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  1. #51
    SENATORE di POL
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    Israele mostra su YouTube la controffensiva anti-Hamas
    Le Forze di Difesa israeliane hanno aperto un canale YouTube dedicato a videoclip ripresi nei giorni scorsi durante le operazioni della controffensiva contro le strutture dei terroristi Hamas al potere nella striscia di Gaza. I filmati mostrano in particolare il grado di accuratezza e precisione con cui vengono sezionanti e presi di mira gli obiettivi di valore militare.
    Martedì YouTube (di proprietà della Google Inc.) aveva brevemente bloccato i videoclip definendoli inappropriati, per poi ripristinarli dopo poche ore, soprattutto grazie alla reazione di blogger e visitatori, limitandosi a segnalarli come inadatti ai minorenni.
    Uno dei video aerei visibili sul canale (Israeli Air Force Strikes Rockets in Transit 28 Dec. 2008) mostra, ad esempio, un gruppo di terroristi Hamas che caricano missili Grad su un veicolo un attimo prima d’essere colpiti da un razzo israeliano. Un altro mostra l’attacco israeliano a rampe di lancio di missili palestinesi (Israel Air Force Pinpoint Strike on Grad Missile Launchers 30 Dec. 2008).
    “È importante informare l’opinione pubblica e mostrare, anche all’estero, ciò che fanno esattamente le Forze di Difesa israeliane”, ha spiegato Avital Leibovich, portavoce militare israeliana.

    Per vedere i videoclip delle Forze di Difesa israeliane su YouTube:

    http://it.youtube.com/idfnadesk
    www.israele.net


    Cerea

  2. #52
    SENATORE di POL
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    02-01-2009

    Vittime civili e diritto internazionale

    Israele è coinvolto in un conflitto che non ha provocato. Anzi, un conflitto che ha cercato di prevenire ritirando tutti i suoi soldati e tutti i suoi ottomila civili dalla striscia di Gaza sin dall’estate del 2005. Ma è costretto a combattere per un’elementare forma di autodifesa, per proteggere i propri cittadini che sono stati e continuano ad essere deliberatamente attaccati dall’organizzazione terroristica Hamas.
    Lo ricorda un comunicato del ministero degli esteri israeliano che aggiunge: “Hamas non fa il minimo sforzo di rispettare il diritto internazionale. Israele, al contrario, fa di tutto per mantenere la propria risposta entro i limiti della legalità. Ciò significa che, mentre Hamas non si fa scrupolo di usare i civili sia come bersagli che come ‘scudi umani’, viceversa Israele cerca di limitare il più possibile i danni patiti dai civili sia al proprio interno che fra i palestinesi”.
    Il diritto internazionale ammette che possa verificarsi la morte o il ferimento di civili durante legittime operazioni militari. Per essere legale, un’operazione militare deve essere diretta contro un “legittimo obiettivo militare” ed essere “proporzionata”.
    In base alle Convenzioni di Ginevra e al diritto internazionale consuetudinario, un legittimo obiettivo militare – come ad esempio una base di lancio di missili o un deposito di armi ed esplosivi – non cessa di essere un legittimo obiettivo militare anche se viene collocato nel cuore di un’area abitata da civili. La responsabilità delle vittime civili usate come “scudi umani” ricade interamente sulla parte che ha deciso di mettere deliberatamente a repentaglio la loro vita.
    Il diritto internazionale richiede inoltre che un’operazione militare sia “proporzionata” al vantaggio militare stimato. Nel fare questa valutazione, la proporzionalità deve essere misurata non rispetto ad ogni singola azione, bensì alla luce della minaccia complessiva che l’operazione militare è chiamata a fronteggiare. Si tratta ovviamente di una stima complicata e difficile, che il diritto internazionale affida al discernimento del comandante sul campo nel pieno dei combattimenti chiamato a valutare tutti gli elementi, compresa la sicurezza delle sue forze militari.
    “Israele – conclude il comunicato – ha adottato questi principi di fondo del diritto internazionale sui conflitti armati sia nell’addestramento che nella pratica militare. Accade spesso che le operazioni prospettate vengano cancellate proprio a causa di un rischio di colpire civili non proporzionato agli obiettivi militari. Da un esame della pratica internazionale in questo campo emerge chiaramente che le misure adottate da Israele, e il suo approccio alla proporzionalità, corrispondono o sono persino più rigorose di quelle adottate dalla maggior parte dei paesi occidentali tutte le volte che si trovano ad affrontare minacce analoghe”.

