LA PROVOCAZIONE/ L'unica via per ottenere idrogeno in modo pulito passa per l'elettrolisi dell'acqua. E l'elettrolisi non è economicamente conveniente, a meno che non s'impieghi l'energia nucleare
di Ludovica Manusardi Carlesi
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MILANO - Ha senso continuare a bruciare petrolio e i suoi derivati per far andare le automobili, le industrie, e per riscaldare o raffreddare stabili e palazzi? Fino ad oggi si è creduto di poter continuare a produrre indefinitamente motori che bruciano derivati del petrolio senza riflettere che tale scelta, oltre a provocare alterazioni del clima a causa di emissioni di ossidi di zolfo, di azoto, di anidride carbonica e polveri, è illogica perché distruttiva di una materia preziosa, il petrolio appunto, essenziale in chimica fine e per la produzione di nuovi materiali.
Bruciare petrolio significa distruggere con pochi vantaggi un lavoro di sintesi che la natura ha prodotto in milioni di anni. Tra le alternative si fa sempre più concreta quella dell'idrogeno come vettore energetico. Nel 2001 la BMW ha presentato una vettura a idrogeno e continua con investimenti significativi nel settore trasporti. In parallelo prosegue la sua collaborazione con il gruppo Zincar di Milano sul progetto Bicocca destinato al recupero operativo dell'impianto a celle a combustibile da 1,3 Megawatt ormai fermo, per la produzione e distribuzione di idrogeno da utilizzare in ambito cittadino. L'Enea è impegnata da anni in un grande progetto idrogeno.
Partendo da queste premesse la Commissione Distrettuale Ambiente e Territorio del Rotary- Distretto 2040- insieme a AERA Associazione Europea Rotary per l'Ambiente e il Politecnico di Milano hanno riunito in un convegno i rappresentanti dell'industria, dell'università, della Regione Lombardia, dell'Enea, dell'Agenzia Regionale per l'Ambiente per ripensare l'utilizzo dei combustibili fossili e proporre alternative concrete. Partendo dalla considerazione che nel 2020 i consumi mondiali di energia saranno pari a 20 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio, con cospicue emissioni di anidride carbonica ( 33 miliardi di tonnellate di CO2 già adesso ) si pone drammaticamente il ricorso ad altre fonti energetiche.
L'energia eolica e solare potranno dare un contributo quantificabile al massimo intorno al 15 % a livello europeo, e resta quindi un 85 % da recuperare. Come? Il metano oggi va per la maggiore poiché è meno inquinante del petrolio e il suo impiego in impianti a ciclo combinato dà rendimenti molto elevati (superiori al 50 %). Tuttavia non è esente da emissioni e segue i prezzi del petrolio. In Europa il 36 per cento dell'elettricità è di provenienza nucleare, mentre il carbone è la prima fonte energetica.
L'Italia è completamente sbilanciata sul metano e non possiede centrali nucleari, anzi le poche che aveva sono state dismesse o sono in via di dismissione con una scelta assai criticabile. Va tenuto conto che la moratoria nucleare a seguito del referendum del 1987 doveva durare 5 anni (nel frattempo continuiamo a importare energia elettronucleare dalla Francia e dalla Svizzera). L’Italia è quindi la nazione più a rischio tanto è vero che l'energia è nel nostro paese la più cara della media europea, circa il 25 % in più. Risultato: problemi di competitività per le nostre imprese e per il sistema produttivo in generale.
Puntare sull'idrogeno significa perseguire criteri di sicurezza nell'approvvigionamento (l'idrogeno è presente nell'acqua) e di integrità ambientale, ma non si ottempera a un terzo requisito fondamentale - quello della competitività economica - poiché attualmente ricavare l'idrogeno dal metano con celle a combustibile è costoso e non risolve il problema delle emissioni di anidride carbonica, né quello della competitività. Né si può immaginare di impiegare in modo massiccio l'energia eolica, solare o la biomassa.
Una via c'è, ed è l'unica percorribile: ricavare l'idrogeno dall'elettrolisi dell'acqua, ma per fare questo ci vuole energia elettrica, e o si dispone come il Canada di energia idroelettrica in eccesso da indirizzare appunto per produrre idrogeno, o si deve per forza fare ricorso all'energia nucleare. Il nucleare è energia pulita, che produce elettricità a costi più bassi e che oggi presenta elevatissimi standard di sicurezza.
Senza entrare nel merito delle centrali nucleari intrinsecamente sicure va detto che c'è nel modo un forte ripensamento in favore del nucleare anche da parte di nazioni, come la Svezia, che si erano dieci anni fa dichiarate contrarie. Sono disponibili oggi tecnologie di impianto e tecniche per lo smaltimento delle scorie assolutamente innovative e non rischiose per la popolazione. Una centrale nucleare potrebbe produrre energia elettrica e idrogeno in una specie di ciclo combinato virtuoso, favorendo la competitività, la sicurezza e l'integrità ambientale. Il fatto che da più parti - industria, istituti di ricerca, enti governativi - si stia puntando in modo così significativo sull'idrogeno può voler dire una cosa sola, che è giunto il momento di ripensare il nucleare per non lasciarsi scappare ancora una volta una occasione che il nostro paese non può ignorare.
(14 MAGGIO 2003, ORE 13)
Da: http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0...178951,00.html