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    Predefinito Viaggio Apostolico di S.S. Giovanni Paolo II in Slovacchia



    VIAGGIO APOSTOLICO
    DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II
    NELLA REPUBBLICA SLOVACCA

    11- 14 SETTEMBRE 2003



    PROGRAMMA

    ITALIA

    Giovedì, 11 settembre

    Fiumicino (Roma)

    9.00 Leonardo da Vinci di Fiumicino (Roma) Partenza per Bratislava



    REPUBBLICA SLOVACCA

    Bratislava

    10.40 Aeroporto internazionale di Bratislava Arrivo
    10.40 Aeroporto internazionale di Bratislava Cerimonia di benvenuto.
    Discorso del Santo Padre
    12.00 Nunziatura Apostolica di Bratislava Arrivo
    12.30 Nunziatura Apostolica di Bratislava Incontro con il Presidente della Repubblica Slovacca
    12.50 Nunziatura Apostolica di Bratislava Visita del Presidente del Parlamento
    13.00 Nunziatura Apostolica di Bratislava Visita del Primo Ministro

    Trnava

    18.00 Cattedrale di Trnava Visita alla Cattedrale

    Bratislava

    19.45 Nunziatura Apostolica di Bratislava Arrivo



    Venerdì, 12 settembre

    Bratislava

    8.50 Aeroporto internazionale di Bratislava Arrivo
    9.00 Aeroporto internazionale di Bratislava Partenza per Banská Bystrica

    Banská Bystrica

    9.30 Aeroporto di Banská Bystrica/Sliać Arrivo
    Saluto alle Autorità locali
    10.15 Sagrestia nella Piazza del Risorgimento Nazionale di Banská Bystrica Arrivo
    10.30 Piazza del Risorgimento Nazionale di Banská Bystrica Santa Messa
    Omelia del Santo Padre
    13.30 Seminario Maggiore Diocesano di Banská Bystrica Arrivo
    13.45 Sala del Rettorato del Seminario Maggiore Diocesano di Banská Bystrica Incontro e pranzo con i membri della Conferenza Episcopale Slovacca e con i Cardinali e Vescovi del Seguito Papale
    Messaggio del Santo Padre

    17.15 Seminario Maggiore Diocesano di Banská Bystrica Congedo
    17.50 Aeroporto di Banská Bystrica/Sliać Arrivo
    18.00 Aeroporto di Banská Bystrica/Sliać Partenza per Bratislava

    Bratislava

    18.30 Aeroporto internazionale di Bratislava Arrivo
    19.15 Nunziatura Apostolica di Bratislava Arrivo



    Sabato, 13 settembre

    Bratislava

    8.50 Aeroporto internazionale di Bratislava Arrivo
    9.00 Aeroporto internazionale di Bratislava Partenza per Košice

    Košice

    10.00 Aeroporto di Košice. Arrivo
    Saluto alle Autorità locali

    Rožňava

    11.00 Campo di Podrákoš alla periferia di Rožňava Arrivo
    11.30 Campo di Podrákoš alla periferia di Rožňava Santa Messa:
    Omelia del Santo Padre
    14.15 Palazzo vescovile di Rožňava Arrivo
    14.15 Palazzo vescovile di Rožňava Pranzo con i Vescovi della Diocesi e con i Cardinali e Vescovi del Seguito Papale

    Košice

    18.30 Aeroporto di Košice Arrivo
    18.45 Aeroporto di Košice Partenza per Bratislava

    Bratislava

    19.45 Aeroporto internazionale di Bratislava Arrivo
    20.15 Nunziatura Apostolica di Bratislava Arrivo



    Domenica, 14 settembre

    Bratislava

    9.30 Spianata di Petržalka a Bratislava Arrivo
    10.00 Spianata di Petržalka a Bratislava Santa Messa e beatificazione dei Martiri Basile Hopko e Zdenka Schelingová:
    Omelia del Santo Padre
    Spianata di Petržalka a Bratislava Recita dell'Angelus Domini:
    Parole del Santo Padre

