Dopo la Pentecoste, la Chiesa cattolica iniziò la sua missione pubblica e gli apostoli rivolsero l'annuncio della Resurrezione di Nostro Signore ai più vicini, ai Giudei ma molti di costoro, in primis le autorità religiose dell'ormai morta sinagoga, quasi perpetuando ad ogni passo l'appena compiuto deicidio di Cristo, iniziarono nuove e terribili persecuzioni e violenze verso la Chiesa appena nata. Come Cristo, gli apostoli conobbero subito l'umiliazione delle verghe e della prigione, ma appena liberati dalle catene ripresero la predicazione del vangelo. La primissima comunità cristiana era solita mettere molti beni in comune, spartendo quotidianamente quanto bastava per il sostentamento. Col crescere della Chiesa, San Pietro ed il collegio apostolico istituirono il sacramento del Diaconato (che poi fu uno dei tre ordini maggiori).
Compito dei diaconi, oltre alla stretta e fedele collaborazione con il collegio apostolico, era l'assistenza della comunità nei suoi bisogni materiali e spirituali.
Tra questi faceva spicco il giovane Stefano, che, oltre a svolgere le funzioni di amministratore dei beni comuni, non rinunciava ad annunciare la Divinità di Cristo Redentore, e lo fece con tanto zelo e con tanto successo che i Giudei, "gettatisi su di lui, l'afferrarono e lo condussero davanti al sinedrio. Poi produssero falsi testimoni i quali dissero: Costui non cessa di pronunciare parole contro il luogo santo e la Legge. Lo abbiamo infatti sentito dire che quel Gesù di Nazaret distruggerà questo luogo e cambierà le istituzioni che Mosè ci ha tramandate".
Stefano, come si legge al capitolo 7 degli Atti degli apostoli, "pieno di grazia e di fortezza", prese a pretesto la sua autodifesa per illuminare le menti dei suoi avversari. Dapprima compendiò la storia ebraica da Abramo a Salomone, quindi affermò di non aver bestemmiato né contro Dio, nè contro Mosè, la Legge o il Tempio. Dimostrò infatti che le profezie si erano compiute in Gesù Cristo, vero Messia e Salvatore, e disse "Ecco io vedo i cieli aperti ed il Figlio dell'uomo alla destra di DIO" ma i giudei non gli consentirono di proseguire il discorso, poiché, "menando alte grida, si turarono le orecchie... poi lo trascinarono fuori della città e lo lapidarono".
Piegando le ginocchia sotto la martellante e veemente pioggia di pietre, il primo martire cattolico ripetè le stesse parole di perdono, su quegli assassini grondanti odio omicida, pronunciate da Nostro Signore sulla croce: "Signore, non imputate loro questo peccato". Nel 415 la scoperta delle sue reliquie suscitò grande commozione in tutto il mondo cristiano. Quando parte di queste reliquie vennero portate, più tardi, da Paolo Orosio nell'isola di Minorca, fu tale l'entusiasmo degli isolani che passarono a fil di spada gli Ebrei ivi raminghi. La festa del primo martire fu celebrata sempre e immediatamente dopo la festività natalizia, cioè tra i "comites Christi", i più vicini alla manifestazione del Figlio di Dio, perché per primi ne testimoniarono Divinità e Regalità.
Santo Stefano, primo martire del Cattolicesimo, può davvero essere considerato la prima vittima del Giudaismo deicida.
Guelfo Nero
Sancte Stephane, ora pro nobis