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    Predefinito SOLENNITÀ - 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria



    La celebrazione odierna - leggiamo nel brano dei Discorsi di S. Andrea di Creta proclamato nell'odierno Ufficio delle Letture - onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è, l'incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio". E’ questo del resto il motivo per cui di Maria soltanto (oltre che di S. Giovanni Battista e naturalmente di Cristo) non si festeggia unicamente la " nascita al cielo ", come avviene per gli altri santi, ma anche la venuta in questo mondo. In realtà, il meraviglioso di questa nascita non è in ciò che narrano con dovizia di particolari e con ingenuità gli apocrifi, ma piuttosto nel significativo passo innanzi che Dio fa nell'attuazione del suo eterno disegno d'amore. Per questo la festa odierna è stata celebrata con lodi magnifiche da molti santi Padri, che hanno attinto alla loro conoscenza della Bibbia e alla loro sensibilità e ardore poetico. Leggiamo qualche espressione del secondo Sermone sulla Natività di Maria di S. Pier Damiani: “Dio onnipotente, prima che l'uomo cadesse, previde la sua caduta e decise, prima dei secoli, l'umana redenzione. Decise dunque di incarnarsi in Maria”.
    "Oggi è il giorno in cui Dio comincia a mettere in pratica il suo piano eterno, poiché era necessario che si costruisse la casa, prima che il Re scendesse ad abitarla. Casa bella, poiché, se la Sapienza si costruì una casa con sette colonne lavorate, questo palazzo di Maria poggia sui sette doni dello Spirito Santo. Salomone celebrò in modo solennissimo l'inaugurazione di un tempio di pietra. Come celebreremo la nascita di Maria, tempio del Verbo incarnato? In quel giorno la gloria di Dio scese sul tempio di Gerusalemme sotto forma di nube, che lo oscurò. Il Signore che fa brillare il sole nei cieli, per la sua dimora tra noi ha scelto l'oscurità (1 Re 8,10-12), disse Salomone ne a sua orazione a Dio. Questo nuovo tempio si vedrà riempito dallo stesso Dio, che viene per essere la luce delle genti.
    "Alle tenebre del gentilesimo e alla mancanza di fede dei Giudei, rappresentate dal tempio di Salomone, succede il giorno luminoso nel tempio di Maria. E’ giusto, dunque, cantare questo giorno e Colei che nasce in esso. Ma come potremmo celebrarla degnamente? Possiamo narrare le gesta eroiche di un martire o le virtù di un santo, perché sono umane. Ma come potrà la parola mortale, passeggera e transitoria, esaltare Colei che diede alla luce la Parola che resta? Come dire che il Creatore nasce dalla creatura?".
    Ultima modifica di emv; 02-06-20 alle 16:55 Motivo: Rititolazione a scopo classificazione argomenti

  2. #2
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    8 Settembre 2016: Natività della Beata Vergine Maria...




    Natività della B. Vergine Maria - Sodalitium
    “8 settembre, festa della Natività della Beata Vergine Maria.
    O Maria Santissima, eletta e destinata Madre dell’unigenito Figlio del Padre, preannunciata dai Profeti, attesa dai Patriarchi e desiderata da tutte le genti, sacrario e vivo tempio dello Spirito Santo, sole senza macchia perchè concepita senza peccato, Signora del Cielo e della terra, Regina degli Angeli, umilmente prostrati ti veneriamo e ci rallegriamo dell’annuale ricorrenza della tua felicissima nascita. Ti supplichiamo di venire spiritualmente a nascere nelle anime nostre, affinché queste, prese dalla tua amabilità e dolcezza, vivano sempre unite al tuo dolcissimo e amabilissimo Cuore. Così sia.”






    http://www.sodalitium.biz/triduo-maria-ss-bambina/
    “Dal 5 al 7 settembre triduo in onore di Maria SS.ma Bambina, in preparazione della festa Natività della B. V. Maria (8 settembre)
    Dolce Bambina Maria, che destinata ad essere madre di Dio sei pur divenuta augusta sovrana e amatissima madre nostra, per i prodigi di grazie che compisti fra noi, ascolta pietosa le mie umili suppliche.
    Nei bisogni che mi premono da ogni parte, e specialmente nell’affanno che ora mi tribola, tutta la mia speranza è in te riposta.
    O santa Bambina, in virtù dei privilegi che a te sola furono concessi e dei meriti che hai acquistati, mostrati ancora oggi verso di me pietosa.
    Mostra che la sorgente dei tesori spirituali e dei beni continui che dispensi è inesauribile, perché illimitata è la tua potenza sul cuore paterno di Dio.
    Per quell’immensa profusione di grazie di cui l’Altissimo ti arricchì fin dai primi istanti del tuo immacolato concepimento, esaudisci, o celeste Bambina, la mia supplica, e loderò in eterno la bontà del tuo cuore. Così sia. Pater, Ave, Gloria.”





    Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore
    Don Ugo Carandino: "7 settembre, Arcidiocesi di Torino: Patrocinio della Beata Vergine Maria. Festa istituita in ringraziamento della vittoria del 7 settembre 1706. La dinastia e le popolazioni del Ducato ringraziarono la Santa Vergine per aver liberato Torino dall'assedio francese. Come aveva promesso prima della battaglia, Vittorio Amedeo II fece costruire l'attuale basilica sul colle di Superga. Nel 1730 istituì la Reale Congregazione di Superga (tra i suoi fini vi era la celebrazione perpetua di messe per i sovrani) che, ironia della sorte, fu soppressa dai Carignano con le leggi Siccardi nel 1855".”

    “Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare la Beata Vergine Maria, e Vi rendo grazie per tutte le insuperabili grazie che Voi le avete elargito.
    Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti della Madre del Redentore e Madre nostra, ed a lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, la Beata Vergine Maria possa essere mia specialissima avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”










    http://www.cmri.org/ital-94prog9.html

    "Perché i Cattolici Onorano la Beata Vergine Maria di S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI
    Natività della Beata Vergine Maria
    8 settembre 1994"





    Guéranger, L'anno liturgico - Natività della Beata Vergine Maria


    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    “8 SETTEMBRE 2016: NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA.

    Giorno di gioia.
    Esultante di gioia, oggi la Chiesa ci fa dire con ragione: "La tua nascita, o Vergine Madre di Dio, fu per il mondo intero messaggio di consolazione e di gioia, perché da te è sorto il sole di giustizia, Cristo nostro Dio, che ci ha liberati dalla maledizione per darci la benedizione e, vincitore della morte, ci ha assicurato la vita eterna" (Antifona dei secondi Vespri).
    La nascita di un bambino porta gioia nella casa ai genitori, che pure ne ignorano l'avvenire e, se la Chiesa il 24 giugno ci dice che quel giorno è un giorno di gioia, perché la nascita del Battista ci fa sperare la nascita di Colui del quale egli viene a preparare la strada, la nascita di Colei che sarà la Madre del Redentore non porterà gioia a tutti coloro che attendono la salvezza e la vita?
    Sappiamo dal Vangelo che la nascita del Battista fu motivo di gioia per i suoi genitori, per il villaggio di Ain Karim e per le borgate vicine. Nulla invece sappiamo della nascita di Maria; ma, se tale nascita passò inosservata per molti, se Gerusalemme restò davanti ad essa esteriormente indifferente, sappiamo tuttavia che il giorno di tale nascita resterà un giorno di incomparabile gioia non solo per una città o per un popolo, ma per tutto il mondo e per tutti i secoli.
    Gioia del cielo.
    È gioia in cielo per la Santissima Trinità; gioia del Padre, che si rallegra per la nascita della sua prediletta, che egli farà partecipe della sua paternità; gioia del Figlio, che contempla la soprannaturale bellezza di Colei che diventerà sua Madre, alla quale egli chiederà in prestito la carne per riscattare il mondo; gioia dello Spirito Santo di cui Maria è il santuario immacolato e la cooperatrice nell'opera della concezione e dell'incarnazione del Verbo.
    È gioia per gli Angeli: Essi vedono che questa fanciulla è la meraviglia delle meraviglie dell'Onnipotente; in Lei Dio ha spiegato la sua sapienza, la sua potenza, il suo amore più che in tutte le altre creature; egli ha fatto di Maria lo specchio purissimo in cui si riflettono tutte le sue perfezioni; essi comprendono che Maria, da sola, dà al suo creatore più onore e più gloria che tutte le loro gerarchie insieme e già la salutano come regina, gloria dei cieli, ornamento del mondo celeste e del mondo terrestre (Giovanni il Geometra, Annunciazione, 37, PG 106, c. 845).
    Gioia nel limbo.
    San Giovanni Damasceno pensache anche le anime trattenute nel limbo abbiano conosciuto questa nascita felicissima e che Adamo ed Eva, con una gioia mai più provata dopo la loro caduta nel paradiso terrestre, abbiano gridato: "Sii benedetta, o figlia, che il Signore ci promise il giorno della nostra caduta: da noi hai ricevuto un corpo mortale e ci restituisci la veste dell'immortalità. Tu ci richiami alla nostra prima dimora; noi abbiamo chiusa la porta del paradiso e tu restituisci libero il sentiero che porta all'albero della vita" (Dormitio Virginis: PG 96, c. 733).
    Altri scrittori antichi ci presentano i patriarchi e i profeti, che da lontano avevano annunziata e benedetta la venuta di Maria, intenti a salutare il compimento dei loro oracoli divini (Giacomo il Monaco, Natività di Maria: PG 127, c. 573).
    Gioia sulla terra.
    Fu anche gioia sulla terra. Senza temerità, possiamo con i santi pensare che Dio diede alle anime "che attendevano allora la redenzione d'Israele" (Lc 2,38) una allegrezza straordinaria, una gioia grave e religiosa, che si insinuò nei loro cuori, e intimamente le convinse, senza spiegare come, che l'ora della salvezza del mondo era ormai prossima.
    Ma gioia particolare in questo senso ebbero i felici genitori, i santi Gioacchino e Anna. Essi contemplarono rapiti la radiosa, piccola bambina, loro donata nella vecchiaia, contro tutte le speranze. Forse essi si chiesero se non era uno degli anelli della linea benedetta dalla quale doveva uscire il Re, che avrebbe ristabilito il trono di Davide e salvato Israele e il loro ringraziamento salì fervido al Signore, che essi sentivano presente nella loro umile casa.
    "O coppia felice, esclama san Giovanni Damasceno, tutta la creazione ha un debito verso di voi, perché per mezzo vostro ha offerto a Dio il più prezioso dei doni, la Madre ammirabile, che, sola, di lui era degna. Benedetto il tuo seno, o Anna, perché ha portato colei che nel suo seno porterà il Verbo eterno, colui che nulla può contenere e che porterà agli uomini la rigenerazione. O terra da principio infeconda e sterile, dalla quale è sorta una terra dotata di fecondità meravigliosa, che sta per produrre la spiga, che nutrirà tutti gli uomini! Beate le vostre mammelle, perché hanno allattato colei, che allatterà il Verbo di Dio, nutrice di Colui che nutre il mondo... " (Sulla Natività, PG 96, c. 664-668).
    Maria causa della nostra gioia.
    La nascita di Maria è dunque causa di gioia e la gioia è sentimento che oggi tutto assorbe e tutto penetra. La Chiesa desidera che noi entriamo in questa gioia che straripa e trionfa. Ci invita a questa gioia in tutto l'Ufficio e ci fa cantare, fino dall'invitatorio di Mattutino: "È la nascita di Maria, facciamole festa, adoriamo Cristo, suo figlio, nostro Signore". E poco dopo ci fa aggiungere: "Celebriamo con tenera divozione la nascita della beata Vergine Maria, perché interceda presso Gesù Cristo. Con allegrezza e tenera divozione, celebriamo la nascita dì Maria" (Responsorio del Mattutino).
    La Chiesa ci invita alla gioia perché Maria è la Madre della divina grazia e, nel pensiero divino, già la Madre del Verbo incarnato. Le parole grazia e gioia hanno in greco una stessa radice, vanno sempre a fianco e si richiamano a vicenda: Maria, essendo piena di grazia, è anche piena di gioia per sé e per noi. La Liturgia ci mostra in questa graziosa bambina appena nata la Madre di Gesù, tanto Maria è inseparabile dal Figlio, che è nata solo per lui, per essere sua Madre e per divenire madre nostra, dandoci la vera vita, la vita della grazia. Tutte le preghiere della Messa acclamano la maternità della Vergine Maria quasi per dire che la Chiesa non può separare la sua nascita da quella dell'Emmanuele.
    Il luogo di nascita di Maria.
    Dove nacque la Santissima Vergine? Un'antica e costante tradizione indica come luogo di nascita Gerusalemme, là ove è la chiesa di S. Anna, presso la piscina Probatica. Là "nell'ovile paterno, dice san Giovanni Damasceno, è nata colei, da cui ha voluto nascere l'Agnello di Dio". Là più tardi furono sepolti i santi Gioacchino e Anna e le loro tombe furono scoperte dai Padri Bianchi il 18 marzo 1889, presso la grotta della Natività. Là fu costruita nel secolo IX una chiesa e le monache benedettine vi si stabilirono dopo l'arrivo in Palestina dei Crociati e vi restarono fino al secolo XV. Poi una scuola mussulmana sostituì il monastero e, solo in seguito alla guerra di Crimea, il sultano Abd-ul-Medjid donò la chiesa e la piscina probatica alla Francia, che era entrata vittoriosa a Sebastopoli il giorno 8 settembre 1855.
    Origine della festa.
    La festa della Natività sorse in Oriente. LaVita di Papa Sergio (687-701) la elenca fra le quattro feste della Santa Vergine esistenti a quel tempo e sappiamo inoltre che l'imperatore Maurizio (582-602) ne aveva prescritta la celebrazione con le altre tre dell'Annunziazione, della Purificazione e dell'Assunta. San Bonifacio introdusse la festa in Germania. Una graziosa leggenda attribuisce al vescovo di Angers, Maurilio, l'istituzione della festa e forse veramente egli introdusse nella sua diocesi una festa, per realizzare il desiderio della Vergine, che gli era apparsa nelle praterie del Marillais verso l'anno 430, e di qui il nome di Nostra Signora Angevina o festa dell'Angevina, che ancora le dà, nella regione occidentale, il popolo cristiano.
    Chartres da parte sua rivendica al vescovo Fulberto (1028) una parte preponderante nella diffusione della festa in tutta la Francia. Il re Roberto il Pio (o il suo seguito) diede le note ai tre bei Responsori Solem iustitiae,Stirps Iesse, Ad nutum Domini, nei quali Fulberto celebra il sorgere della stella misteriosa, che doveva generare il sole, il virgulto sorto dal ceppo di Jesse che doveva portare il fiore divino sul quale riposerà lo Spirito Santo, la onnipotenza che dalla Giudea produce Maria, come una rosa dalle spine.
    Nel 1245, durante la terza sessione del primo Concilio di Lione, Innocenzo IV stabilì per tutta la Chiesa l'Ottava della Natività della Beata Vergine Maria (oggi soppressa) compiendo il voto emesso da lui e dai Cardinali durante la vacanza di diciannove mesi, causata dagli intrighi dell'imperatore Federico II alla morte di Celestino IV e terminata con l'elezione di Sinibaldo Fieschi col nome di Innocenzo.
    Nel 1377, il grande Gregorio XI, il Papa, che aveva spezzate le catene di Avignone, completò gli onori resi alla Vergine nascente con l'aggiunta della vigilia alla solennità, ma o perché non espresse al riguardo che un desiderio o per altre cause, le intenzioni del Pontefice non ebbero seguito che per qualche tempo negli anni torbidi, che seguirono la sua morte.
    La pace.
    Quale frutto di questa festa, imploriamo con la Chiesa (Colletta del giorno) la pace, che nei nostri tempi sventurati pare allontanarsi sempre di più. La Madonna nacque nel secondo dei tre periodi di pace universale segnalati sotto Augusto, il terzodei quali segnò l'avvento del Principe stesso della pace.
    Mentre si chiudeva il tempio di Giano, l'olio misterioso sgorgava dal suolo a Roma nel luogo dove doveva sorgere il primo santuario della Madre di Dio, si moltiplicavano i presagi per il mondo in attesa e il poeta cantava: "Finalmente giunge l'ultima era preannunziata dalla Sibilla, si apre la serie dei secoli nuovi, ecco la Vergine" (Virgilio, Egloga IV).
    In Giudea, lo scettro era stato tolto a Giuda(Gen 49,10) ma anche colui, che se ne era impadronito, proseguì la splendida restaurazione, che doveva permettere al secondo Tempio di ricevere fra le sue mura l'Arca santa del nuovo Testamento.
    È il mese sabbatico, primo mese dell'anno civile e settimo del ciclo sacro Tisri, in cui comincia il riposo stabilito ad ogni settennio, cioè l'anno santo giubilare (Lv 25,9), il mese più ricco di gioia con la Neomenia solenne, annunziata da suoni di tromba e da canti (ivi 23; Nm 29; Sal 80), la festa dei Tabernacoli e il ricordo della dedicazione del primo Tempio sotto Salomone.
    In cielo il sole è uscito dal segno del Leone ed entra in quello della Vergine. Sulla terra due oscuri discendenti di Davide, Gioacchino e Anna, ringraziano Dio, che ha benedetto la loro unione, per molto tempo infeconda.
    MESSA
    La Chiesa intona alla Madre di Dio il bel canto del Sedulio. Come l'Altissimo, essa vede Maria già Madre, così come realmente lo è nella predestinazione avanti i secoli. E Maria risponde al saluto col canto dalla Sposa, il salmo epitalamico, che mai si adattò così bene ad un'anima come a quella di Maria, fin da questo primo giorno.
    EPISTOLA (Pr 8,32-35). - Il Signore mi possedette all'inizio delle sue opere, fin da principio, avanti la creazione. "Ab aeterno" fui stabilita, al principio, avanti che fosse fatta la terra: non erano ancora gli abissi ed io ero già concepita. Non ancora le sorgenti delle acque rigurgitavano, non ancora le montagne s'eran fermate sulla grave mole. Prima delle colline io ero partorita. Egli non aveva fatto ancora né la terra, né i fiumi, né i cardini del mondo. Quando preparava i cieli io ero presente, quando con legge inviolabile chiuse sotto la volta l'abisso, quando rese stabile in alto la volta celeste e vi sospese le fonti delle acque, quando fissava al mare i suoi confini e dava legge alle acque di non passare il loro termine, quando gettava i fondamenti della terra, io ero con lui a ordinare tutte le cose. Sempre nella gioia, scherzavo dinanzi a lui continuamente; scherzavo nell'universo: è mia delizia stare coi figli degli uomini. Or dunque, figli, ascoltatemi: Beati quelli che battono le mie vie. Ascoltate i miei avvisi per diventare saggi, non li ricusate. Beato l'uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno alla mia porta, e aspetta all'ingresso della mia casa. Chi troverà me avrà trovato la vita, e riceverà dal Signore la salute.
    La predestinazione di Maria.
    Presso la culla dei principi si suole pronosticare un avvenire grandioso, facendo loro un'aureola della gloria degli avi. La Chiesa oggi fa questo e meglio di questo. Col Vangelo ci ricorderà la nascita temporale del Messia e di colei, che oggi nasce perché egli possa nascere, ma prima ci mette in evidenza, e per il Figlio e per la Madre, la genesi in Dio con un passo dei Proverbi, e dice: Io era prima che i monti, prima che la terra, io era presente quando egli preparava i cieli. La nostra debole umanità, essendo soggetta al tempo, percepisce le cose nelle evoluzioni successive, ma Dio le considera fuori del tempo in cui le ha poste per la manifestazione della sua gloria. Per Dio il principio di ogni opera è la ragione che la determina. L'Altissimo, che egli domina nella sua eternità, nell'ordine di mutua dipendenza, agendo al di fuori di sé, agì soltanto per rivelare se stesso mediante il Verbo fatto carne, divenuto figlio di una Madre creata, pur essendo figlio del Creatore. L'Uomo-Dio come fine, Maria come mezzo: tale è l'oggetto dell'eterna risoluzione di Dio, la ragione d'essere del mondo, la concezione fondamentale nella quale tutto il resto sarà solo accessorio e dipendente.
    O Signora che ti degni chiamarci figli, siamo felici che in te la bontà eguagli la grandezza!Felice l'umanità, che vegliava, da tanti secoli, nella tua attesa e finalmente ti incontra, perché con te è la salvezza e la vita.
    VANGELO (Mt 1,1-16). - Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di David, figlio di Abramo, Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i fratelli di lui. Giuda ebbe Fares e Zara da Tamar; Fares generò Esron, Esron generò Aram. Aram generò Aminadab, Aminadab generò Naasson; Naasson generò Salmon. Salmon ebbe Booz da Raab; Booz ebbe Obed da Rut, Obed generò Iesse e Iesse generò David, il re. E il re David ebbe Salomone da quella che era stata di Uria. Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asa. Asa generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Joatam, Joatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia. Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amon, Amon generò Giosia, Giosia generò Geconia e i di lui fratelli al tempo dell'esilio di Babilonia. E dopo l'esilio di Babilonia Geconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabel. Zorobabel generò Abiud, Abiud generò Eliacim, Eliacim generò Azor. Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliud, Eliud generò Eleazar, Eleazar generò Matan, Matan generò Giacobbe. Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale nacque Gesù chiamato il Cristo.
    Il Mistero di Maria.
    Maria, dalla quale è nato Gesù: qui è tutto il mistero della Madonna, il titolo costitutivo, come abbiamo veduto, del suo essere di natura e di grazia; come Gesù dovendo nascere da Maria figlia della donna (Gal 4,4)e figlia di Dio (Rm 7,3-4), era dal principio ragione nascosta della creazione il cui mistero si sarebbe rivelato solo alla pienezza dei tempi (Ef 3,9). Opera unica questa della quale il profeta, nella sua estasi diceva:Farai conoscere, o Dio, nella pienezza degli anni l'opera tua; verrà il Santo dalla montagna oscura; i poli del mondo si curvano sotto il passo della sua eternità (Ab 3,3-6). La montagna donde deve venire il Santo, l'Eterno, il Dominatore del mondo, quando sarà il tempo, è la Beata Vergine, che l'Altissimo coprirà della sua ombra (Lc 1,35) e l'altezza della quale, già alla nascita, sorpassò tutte le altezze del cielo e della terra.
    I tempi sono dunque compiuti. Dal momento in cui l'eterna Trinità uscì dal suo riposo per creare cielo e terra (Gen 1,1) tutte le generazioni del cielo e della terra, come dice la scrittura (ivi 2,4) erano in travaglio dal giorno che dona al Figlio di Dio la Madre attesa. Parallelamente alla linea, che scende da Abramo e da Davide al Messia, tutte le genealogie umane preparavano a Maria la generazione dei figli adottivi che Gesù, figlio di Maria, si sceglierà per fratelli.
    Preghiera a Maria Bambina.
    Finalmente, o Maria, il mondo ti possiede! La tua nascita gli rivela il segreto del suo destino, il segreto d'amore che lo chiamò dal nulla, perché diventasse l'abitazione di Dio al di sotto dei cieli.
    Ma qual è dunque il mistero di questa debole umanità, che, inferiore agli Angeli per natura, è tuttavia chiamata a dare loro un Re e una Regina? Il Re l'adorano neonato fra le vostre braccia, la Regina la riveriscono oggi nella culla insieme con gli angeli. Astri del mattino, questi nobili spiriti davano inizio alle manifestazioni dell'Onnipotenza e lodavano l'Altissimo (Gb 38,7), ma il loro sguardo non scoprì mai meraviglia pari a quella che li fa ora esultare: Dio, riflesso in modo più puro sotto i veli del corpo fragile di una bambina di un giorno che nella forza e nello splendore dei nove cori; Dio, conquistato egli stesso da tanta debolezza, unita per grazia sua a tanto amore che egli ne fa il suo capolavoro, manifestando in essa suo Figlio.
    Regina degli Angeli, tu sei anche nostra Regina, ricevici per manifestare fede e omaggio. In questo giorno in cui il primo slancio della tua anima santissima fu per il Signore, il primo sorriso degli occhi per i genitori che ti misero al mondo; si degni la beata Anna ammetterci a baciare in ginocchio le tue mani benedette, già pronte alle divine larghezze delle quali sono predestinate dispensatrici. E intanto cresci, dolcissima bambina, si irrobustiscano i tuoi piedi, per schiacciare il capo al serpente, prendano forza le tue braccia, per portare il tesoro del mondo; l'angelo e l'uomo, tutta la natura; Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, sono in attesa del momento solenne in cui Gabriele potrà spiccare il volo dal cielo per salutarti piena di grazia e portarti il messaggio d'amore.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1056-1063.”