    13.15 Nunziatura Apostolica di Bratislava Arrivo
    13.15 Nunziatura Apostolica di Bratislava Pranzo con i Vescovi dell’Arcidiocesi e con i Cardinali e Vescovi del Seguito Papale
    17.00 Nunziatura Apostolica di Bratislava Congedo
    17.45 Aeroporto internazionale di Bratislava Arrivo
    Cerimonia di Congedo

    18.20 Aeroporto internazionale di Bratislava Partenza per Roma



    ITALIA

    Ciampino (Roma)

    20.00 Aeroporto di Ciampino (Roma) Arrivo




    --------------------------------------------------------------------------------

    Fuso orario

    Roma: + 2 UTC

    Slovacchia: + 2 UTC

  2. #2
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    Predefinito



    A colloquio con il Card. Korec, Vescovo di Nitra

    "Accogliamo Pietro
    la nostra speranza!"


    (BRATISLAVA, 11. )
    Li hanno emarginati, imprigionati, anche uccisi. Ma non sono riusciti a spezzare la fedeltà dei cattolici slovacchi a Pietro, "il pilastro", come lo chiamano qui. Oggi è "normale" vedere Giovanni Paolo II a Bratislava. Li volevano separare da Pietro e loro oggi accolgono Pietro per rinnovare quella fedeltà che hanno mantenuto anche a prezzo del loro sangue.
    "Non potremmo vivere senza Pietro, negli anni della persecuzione comunista Pietro è stata sempre la nostra speranza. Amiamo Pietro come noi stessi, più di noi stessi. È la nostra forza. Amiamo Pietro e lo abbiamo amato, anche se perseguitati, nella persona di Pio XII, di Giovanni XXIII, di Paolo VI, di Giovanni Paolo I, di Giovanni Paolo II". A parlare è il Cardinale Ján Chryzostom Korec, gesuita, uno degli eroici testimoni della cosiddetta "Chiesa del silenzio": la "Chiesa delle catacombe del XX secolo". Ha appena accolto il Papa all'aeroporto di Bratislava. "È la terza volta! Cerchiamo di esserne degni!" dice alzando le mani verso il cielo.
    Quando, il 24 agosto 1951, ricevette clandestinamente l'ordinazione episcopale era il più giovane Vescovo del mondo. Aveva 27 anni ed era sacerdote da appena dieci mesi. Il 6 febbraio 1990 è stato nominato Vescovo di Nitra - quindi successore di san Metodio - la prima Diocesi (880) di tutta l'Europa centro-orientale. È stato creato e pubblicato Cardinale da Giovanni Paolo II nel Concistoro del 28 giugno 1991.
    Il Cardinale Korec ha conosciuto i processi-farsa e il carcere duro. Ma non ha perduto mai la fede e la speranza. E neppure il senso dell'umorismo tanto che racconta sorridendo alcuni episodi agghiaccianti: "Ricordo quella volta che i comunisti manomisero i freni della mia auto. Volevano ammazzarmi "costruendo" un falso incidente stradale. Non so come riuscii a salvarmi". Anzi, lo sa benissimo: "Siamo tutti nelle mani del Signore - dice -. Quante volte sono stato sul punto di essere ucciso, poi succedeva qualcosa di imprevisto che mi riportava alla vita".
    "Abbiamo vissuto il Grande Giubileo del 2000, e nessuno di noi lo avrebbe immaginato, dieci anni dopo la caduta del comunismo che ci ha imposto quarant'anni di persecuzione e di propaganda atea - prosegue il Cardinale -. Ma la nostra gente per tutto questo tempo è rimasta fedele alla Chiesa, a prezzo di enormi sacrifici, vincendo paure e pericoli. È stata una sorpresa, innanzitutto per noi Vescovi, scoprire che nel censimento del 1990 addirittura tre milioni e mezzo di slovacchi, su cinque milioni, si dichiarassero cattolici".
    "Abbiamo subìto una persecuzione che ha cercato di impedire a noi sacerdoti di celebrare l'Eucaristia - ricorda ancora il Cardinale Korec -. Lo dovevamo fare sempre di nascosto. E questo nella cattolica Slovacchia, come ha dimostrato il censimento che ho citato. E questo nella Slovacchia dove la prima chiesa venne consacrata nell'829 dall'Arcivescovo di Salisburgo, proprio nel territorio della mia Diocesi di Nitra. Ecco l'assurdo del regime ateo e comunista: hanno cercato di cancellare la storia del popolo, di quel popolo del quale loro si proclamavano difensori!".
