di Simone Boiocchi

Domenica feriale? È la distruzione della famiglia. Con queste parole l’onorevole leghista, Francesca Martini, punta il dito contro la decisione dell’Unione Europea di trasformare la domenica in un giorno come tanti altri.
«È un segnale eclatante ma ce ne saranno molti altri - spiega -, del fatto che un Superstato viene ad interagire con quelle che sono le tradizioni e la cultura di un popolo. Anche per questo ho trovato davvero allucinante questo testo e mi auguro che l’Italia comunicherà in tempi strettissimi quali sono i propri indirizzi in materia di “giornate di riposo”».
Giù le mani dalle nostre tradizioni, insomma?
«In Italia la domenica oltre ad avere un significato fortissimo sul piano religioso e quindi della nostra tradizione cattolica, rappresenta il giorno in cui la famiglia trova i propri tempi. Non mi aspettavo che da parte dell’Europa ci fosse la possibilità di intervenire addirittura su questi temi. La cosa mi spaventa perché adesso cominciamo a fare i conti. Con l’euro le famiglie li hanno già fatti e se ne sono accorte. Molte delle cose che aveva detto la Lega rispetto all’unione monetaria si sono avverate. Ora, purtroppo, si stanno avverando anche gli allarmi che Bossi aveva lanciato sul Superstato».
Ma cosa si nasconde, secondo lei, alla base di questa decisione dell’Ue?
«A quanto ho capito, il problema è quello di dare degli indirizzi sulle politiche del lavoro e non tanto sul tempo libero. A questo proposito vorrei ricordare che c’è stata una legge che sottolinea l’importanza di regolamentare i tempi del lavoro rispetto a quelli della famiglia. In questo caso, invece, mi sembra che andiamo addirittura a dare l’idea che esista un tempo del lavoro che possa essere qualsiasi e un tempo per la famiglia che non esiste, che è saturo».
Mi sembra di capire che lei è sulla stessa lunghezza d’onda del ministro Maroni.
«Su questo non c’è dubbio. Il ministro Maroni fa bene quando dice che bisogna pensare ad una politica del lavoro che sottolinea i tempi e i bisogni della famiglia anche se io da anni affermo che la competitività nel mondo del lavoro è quella che ha ucciso la famiglia e la natalità. Se si devono fare i conti con un mercato del lavoro altamente competitivo, in particolar modo nei confronti delle donne che sottolineano la propria femminilità nell’aspetto di dare la vita, è chiaro che qualche cosa non va. In un mondo in cui la famiglia monoreddito è quella a rischio soglia di povertà, è indubbio che i coniugi hanno grossi problemi. In Commissione siamo ormai a tre quarti dell’approvazione della legge sui servizi socioeducativi per la prima infanzia. Una legge importante così come è importante l’intervento di tutti i soggetti che operano in questo delicato settore affinché le risposte ai cittadini giungano non solo dagli asili nido ma da una serie diversificata di parti. Tutti i soggetti che operano nella socialità devono cioè assumersi la loro responsabilità. Mi auguro che tutte le famiglie possano, con l’anno nuovo, trovare risposte per i problemi loro e dei loro bambini».