    "8 settembre 2016: sant'Adriano, martire in Nicomedia sotto Diocleziano"

    "L'8 settembre 701 muore San Sergio I, Sommo Pontefice"
    "8 settembre 1713: Papa Clemente XI Albani condanna infallibilmente l'opera e gli errori del giansenista Quesnel con la bolla"Unigenitus"."
    "8 settembre 1907: con l'enciclica Pascendi Papa San Pio X condanna infallibilmente il modernismo, "sentina di tutte le eresie"."





    8 settembre: Natività di Maria. Una nuova immagine del Suo albero genealogico | Radio Spada










    https://forum.termometropolitico.it/265981-8-settembre-nativita-della-beata-vergine-maria.html
    https://forum.termometropolitico.it/...ine-maria.html
    8 settembre - Natività della Beata Vergine Maria






    Luca, Sursum Corda!


    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  3. #3
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    Predefinito Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    Grazie come sempre, Luca.
    Preferisco di no.

  4. #4
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    Settembre 2016: dopo aver festeggiato l'8 settembre 2016 la Natività della Beata Vergine Maria, oggi 12 settembre 2016 festeggiamo il SANTISSIMO NOME DI MARIA…






    SS. NOME DI MARIA
    SS. Nome di Maria - Sodalitium
    “12 settembre, SS. Nome di Maria.
    Festa estesa a tutta la Chiesa dal Papa Innocenzo XI per ringraziare la S. Vergine della vittoria cristiana a Vienna nel 1683 contro i Turchi.
    Preghiera al SS. Nome di Maria di Sant’Alfonso Maria de Liguori
    O potente Madre di Dio e Madre mia Maria, è vero che non sono degno neppure di nominarti, ma Tu mi ami e desideri la mia salvezza. Concedimi, benchè la mia lingua sia impura, di poter sempre chiamare in mia difesa il tuo santissimo e potentissimo Nome, perchè il tuo Nome è l’aiuto di chi vive e la salvezza di chi muore.
    Maria purissima, Maria dolcissima, concedimi la grazia che il tuo Nome sia da oggi in poi il respiro della mia vita. Signora, non tardare a soccorrermi ogni volta che Ti chiamo, poichè in tutte le tentazioni e in tutte le mie necessità non voglio smettere di invocarti ripetendo sempre: Maria, Maria. Così voglio fare durante la mia vita e spero particolarmente nell’ora della morte, per venire a lodare eternamente in Cielo il tuo amato nome: “O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria”.
    Maria, amabilissima Maria, che conforto, che dolcezza, che fiducia, che tenerezza sente l’ anima mia anche solo nel pronunciare il tuo nome, o soltanto pensando a Te! Ringrazio il mio Dio e Signore che Ti ha dato per mio bene questo nome così amabile e potente.
    O Signora, non mi basta nominarti qualche volta, voglio invocarti più spesso per amore; voglio che l’amore mi ricordi di chiamarti ad ogni ora, in modo tale da poter esclamare anch’ io insieme a Sant’ Anselmo: “O Nome della Madre di Dio, Tu sei l’ amore mio!”.
    Mia cara Maria, mio amato Gesù, i vostri dolcissimi Nomi vivano sempre nel mio ed in tutti i cuori. La mia mente si dimentichi di tutti gli altri, per ricordarsi solo e per sempre di invocare i vostri Nomi adorati.
    Mio Redentore Gesù e Madre mia Maria, quando sarà giunto il momento della mia morte, in cui l’anima dovrà lasciare il corpo, concedetemi allora, per i vostri meriti, la grazia di pronunciare le ultime parole dicendo e ripetendo: “Gesù e Maria vi amo, Gesù e Maria vi dono il cuore e l’anima mia”.”








    Il beato Innocenzo XI e la vittoria di Vienna
    12 settembre 2016
    Il beato Innocenzo XI e la vittoria di Vienna - Sodalitium






    1683: la crociata di Innocenzo XI salva la Cristianità
    1683: la crociata di Innocenzo XI salva la Cristianità | Federici Blog





    "Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
    Comunicato n. 63/16 del 12 settembre 2016, SS. Nome di Maria

    1683: la crociata di Innocenzo XI salva la Cristianità
    Radiomessaggio di Pio XII in onore del beato Innocenzo XI (7/10/1956)
    (…) Se non che in un’altra lotta, più minacciosa e tremenda, fu dato a Innocenzo XI di cogliere la palma della vittoria, meritandosi nella storia il titolo di salvatore della Cristianità dalla invasione dei Turchi. Al qual proposito teniamo a rendere noto che nel ricordare tali memorabili eventi, essenziali nella vita del Nostro Beato, ma lontani di quasi tre secoli e svoltisi in circostanze così diverse dalle presenti e ormai pienamente sorpassate, non abbiamo inteso in alcun modo di mancar di riguardo verso la Nazione turca, con la quale abbiamo relazioni, se non ufficiali, certo del tutto cortesi.
    A dire il vero, Innocenzo non era un uomo politico nè per professione nè per inclinazione. Si ha anzi quasi l’impressione che, al momento della sua elevazione alla Sede di Pietro, non possedesse in questo punto una conoscenza del tutto chiara ed esatta della condizione straordinariamente intricata dell’Europa in quel tempo. Anche come Papa, egli si mantenne completamente al di fuori delle varie Leghe ed alleanze dei Principi cristiani, fra di loro o degli uni contro gli altri. Se dunque la storia commemora la sua grande azione politica, si spiega soltanto col fatto che la coscienza della sua responsabilità lo indusse ad entrare in quel campo. Si trattava, verso il 168o, di liberare l’Europa cristiana da un pericolo mortale, che, nella giusta estimazione di Innocenzo XI, non avrebbe potuto essere scongiurato, — dopo il necessario ricorso all’aiuto divino, — se non con un’azione, almeno principalmente, politica, iniziata dal Papa stesso, riunendo, cioè, le forze sparse delle nazioni europee sotto l’unico vessillo cristiano.
    La vittoria marittima delle forze cristiane a Lepanto, la cui anima era stato il Suo e Nostro Santo Predecessore Pio V, aveva bensì, fiaccato la potenza ottomana e frenato l’impeto delle sue conquiste. Ma il confine del territorio dominato dai Turchi verso l’Europa centrale, rimasto immutato, rasentava Vienna; dell’Ungheria poi, dopo il 1541, non restava libera che una angusta striscia. La Porta poteva di nuovo sollevarsi, e lo fece sotto l’abile e temuto Gran Visir Kara Mustafà. Era suo disegno invadere l’Europa centrale, i territori della Casa degli Asburgo e, senza dubbio, passare anche in Italia.
    In tale condizione di cose il pensiero dominante d’Innocenzo, che egli molto spesso manifestava, talvolta con ardente eloquenza, agli Inviati di Luigi XIV, era un contrattacco concentrico delle Potenze cristiane unite, inclusa Mosca, e in cooperazione con la Persia (cfr. Lettera del Card. Cibo al Nunzio di Polonia, 3o ottobre 1677 – Arch. Segr. Vatic., Nunz. di Polonia 183 A, fol. 104v-105).

    Ma la dura realtà dei fatti deluse le sue speranze; Innocenzo dovè ridurre il suo progetto, restringendosi a promuovere un’alleanza tra l’Imperatore Leopoldo I e il Re di Polonia Giovanni III Sobieski, da lui chiamato « l’antemurale della Cristianità ». Però anche contro questo piano si addensò un cumulo di difficoltà, che parvero insormontabili ad ogni umano sforzo. Da parte sua, la Porta, che osservava attentamente gli sviluppi della politica europea, mentre sembrava non nutrire timori circa i Principi cristiani, non nascondeva la sua apprensione per l’opera del Papa. L’Ambasciatore veneziano a Costantinopoli, Pietro Civrano, così infatti informava il Senato di Venezia, nel 1682: « Fra’ principi cristiani… non è posto nell’infima considerazione il Pontefice; lo credono atto a comporre qualche lega tra Principi Cristiani, unico più temuto freno degli infedeli » (Le Relazioni degli Stati Europei lette al Senato dagli Ambasciatori veneziani nel secolo decimosettimo, raccolte ed annotate da N. Barozzi e G. Berchet, Turchia, vol. unico, parte II, Venezia 1872, pag. 270).
    Apprensione veramente fondata, poichè Innocenzo XI fin dal 1677, con energia quasi sovrumana, non lasciava nulla di intentato per venire a capo di quell’alleanza. Questa, a sua volta, era intralciata, fra l’altro, dagli equivoci e dalle diffidenze nutrite dall’una parte verso l’altra, dal fatto che Sobieski, già per sè poco affezionato all’Imperatore, si era lasciato guadagnare alla politica antiasburgica di Luigi XIV, ed inoltre, perchè nella stessa Polonia l’alleanza con l’Imperatore costituiva pomo di discordia dei partiti. Con lungo e tenace sforzo, il Papa, validamente sostenuto dai suoi Nunzi in Vienna e in Varsavia, eliminò un ostacolo dopo l’altro, fino a trarre Sobieski alla sua causa. Ma ecco che una nuova bufera minacciò di sommergere la nave giunta quasi in porto. In seno alla Dieta polacca, l’opposizione pareva insuperabile. Ma la Provvidenza divina, con visibile intervento, esaudì i voti d’Innocenzo XI. Inaspettatamente, allorchè nell’albeggiare del mattino di Pasqua, 18 aprile 1683, Sobieski comparve dinanzi alla Dieta e chiese l’accettazione dell’alleanza e la chiusura del Parlamento, ogni resistenza cessava. Nel rapporto del Nunzio in Polonia, Mons. Opizio Pallavicino, inviato lo stesso giorno al Card. Cibo, echeggia ancora il tono drammatico di quella lotta, il cui felice esito si attribuiva al santo zelo di Innocenzo XI. In quella notte — così egli scriveva — rimase del tutto compiuta l’opera tanto necessaria per la conservazione della Cristianità, e tanto desiderata dal S. Padre. Questa — egli aggiungeva — è una grazia singolare concessa da Dio alla Cristianità per i voti e le preghiere della Santità Sua, dovendosi confessare non poter essere opera umana, perchè qualunque industria, eloquenza ed arte non era valevole per ciò, dovendosi credere quasi veramente impossibile, e cosa più che naturale, il vedere, se non estinte, sopite le discordie, la rabbia, gli odii e rancori, cresciuti in sommo grado. Insomma tutte le circostanze facevano quasi disperare del buon esito di un affare sì importante, onde l’essersi felicemente concluso deve unicamente attribuirsi a Dio, mosso dai ferventi voti di Sua Santità (cfr. Arch. Segr. Vatic., Nunz. di Polonia 101, fol. 187).
    L’intervento divino giungeva in tempo per salvare la Cristianità dal pericolo ormai estremo. Infatti nello stesso giorno in cui l’alleanza fra l’Imperatore Leopoldo e Sobieski era conclusa, il potente esercito turco per l’offensiva da Adrianopoli a Belgrado si metteva in movimento. Nei mesi che seguirono, IL Papa, non tralasciando un più intenso ricorso a Dio, si adoperò affinchè all’alleanza fosse data maggiore saldezza mediante un atto solenne le cui circostanze mostrano come egli fosse la guida morale del movimento di liberazione. Il 16 agosto 1683, nel Palazzo Apostolico del Quirinale i due Cardinali Protettori, Pio per l’Imperatore Leopoldo, e Barberini per il Re di Polonia, prestarono solenne giuramento nelle mani del Pontefice per la esatta esecuzione di tutte le obbligazioni e clausole convenute nell’alleanza offensiva e difensiva contro la Turchia, sottoscritta già dai Plenipotenziari il 1° aprile di quell’anno. La gioia d’Innocenzo XI in quel momento, e la sua commozione fino alle lacrime — come attesta il Card. Barberini in un’accurata relazione al Re di Polonia (20 agosto 1683 – Bibl. Vatic., Barb. lat. 6650, fol. 116-117) — erano pari alla trepidazione di una vigilia di battaglia, e alla speranza che quel patto potesse svilupparsi in una più ampia lega. Devotamente invocato il nome di Dio, il Papa implorò dal Datore di ogni bene le celesti benedizioni su quei Principi, esprimendo l’augurio che quanto era stato convenuto sarebbe inviolabilmente portato ad effetto (cfr. Arch. S. Congreg. de Propaganda Fide, Miscellanea Arm. VI, 39, fol. 280-283).
    Infatti, sebbene il detto trattato riguardasse immediatamente la guerra contro i Turchi; tuttavia in fine si stipulava che « siccome a questa alleanza erano non solo da invitarsi i Principi cristiani, ma anche da ammettersi quelli che spontaneamente vi si offrissero, perciò ambedue le Parti si obbligavano, in quanto era possibile, d’invitare alla medesima i Principi amici e alleati, di guisa che però si avesse l’accordo e il consenso di ambedue le parti, ogniqualvolta qualche Principe fosse da ammettersi; specialmente ambedue avrebbero invitato con ogni cura i Serenissimi Zar di Mosca » (cfr. Bibl. Vatic., Vat. lat. 12201, fol. 210v).

    Nell’ora in cui si compiva così la solenne ratificazione dell’alleanza, Vienna era stretta d’assedio già da un mese, e Sobieski in viaggio con le sue truppe. I grandi eventi erano ormai maturi. La storica ora della battaglia definitiva di Vienna scoccò col primo limpido sole del 12 settembre, allorchè l’esercito di soccorso assalì quello degli assedianti. Prima del tramonto la vittoria arrideva nettamente agli eserciti cristiani, che incalzavano i Turchi in piena disfatta. Era a tutti chiaro che un così splendido successo fu reso possibile soltanto dalla cooperazione delle due armate, l’imperiale e la polacca. I contemporanei gli storici posteriori sono unanimi nell’affermare che l’artefice primario dell’alleanza, e quindi della liberazione di Vienna e del miglior corso che prese da quella la storia d’Europa, fu Innocenzo XI, il quale a sua volta, con commovente umiltà, ne attribuì ogni merito e gloria a Dio, per l’intercessione della sua Santissima Madre. Nel Concistoro segreto del seguente 27 settembre 1683, dopo avere pronunciato amplissime lodi all’Imperatore Leopoldo e al Re di Polonia, egli terminava così la sua Allocuzione:
    «Quod reliquum est, omnis spes et fiducia Nostra Deo est; Ipse enim, non manus Nostra, fecit haec omnia; proinde sincero cordis affectu convertamus nos ad Dominum Deum, Nostrum, ut mereamur eius semper protectione defendi ab inimicis nostris in angustiis et tribulationibus » (Bibl. Vatic., Bari) lat. 2896, fol. 590v).

    A quella vittoria, che segnò il principio della ritirata della Potenza ottomana dall’Europa, e alla susseguente liberazione di Budapest ottenuta tre anni dopo, nel 1686, con l’estendersi della lega a Venezia e a Mosca, è indelebilmente legato il nome del Pontefice Innocenzo XI, come Uomo di Dio e Capo della Cristianità. (…)"


    1683: la crociata di Innocenzo XI salva la Cristianità
    1683: la crociata di Innocenzo XI salva la Cristianità « www.agerecontra.it
    http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=25027

    Radiomessaggio di Pio XII in onore del beato Innocenzo XI (7/10/1956)
    https://w2.vatican.va/content/pius-x...ioterapia.html








    Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore
    “Preghiera al Santo del giorno.

    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.

    Eterno Padre, intendo onorare santa Vergine Maria, il cui Santo Nome è vittoria dei fedeli e terrore dei nemici, e Vi rendo grazie per tutte le specialissime grazie che Voi le avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti della Madre del Salvatore e Madre nostra, ed a Lei affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, la santa Vergine Maria possa essere mia avvocata e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”








    “Stupendi pensieri e giaculatorie di sant'Alfonso. Sospiri d'amore, devozione al Santissimo Sacramento. Da IL MIO LIBRO DI PREGHIERE, CLS, Verrua Savoia, www.sodalitium.it








    Il Santo Nome di Maria
    Guéranger, L'anno liturgico - Il Santo Nome di Maria
    http://www.unavoce-ve.it/pg-12set.htm
    MISSALE ROMANUM - Die 12 Septembris. Sanctissimi Nominis Mariæ


    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale
    http://www.radiospada.org/
    “12 SETTEMBRE 2016: IL SANTO NOME DI MARIA.

    Oggetto della festa.
    Qualche giorno dopo la nascita del Salvatore la Chiesa ha consacrato una festa per onorarne il nome benedetto. Ci insegnava così quanto questo nome contiene per noi di luce, di forza, di soavità, per incoraggiarci ad invocarlo con fiducia nelle nostre necessità (L'anno Liturgico, 183-187).
    Così dopo la festa della Natività della Santissima Vergine, la Chiesa consacra un giorno ad onorare il santo nome di Maria per insegnarci attraverso la Liturgia e l'insegnamento dei santi, tutto quello che questo nome contiene per noi di ricchezze spirituali, perché, come quello di Gesù, lo abbiamo sulle labbra e nel cuore.
    Storia della festa.
    La festa del santo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, sant'Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre.
    Nome uscito dal cuore di Dio.
    Più che il ricordo storico della istituzione della festa, ci interessa il significato del nome benedetto dato alla futura Madre di Dio e nostra.
    Il nome presso i Giudei aveva un'importanza grandissima e si soleva imporre con solennità. Sappiamo dalla Scrittura che Dio intervenne qualche volta nella designazione del nome da imporre a qualche suo servo. L'angelo Gabriele previene Zaccaria che suo figlio si chiamerà Giovanni ed egli ancora dice a Giuseppe, spiegandogli l'Incarnazione del Verbo: "Gli porrai nome Gesù". Si può quindi pensare che Dio in qualche modo sia intervenuto, perché alla Santissima Vergine fosse imposto il nome richiesto dalla sua grandezza e dignità. Gioacchino ed Anna imposero alla loro bambina il nome di Maria che a noi è tanto caro.
    "Il tuo nome è un olio sparso".
    I Santi si sono compiaciuti di paragonare il nome di Maria a quello di Gesù. San Bernardo aveva applicato al Signore il testo della Cantica: "Il tuo nome è un olio sparso" (Cantico dei Cantici, 1,3), perché l'olio dà luce, nutrimento e medicina. Anche Riccardo di san Lorenzo dice: "Il nome di Maria è paragonato all'olio, perché, dopo il nome di Gesù, sopra tutti gli altri nomi, rinvigorisce i deboli, intenerisce gli induriti, guarisce i malati, dà luce ai ciechi, dona forza a chi ha perso ogni vigore, lo unge per nuovi combattimenti, spezza la schiavitù del demonio e, come l'olio sorpassa ogni liquore, sorpassa ogni nome" (De Laudibus B. M. V. l. II, c. 2).
    Altre interpretazioni.
    Oltre sessantasette interpretazioni diverse sono state date al nome di Maria secondo che fu considerato di origine egiziana, siriaca, ebraica o ancora nome semplice o composto. Non vogliamo trattenerci sulle interpretazioni e scegliamo le quattro principali riferite dagli antichi scrittori. "Il nome di Maria, dice sant'Alberto Magno, ha quattro significati: illuminatrice, stella del mare, mare amaro, signora o padrona" (Commento su san Luca, I, 27).
    Illuminatrice.
    È la Vergine immacolata che l'ombra del peccato non offuscò giammai; è la donna vestita di sole; è "colei la cui vita gloriosa ha illustrato tutte le Chiese" (Liturgia); è infine colei, che ha dato al mondo la vera luce, la luce di vita.
    Stella del mare.
    La liturgia la saluta così nell'inno, così poetico e popolare, Ave maris stella e ancora nell'Antifona dell'Avvento e del tempo di Natale: Alma Redemptoris Mater. Sappiamo che la stella del mare è la stella polare, che è la stella più brillante, più alta e ultima di quelle che formano l'Orsa Minore, vicinissima al polo fino a sembrare immobile e conservare una posizione quasi invariabile per lunghe notti e per questo fatto è di molta utilità per orientarsi sulla carta del cielo e aiuta il navigante a dirigersi, quando non possiede la bussola.
    Così Maria, fra le creature, è la più alta in dignità, la più bella, la più vicina a Dio, invariabile nel suo amore e nella sua purezza, è per noi esempio di tutte le virtù, illumina la nostra vita e ci insegna la via per uscire dalle tenebre e giungere a Dio, che è la vera luce.
    Mare amaro.
    Maria lo è nel senso che, nella sua materna bontà, rende amari per noi i piaceri della terra, che tentano di ingannarci e di farci dimenticare il vero ed unico bene; lo è ancora nel senso che durante la Passione del Figlio il suo cuore fu trapassato dalla spada del dolore. È mare, perché, come il mare è inesauribile, è inesauribile la bontà e generosità di Maria per tutti i suoi figli. Le gocce d'acqua del mare non possono essere contate se non dalla scienza infinita di Dio e noi possiamo appena sospettare la somma immensa di grazie che Dio ha deposto nell'anima benedetta di Maria, dal momento dell'Immacolato Concepimento alla gloriosa Assunzione in cielo.
    Signora o padrona.
    Maria è veramente, secondo il titolo datole in Francia, Nostra Signora. Signora vuoi dire Regina, Sovrana. Regina è veramente Maria, perché la più santa di tutte le creature, la Madre di Colui, che è Re per titolo di Creazione, Incarnazione e Redenzione; perché, associata al Redentore in tutti i suoi misteri, gli è gloriosamente unita in cielo in corpo e anima e, eternamente beata, intercede continuamente per noi, applicando alle nostre anime i meriti da lei acquistati davanti a Lui e le grazie delle quali è fatta mediatrice e dispensiera.
    Discorso di san Bernardo.
    Preghiamo la Santissima Vergine, perché voglia realizzare per noi i diversi significati, che santi e dottori hanno dato al suo nome benedetto, riportando la conclusione della seconda omelia di san Bernardo sul Vangelo Missus est:
    "E il nome della Vergine era Maria. Diciamo qualche cosa di questo nome, che significa stella del mare. Si adatta perfettamente alla Madre di Dio, perché come l'astro emette il suo raggio, così la Vergine concepisce suo Figlio e il raggio non diminuisce lo splendore della stella e il Figlio non diminuisce la verginità della Madre. Nobile stella sorta da Giacobbe il cui raggio illumina il mondo, splendente nei cieli, penetra l'abisso, percorre la terra. Riscalda più che i corpi le anime, inaridisce il vizio, feconda la virtù. Sì, Maria è l'astro fulgente e senza uguali che era necessario sul mare immenso, che scintilla di meriti e rischiara coi suoi esempi la nostra vita.
    Chiunque tu sia che nel flusso e riflusso del secolo abbia impressione di camminare meno su terra ferma che in mezzo alla tempesta turbinante, non distogliere gli occhi dall'astro splendido, se non vuoi essere inghiottito dall'uragano. Se si desta la burrasca delle tentazioni, se si drizzano gli scogli delle tribolazioni, guarda la stella e invoca Maria. Se sei in balìa dei flutti della superbia o dell'ambizione, della calunnia o della gelosia, guarda la stella e invoca Maria. Se collera, avarizia, attrattive della carne, scuotono la nave dell'anima, volgi gli occhi a Maria. Turbato per l'enormità del delitto, vergognoso di te stesso, tremante all'avvicinarsi del terribile giudizio, senti aprirsi sotto i tuoi passi il gorgo della tristezza o l'abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nell'angoscia, nel dubbio, pensa a Maria, invoca Maria.
    Sia sempre Maria sulle tue labbra, sia sempre nel tuo cuore e vedi di imitarla per assicurarti il suo aiuto. Seguendola non devierai, pregandola non dispererai, pensando a lei tu non potrai smarrirti. Sostenuto da lei non cadrai, protetto da lei non avrai paura, guidato da lei non sentirai stanchezza: chi da lei è aiutato arriva sicuro alla meta. Sperimenta così in te stesso il bene stabilito in questa parola il nome della Vergine era Maria".
    MESSA
    EPISTOLA (Eccli 24,17-2l). - Come vite diedi frutti di soave odore, e i miei fiori dan frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della via e della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, o voi tutti che mi bramate, e saziatevi dei miei frutti; perché il mio spirito è più dolce del miele, e il mio retaggio più del favo di miele. Il ricordo di me durerà nelle generazioni dei secoli. Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete. Chi mi ascolta non sarà confuso, e chi lavora per me non peccherà; chi mi illustra avrà la vita eterna.
    Tutta la compiacenza del cielo, tutte le speranze della terra si fissano sulla culla in cui Maria dorme, mentre veglia per Dio il suo cuore (Ct 5,2). La Sapienza fa il proprio elogio (Eccli 24,1): per la beata figlia di Anna e di Gioacchino le preferenze del suo amore, manifestate all'origine del mondo sono ormai giustificate e per sempre sarà sua delizia essere con i figli degli uomini (Pr 8,31). La vigna eletta, la vigna del Pacifico è davanti a noi e annunzia con i suoi fiori profumati (Ct 8,11-12) il grappolo divino, il succo del quale, spremuto nel torchio, feconderà tutte le anime, inebrierà terra e cielo.
    VANGELO (Lc 1,26-38). - In quel tempo: L'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea detta Nazareth, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei l'Angelo disse: Salute, o piena di grazia: il Signore è teco! Benedetta tu fra le donne! Ed essa turbata a queste parole, pensava che specie di saluto fosse quello. E l'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio; ecco, tu concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, e sarà chiamato figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre; e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine. Allora Maria disse all'Angelo: Come avverrà questo, se io non conosco uomo? E l'Angelo rispose: Lo Spirito santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà: per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei che era detta sterile; ché niente è impossibile davanti a Dio. E Maria disse: Ecco l'ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola.
    Abbiamo qui la più solenne ambasciata di cui la storia angelica ed umana abbia conservato ricordo, e presenta in Maria ciò che il suo nome significa, la Padrona del mondo. L'interesse più alto che possa toccare l'umanità presente, passata o futura, le gerarchie celesti, Dio stesso è trattato tra l'Altissimo e la Vergine di Nazareth soli, come soli aventi titolo da una parte per proporlo e dall'altra per accettarlo. L'angelo non è che un messaggero e l'uomo è con lui nell'attesa. Maria contratta con il Creatore, in nome dell'uomo e dell'angelo, come in nome proprio, in nome del mondo intero, che rappresenta e che domina con la sua regalità.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1067-1072.”






