Gli ordigni erano in due cestini della spazzatura. Sono scoppiati nella notte a 10 minuti l'uno d'altro. Forse il primo era "un'esca" per attirare i soccorsi, da colpire con la seconda. Nessun ferito, danni ingenti.
di Alessandra Fava

GENOVA - Due esplosioni hanno sconvolto la notte del capoluogo ligure. Due bombe sono state piazzate infatti vicinissime alla Questura di Genova e sono scoppiate a dieci minuti di distanza l'una dall'altra. La prima sembra essere un'"esca" per attirare sul posto i primi controlli e soccorsi, da colpire poi con la seconda, più potente, che conteneva anche schegge di metallo. Soltanto per un caso fortunato, a quanto sembra, quindi, non c'è stato nessun ferito. Per un attentato preparato proprio alla vigilia di una nuova settimana difficile per Genova, che si concluderà sabato con una grande manifestazione dei no global per chiedere chiarezza sugli scontri avvenuti durante il G8 del luglio 2001.

La prima bomba è esplosa alle 3 e 50, alle 4 la seconda. I due ordigni, a quanto sembra a base di tritolo, erano stati piazzati in due cestini della spazzatura nei giardini "Francesco Coco" (il magistrato ucciso dalle Brigate Rosse nel 1976), su corso Aurelio Saffi. I giardini sono separati dal muro perimetrale della Questura solo da un parcheggio. Il primo ordigno si trovava a 40 metri dall'edificio, il secondo, a soli venti metri, molto vicino al gabbiotto dei piantoni. Entrambi erano comunque abbastanza vicini da far andare in frantumi i vetri della Questura dal secondo piano in su.

Chi ha sistemato l'esplosivo contava però con ogni probabilità di colpire anche alcune persone. Nel lasso di tempo tra le due esplosioni, infatti, si sono mobilitate le forze dell'ordine. Gli agenti arrivati sul posto sono entrati però nei giardini dall'entrata più lontana dalla Questura e dal luogo dell'esplosione, a monte dei giardini delle "Caravelle", dall'entrata che, secondo una prima versione, presentava segni di effrazione con il lucchetto del cancello rotto (una successiva versione parla invece di un cancello ancora chiuso). Nel frattempo è esploso l'altro ordigno.Per il momento l'attentato non è stato rivendicato. Sul posto sono arrivati per un sopralluogo il questore di Genova Oscar Fioriolli e il Capo della squadra mobile Claudio Sanfilippo. Il pm di turno, che per ora indaga sull'episodio, Alberto Lari, è arrivato sul posto prima dell'alba.

Il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini ha inviato subito un messaggio: ''Esprimiamo vicinanza e partecipazione nei confronti dei cittadini di Genova e delle loro autorità nella convinzione che non bisogna abbassare la guardia contro il terrorismo, una minaccia effettiva e permanente nelle società occidentali''.

Il questore di Genova Oscar Fioriolli parla di "un atto terroristico". "Volevano colpire gli agenti" dice . Contattato dal Nuovo il leader dei no global campani Francesco Caruso parla di un "attentato contro il movimento" .

Tra le piste che si stanno iniziando a seguire ci sono quella anarco-insurrezionalista ma anche quella della malavita albanese. La prima sarebbe dettata da una serie di lettere, fax e telefonate minatorie (a cui in procura non si era dato comunque molto credito) arrivate ai pm Franz, Canepa e Canciani che hanno seguito le indagini su piazza Alimonda e sugli incidenti di piazza durante il G8. La seconda invece è relativa a una lunga inchiesta ormai arrivata a processo sui traffici di droga e prostituzione della mafia albanese.

I testimoni. ''Abbiamo sentito un botto e siamo usciti subito a guardare - racconta un assistente di polizia che era in servizio in Questura - All'inizio pensavamo a una bomba carta, a un gesto dimostrativo contro di noi. L'ispettore di turno alle volanti tuttavia ha deciso di circondare la zona con degli uomini in corso Saffi e ha mandato una volante all'ingresso superiore dei giardini perché controllasse anche da sopra. Mentre i colleghi controllavano che nessuno scappasse da sotto noi siamo saliti in via Mura delle Capuccine, all'ingresso superiore, per vedere se c'era qualcuno che scappava. Sono arrivate anche altre auto di colleghi. Qualcuno voleva subito scavalcare ed entrare il giardino. Qualcun altro invece ha detto di aspettare un momento, perché la situazione non era chiara''.

''Questa prudenza ci ha salvati - prosegue il poliziotto - Quando alla fine abbiamo deciso di scavalcare il cancello ed entrare, abbiamo sentito la seconda esplosione. E' stata fortissima. In quel momento eravamo a circa cento metri di distanza. Se fossimo entrati e ci fossimo avvicinati, saremmo stati travolti dallo spostamento d'aria. Abbiamo trovato il lucchetto del cancello dell'entrata superiore dei giardini, in via Mura delle Capuccine, tagliato. Il cancello era accostato. Probabilmente gli attentatori hanno tagliato il lucchetto, sono entrati hanno messo le bombe e sono fuggiti, accostando il cancello''.

"Stavo dormendo e ho sentito la prima esplosione. Saranno state circa le 4 - racconta un testimone, Giorgio Ciocia, pensionato, che abita in via Brigate Partigiane a poca distanza dal lato sud della questura - Ho capito subito che non era un petardo, ma un ordigno bellico. Un colpo molto secco. Io ho fatto la guerra e queste cose le conosco. Dopo la prima ho sentito una seconda esplosione, più energica. Anche in questo caso ho pensato a una bomba, non a un petardo''.

(9 DICEMBRE 2002, ORE 8:10; ultimo aggiornamento ORE 140)