Quando, un tempo, si era conservatori
...quella destra dignitosa e senza sbragamenti, svanita a partire dagli anni ‘70
30 settembre 2009
Navigando online mi sono recentemente imbattuto nella riflessione di un blogger di sinistra, Willyco, che ha manifestato rispetto e persino nostalgia per il conservatorismo europeo del dopoguerra. Mi ha colpito molto questo periodo:
“... formatori di coscienze nazionali, capaci di sollevare speranze. Uomini soli, a volte innovatori rigorosi spinti dalla necessità. Parchi esponenti di quella destra dignitosa e senza sbragamenti, svanita a partire dagli anni ‘70. Di questi uomini, troppo spesso senza eredi, di questa destra avversaria, ho nostalgia intellettuale e politica.”
E' incredibile come a volte sia oggi la sinistra a manifestare apprezzamento e rimpianto per la destra di ieri. Sono riflessioni che, da conservatore, faccio mie. Come non rimpiangere questi padri della nostra Europa - Adenauer, De Gasperi, De Gaulle - che formarono le coscienze nazionali e sollevarono speranze. Esponenti di una destra "dignitosa e senza sbragamenti", lontana dal volgare edonismo dei decenni successivi. C'è da interrogarsi il perchè questa tradizione si sia così bruscamente interrotta e in Italia gli ultimi discendenti di essa, da Montanelli a Travaglio, siano stati scalzati dai Feltri e dai Fede.
Montanelli considerò Berlusconi una rovina per l'Italia e disse che ce ne saremmo accorti quando avrebbe avuto modo di governare. Montanelli era un conservatore e un libero giornalista a cui Berlusconi chiese espressamente di schierare il Giornale, di cui era proprietario, a fianco del suo nuovo partito. Montanelli non accettò e fu costretto a dimettersi dal quotidiano che aveva creato. Anni dopo la stessa cosa si è ripetuta con Mentana, un progressista, sbattuto fuori senza complimenti da quel TG5 che aveva personalmente ideato e portato a livelli di eccellenza.
Dispiace parlare di queste cose, ovvero lavare pubblicamente i panni sporchi della propria famiglia. Ma dispiace ancor di più notare che quasi nessuno oggi, nel centrodestra, si prenda l'ingrato compito esprimendo questo genere di malumori. C'è il timore di uscire fuori dal coro, di tradire un capo, un amico, un ideale. E si finisce quindi con l'accettare pedissequamente ogni cosa, rispondendo come robots alle sollecitazioni che vengono dall'alto.
Quei grandi uomini che consentirono alle nazioni europee di risorgere dopo i tremendi giorni della guerra sono addirittura dimenticati. Non fungono più da esempio, il loro rigore e la dirittura morale sarebbero inconcepibili oggi, in questi tempi libertini dove le regole servono soltanto per essere trasgredite. Fa piacere, comunque, notare come questa nostalgia verso i padri del conservatorismo coinvolga settori della sinistra, spaesati anch'essi dalla decadenza della loro classe politica. E' una piccola base da cui varrebbe davvero la pena ripartire se si vuole davvero costruire un futuro per l'Italia.
Florian