    Il Pastore non riesce a trattenere le lacrime nel ricordo di quei dolorosi anni, di tanto sangue versato: "Quanti confratelli sono stati uccisi davanti a me! Quanti cristiani sono stati ingiustamente condannati e privati dei loro diritti fondamentali! Ho lavorato per 25 anni nelle fabbriche, senza dire che ero Vescovo. Ho fatto il guardiano notturno, lo scaricatore. In prigione sono rimasto 12 anni. Nel 1960 sono certo che nella mia stessa prigione c'erano 6 Vescovi e almeno 200 sacerdoti. Quasi tutti hanno sofferto più di me e tanti sono morti. Nonostante ciò la Chiesa in Slovacchia è viva e oggi ha accolto il Papa!".
    Le catacombe hanno sempre fatto parte della vita della Chiesa, dai primi secoli ai nostri giorni. "Siamo uniti ai primi martiri, recitiamo lo stesso "Padre nostro" - prosegue -. Cambiano solo i modi della persecuzione. Credo, forse perché l'ho sperimentata, che la persecuzione comunista sia stata la più spietata". "L'ultima parola però appartiene sempre e solo a Dio - dice con forza il Cardinale -. Ci possono arrestare, torturare, picchiare, anche uccidere, ma alla fine vinceremo noi. La nostra non è una forza personale, ma è la forza di Dio, è la forza di Cristo risorto!".
    Non c'è scoraggiamento nelle sue parole: "È vero, non ci siamo mai scoraggiati. Abbiamo ripreso la nostra missione appena è stato possibile. Ordini e Congregazioni religiose sono finalmente usciti dalla clandestinità e oggi possono contare su numerose vocazioni. Lo stesso vale per i seminari diocesani. Nel seminario maggiore della mia Diocesi di Nitra abbiamo 140 seminaristi. Così sto ordinando 20-22 sacerdoti ogni anno. E non solo abbiamo ristrutturato l'edificio del seminario, ma ho potuto consacrare ottanta nuove chiese. Alcuni nostri sacerdoti sono andati all'estero a svolgere la loro missione: penso ai verbiti partiti per l'Asia e per l'Africa".
    "Sono evidenti i segni della vitalità e della freschezza della Chiesa in Slovacchia - afferma il Cardinale Korec -. Il Giubileo del 2000 è stata un'occasione propizia per la conversione. Dopo la caduta del comunismo, abbiamo deciso di dedicare dieci anni al rinnovamento spirituale del nostro popolo. Gli ultimi tre anni di questo itinerario di rinnovamento li abbiamo vissuti, con la Chiesa universale, come tempo di preparazione immediata al Grande Giubileo, secondo le indicazioni di Giovanni Paolo II. Sono stati tre anni intensissimi di iniziative spirituali nelle nostre Diocesi, soprattutto a livello parrocchiale. Abbiamo coinvolto bambini, giovani, famiglie. Iniziative semplici ma concrete. Ad esempio i bambini durante le feste natalizie hanno raccolto soldi per aiutare i loro coetanei in Somalia. Sono progetti che prima non potevamo fare".
    Nel 1975 il governo comunista cercò in ogni modo di non far arrivare la notizia che Paolo VI aveva indetto l'Anno Santo: solo pochi cattolici riuscirono a saperlo. Nel 1983 piccoli gruppi di fedeli ebbero la possibilità di arrivare a Roma, ovviamente rischiando molto. Nel 2000 sono venuti in 4.500 accompagnati da tutti i Vescovi. Ed è venuto anche il Presidente della Repubblica. È il segno della storia che è cambiata.
    Il Cardinale Korec ci congeda con una vigorosissima stretta di mano. Poi stringe i pugni e li leva verso l'altro. "Dobbiamo tutti essere forti perché la verità non ammette sconti, non ci si può piegare mai quando è in gioco la Chiesa di Cristo, quando si tratta di difendere Pietro" dice e continua a tenere in alto le braccia a stringere i pugni. Indica un gruppo di giovani. Dice con un filo di voce: "Le conversioni dei giovani mi commuovono fino alle lacrime. Mi chiedo: Signore, com'è possibile che dopo quarant'anni di persecuzione così tanti ragazzi decidano di diventare cristiani? È la sua Grazia, è lo Spirito Santo. Noi abbiamo fatto poco o nulla...".
    (G.P.M. )