    "Il 12 settembre 1362 muore Papa Innocenzo VI Aubert, Sommo Pontefice"







    Santissimo Nome di Maria
    “Santissimo Nome di Maria
    12 settembre - Memoria Facoltativa
    La festa del santo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni III Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, il Beato Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l'Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre.”



    Alleanza Cattolica - aree tematiche - orazione
    “I cinque salmi del SS. Nome di Maria
    La pratica consistente nel recitare cinque salmi le cui lettere iniziali corrispondono alle cinque di cui si compone il Nome di MariaM, Magnificat (Luc. 46-55); A, Ad Dominum cum tribularer clamavi (Sal. 119);R, Retribue servo tuo (Sal. 118, 17-32); I, In convertendo (Sal. 125) e A, Ad te levavi animam meam (Sal. 122) — è già conosciuta nel secolo XII; per esempio, era carissima al beato benedettino Ioscio, monaco di Saint-Bertin, in Francia, gran devoto della Vergine, la cui morte, avvenuta nel 1163, è accompagnata da un miracolo: dalla sua testa escono cinque lettere d’oro a formare appunto il Nome di Maria. La pratica raggiunge la massima diffusione e popolarità dopo che, nel 1683, Papa Innocenzo XI (1676-1689) rende universale per tutta la Chiesa la festa del Nome di Maria, a ricordo della vittoria riportata a Vienna sui turchi dalle truppe cristiane guidate dal re polacco Giovanni III Sobieski (1624-1696). La recita dei cinque salmi, con le antifone che li uniscono, fu indulgenziata da Papa Pio VII (1800-1823) (...) A testimonianza del valore attribuito all’invocazione del Nome di Maria Dante Alighieri (1265-1321) mette in bocca a Buonconte di Montefeltro, trovato inaspettatamente in Purgatorio, queste parole, che danno la ragione della sua salvezza:
    Quivi perdei la vista, e la parola
    Nel nome di Maria finii, e quivi
    Caddi
    (La Divina Commedia. Purgatorio V, 100-102).
    (cfr. Emilio Campana, Maria nel culto cattolico, vol. I, Il culto di Maria in sé e nelle sue manifestazioni liturgiche, Marietti, Torino-Roma 1933, pp. 240-241; e Rambaut Van Doren, voce Ioscio, in Bibliotheca sanctorum, Città Nuova, Roma 1966, vol. VII, col. 859).”






    https://forum.termometropolitico.it/...a-vergine.html
    https://forum.termometropolitico.it/...-nativita.html
    “(…) REGALITà E DIVINA MATERNITà DI MARIA SANTISSIMA.
    TRADIZIONALMENTE INFATTI SONO TRE I MESI DEDICATI ALLA MADONNA DURANTE L'ANNO: MAGGIO, SETTEMBRE, OTTOBRE.
    ERA MOLTO FORTE NEGLI ANNI CINQUANTA IL MOVIMENTO CHE CHIEDEVA LA PROCLAMAZIONE DEL DOGMA DELLA REGALITà UNIVERSALE DELLA VERGINE.
    PURTROPPO LA CATASTROFE CONCILIARE INIBì E BLOCCò L'INCESSANTE ATTIVITà DI STUDIO E DI PROPAGANDA SULL'ARGOMENTO.
    LA MADONNA FU "PROCLAMATA" IN MODO MOLTO MINIMALE "MADRE DELLA CHIESA" DURANTE IL "VATICANO II" MA DELLA SUA REGALITà VERA, REALE ED EFFETTIVA NESSUNO PARLò PIù.
    QUESTO MODESTO FORUM, ALLA RISCOPERTA DELLA TEOLOGIA DEI PRIVILEGI MARIANI, VUOLE PORTARE FIORI SEMPRE BELLI E FRESCHI SULL'ALTARE DELLA VERGINE CUI SONO DEDICATI QUESTI MESI.
    FIORI DI VERITà CATTOLICA, FIORI DI PUREZZA E DI VITA CRISTIANA, FIORI D'AMORE E DI PENTIMENTO, FIORI D'ARTE, FIORI DI LOTTA SOCIALE E CULTURALE CONTRO TUTTE LE ERESIE, CONTRO "CODESTA PESTE DI ERRORI E VIZI CHE AMMORBA IL MONDO"!
    INFATTI, OGNI VOLTA CHE SI ONORA LA VERGINE, L'INFERNO RUGGISCE DI RABBIA.
    DELLA MADONNA NON SI PARLA MAI ABBASTANZA: "DE MARIA NUMQUAM SATIS".
    DOPO AVER FESTEGGIATO LA NATIVITà DI MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO ORIGINALE (8 SETTEMBRE), RICORDIAMO LA GRANDE FESTA DEL SANTISSIMO NOME DI MARIA, ISTITUITA DAL BEATO INNOCENZO XI ODESCALCHI PER RINGRAZIARE LA VERGINE DELLA VITTORIA OTTENUTA CONTRO I TURCHI SOTTO LE MURA DI VIENNA IL 12 SETTEMBRE 1683.
    L'EUROPA, GIà AMMORBATA DALLA LEBBRA PROTESTANTICA, ERA COMUNQUE SALVA: ANCORA UNA VOLTA LA MADONNA AVEVA STESO IL SUO PREZIOSO MANTO SULLE ARMI CRISTIANE.

    UNA VITTORIA MARIANA, DUNQUE, OTTENUTA CON LE ARMI E CON LA PREGHIERA DEL ROSARIO.”




    (Maggio Mese Mariano…Iniziato da Holuxar‎, 01-05-15)
    7 Ottobre 2015: solennità della Madonna del Rosario...
    https://forum.termometropolitico.it/...o-rosario.html





    Luca, Sursum Corda!


    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  5. #5
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    Predefinito Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    metto in evidenza questa pratica che non conoscevo:
    La pratica consistente nel recitare cinque salmi le cui lettere iniziali corrispondono alle cinque di cui si compone il Nome di Maria — M, Magnificat (Luc. 46-55); A, Ad Dominum cum tribularer clamavi (Sal. 119);R, Retribue servo tuo (Sal. 118, 17-32); I, In convertendo (Sal. 125) e A, Ad te levavi animam meam (Sal. 122) — è già conosciuta nel secolo XII; per esempio, era carissima al beato benedettino Ioscio, monaco di Saint-Bertin, in Francia, gran devoto della Vergine, la cui morte, avvenuta nel 1163, è accompagnata da un miracolo: dalla sua testa escono cinque lettere d’oro a formare appunto il Nome di Maria. La pratica raggiunge la massima diffusione e popolarità dopo che, nel 1683, Papa Innocenzo XI (1676-1689) rende universale per tutta la Chiesa la festa del Nome di Maria, a ricordo della vittoria riportata a Vienna sui turchi dalle truppe cristiane guidate dal re polacco Giovanni III Sobieski (1624-1696). La recita dei cinque salmi, con le antifone che li uniscono, fu indulgenziata da Papa Pio VII (1800-1823) (...) A testimonianza del valore attribuito all’invocazione del Nome di Maria Dante Alighieri (1265-1321) mette in bocca a Buonconte di Montefeltro, trovato inaspettatamente in Purgatorio, queste parole, che danno la ragione della sua salvezza:
    Quivi perdei la vista, e la parola
    Nel nome di Maria finii, e quivi
    Caddi
    (La Divina Commedia. Purgatorio V, 100-102).
    (cfr. Emilio Campana, Maria nel culto cattolico, vol. I, Il culto di Maria in sé e nelle sue manifestazioni liturgiche, Marietti, Torino-Roma 1933, pp. 240-241; e Rambaut Van Doren, voce Ioscio, in Bibliotheca sanctorum, Città Nuova, Roma 1966, vol. VII, col. 859).”
    ϟ qualis vibrans


  6. #6
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    Predefinito Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    MAgnificat
    Magníficat *ánima mea Dóminum,
    et exsultávit spíritus meus *
    in Deo salvatóre meo,
    quia respéxit humilitátem ancíllæ suæ. *
    Ecce enim ex hoc beátam me dicent
    omnes generatiónes,
    quia fecit mihi magna, qui potens est, *
    et sanctum nomen eius,
    et misericórdia eius in progénies et progénies *
    timéntibus eum.

    Fecit poténtiam in bráchio suo, *
    dispérsit supérbos mente cordis sui;
    depósuit poténtes de sede *
    et exaltávit húmiles;
    esuriéntes implévit bonis *
    et dívites dimísit inánes.

    Suscépit Israel púerum suum, *
    recordátus misericórdiæ,
    sicut locútus est ad patres nostros, *
    Abraham et sémini eius in sæcula.

    Glória Patri, et Fílio *
    et Spirítui Sancto.
    Sicut erat in princípio, et nunc et semper, *
    et in sǽcula sæculórum.

    Amen.
    Ad Dominum
    Ad Dominum, cum tribularer, clamavi,
    et exaudivit me.
    2 Domine, libera animam meam a labiis mendacii,
    a lingua dolosa.
    3 Quid detur tibi aut quid apponatur tibi,
    lingua dolosa?
    4 Sagittae potentis acutae
    cum carbonibus iuniperorum.
    5 Heu mihi, quia peregrinatus sum in Mosoch,
    habitavi ad tabernacula Cedar!
    6 Multum incola fuit anima mea
    cum his, qui oderunt pacem.
    7 Ego eram pacificus;
    cum loquebar, illi impugnabant me
    Retribue servo tuo (ho trovato nella nova Vulgata che è Benefac, ma in altri testi è retribue)
    17 GHIMEL. Benefac servo tuo, et vivam
    et custodiam sermonem tuum.
    18 Revela oculos meos,
    et considerabo mirabilia de lege tua.
    19 Incola ego sum in terra,
    non abscondas a me praecepta tua.
    20 Defecit anima mea in desiderando iudicia tua
    in omni tempore.
    21 Increpasti superbos;
    maledicti, qui errant a praeceptis tuis.
    22 Aufer a me opprobrium et contemptum,
    quia testimonia tua servavi.
    23 Etsi principes sedent et adversum me loquuntur,
    servus tamen tuus exercetur in iustificationibus tuis.
    24 Nam et testimonia tua delectatio mea,
    et consilium meum iustificationes tuae.
    25 DALETH. Adhaesit pulveri anima mea;
    vivifica me secundum verbum tuum.
    26 Vias meas enuntiavi, et exaudisti me;
    doce me iustificationes tuas.
    27 Viam mandatorum tuorum fac me intellegere,
    et exercebor in mirabilibus tuis.
    28 Lacrimata est anima mea prae maerore;
    erige me secundum verbum tuum.
    29 Viam mendacii averte a me
    et legem tuam da mihi benigne.
    30 Viam veritatis elegi,
    iudicia tua proposui mihi.
    31 Adhaesi testimoniis tuis, Domine;
    noli me confundere.
    32 Viam mandatorum tuorum curram,
    quia dilatasti cor meum.
    In convertendo
    In convertendo Dominus captivitatem Sion,
    facti sumus quasi somniantes.
    2 Tunc repletum est gaudio os nostrum,
    et lingua nostra exsultatione.
    Tunc dicebant inter gentes:
    “ Magnificavit Dominus facere cum eis ”.
    3 Magnificavit Dominus facere nobiscum;
    facti sumus laetantes.
    4 Converte, Domine, captivitatem nostram,
    sicut torrentes in austro.
    5 Qui seminant in lacrimis,
    in exsultatione metent.
    6 Euntes ibant et flebant
    semen spargendum portantes;
    venientes autem venient in exsultatione
    portantes manipulos suos.
    Ad te levavi (non animam meam però)
    Ad te levavi oculos meos,
    qui habitas in caelis.
    2 Ecce sicut oculi servorum ad manus dominorum suorum,
    sicut oculi ancillae ad manus dominae suae,
    ita oculi nostri ad Dominum Deum nostrum,
    donec misereatur nostri.
    3 Miserere nostri, Domine, miserere nostri,
    quia multum repleti sumus despectione;
    4 quia multum repleta est anima nostra
    derisione abundantium et despectione superborum.
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  7. #7
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    Sempre settembre 2016: dopo aver festeggiato l'8 settembre 2016 la Natività della Beata Vergine Maria ed il 12 settembre 2016 il SANTISSIMO NOME DI MARIA, OGGI 15 SETTEMBRE 2016 festeggiamo la BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA, Festa dei Sette Dolori della B. V. Maria...





    Madonna Addolorata - Sodalitium
    “15 settembre, I Sette Dolori della B. V. Maria.
    O gran Regina dei Martiri e la più desolata di tutte le madri! Il vostro dolore è immenso come il mare, perché tutte le piaghe che tutti i peccati degli uomini hanno impresse nel sacro corpo del vostro divin figliuolo, sono altrettante spade che trafiggono il vostro cuore. Ecco prostrato ai vostri piedi il peccatore più indegno, sinceramente pentito d’aver maltrattato il divin Redentore. Le colpe che io ho commesso sono più gravi di quello che io possa soffrire per cancellarle. Deh! Madre beata, imprimete nel mio cuore le piaghe santissime del vostro amore onde non brami che di patire e morire con Gesù crocifisso, e spirar l’anima penitente nel vostro purissimo cuore. Così sia.”








    MISSALE ROMANUM - Die 15 Septembris. Septem Dolorum B. Mariæ Virg.
    Dom Guéranger, L'anno liturgico - I Sette Dolori di Maria Santissima


    Radio Spada

    “15 settembre 2016: I sette dolori della Beata Vergine Maria (Ottava della Natività di Maria)
    Due feste della Madonna: Natività e Addolorata.
    Dopo il ricordo dell'infanzia di Maria, ecco che la Chiesa subito ci invita a meditare sui dolori, che segnarono la vita della Madre del Messia, Corredentrice del genere umano. Mentre il giorno della nascita consideravamo la grazia, la bellezza della bambina che era nata, non ci si presentava il pensiero del dolore, ma se ci fossimo posta la domanda: "Che cosa sarà mai di questa bambina?", avremmo veduto che se tutte le nazioni dovevano un giorno proclamarla beata, Maria doveva prima soffrire con il Figlio per la salvezza del mondo.