    (Da: MFA, gennaio 2009)
    www.israele.net


    Cerea

  3. #53
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    Dal quotidiano IL GIORNALE di oggi, martedì 6 gennaio 2009, Epifania di Nostro Signore:

    Silvia Kramar - " Io, musulmano convertito dico: Hamas è soltanto una banda di torturatori "

    New York - «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici». Fu ascoltando la lettura di questo passaggio del Vangelo secondo Matteo che Mosab Hassan, nel cuore di Gerusalemme, capì di voler abbandonare Hamas.

    Hassan era nato nelle strade di Ramallah e Hamas aveva sempre rappresentato i suoi sogni storici, l'immaginario religioso e le sue ambizioni represse di un ragazzino cresciuto nelle moschee dove si inneggiava l'odio dell'estremismo musulmano. Aveva giocato a pallone nel cimitero di Ramallah prima che fosse calpestato dai funerali dell'intifada. Hassan aveva sposato l'estremismo e la violenza spinti ai massimi livelli. Dopotutto lui era un «eletto», un ragazzino privilegiato poiché suo padre era lo sceicco Hassan Yousef, uno dei fondatori, nel 1987, di Hamas. Ma poi, dopo essere stato arrestato e dopo aver visto che l'odio di Hamas portava i sui leader a torturare anche i suoi confratelli, Hassan aveva rifiutato l'ideologia che ne aveva fatto un ragazzino che lanciava sassi contro i soldati israeliani e credeva negli attentati suicidi.

    «Quando fui imprigionato nel carcere israeliano di Megida - ha raccontato Hassan al giornalista della rete televisiva Fox, Jonathan Hunt, che nei giorni scorsi ha bucato gli indici d'ascolto trasmettendo l'intervista - cominciai a riflettere. Mio zio Ibrahim Abu Salem, era un capo delle brigate di Hassam ed era imprigionato con me. I suoi uomini erano ossessionati dal dubbio che tra di noi ci fossero delle spie. Avevano istaurato un punteggio chiamato «punti rossi». Se uno si soffermava troppo a lungo nella doccia calcolavano che probabilmente era un collaborazionista dei servizi segreti israeliani. Poi, quando il punteggio raggiungeva una certa quota, partivano le torture. Sentivo le urla, di notte. Torturavano ragazzini e vecchi infilando chiodi sotto le unghie, bruciando loro la pelle con brandelli di plastica scottante. Quando vidi che mio zio, che per me era stato un eroe come mio padre, era quello che dava ordine di torturare, provai orrore».

    In quei tre mesi di carcere si rese conto che Hamas non avrebbe mai risolto i veri problemi della sua gente. Aveva poco più di 27 anni quando, camminando davanti al Muro del pianto, aveva incontrato un missionario cristiano. «Vieni e ti insegnerò il Vangelo», gli aveva detto. Aveva seguito questa sua ricerca spirituale, sapendo di rischiare la morte perché Maometto aveva detto che «bisogna uccidere chiunque si converta a un'altra religione».

    Adesso Hassan vive in California, si è convertito al cristianesimo, aiuta l'Fbi a svolgere la complessa matassa dei segreti di Hamas e promette di dedicare la sua vita a combattere l'estremismo islamico. Al Qaida l'ha messo sulla sua lista dei most wanted, con una taglia sulla sua vita. Non molti sanno che nei giorni di Natale i legislatori di Hamas hanno approvato a pieni voti un codice della Sharia che ha legalizzato l'uso della crocefissione per i nemici dell'Islam. Anche per questo Hassan sta chiedendo asilo politico negli Usa.
    «La forza di Hamas sta non solo nelle loro armi ma nelle basi religiose su cui si regge - ha detto alla Fox -. Ma sono convinto che tutte le pareti che l'Islam ha eretto negli ultimi 1400 anni non esistono più. La gente non è più ignorante. Se un padre impedisce a sua figlia di uscire di casa, dal suo computer lei già viaggia attraverso il mondo». Hassan frequenta la chiesa protestante della Barabbas Road, a San Diego. «Non avevo mai sentito parlare del perdono»,ha ammesso questo giovane convinto che il 95 per cento dei musulmani non capisca la propria religione: «L'islam non è la parola di Dio». Sono discorsi che ha voluto fare anche a suo padre, prima di dargli l'addio. «Gli ho detto che sapevo che in fondo al cuore era molto lontano dall'odio di Hamas, che si era lasciato trascinare nel terrorismo. Gli ho detto anche che è molto più vicino al cristianesimo di quanto non sappia».
    Cerea

