosi Paesi dell’Est, alla caduta del regime comunista [ma non in Italia, dove vive Sodano, visto che il paese è stato governato fino a qualche mese fa da una maggioranza dominata da vetero e neo-comunisti!] che propugnava l’ateismo. […] Tuttavia, in altre parti del mondo gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani, con il peso di sofferenza che portano con sé, non sono purtroppo cessati. Anche se le vicende a cui fa riferimento la terza parte del ‘segreto’ di Fatima sembrano ormai appartenere al passato…” Insomma per Sodano, il nostro mondo scristianizzato, agnostico, ove i seguaci del social-comunismo, pur con qualche riverniciata di superficie, sia ad Est come ad Occidente, gestiscono gran parte delle leve del potere mondiale, ove dilaga a macchia d’olio l’Islam, a danno delle popolazioni cristiane, mondo scosso da una gravissima crisi spirituale che agita la Chiesa cattolica, avrebbe già visto il (quasi) trionfo del Cuore Immacolato! È davvero un ben strano trionfo!

L’ultima parte del libello è il Commento teologico scritto dal Cardinal Prefetto in persona. Il Card. Ratzinger esordisce con una velata stoccata contro i cattolici tradizionalisti, i profeti di sventura di giovannea memoria, clamorosamente smentiti dal tenore del segreto: “Chi legge con attenzione il testo del cosiddetto terzo ‘segreto’ di Fatima […] resterà presumibilmente deluso – scrive infatti il presule – o meravigliato dopo tutte le speculazioni che sono state fatte. Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene squarciato. Vediamo la Chiesa dei martiri del secolo ora trascorso rappresentata mediante una scena descritta con un linguaggio simbolico di difficile decifrazione.” [cliv] Ratzinger è quindi sicuro che il segreto parli di cose passate, già avvenute. Ammette tuttavia che il linguaggio simbolico è di “difficile decifrazione”. Anche il cardinal Prefetto ama quindi contraddirsi. Se è così difficile interpretarne il linguaggio, come si può poi essere così sicuri che siano già avvenuti i fatti ivi narrati? Quello che importa al presule è far passare l'idea che in fondo la terribile visione del clero massacrato e ammazzato in tutta l’estensione della sua gerarchia, dal Papa ai semplici religiosi, siano fatti già accaduti, ormai trascorsi, che tutto appartenga al passato, “il secolo ora trascorso”. Noi conciliari, dice Ratzinger, noi fautori dell’Ostpolitik coi comunisti, fallita su tutta la linea, noi ecumenisti ad oltranza, noi che viviamo così bene nel mondo moderno scristianizzato, possiamo dormire sogni tranquilli, quella visione terribile non ci riguarda. Tutto è già accaduto, per fortuna. Ma, se non fosse così?

Dopo questa premessa, il testo fa distinzione tra la Rivelazione pubblica e quella privata, sottolineandone la differenza essenziale. Quello che però preme all’autore è ancora svalutare il più possibile la valenza di terribile avvertimento, di cui il segreto è pregno. A questo scopo, il Prefetto sottolinea ambiguamente che in realtà “la profezia nel senso della Bibbia non significa predire il futuro, ma spiegare la volontà di Dio per il presente e quindi mostrare la retta via verso il futuro […] Il profeta viene incontro alla cecità della volontà e del pensiero e chiarisce la volontà di Dio come esigenza ed indicazione per il presente. L’importanza della predizione del futuro in questo caso è secondaria. Essenziale è l’attualizzazione dell’unica rivelazione, che mi riguarda profondamente: la parola profetica è avvertimento o anche consolazione o entrambe insieme. In questo senso si può collegare il carisma della profezia con la categoria dei ‘segni del tempo’, che è stata rimessa in luce dal Vaticano II…” [clv] In questa lunga citazione, notiamo anzitutto un linguaggio filosoficamente impreciso, imbevuto di esistenzialismo di seconda mano, dal tono sentimentale, che farebbe rivoltare nella tomba il più sprovveduto allievo di San Tommaso. Ma lo scopo di tanta voluta ambiguità è subito scoperto: svilire la portata ‘profetica’ del messaggio. Esso non svela il futuro, è un semplice ‘stimolo’ al credente per scoprire la volontà divina.

