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  1. #1
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    Predefinito 10 anni fa, don Pino...



    Servo di Dio Don Giuseppe Puglisi
    presbitero della Chiesa Palermitana,
    ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993

    Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
    (Gv 15,13)

  2. #2
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    Predefinito I pensieri di don Pino




    Il Signore sa aspettare.
    "Nessun uomo è lontano dal Signore.
    Il Signore ama la libertà, non impone il suo amore. Non forza il cuore di nessuno di noi.
    Ogni cuore ha i suoi tempi, che neppure noi riusciamo a comprendere.
    Lui bussa e sta alla porta. Quando il cuore è pronto si aprirà.".

    Il senso della vita.
    "Ognuno di noi sente dentro di sé una inclinazione, un carisma.
    Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile.
    Questa chiamata, questa vocazione è il segno dello Spirito Santo in noi.
    Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita".

    Ho fatto del mio meglio.
    "Bisogna cercare di seguire la nostra vocazione, il nostro progetto d'amore.
    Ma non possiamo mai considerarci seduti al capolinea, già arrivati. Si riparte ogni volta. Dobbiamo avere umiltà, coscienza di avere accolto l'invito del Signore, camminare, poi presentare quanto è stato costruito per poter dire: sì, ho fatto del mio meglio".

    Come le tessere di un mosaico.
    "Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale.
    Ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico.
    Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual’é il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual'è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo".

    Le parole e i fatti.
    "E' importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell'uomo per soldi.
    Non ci si fermi per. ai cortei, alle denunce, alle proteste.
    Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole.
    E le parole devono essere confermate dai fatti".

    Dio ci dà forza.
    "L'amore per Dio purifica e libera. Ciò non vuol dire che veniamo spersonalizzati ma, anzi, la nostra personalità viene esaltata e potenziata, cioè viene data una nuova potenzialità alle nostre facoltà naturali, alla nostra intelligenza. Viene data una luce nuova alla nostra volontà".

    Se ognuno fa qualcosa.
    "Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno.
    Non è qualcosa che può trasformare Brancaccio.
    Questa è un'illusione che non possiamo permetterci.
    E' soltanto un segno per fornire altri modelli, soprattutto ai giovani.
    Lo facciamo per poter dire: dato che non c'è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa.
    E se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto...".

    La testimonianza che diventa martirio.
    "Il discepolo di Cristo è un testimone.
    La testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, può diventare martirio.
    Il passo è breve, anzi è proprio il martirio che dà valore alla testimonianza.
    Ricordate San Paolo: "Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo".
    Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita".

  3. #3
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    Predefinito



    Dare la vita per i nemici

    di Padre Pino Puglisi



    Il giusto è diventato una condanna dei nostri sentimenti, ci è insopportabile al solo vederlo" (Sap 2,14). Chi si comporta rettamente diventa rimprovero per color che vivono ingiustamente.

    Costoro dicono: "Ma è impossibile vivere nella rettitudine!"

    Chi invece riesce a comportarsi in modo giusto, dimostra il contrario, ed è egli stesso, con la sua vita, un rimprovero per gli ingiusti.

    Così il giusto sicuramente troverà degli ostacoli. Lo stesso Luca dice: "Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi!". E' un segno negativo perché fa capire che il nostro agire non ha inquietato nessuno.

    Le parole di Cristo sono invece disturbatrici, inquietanti, mettono dentro un travaglio, che si trasforma in sofferenza, ma che per noi conduce a gioia e conversione.

    Matteo dice: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia".

    La persecuzione, perché seguaci di Cristo, non è solo un fatto di altri tempi ma anche dei giorni nostri. Basta infatti che uno cerchi di comportarsi onestamente e gli altri subito dicono: "Perché lo fa?". E cercano spiegazioni terra terra. Per esempio se uno è onesto nel suo dovere di ufficio diranno: "Lo fa per guadagnarsi il favore dei superiori". Oppure se va in chiesa e partecipa alle varie attività insinuano: "Vorrà qualche raccomandazione dal prete".

    Il seguace di Cristo certamente troverà difficoltà, ma già in questo Gesù dice che siamo beati, felici.

    Ma con tante sofferenze, ingiustizie, è possibile parlare di gioia?

    Noi siamo chiamati a scoprire i beni che sono nel mondo, sviluppandoli in noi e negli altri, e a farli fruttificare mettendo ovunque speranza.

    La gioia allora è possibile, è come un propellente che viene messo dentro di noi: è il saperci consolati da Dio, è la sicurezza di essere nelle braccia di un padre, di saperci vicino ad un amico che ci guarda sempre sorridente e non ci abbandona mai; un amico che è venuto a morire per noi sulla terra.