    (©L'Osservatore Romano - 12 Settembre 2003)

  3. #3
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    Predefinito

    Missione e Sacrificio.... la Chiesa da il miglio di sé, solo quando, come San Pietro e i Primi Martiri, viene perseguitata.
    ne parlavamo tempo fa con un amico: come me, egli era d'accordo nel dire che la migliore Azione Cattolica era quella delle REGIONI ROSSE, dove per "strapparcene uno" - egli è un comunista-cattolico, cioé non trova difficiltà ad essere l'uno e l'altro - "devono sudare sette camice".

    Missione, cioé Evangelizzazione, e Sacrificio, cioè Martirio, TESTIMONIANZA....
    "

  4. #4
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    Predefinito i due nuovi beati: Vasiľ Hopko (1904-1976)




    Mons. Vasiľ Hopko, Vescovo ausiliare greco-cattolico di Prešov e titolare di Midilen, nasce il 21 aprile 1904 a Hrabské, in provincia di Bardejov. Compie gli studi teologici all’Accademia teologica greco-cattolica di Prešov. Riceve l’ordinazione sacerdotale il 3 febbraio 1929 a Prešov. In seguito viene nominato amministratore nella parrocchia di Pakostov. Quindi il vescovo P. P. Gojdič OSBM, nomina Vasiľ Hopko quale primo parroco di una nuova parrocchia a Praga. Dal 15 settembre 1936 al 31 agosto 1941 adempie l’incarico di direttore spirituale nel seminario maggiore di Prešov. Nell’aprile del 1940 si laurea dottore in sacra teologia. Dall’1 settembre 1941 è segretario del Vescovo. Svolge l’attività di professore di teologia pastorale e teologia morale alla Facoltà di teologia di Prešov fin dal 1943. Infine riceve l‘ordinazione episcopale l’11 maggio 1947.