Nel successivo capitolo viene affrontata la struttura antropologica (ossia psicologica) delle rivelazioni private. Il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede distingue tre forme di visione o percezione: la visione dei sensi (visio sensibilis); la percezione interiore (visio imaginativa) e la visione spirituale (visio intellectualis). “è chiaro che nelle visioni di Lourdes, Fatima, ecc. non si tratta della normale visione esterna dei sensi.” [clvi] È pure evidente che non si tratta neppure, per le rivelazioni private, della visione intellettuale, puramente spirituale, senza immagini. “Quindi si tratta della categoria di mezzo, la percezione interiore, che certamente ha per il veggente una forza di presenza, che per lui equivale alla manifestazione esterna sensibile.” [clvii]

Questo tipo di visione non è fantasia, e tuttavia “comporta anche delle limitazioni” [clviii] . Sono, infatti, le limitazioni che interessano a Ratzinger! “… Il soggetto è essenzialmente compartecipe del formarsi, come immagine, di ciò che appare. L’immagine può arrivare solo secondo le sue misure e le sue possibilità. Tali visioni pertanto non sono mai semplici ‘fotografie’ dell’aldilà, ma portano con sé anche la possibilità ed i limiti del soggetto che percepisce.” [clix] Si noti l’afflato soggettivistico di queste frasi, di sapore schiettamente kantiano. Più sotto è ancora più chiaro: “Le immagini da essi [i pastorelli] delineate non sono affatto una semplice espressione della loro fantasia, ma frutto di una reale percezione di origine superiore ed interiore, ma non sono neppure da immaginare come se per un attimo il velo dell’aldilà venisse tolto ed il cielo nella sua pura essenzialità apparisse, così come un giorno noi speriamo di vederlo nella definitiva unione con Dio. Le immagini sono piuttosto, per così dire, una sintesi dell’impulso proveniente dall’Alto e delle possibilità per questo disponibili del soggetto che percepisce, cioè dei bambini. Per questo motivo il linguaggio immaginifico di queste visioni è un linguaggio simbolico.” [clx]

Si tratta quindi, secondo il presule, di immagini che non sono parto della fantasia di bambini ignoranti. Tuttavia, in queste visioni, l’elemento soggettivo non è kantianamente meno importante di quello oggettivo. Secondo l’interpretazione di Ratzinger, è difficile capire che cosa di oggettivamente vero i fanciulli hanno visto dell’aldilà, ad esempio, nella famosa visione dell’inferno. La visione è, infatti, sintesi tra un informe “impulso proveniente dall’Alto” e le categorie interpretative soggettivisticamente e relativisticamente proprie alla loro condizione di bambini, portoghesi, di bassa estrazione sociale, viventi all’inizio del XX secolo. Probabilmente, ci dice il Prefetto, se a percepire quell’impulso proveniente dall’alto, fosse stato un tedesco adulto, appassionato di Kant, prete modernista, della seconda metà del medesimo secolo, la sua categorizzazione dell’impulso sarebbe stata ben diversa, e non avrebbe visto, fiamme, fuoco, diavoli, e sentito grida disperate…insomma l’inferno che i bambini hanno visto non è propriamente l’inferno, piuttosto la proiezione della ‘loro’ personale concezione dell’inferno preconciliare, che ha dato forma all’impulso proveniente dall’alto. Che il Cardinale la pensi proprio così, lo svela il suo commento ad un particolare della visione del terzo segreto. I pastorelli vedono infatti due angeli che raccolgono con un innaffiatoio il sangue che cola dai martiri uccisi. Secondo Ratzinger, “la conclusione del segreto ricorda immagini, che Lucia può aver visto in libri di pietà ed il cui contenuto deriva da antiche intuizioni di Fede.” [clxi] Lucia ha quindi proiettato quelle immagini, viste in qualche catechismo di campagna, e con esse ha dato forma all’impulso proveniente dall’alto. Alcuni termini, infine, in quest’interpretazione ‘antropologica’ delle visioni di Fatima, come il più volte ricordato ‘impulso’ proveniente dall’alto o il definire “antica intuizione di fede” (come se la Fede si intuisse, quando essa è l’adesione volontaria della ragione ad una dottrina certa che viene rivelata) la concezione della valenza espiatrice del sangue dei martiri, svelano la cultura modernista del difensore dell’ortodossia cattolica. Il vezzo neomodernista del presule lo conduce ad inanellare una lunga serie di errori teologici. Gli consigliamo di rileggersi nelle ore libere quei "libri di pietà" il cui contenuto "deriva da antiche intuizioni di Fede". Ci pare che abbia ne assoluto bisogno.