    La sofferenza di Maria.
    Maria stessa ci invita, con la voce della Liturgia, a considerare il suo dolore: "Voi tutti che passate per la strada guardate e vedete e dite se vi è dolore simile al mio... Dio mi ha posta e come stabilita nella desolazione" (Geremia, Lamentazioni, 1,12-13). Il dolore della Santa Vergine è opera di Dio. Predestinandola ad essere Madre del Figlio suo, l'ha unita in modo indissolubile alla persona, alla vita, ai misteri, alla sofferenza di Gesù, perché fosse cooperatrice fedele nell'opera della redenzione, e tra il Figlio e la Madre doveva esservi comunità perfetta di sofferenze. Quando una madre vede che il figlio soffre, soffre con lui e sente, per riverbero, ciò che egli prova e Maria ha sentito nel suo cuore tutto ciò che Gesù ha sofferto nel suo corpo per gli stessi fini, con la stessa fede e con lo stesso amore. "Il Padre e il Figlio, disse Bossuet, dividono per l'eternità la stessa gloria e la Madre e il Figlio dividono nel tempo le stesse sofferenze; il Padre e il Figlio una stessa sorgente di gioia, la Madre e il Figlio uno stesso torrente di amarezza; il Padre e il Figlio lo stesso trono, la Madre e il Figlio la stessa croce. Se si crivella di colpi il corpo di Gesù, Maria ne sente tutte le ferite, se si trafigge la sua testa con le spine, Maria è straziata da tutti quegli aculei, se gli presentano il fiele e aceto, Maria ne beve tutta l'amarezza, se si stende il corpo sulla croce, Maria ne soffre tutto il tormento" (Discorso per la Compassione. Opere oratorie, II, p. 472).
    La Compassione.
    La comunione di sofferenze tra il Figlio e la Madre ci spiega perché è stato scelto il termine Compassione per esprimere i dolori di Maria. Compassione è l'eco fedele, è il contraccolpo della Passione. Patire è soffrire e compatire qualcuno è soffrire con lui, è risentire nel proprio cuore, come se fossero nostre, le sue pene, le sue tristezze, i suoi dolori. La Compassione fu così per la Santa Vergine la comunione perfetta con le sofferenze e la Passione del Figlio e con le disposizioni che lo animavano nel suo sacrificio.
    Perché Maria soffre.
    Parrebbe che Maria, concepita senza peccato, ignara di ogni male, non avrebbe dovuto soffrire. Se Dio, che tanto ama il Figlio, gli diede la sofferenza in eredità, bisogna che la sofferenza sia un bene notevole, ma siccome, dopo il Figlio ama la Santissima Vergine più che tutte le altre creature, anche a lei l'ha offerta come il più ricco dei doni. Del resto unita come era al Figlio, era opportuno e in certo modo necessario che Maria provasse la sofferenza e la morte, perché noi imparassimo da lei, come dal Figlio, ad accettare la sofferenza, che Dio permette per il nostro maggior bene. Maria si offrì liberamente, unì volontariamente il suo sacrificio e la sua obbedienza al sacrificio e all'obbedienza del Figlio Gesù, per portare con lui tutto il peso della espiazione richiesta dalla giustizia divina e non ha sentito i dolori del Figlio solo per simpatia, ma è entrata nella Passione realmente con tutto il suo essere, con il cuore, con l'anima, con l'amore più vivo, con la più serena tranquillità, ha sofferto nel cuore quanto Gesù ha sofferto nella carne e vi sono teologi che affermano che abbia sentito anche nel corpo le stesse sofferenze provate da Gesù nel suo e, dato che alcuni santi hanno avuto l'onore di tale privilegio, ci è permesso pensare che anche Maria lo abbia avuto.
    La sofferenza di Maria viene da Gesù.
    La sofferenza di Maria non comincia solo sul Calvario. La sua infanzia fu senza dubbio tranquilla ed esente da pene. La sofferenza cominciò con Gesù "questo bambino molesto, dice Bossuet, perché dove entra, entra con la sua croce, porta con sé le spine, e le divide con quelli che ama" (Panegirico di san Giuseppe, t. II, 137). "Causa dei dolori di Maria, dice ancora Mons. Gay, è Gesù. Tutto quello che soffre viene da Gesù, si riferisce a Gesù, ha la sua ragione di essere, il suo fondamento in Gesù" (41.a Conferenza alle Madri Cristiane, t. II, 199). La solennità di oggi, che ci presenta Maria al Calvario, ci ricorda, insieme con il dolore supremo, tutti gli altri noti ed ignoti, che riempirono la vita della Santa Vergine. La Chiesa si è fermata a considerarne sette solo, perché questo numero esprime sempre l'idea della totalità e dell'universalità e, nel responsorio del Mattutino, richiama in modo particolare i sette dolori che le procurarono la profezia del vecchio Simeone, la fuga in Egitto, la perdita di Gesù a Gerusalemme, il trasporto della croce, la crocifissione, la deposizione dalla croce e la sepoltura del divin Figlio, dolori che fecero veramente di lei la Regina dei martiri.
    Regina dei martiri.
    Con questo bel titolo la saluta la Chiesa nelle litanie. "Che abbia veramente sofferto, dice san Pascasio Radberto, lo afferma Simeone quando le dice: Una spada trapasserà la tua anima. Di qui è evidente che supera tutti i martiri, perché gli altri hanno sofferto per Cristo nelle loro carni, ma non hanno sofferto nella loro anima, che è immortale, mentre Maria ha sofferto in questa parte di sé, che è impassibile, la sua carne ha sofferto, per così dire, spiritualmente la spada della Passione di Cristo ed è così più che martire. Avendo amato più di tutti, più di tutti ha sofferto e la violenza del dolore trapassò la sua anima, ne prese possesso a testimonianza del suo amore indicibile. Avendo sofferto nella sua anima, fu più che martire, perché il suo amore, più forte della morte, fece sua la morte di Cristo" (Lettera sull'Assunzione, n. 14, PL 30, 138).
    Il suo amore, causa di sofferenza.
    Per misurare l'estensione e l'intensità della sofferenza della Santissima Vergine, bisognerebbe capire quale fu il suo amore per Gesù. Fu amore ben diverso da quello dei Santi e dei martiri. Questi soffrono per Cristo, ma il loro amore addolcisce i tormenti e qualche volta li fa dimenticare. In Maria niente di tutto questo: il suo amore aumenta la sofferenza. "Natura e grazia, dice Bossuet, concorrono a determinare nel cuore di Maria impressioni profondissime. Nulla è più forte e più pressante dell'amore naturale per un figlio e dell'amore che sa dare la grazia per Dio. I due amori sono due abissi dei quali non si penetra il fondo, né si comprende l'immensità... " (Discorso sull'Assunzione, t. III, 493).
    La sofferenza è gioia per Maria.
    Ma, se l'amore è per Maria sorgente di sofferenza, è pure sorgente di gioia. Perciò soffrì sempre con calma inalterabile e grande forza d'animo. Meglio di san Paolo, Maria sapeva che nulla, neppure la morte, l'avrebbe separata dall'amore del suo Figlio, suo Dio.
    Il santo Papa Pio X scriveva che "nell'opera suprema si vide la Vergine ritta presso la croce, oppressa senza dubbio dall'orrore della scena, ma tuttavia felice e gioiosa, perché il Figlio si immolava per la salvezza del genere umano" (Encicl. Ad diem illum, 2 febbraio 1904). Più di san Paolo, Maria sovrabbondava di gioia in mezzo al dolore. In lei, come in Gesù, salve le proporzioni, la gioia più profonda sta insieme alla sofferenza più grande che creatura di quaggiù possa sopportare. Maria ama Dio e la divina volontà più di ogni altra cosa al mondo e sa che sul Calvario si compie questa volontà, che la morte del Figlio offre a Dio il riscatto che Dio esige per la redenzione degli uomini, i quali le sono lasciati come figli suoi e li amerà e già li ama come ha amato Gesù.
    Riconoscenza verso Maria.
    Disse sant'Alberto Magno: Come il mondo tutto è debitore di nostro Signore Dio, così lo è della Vergine per la sua Compassione" (Questione Super Missus, 150). Conosciamo oggi meglio, o Maria, che cosa hai fatto per noi e quanto ti dobbiamo. Tu ti lamentasti perché "guardando gli uomini e cercando fra essi quelli che ricordavano il tuo dolore e ti compativano ne trovasti troppo pochi" (Santa Brigida, Rivelazioni, l. II c. 24). Non vogliamo aumentare il numero dei figli ingrati e ci uniamo perciò alla Chiesa nel ricordare le tue sofferenze e mostrarti la nostra gratitudine.
    Sappiamo, o Regina dei martiri, che una spada di dolore ti trapassò l'anima e che solo lo Spirito di vita e di consolazione poté sostenerti e fortificarti nel momento della morte di tuo Figlio.
    Sappiamo soprattutto che, se tu hai salito il Calvario, se tutta la tua vita, come quella di Gesù, fu un lungo martirio, ciò avvenne perché tu dovevi compiere presso il Redentore e in unione con lui il ruolo che la nostra prima madre, Eva, compì presso Adamo nella nostra caduta. Tu con Gesù ci hai riscattati, con lui e in dipendenza da lui hai meritato de congruo, per convenienza, la grazia che egli meritò de condigno, in giustizia, per ragione della sua dignità infinità. Ti salutiamo così, con amore e riconoscenza, "nostra Regina, Madre di misericordia, nostra vita e nostra speranza" e, sapendo che la nostra salvezza è nelle tue mani, ti consacriamo tutta la nostra vita, perché, sotto la tua potente protezione, con la tua materna guida, possiamo raggiungerti nella gloria del Paradiso ove, con il Figlio, vivi incoronata e felice per sempre. Così sia.
    MESSA
    Il Sacrificio quotidiano della Messa è il Sacrificio del Calvario vestito della magnificenza della Santa Liturgia. Il canto introduttivo ci presenta alcune donne e un solo uomo insieme con la Madre dei dolori ai piedi della Croce nel giorno della grande offerta.
    EPISTOLA (Gdt 13,22-25). - Il Signore t'ha benedetta nella sua potenza, e per mezzo di te ha annientato i nostri nemici. O figlia tu sei benedetta dal Signore Dio altissimo a preferenza di tutte le altre donne della terra. Benedetto sia il Signore, creatore del cielo e della terra, che diresse la tua mano nel troncare la testa del principe dei nostri nemici. Oggi Dio esaltò il tuo nome da essere lodato per sempre dagli uomini, che si ricorderanno in eterno della potenza del Signore. Per essi tu non hai risparmiato la tua vita, e, viste le angustie e le tribolazioni del tuo popolo, ne hai impedita la rovina davanti a Dio. Tu sei la gloria di Gerusalemme, la letizia d'Israele, l'onore del nostro popolo.
    Maria corredentrice.
    Oh, grandezza della nostra nuova Giuditta fra le creature! "Dio, nota il Padre Faber, pare scelga in sé le cose più incomunicabili per comunicarle in modo misterioso a Maria. Vedete come già l'ha posta nei disegni dell'universo del quale la rende quasi causa e parzialmente tipo. La cooperazione della Santa Vergine alla salvezza del mondo ci presenta un aspetto nuovo della sua magnificenza. Né l'Immacolato Concepimento, né l'Assunzione ci danno un'idea più alta di Maria del titolo di Corredentrice. I suoi dolori non erano alla Redenzione necessari, ma nel pensiero di Dio ne erano inseparabili e appartenevano alla integrità del piano divino. I misteri di Gesù non sono forse i misteri di Maria e i misteri di Maria non sono i misteri di Gesù? La verità sembra essere questa: i misteri di Gesù e quelli di Maria sono per Dio un solo mistero. Gesù stesso è il dolore di Maria sette volte ripetuto, sette volte ingrandito. Nelle ore della Passione, l'offerta di Gesù e quella di Maria erano una sola offerta e, sebbene diverse per dignità e valore, erano simili per le disposizioni, avevano lo stesso ritmo, lo stesso profumo ed erano consumate dallo stesso fuoco: oblazione simultanea fatta al Padre da due cuori senza macchia, per i peccati di un mondo colpevole del quale si erano liberamente addossati i demeriti" (Il piede della Croce, ix, 1, 2). Uniamo le nostre lacrime ai tormenti di Gesù e al pianto di Maria. Nella misura in cui l'avremo fatto in questa vita, potremo poi, col Figlio e con la Madre, godere in cielo.
    Nella Messa, al graduale segue il toccante lamento attribuito al beato Jacopone da Todi, francescano, lo Stabat Mater, che sarà per noi un bella formula di preghiera e di omaggio alla Madre dei dolori.
    SEQUENZA
    In piedi, presso la Croce, cui era appeso il figlio, la Madre dei dolori piangeva.
    L'anima sua, che gemeva per la tristezza e la desolazione, era stata trapassata da una spada.
    Quanto era triste, quanto era afflitta quella benedetta Madre di un figlio solo.
    Gemeva e sospirava la tenera Madre, assistendo alle pene del suo augusto figlio.
    Chi non piangerebbe, se vedesse la Madre del Cristo, straziata da pene così acerbe?
    Chi non potrebbe essere triste al vedere la Madre di Cristo con lui in preda al dolore?
    Vide Gesù in mezzo ai tormenti, sottoposto ai flagelli, per i peccati del suo popolo.
    Vide il dolce suo figlio morire senza conforto, ne colse l'ultimo sospiro.
    Orsù, Madre, sorgente di amore, fa' che io senta la violenza della pena e pianga con te.
    Fa' che arda il mio cuore nell'amore di Cristo, Dio, perché io possa piacergli.
    Madre santa, imprimi fermamente nel mio cuore le piaghe del figlio tuo.
    Dividi con me le pene del tuo Figlio straziato, che si degnò di soffrire per me.
    Fa' che finché avrò vita, pianga piamente con te e compatisca al Crocifisso.
    Desidero stare presso la Croce con te e unirmi a te nel pianto.
    Vergine, tra le vergini la più nobile, non essere severa con me, fa' che mi unisca al tuo pianto.
    Fa' che io porti in me la morte di Cristo, che io partecipi alla sua passione, che ne mediti le sofferenze.
    Fa' che le sue ferite siano le mie ferite, che io mi inebrii della croce e del sangue del tuo figlio.
    Le fiamme non mi tormentino: nel giorno del giudizio, sii tu, o Vergine, la mia difesa.
    O Cristo, quando dovrò morire, fa' che la Madre mi conduca alla palma della vittoria.
    Quando il corpo morirà, fa' che l'anima raggiunga la gloria del Paradiso. Così sia.
    VANGELO (Gv 19,25-27) - In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre e la sorella di lei, Maria di Cleofa, e Maria la Maddalena. Or Gesù, vedendo sua madre e, vicino a lei, il discepolo che gli era caro, disse alla madre: Donna, ecco il tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco tua madre. E da quel momento la prese il discepolo in casa con sé.
    In piedi presso la Croce.
    "Stabat iuxta crucem". Bisogna mettersi ben vicini alla Croce e bisogna essere in piedi. In piedi, perché questo è l'atteggiamento del coraggio e perché si resta così più vicini al Signore.
    Unico modo per fare questo è essere con la Santa Vergine. Non si potranno mai unire le due prime parole alla terza senza il tecum, se ciò non avviene con Maria e in Maria. La Croce è troppo spaventosa.
    Lo stabat di Maria è dominato da quello di Gesù, elevato sopra la terra, che tutto attira a sé, appunto perché elevato sopra la terra.
    Maria è in piedi per essere il tratto di unione... la Mediatrice. La sua testa e il suo cuore sono alti, per essere vicini al Figlio, i suoi piedi toccano la nostra terra, per essere vicino a noi, che siamo pure suoi figli. È in piedi, perché è nostra Madre: "Ecco, tua Madre". e Maria può dire come Gesù: "Trarrò tutto a me, come madre". Per il mistero della Cr0oce, tutta l'umanità è attirata a Gesù e a Maria... (P. Dehau, La Compassione della Vergine).
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1076-1083"












    O crux, ave spes unica! | Radio Spada






    "O crux, ave spes unica! di Cristiano e Davide Lugli
    La festa di ieri riporta alla mente e al cuore tutta la ragione di essere cristiani, contenendo in sé la grandezza e la bellezza di questo enorme mistero preceduto ed attuato dal Cristo.

    Per mezzo della Santa Croce infatti, le tenebre sono state spazzate vie, nell’oblio, facendo così risplendere la luce che sprigiona Colui che, per mezzo dello stesso legno con cui Adamo ci condannò, ci riscatta e ci permette di risorgere a vita nuova secondo quanto spiega San Paolo: “Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella Fede del figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.”
    In un mondo dimentico di ciò che l’unica e possibile soteriologia cristiana contempla tramite la Croce, possiamo oggi meditare sull’Esaltazione di Essa, attuata dal giorno in cui il Messia per integerrima volontà Sua, è stato innalzato come Agnello Immolato dalla terra verso il Cielo, cospargendo dalle Sante Piaghe quel Sangue che stabilì una volta per tutte l’istmo tra umano e divino: “Sanguinísuqe pretiósi, quem in mundi prétium”.
    Riassunta su quel patibolo amaro viene racchiusa e tracciata la Via che ha calcato per primo, donandosi, il Maestro, dimostrando la possibilità pratica di seguire la stessa strada che mai e poi mai potrebbe esistere senza il carico della Croce: “Io sono la Porta, chi non passa attraverso Me non giunge alla salvezza – ci dice il Signore – Io sono la Guida e il Buon Pastore“.
    Non vi è salvezza alcuna senza la Croce, ed ecco perché in nessun’altra religione che vorrebbe dichiararsi come vera ed autentica è così recisamente pronunciata quella dottrina del distacco ben visibile al momento della crocifissione, ove è compiuta la denudazione cristica, spoliazione che richiama la soluzione radicale di morire al mondo per vivere in Dio.

    La Croce unisce le due controparti, una vittima del mondo e quindi legata ai beni di esso che necessitano di essere lasciati insieme a tutto ciò che è terra, e l’altra che vale come assoluto guadagno per l’Eternità. Cosa dunque risulta impossibile ai più, impedendoci di scegliere ciò che è visibilmente meglio? Orbene, la difficoltà è situata sul pesante carico da lasciare: carico di materia, di abitudini, di mollezze e di servilismi al nostro corpo, opposto alla leggerezza del piccolo peso che ci sarebbe richiesto di assumere, “onus leve, jugum suave…“.
    Per questo non si può approfondire qualcosa di migliore all’imponenza della Santa Croce, con il Figlio di Dio Crocefisso su di Essa. Questa rappresenta il maximo rito di Libertà, il corpo inchiodato, nei sanguinolenti ceppi, e l’anima libera, già assorta in Dio. E come il Peccato di Adamo che scalfirà per sempre la natura dell’uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio vieta l’accesso all’Albero della Vita, la Croce reintegra la proibizione, capovolge le sorti tramite l’obbedienza magistrale al Padre – “Obediens usque ad mortem, mortem autem a Crucis.”
    Un vortice che rapprende la morte di Adamo per non aver obbedito, e la morte di Cristo per obbedienza: il primo muore inutilmente e disgraziatamente, per non vivere più, il secondo situa la Sua morte nell’ambito della Vita Eterna, schiudendo ciò che senza la Sua opera redentiva sarebbe rimasto eternamente serrato.
    Ancora, potremmo dire che Adamo rifiuta ciò che Dio gli dona, il Cristo si offre invece integralmente al Padre, comprendendo la Sua natura umana crocifissa e mutilata da coloro per cui Egli muore. Il Cælum Cæli che il Messia guadagna è di gran lunga più elevato del terminus a quoche Adamo si è volontariamente precluso.

    Guardiamo spesso alla Croce, contempliamo e fissiamola con intensità e profondità. Con raccoglimento sublime sferziamo la ragione a comprendere la “terribilità” di quel magnum mysterium: non è un santo che muore, non è un grande uomo, ma per la prima volta nella storia è Dio che muore. Se la ragione riuscisse a trasformare il pensiero in spasimo fisico potremmo certamente affermare che il corpo umano morirebbe davanti ad un evento così terribile e grande.
    Dio che fattosi uomo, vivendo nella povertà e nell’umile sottomissione a Maria e Giuseppe muore da uomo, con la più infamante morte, per tornare in Dio secondo quanto ogni domenica viene detto nella nostra professione di Fede cristiano-cattolica: “Deus de Deo, lumen de lumine, Deus verus de Deo vero.”
    Ritorna a Dio solo ciò che da Egli proviene e con Lui vive e cresce, per dimostrare che Dio solo è Dio, nel perfetto paradigma della circolarità divina del Cristianesimo, che si fissa e rincalza il simbolismo del Roveto Ardente che sempre brucia e mai si consuma, così come la Verginità di Colei che ha preso integrale parte nel mistero di Redenzione voluto dal Padre per mezzo del Figlio, tramite la Grazia dello Spirito Santo che ha coperto Maria Santissima.

    In questa splendida festività riecheggiano forti le parole di Sant’Andrea di Creta, vescovo, il quale così commenta l’Esaltazione:

    “Celebriamo la festa della Santa Croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo alzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla terra e dal peccato e saliamo verso le altezze. È tale e tanta la ricchezza della Croce che chi la possiede ha un vero tesoro. E la chiamo giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di tutti i beni. È in Essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è il mezzo e la Via per il ritorno allo stato originale. Se infatti non ci fosse stata la Croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se non ci fosse la Croce, la vita non sarebbe stata affissa al legno. Se poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal Suo fianco non sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua, che purificano il mondo.”

    Da patibolo tetro e oscuro quindi, il simbolo della Croce diventa vessillo e trofeo di Dio, poiché con Essa fu vinto il diavolo e di conseguenza, dopo il diavolo, perì anche la morte: “ubi est, mors, stimulus tuus?” Fiaccata la potenza dell’Inferno – ricorda sempre Sant’Andrea di Creta – la Croce diventa la salvezza comune per tutto l’universo, nonostante le rimostranze di chi, come i giudei e i pagani, avrebbero voluto ergerlo per sempre ad icona di ludibrio. È lo stesso Apostolo delle genti a sottoscrivere il rovesciamento di questa malefica volontà, dimostrando che ciò che era scandalo per i giudei, per i pagani, per i greci, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui i cialtroni libertari definiscono umiliazione e indegnità, è la nostra Gloria.
    Quel reietto di uomo moderno, sempre in preda alla frenesia di riformare, di inventare e di conquistare il mito del progresso che s’impernia come un vortice di cui si conosce l’inizio ma mai la fine, ebbene esso denigra la Croce in quanto “uomo che non conosce patire”, indisposto al ben che minimo sacrificio cerca di innalzare sempre più la Torre di Babele, crogiolando fra le sue disperazioni e le sue gioie, i suoi piaceri e i suoi dolori. Una vita che non è vita ed una morte di cui non si comprende il senso e il seguito, così sarà costretto a vivere l’uomo che non riconosce nella Santa Croce il Tutto, nonché la dimostrazione che nascita e morte sono un’illusione, l’illusione di chi non ha ancora abbracciato interamente Dio. La vita funge dunque da spazio in cui ogni opera deve essere protesa verso Dio, perché se è vero che essa è un’illusione, è pur vero anche che qui in terra conta solo ciò che si fa per Dio.
    “Oh!, se noi non avessimo altro da fare che lodare il Signore, nostro Dio, con tutto il cuore e con tutta la nostra voce – è esclamato ne “L’imitazione di Cristo – Oh!, se tu non avessi mai bisogno di mangiare, di bere, di dormire; e potessi invece, lodare di continuo il Signore, e occuparti soltanto delle cose dello spirito. Allora saresti più felice di adesso, che sei al servizio del tuo corpo per varie necessità. E volesse il Cielo che non ci fossero, queste necessità, e ci fossero soltanto i pasti spirituali dell’anima, che purtroppo gustiamo ben di rado.”

    In tutte queste speranze, in queste suppliche compunte che provengono dal grido dell’autore di questa grande opera, s’intravede il punto centrale che solo può dar vita alla perseveranza e al coraggio di patire per amore di Cristo: l’abbraccio virgineo della Croce, non solo guardandola da lontano, come qualcosa di inaccessibile e fuori portata, ma baciandola e poi salendola restituendo il nulla che siamo noi e il mondo, al tutto che è Dio, oltre il quale non è nulla.
    Schifa, o uomo, il contagio esiziale del mondo moderno, del modello di chiesa che vogliono proporti, per il quale ci si potrebbe salvare anche senza issarsi fino al vertice della Croce! Se non si muore prima di morire si sprofonderà nell’abisso più tremendo. Se non si raggiungerà una piena consapevolezza che nulla siamo e che nulla è il mondo non saremo mai cristiani. Non impantaniamoci nelle paludi offerteci dal Princeps huius mundi, che obnubila menti e cuori personificando una “salvezza a portata di mano”, uno sconto sulle nostre miserie. La Misericordia appartiene solo a Dio e non fa sconti a chi pecca pur sapendo, a chi esaspera la Bontà Sua sbeffeggiando il divin perdono. Non si presuma di poter fare a meno del passaggio che uccide l’uomo vecchio per lasciar spazio all’uomo nuovo, attraverso il Sacrificio che unicamente ha permesso e riaperto l’accesso al Paradiso.
    Cristo volontariamente inzuppò il mondo del Suo Sangue, al fine di rendere indelebile la Sua orma terribile, purpurea, fino all’ultima pietra e all’ultimo astro brillante nel cielo.

    La mortificazione è l’assioma principale per rendere testimonianza alla Croce, affinché l’uomo possa vivere senza nulla immondare in questo pellegrinaggio, passandovi come un’ombra. L’intransigenza con noi stessi e la carità verso gli altri diventano così i prodromi da cui il cristiano deve imparare a fustigare se stesso, abbattendo tutto ciò che di erroneo esiste in lui. Sempre volto verso quel legno composto dalla verticalità e dall’orizzontalità, egli potrà riflettere sul Cristo che muore uccidendo se stesso, perdonando e salendo sulla cattedra del patibolo per lasciare al mondo il ricambio per quell’atroce morte: la Sua Santa Madre e la fonte di Acqua Viva che sgorga dal Santo Costato trafitto, mescolatasi con il Divin Sangue.





    La Madre, straziata e pugnalata da quella spada che le trapassa l’anima, osserva sotto la Croce l’agonia del Suo Figlio intento a compiere gli ultimi miracoli terreni; Ella recepisce e rimane sottomessa alla docenza del Maestro, il quale sceglie, regalmente, di porgere Lei queste parole: “Donna, ecco il tuo figlio“. A tale stregua San Bernardo, la “muraglia inespugnabile che regge la Chiesa”, secondo la definizione attribuitagli da Papa Innocenzo III, fa notare lo struggente scambio a cui è sottoposta Maria: il servo al posto del Signore, il discepolo al posto del Maestro, il figlio di Zebedeo al posto del Figlio di Dio, un semplice uomo al posto del Figlio di Dio. Quell’uomo che rappresenta la sequela di Cristo, ovvero noi cristiani, è consegnato a Maria al posto del Suo dilettissimo Figlio.
    Per questo motivo è perentoria la partecipazione della Madonna alla morte di Gesù, nel quale si statuisce il primo ed unico martirio dello Spirito. Se il costato non trafigge più l’anima del Figlio poiché ormai spirato, essa conficca nel cuore della Madre la profezia di Simeone concretizzatasi nella Passione del Figlio. L’anima di Cristo non era più, ma quella della Madre non poteva staccarsi e venne sostituita a quella di Cristo, ragion per cui la forza di quel dolore trapassò l’anima di Maria.

    La Santa Vergine accettò dunque, con la medesima umiltà che rappresentò ogni secondo della Sua vita, la volontà del Figliuolo deciso a nascondere la propria divinità, per diventare fonte di scherno per i crocifissori, ma duratura ed eterna Salvezza per coloro che in Lui solo sperano e per Lui solo vivono e muoiono. In proposito interviene sommamente Sant’Agostino commentando il Vangelo di San Giovanni:
    “Colui che appariva come uomo, nascondeva la sua divinità: l’umanità visibile accettava le sofferenze della passione, che la divinità nascosta disponeva in tutti i particolari. Vide dunque che si era compiuto tutto ciò che doveva accadere prima di prendere l’aceto e di rendere lo spirito; e affinché si adempisse anche la Scrittura che aveva predetto:Nella mia sete mi hanno fatto bere aceto (Sal 68, 22), disse: Ho sete: come a dire: Fate anche questo, datemi ciò che voi siete. I Giudei stessi erano aceto, essi che avevano degenerato dal buon vino dei patriarchi e dei profeti; e il loro cuore era come la spugna, piena di cavità tortuose e subdole, spugna imbevuta dell’iniquità di questo mondo, attinta come da un vaso ricolmo. E l’issopo, sopra il quale posero la spugna imbevuta d’aceto, è un’umile pianta dotata di virtù purgative, immagine dell’umiltà di Cristo, che i Giudei avevano insidiato e credevano di aver eliminato. Ecco perché il salmo dice: Purificami con issopo e sarò mondo (Sal 50, 9). Noi veniamo purificati dall’umiltà di Cristo: se egli non si fosse umiliato facendosi obbediente fino alla morte di croce (cf. Fil 2, 8), il suo sangue non sarebbe stato versato per la remissione dei peccati, cioè per la nostra purificazione.”