  4. #54
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    Hamas spara dalle scuole

    Hamas ha finora cercato di evitare il più possibile scontri diretti con i soldati israeliani entrati nella striscia di Gaza preferendo piuttosto nascondersi nei quartieri densamente abitati dalla popolazione civile palestinese. È quanto avevano affermato delle fonti palestinesi ad Haaretz lunedì, cioè prima della tragedia della scuola di Jebaliya.
    Hamas, dicevano le fonti palestinesi citate, preferisce sparare dalle case, lasciando che sia la popolazione locale a subire i colpi della controffensiva israeliana. Nel riferirlo, le fonti palestinesi esprimevano una forte condanna di Hamas, sottolineando come la sua decantata “fiera resistenza” contro qualunque incursione di terra israeliana si fosse rivelata una promessa senza fondamento.
    Sempre le stesse fonti sostenevano che l’alto tasso di perdite civili rispetto a quelle dei miliziani è dovuto appunto alla scelta di Hamas di nascondere i propri combattenti nei quartieri civili anziché affrontare le truppe israeliane al di fuori di essi.
    Contro le truppe israeliane Hamas ha fatto finora ricorso soprattutto a cecchini e imboscate, senza mai mandare in avanscoperta contingenti importanti dei suoi 15-20.000 uomini armati, per timore – spiegavano lunedì le fonti palestinesi – della superiorità tecnica delle Forze di Difesa israeliane le quali, dal canto loro, hanno finora cercato di evitare di penetrare nelle zone più densamente abitate, benché siano appunto quelle dove si nasconde il grosso delle forze di Hamas.
    Nondimeno il portavoce di Hamas Abu Obeida lunedì continuava a insistere che “la sconfitta dell’esercito sionista è più vicina che mai”.
    Le fonti palestinesi avevano anche riferito che alti comandanti di Hamas sono stati visti più volte aggirarsi nei pressi del reparto di maternità dell’ospedale Shifa della città di Gaza, e addirittura usare l’edificio dell’ospedale per tenere conferenze stampa, evidentemente nella convinzione che esso offra un rifugio sicuro dal fuoco israeliano. Per lo stesso motivo, forze di Hamas si nascondono nei pressi di edifici che fungono da sedi di varie organizzazioni internazionali, come la Croce Rossa e le Nazioni Unite.
    Una tragica conferma di questo stato di cose sembra essere arrivata con la sciagura occorsa martedì quando circa 30 palestinesi, per lo più civili, sono morti in un edificio scolastico dell’UNRWA a Jebaliya colpito da alcune granate di carro armato israeliano.
    Secondo i primi accertamenti, risulta che terroristi di Hamas avevano sparato granate di mortaio dalla scuola verso le truppe israeliane, le quali hanno risposto mirando alla fonte del fuoco nemico. I colpi israeliani sono caduti all’esterno dell’edificio, ma ne è seguita una serie di esplosioni “secondarie”, molto probabilmente dovute alla presenza di munizioni o esplosivi immagazzinati all’interno della scuola.Secondo fonti dell’intelligence israeliana, tra i morti figurerebbero Immad Abu Iskar e Hassan Abu Iskar, due noti lanciatori di granate di mortaio di Hamas, il che confermerebbe l’uso che i terroristi facevano della scuola come “scudo umano”.
    “Dei civili non avrebbero mai dovuto morire – si legge in un comunicato del governo israeliano diffuso martedì sera – ma è imperativo capire come si è prodotto questo orrore, e chi ne porta la vera responsabilità”. Dopo aver ricordato che il conflitto in corso è stato voluto da Hamas, che tre settimane fa ha unilateralmente infranto la tregua e intensificato i lanci di razzi sulle città israeliane, il comunicato afferma: “Non un solo israeliano né un solo palestinese sarebbero stati colpiti o uccisi in questi gironi se Hamas non avesse ripreso i suoi brutali attacchi”.Non è certo la prima volta che Hamas spara granate e razzi da edifici scolastici, usando deliberatamente i civili come “scudi umani”: una pratica di cui alcuni esponenti di Hamas non hanno esitato a vantarsi esplicitamente in pubblico (si vedano i link qui di seguito).

    (Da: Haaretz, MFA, 6.01.09)
    Incontrovertibile.


    Cerea

 

 
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