Nell’ultimo capitoletto, intitolato Un tentativo d’interpretazione del ‘segreto’ di Fatima (pp. 39-44) dopo aver parlato in termini abbastanza vaghi della devozione al Cuore Immacolato, Ratzinger passa a commentare la terza parte del messaggio.

In generale si nota l’assenza di un’interpretazione del messaggio nella sua interezza. Il commento della terza parte del segreto è infatti completamente disarticolato dalle altre due da tempo conosciute. Non vi è alcun tentativo, pur essendo luogo e tempo debiti, per inserire la terza parte nel quadro completo delle apparizioni di Fatima. L’accento è quindi posto continuamente sulla natura ‘simbolica’ della visione. È l’espediente con cui disincarnare, e, per così dire, estraniare dalla storia del nostro secolo la sua valenza profetica. Non è che manchi un’interpretazione storica del messaggio, come si è visto. Ma quest’interpretazione passa al vaglio corrosivo della prospettiva irenistica del Concilio Vaticano II, che svuota di contenuto il terribile ammonimento.

Ratzinger sottolinea che la “parola chiave di questo segreto è il triplice grido: Penitenza, Penitenza, Penitenza!” [clxii] gridato dall’angelo. Tuttavia non dedica più di otto righe a commentarne il significato. Secondo il presule, l’accorato appello dell’angelo significa “comprendere i segni del tempo […] Comprendere l’urgenza della penitenza – della conversione – della fede. Questa è la risposta giusta al momento storico, che è caratterizzato da grandi pericoli …” [clxiii] Tutto qui. Nessun accenno al valore espiatorio e riparatorio della penitenza, alla necessità di essa soprattutto in questi tempi di apostasia generale, come unico mezzo soprannaturale per stornare la punizione divina sull’umanità peccatrice. L’appello alla penitenza, se non è ricollegato al suo valore espiatorio e riparatorio di sacrificio, e alla sua efficacia soprannaturale come strumento per placare l’ira divina, giustamente sdegnata con l’umanità peccatrice, e in procinto di punirla con pene fisiche e morali, risulta quasi incomprensibile. Ma questo Ratzinger non dice.

L’angelo con la spada di fuoco ricorda analoghe immagini dell’Apocalisse, dice il Prefetto. Ancora una volta, questo ‘simbolo’ della “minaccia del giudizio, che incombe sul mondo” [clxiv] sarebbe frutto di reminiscenze scritturali, proiettate dai soggetti percipienti sul dato informe di origine soprannaturale. La natura punitiva della visione dell’angelo viene completamente sottaciuta. È l’uomo stesso, si legge, che “ha preparato con le sue invenzioni la spada di fuoco” [clxv] alludendo probabilmente agli armamenti nucleari. La giustizia di Dio, che spesso punisce l’uomo sulla terra, per ricondurlo alla verità e alla virtù, non centra per nulla. Anzi Ratzinger si affretta a sottolineare come alla figura minacciosa dell’angelo armato, si contrapponga la Madonna, che con la sua potente intercessione, storna dall’umanità i meritati castighi. È ancora il solito refrain buonista dei vaticanosecondisti.