    San Tommaso parla di “convenienza somma” nella morte di Gesù avvenuta in Croce, poiché l’innalzamento da terra purifica anche l’aria e prepara noi stessi per la scala del Cielo.
    Addentrandoci nella condizione presente non si può non pensare alla preparazione che il simbolo della Croce offre, e tutto ciò che da esso ne consegue.
    Un gravissimo problema di cui è certamente necessario preoccuparsi, senza correre il rischio di doversi anche ripetere all’infinito, è circoscritto nell’ambito del cattolicesimo oggi inteso dai più. Il fastidio che la Croce procura al mondo – che spesso si è predisposto per fare la sua parte anti-cristiana – è assimilato in egual modo dai cattolici, persino quelli che dovrebbero insegnare ed occuparsi della salus animarum.
    Il Sacrificio di Cristo è stato totalmente rimosso, a volte pare pure rinnegato, in seguito alla riforma liturgica attuata da Paolo VI. Si potrà dire tutto ciò che si vuole a riguardo, e come sappiamo il discorso è sicuramente complesso, tuttavia è palese che l’aspetto espiatorio è totalmente cancellato.
    (...)
    Continuiamo dunque ad essere fedeli alla Sacra Croce, come da sempre il popolo cristiano è stato, cantando nei secoli “Vexilla Regis prodeunt, Fulget Crucis mysterium. Qua vita mortem pertulit, et morte vitam protulit.”
    Ricorda sempre Sant’Agostino come ciò che fu pensato quale simbolo sprezzante, diviene in pochissimo tempo onore e glorie di ornamenti dorati sulle corone dei Re, enorme destino di chi ha vinto il mondo per vivere nella Dimora eterna di Dio.

    Ma tornando e chiudendo sulla ricorrenza prettamente legata a quella di ieri, che è seguita oggi, per l’ineludibile centripetazione che coesiste fra la Passione del Figlio e i dolori della Madre, è bene soffermarsi brevemente sul significato della spada che trafigge il cuore.
    Consapevoli che l’Addolorata è rappresentata con le 7 spade traforanti come conseguenza dei 7 dolori – già di per sé importante simbolismo numerico, su cui purtroppo però, per ovvie ragioni di spazio, è impossibile soffermarsi – è bene sapere in primo luogo che il cuore corrisponde simbolicamente alla sede del sacro, dello Spirito, all’interno dell’uomo; non a caso è spesso associato al calice in quanto ricettacolo del Sangue di Cristo. Ovviamente una tale corrispondenza è lampante nella figura della Vergine Maria, la quale è propriamente definita:
    Vas spirituale – Vas honorabile- Vas insigne devotionis, alludendo a Maria quale vaso-grembo in cui si è manifestata la Divinità. Maria diviene, per inciso, un calice vivente, che contiene il Sangue e l’essenza spirituale di Cristo.
    La spada, da par suo, simboleggia fondamentalmente la croce, soprattutto nel suo significato metafisico di luogo in cui si risolvono tutte le opposizioni determinate dall’asse verticale e dall’asse orizzontale, che vanno a formare per l’appunto una croce. Inoltre, va specificato che allo Spirito chiuso nella prigione impostagli dal corpo, è da riferirsi il detto “uccidi il vivente”. Ne segue la metafora dell’abbattere, del percuotere, del far cadere, del ferire; e la “forza” che agisce in questa fase, prende per simbolo ogni strumento atto a produrre una ferita, in particolare spada e lancia.
    Per cui il cuore-vaso che viene trafitto dalla spada-croce, in termini metafisici, corrisponde al potere di conoscenza spirituale che è dato dalla “purificazione del cuore”. Epperò tale simbolismo è sublimato nell’Addolorata, infatti è del Cuore Immacolato di Maria che stiamo parlando, dal quale, trafitto dalla Mistica Celeste, libera il Santo Spirito di Dio e scaturisce la Sophia, la Divina Sapienza per eccellenza: Sedes Sapientiæ, divenendo appunto Madre dell’Incarnata Sapienza. Potremmo azzardare e definire l’Addolorata come la sublime raffiguarazione della Sapienza di Dio.


    Contempliamo dunque il grande mistero della Morte del Figlio assieme alla mistica Morte della Vergine Maria, sotto il peso di quella Croce grondante di Sangue che si trasfigura in Croce di luce e di gloria, cantando contritamente e con le lacrime del cuore l’Antifona odierna al Benedictus: “Super ómnia * ligna cedrórum tu sola excélsior, in qua Vita mundi pepéndit, in qua Christus triumphávit, et mors mortem superávit in ætérnum.”."










    “Il 15 settembre 1590 Urbano VII Castagna viene esaltato al Sommo Pontificato.”

    “Il 15 settembre 1644 Papa Innocenzo X Pamphilj viene esaltato al Sommo Pontificato.”


    “16 settembre 2016
    Nicomede, santo, martire di Roma, i resti sono nella Confessione di S. Prassede all’Esquilino. Precedentemente era venerato in una basilica costruita da Bonifacio V (619-25). Non si conosce l’anno della traslazione avvenuta dopo il restauro della sua tomba operato da Adriano I (772-95).
    M.R.: 15 settembre - A Roma, sulla via Nomentana, il natale del beato Nicomede, Prete e Martire, il quale, rispondendo a quelli che lo costringevano a sacrificare agli idoli: "Io non sacrifico che a Dio onnipotente, regnante nei cieli", fu battuto lunghissimamente con flagelli piombati, e in quel tormento passò al Signore. [ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]”


    Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore
    “Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.
    Amen.
    Eterno Padre, intendo onorare San Valeriano Martire di Tournus, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima, per i meriti di questo santo, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, San Valeriano Martire di Tournus possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”











    15 Settembre - Beata Vergine Maria Addolorata
    http://www.preghiereperlafamiglia.it...addolorata.htm

    15 SETTEMBRE BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA

    I SETTE DOLORI di MARIA

    La Madre di Dio rivelò a Santa Brigida che, chiunque reciti sette "Ave Maria" al giorno meditando sui suoi dolori e sulle sue lacrime e diffonda questa devozione, godrà dei seguenti benefici:

    La pace in famiglia.

    L’illuminazione circa i misteri divini.

    L'accoglimento e la soddisfazione di tutte le richieste purché siano secondo la volontà di Dio e per la salvezza della sua anima.

    La gioia eterna in Gesù e in Maria.




    PRIMO DOLORE: La rivelazione di Simeone

    Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima» (Lc 2, 34-35).

    Ave Maria...

    SECONDO DOLORE: La fuga in Egitto

    Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto.
    (Mt 2, 13-14)

    Ave Maria...

    TERZO DOLORE: Lo smarrimento di Gesù nel Tempio

    Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».
    (Lc 2, 43-44, 46, 48).

    Ave Maria...

    QUARTO DOLORE: L'incontro con Gesù sulla via del Calvario

    Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore. (Lm 1, 12). «Gesù vide sua Madre lì presente» (Gv 19, 26).

    Ave Maria...

    QUINTO DOLORE: La crocifissione e la morte di Gesù.

    Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero Lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla Croce; vi era scritto "Gesù il Nazareno, il re del Giudei" (Lc 23,33; Gv 19,19). E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!" E, chinato il capo, spirò. (Gv 19,30)

    Ave Maria...

    SESTO DOLORE: La deposizione di Gesù tra le braccia di Maria

    Giuseppe d'Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto. (Mc 15, 43, 46-47).

    Ave Maria...

    SETTIMO DOLORE: La sepoltura di Gesù e la solitudine di Maria

    Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Magdàla. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. (Gv 19, 25-27).

    Ave Maria...




    NOVENA DEI SETTE DOLORI DI MARIA ADDOLORATA
    1. Regina dei Martiri, addolorata Maria, per lo sconcerto e il dolore che ti afferrarono quando ti fu predetta da Simeone la passione e morte di tuo Figlio, ti supplico affinché mi sia concessa la conoscenza esatta dei miei peccati e la volontà ferma di non più peccare. Ave Maria...

    2. Regina dei Martiri, addolorata Maria, per il dolore che avesti quando ti fu annunziata dall'Angelo la persecuzione di Erode e la fuga in Egitto, ti supplico affinché mi sia dato sollecito aiuto per superare gli assalti del Nemico e fortezza presta per sfuggire il peccato. Ave Maria...

    3. Regina dei Martiri, addolorata Maria, per il dolore che ti annichilì quando smarristi nel Tempio tuo Figlio e per tre giorni instancabile lo cercasti, ti supplico affinché io non abbia mai a perdere la grazia di Dio e la perseveranza nel Suo servizio. Ave Maria ...

    4. Regina dei Martiri, addolorata Maria, per il dolore che sentisti quando ti fu recata la notizia della cattura e delle torture inflitte a vostro Figlio, ti supplico affinché mi sia concesso il perdono del male fatto e pronta risposta alle chiamate di Dio. Ave Maria...

    5. Regina dei Martiri, addolorata Maria, per il dolore che ti sorprese quando incontrasti sulla strada del Calvario il tuo Figlio insanguinato, ti supplico affinché io abbia fortezza bastante per sopportare le avversità e per riconoscere in tutti gli eventi le disposizioni di Dio. Ave Maria...

    6. Regina dei Martiri, addolorata Maria, per il dolore che provasti alla Crocifissione di tuo Figlio, ti supplico affinché io possa ricevere nel giorno della morte i santi Sacramenti e deporre nelle tue amorose braccia l'anima mia. Ave Maria...

    7. Regina dei Martiri, addolorata Maria, per il dolore che ti sommerse quando vedesti morto e poi sepolto tuo Figlio, ti supplico affinché io mi distacchi da ogni piacere terreno e brami di venire a lodarti per sempre in Cielo. Ave Maria...
    Preghiamo:
    O Dio, che, per redimere il genere umano sedotto dall'inganno del maligno, hai associato alla passione del tuo Figlio la Madre addolorata, fa' che tutti i figli di Adamo, risanati dagli effetti devastanti della colpa siano partecipi della creazione rinnovata in Cristo redentore. Egli è Dio e vive e regna con Te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.



    PREGHIERA A MARIA ADDOLORATA
    Regina dei martiri, che sostenesti i più atroci dolori e compisti nel tuo cuore il più eroico dei sacrifici, io voglio unire le mie pene alle tue.
    Vorrei essere vicina a te come san Giovanni e le pie donne per consolarti della perdita del tuo Gesù. Purtroppo riconosco che anch'io con i miei peccati sono stato causa della morte del tuo Figlio diletto.
    Ti chiedo perdono, o madre addolorata. Accetta in riparazione l'offerta che io ti faccio di me stesso, e il proposito di volerti sempre amare per l' avvenire.
    Metto nelle tue mani tutta la mia vita; fa' che io possa farti amare anche da tante anime che vivono lontane del tuo Cuore materno. Amen. e


    LITANIE A MARIA ADDOLORATA

    Santa Maria, prega per noi
    Santa Madre di Dio, prega per noi
    Santa Vergine delle Vergini, prega per noi
    Madre del Crocifisso, prega per noi
    Madre dolorosa, prega per noi
    Madre lacrimosa, prega per noi
    Madre afflitta, prega per noi
    Madre derelitta, prega per noi
    Madre desolata, prega per noi
    Madre del figlio privata, prega per noi
    Madre dalla spada trafitta, prega per noi
    Madre nei travagli immersa, prega per noi
    Madre di angustie ripiena, prega per noi
    Madre col cuore alla croce confitta, prega per noi
    Madre mestissima, prega per noi
    Fonte di lacrime, prega per noi
    Cumulo di patimenti, prega per noi
    Specchio di pazienza, prega per noi
    Rupe di costanza, prega per noi
    Ancora di confidenza, prega per noi
    Rifugio dei derelitti, prega per noi
    Difesa degli oppressi, prega per noi
    Rifugio degli increduli, prega per noi
    Sollievo dei miseri, prega per noi
    Medicina dei languenti, prega per noi
    Forza dei deboli, prega per noi
    Porto dei naufraghi, prega per noi
    Quiete nelle procelle, prega per noi
    Ricorso dei piangenti, prega per noi
    Terrore dei demoni, prega per noi
    Tesoro dei fedeli, prega per noi
    Luce dei profeti, prega per noi
    Guida degli apostoli, prega per noi
    Corona dei martiri, prega per noi
    Sostegno dei confessori, prega per noi
    Perla delle vergini, prega per noi
    Consolazione delle vedove, prega per noi
    Madre degli orfani, prega per noi
    Letizia di tutti i santi, prega per noi

    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci Signore
    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, esaudisci Signore.
    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi

    Preghiamo:

    O Dio, tu hai voluto che la vita della Vergine fosse segnata dal mistero del dolore, concedici, ti preghiamo, di camminare con lei sulla via della fede e di unire le nostre sofferenze alla passione di Cristo perché diventino occasione di grazia e strumento di salvezza. Per Cristo Nostro Signore. Amen."


    CORONA DEI SETTE DOLORI DELLA BEATA VERGINE ADDOLORATA

    “CORONA DEI SETTE DOLORI DELLA BEATA VERGINE ADDOLORATA
    O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto.
    Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo Come era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.”






    15 settembre - Festa dei Sette Dolori della Beatissima Vergine Maria
    Di Augustinus nel forum Tradizionalismo
    https://forum.termometropolitico.it/...ine-maria.html
    https://forum.termometropolitico.it/...-di-maria.html







    Luca, Sursum Corda!



    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  8. #8
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    24 settembre 2016: Beata Vergine Maria della Mercede…





    B. Vergine della Mercede - Sodalitium
    “24 settembre, Beata Vergine della Mercede.
    Salve o Maria, Madre purissima della Mercede, fonte perenne da cui derivano a noi le grazie del Signore, esempio di virtù da cui le nostre anime apprendono la loro perfezione. Il tuo nome risuona festoso in cielo ed in terra ed è per tutti luce e splendore che rischiara santamente l’intelletto, fortezza che rende invincibile il cuore contro gli assalti nemici. Tu sei rifugio dei cristiani e sei ancora la padrona dei loro affetti, dei loro pensieri. Tu per liberare i fedeli dalle catene dei maomettani discendesti dal cielo. Per questo tutto il mondo riconoscente ti acclama sua dolce consolatrice. O Vergine Santa, poiché ti sei compiaciuta di unire alla suprema dignità di Madre di Dio e degli uomini, il nome e l’ufficio pietoso di Madre e Redentrice degli schiavi, degnati di stendere il tuo manto benedetto su di noi, devoti di sì caro nome e su tutti i cristiani vivi e defunti, affinché salvati dalla tua materna protezione da quanti mali ci affliggono, veniamo a rallegrarci con te eternamente nel gaudio del Signore. Così sia.”










    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 24 settembre. Madonna della Mercede
    http://www.unavoce-ve.it/pg-24set.htm
    “24 SETTEMBRE 2016: NOSTRA SIGNORA DELLA MERCEDE - SABATO DELLE QUATTRO TEMPORA DI SETTEMBRE.
    Forza e dolcezza.
    Settembre termina con la lettura, nell'Ufficio del tempo, dei libri di Giuditta e di Ester. Ester e Giuditta, liberatrici gloriose, sono figura di Maria, la nascita della quale illumina tutto il mese di un fulgore così puro, che il mondo ha già sperimentato utile.
    Adonai, Signore, tu sei grande; ti ammiro, o Dio, che rimetti la salvezza nelle mani della donna (Antifona del Magnificat ai primi Vespri della IV domenica di settembre). La Chiesa inizia così la storia dell'eroina che salvò Betulia con la spada, mentre, per strappare il suo popolo dalla morte, la nipote di Mardocheo adoperò soltanto fascino e preghiere. Dolcezza dell'una, valore nell'altra, bellezza in tutte e due; ma la Regina, che si è scelto il Re dei re, tutto eclissa con la sua perfezione senza rivali e la festa di oggi è un monumento della potenza che spiega per liberare, a sua volta, i suoi.
    La schiavitù.
    L'impero della Mezzaluna non cresceva più. In declino in Spagna, fermato in Oriente dal regno latino di Gerusalemme, nel secolo XII, lo si vide cercare nella pirateria gli schiavi che le conquiste non fornivano più. Ormai poco molestata dalla Crociata, l'Africa saracena corse i mari, per rifornire il mercato mussulmano. L'anima freme al pensiero di innumerevoli sventurati di ogni condizione, di ogni sesso, di ogni età, strappati alle regioni costiere dei paesi cristiani, o catturati sui flutti, e distribuiti negli Harem o nelle galere. Ma, nel segreto delle prigioni senza storia, Dio non fu meno onorato che nelle lotte degli antichi martiri, perché eroismi ammirabili riempirono il mondo della loro fama e, dopo dodici secoli, sotto gli occhi degli angeli, Maria aprì nel dominio della carità orizzonti nuovi nei quali i cristiani rimasti liberi, votandosi al soccorso dei fratelli avrebbero dato prova di eroismi ancora sconosciuti. Non vi è qui una ragione della presenza del male passeggero di questa terra? Sarebbe senza di esso meno bello il cielo, che deve durare eternamente.
    Gli Ordini per il riscatto degli schiavi.
    L'Ordine della Mercede, a differenza di quello della SS. Trinità, che l'aveva preceduto di 20 anni, fondato in pieno campo di battaglia contro i Mori, ebbe alla sua origine più cavalieri che sacerdoti. Fu chiamato Ordine reale, militare e religioso della Madonna della Mercede per la redenzione degli schiavi e i suoi sacerdoti attendevano all'Ufficio corale nelle Commende dell'Ordine, mentre i cavalieri sorvegliavano le coste e adempivano la missione rischiosa del riscatto dei prigionieri cristiani. San Pietro Nolasco fu il primo Commendatore o Maestro Generale dell'Ordine e quando furono trovati i suoi resti lo si trovò ancora armato di corazza e di spada.
    Leggiamo le righe che seguono, nelle quali la Chiesa, ricordando fatti noti, ci dà oggi il suo pensiero (Festa dei santi Pietro Nolasco e Raimondo di Pegnafort, 28 e 23 gennaio).

    Quando il giogo Saraceno pesava sulla parte più grande e più bella della Spagna, mentre innumerevoli infelici, in una spaventevole schiavitù, erano esposti al pericolo continuo di rinnegare la fede e di dimenticare la loro eterna salvezza, la Beata Regina del cielo, rimediando nella sua bontà a tanti mali, rivelò la sua grande carità, per riscattare i suoi figli. Apparve a san Pietro Nolasco, che pari alla ricchezza aveva la fede e che, nelle sue meditazioni davanti a Dio, pensava continuamente al modo di portare aiuto ai molti cristiani prigionieri dei Mori. Dolce e benigna, la Beata Vergine si degnò dirgli che, insieme con il suo Figlio, avrebbe gradito la fondazione di un Ordine religioso, che avesse lo scopo di liberare i prigionieri dalla tirannia dei Turchi e, incoraggiato da questa visione, l'uomo di Dio si pose all'opera con un ardore di carità che sarebbe impossibile descrivere ed ebbe da quel momento un solo pensiero: consacrare sé e l'Ordine che avrebbe fondato all'altissima missione di carità di rischiare la vita per i suoi amici e per il prossimo.
    Nella stessa notte la Vergine Santissima si era manifestata al beato Raimondo da Pegnafort e al re Giacomo di Aragona, rivelando anche ad essi il suo desiderio e pregandoli di impegnarsi in un'opera così importante. Pietro corse tosto ai piedi di Raimondo, suo confessore, per esporgli ogni cosa. Lo trovò già preparato da Dio e si affidò alla sua direzione. Intervenne allora il re Giacomo, onorato egli pure della visione della Beata Vergine e risoluto di realizzare il desiderio da Lei manifestato. Dopo averne trattato insieme, in perfetto accordo, si dedicarono alla fondazione dell'Ordine in onore della Beata Vergine, che avrebbero intitolato con il nome di Santa Maria della Mercede per la Redenzione degli schiavi.
    Il 10 agosto dell'anno del Signore 1218, il re Giacomo pose in opera il progetto già maturato dai santi personaggi e i religiosi si obbligavano con un quarto voto a restare ostaggio presso le potenze pagane, se si fosse reso necessario per liberare i cristiani. Il Re concedette che i religiosi portassero sul proprio petto le sue insegne ed ebbe cura di ottenere da Gregorio IX la conferma dell'Ordine religioso, che si proponeva così grande carità verso il prossimo. Dio stesso, per mezzo della Beata Vergine, diede all'opera tale sviluppo che fu presto nota nel mondo intero ed ebbe molti membri insigni per santità, pietà e carità e, raccogliendo le offerte dei fedeli di Cristo e impiegandole nel riscatto del prossimo, offrendo spesso per il riscatto sé stessi, liberarono molti. Era doveroso rendere grazie a Dio e alla Vergine Madre per una istituzione così bella e per tanti benefici operati e la Sede Apostolica, con i mille privilegi concessi all'Ordine, accordò la celebrazione di questa festa particolare e il suo Ufficio.

    La Vergine liberatrice.
    Sii benedetta, tu, onore del nostro popolo e nostra gioia (Gdt 15,10). Nel giorno della tua Assunzione gloriosa era bello per noi vederti salire a prendere il titolo di Regina (Est 4,14) e la storia dell'umanità è piena dei tuoi interventi misericordiosi. Si contano a milioni quelli cui tu hai spezzato le catene, i prigionieri da te strappati all'inferno dei Saraceni, vestibolo dell'inferno di Satana. In questo mondo, che gioisce al ricordo recentemente rinnovato della tua nascita, il tuo sorriso bastò sempre a dissipare le nubi e ad asciugare il pianto. Quanti dolori tuttavia sono ancora su questa terra sulla quale nei giorni della tua vita terrena anche tu hai voluto gustare a lungo il calice della sofferenza! Dolori che santificano, dolori per qualcuno fecondi ma, purtroppo anche dolori sterili, dannosi, di sventurati che l'ingiustizia sociale inasprisce, per i quali la schiavitù dell'officina, lo sfruttamento multiforme del più forte sul debole appaiono peggiore della schiavitù in Algeria o a Tunisi. Tu sola, o Maria, puoi spezzare questi legami inestricabili coi quali l'ironia del principe del mondo incatena una società che ha portato allo sbandamento in nome della libertà, dell'eguaglianza. Degnati intervenire; mostra che tu sei Regina. Tutta la terra, l'umanità, ti dice, come Mardocheo a colei ch'egli aveva nutrito: Parla al re per noi, liberaci dalla morte (Est 15,1-3).
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1104-1106.”






    Radio Spada
    http://www.radiospada.org/
    Radio Spada | Radio Spada ? Tagliente ma puntuale

    “24 SETTEMBRE 2016: NOSTRA SIGNORA DELLA MERCEDE - SABATO DELLE QUATTRO TEMPORA DI SETTEMBRE.








    Le Quattro Tempora di settembre | Radio Spada
    http://www.radiospada.org/2016/09/le...-di-settembre/




    “Il 24 settembre 366 muore Papa Liberio di venerata memoria, Sommo Pontefice”
    “Il 24 settembre1143 muore Papa Innocenzo II Papareschi, Sommo Pontefice”






    Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.

    Eterno Padre, intendo onorare le sante Vergini Aurélia e Neomisia, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi avete loro elargito.
    Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di queste sante, ed a loro affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, le sante Vergini Aurélia e Neomisia possano essere mie avvocate e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.”


















