Ecco i primi segnali della presenza statunitense in territorio iracheno.
Mentre sono ancora in corso combattimenti in varie aree del paese, l'U.S. Army ha dislocato le proprie truppe intorno al campo petrolifero di Kirkuk, la più grande area estrattiva irachena che si trova nel nord dell'Iraq.
L'operazione è finalizzata, come era facile prevedere, ad ottenere il controllo dell'area. La strada che conduce agli impianti di Baba Gargur, una delle molte piattaforme di estrazione del campo di Kirkuk, è stata sbarrata con rotoli di filo spinato e militari della 173ma divisione aviotrasportata vi montano la guardia. Un atto da veri e propri colonizzatori che contraddice pienamente i buoni, ma falsi propositi dichiarati dall'amministrazione Bush prima dell'inizio del conflitto, di voler lasciare il petrolio degli iracheni agli iracheni. A chi accuserà Washington di aver svelato la propria vera faccia siamo certi che la Casa Bianca risponderà che tutte le operazioni nella zona sono finalizzate a preservare "il tesoro del popolo iracheno" da attacchi che potrebbero pregiudicarlo. Ma sappiamo bene che i pozzi di Kirkuk hanno una capacità produttiva di 900.000 barili di greggio al giorno e che la loro conquista consentirebbe alla forze angloamericane di controllare virtualmente tutte le risorse petrolifere dell'Iraq.
Rinascita