Il luogo dell’azione presenta tre elementi simbolici: una ripida montagna, una grande città mezzo distrutta e una grande croce di tronchi grezzi. Qui i simboli si stemperano ancor più nel vago. La montagna e la città “simboleggiano il luogo della storia umana: la storia come faticosa ascesa verso l’alto [sembra di sentire echi delle letture di Teilhard de Chardin] la storia come luogo dell’umana creatività e convivenza, ma allo stesso tempo come luogo delle distruzioni, nelle quali l’uomo annienta l’opera del suo proprio lavoro. La città può essere luogo di comunione e di progresso, ma anche luogo del pericolo e della minaccia estrema…” [clxvi] in quest’orizzonte storico, con le sue luci e le sue ombre (più luci che ombre) a dispetto del tenore fortemente drammatico del messaggio celeste, cui preme sottolineare soprattutto le ombre, ovvero l’empia ribellione dell’uomo moderno alla legge divina, manca completamente Dio giudice, che punisce le nazioni nella storia, ove soltanto possono, come entità collettive, meritare o demeritare, come insegna S. Agostino. È ancora e sempre la concezione buonista e irenista della mentalità neomodernista conciliare, che cerca il buono anche laddove non esiste. È il loquimini nobis placentia (diteci cose piacevoli e rassicuranti) di biblica memoria, che sembra essere lo slogan dell’attuale corso ecclesiastico.

L’immagine del corteo di ecclesiastici che sale sul Calvario dominato dalla croce di legno è “la via della Chiesa come una Via Crucis, come un cammino in un tempo di violenza, di distruzioni e di persecuzioni. Si può trovare in quest’immagine la storia di un intero secolo […] nella visione noi possiamo riconoscere il secolo trascorso come secolo dei martiri, come secolo delle sofferenze e delle persecuzioni della Chiesa, come il secolo delle guerre mondiali e di molte guerre locali, che ne hanno riempito tutta la seconda metà ed hanno fatto sperimentare nuove forme di crudeltà.” [clxvii] Notiamo ancora come si voglia accreditare la tesi che la visione si sia già realizzata, e così annullarne la portata drammatica ed attuale. Inoltre, pur essendo evidente che è il clero, in tutta la sua gerarchia, il protagonista dell’immagine celeste, con il suo sacrificio espiatorio, culminante nell’assassinio del papa (come aveva già previsto San Giovanni Bosco in un suo celebre sogno) si tende a porre sullo stesso piano l’efficace sacrificio del clero cattolico, e le sofferenze, pur deprecabili, ma soprannaturalmente inutili, qualora non vengano inferte in odium fidei, provocate dall’umana malizia. È il concetto di sacrificio e di espiazione (cui si connette naturalmente quello di punizione) che si manca completamente di far rilevare.

Il protagonista principale della visione è il Papa, che sofferente guida il corteo del clero sul Golgota. L’ecatombe dei religiosi culmina infatti con la sua morte cruenta. Tuttavia Ratzinger accredita la tesi del Papa ‘come morto’ già introdotta dal Cardinal Sodano. Giovanni Paolo II è il Papa concreto individuato dalla visione. Il suo mancato compimento, ovvero la sua morte, si dovrebbe ad un intervento speciale della Madonna.

Non si contesta qui che in tesi una profezia possa avere un esito diverso da quello indicato, poiché ogni profezia è sempre condizionata dalla corrispondenza o meno dell’uomo al piano divino di grazia. Tuttavia si può contestare alla luce dei fatti occorsi in questi ultimi decenni, l’adattamento sospetto della terribile visione di morte e distruzione a Giovanni Paolo II e al suo clero conciliare.

Si dice che il secolo XX è stato un secolo di martirio per la Chiesa cattolica ed in particolare per le persone consacrate. Questo è certamente vero, ma solo in parte. Il clero occidentale, la chiesa latina, che della Chiesa cattolica romana è la parte preponderante, non si può dire, salvo locali e brevi momenti, che siano stati martirizzati, massime dopo il trionfo del Concilio Vaticano II. il clero europeo ed occidentale è tutto tranne che un clero di martiri. A questa concezione eroica della vita consacrata contraddice decisamente, infatti, la mentalità irenistica, buonista e ‘dialogante’ dei sacerdoti sfornati dal Vaticano II! In molti di questi preti, anche e soprattutto tra i vescovi, manca quasi del tutto il ‘legno’ per formare la Croce. La vita della Chiesa romana di questi ultimi decenni è infatti caratterizzata soprattutto dai continui cedimenti in materia dogmatica e morale. Altro che martirio, altro che coraggiosa difesa della dottrina in faccia ad un mondo ribelle ed apostata!