    "24 Settembre -Beata Vergine Maria della Mercede
    http://www.preghiereperlafamiglia.it...la-mercede.htm

    24 SETTEMBRE
    BEATA VERGINE MARIA DELLA MERCEDE

    Tra le famiglie religiose dedicate alla Madre di Cristo, vi è l'Ordine della beata Vergine Maria della mercede (Misericordia), fondato a Barcellona nel 1218, per la redenzione dei cristiani prigionieri, da san Pietro Nolasco (†1256) con la collaborazione di san Raimondo di Peñafort (†1275} e di Giacomo I († 1276), re di Aragona. La beata Vergine sotto il titolo «della mercede» è venerata soprattutto in Aragona e in Catalogna, come pure in numerose regioni dell'America Latina. La fondazione dell'Ordine Mercedario, fu ispirata a S. Pietro Nolasco da Maria: i Mercedari, fissando la loro attenzione su Maria, le hanno attribuito il titolo della Mercede o della Misericordia perché, come diceva Alfonso X il Savio: "Redimere gli schiavi è opera di grande Merced ", ossia di Misericordia. E' un Ordine religioso profondamente inserito nella vita della Chiesa che opera soprattutto là dove è necessario portare la liberazione redentrice del Vangelo, dove l'uomo viene sfruttato e oppresso, dove la sua fede e la sua dignità di persona sono in pericolo. L' Ordine è composto di sacerdoti e di fratelli cooperatori che vivono la stessa vita religiosa.





    PREGHIERA ALLA BEATA MARIA DELLA MERCEDE

    O Vergine Santissima della Mercede, Tu che per pietà verso i miseri schiavi cristiani, scendesti dal Cielo, ingiungendo a S. Pietro Nolasco di fondare un Ordine religioso che, con voto eroico, attendesse alla loro liberazione, deh! ti muova a pietà lo stato di tanti che giacciono sotto la più dura schiavitù, quella del peccato. Liberali, o Vergine Santa, e concedi loro la libertà dei figli di Dio! Minacciati, come siamo, dalla stessa schiavitù, anche per noi risplenda la tua pietà, o Vergine Santissima della Mercede! Tu che conosci l'insufficienza nostra nelle dure lotte contro il comune nemico, accorri in nostro aiuto, rinsalda le nostre vacillanti volontà, donaci la vittoria. Su Te, Madre nostra Santissima, sono riposte le nostre speranze. Da Te ci aspettiamo il trionfo finale per raggiungere il Paradiso e sciogliere un cantico di gloria e di ringraziamento a Te che ne sei la Regina. Amen.





    PREGHIERA A MARIA SS. DELLA MERCEDE

    Salve o Maria, Madre purissima della Mercede, fonte perenne da cui derivano a noi le grazie del Signore, esempio di virtù da cui le nostre anime apprendono la loro perfezione. Il tuo nome risuona festoso in cielo ed in terra ed è per tutti luce e splendore che rischiara santamente l’intelletto, fortezza che rende invincibile il cuore contro gli assalti nemici. Tu sei rifugio dei cristiani e sei ancora la padrona dei loro affetti, dei loro pensieri. Tu per liberare i fedeli dalle catene dei maomettani discendesti dal cielo. Per questo tutto il mondo riconoscente ti acclama sua dolce consolatrice. O Vergine Santa, poiché ti sei compiaciuta di unire alla suprema dignità di Madre di Dio e degli uomini, il nome e l’ufficio pietoso di Madre e Redentrice degli schiavi, degnati di stendere il tuo manto benedetto su di noi, devoti di sì caro nome e su tutti i cristiani vivi e defunti, affinché salvati dalla tua materna protezione da quanti mali ci affliggono, veniamo a rallegrarci con te eternamente nel gaudio del Signore. Amen




    ATTO DI CONSACRAZIONE DELLA FAMIGLIA A MARIA SS. DELLA MERCEDE
    Dègnati, o dolcissima Vergine della Mercede, di visitare con il tuo divin Figlio, questa casa che da oggi in poi è tua; e ricolma i fortunati tuoi figli che vi abitano delle celesti grazie e dei singolari favori che costantemente concedi alle famiglie consacrate al tuo tenero cuore di Madre.
    Tu stessa, o Sovrana Redentrice degli schiavi, hai manifestato che desideri e vuoi regnare nelle famiglie. Perciò questa famiglia tutta, ascoltando la tua voce, risponde premurosa alla tua chiamata e contrariamente all’abbandono e all’indifferenza di tante famiglie, ti proclama, o carissima Madre della Mercede, sua amabile Regina e ti consacra interamente le sue gioie, le sue fatiche, le sue tristezze, il suo presente ed il suo avvenire.
    Benedici dunque i presenti, benedici gli assenti, benedici anche o amorosa Madre, i nostri cari defunti. Prendi dimora in questa tua casa, te ne supplichiamo per gli acerbissimi dolori che soffristi ai piedi della croce; stabilisci in essa il tuo dolce regno ed il dominio della tua carità e del tuo amore, della tua bontà e delle tue misericordie.
    Vieni, o Signora, e regna in questa casa; vieni e comanda in essa come Madre, come Regina, come Padrona. Tutto qui è tuo, tutto ti appartiene.
    Allontana tutto ciò che ti disgusta, correggi tutti i difetti che vedi in essa, ispira in essa l’amore casto e l’osservanza delle sante leggi, infondi in tutti i suoi membri lo spirito di fede e di pietà, di fortezza e di purezza.
    Fa, o Signora, che la mansuetudine, la pazienza, l’umiltà, il distacco ed il disprezzo per le folli vanità, e tutte le altre virtù che furono tue prerogative, formino anche la delizia di questa famiglia.
    Aprici, o Signora, il tuo dolce manto di Madre e come in un’arca di salvezza custodisci sotto di esso tutti i componenti di questa famiglia che sono tuoi fino alla vita eterna. Viva sempre amata, benedetta e glorificata tra noi la Vergine SS. della Mercede, unitamente al cuore vittorioso di Gesù. Amen






    PREGHIERA PER GLI STUDI E GLI ESAMI
    O Maria, Madre nostra della Mercede, Regina della Misericordia, illumina te ne prego, le tenebre della mia povera anima, corrobora la mia mente, ravviva la mia memoria, sciogli la mia lingua, affinchè io con facilità comprenda il vero che è raggio della tua luce, lo ritenga con fedeltà e lo esponga, con chiarezza.
    Mentre ti chiedo che possa raccogliere copioso frutto dei miei studi e superare le prove che mi attendono, con più intenso fervore ti supplico che tu mi dia la scienza dei Santi che è sapienza celeste.
    A noi giovani concedi di assaporare le gioie del conoscere in vista di un avvenire di ampia disponibilità ai fratelli.
    Fa che non predomini in noi, o Maria, la meschina preoccupazione della carriera, ma che aiutati dallo studio sui vasti problemi del mondo di oggi, possiamo adeguatamente prepararci a portare il nostro contributo per un avvenire migliore.
    A tutti concedi che la scuola diventi incontro di fratelli che si comunicano le ricchezze interiori in un clima di amicizia e di collaborazione.
    O Maria, Regina della Mercede, tu che sei Madre di Misericordia e Sede della Sapienza, prega per me lo Spirito Santo, perchè riempia la mia mente ed il mio cuore dei suoi divini splendori. Amen




    TRIDUO ALLA MADONNA DELLA MERCEDE PER OTTENERE UNA GRAZIA

    1° Giorno
    O Maria SS. della Mercede, Madre di Pietà e di Misericordia, questo tuo stesso titolo riempie il nostro cuore di illimitata fiducia nella tua materna protezione.
    Eccoci perciò prostrati ai tuoi piedi per chiedere umilmente il tuo aiuto nelle angustie che presentemente ci affliggono.
    Tu che fosti predestinata dal Signore a corredentrice del genere umano, che ci fosti assegnata per Madre dal tuo Figliolo morente, volgi gli sguardi tuoi pietosi su di noi, poveri figli di Eva, gementi per i dolori e per le calamità derivanti dal peccato dei nostri progenitori.
    Tu che fosti da esso esente e ora trionfi, Regina del cielo e della terra nella gloria celeste, ascolta i nostri gemiti, placa i nostri timori, lenisci le nostre pene, concedici la grazia per la quale ardentemente ora ti supplichiamo.
    Come tante volte soccorresti gli infelici schiavi, liberandoli spesso in modo prodigioso dalle loro catene e dai loro travagli e ridonandoli sani e salvi alle loro famiglie che per essi fecero a te ricorso e che per tua bontà riottennero l’unione e la pace, così soccorri ora anche noi nel presente bisogno, ridona la tranquillità al nostro cuore e alla nostra famiglia, e te ne saremo eternamente grati. Amen


    2° Giorno
    O Madre pietosa della Mercede che già nella tua vita terrena fosti piena di carità verso il prossimo così che generosamente affrontasti un lungo e disagiato viaggio per apportare alla cugina Elisabetta aiuto e sollievo nell’attesa della sua maternità, vieni ora anche in nostro soccorso, abbi pietà delle nostre pene specialmente per quella che presentemente così dolorosamente ci affligge.
    Come soccorresti tanti tuoi figli Religiosi liberandoli dalle insidie dei nemici e preservandoli dagli infortuni di mare e di terra durante i loro viaggi di redenzione; come liberasti tanti tuoi devoti da ansie e da pericoli dell’anima e del corpo, così vieni ora anche in nostro soccorso e ridonaci la sicurezza e la pace.
    E’ vero o Madre che non meritiamo di essere ascoltati per causa dei nostri peccati; è vero che ci siamo mostrati molte volte ingrati verso il Signore e verso di te; ma ora,
    con tutto il cuore proponiamo di fare di tutto per essere fedeli alla legge santa di Dio e dimostrare a te la nostra riconoscenza amandoti con affetto di figli e proclamandoti quale dolcissima, potentissima, generosissima Madre nostra. Amen


    3° Giorno
    O Vergine Santa della Mercede, che hai viscere di misericordia per tutti coloro che soffrono, che un giorno ti mostrasti così premurosa verso quella famiglia fortunata che ti accolse per le nozze di Canaan ed ottenesti che il tuo divin Figlio, col suo primo strepitoso miracolo, prevenisse lo smarrimento ed il disagio di quei vostri ospiti, noi ricorriamo a te nelle angustie in cui ci troviamo, sicuri che anche per noi la tua parola materna otterrà la grazia che attendiamo.
    Alle nostre preghiere uniamo l’intercessione dei tuoi diletti figli, San Pietro Nolasco, San Raimondo Nonnato e di tutti i Santi del tuo diletto Ordine della Mercede.
    Tu li proteggesti, li guidasti, li salvasti: proteggi e consola anche noi.
    Ottienici la grazia che chiediamo se è di giovamento alle anime nostre.
    Che se il Signore nella sua infinita misericordia e sapienza richiede da noi un sacrificio, fa che abbiamo la pazienza e la forza di attendere con fede quel compenso che Egli ha promesso ai suoi credenti e per cui i dolori ed i sacrifici stessi si risolvono anche su questa terra in benedizioni ed in giovamento per le nostre anime e per i nostri interessi della vita terrena, sì che da un male presente proviene un maggior bene futuro.
    Tutto da te speriamo o Madre ed in te riponiamo la nostra fiducia sicuri che non saremo delusi, e ci ripromettiamo di tornare preso ai tuoi piedi per ringraziarti e un giorno venirti a cantare la nostra riconoscenza nel cielo. Amen




    TRIDUO DI RINGRAZIAMENTO A MARIA SS. DELLA MERCEDE
    (recitare per tre giorni)

    O generosa, amorosissima Madre nostra della Mercede, venimmo a te tristi e preoccupati, esponendoti le pene che angosciavano il nostro cuore e le ansie che tribolavano le anime nostre; oggi ritorniamo commossi e lieti per ringraziarti con tutto il cuore della grazia che con la tua intercessione ci hai ottenuta.
    Tu ascoltasti le nostre suppliche, comprendesti le nostre pene, asciugasti le nostre lacrime; e noi fummo liberi dal male che ci travagliava nel corpo e dalle angustie che ci pesavano sull’anima.
    Per la tua materna intercessione il nostro cuore ha conseguito la pace, la nostra esistenza ha ritrovato la sicurezza nella fiducia in Dio, la nostra famiglia ha riacquistato la tranquillità e la pace.
    Grazie, o diletta Madre, grazie oggi e sempre.
    Avevamo tanta fiducia in te, ma la consapevolezza di nulla meritare a causa dei nostri peccati, ci rendeva dubbiosi della misericordia divina.
    Sei stata dunque tu, o generosa Vergine, che, nonostante la nostra indegnità sei venuta in nostro soccorso; sei stata tu a renderci benigna la giustizia di Dio; sei stata tu, alla cui parola materna la sua Onnipotenza, la sua Misericordia nulla può negare a intercedere per noi.
    Sì, o Madre cara, nel ringraziarti di tanto favore, sentiamo il dovere di non doverti essere ingrati.
    Tu soccorresti e liberasti i poveri schiavi dalle catene del corpo, perchè essi non ne venissero legati dai lacci dell’errore del peccato, e desideri che anche per noi i benefici e le grazie concesseci servano ad elevare le nostre anime e a fortificare la nostra fede e la nostra virtù.
    Hai ben ragione, Vergine benigna, perchè il tuo finale intento è che noi, liberi dalle catene che ci avvincono al mondo, alla carne ed a satana, possiamo raccoglierci un giorno tutti sotto il tuo manto in paradiso.
    Ebbene, noi oggi ai nostri ringraziamenti uniamo il proposito di vivere d’ora in poi da veri figli tuoi, coraggiosi assertori della nostra fede, devoti alla santa legge di Dio, dediti all’adempimento dei nostri doveri, misericordiosi verso i nostri fratelli.
    Aiutaci tu stessa nel mantenere questi nostri propositi; rendici perseveranti nel bene, e un giorno verremo ad unire le nostre lodi e ringraziamenti alle lodi e ai ringraziamenti degli Angeli e Santi del cielo. Amen"







    La Novena della Madonna Assunta
    Fiori sull'altare di Maria Santissima Madre di Dio durante l'Ottava della Natività


    8 settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    https://forum.termometropolitico.it/...ine-maria.html
    12 settembre - SS. Nome di Maria Vergine
    15 settembre - Festa dei Sette Dolori della Beatissima Vergine Maria
    24 settembre - Beata Vergine Maria della Mercede







    Luca, Sursum Corda!




    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  9. #9
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    11 ottobre 2016: MATERNITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA…






    Maternità della B. V. Maria - Sodalitium
    "11 ottobre, Maternità di B. V. Maria. Maria “Madre di Dio” è un dogma definito dal Concilio di Efeso nel 431.
    “Il 1931 ricorreva il XV centenario del Concilio di Efeso e Pio XI pensò che sarebbe stata “cosa utile e gradita per i fedeli meditare e riflettere sopra un dogma così importante” come quello della maternità divina e, per lasciare una testimonianza perpetua della sua divozione alla Madonna, scrisse l’Enciclica Lux veritatis, restaurò la basilica di S. Maria Maggiore in Roma e istituì una festa liturgica, che “avrebbe contribuito a sviluppare nel clero e nei fedeli la divozione verso la grande Madre di Dio, presentando alle famiglie come modelli, Maria e la sacra Famiglia di Nazareth”, affinché siano sempre più rispettati la santità del matrimonio e l’educazione della gioventù” (dom Prosper Guéranger)."










    Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore
    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.

    Amen.
    Eterno Padre, intendo onorare sant’Alessandro Sauli, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo Santo, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant’Alessandro Sauli possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
    #sdgcdpr


















    Radio Spada

    "Radio Spada è un sito di controinformazione cattolico http://www.radiospada.org/ e una casa editrice http://www.edizioniradiospada.com/"
    “11 ottobre 2016: MATERNITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA"







    "L'11 ottobre 1954 con l'Enciclica "Ad coeli reginam" Papa Pio XII insegna la Regalità universale di Maria Santissima"








    "L'11 ottobre 1303 muore Papa Bonifacio VIII Caetani, gloria e difensore del Pontificato Romano”









    Dom Prosper Guéranger, L'Anno Liturgico - 11 ottobre. Maternità della Beata Vergine Maria

    http://www.unavoce-ve.it/pg-11ott.htm
    "11 ottobre:
    MATERNITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA

    Il titolo di Madre di Dio, fra tutti quelli che vengono attribuiti alla Madonna, è il più glorioso. Essere la Madre di Dio è per Maria la sua ragion d'essere, il motivo di tutti i suoi privilegi e delle sue grazie. Per noi il titolo racchiude tutto il mistero della Incarnazione e non ne vediamo altro che più di questo sia sorgente per Maria di lodi e per noi di gioia. Sant'Efrem pensava giustamente che credere e affermare che la Santissima Vergine Maria è Madre di Dio è dare una prova sicura della nostra fede.
    La Chiesa quindi non celebra alcuna festa della Vergine Maria senza lodarla per questo privilegio. E così saluta la beata madre di Dio nell'Immacolato Concepimento, nella Natività, nell'Assunzione e noi nella recita frequentissima dell'Ave Maria facciamo altrettanto.

    L'eresia nestoriana.
    "Theotókos", Madre di Dio, è il nome con cui nei secoli è stata designata Maria Santissima. Fare la storia del dogma della maternità divina sarebbe fare la storia di tutto il cristianesimo, perché il nome era entrato così profondamente nel cuore dei fedeli che quando, davanti al Vescovo di Costantinopoli, Nestorio, un prete che era suo portavoce, osò affermare che Maria era soltanto madre di un uomo, perché era impossibile che Dio nascesse da una donna, il popolo protestò scandalizzato.
    Era allora vescovo di Alessandria san Cirillo, l'uomo suscitato da Dio per difendere l'onore della Madre del suo Figlio. Egli tosto manifestava il suo stupore: "Mi meraviglia che vi siano persone, che pensano che la Santa Vergine non debba essere chiamata Madre di Dio. Se nostro Signore è Dio, Maria, che lo mise al mondo, non è la Madre di Dio? Ma questa è la fede che ci hanno trasmesso gli Apostoli, anche se non si sono serviti di questo termine, ed è la dottrina che abbiamo appresa dai Santi Padri".

    Il Concilio di Efeso.
    Nestorio non cambiò pensiero e l'imperatore convocò un concilio, che si aprì ad Efeso il 24 giugno 431 sotto la presidenza di san Cirillo, legato del papa Celestino. Erano presenti 200 vescovi i quali proclamarono che "la persona di Cristo è una e divina e che la Santissima Vergine deve essere riconosciuta e venerata da tutti quale vera Madre di Dio". I cristiani di Efeso intonarono canti di trionfo, illuminarono la città e ricondussero alle loro dimore con fiaccole accese i vescovi "venuti - gridavano essi - per restituirci la Madre di Dio e ratificare con la loro santa autorità ciò che era scritto in tutti i cuori".
    Gli sforzi di Satana avevano raggiunto, come sempre, un risultato solo, cioè quello di preparare un magnifico trionfo alla Madonna e, se vogliamo credere alla tradizione, i Padri del Concilio, per perpetuare il ricordo dell'avvenimento, aggiunsero all'Ave Maria le parole: "Santa Maria, Madre di Dio, pregate per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte". Milioni di persone recitano ogni giorno questa preghiera e riconoscono a Maria la gloria di Madre di Dio, che un eretico aveva preteso negare.

    La festa dell'undici ottobre.
    Il 1931 ricorreva il XV centenario del Concilio di Efeso e Pio XI pensò che sarebbe stata "cosa utile e gradita per i fedeli meditare e riflettere sopra un dogma così importante" come quello della maternità divina e, per lasciare una testimonianza perpetua della sua divozione alla Madonna, scrisse l'Enciclica Lux veritatis, restaurò la basilica di S. Maria Maggiore in Roma e istituì una festa liturgica, che "avrebbe contribuito a sviluppare nel clero e nei fedeli la divozione verso la grande Madre di Dio, presentando alle famiglie come modelli, Maria e la sacra Famiglia di Nazareth", affinché siano sempre più rispettati la santità del matrimonio e l'educazione della gioventù.
    Che cosa implichi per Maria la dignità di Madre di Dio lo abbiamo già notato nelle feste del primo gennaio e del 25 marzo, ma l'argomento è inesauribile e possiamo fermarci su di esso ancora un poco.

    Maria sterminio delle eresie.
    "Godi, o Vergine, perché da sola hai sterminato nel mondo intero le eresie". L'antifona della Liturgia insegna che il dogma della maternità divina è sostegno e difesa di tutto il cristianesimo. Confessare la maternità divina è confessare la natura divina e l'umanità del Verbo Incarnato in unità di persona ed è altresì affermare la distinzione delle persone in Dio nell'unità di natura ed è ancora riconoscere tutto l'ordine soprannaturale della grazia e della gloria.

    Maria vera Madre di Dio.

    Riconoscere che Maria è vera Madre di Dio è cosa facile. "Se il Figlio della Santa Vergine è Dio, scrive Pio XI nell'Enciclica Lux veritatis, colei che l'ha generato merita di essere chiamata Madre di Dio; se la persona di Gesù Cristo è una e divina, tutti, senza dubbio, devono chiamare Maria Madre di Dio e non solamente di Cristo uomo. Come le altre donne sono chiamate e sono realmente madri, perché hanno formato nel loro seno la nostra sostanza mortale, e non perché abbiano creata l'anima umana, così Maria ha acquistato la maternità divina per aver generato l'unica persona del Figlio suo".

    Conseguenze della maternità divina.
    "Derivano di qui, come da sorgente misteriosa e viva, la speciale grazia di Maria e la sua suprema dignità davanti a Dio. La beata Vergine ha una dignità quasi infinita, che proviene dal bene infinito, che è Dio, dice san Tommaso. E Cornelio a Lapide spiega le parole di san Tommaso così: Maria è la Madre di Dio, supera in eccellenza tutti gli Angeli, i Serafini, i Cherubini. È la Madre di Dio ed è dunque la più pura e più santa di tutte le creature e, dopo quella di Dio, non è possibile pensare purezza più grande. È Madre di Dio, sicché, se i santi ottennero qualche privilegio (nell'ordine della grazia santificante) Maria ebbe il suo prima di tutti".

    Dignità di Maria.
    Il privilegio della maternità divina pone Maria in una relazione troppo speciale ed intima con Dio, perché possano esserle paragonate dignità create di qualsiasi genere, la pone in un rapporto immediato con l'unione ipostatica e la introduce in relazioni intime e personali con le tre persone della Santissima Trinità.

    Maria e Gesù.
    La maternità divina unisce Maria con il Figlio con un legame più forte di quello delle altre madri con i loro figli. Queste non operano da sole la generazione e la Santa Vergine invece ha generato il Figlio, l'Uomo-Dio, con la sua stessa sostanza e Gesù è premio della sua verginità e appartiene a Maria per la generazione e per la nascita nel tempo, per l'allattamento col quale lo nutrì, per l'educazione che gli diede, per l'autorità materna esercitata su di lui.

    Maria e il Padre.
    La maternità divina unisce in modo ineffabile Maria al Padre. Maria infatti ha per Figlio il Figlio stesso di Dio, imita e riproduce nel tempo la generazione misteriosa con la quale il Padre generò il Figlio nell'eternità, restando così associata al Padre nella sua paternità. "Se il Padre ci manifestò un'affezione così sincera, dandoci suo Figlio come Maestro e Redentore, diceva Bossuet, l'amore che aveva per te, o Maria, gli fece concepire ben altri disegni a tuo riguardo e ha stabilito che Gesù fosse tuo come è suo e, per realizzare con te una società eterna, volle che tu fossi la Madre del suo unico Figlio e volle essere il Padre del tuo Figlio" (Discorso sopra la devozione alla Santa Vergine).