    In seguito ai tristi avvenimenti del Sobor (Concilio) di Prešov del 28 aprile 1950, il potere dello Stato mette la Chiesa greco-cattolica fuori legge. Il Servo di Dio, il Vescovo Vasiľ Hopko, finisce agli arresti domiciliari; più tardi viene internato nel monastero di Báč presso Šamorín e più tardi ancora nel monastero francescano di Hlohovec. Qui è arrestato il 18 ottobre 1950 e dopo più di un anno di interrogatorio molto crudele viene condannato il 24 ottobre 1951 dalla Corte dello Stato, reparto di Bratislava. La sentenza prevedeva la pena detentiva di 15 anni, la pena pecuniaria di 20.000 corone cecoslovacche, la perdita dei diritti civili di cittadino per 10 anni e la confisca di tutti i beni. Così aveva inizio una via crucis per il Servo di Dio attraverso prigioni e case di pena comuniste crudeli e disumane a Bratislava, Ilava, Leopoldov, Praga, Mírov e Valdice. Viene scarcerato a causa della salute molto rovinata e per buona condotta il 12 maggio 1964 a Valdice, sotto condizione per 3 anni. Nel corso della detenzione che è durata 13 anni, 6 mesi e 24 giorni sopporta un regime duro caratterizzato da pressione fisica, sofferenza morale, piccole porzioni di cibo, freddo e insufficiente cura sanitaria. Tutti questi fattori divengono causa dell’irrimediabile rovina della sua salute. Dopo la scarcerazione vive fino all’inizio del 1968 nella casa di cura ad Osek nella Boemia settentrionale dove era agli arresti domiciliari e sotto la guardia costante degli organi della Polizia segreta di Stato. Dopo il permesso di attività dato alla Chiesa greco-cattolica nel giugno del 1968 il Servo di Dio funge pure quale Vescovo ausiliare, però non pienamente riabilitato. Muore in conseguenza della detenzione, come è riportato anche nel verbale della ispezione del defunto, il 23 luglio 1976 a Prešov. Nel corso dell’esumazione, attraverso l’analisi tossicologica, è accertata la eccessiva presenza nelle ossa di veleno: arsenico che secondo le analisi doveva essergli stato somministrato in piccole dosi per lungo tempo.

    Il Servo di Dio ha offerto tutto se stesso per la fedeltà a Cristo ed alla Chiesa cattolica ed ha accettato tutte le detenzioni e sofferenze sia fisiche che psichiche con responsabilità, audacia ed una forte fede. I suoi persecutori erano mossi dall’odio alla fede cattolica. Lui di conseguenza divenne martire per la fede offrendo la sua vita per Cristo e per la Chiesa e morendo ex aerumnis carceris.

    Egli ha adempiuto nel suo servizio il suo motto episcopale “che tutti siano uno”.

  5. #5
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    Predefinito i due nuovi beati: Zdenka Cecilia Schelingová (1916-1955)




    Suor Zdenka Schelingová naque il 24 dicembre 1916 in Krivá na Orave, penultima di 11 figli, e battezzata il 27 dicembre 1916 con il nome di Cecilia. I suoi genitori Pavol e Zuzana, gente onesta, impartirono ai loro figli un’esemplare educazione religiosa, fondata su una preghiera viva e su un lavoro coscienzioso.

    Nella scuola i compagni la amavano; era diligente, obbediente e pronta sempre ad aiutare gli altri. Affascinata dall’amore e dal prodigarsi delle suore di carità della Santa Croce, appena quindicenne entrò in convento, decisa a consacrare la sua vita all’amore verso Dio e al prossimo. I suoi genitori ne furono contenti e i fratelli molto orgogliosi.

    Dopo aver terminato la scuola infermieristica e dopo la dovuta formazione religiosa, il 30 gennaio 1937 emise i primi voti col nome nuovo di suor Zdenka. Iniziò la sua attività come infermiera in Humenné. Nel 1942, su invito della direzione dell’Ospedale di Stato, venne a lavorare a Bratislava, nel reparto radiologico come assistente di laboratorio. Si dedicò ai malati con esemplare generosità, tenerezza e competenza. Per molti fu “modello di suora e di infermiera professionale”.

    Dopo il cambiamento politico nel 1948 il Partito Comunista incominciò nella ex-Cecoslovacchia un’aperta persecuzione della Chiesa cattolica: tanti fedeli laici furono discriminati per la loro fede, Vescovi e sacerdoti perseguitati e messi in carcere, ordini religiosi sciolti e i loro membri mandati ai lavori forzati.

    In quell’era di paura generale suor Zdenka affrontò la sofferenza piuttosto che tradire la propria coscienza e venir meno alla parola data a Cristo ed alla sua Chiesa. Con incredibile coraggio rese possibile nel febbraio 1952 la fuga di un sacerdote cattolico detenuto, che si curava nell’Ospedale di Stato dalle conseguenze di torture subite durante gli interrogatori. Dopo la fuga del sacerdote, suor Zdenka pregò sotto la Croce nella Cappella dell’Ospedale così: “Gesù, ti offro la mia vita per la sua. Salvalo!”