Un segno ulteriore, che la visione non si è ancora avverata, si ricava, oltre che dai fatti esterni, anche da un elemento interno al messaggio di Fatima. Alludo al Trionfo del Cuore Immacolato, promesso dalla Madonna a compimento dei terribili eventi da Lei svelati. Dov’è allora questo trionfo? Trionfo è parola grossa. Significa una vittoria schiacciante, visibile, incontestabile, indiscutibile. È difficile vedere oggi questo trionfo, che è il segno a tutti comprensibile con cui il ciclo di Fatima si concluderà realmente. Trionfo significa infatti ristabilimento della Chiesa Romana nella sua dottrina e disciplina, cosa da cui siamo ancora lontanissimi, sotto il dominio del clero neo-modernista. Trionfo, però, indica anche la restaurazione della civiltà e società cattoliche, ossia il ritorno a forme statuali che riconoscano, come durante il Medioevo, la sovranità di Gesù cristo anche sulle umane istituzioni. Cosa che non pare ancora avvenuta.

Il cardinal Prefetto è consapevole di questa difficoltà. Per questo dedica le ultime righe del suo Commento a spiegare come si debba intendere il Trionfo del Cuore Immacolato della Madre di Dio. “Che cosa significa?”, si domanda infatti il prelato. Ma la risposta lascia del tutto insoddisfatti. Tutto svapora in un linguaggio sentimentale e generico, usuale espediente retorico con cui il modernista sfugge alle contraddizioni della sua penna. Sentiamo: “Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie. Il fiat di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il salvatore – perché grazie a questo sì Dio poteva diventare uomo nel nostro spazio e tale ora rimane per sempre…” [clxviii] Chiudiamo qui la citazione per non tediare il lettore con altre frasi vuote e inconcludenti, che sfuggono a bella posta alla domanda iniziale.

Se questa è l’interpretazione ufficiale del segreto, non devono stupire alcune omissioni di elementi importanti del messaggio. Manca, infatti, ogni riferimento alla settima ed ultima visione che la Madonna promette a Lucia il giorno stesso della prima apparizione, come effettiva conclusione del ciclo di Fatima. Manca ancora qualsiasi accenno alla pratica della Comunione riparatrice per i primi cinque sabati del mese e in generale alla necessità di diffondere universalmente la devozione al Cuore Immacolato di Maria Santissima.

Un’interpretazione



Tenendo presente quel che già si è detto a proposito delle prime due parti del segreto, anche quest’ultima va letta nella prospettiva finale del Trionfo del Cuore Immacolato di Maria SS. La sua particolarità consiste nel fatto di riguardare principalmente il clero cattolico, in tutta la sua struttura gerarchica. Nella prima parte, la Madonna ricorda all’uomo moderno il suo destino soprannaturale ed eterno e il pericolo quanto mai presente di cadere sotto la mano punitrice di Dio (inferno). Nella seconda, invece, è protagonista il castigo temporale, che Dio ha in serbo se le nazioni cristiane continueranno nella loro apostasia. Questo castigo però, sebbene terribile (alcune nazione saranno annientate, dice la Madre di Dio) non è inutile, poiché sarà il preludio al trionfo del Cuore Immacolato, anzi suo strumento e mezzo. La Russia, in quest’ottica, assume una posizione tutta speciale. In un primo tempo è, infatti, strumento inconsapevole della furia vendicatrice di Dio, cieco esecutore della sua giusta vendetta sull’Occidente ribelle, per poi divenire, in un secondo tempo, segno visibile del Trionfo di Maria SS. con la sua miracolosa conversione alla religione cattolica.