    E' difficilissimo morire per un amico, ma morire per dei nemici è ancora più difficile. Cristo è morto per noi quando noi eravamo ancora suoi nemici: Dio rimane sempre con noi, è la costanza dell'amore fino all'estremo limite, anzi senza limiti. Ecco il motivo della nostra gioia.



    (da "3P", Padre Pino Puglisi di francesco deliziosi - Ed. Paoline)

  4. #4
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    Predefinito Preghiera, composta dal Cardinale Salvatore De Giorgi



    O Dio, nostro Padre,

    che per mezzo del tuo Figlio

    e con la potenza del tuo Spirito

    ci ha predestinati ad essere

    santi e immacolati al tuo cospetto nella carità,

    ascolta la nostra preghiera.



    Tu, che hai associato

    il tuo servo e fratello nostro

    Giuseppe Puglisi

    al sacerdozio del tuo Figlio divino,

    come annunciatore del mistero pasquale

    e dispensatore dei doni della salvezza,

    degnati di glorificarlo qui in terra,

    attraverso il ministero della Chiesa,

    come testimone dell'amore del Cristo

    che ha dato la sua vita per noi.

    Amen


  5. #5
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    Predefinito


    Il sacerdote ricordato a 10 anni dall'omicidio

    Il sacrificio di don Giuseppe Puglisi dono di Dio alla sua Chiesa
    e seme di speranza per Palermo