    Maria e lo Spirito Santo.
    La maternità divina unisce Maria allo Spirito Santo, perché per opera dello Spirito Santo ha concepito il Verbo nel suo seno. In questo senso Leone XIII chiama Maria Sposa dello Spirito Santo (Enc. Divinum munus, 9 maggio 1897) e Maria è dello Spirito Santo il santuario privilegiato, per le inaudite meraviglie che ha operate in lei.
    "Se Dio è con tutti i Santi, afferma san Bernardo, è con Maria in modo tutto speciale, perché tra Dio e Maria l'accordo è così totale che Dio non solo si è unita la sua volontà, ma la sua carne e con la sua sostanza e quella della Vergine ha fatto un solo Cristo, e Cristo se non deriva come egli è, né tutto intero da Dio, né tutto intero da Maria, è tuttavia tutto intero Dio e tutto intero di Maria, perché non ci sono due figli, ma c'è un solo Figlio, che è Figlio di Dio e della Vergine. L'Angelo dice: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te. È con te non solo il Signore Figlio, che rivestisti della tua carne, ma il Signore Spirito Santo dal quale concepisti e il Signore Padre, che ha generato colui che tu concepisti. È con te il Padre che fa sì che suo Figlio sia tuo Figlio; è con te il Figlio, che, per realizzare l'adorabile mistero, apre il tuo seno miracolosamente e rispetta il sigillo della tua verginità; è con te lo Spirito Santo, che, con il Padre e con il Figlio santifica il tuo seno. Sì, il Signore è con te" (3a Omelia super Missus est).

    MESSA

    EPISTOLA (Eccli 24,23-31). - Come vite diedi frutti di soave odore, e i miei fiori danno frutti di gioia e di ricchezza. Io sono la madre del bell'amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della via e della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, o voi tutti che mi bramate, e saziatevi dei miei frutti; perché il mio spirito è più dolce del miele, e il mio retaggio più del favo di miele. Il ricordo di me durerà nelle generazioni dei secoli. Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete. Chi mi ascolta non sarà confuso, e chi lavora per me non peccherà; chi mi illustra avrà la vita eterna.


    A buon diritto la Chiesa anche qui applica alla Madonna un testo che è stato scritto con riferimento al Messia. Non è Maria la vera vigna, che ci ha data l'uva generosa, che riceviamo tutti i giorni nell'Eucaristia? Vi è gloria paragonabile a quella di Maria, che, essendo vergine, è divenuta Madre di Dio, senza perdere la verginità? La Chiesa la canta con gioia Madre del bell'amore e ci invita ad accostarci a lei con confidenza, perché in Maria si incontra ogni speranza della vita e della virtù e chi l'ascolta non sarà mai confuso.

    VANGELO (Lc 2,43-51). - In quel tempo: Al ritorno il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, ma i suoi genitori non se ne accorsero. Supponendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di cammino, poi si misero a cercarlo fra i parenti e i conoscenti. Ma non avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme in cerca di lui. E avvenne che dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto fra i dottori ad ascoltarli ed interrogarli, mentre gli uditori stupivano della sua sapienza e delle sue risposte. E, vedendolo, ne furono meravigliati. E sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Vedi, tuo padre ed io, addolorati, andavamo in cerca di te. Egli rispose loro: E perché cercarmi? non sapevate che mi devo occupare di quanto riguarda mio Padre? Ma essi non compresero quanto aveva loro detto. Poi se ne andò con loro e tornò a Nazaret, e stava loro sottomesso.

    L'amore di Gesù per la Madre.
    "Se fosse permesso spingere tanto innanzi l'analisi del suo sviluppo umano, si direbbe che in Gesù, come in altri, vi fu qualcosa dell'influenza della Madre sua. La grazia, la finezza squisita, la dolcezza indulgente appartengono solo a Lui, ma proprio per tali cose si distinguono coloro, che spesso hanno sentito il cuore come addolcito dalla tenerezza materna e lo spirito ingentilito, per la conversazione con la donna venerata e amata teneramente, che si compiaceva iniziarli alle sfumature più delicate della vita. Gesù fu davvero, come lo chiamavano i concittadini, il 'figlio di Maria'.
    Egli tanto ha ricevuto da Maria, perché l'amò infinitamente. Come Dio, la scelse e le donò prerogative uniche di verginità, di purezza immacolata, e nello stesso tempo la grazia della maternità divina; come uomo, l'amò tanto fedelmente che sulla croce, in mezzo alle spaventevoli sofferenze, l'ultimo pensiero fu per lei: Donna, ecco tuo figlio. Ecco tua Madre.
    Ma il doppio amore gli fece scegliere per la madre una parte degnissima di lei. Il profeta aveva preannunziato lui come il servo di Jahvé e la Madre fu la Serva del Signore nell'oblio di sé, nella devozione e nel perfetto distacco: 'vi è più gioia nel dare che nel ricevere'. Cristo, che aveva preso per sé questa gioia, la diede alla Madre e Maria comprese così bene questo dono che nei ricordi d'infanzia segnò con attenzione particolare i rapporti che a un lettore superficiale sembrano duri: 'Perché mi cercavate? Non sapevate che debbo occuparmi delle cose che riguardano il Padre mio?' E più tardi: 'Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?... ' Gesù vuole insegnarci il distacco che da noi esige e darcene l'esempio" (Lebreton, La Vie e l'enseignement de J. C. N. S., p. 62).

    Maria nostra Madre.
    Salutandoti oggi col bel titolo di Madre di Dio, non dimentichiamo che "avendo dato la vita al Redentore del genere umano, sei per questo fatto stesso divenuta Madre nostra tenerissima e che Cristo ci ha voluti per fratelli. Scegliendoti per Madre del Figlio suo, Dio ti ha inculcato sentimenti del tutto materni, che respirano solo amore e perdono" (Pio XI Enc. Lux veritatis).
    "O Vergine tutta santa, è per i tuoi figli cosa dolce dire di te tutto ciò che è glorioso, tutto ciò che è grande, ma ciò facendo dicono solo il vero e non riescono a dire tutto quello che tu meriti" (Basilio di Seleucia, Omelia 39, n. 6, PG 85, 452). "Tu sei infatti la meraviglia delle meraviglie e di quanto esiste o potrà esistere, Dio eccettuato, niente è più bello di te" (Isidoro di Tessalonica, Discorso per la Presentazione di Maria, PG 189, 69).
    Dalla gloria del cielo ove sei, ricordati di noi, che ti preghiamo con tanta gioia e confidenza. "L'Onnipotente è con te e tu sei onnipotente con Lui, onnipotente per Lui, onnipotente dopo di Lui", come dice san Bonaventura. Tu puoi presentarti a Dio non tanto per pregare quanto per comandare, tu sai che Dio esaudisce infallibilmente i tuoi desideri. Noi siamo, senza dubbio, peccatori, ma tu sei divenuta Madre di Dio per causa nostra e "non si è mai inteso dire che alcuno di quelli che sono ricorsi a te sia stato abbandonato. Animati da questa confidenza, o Vergine delle vergini, o nostra Madre, veniamo a te gemendo sotto il peso dei nostri falli e ci prostriamo ai tuoi piedi. Madre del Verbo incarnato, non disprezzare le nostre preghiere, degnati di esaudirle" (san Bernardo).

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, Alba, 1959, p. 1170-1176"







    Luca, Sursum Corda!


    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

  10. #10
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    Lightbulb Re: 8 Settembre - Natività della Beata Vergine Maria

    8 settembre 2017: Natività di Maria Santissima…AVE MARIA!



    Guéranger, L'anno liturgico - Natività della Beata Vergine Maria
    http://www.unavoce-ve.it/pg-8set.htm
    “8 SETTEMBRE NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA.”


    Ave Maria, testo latino e italiano. Preghiamo.org Preghiera, canto e dottrina mobile!
    http://www.preghiamo.org/ave-maria.php




    http://www.santodelgiorno.it/foto/santo5954big.jpg






    8 Settembre: Natività della SS. Vergine Maria
    8 Settembre: Natività della SS. Vergine Maria « www.agerecontra.it
    http://www.agerecontra.it/public/press40/?p=29513

    “I genitori di Maria furono S. Gioachino e S. Anna.
    La nascita della SS. Vergine fu preannunziata fin dall’inizio quando il Signore promise all’umanità decaduta un’altra donna che avrebbe schiacciato il capo a’ serpente. E giunta la pienezza dei tempi, Maria apparve come stella mattutina nel mare tempestoso del mondo, pura, santa, piena di grazia.
    Maria nacque santa, poiché fu concepita senza macchia originale e piena di ogni grazia. La grazia che ebbe la SS. Vergine sorpassò la grazia non solo di ciascun santo, ma di tutti gli Angeli ed i Beati del cielo, e questo ben a ragione perché Maria era destinata a divenire Madre di Dio. Ora se Maria fu eletta ad essere Madre di Dio, era necessario che Dio l’adornasse d’una grazie corrispondente alla dignità eccelsa cui l’aveva destinata. Inoltre Maria era destinata ad essere mediatrice d tutte le grazie e perciò ebbe una grazia superiore quella di tutte le altre creature.
    La SS. Trinità concorse a gara per preparare la Madre di Dio. Concorse il Padre rendendo Maria immune dalla macchia originale, perché era la sua figlia e figlia primogenita: «Io uscii dalla bocca dell’Altissimo primogenita prima di tutte le creature»; perché la destinò a riparatrice del mondo e mediatrice di pace tra gli uomini e Dio, e infine perché la prescelse come Madre del suo Unigenito. Concorse il Figliuolo che aveva eletto Maria per sua Madre: Maria fu degna del divin Salvatore. Concorse lo Spirito Santo conservandola intatta perché doveva essere la sua sposa. E sappiamo che questo Sposo Divino amò Maria più che tutti gli altri Santi ed Angeli assieme.
    E Maria corrispose a tutti i favori celesti: fin dal primo istante usò fedelmente delle grazie che le erano state concesse.
    Ai piedi della culla di Maria diciamole con San Bernardo: Ricordati, o Maria, che non per te fosti fatta così grande, ma per noi poveri peccatori.
    PRATICA. Facciamo un atto di fede nella grandezza di Maria e preghiamola affinché ci ottenga un grande odio al peccato.
    PREGHIERA. Deh! Signore elargisci ai tuoi servi il dono della grazia celeste, affinché come la maternità della Vergine fu per essi il principio della salvezza, così la devota solennità della sua nascita aumenti la loro pace.”





    Maria Bambina - Sodalitium
    “8 settembre, Natività di Maria Santissima.
    http://www.sodalitium.biz/maria-bambina/

    Gloriosissima Vergine e clementissima Madre di Dio, Maria, eccomi prostrato ai tuoi santissimi piedi, come servo umile e tuo indegno devoto. Ti prego dal più profondo del mio cuore di degnarti di ricevere queste mie piccole lodi e fredde benedizioni che ti offro con questa santa novena; sono preghiere che cercano di unirsi a quelle numerose e fervorose che gli Angeli e i Santi innalzano a te ogni giorno. In cambio ti supplico di concedermi che, come tu sei nata al mondo per essere Madre di Dio, rinasca anch’io alla Grazia per essere tuo figlio, in modo che amando te dopo Dio sopra ogni altra cosa creata e servendoti fedelmente sulla terra, possa un giorno venire a lodarti e benedirti per sempre in Cielo. Così sia.”
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...c0-300x198.jpg




    Della Natività di Maria Vergine - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/della-nativita-maria-vergine/
    “Catechismo Maggiore di San Pio X – Della Natività di Maria Vergine.

    129 D. Quando celebra la Chiesa la festa della Natività di Maria Vergine?
    R. La Chiesa celebra la festa della Natività di Maria Vergine nel giorno otto di settembre.
    130 D. Perché si celebra la festa della Natività di Maria Vergine?
    R. La Chiesa celebra la festa della Natività di Maria Vergine, perché ella fino dalla sua nascita fu la più santa di tutte le creature, e perché era destinata ad essere la madre del Salvatore.
    131 D. Si celebra la festa della Natività solamente per la beata Vergine?
    R. Si celebra la festa della Natività per la beata Vergine e per S. Giovanni Battista. Conviene osservare però che la beata Vergine non solo nacque in grazia, ma fu in essa grazia concepita; mentre di S. Giovanni Battista può dirsi soltanto che egli fu santificato prima di nascere.
    132 D. Qual vita condusse la beata Vergine?
    R. La beata Vergine, benché discendente dalla stirpe reale di David condusse vita povera, umile e nascosta, ma preziosa avanti Dio, non peccando mai neppur venialmente e crescendo continuamente nella grazia.
    133 D. Che cosa vi è da ammirare in ispecial guisa nelle virtù della beata Vergine?
    R. Nelle virtù di Maria Vergine vi é da ammirare in ispecial guisa il voto di verginità ch’ella fece fin da’ suoi più teneri anni; cosa di cui non si aveva ancora esempio.
    134 D. Che cosa dobbiamo noi fare nella festa della Natività di Maria Vergine?
    R. Nella festa della Natività di Maria Vergine dobbiamo fare quattro cose:
    ringraziar Dio de’ doni e delle prerogative singolari con cui l’ha privilegiata sopra tutte le creature;
    pregarlo per l’intercessione di lei, che distrugga in noi il regno del peccato, e ci renda fedeli e costanti nel suo divino servigio;
    venerare la santità di Maria, e congratularci con essa delle sue grandezze;
    procurare d’imitarla nel conservare gelosamente la grazia, e nell’esercizio delle virtù, principalmente dell’umiltà e della purità, per le quali ella meritò di concepire Gesù Cristo nel suo purissimo seno.”
    http://www.sodalitium.biz/wp-content...nt-213x300.jpg








    https://www.radiospada.org/2012/09/8...o-genealogico/



    https://www.radiospada.org
    https://www.facebook.com/radiospadasocial/?fref=nf
    “8 SETTEMBRE 2017: NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA.”





    “8 settembre: sant'Adriano, martire in Nicomedia sotto Diocleziano.”
    “8 settembre 1713: Papa Clemente XI Albani condanna infallibilmente l'opera e gli errori del giansenista Quesnel con la bolla"Unigenitus".”
    “8 settembre 1907: con l'Enciclica "Pascendi" San Pio X, condanna infallibilmente l'eresia modernista, "sentina di ogni eresia".”






    https://www.facebook.com/CdpSursumCorda/
    “Carlo Di Pietro - Sursum Corda
    Oratorio IMBC san Lorenzo Martire a Potenza. Santa Messa ore 8:45. Natività della Beata Vergine Maria. Sodalitium - Sito ufficiale dell'Istituto Mater Boni Consilii
    Della Natività di Maria Vergine

    http://www.sodalitium.biz/della-nativita-maria-vergine/"



    "Ave Maris Stella"
    https://www.youtube.com/watch?v=TacNIbmDZ4s
    http://daughtersofmary.net/music.php





    Perché i Cattolici Onorano la Beata Vergine Maria
    "Perché i Cattolici Onorano la Beata Vergine Maria di S.E. Mons. Mark A. Pivarunas, CMRI
    Natività della Beata Vergine Maria
    http://www.cmri.org/ital-94prog9.html

    8 settembre 1994
    Carissimi beneamati in Cristo,
    Tra le varie caratteristiche che provano che la Chiesa Cattolica è l’unica vera Chiesa di Cristo (le quattro note della Chiesa — una, santa, cattolica, apostolica), c’è anche una caratteristica particolare che è manifestamente basata sulla Sacra Scrittura e che è unica del cattolicesimo — l’onore e la devozione della Chiesa Cattolica per la Beata Vergine Maria, la Madre di Nostro Signore Gesù Cristo. Non c’è infatti un solo mese dell’anno che non abbia parecchie feste in suo onore. Considerate ad esempio i mesi di agosto e settembre, nei quali vi sono sette feste del calendario ecclesiastico a lei dedicate.
    Questo onore e devozione per Maria, la Madre di Nostro Signore Gesù Cristo, sono una delle molte cose rigettate dai protestanti. I protestanti pretendono che la devozione a Maria della Chiesa Cattolica non è basata sulla Sacra Scrittura, che è un’offesa a Cristo, che nessuno dovrebbe pregare Maria perchè “c’è un solo Mediatore rispetto al Padre,” che Maria non rimase sempre vergine, ecc. Ecco che allora è importante per i cattolici conoscere la Sacra Scrittura e rispondere a questi attacchi contro la Madre di Nostro Signore Gesù Cristo, specialmente in questi tempi, in cui c’è stato un tale sviluppo di sette non-cattoliche che diffondono con zelo i loro insegnamenti eretici.
    Cominciamo la nostra difesa della Chiesa Cattolica e della sua devozione per la Beata Vergine Maria con la considerazione delle similitudini tra la Caduta e la Redenzione dell’uomo.
    Nel libro della Genesi, leggiamo come i nostri progenitori, Adamo ed Eva, caddero nel peccato originale. Satana, sotto forma di serpente, tentò dapprima Eva. Quando Eva ebbe mangiato del frutto proibito, lo offrì ad Adamo, che ne partecipò. Adamo, in quanto capo della razza umana, produsse la caduta del genere umano; ciò avvenne, comunque, tramite la cooperazione di Eva.
    Quando Adamo ed Eva furono caduti, Iddio Onnipotente non solo punì loro e la loro progenie per il peccato originale, ma promise anche di inviare un Redentore.
    “E il Signore Iddio disse al serpente... porrò inimicizia tra te e la donna, e fra la tua stirpe e la stirpe di lei: essa ti schiaccerà il capo, e tu attenterai al suo calcagno (Gen. 3:13-15).
    Chi è, nel testo della Sacra Scrittura, la “donna” della quale Iddio Onnipotente dispose l’inimicizia contro Satana? Chi è “la sua stirpe”? Cosa significano le parole “ed essa ti schiaccerà il capo”?
    Nell’Antico Testamento, Adamo causò la caduta del genere umano con la cooperazione di Eva. Nel Nuovo Testamento, Gesù Cristo, il Dio-Uomo, produsse la nostra Redenzione con la cooperazione della SS.Vergine Maria. Eva, nostra progenitrice, fu tentata da un angelo caduto a disobbedire al comando di Dio, ed essa di conseguenza indusse Adamo al peccato. Nel Nuovo Testamento, un altro angelo, l’Arcangelo S.Gabriele, annunciò la volontà di Dio alla SS.Vergine Maria ed essa, diversamente da Eva, si sottomise umilmente.
    Nel Vangelo di S. Luca, leggiamo:
    “L’ Angelo Gabriele fu inviato ad una Vergine sposata ad un uomo il cui nome era Giuseppe, della Casa di Davide; e il nome della Vergine era Maria” (Luca 1:27).
    Come allora Le si rivolse l’Arcangelo S.Gabriele? Il Vangelo di S. Luca continua:
    “Ave, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne!”
    “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, concepirai nel tuo seno, e darai alla luce un Figlio, e gli darai nome Gesù... Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà. E perciò anche il Santo che nascerà da te sarà chiamato il Figlio di Dio.”
    Chi può negare la dignità della SS.Vergine Maria — scelta per essere la Madre di N.S. Gesù Cristo? L’Arcangelo Gabriele, inviato da Dio stesso, l’onorò e le rese gloria.
    Inoltre, quando la SS.Vergine Maria visitò sua cugina, S. Elisabetta
    “fu ripiena di Spirito Santo, e ad alta voce esclamò: ‘Benedetta sei Tu fra le donne, e benedetto è il Frutto del tuo seno. E a cosa debbo, che la Madre del mio Signore venga a me?’”
    Ancora una volta, onore e gloria sono resi alla SS.Vergine Maria da S. Elisabetta, “ripiena di Spirito Santo”
    Poi durante questa stessa visita, la SS.Vergine Maria rispose alle lodi di sua cugina con la preghiera così piena di umiltà e di lode di Dio:
    “L’anima mia magnifica il Signore... perché ha riguardato all’umiltà della Sua serva; ed ecco, d’ora innanzi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Poiché Colui che è potente mi ha fatto grandi cose.”
    Come cattolici, membri dell’unica vera Chiesa di Cristo, onoriamo la SS.Vergine Maria, la Madre di N.S. Gesù Cristo. La chiamiamo Madre di Dio, perché è davvero la Madre dell’unica Persona Divina, Gesù Cristo, che ha sia la natura di Dio, sia la natura dell’Uomo. Con questo titolo di “Madre di Dio,” ci riferiamo semplicemente alla SS.Vergine Maria come fece S. Elisabetta allorchè “ripiena di Spirito Santo esclamò... E a cosa debbo, che la Madre del mio Signore venga a me?”
    I cattolici non adorano la Beata Vergine Maria, come i protestanti falsamente credono. Onoriamo Colei che fu così intimamente connessa con Gesù Cristo, il Figlio di Dio, la Seconda Persona della SS. Trinità. Si, c’è un unico Mediatore presso il Padre: Gesù Cristo. Solo il Dio-Uomo Gesù Cristo avrebbe potuto redimere il genere umano. Ciononostante, preghiamo Maria affinchè interceda per noi presso il suo Divin Figlio. Quanto spesso chiediamo l’assistenza delle preghiere di altri uomini che conosciamo — quanto più potenti sono le preghiere e l’intercessione della Beata Vergine Maria! Nell’Antico Testamento, leggiamo come Mosè pregava con le braccia aperte e intercedeva presso Dio per procurare la vittoria degli Israeliti sui loro nemici in una cruciale battaglia. Finchè pregava, erano vittoriosi. Quando cessava le preghiere, gli Israeliti iniziavano a perdere. A causa di ciò, fu necessario che due uomini sostenessero le braccia di Mosè in preghiera finchè la battaglia fu vinta. Leggiamo anche nell’Antico Testamento come Giosuè pregava Dio di prolungare il giorno per poter vincere un’altra cruciale battaglia. Se Mosè e Giosuè hanno potuto realizzare tale intercessione presso Dio, quanto più potenti sono le preghiere della Beata Vergine Maria!!
    Il Vangelo di S. Giovanni riporta due significativi racconti che si riferiscono a Maria — la festa delle nozze di Cana e la Crocifissione. Riguardo al primo, leggiamo:
    “Ci furono delle nozze a Cana di Galilea, e la Madre di Gesù ci andò. Ed anche Gesù e i Suoi discepoli furono invitati al matrimonio. E finendo il vino, la Madre di Gesù gli disse: ‘Non hanno più vino.’ E Gesù le disse: ‘Donna, che cosa abbiamo tu ed io a che vedere in questo? La mia ora non è ancora venuta.’ Ma Sua Madre disse ai servitori: ‘Qualsiasi cosa vi dirà, fatela’” (Giov. 2:1-5).
    Gesù Cristo allora procedette a compiere il Suo primo miracolo pubblico su richiesta di Sua Madre. Qualunque cosa sia riferita dai Vangeli è ispirata da Dio, ed ha una sua ragione. Questa narrazione del banchetto di nozze non manifesta forse il potere intercessorio di Maria presso il Suo Divin Figlio Gesù Cristo?
    Nel secondo racconto, preso anch’esso dal Vangelo di S.Giovanni, leggiamo
    “Presso la Croce di Gesù stava Sua Madre... Gesù dunque, vedendo Sua Madre e lì presente il discepolo che Egli amava, disse a Sua Madre: ‘Donna, ecco tuo figlio...’”(Giov. 19:25-27).
    Come Eva cooperò con Adamo per la caduta del genere umano, la Beata Vergine Maria cooperò con Gesù Cristo per la nostra redenzione. Essa “stette presso la Croce di Gesù.” Che angoscia, che tristezza la Madre di Gesù dovette sperimentare ai piedi della Croce, mentre testimoniava le sofferenze e la morte del suo Divin Figlio!
    In entrambi le narrazioni, Gesù si rivolge a Maria col termine ‘donna.’ In ebraico la parola usata da Gesù era un termine con cui ci si rivolgeva ad una regina o ad una donna di rango elevato. Era un termine di grande rispetto.
    Ma perchè Gesù Cristo si rivolse a Sua Madre col termine “donna” in questi due significativi momenti della Sua vita — al Suo primo miracolo pubblico, ed alla Sua Crocifissione?
    Il Nostro Divino Signore volle indicare chiaramente che Sua Madre era la Donna della quale si parla nel libro della Genesi:
    “Porrò inimicizia tra te (Satana) e la Donna, fra la tua stirpe e la stirpe di Lei, ed essa ti schiaccerà il capo.”
    Infine, i cattolici credono fermamente che Maria, la Madre di Gesù Cristo, fu “sempre Vergine.” Che Maria fu una vergine prima e dopo la miracolosa nascita di Gesù può essere dimostrato dal passo del Profeta Isaia:
    “Il Signore stesso ti darà un segno. Ecco, una vergine concepirà e partorirà un figlio, e il Suo Nome sarà Emanuele.”
    Si noti bene che la vergine è il soggetto dei verbi concepire e partorire.
    Per quanto concerne ciò che avvenne dopo la nascita di Gesù, i protestanti negano che Maria rimase vergine con la loro falsa interpretazione della Sacra Scrittura. Per riassumere brevemente i loro argomenti, essi insistono che nel Vangelo di S.Matteo leggiamo:
    “Ed egli (S. Giuseppe) non la conobbe, finchè diede alla luce il suo figlio primogenito e lo chiamò Gesù” (Matt. 1:25).
    E si fondano falsamente sui due punti — “non la conobbe finchè” e “il suo primogenito.” Nell’uso delle Sacre Scritture, “finchè” esprime ciò che è avvenuto fino ad un certo punto e lascia il futuro da parte. Così per esempio, Iddio dice nel libro di Isaia, “Io sono finchè sarai vecchio” (Is. 46:4). Da questo dovremmo dedurre che Dio cesserebbe allora di essere? Naturalmente no! Ancora, nel libro dei Salmi, Dio Padre dice al Suo Divin Figlio: “Siedi alla Mia Destra, finchè Io renda i Tuoi nemici sgabello dei tuoi piedi” (Sal. 109). Forse che il Messia, una volta che i Suoi nemici siano soggiogati, debba perdere il Suo posto d’onore? Naturalmente no! Così quando S. Matteo registra “Ed egli non la conobbe, finchè diede alla luce il suo figlio primogenito,” il suo scopo principale era quello di dire ai lettori che la nascita di Cristo fu miracolosa e che S.Giuseppe non ebbe parte nel concepimento del Bimbo di Maria. Per quanto concerne il termine, “primogenito,” esso era un termine legale e non implicava che Maria abbia avuto altri bambini. Il bimbo è chiamato primogenito per il fatto del suo aprire il grembo materno e non per contraddistinguerlo da altre nascite successive.
    I protestanti fanno anche riferimento a vari passi dei Vangeli che si riferiscono ai “fratelli del Signore” e da questo ricavano che Maria ebbe altri figli. Ancora una volta interpretano falsamente le Scritture. Il termine ebraico “ahh,” che significa “i fratelli” è applicabile non solo a dei fratelli nel senso più stretto, ma anche ai nipoti (vedi Gen. 14:16); ai cugini (vedi Num. 16:10); al marito (vedi Cant. 4:9; Ester 16:12); ai membri della stessa razza (vedi Num. 20:14); agli alleati (vedi Amos 1:9); e agli amici (vedi Giobbe 6:15). Non esistono riferimenti scritturali che indichino che Maria, la Madre di Gesù, abbia avuto altri figli. Perchè Gesù, morendo sulla Croce, assegnò la cura di Sua Madre all’Apostolo S.Giovanni? Ciò non sarebbe stato necessario se fossero esistiti dei suoi fratelli in senso stretto.
    La costante tradizione della Chiesa di Cristo fin dai tempi più antichi della Cristianità ha sempre ritenuto questa prerogativa di Maria. Ciò è ampiamente provato dagli scritti dei primi Papi, dai primi Concilii della Chiesa, e dai primi Padri e Dottori della Chiesa. In conclusione, quali membri dell’unica vera Chiesa di Cristo, diamo compimento alla profezia fatta dalla Beata Vergine Maria durante la sua visita a S. Elisabetta — “Ecco d’ora innanzi tutte le generazioni mi chiameranno beata.”
    In Christo Jesu et Maria Immaculata,
    + Mark A. Pivarunas, CMRI"