Ecco ora il terzo tassello, che riguarda la Chiesa del XX secolo. L’angelo vendicatore estrae la spada fiammeggiante, che indica l’ira del Signore degli eserciti, la punizione terribile che si approssima. Ma anche in questo caso la punizione non è senza speranza o inutile, perché è temperata dall’intercessione materna della Madonna Mater Ecclesiae. Tuttavia Dio, per assicurare il Trionfo di Sua Madre, ha bisogno di penitenza, di sacrificio, di espiazione, di riparazione, per i peccati commessi dagli uomini, e in particolare dagli uomini di Chiesa del Vaticano II. Di qui la terribile punizione, il tremendo sacrificio espiatorio e riparatorio al Cuore Immacolato di Maria. Vediamo un Papa, vescovi, sacerdoti, persone consacrate di ambo i sessi, che salgono una montagna ripida, un Golgota sormontato dalla rozza Croce. Prima però il Pontefice attraversa una città, piena di cadaveri, mezzo distrutta. Il suo spirito è afflitto da tanta desolazione, è vecchio, inerme, vacillante. Sale infine sul monte. Prega. Ma Dio gli chiede la vita come espiazione e sacrificio e viene ucciso da soldati nemici. Anche gli altri membri della gerarchia subiscono la stessa sorte. Infine due angeli, ora non più mezzi dell’ira vendicatrice di Dio, raccolgono il sangue prezioso dei martiri, con cui Dio ha purificato la terra sconvolta dal peccato.

Questa terribile punizione che redime il Clero del XX secolo, non può non essere messa in relazione con la crisi della Chiesa cattolica, che la attanaglia da quarant’anni a questa parte. L’apostasia dell’Occidente è anche e soprattutto dovuta al tradimento del sacerdozio. Se infatti la seconda parte del segreto allude alla rivolta delle istituzioni temporali contro il loro Creatore e minaccia i più severi castighi se la società umana non ricollocherà sul trono il Suo Redentore e Sovrano Gesù Cristo, quest’ultima e terza parte indica come anche il sacerdotium, e non solo l’Imperium, ha temporaneamente tradito la Sua missione di insegnare la Verità rivelata, e di incitare gli uomini alla pratica delle virtù soprannaturali e alla vita di grazia. quest’eclisse, che sembra irreversibile ed irrimediabile (umanamente parlando) è tuttavia passeggera, poiché la Mater Ecclesiae ristabilirà l’ordine sia nella società temporale che in quella ecclesiastica. Come Cristo ristabilì la dottrina e fondò la Chiesa al prezzo del Suo sangue divino offerto in sacrificio sulla Croce, così anche la Chiesa del XX secolo, Corpo mistico di Cristo, deve offrire il suo sangue purificato dal dolore, per la Sua restaurazione e il Suo trionfo.

Pio XI e la Restaurazione.

L’enciclica Mit brennender Sorge (1937)

Al termine di questa lunga carrellata non mancheremo di citare un celebre documento magisteriale del Sommo Pontefice Pio XI (1922-1939): l’enciclica Mit brennender Sorge (Con viva ansia) del 14 marzo 1937. Essa, indirizzata all’episcopato e ai cattolici tedeschi, è giustamente famosa per l’importanza che rivestì nella condanna delle deviazioni neopagane e anticristiane che cominciavano ad affiorare nella Germania nazionalsocialista, ma è molto meno conosciuta come uno dei testi ove in maniera assai schietta e per bocca del Supremo Gerarca della Chiesa si fa riferimento certo alla prossima restaurazione del Cattolicesimo.

Nel chiudere l’enciclica, infatti, il Pontefice invita i cattolici di Germania a sfruttare il tempo di Quaresima – il documento fu reso pubblico la domenica di Passione – e la Pasqua imminente “per riempire tutto l’animo dello spirito eroico, paziente e vittorioso che si irradia dalla croce di Cristo.” E prosegue con un lungo periodo in cui l’afflato profetico è dominante:

“Allora i nemici di Cristo – di ciò siamo sicuri –che vaneggiano sulla scomparsa della Chiesa, riconosceranno che troppo presto hanno giubilato e troppo presto hanno voluto seppellirla. Allora verrà il giorno in cui, invece dei prematuri inni di trionfo dei nemici di Cristo, si eleverà al Cielo dai cuori e dalle labbra dei fedeli il Te Deum della liberazione: un Te Deum di ringraziamento all’Altissimo, un Te Deum di giubilo, perché il popolo tedesco anche nei suoi membri erranti avrà ritrovato il cammino del ritorno alla religione. Con una fede purificata dal dolore, piegherà di nuovo il ginocchio dinanzi al Re del tempo e dell’eternità, Gesù Cristo, e si accingerà, in lotta contro i rinnegatori e i distruttori dell’Occidente Cristiano, in armonia con tutti gli uomini ben pensanti delle altre nazioni, a compiere la missione che i piani dell’Eterno gli hanno assegnato.”