    nostro servizio
    PALERMO, 16.
    Don Giuseppe Puglisi, testimone del servizio presbiterale, martire per la causa del Vangelo, vittima della violenza della mafia, pane spezzato per tutti coloro che lo hanno conosciuto, più semplicemente un sacerdote: la Chiesa di Palermo ha ricordato questo Sacerdote, servo di Dio, nel decimo anniversario della sua uccisione. Un ricordo che è stato vissuto con due giornate ricche di manifestazioni culminate con la solenne Celebrazione Eucaristica in Cattedrale presieduta dal Cardinale Arcivescovo Salvatore De Giorgi.
    La sera del 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno, don "Pino" Puglisi si apprestava a rincasare quando venne fermato da un killer di "cosa nostra": "Me lo aspettavo", disse sorridendo a quell'uomo che impugnava una pistola (Salvatore Grigoli, poi divenuto collaboratore di giustizia e testimone di una profonda conversione interiore "iniziata - ha raccontato agli inquirenti - sparando quel colpo di pistola"). Don Puglisi aveva intrapreso a Brancaccio una delicata opera di evangelizzazione, soprattutto nei confronti dei ragazzi, i più esposti alla subcultura della mafia: senza clamori, senza proclami o manifestazioni di piazza, il parroco di san Gaetano aveva scelto di proporre attività fortemente aggreganti, fatte di studio, sport, lavori manuali, realizzate attraverso i valori dell'accoglienza e del rispetto reciproco: "Regole fondamentali per ogni buon cristiano, per ogni persona d'amore", ripeteva ai suoi collaboratori, a coloro che avevano iniziato a gestire il "Centro Padre Nostro", realizzato proprio alle spalle della parrocchia.
    Un'azione pastorale estremamente concreta, la sua, erosiva per quell'intreccio di regole e prassi proprie della mentalità mafiosa. "Una mentalità ancora forte qui a Brancaccio - dice don Mario Golesano, successore di don Pino a san Gaetano - ma il seme gettato da don Puglisi non smetterà di dare i suoi frutti".
    Durante la Messa in Cattedrale il Card. De Giorgi ha più volte definito don Puglisi "uno dei figli migliori della Chiesa palermitana". In un messaggio rivolto alla comunità ecclesiale il Porporato ha ribadito come il sacrificio di don Pino "è stato consegnato come dono di Dio alla sua Chiesa, alla nostra Chiesa di Palermo, e come segno della speranza della Croce che apre alla Risurrezione. La sua sacrilega uccisione, per il modo in cui è avvenuta e per le motivazioni per le quali è stata eseguita, resta per la Chiesa di Palermo e per la nostra azione pastorale la voce perenne e implacabile del sangue, che invita al coraggio, alla coerenza, alla fortezza, alla santa audacia nell'esercizio del ministero sacerdotale e di ogni altro servizio nella Chiesa per il trionfo del bene su tutte le aggressioni e le perversioni del male. Una cosa è certa: don Puglisi - ha aggiunto l'Arcivescovo - è stato ucciso perché sacerdote, perché sacerdote coerente e fedele secondo il cuore di Dio, perché impegnato nell'annuncio del Vangelo e nel suo dovere di educatore, di pastore, di guida, soprattutto dei giovani".
    Questo sacerdote è stato ucciso, scrive ancora il Cardinale, "perché con la sua silenziosa ma efficace azione pastorale sottraeva le nuove generazioni alle suggestioni del male e alle aggressioni delle forze oscure e perverse della criminalità e della mentalità mafiosa". "L'odio al suo zelo pastorale, alla sua opera di evangelizzazione e di formazione delle coscienze soprattutto giovanili, al suo impegno preferenziale per gli ultimi, che è parte integrante dell'evangelizzazione, non è - si legge ancora nel messaggio - semplicemente l'odio a un sacerdote: è l'odio a Cristo, è l'odio alla Chiesa, è l'odio al Vangelo, è l'odio alla fede. Per questo la sua testimonianza ha il profumo del martirio. E per questo, come Pastore della Chiesa Palermitana, ho dato avvio al processo "Super Martyrio", che seguo personalmente, e auspico ardentemente che don Giuseppe Puglisi possa essere al più presto riconosciuto martire a gloria di Dio, a edificazione della nostra Chiesa, a incoraggiamento del clero, a sostegno di quanti lavorano per il riscatto del nostro territorio".
    Per diciotto mesi una commissione coordinata dallo storico Don Francesco Stabile e composta dal Postulatore della Causa, Mons. Domenico Mogavero, dal Vescovo Ausiliare Mons. Salvatore Di Cristina e da Mons. Francesco Conigliaro, ha esaminato scritti editi ed inediti, sentenze giudiziarie e centinaia di documenti di vario genere. La documentazione, dopo la chiusura della fase diocesana, il 6 maggio 2001, è stata consegnata all'Arcivescovo che l'ha inoltrata alla Congregazione per le Cause dei Santi.
    Per don Francesco Stabile "un martirio non può essere compreso se non all'interno di una vita vissuta con coerenza esemplare fino alla morte": lungo i mesi di lavoro della Commissione si è andata delineando, gradualmente "una figura di prete straordinaria nella vita ordinaria, una figura forse poco conosciuta all'interno degli ambienti ecclesiastici ma molto conosciuta dalle centinaia di persone, giovani soprattutto, che con lui avevano avuto rapporti di formazione e di amicizia". Per don Stabile, questo sacerdote così normale, "non faceva della lotta alla mafia lo scopo del suo ministero. Egli desiderava condurre la sua comunità ad una vita evangelica che fosse alternativa alla mentalità ed agli interessi dominanti che non erano quelli dell'uomo e della sua dignità di figlio di Dio".
    Ricordando don Pino come un "coraggioso testimone del Vangelo", l'Arcivescovo ha ricordato come il primo dovere di ogni cristiano sia l'annunzio del Vangelo, "soprattutto ai giovani, per aiutare i fratelli a seguire Cristo e quindi a vivere onestamente nell'osservanza dei suoi comandamenti, per formare le coscienze al rispetto delle persone, all'amore vicendevole, al gusto della solidarietà, al senso della legalità, alla capacità del perdono, e vincere così ogni forma di prepotenza, di violenza, di sopruso, di ritorsione, di ingiustizia, di collaborazione col crimine... Ma la voce di don Puglisi giunge anche, e direi soprattutto, ai criminali di ogni genere con la forza profetica del Papa durante la sua visita nella Valle dei Templi, per ricordare ad essi che egli, come Gesù, ha versato il suo sangue per la loro conversione, per la loro redenzione, per la loro liberazione dalla schiavitù del peccato, più dura del carcere più duro".
    Con questi messaggi la Chiesa di Palermo, proprio nel giorno che ricorda il sacrificio di don Puglisi, ha dato inizio al nuovo Anno Pastorale (il cui tema sarà "Eucaristia e Giorno del Signore"). Un itinerario che sarà caratterizzato dalla celebrazione dei Congressi Eucaristici parrocchiali culminanti in quello Diocesano, 80 anni dopo l'ultimo, celebrato nel 1924. Sarà la prossima Assemblea Diocesana, in programma per il 13 ottobre, a indicare percorsi e strumenti.
    (LUIGI PEROLLO )

    (©L'Osservatore Romano - 17 Settembre 2003)

  6. #6
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    Predefinito Re: 10 anni fa, don Pino...

    Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
    (Gv 15,13)



    .... non so che dire ....

    Difficilmente nella storia della poesia, del'arte e delle scienze umanistiche in generale si è arrivati ad una simile frase, semplice e così incredibilmente vera.

    Perchè sia bella e vera io non lo so. (tomisticamente parlando)

    Ma fa riflettere....

  7. #7
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    Predefinito

    E' il più grande comandamento, il comandamento dell'amore che si realizza pienamente nel Cristo: "Era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre"; l'ora del sommo amore: "Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv 13,1).

 

 

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