di Siro Mazza
"Incapaci di intendere e di volere": è questo, ormai, il ritornello a proposito dei giovani assassini di Novi Ligure, del matricida di Genova (ormai innocuo, perché di mamma ce n'è una sola...), delle massacratici della suora di Chiavenna, del branco omicida della prostituta di Varese e dell'anziana pensionata di Sora. C'è poi la magistratessa allevata da Stirner e Bataille, Deleuze e Lacan, che sentenzia il diritto/dovere al parricidio.

Pedagoghi sessantottini, psicanalisti post-junghiani, giudici deliranti e giornalisti di complemento dibattono sul disagio dei giovani, invariabilmente innocenti e vittime della società.

Si tratta in realtà di strumenti e al tempo stesso di vittime sì, ma sacrificali, dell'infernale manovra che si dipana dinanzi ai nostri sguardi attoniti e sgomenti: giovani ottusi (nel senso etimologico, participio passato di "ottundere") e raggirati che, dietro l'inganno di false libertà e di potenti suggestioni sapientemente inoculate, costituiscono invero la carne da macello e la "materia grezza" della grande transmutazione alchemica finalizzata al caos pandemonico e totale. Oggetti di un vero e proprio "stupro metafìsico" (per usare le parole di un illustre "sacerdote" dionisiaco contemporaneo), i "giovani del sabato sera" non si avvedono di essere le pedine di una strategia che, usandoli, ha riportato all'attualità un avvenimento che in Europa pareva un lontano ricordo storico: l'invasione barbarica!

Eccoli in branco, vuoti, stupidi e ignoranti, arroganti e strafottenti, vestiti come buffoni, malviventi o prostitute (anche questo fa parte del copione), gioiosamente incivili e tribalizzati: portano sulle spalle, senza neanche saperlo, duecento e più anni di involuzione antipedagogica, i cui padrini sono Rousseau e la romantik, D'Annunzio e il '68, Hollywood e le logge massoniche. Il permissivismo e il lassismo di cui i giovani approfittano, ma di cui in realtà sono le vittime, hanno negato un fatto incontrovertibile, che tutte le civiltà hanno riconosciuto, ponendovi opportuni rimedi, e che infine il grande filosofo spagnolo Ortega y Gasset ha lucidamente teorizzato: ogni nuova generazione risulta essere una sorta di "invasione barbarica" interna (verticale, in quanto di ordine temporale e non territoriale), da controllare, incanalare e rettificare. A onta delle elucubrazioni dei vari Crepet, Galimberti e sociologi illuminati vari, l'adolescente non va lasciato in balìa della sua creatività, del suo spirito critico, né, tanto meno, della sua spontanea genialità: fargli credere ciò significa solo ingannarlo, privandolo della consapevolezza di essere al contrario bisognoso di autorità, educazione, trasmissione di conoscenze e buoni costumi. La mancanza di una tale retta impostazione determina solo guasti: la peculiarità della situazione odierna è che tali guasti hanno infine condotto alla loro logica e tragica conseguenza. I genitori sono ormai incapaci di fronteggiare l'emergenza, così come quegli insegnanti ancora consapevoli della loro (un tempo benedetta) mansione, mentre i giovani, pure afflitti e schiacciati dal vuoto esistente fuori e dentro di sé, lo scambiano per una sempre maggiore licenza, colmandolo di veleni chimici e psichici. E il potere? Vulgus vultdecipi, ergo decipiatur, "il popolo vuol essere ingannato, perciò sia ingannato". Questa è la massima, di matrice hobbesiana, paradigma di ogni società moderna (sia essa marxista o liberale, democratica o autoritaria), su cui fiorisce la mala pianta dell'anarchia (voluta e controllata!). Massima che si pone agli antipodi rispetto ai fondamenti della politica tradizionale, così come fu concepita dai filosofi greci, dai giuristi romani, dai dottori cristiani, e che al contrario ispira ... gli ispiratori della nostra classe dirigente. E allora, che fare? La prima opera da compiere per promuovere un quanto mai urgente raddrizzamento è proprio in ambito pedagogico, ove le nefaste teorie permissiviste hanno lasciato dietro di sé una lunga scia di sangue e di follia. Figlio dell'ottimismo "arcadico" di rousseauiana memoria, il lassismo oggi imperante pretende di attribuire ai bambini e ai ragazzi, come si diceva, determinate caratteristiche (capacità di scelta, di giudizio, di critica, quindi libero dispiegarsi della loro volontà e "creatività"), che invece ad essi non appartengono affatto, essendo frutto di esperienza, apprendimento, insegnamenti e saggezze tramandati: ogni nuova fascia giovanile costituisce per la società l'invasione barbarica "verticale" di Ortega y Gasset, da controllare ed indirizzare verso l'incivilimento. Rifiutare questa realtà, da sempre patrimonio di ogni popolo degno di tal nome, significa allevare in seno orde di selvaggi tesi alla distruzione e all'autodistruzione. Che le cose stiano così è evidente, se constatiamo non solo la condizione sociale e psicologica degli odierni giovani, ma anche dei loro padri, cresciuti già alla "nuova maniera": capricciosi, instabili, insicuri, irresponsabili, vigliacchi o prepotenti, ansiosi solo di soddisfare gli impulsi animali immediati. Non è forse questo il modus operandi dei pedagoghi "berlingueriani"! Ti vien voglia a scuola di copulare con qualcuno/a? Accomodati, nel cesso c'è il distributore di preservativi! Non sai scrivere tre righe in italiano corretto? Non importa, suona le nacchere, che ogni "espressione" ha pari dignità "culturale"! È pertanto evidente che il primo passo nel lungo, inevitabile (se non ci si vuole estinguere) cammino di "normalizzazione" (cioè di ritorno a una situazione in conformità con le norme date dall'ordine naturale, dalla Creazione, ndr) non potrà che essere costituito da un corretto approccio educativo, responsabilizzante e "virilizzante" (cioè, “facitore di uomini”). O ci si prodiga, famiglia per famiglia, scuola per scuola, parrocchia per parrocchia a dare un senso e un ordine ai barbari verticali che vivono fra noi, reimparando la difficile arte dell'educazione e della pedagogia (nel senso classico di "paideia"), o la nostra società sarà destinata a finire in un immane caos. Tertium non datur...