Come si vede facilmente questo giorno fausto, preconizzato da Pio XI, in cui il popolo tedesco “anche nei suoi membri erranti” ossia nei protestanti eretici, avrà fatto ritorno alla Chiesa e “in armonia con tutti gli uomini ben pensanti delle altre nazioni” si accingerà, lottando contro i nemici di Cristo, a compiere “la missione che i piani dell’Eterno gli hanno assegnato” è ben lungi dall’essersi verificato. E quale sarà mai la missione, che, nelle parole del Papa, Dio avrebbe affidato ai popoli germanici, nuovamente uniti e concordi nella fede romana, se non, come già vaticinava nel XVII secolo il Ven. Holzhauser, cooperare al futuro trionfo della Chiesa e della Civiltà Cattoliche?

La Restaurazione è imminente?



Alla luce di Fatima, benché i tempi di Dio non siano quelli dell’uomo, si deve rispondere in modo affermativo.

La Santa Vergine legò, infatti, il suo messaggio alla persona di Suor Lucia, promettendole una settima visita, che chiuderà il ciclo iniziatosi il 13 maggio di ottantatré anni fa. L’arco cronologico che si delinea, è così abbastanza circoscritto, tanto più se si tien conto di quello che intanto è accaduto e sta accadendo.

La svolta neomodernista impressa alla Chiesa dal Concilio Vaticano II, con il suo avventato ottimismo, smentito ogni giorno più dalla drammatica indifferenza religiosa dell’uomo contemporaneo, è un impressionante allontanamento dal messaggio di fatima.

Se la Madre di Dio rammentò il dogma dell’esistenza dell’Inferno, mostrandolo in una terribile visione a tre piccoli bambinelli, la Chiesa neo-modernista predica un dolciastro irenismo, che sempre più affievolisce il senso della gravità del peccato, vera anticamera dell’inferno.

Se la Madonna sottolineò la regalità di Dio sulla storia e sulle nazioni, indicando nella Russia lo strumento vendicatore della giustizia di Dio contro i popoli che voltarono le spalle al loro Creatore, i falsi pastori del Concilio vaticano II rifiutarono di condannare solennemente il Comunismo, quand’era al massimo della sua potenza devastatrice, sperando, per il tramite di una fallimentare strategia diplomatica (la famigerata Ost-Politik) di moderarne la spinta distruttiva. gli stessi pastori benedicono oggi gli atei o agnostici stati contemporanei, la cui legislazione (omosessualismo, pansessualismo, abortismo, divorzio) ormai conculca apertamente la legge di Dio.

Conclusione



Quanto più i mezzi umani si affievoliscono, tanto più bisogna supporre che l’intervento soprannaturale sia prossimo. È innanzi tutto il processo d’autodemolizione che sta devastando l’Ovile di Cristo per opera dei falsi pastori, che paradossalmente lo fa presagire assai vicino. Il mondo e la Chiesa, infatti, abbandonati a sé stessi, attraversano un momento eccezionale, mai prima occorso nella storia dell’uomo. Umanamente tutto sembra perduto. Come si è visto, però, scorrendo a volo d’uccello le profezie di alcuni grandi santi, ogni cosa era già stata prevista, proprio per mettere in guardia per tempo coloro che avrebbero vissuto il terribile momento a non lasciarsi abbattere dallo scoraggiamento e dalla mancanza di confidenza in Dio.

La terribilità della prova è in fondo la certezza della vittoria.

“Infine il mio Cuore Immacolato trionferà.”



----------------------------------------------