    La perfidia del regime comunista totalitario spinse la Polizia segreta di Stato a preparare una trappola per liquidare suor Zdenka. Dopo il suo arresto il 29 febbraio 1952 suor Zdenka dovette subire durante gli interrogatori molte vessazioni terrificanti. Infine fu condannata il 17 giugno 1952 a 12 anni di carcere e 10 anni di perdita dei diritti civili per presunto alto tradimento, cioè per uno dei più pesanti crimini contro lo Stato. Per tutti è stato chiaro che la vera causa della sua condanna era la fede e l’odio verso la Chiesa da parte dell’ideologia comunista.

    Dal suo arresto fino agli ultimi momenti della sua vita terrena sopportò tutte le sofferenze con eroica pazienza, con ferma determinazione, anche di morire per Dio e per il bene della Chiesa e senza nessun rancore nei confronti di coloro che l’avevano fatta soffrire, rifulgendo così quale esempio di fedeltà e di perdono. Picchiata quasi a morte ella sussurrò: “Il perdono è la cosa più grande della vita”.

    Quando era ormai chiaro che per seri problemi di salute non le rimaneva più di un anno di vita, e perché non morisse in carcere, il 16 aprile 1955 venne dimessa dal carcere con un’amnistia. Poco più di tre mesi dopo, il 31 luglio 1955, concluse la sua vita santa ed eroica in Trnava. Così, all’età di 38 anni, la coraggiosa e sempre sorridente Serva di Dio suor Zdenka Schelingová, resa simile a Gesù Cristo sulla via della croce, dette con l’immolazione della vita la suprema testimonianza della carità.

    Subito dopo la morte il popolo di Dio considerò suor Zdenka martire della fede. Oggi le sue spoglie riposano nella Chiesa della Santa Croce in Podunajské Biskupice.

  6. #6
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    SALUTO FINALE Le parole pronunciate a conclusione del solenne rito di beatificazione a Bratislava

    "La mia raccomandazione: continuate
    a rimanere fedeli a Cristo e alla sua Chiesa"


    Al termine della Concelebrazione Eucaristica presieduta nella mattina di domenica 14 settembre, nella spianata Petrzalka di Bratislava, Giovanni Paolo II ha rivolto ai presenti parole di saluto e di ringraziamento. Ne pubblichiamo il testo in una nostra traduzione italiana:
    Prima di separarmi da voi, desidero rinnovare a tutti il mio cordiale ringraziamento: alla comunità cristiana della Slovacchia e ai suoi Pastori, al Signor Presidente della Repubblica e alle altre Autorità civili e militari, al personale della sicurezza e dell'informazione. A tutti coloro che, in modi diversi, hanno collaborato alla buona riuscita di questo mio viaggio apostolico, dico di gran cuore: "grazie!". Porto in me le belle immagini delle Celebrazioni Eucaristiche e degli incontri avuti in questi giorni. Sono ricordi che evocano nel mio animo profonde e consolanti emozioni.
    Un saluto particolare, carico di affetto, desidero rivolgere da questa spianata alla gioventù slovacca. Cari giovani amici, voi siete la speranza della Chiesa e della società; voi siete la speranza del Papa! Non abbiate timore di diventare veri amici di Gesù: imparerete da Lui ad amare nel modo giusto questo mondo e costruirete con il suo aiuto la civiltà dell'amore.
    A tutti lascio l'assicurazione del mio ricordo e della mia preghiera. E la mia raccomandazione: continuate a rimanere fedeli a Cristo e alla sua Chiesa!
    Grazie, Slovacchia! Iddio Onnipotente ti benedica e ti custodisca nel suo amore.

    (©L'Osservatore Romano - 15-16 Settembre 2003)

 

 

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