Parabola neo-con. Chi ci cerca sa dove trovarci
1 Agosto 2008
Che fine hanno fatto i neo-con italiani, si chiede oggi Il Giornale. E' la classica domanda che ci si pone quando i protagonisti di una battaglia ideale cominciano a raccogliere i risultati del loro impegno: a quel punto la polemica non può più muoversi sul contrasto delle idee ormai affermatesi, ma deve cancellare l'avversario, chiedendosi appunto che fine abbia fatto.
E' un sistema un po' micragnoso di condurre un dibattito, ma sui giornali vuoti di spunti e pieni d'estate può anche funzionare. In realtà la risposta alla domanda del Giornale si trova nei fatti (anche se non sono questi ciò che interessano). Le idee di Marcello Pera, di Gaetano Quagliariello, di Magna Carta, sono in gran parte divenute senso comune almeno per il centro-destra italiani e la cosa balza tanto più agli occhi mentre l'area conservatrice si misura con l'azione e la cultura di governo.
Le posizioni sull'Europa prevalse anche in sede parlamentare sono esattamente quello che i cosiddetti neo-con italiani hanno elaborato: pragmatismo, deideologgizzazione, forte connessione con l'alleato americano, impegno militare per difendere ed affermare la democrazia nel mondo come difesa primaria dal terrorismo. Sono queste le basi su cui in Italia si è ripreso a parlare e a credere in un futuro possibile per l'Europa.
Sul Medio Oriente sono proprio le riflessioni neo-con americane ed europee ad essere ora in campo: fortissima saldatura con Israele, rigida limitazione al dialogo con i terroristi e i loro sostenitori, durezza nelle relazioni con l'Iran e con i suoi progetti atomici, riduzione della retorica onusiana, ecc... Il Giornale parla della derubricazione del problema Iraq come una delle ragioni per cui i neo-con non avrebbero più presa in Medio Oriente, ma quella derubricazione è dovuta al semplice fatto che in Iraq si è vinta la guerra e poi anche la pace proprio grazie alla forza delle idee originarie neo-cons sul quel fronte. Il surge di Petraeus nasce da lì. E' incredibile che Il Giornale non lo comprenda.
E ancora, la caratteristica saliente della riflessione neo-con è sempre stata diretta alla ricerca di uno spazio e di un ruolo pubblico per la religione intesa sia come esperienza personale di fede che come patrimonio di tradizione e identità. Come non vedere che, a parte gli strepiti del laicismo nostrano, queste idee si sono ampiamente affermate nella politica e nel dibattito pubblico italiano. I temi etici e biopolitici hanno ormai piena cittadinanza nell'arena pubblica e sono sempre più ai margini coloro che rimproverano alla chiesa ingerenze su questi fronti.
Due parole infine su casa nostra: la fondazione Magna Carta e l'Occidentale: noi siamo qui, avendo negli anni rafforzato i rapporti e i legami con le officine di pensiero neo-con americane, ampliato l'orizzonte dei temi della nostra analisi, arricchito di rapporti personali e di nuove idee il nostro lavoro. Non c'è modo più sleale di condurre una battaglia idee di quello di ridurre a macchietta le posizioni dell'avversario, di fissarle in una impossibile staticità come se non avessero la forza di evolversi. Sono passati sette anni dall’11 settembre ma i problemi posti da quell'evento sono ancora tutti sul tappeto. E le migliori risposte sono tutt’ora quelle neo-conservatrici, basta prenderle sul serio e non ritrarle come una vecchia foto ingiallita.
Se volete trovare i neo-con italiani cercateli dove sono oggi. Qui.
(gl)
http://www.loccidentale.it/articolo/...ovarci.0055632