    Sodalitium - Sito ufficiale dell'Istituto Mater Boni Consilii






    Guéranger, L'anno liturgico - Natività della Beata Vergine Maria
    http://www.unavoce-ve.it/pg-8set.htm

    8 SETTEMBRE NATIVITÀ DELLA BEATA VERGINE MARIA
    Giorno di gioia.
    Esultante di gioia, oggi la Chiesa ci fa dire con ragione: "La tua nascita, o Vergine Madre di Dio, fu per il mondo intero messaggio di consolazione e di gioia, perché da te è sorto il sole di giustizia, Cristo nostro Dio, che ci ha liberati dalla maledizione per darci la benedizione e, vincitore della morte, ci ha assicurato la vita eterna" (Antifona dei secondi Vespri).
    La nascita di un bambino porta gioia nella casa ai genitori, che pure ne ignorano l'avvenire e, se la Chiesa il 24 giugno ci dice che quel giorno è un giorno di gioia, perché la nascita del Battista ci fa sperare la nascita di Colui del quale egli viene a preparare la strada, la nascita di Colei che sarà la Madre del Redentore non porterà gioia a tutti coloro che attendono la salvezza e la vita?
    Sappiamo dal Vangelo che la nascita del Battista fu motivo di gioia per i suoi genitori, per il villaggio di Ain Karim e per le borgate vicine. Nulla invece sappiamo della nascita di Maria; ma, se tale nascita passò inosservata per molti, se Gerusalemme restò davanti ad essa esteriormente indifferente, sappiamo tuttavia che il giorno di tale nascita resterà un giorno di incomparabile gioia non solo per una città o per un popolo, ma per tutto il mondo e per tutti i secoli.

    Gioia del cielo.
    È gioia in cielo per la Santissima Trinità; gioia del Padre, che si rallegra per la nascita della sua prediletta, che egli farà partecipe della sua paternità; gioia del Figlio, che contempla la soprannaturale bellezza di Colei che diventerà sua Madre, alla quale egli chiederà in prestito la carne per riscattare il mondo; gioia dello Spirito Santo di cui Maria è il santuario immacolato e la cooperatrice nell'opera della concezione e dell'incarnazione del Verbo.
    È gioia per gli Angeli: Essi vedono che questa fanciulla è la meraviglia delle meraviglie dell'Onnipotente; in Lei Dio ha spiegato la sua sapienza, la sua potenza, il suo amore più che in tutte le altre creature; egli ha fatto di Maria lo specchio purissimo in cui si riflettono tutte le sue perfezioni; essi comprendono che Maria, da sola, dà al suo creatore più onore e più gloria che tutte le loro gerarchie insieme e già la salutano come regina, gloria dei cieli, ornamento del mondo celeste e del mondo terrestre (Giovanni il Geometra, Annunciazione, 37, PG 106, c. 845).

    Gioia nel limbo.
    San Giovanni Damasceno pensa che anche le anime trattenute nel limbo abbiano conosciuto questa nascita felicissima e che Adamo ed Eva, con una gioia mai più provata dopo la loro caduta nel paradiso terrestre, abbiano gridato: "Sii benedetta, o figlia, che il Signore ci promise il giorno della nostra caduta: da noi hai ricevuto un corpo mortale e ci restituisci la veste dell'immortalità. Tu ci richiami alla nostra prima dimora; noi abbiamo chiusa la porta del paradiso e tu restituisci libero il sentiero che porta all'albero della vita" (Dormitio Virginis: PG 96, c. 733).
    Altri scrittori antichi ci presentano i patriarchi e i profeti, che da lontano avevano annunziata e benedetta la venuta di Maria, intenti a salutare il compimento dei loro oracoli divini (Giacomo il Monaco, Natività di Maria: PG 127, c. 573).

    Gioia sulla terra.
    Fu anche gioia sulla terra. Senza temerità, possiamo con i santi pensare che Dio diede alle anime "che attendevano allora la redenzione d'Israele" (Lc 2,38) una allegrezza straordinaria, una gioia grave e religiosa, che si insinuò nei loro cuori, e intimamente le convinse, senza spiegare come, che l'ora della salvezza del mondo era ormai prossima.
    Ma gioia particolare in questo senso ebbero i felici genitori, i santi Gioacchino e Anna. Essi contemplarono rapiti la radiosa, piccola bambina, loro donata nella vecchiaia, contro tutte le speranze. Forse essi si chiesero se non era uno degli anelli della linea benedetta dalla quale doveva uscire il Re, che avrebbe ristabilito il trono di Davide e salvato Israele e il loro ringraziamento salì fervido al Signore, che essi sentivano presente nella loro umile casa.

    "O coppia felice, esclama san Giovanni Damasceno, tutta la creazione ha un debito verso di voi, perché per mezzo vostro ha offerto a Dio il più prezioso dei doni, la Madre ammirabile, che, sola, di lui era degna. Benedetto il tuo seno, o Anna, perché ha portato colei che nel suo seno porterà il Verbo eterno, colui che nulla può contenere e che porterà agli uomini la rigenerazione. O terra da principio infeconda e sterile, dalla quale è sorta una terra dotata di fecondità meravigliosa, che sta per produrre la spiga, che nutrirà tutti gli uomini! Beate le vostre mammelle, perché hanno allattato colei, che allatterà il Verbo di Dio, nutrice di Colui che nutre il mondo... " (Sulla Natività, PG 96, c. 664-668).

    Maria causa della nostra gioia.
    La nascita di Maria è dunque causa di gioia e la gioia è sentimento che oggi tutto assorbe e tutto penetra. La Chiesa desidera che noi entriamo in questa gioia che straripa e trionfa. Ci invita a questa gioia in tutto l'Ufficio e ci fa cantare, fino dall'invitatorio di Mattutino: "È la nascita di Maria, facciamole festa, adoriamo Cristo, suo figlio, nostro Signore". E poco dopo ci fa aggiungere: "Celebriamo con tenera divozione la nascita della beata Vergine Maria, perché interceda presso Gesù Cristo. Con allegrezza e tenera divozione, celebriamo la nascita dì Maria" (Responsorio del Mattutino).
    La Chiesa ci invita alla gioia perché Maria è la Madre della divina grazia e, nel pensiero divino, già la Madre del Verbo incarnato. Le parole grazia e gioia hanno in greco una stessa radice, vanno sempre a fianco e si richiamano a vicenda: Maria, essendo piena di grazia, è anche piena di gioia per sé e per noi. La Liturgia ci mostra in questa graziosa bambina appena nata la Madre di Gesù, tanto Maria è inseparabile dal Figlio, che è nata solo per lui, per essere sua Madre e per divenire madre nostra, dandoci la vera vita, la vita della grazia. Tutte le preghiere della Messa acclamano la maternità della Vergine Maria quasi per dire che la Chiesa non può separare la sua nascita da quella dell'Emmanuele.

    Il luogo di nascita di Maria.
    Dove nacque la Santissima Vergine? Un'antica e costante tradizione indica come luogo di nascita Gerusalemme, là ove è la chiesa di S. Anna, presso la piscina Probatica. Là "nell'ovile paterno, dice san Giovanni Damasceno, è nata colei, da cui ha voluto nascere l'Agnello di Dio". Là più tardi furono sepolti i santi Gioacchino e Anna e le loro tombe furono scoperte dai Padri Bianchi il 18 marzo 1889, presso la grotta della Natività. Là fu costruita nel secolo IX una chiesa e le monache benedettine vi si stabilirono dopo l'arrivo in Palestina dei Crociati e vi restarono fino al secolo XV. Poi una scuola mussulmana sostituì il monastero e, solo in seguito alla guerra di Crimea, il sultano Abd-ul-Medjid donò la chiesa e la piscina probatica alla Francia, che era entrata vittoriosa a Sebastopoli il giorno 8 settembre 1855.

    Origine della festa.
    La festa della Natività sorse in Oriente. La Vita di Papa Sergio (687-701) la elenca fra le quattro feste della Santa Vergine esistenti a quel tempo e sappiamo inoltre che l'imperatore Maurizio (582-602) ne aveva prescritta la celebrazione con le altre tre dell'Annunziazione, della Purificazione e dell'Assunta. San Bonifacio introdusse la festa in Germania. Una graziosa leggenda attribuisce al vescovo di Angers, Maurilio, l'istituzione della festa e forse veramente egli introdusse nella sua diocesi una festa, per realizzare il desiderio della Vergine, che gli era apparsa nelle praterie del Marillais verso l'anno 430, e di qui il nome di Nostra Signora Angevina o festa dell'Angevina, che ancora le dà, nella regione occidentale, il popolo cristiano.
    Chartres da parte sua rivendica al vescovo Fulberto (1028) una parte preponderante nella diffusione della festa in tutta la Francia. Il re Roberto il Pio (o il suo seguito) diede le note ai tre bei Responsori Solem iustitiae, Stirps Iesse, Ad nutum Domini, nei quali Fulberto celebra il sorgere della stella misteriosa, che doveva generare il sole, il virgulto sorto dal ceppo di Jesse che doveva portare il fiore divino sul quale riposerà lo Spirito Santo, la onnipotenza che dalla Giudea produce Maria, come una rosa dalle spine.
    Nel 1245, durante la terza sessione del primo Concilio di Lione, Innocenzo IV stabilì per tutta la Chiesa l'Ottava della Natività della Beata Vergine Maria (oggi soppressa) compiendo il voto emesso da lui e dai Cardinali durante la vacanza di diciannove mesi, causata dagli intrighi dell'imperatore Federico II alla morte di Celestino IV e terminata con l'elezione di Sinibaldo Fieschi col nome di Innocenzo.
    Nel 1377, il grande Gregorio XI, il Papa, che aveva spezzate le catene di Avignone, completò gli onori resi alla Vergine nascente con l'aggiunta della vigilia alla solennità, ma o perché non espresse al riguardo che un desiderio o per altre cause, le intenzioni del Pontefice non ebbero seguito che per qualche tempo negli anni torbidi, che seguirono la sua morte.

    La pace.
    Quale frutto di questa festa, imploriamo con la Chiesa (Colletta del giorno) la pace, che nei nostri tempi sventurati pare allontanarsi sempre di più. La Madonna nacque nel secondo dei tre periodi di pace universale segnalati sotto Augusto, il terzo dei quali segnò l'avvento del Principe stesso della pace.
    Mentre si chiudeva il tempio di Giano, l'olio misterioso sgorgava dal suolo a Roma nel luogo dove doveva sorgere il primo santuario della Madre di Dio, si moltiplicavano i presagi per il mondo in attesa e il poeta cantava: "Finalmente giunge l'ultima era preannunziata dalla Sibilla, si apre la serie dei secoli nuovi, ecco la Vergine" (Virgilio, Egloga IV).
    In Giudea, lo scettro era stato tolto a Giuda (Gen 49,10) ma anche colui, che se ne era impadronito, proseguì la splendida restaurazione, che doveva permettere al secondo Tempio di ricevere fra le sue mura l'Arca santa del nuovo Testamento.
    È il mese sabbatico, primo mese dell'anno civile e settimo del ciclo sacro Tisri, in cui comincia il riposo stabilito ad ogni settennio, cioè l'anno santo giubilare (Lv 25,9), il mese più ricco di gioia con la Neomenia solenne, annunziata da suoni di tromba e da canti (ivi 23; Nm 29; Sal 80), la festa dei Tabernacoli e il ricordo della dedicazione del primo Tempio sotto Salomone.
    In cielo il sole è uscito dal segno del Leone ed entra in quello della Vergine. Sulla terra due oscuri discendenti di Davide, Gioacchino e Anna, ringraziano Dio, che ha benedetto la loro unione, per molto tempo infeconda.

    MESSA
    La Chiesa intona alla Madre di Dio il bel canto del Sedulio. Come l'Altissimo, essa vede Maria già Madre, così come realmente lo è nella predestinazione avanti i secoli. E Maria risponde al saluto col canto dalla Sposa, il salmo epitalamico, che mai si adattò così bene ad un'anima come a quella di Maria, fin da questo primo giorno.

    EPISTOLA (Pr 8,32-35). - Il Signore mi possedette all'inizio delle sue opere, fin da principio, avanti la creazione. "Ab aeterno" fui stabilita, al principio, avanti che fosse fatta la terra: non erano ancora gli abissi ed io ero già concepita. Non ancora le sorgenti delle acque rigurgitavano, non ancora le montagne s'eran fermate sulla grave mole. Prima delle colline io ero partorita. Egli non aveva fatto ancora né la terra, né i fiumi, né i cardini del mondo. Quando preparava i cieli io ero presente, quando con legge inviolabile chiuse sotto la volta l'abisso, quando rese stabile in alto la volta celeste e vi sospese le fonti delle acque, quando fissava al mare i suoi confini e dava legge alle acque di non passare il loro termine, quando gettava i fondamenti della terra, io ero con lui a ordinare tutte le cose. Sempre nella gioia, scherzavo dinanzi a lui continuamente; scherzavo nell'universo: è mia delizia stare coi figli degli uomini. Or dunque, figli, ascoltatemi: Beati quelli che battono le mie vie. Ascoltate i miei avvisi per diventare saggi, non li ricusate. Beato l'uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno alla mia porta, e aspetta all'ingresso della mia casa. Chi troverà me avrà trovato la vita, e riceverà dal Signore la salute.

    La predestinazione di Maria.

    Presso la culla dei principi si suole pronosticare un avvenire grandioso, facendo loro un'aureola della gloria degli avi. La Chiesa oggi fa questo e meglio di questo. Col Vangelo ci ricorderà la nascita temporale del Messia e di colei, che oggi nasce perché egli possa nascere, ma prima ci mette in evidenza, e per il Figlio e per la Madre, la genesi in Dio con un passo dei Proverbi, e dice: Io era prima che i monti, prima che la terra, io era presente quando egli preparava i cieli. La nostra debole umanità, essendo soggetta al tempo, percepisce le cose nelle evoluzioni successive, ma Dio le considera fuori del tempo in cui le ha poste per la manifestazione della sua gloria. Per Dio il principio di ogni opera è la ragione che la determina. L'Altissimo, che egli domina nella sua eternità, nell'ordine di mutua dipendenza, agendo al di fuori di sé, agì soltanto per rivelare se stesso mediante il Verbo fatto carne, divenuto figlio di una Madre creata, pur essendo figlio del Creatore. L'Uomo-Dio come fine, Maria come mezzo: tale è l'oggetto dell'eterna risoluzione di Dio, la ragione d'essere del mondo, la concezione fondamentale nella quale tutto il resto sarà solo accessorio e dipendente.

    O Signora che ti degni chiamarci figli, siamo felici che in te la bontà eguagli la grandezza! Felice l'umanità, che vegliava, da tanti secoli, nella tua attesa e finalmente ti incontra, perché con te è la salvezza e la vita.

    VANGELO (Mt 1,1-16). - Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di David, figlio di Abramo, Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i fratelli di lui. Giuda ebbe Fares e Zara da Tamar; Fares generò Esron, Esron generò Aram. Aram generò Aminadab, Aminadab generò Naasson; Naasson generò Salmon. Salmon ebbe Booz da Raab; Booz ebbe Obed da Rut, Obed generò Iesse e Iesse generò David, il re. E il re David ebbe Salomone da quella che era stata di Uria. Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asa. Asa generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Joatam, Joatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia. Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amon, Amon generò Giosia, Giosia generò Geconia e i di lui fratelli al tempo dell'esilio di Babilonia. E dopo l'esilio di Babilonia Geconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabel. Zorobabel generò Abiud, Abiud generò Eliacim, Eliacim generò Azor. Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliud, Eliud generò Eleazar, Eleazar generò Matan, Matan generò Giacobbe. Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale nacque Gesù chiamato il Cristo.

    Il Mistero di Maria.

    Maria, dalla quale è nato Gesù: qui è tutto il mistero della Madonna, il titolo costitutivo, come abbiamo veduto, del suo essere di natura e di grazia; come Gesù dovendo nascere da Maria figlia della donna (Gal 4,4) e figlia di Dio (Rm 7,3-4), era dal principio ragione nascosta della creazione il cui mistero si sarebbe rivelato solo alla pienezza dei tempi (Ef 3,9). Opera unica questa della quale il profeta, nella sua estasi diceva: Farai conoscere, o Dio, nella pienezza degli anni l'opera tua; verrà il Santo dalla montagna oscura; i poli del mondo si curvano sotto il passo della sua eternità (Ab 3,3-6). La montagna donde deve venire il Santo, l'Eterno, il Dominatore del mondo, quando sarà il tempo, è la Beata Vergine, che l'Altissimo coprirà della sua ombra (Lc 1,35) e l'altezza della quale, già alla nascita, sorpassò tutte le altezze del cielo e della terra.

    I tempi sono dunque compiuti. Dal momento in cui l'eterna Trinità uscì dal suo riposo per creare cielo e terra (Gen 1,1) tutte le generazioni del cielo e della terra, come dice la scrittura (ivi 2,4) erano in travaglio dal giorno che dona al Figlio di Dio la Madre attesa. Parallelamente alla linea, che scende da Abramo e da Davide al Messia, tutte le genealogie umane preparavano a Maria la generazione dei figli adottivi che Gesù, figlio di Maria, si sceglierà per fratelli.

    Preghiera a Maria Bambina.

    Finalmente, o Maria, il mondo ti possiede! La tua nascita gli rivela il segreto del suo destino, il segreto d'amore che lo chiamò dal nulla, perché diventasse l'abitazione di Dio al di sotto dei cieli.

    Ma qual è dunque il mistero di questa debole umanità, che, inferiore agli Angeli per natura, è tuttavia chiamata a dare loro un Re e una Regina? Il Re l'adorano neonato fra le vostre braccia, la Regina la riveriscono oggi nella culla insieme con gli angeli. Astri del mattino, questi nobili spiriti davano inizio alle manifestazioni dell'Onnipotenza e lodavano l'Altissimo (Gb 38,7), ma il loro sguardo non scoprì mai meraviglia pari a quella che li fa ora esultare: Dio, riflesso in modo più puro sotto i veli del corpo fragile di una bambina di un giorno che nella forza e nello splendore dei nove cori; Dio, conquistato egli stesso da tanta debolezza, unita per grazia sua a tanto amore che egli ne fa il suo capolavoro, manifestando in essa suo Figlio.

    Regina degli Angeli, tu sei anche nostra Regina, ricevici per manifestare fede e omaggio. In questo giorno in cui il primo slancio della tua anima santissima fu per il Signore, il primo sorriso degli occhi per i genitori che ti misero al mondo; si degni la beata Anna ammetterci a baciare in ginocchio le tue mani benedette, già pronte alle divine larghezze delle quali sono predestinate dispensatrici. E intanto cresci, dolcissima bambina, si irrobustiscano i tuoi piedi, per schiacciare il capo al serpente, prendano forza le tue braccia, per portare il tesoro del mondo; l'angelo e l'uomo, tutta la natura; Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, sono in attesa del momento solenne in cui Gabriele potrà spiccare il volo dal cielo per salutarti piena di grazia e portarti il messaggio d'amore.

    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1056-1063."











    Luca, Sursum Corda, Habemus Ad Dominum! AVE MARIA!!!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 
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